Considerazioni sparse sui nuovi anni venti

« E’ una dinamica che abbiamo sempre più privilegiato […] e che marca simbolicamente, dal nostro punto di vista, l’installazione di questa nuova capacità dell’osservazione umana degli avvenimenti. […] “Innanzitutto, c’è questo : nello stesso tempo in cui subiamo questo avvenimento di una forza e di una ampiezza estremi, lo osserviamo intanto che si sta compiendo e, più ancora, ci osserviamo l’un l’altro mentre osserviamo questo avvenimento. La storia si fa, all’improvviso in uno sviluppo esplosivo e brutale, noi la osserviamo farsi e ci osserviamo osservandola farsi…”). »

https://www.dedefensa.org/article/la-societe-du-spectacle-de-la-catastrophe

Esattamente dieci anni fa, all’inizio degli anni dieci, in un post (scritto in un modo che ora giudico acerbo) tirai in ballo il film considerato un po’ il sequel di “2001 odissea nello spazio”, “2010 l’anno del contatto”, entrambi tratti da due romanzi dello scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke.

Quel film, “2010”, non fu diretto da Stanley Kubrick – alla cui opera accenneremo ancora nel corso di questo post – così come “2001”, però venne dedicato, quando fu appunto realizzato nel 1984, a quello che per quel film sarebbe stato l’ “anno del contatto”. Contatto di che?

Dal momento che non mi permetto di fare spoiler di “2010” per rispetto a chi non l’ha ancora visto, parlando appunto di questo “contatto”, dieci anni fa si sapeva che l’allora nuovo decennio avrebbe contenuto quel “2012” il quale sarebbe stato l’anno il cui 21 dicembre avrebbe stabilito la fine del cosiddetto “lungo computo del calendario dei Maya”… anche se sapevo bene che secondo altri studiosi di calendari e cicli astronomici si sarebbe concluso in un giorno e anche in un anno differente: per esempio il 27 ottobre 2011 secondo lo studioso Carl Johan Calleman, comunque sempre nel decennio degli anni dieci del XXI secolo. I quali cominciarono con un immenso terremoto ad Haiti per poi proseguire con catastrofi ambientali petrolifere nel golfo del Messico, eruzioni di cenere in Islanda che bloccarono i voli di aerei, un altro super terremoto in Cile e uno spettacolare salvataggio di minatori intrappolati nelle viscere della terra sempre nel Cile.

Il 2010 fu l’anno in cui la Chiesa cominciò seriamente a tremare a causa di scandali di ogni tipo che in seguito non avrebbero fatto altro che continuare a scuoterla, fu l’anno in cui l’allora papa venne colpito e fatto ruzzolare a terra (i simboli sono inevitabili quando è in ballo il potere religioso), fu l’anno in cui era uno zombie il governo dell’allora premier italiano e in cui il presidente degli USA perse catastroficamente le elezioni di “mid term” – cose importanti ma il cui ricordo viene poi seppellito dagli avvenimenti successivi  – e il 2010 fu anche l’anno in cui le due coree ebbero uno scontro militare diretto per la prima volta in quasi sessant’anni quasi contemporaneamente allo “scandalo Wikileaks” di Julian Assange, in cui Roma venne sconvolta da manifestazioni violente e, a fine anno,  ci fu l’inizio di quella catastrofe che nei primi mesi del 2011 la soprannominarono “Primavera araba”.

Il 2010 fu il preludio a quel super-ribelle 2011 il quale allora sembrò sfociare spontaneamente in un’accelerazione degli avvenimenti che avrebbe portato a quel 2012 la cui attesa di qualcosa di grosso alla fine di quell’anno secondo la “profezia Maya” era stata fatta tanto pesare dai mass media negli anni precedenti, a partire almeno dal 2006.

Lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke come “presidente USA” contro il regista Stanley Kubrick come “presidente URSS” nella minaccia di guerra che secondo il film “2010” ci sarebbe dovuta essere in quell’anno. Finta copertina del TIME comparsa proprio in quel film, secondo cui, appunto, tra l’altro, ci sarebbe stato ancora l’URSS, quando invece sappiamo che sarebbe crollato quasi vent’anni prima.

Quando verrà l’occasione giusta penso che disquisirò più approfonditamente delle ultime date con le tre cifre tutte uguali prima del 1°gennaio 2101 cioè il 10/10/10, l’ 11/11/11 (a cui in certi ambienti alternativi si diceva gli venisse data un’importanza quasi pari al 21/12/12) e il 12/12/12 appunto. Anche a quest’ultima data – a poco più di una settimana di distanza prima di quel famoso 21/12/12 – negli ambienti alternativi internettiani già citati poco fa, ricordo che venne data una certa importanza simbolica anche se ovviamente non alla stregua del celeberrimo 21 dicembre di quello stesso 2012, data ormai adesso quasi del tutto gettata nell’oblio nonostante avesse tenuto banco per anni e anni nell’immaginario catastrofico/cambio-paradigmatico collettivo, e non solo negli ambienti “new age” più o meno internettiani.
E a proposito di “new age”, personaggi quali la nostra vecchia conoscenza David Wilcock, e soprattutto Steve Bechow, avevano fatto attendere il 2012 al loro pubblico almeno dal 2006-2008 se non prima, ovviamente spingendo sull’acceleratore alla partenza di quell’allora nuovo decennio che ora si avvia alla sua conclusione.

Quando il 21 dicembre 2012 non successe nulla di quello che ormai un mucchio di gente si attendeva da questa data tanto pubblicizzata (dalla fine del mondo all’atterraggio extraterrestre, dagli “arresti di massa” del NWO a un’ “ascensione_illuminazione” collettiva, da una “civilisation breakdown” a uno “showdown” spazio-temporale), passata la delusione quella data venne gettata nel dimenticatoio.
Infatti in alcuni ambienti, più popolati di quanto si potesse pensare, c’era un po’ l’idea che certi processi evolutivi dell’intera umanità si sarebbero velocizzati all’incirca in quella data, nella quale magari si sarebbe aperto uno “stargate” attraverso cui si sarebbe, che so, “usciti dalla matrix degli ‘illuminati’ ” raggiungendo in una sorta di “ascensione” (non si capiva bene se “di massa” o “per pochi eletti selezionati”…) via verso chissà quali dimensioni oltre quelle a cui siamo abituati.

Accanto a coloro che, sobillati da certi libri, film e programmi tv anche italiani – si attendevano ingenuamente terremoti, impatti di meteoriti ed eruzioni di supervulcani oltre a tsunami che avrebbero spazzato via tutto, in quel 2012, inoltre, su internet comparvero un bel po’ di personaggi (da “Cobra” a “Drake” ad altri ancora compreso il “sempreverde” “ex giornalista di Forbes” Benjamin Fulford) i quali si dilungavano a fare rivelazioni disquisendo di come certi processi geo-politici si sarebbero a tal punto intensificati nelle zone calde della mappa del mondo fino a raggiungere l’occidente e in particolare gli USA generando sì uno tsunami ma di ordine politico-militare-giudiziario, il quale avrebbe riguardato il cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale” contro cui ci sarebbero stati “arresti di massa”, esito finale di una mega operazione d’intelligence coperta super segreta, frutto di un’alleanza internazionale che datava almeno da circa il 1979 secondo certe strane oscure fonti, e che finalmente, dal più profondo underground, avrebbe raggiunto la superficie.

Oggi, si potrebbe pensare a quei “Cobra” e a quei “Drake” del 2012 come a dei “falsi profeti” internettiani ma recentemente quei discorsi sull’ “operazione d’intelligence segreta contro il NWO” sembrano essersi ripresentati, e si direbbe con maggiore ampiezza mediatica: pensiamo a Jordan Sather, a “Q” e anche ad altre figure, sempre su internet ma che somigliano di più a veri giornalisti investigativi (Joe from the Carolinas [oggi Beyond Theory], Bill Ryan, Dark Journalist, C.W. Chanter) i quali oltretutto sembrano approfondire più seriamente e senza sensazionalismi questioni come le “DUMB” (Deep Underground Military Bases) e il “SSP” (Secret Space Program).

In effetti, ripensandoci, più che il 2012 fu il 2011 che avrebbe potuto far pensare all’anno successivo come particolarmente catastrofico da questo punto di vista, anche se le cose poi non andarono così e il 2012 fu un anno invece piuttosto piatto e inconsistente (un po’ come lo fu anche l’anno 2000, altro anno in precedenza fatto tanto attendere), nonostante certi sommovimenti e terremoti (non metaforici) – anche in Italia – avessero magari in certi giorni potuto far pensare che le cose da un momento all’altro avessero potuto darsi una mossa e accelerare fino a un “punto zero”, magari “la fine del tempo” o “la fine della storia” così come la siamo sempre stati abituata a conoscere.

Uno degli studiosi molto noti da chi segue questo blog, cioè Terence McKenna, nei decenni passati aveva fatto concludere la sua “timewave” — un programma informatico che calcolerebbe i processi di flusso e riflusso di abitudine e novità nel corso della storia conosciuta — proprio nel 2012 e proprio in quel 21 dicembre profetizzato dal “lungo computo” del calendario Maya, secondo le interpretazioni più “main-stream”.

A suo dire, McKenna quando aveva calcolato il punto di fine della sua “timewave” (negli anni settanta) non era a conoscenza che anche i Maya avevano predetto il 21/12/12 come “giorno conclusivo”, fatto sta che il momento di zero abitudine e novità infinita – del calcolo informatico dei flussi e riflussi di novità e abitudine nella storia conosciuta – McKenna lo collocò proprio in quel 21 dicembre. Questa fu una cosa che fece in modo di far perdere interesse agli studi di McKenna sull’ “onda temporale”, una volta passato quel giro di boa che si era così lungamente atteso (almeno a partire dal 2006 se non prima) ma che poi, essendo sembrata la classica montagna che partorisce il topolino, lo si era, come si è detto, gettato nel dimenticatoio, e assieme a lui la faccenda mckenniana della fine dei flussi e riflussi di novità e abitudine.
Solo questo blog e nessun’altro (in Italia di sicuro ma penso anche all’estero) ha continuato nel dopo 2012 a parlare della possibilità di cicli storici ispirandosi alle intuizioni di McKenna.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2013/12/21/211212-un-anno-dopo/

Infatti noi pensiamo che il 2012 sia stato comunque uno spartiacque. Dopo la fine di quell’anno, infatti, certi processi di degenerazione – che notavamo già nel 2009-2011 – non hanno fatto altro che intensificarsi.
La “bella stagione” iniziata in sordina negli anni cinquanta del XX secolo non poteva più dare alcun frutto, anzi. Tutto sarebbe stato sempre più marcio e freddo, attendendo un Godot che non arrivava.

Mentre a partire da quegli anni cinquanta era la novità a primeggiare sull’abitudine, il primeggiare dell’abitudine (sempre più manifesto a partire da quell’anno 2000 già citato) avrebbe reso il periodo post 2012 straordinariamente somigliante a un gennaio senza speranza. Non a caso so che una delle espressioni di questo decennio è stata “come se non ci fosse un domani”, non a caso. Ormai si sarebbe sempre più vissuti nel regno del disincanto.

Eppure in futuro si noterà che gli anni dieci del XXI secolo sono comunque stati un periodo sì invernale ma in cui sono stati piantati dei semi che avrebbero germogliato una volta conclusasi la “brutta stagione”, brutta poiché il sole delle novità è basso sull’orizzonte (mentre per esempio negli anni sessanta e settanta – e ancora negli ottanta – del XX secolo era bello alto sull’orizzonte).

Insomma, il periodo post 2012 è stato quello del punto più scuro della notte tra il tramonto e l’alba, un periodo perciò mai così occidentale, in cui l’essere occidentale beve fino in fondo l’amaro calice del suo essere il luogo più o meno simbolico dove il sole (dell’ “incanto”, il contrario del “disincanto”) è basso all’orizzonte fino al suo tramontare…anche se penso che ciò (la condizione del tramonto) sia avvenuta un po’ prima, intorno agli anni novanta del XX secolo, senz’altro dopo la fine degli anni ottanta.

Nel post 2012, passate le ultime illusioni (fornite dal vecchio mondo) era ormai notte fonda, gennaio pieno.

Ma nel post 2015 è iniziato qualcosa che probabilmente i cripto-storici del futuro giudicheranno determinante per tutti i decenni seguenti, penso almeno fino agli anni sessanta del XXI secolo. Ciò che dieci anni fa chiamavo “anninovantismo” (ovvero quella specie di strano dis-incanto, però paradossalmente scattante e ottimista! [anche se con la testa sempre slogata all’indietro]) ha cominciato visibilmente a perdere colpi. Solo un cieco, guardando per esempio le figure archetipiche di Donald Trump e Boris Johnson, non si renderebbe conto che qui sono all’opera dinamiche le quali trascendono la semplice consequenzialità meccanicista lineare causa-effetto con cui ancora si baloccano quelli del modo ufficiale di intendere la storia.

Avremo dunque dei “nuovi anni venti”.

Qualche anno fa, intorno al 2010-2011 mi sembra, avevo supposto che l’importanza del 2012 stava anche nel fatto che, dopo gli anni cosiddetti “zero” (un decennio senza storia rispetto ai tanto mitizzati cinquanta, sessanta, settanta, ottanta e un po’ anche novanta) e l’inizio ribelle ma claudicante degli anni dieci, con il 2012 si sarebbe stati ormai bene dentro a quel XXI secolo il quale, per esempio, nel dopo 2001 e fino al 2008/2009 non lo si riusciva ancora bene a percepire, con tutto l’eco del XX secolo ancora che non ce lo si riusciva a togliere dalle orecchie.

Se dunque il “trovarsi ormai bene dentro al XXI secolo” poteva già iniziare a esserci con il 2012, con il 2020 questa condizione ormai non voglio dire sia conclamata ma se non lo è, si tratta comunque di una condizione la quale a questo punto ci si avvicina alquanto, di certo molto più di prima.

http://www.palazzoducale.genova.it/aspettando-gli-anni-venti/

Un capodanno ruggente e sfavillante come i mitici anni venti: la mostra Anni Venti in Italia, aperta straordinariamente fino alle 2, diventa la fonte d’ispirazione per un capodanno in stile con l’accompagnamento musicale della Genova Swing Band.
E’ gradito l’abbigliamento a tema, lasciati ispirare dalle atmosfere anni venti!

Infatti, se gli “anni dieci” (del XX secolo intendo) non sono mai riusciti a farsi percepire come un decennio ricordabile a livello di memoria mito-modernista – nonostante dentro vi furono contenuti avvenimenti grossini come la Grande Guerra – gli “anni venti” del XX secolo sono sempre stati un po’ mostrati come “un decennio facilmente ricordabile simbolicamente” (gli “anni ruggenti”…), un po’ come lo sarebbero stati gli anni cinquanta, sessanta ecc fino ai “zero” esclusi…Anzi, mi viene da dire che i venti del XX secolo sono stati anche più mitizzati dei successivi trenta e dei quaranta, anche perché in questi ultimi due decenni (dopo il terribile 1929!) la “brutta stagione” stava cominciando a farsi ben sentire, soprattutto a partire dal 1940 in poi.

All’inizio degli anni venti del XXI secolo, secondo il romanzo “I figli degli uomini”, scritto nel XX secolo, in Inghilterra vige una dittatura dovuta al catastrofico calo demografico, retta da un presidente populista. Ricordo una certa impressione di “concretezza predittiva” che mi fece questa copertina quando la vidi in una libreria ormai tanti anni fa.

Il mio collega Mediter, nel suo blog, in un’occasione in cui ha parlato di come un processo di accelerazione storica lo si percepisce anche perché “si comincia a vederci doppio”, come appunto succede quando si accelera fortemente: Mediter ha appunto parlato di come il tema del DOPPIO lo si può trovare facilmente in un periodo in cui gli avvenimenti vanno così velocemente da generare una proliferazione esponenziale di cose e fatti, fino a duplicare elementi che siamo sempre stati abituati a vedere singoli e unici. In questo caso, i “doppi anni venti”, con cui ci ritroveremo a che fare e a paragonarli l’un l’altro di qui a poco (quelli del XX e quelli del XXI secolo) possono rientrare in questo discorso.

Un fulmine che colpisce la Madonnina sulla guglia del duomo di Milano.

Naturalmente, pensando al titolo della mostra in corso a Genova in questo momento, “Anni venti in Italia, l’età dell’incertezza” e pensando che con ben due “anni venti” ora tra le mani si possa tendere a paragonarli tra loro volendoci vedere anche affinità, l’ “età dell’incertezza” che si, stiamo vivendo anche ora, a mio umile parere non è però l'”età dell’incertezza” degli altri anni venti che qui da noi in Italia portò prima al fascismo, poi al regime, poi al colonialismo violento poi alle leggi razziali e infine alla guerra catastrofica a partire dal 1940 ma, semmai, la si può paragonare a un’ altra “età dell’incertezza”, quella dell’immediato secondo dopoguerra, l’ “età dell’incertezza” che dieci anni dopo però ci fece approdare all’inizio della televisione, dei supermercati, della motorizzazione di massa e dei viaggi nello spazio: tutte cose che all’epoca sembrarono già tanto, troppo (rispetto a “com’era prima”) ma che, come ben sappiamo oggi, FURONO SOLO L’INIZIO.

Gli anni venti di cento anni fa furono l’autunno che cominciava e andava verso l’inverno, gli anni venti di oggi sono l’inverno che sta per finire ed è diretto verso la primavera. Condizioni “climatiche” stranamente somiglianti anche se vanno in direzione opposta l’un l’altra.

Uroboros.

Nella situazione fino a qui disquisita, si sarebbe testimoni soltanto di una “ricarica ‘uroborica’ periodica del loop spazio-temporale storico occidentale”, quando tutto ciò che una “incarnazione” dell’occidente aveva da dare – in termini soprattutto simbolico-culturali ma anche economici, finanziari, sportivi, tecnologici ecc – si esaurisce definitivamente e si riparte con la successiva “reincarnazione” della stessa storia occidente-centrica, una volta spazzato tutto quel vecchio che non può più dare niente e che ora è capace di fare solo una cosa: di frenare il nuovo.

Però, per esempio, la già citata “timewave” di McKenna suggerisce un momento di discontinuità ancora più radicale, il quale potrebbe portare a un “punto zero” (dove l’abitudine raggiunge lo zero e la novità l’infinito) in cui la stessa storia occidente-centrica verrebbe come risucchiata senza possibilità di “reincarnarsi” più, facendo persino crollare il nostro modo di vedere il mondo frutto non solo di condizionamenti occidentali ma millenari: una cosa così grossa, fuori scala, da farci cancellare collettivamente, forse per sempre, l’idea che ci siamo sempre fatti del passato e della storia.
Insomma, un po’ ciò che alcuni “alternativi” si attendevano dal 21 dicembre 2012 visto come “fine del calendario Maya”.
Il mio collega Teoscrive è tuttora persuaso di questa possibilità, e attraverso le sue ricerche utilizzando il programma informatico “timewave” di McKenna e Peter Meyer, periodicamente cerca di collocare in una determinata data il “punto zero” finale del grafico computerizzato dei corsi e ricorsi storici.
Teoscrive ha visto come anche diverse date successive al 21/12/12, da lui in precedenza ipotizzate, non fossero quelle giuste; recentemente ha stabilito una nuova ipotesi, che vede in un giorno del nuovo decennio, nel 2022, la famosa “onda temporale zero”.
La quale forse potrà trattarsi di ciò che qualcuno ha definito “punto del caos”.

Ad ogni modo, comunque vadano le cose nel futuro, una possibilità che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire è quella di non limitarsi a essere SPETTATORI degli avvenimenti ma esserne anche ATTORI, così come peraltro ci suggerisce il testo messo all’inizio di questo post del blog.

La bandiera di San Giorgio tra Scozia, Inghilterra e Genova

Questo post lo considero un ricorso dei seguenti due post:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2015/04/25/la-scozia-riuscira-ad-annettere-linghilterra/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2017/06/26/le-nuvolette-nel-corso-degli-anni-che-hanno-annunciato-la-bufera-marco-bucci/

https://www.ilsole24ore.com/art/sfida-londra-scozia-avvia-procedura-l-indipendenza-ACCTDM7

Sfida a Londra: la Scozia avvia la procedura per l’indipendenza

La premier di Edimburgo, Nicola Sturgeon, invia al governo inglese nel giorno del discorso della regina un disegno di legge che le permette di indire un nuovo refendum sulla secessione dal Regno Unito

La “brexit” potrebbe mettere in moto un meccanismo il quale c’è probabilità che sfugga di mano. Secondo i piani venuti fuori dalle elezioni in UK la scorsa settimana, in cui è emerso come trionfatore un “hard brexiter” – uno per dire che in passato ha paragonato la UE a un lager da cui uscirne – alla fine del prossimo gennaio verrà molto probabilmente proclamata ufficialmente l’uscita dei britannici dall’Unione Europea. Ma il premier indipendentista scozzese Nicola Sturgeon vuole che la Scozia rimanga in UE e la maggior parte degli scozzesi sta dalla sua parte.

https://globalist.it/world/2019/12/19/scozia-indipendente-sturgeon-fa-sul-serio-chiesto-un-secondo-referendum-2050634.html

Scozia indipendente, Sturgeon fa sul serio: chiesto un secondo referendum

Nelle ultime elezioni la stragrande maggioranza degli scozzesi si è espressa contro la Brexit: “Non ci può essere imposto qualcosa che non vogliamo”

Un’eventuale indipendenza della Scozia dopo una (questa più che eventuale ormai molto probabile) “brexit” consisterebbe in un pazzesco precedente, che farebbe sbriciolare una struttura pesantemente storica e baluardo del Potere Globale (soprattutto finanziario) quale è il Regno Unito e getterebbe benzina sul fuoco di altri indipendentismi europei, a partire da quello della Catalogna.

I due processi indipendentisti – con tanto di referendum – quello della Scozia e quello della Catalogna, negli anni scorsi infatti sono spesso andati in tandem e in relazione con la profonda crisi d’identità e di scopo vissuta contemporaneamente dalla UE. Nonostante ciò, sia gli indipendentisti catalani che quelli scozzesi (parliamo di milioni di persone capitanate da politici di razza) sono contro le strutture nazionali in cui sono inglobate ma non contro la UE anzi, nel caso peculiare della Scozia, questo essere per la UE è usato come grimaldello per il proprio voler andare contro lo stato in cui sono inseriti dal 1° maggio 1707.

Cosa succederebbe alla popolarissima Union Jack se la Scozia riuscisse a essere indipendente dal Regno Unito? Già il fatto che circolano riflessioni del genere (sul “The Guardian”) è degno di nota.

Ne abbiamo viste di cose strane in UK in questo decennio che sta finendo: dalle Olimpiadi del 2012 le quali furono una specie di “disclosure” occulto ed esoterico, alla scoperta che il famosissimo dee jay di “Top of the pop” della BBC – beniamino delle masse britanniche per cinquant’anni – era un pedofilo-necrofilo-satanista, da un conservatore di un partito conservatore che ha furoreggiato di elezione in elezione facendo l’ “anti-sistema” contro i “poteri forti” della UE e primo promotore del referendum per uscirne a un vecchio socialista duro e puro diventare capo di un partito laburista non più attento ai bisogni sociali almeno da vent’anni, a poi un altro “anti UE” diventare premier prima poi di essere incensato alle elezioni oltre che, appunto, “last but not last”, una premier scozzese pasionaria indipendentista diventata dirimente nell’attuale politica britannica, soprattutto ora che questa premier richiede un altro referendum per uscire dal Regno, cosa che – anche se per adesso ci sembra fantapolitica – un domani una “brexit senza accordo” potrebbe innescare dando il via a un processo politico-culturale dagli esiti che magari risulterebbero sconvolgenti interallacciandosi con le altre “patate bollenti” di politica internazionale in corso.

Una volta la Scozia diventata una nazione indipendente e sovrana, alleata di una UE (a rischio implosione) in contrapposizione con un’Inghilterra (e il Galles e l’Ulster?), la famosa “Union Jack”, quella che abbiamo visto milioni e milioni di volte come simbolo dei corsi di lingua inglese, non avrebbe più senso di esistere e allora, se l’Inghilterra diventasse a sua volta nazione a sè stante (senza il Galles e l’Ulster appicicati) IL RE SAREBBE NUDO!

Cosa vogliamo dire con questo? Un po’ di pazienza e lo saprete.

La croce di San Giorgio

https://it.wikipedia.org/wiki/Croce_di_San_Giorgio#Storia

Nel 1099 [la croce di San Giorgio] fu adottata da Goffredo di Buglione a seguito della presa di Gerusalemme in onore delle forze Genovesi (“Praepotens Genuensium Praesidium”) al seguito di Guglielmo Embriaco che giunti dopo un lungo assedio risolsero le sorti della battaglia con un contributo decisivo nella conquista della Città Santa.

Ebbene si, la bandiera della nuova nazione inglese in seguito al distacco della Scozia (in primis e poi Galles e Ultster o Nord Irlanda) altro non sarebbe che la “croce di San Giorgio”, la bandiera di Genova dal XI-XII secolo in avanti.

L’uso del vessillo da parte dei genovesi, invece, pare risalire ad epoche remote, quando l’esercito bizantino stanziava nella città, e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola chiesa di San Giorgio, ma è di sicuro attestato nel 1096. La bandiera, storicamente utilizzata dalla Repubblica di Genova, aveva un valore di difesa automatica: le navi nemiche se la vedevano evitavano il conflitto.

Così nel 1190[1] i regnanti di Londra ottennero l’uso della bandiera per la flotta britannica, ma in cambio di un tributo annuale da pagare alla Repubblica di Genova[2]. Nel luglio 2018 il sindaco di Genova Marco Bucci ha chiesto alla Regina inglese 247 anni di tributi arretrati in quanto non fu più pagata la concessione del vessillo dal 1771.

Foto scattata dall’autore di questo post

Tra breve ci ritorneremo su questa storia del sindaco di Genova Bucci che intenderebbe far “pagare gli arretrati” alla regina d’Inghilterra per l’affitto della bandiera crociata di San Giorgio, cosa che, nel caso in cui l’Inghilterra tornasse a essere una nazione a sè stante, dopo il distacco della Scozia (e dell’Irlanda del nord magari riallacciata pacificamente al resto dell’isola assieme – “why not?” – al Galles), si noterebbe con maggior risalto, dal momento che non potrebbe più sbandierare in giro per il mondo la “Union Jack” dei corsi d’inglese ormai priva di senso ma solo il vessillo con croce rossa in campo bianco ovverosia quello “affittato” a suo tempo dalla Repubblica di Genova e per il cui affitto ora dovrebbe pagare gli arretrati!

Ma andiamo un attimo avanti.

Vedere anche, per maggiori informazioni:

https://digilander.libero.it/paolore2/cult_tradiz/bandea.html

Leggiamo, dal sito dello storico repubblicano (di Genova) Franco Bampi: http://www.francobampi.it/liguria/bandiera/bandiera_genova.htm

La croce di San Giorgio, battuta dalle Navi della forte e valorosa Repubblica marinara di Genova, incuteva rispetto e rappresentava una sorta di immunità per chi navigava sui mari, allora piuttosto pericolosi. Fu così che nel 1190 Londra e l’Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla Flotta Genovese nel Mar Mediterraneo; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva a Genova un tributo annuale. Ancora oggi l Inghilterra e la città di Londra utilizzano la bandiera di San Giorgio; e San Giorgio dei Genovesi compare pure sulle sterline inglesi.

E ancora, dallo stesso sito:

Queste concessioni non devono sorprendere. Riferisce infatti l’Accinelli che i Genovesi non erano restii a concedere di portare le loro insegne “ai loro amici o confederati nelle marittime spedizioni”. Oliviero Cromwell ebbe a dire: “… l’Inghilterra e Genova sono due Repubbliche sorelle ambedue sotto l’egida della Croce del gran San Giorgio e perciò si debbono rendere mutuo onore e aiuto”.

Lo stemma di Genova e di Londra a confronto. Genova ha i grifoni, Londra i draghi.

Ne abbiamo parlato di recente della “City” di Londra e dei suoi stemmi:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/11/30/ponti-aquile-e-unicorni/

Ora, non è per noi importante che le storie inerenti alla cessione della bandiera di San Giorgio agli inglesi da parte dei genovesi (e il successivo “affitto” per cui gli inglesi ci devono gli arretrati) siano vere a o meno, per noi (come penso che chiunque segua da tempo questo blog ormai l’ha capito) è importante la carica simbolica oltre che sincro-ciclo-archetipica che queste vicende stimolano.

Per esempio, quest’altro sito web si mostra scettico nei confronti di quelle storie sulla bandiera di San Giorgio ceduta dai genovesi agli inglesi : http://www.amezena.net/storia-di/storia-di-una-croce-di-una-bandiera/

Storie suggestive e affascinanti ma purtroppo non dimostrabili.

Spesso il confine tra storia e leggenda è labile ma, in questo caso, è facilmente tracciabile. Ad oggi infatti, non esiste alcuna prova che attesti l’esistenza di questo – è il caso di dirlo- sbandierato canone.

Non solo: è inoltre appurato che gli inglesi, come testimoniato dal celebre arazzo di Bayeux (1070/1080) che rappresenta la battaglia di Hastings del 1066, usassero ben prima del 1090 la bandiera con croce rossa in campo bianco denominata a quel tempo di San Pietro e solo successivamente di San Giorgio.

La presente amministrazione comunale di Genova, con la giunta guidata dal sindaco Marco Bucci, si sta mostrando piuttosto sensibile riguardo ai temi di preservazione delle tradizioni culturali genovesi, temi cari agli indipendentisti liguri, coloro i quali rimpiangono i tempi della Repubblica di Genova  (durata quasi sette secoli, dal 1099 al 1797) che si estendeva su gran parte dell’attuale Liguria e che è stata l’unica regione d’Italia a non partecipare a nessun plebiscito per l’annessione al Regno dei Savoia, dal momento che fu annessa d’imperio nel 1815 al Regno durante il “congresso di Vienna”, all’inizio della Restaurazione. Cosa ricordata poco tempo fa in tv dallo stesso sindaco, il quale ha dimostrato una volta di più di essere sensibile a questi temi “indipendentisti”.

Di recente, a Genova è stata istituita la “festa della bandiera” che si tiene il 23 aprile, giorno della festa patronale di San Giorgio. Anche nel seguente articolo, già dal titolo, si cita la bandiera “affittata” agli inglesi, e che qui ci si sbilancia addirittura dicendo espressamente che venne “venduta”!

https://www.ilsecoloxix.it/genova/2014/04/23/news/oggi-e-san-giorgio-storia-di-una-bandiera-venduta-agli-inglesi-1.32050365

E in occasione di questa “festa della bandiera”, si è dato di nuovo risalto alla querelle tra Genova e l’Inghilterra sul mancato pagamento di 247 anni di arretrati per l’affitto della croce rossa in campo bianco. Guarda caso, proprio in questo periodo di fibrillazione politica tumultuosa in Inghilterra, in cui con la “brexit” prima e la ri-nazionalizzazione a sè stante della Scozia poi, la “Union Jack” potrebbe sparire e ognun per sé, con la Scozia col suo bel vessillo con la croce di Sant’Andrea bianca a X su fondo azzurro e l’Inghilterra di nuovo sbandierata davanti al mondo in bella vista ai quattro venti con la sua croce rossa dritta in campo bianco, identica a quella di Genova e pronta a sobillare i suoi appetiti (o meglio, quelli della sua giunta comunale) costituiti nelle voglie di affitto arretrato.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/si-riaccende-crisi-bandiera-genova-e-inghilterra-1678839.html

Si riaccende la “crisi della bandiera” tra Genova e Inghilterra

Tra il serio e il faceto, Genova ha chiesto all’Inghilterra di versare gli arretrati dell’affitto della sua bandiera che, nel Medioevo, gli inglesi usavano per difendersi dai pirati. Un membro della casa reale verrà in Italia per risolvere la querelle

Ed ecco che ieri, durante il rituale e tradizionale falò del 21 dicembre chiamato “Confuego”, ho forse “avuto la prova”, in “diretta”, che i simboli e gli archetipi del sottobosco collettivo della cultura storica europea devono essere all’opera e che questi strani legami sotterranei tra Scozia, Inghilterra, Genova secondo me stanno facendo bollire in pentola qualche sorpresa, non so quanto grossa.

http://www.ansa.it/liguria/notizie/2019/12/21/confeugo-sindaco-bucci-si-veste-da-doge_acc06a28-b1e1-4a7a-9c0d-f1579e40635e.html

Confeugo, sindaco Bucci si veste da Doge

https://www.genovatoday.it/cronaca/confeugo-come-era-la-fiamma.html

Confeugo 2019, sindaco Marco Bucci vestito da doge: fiamma alta e dritta

Il primo cittadino ha indossato abiti storici per partecipare alla tradizionale cerimonia di accensione dell’albero di alloro

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Il sindaco di Genova Marco Bucci vestito da doge accende il tradizionale falò solstiziale del 21 dicembre chiamato “confuego”.

I morti del 2019 in risonanza con le morti dei Kennedy

Un diapason o “risuonatore” (usato per la prima volta nel 1869) è uno strumento o sistema che esibisce risonanza o un comportamento risuonante, che naturalmente oscilla con grande ampiezza rispondendo a qualche frequenza – chiamata “frequenza risonante” – piuttosto che ad altre frequenze.

Diapason o risuonatore è la definizione di un apparecchio usato per rendere più chiaro e forte il suono di uno strumento musicale. Possono certi individui essere definiti come “risuonatori”, i quali rispondono con maggiore intensità a un determinato evento? Certo.

Il 6 luglio 2019, un tweet di Diagonal22 notò un”Risuonatore #2,” il quale apparentemente stava parlando a proposito di come “JFK Jr. è ‘ancora morto’.” Ciò avveniva su un blog privato a me inaccessibile. Tuttavia, questo appare essere in relazione a un’ossessione dei social media riguardante le chiacchere sul fatto che John Kennedy Jr. non morì nel 1999 in un incidente e tornerà presto tra noi nelle vesti di supporter n°1 di Trump. Tutto simpatico e carino ma ciò che mi ha intrigato è stato l’uso del termine “risuonatore”.

Il 16 aprile 2019 il cripto-kubrickologo Alex Fulton ha usato l’espressione “risuonatore dell’11 settembre” in relazione all’incendio di Notre Dame avvenuto il giorno prima. Una diretta risonanza evento-evento.

Il 30 agosto, Fulton ha iniziato a usare “risuonatore” come definizione riguardante degli esseri umani, riferita a una persona che ha un effetto amplificato in relazione a un evento riguardante un’altra determinata persona. Fulton ha detto, a proposito della morte di Jim Leavelle:

“Questo potrebbe essere un risuonatore dell’evento di JFK del 1963? Lo scortatore di Oswald morì a 99 anni il 2037° giorno dopo che JFK venne ucciso. L’ex famoso detective di Dallas che acquisì celebrità per essere stato fotografato mentre scortava Lee Harvey Oswald nell’attimo in cui venne ucciso da uno sparo”
 
Dalla fine di agosto, ho usato “diapason JFK” denotando morti specifiche di persone le quali sono state direttamente connesse a JFK, RFK (Robert Fitzgerald Kennedy), e le questioni a loro associate. In anni passati, chiunque fosse stato un parente dei Kennedy e fosse morto, si sarebbe detto toccato dalla maledizione dei Kennedy. Ma le morti del 2019 di cui adesso trattiamo sembrano porre la nostra attenzione sugli omicidi Kennedy del 1963 e 1968.

Guardando all’anno in corso, qui abbiamo una cronologia di morti di persone che “risuonano” con JFK, RFK e le loro morti.

(Ma prima lasciatemi menzionare un annuncio bizzarro. Nell’ aprile 2019 è stata rivelata la morte di James McCord, due anni dopo la morte di questo complottista (nel senso di partecipante al complotto) del Watergate il quale, per qualche ragione, si trovava a Dallas il giorno in cui John F. Kennedy venne ucciso laggiù. McCord è morto il 15 giugno 2017 all’età di 93 anni per via di un cancro al pancreas  nella sua casa di Douglassville in Pennsylvania. La sua morte non fu riportata nelle notizie nazionali e locali fino al 2019.)

Le morti del 2019 che fanno da “diapason” alla morte di JFK nel 1963 sono:

Dick Miller in Executive Action (1973).

Il 30 gennaio Dick Miller è morto per cause naturali all’età di 90 anni. Interpretò “l’uomo col fucile del team B” nel film Executive Action (1973). Il suo ruolo fu quello di colpire JFK. [Curiosità riguardante il nome: Miller interpretò un sacco di diversi personaggi (otto) chiamati “Walter Paisley.” Paisley = “church,” “cemetery” “chiesa, cimitero”] Vedere inoltre.

7 febbraio. Muore John Dingell a 92  anni. E’ stato l’ultimo membro del Congresso presente dagli anni cinquanta durante la presidenza di Dwight D. Eisenhower e poi di John F. Kennedy. On 12/18/2019, Donald Trump ha insinuato durante una manifestazione a Battle Creek nel Michigan che John Dingell stava “alzando lo sguardo” dall’inferno. Ulteriori informazioni qui e la citazione trumpiana in questo articolo della CNN.
Caroline Lee Radziwlll e Jackie Kennedy al funerale di RFK.
15 febbraio. Caroline Lee Radziwill (nata Bouvier, precedentemente Canfield e Ross), di solito conosciuta come Princess Lee Radziwill, 85 anni, la sorella più giovane della First Lady Jacqueline Bouvier Kennedy e cognata del presidente John F. Kennedy, è morta, per cause sconosciute. Vedere di più.
Nancy Gates in Suddenly (1954).

24 marzo. Muore Nancy Gates, 93 anni, attrice americana, che interpretò il film Suddenly (1954), dalla trama incentrata sul tentativo di assassinare il presidente. La parte dell’assassino in Suddenly venne interpretata da Frank Sinatra. Sinatra interpretò anche The Manchurian Candidate, che uscì nel 1962. Sinatra chiese alla United Artists di ritirare Suddenly dalla circolazione poiché aveva sentito delle voci sul fatto che Lee Harvey Oswald era stato visto vedere proprio quel film prima che sparasse al Presidente Kennedy. Per ulteriori informazioni vedere qui e qui.

11 maggio. Muore Lyle Noah. Un guidatore di ambulanze di Mesquite nel Texas, Noah fu presente nell’ospedale Parkland Memorial Hospital quando vi giunse il presidente JFK e il suo seguito. Fu lui ad esaminare i sedili posteriori della Limousine di Kennedy. Per ulteriori informazioni.

16 maggio. Muore a Manhattan I. M. Pei all’età di 102 anni. Pei fu l’architetto della biblioteca “The John F. Kennedy Presidential Library” e del museo situato in Columbia Point, vicino all’ università del Massachusetts a Boston. Per ulteriori informazioni.

18 giugno. H.P. Albarelli Jr., morto a 72 anni per un infarto. Albarelli Jr. scrisse di sincronicità a proposito dell’omicidio Kennedy, A Secret Order: Investigating the High Strangeness and Sychronicity in the JFK Assassination (2013), e un libro di prossima uscita, Coup in Dallas: Who Killed JFK And Why (2020). Per ulteriori informazioni.

27 luglio. Muore a 99 anni Edward Lewis, un produttore che ingaggiò Dalton Trumbo per lavorare al film Spartacus (1960) di Kubrick, continuando poi a lavorare con lui per film come il già citato Executive Action (1973) e altri ancora. Per ulteriori informazioni.

1° agosto. Muore a 22 anni Saoirse Kennedy Hill, una nipote di Robert F. Kennedy nella clinica “Joseph P. Kennedy House”,  a Barnstable nel Massachusetts, a causa di un’overdose accidentale. Per ulteriori informazioni.

Tim McIntyre controlla JFK, visto alla sinistra del presidente

25 agosto. William “Tim” McIntyre, un agente del servizio segreto che si trovò a pochi metri di distanza da JFK quando venne colpito, è morto il 25 agosto, il 237° giorno dell’anno, all’età di 84 anni (42 + 42). Per ulteriori informazioni.

Il detective Jim Leavelle del dipartimento di polizia di Dallas sezione omicidi (con abito e cappello bianco) scorta Lee Harvey Oswald, nel momento in cui Jack Ruby spara il colpo contro Oswald, il 24 novembre 1963

29 agosto. Muore a 99 anni il detective di Dallas James Robert “Jim” Leavelle. Fu quell’uomo con l’abito bianco che scortò Lee Harvey Oswald nell’area di parcheggio per trasportarlo poi al dipartimento di polizia di Dallas, quando Oswald venne colpito da un’arma da fuoco da Jack Ruby. [Loren Coleman ebbe occasione d’incontrare Leavelle e Marina Oswald-Porter nel 1992 a un simposio sull’omicidio di John F. Kennedy (simposio noto come “the A.S.K. or ASK conference”) che si tenne a Dallas nel novembre 1992.] Per ulteriori informazioni.

31 agosto. Muore a 80 anni Ilona Marita Lorenz la quale è riportato ebbe un affare con Fidel Castro, venendo coinvolta nei piani CIA per l’assassinio dello stesso Castro. La Lorenz diede testimonianza a proposito dell’omicidio di John F. Kennedy  affermando di essere stata coinvolta in un gruppo di militanti anti-castristi, il quale comprendeva Frank Sturgis e E. Howard Hunt della CIA, coinvolti anche nell’infamia del Watergate poco prima di quel tentativo di assassinio. Per ulteriori informazioni.

10 settembre. Muore a 89 anni il dottor Albert McClelland, 89, uno dei chirurghi che tentarono di salvare JFK. McClelland si accorse che uno dei proiettili era uscito dalla fronte, possibile indizio della presenza di un secondo fucilatore. Per saperne di più.

 
11 settembre. Robert Kennedy Jr. usa Instagram per dire che Thane Eugene Cesar, morto proprio quel giorno, fu il “secondo fucilatore” che assassinò RFK, il fratello di JFK. Per ulteriori informazioni.

16 settembre. Muore a 91 anni Sander Vanocur, il quale per decenni ha coperto giornalisticamente la politica USA e gli assassinii di JFK e RFK per la NBC, l’PBS, e l’ ABC. Fu all’opera durante il celebre dibattito televisivo Kennedy-Nixon; fu tra gli ultimi a intervistare RFK, e a intervistare Jackie Kennedy. Per ulteriori informazioni.

17 settembre. Muore a 75 anni la commentatrice politica Mary Martha Corinne Morrison Claiborne “Cokie” Roberts (nata Boggs). Suo padre fu il senatore Hale Boggs, un membro della celeberrima commissione Warren per indagare l’omicidio JFK (Boggs pensava ci fu un complotto); fece perdere le sue tracce nel 1972 in Alaska. Nel 2002 a Cokie Roberts venne diagnosticato un cancro al seno con metastasi. A quel tempo venne curata ma morì a Washington, D.C. per complicazioni dovute alla malattia. Il suo funerale si tenne nella cattedrale di san Matteo l’apostolo, lo stesso luogo in cui si tenne nel 1963 il funerale del presidente Kennedy. Per ulteriori informazioni.

7 novembre. Muore a 91 anni a Norfolk in Virginia Winston Lawson, l’agente del servizio segreto che studiava i percorsi stradali di John F. Kennedy e si trovava in posizione frontale rispetto al corteo presidenziale quando JFK fu assassinato. Fu anche colui che portò a Washington D.C. il fucile con cui Oswald commise l’omicidio. Vedere ulteriori informazioni.

12 dicembre. Muore a 86 anni Danny Aiello il quale ha interpretato il protagonista di Ruby (1992), il proprietario di un night di Dallas che uccise Lee Harvey Oswald. Tra gli altri interpreti del film, Sherilyn Fenn (Twin Peaks) oltre che David Duchovny (X-Files, Twin Peaks). Per ulteriori informazioni.

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237 + 237 giorni tra la morte di Marilyn Monroe e la morte di J.F. Kennedy. Da quei tempi son sempre circolate voci che tra i due vi fosse stato del tenero.
237 settimane tra la morte di JFK e la morte di RFK.
Le due immagini sopra sono note visive di criptokubrickologia #cryptokubrology sui Kennedy da parte dei cripto-kubrickologi Alex Fulton e Shawn Montgomery.
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I due film menzionati qui sopra, Ruby e Executive Action, s’è spesso notato come siano stati “seppelliti” “ignorati,” e “censurati”. Sebbene queste critiche siano forse un po’ esagerate, ciononostante tali film sono spesso trascurati nei necrologi degli attori che vi hanno partecipato.
 
Una nota a margine per il futuro: teniamo d’occhio l’attore Willie Garson il quale ha interpretato Lee Harvey Oswald in Ruby (1992) e in Quantum Leap (1989-1992).
Willie Gerson mentre interpreta Lee Harvey Oswald in “Ruby” (1992)
Lo storico incontro tra Jim Leavelle, Lee Harvey Oswald, e Jack Ruby immortalato il 24 novembre 1963.

http://copycateffect.blogspot.com/2019/12/JFK-Resonators.html

Da Parigi ai cavalieri di Malta passando per Trump

Non ho più proseguito questo articolo

https://civiltascomparse.wordpress.com/2018/04/01/diverse-coincidenze-e-simbolismi-su-donald-trump/

Penso sia arrivato il momento di proseguirlo.

La foto sopra devo dire appare a prima vista come una messinscena. Potrebbe in effetti essere una messa in scena ma in realtà sembra proprio così come si vede nella foto: l’orrenda immagine dello stivale di uno sgherro di Macron che calpesta la bandiera arcobaleno!

Preferirei non pensare che l’intero movimento sia falso come una cosiddetta “rivoluzione colorata” e voglio essere imparziale.

In ogni caso, questo tema della “rivoluzione francese” si sincronizza con il mio precedente post su Donald Trump  –  in cui ipotizzo che potrebbe giocare il ruolo che fu di Luigi XVI in quella che risulterebbe essere la più grande uccisione di un monarca mai realizzata sul palcoscenico globale.
 
Ricordiamoci di come il (saturnino) rotocalco TIME mise sulla testa di Trump la corona regale il 18 giugno 2018, nella settimana del solstizio d’estate. E di come Luigi XIV fu chiamato “Le Roi Soleil” – il “Re Sole”.
Le mie sincro riguardanti Parigi presero una piega reale [in tutti i sensi?] durante la settimana santa di Pasqua, quando la cattedrale di Notre Dame cominciò a bruciare.
 

Un mucchio di ricercatori ha sottolineato la connessione dei Templari con l’incendo, dal momento che una figura storica quale nientemeno quella di Jacques DeMolay (il capo dei Templari) venne immolata nel cortile di Notre Dame

Christopher Knowles

Se siamo nel mezzo di un rituale massonico degli Arcani Maggiori (e quando mai non ci siamo?), allora la distruzione di Notre Dame si adatta un po’ troppo bene alla carta vincente della torre. Sta ormai circolando per ogni dove l’ “occhio di Sauron” di questa croce che viene giù.
Immagino che qualche “massone danzante” sia stato beccato dalla telecamera mentre la torre divampava.
L’omicidio di Hiram Abiff nel simbolismo massonico merita una breve considerazione. Come sappiamo, ci si ispirò a Donald Trump per il personaggio di “A” Biff Tannen di 809 Mason St. nella serie di “Ritorno al futuro”.

Hiram Abiff, “figlio di una vedova” di Tiro, abile nella lavorazione di tutti i tipi di metalli, fu impiegato per aiutare a costruire il Tempio di re Salomone.
 
 
La leggenda narra che un giorno, mentre adorava il “Grande Architetto dell’Universo ” all’interno del Tempio, Hiram fu attaccato da tre ruffiani (chiamati “Jubela”, “Jubelo” e “Jubelum” ) i quali pretesero la “parola del Maestro”, cioè il nome segreto di Dio.
Il primo ruffiano, di nome Jubela, colpì Hiram attraverso la gola, Il secondo ruffiano, di nome Jubelo, colpì il petto di Hiram, sopra il cuore,
Il terzo ruffiano, di nome Jubelum, colpì Hiram sulla fronte facendolo cadere morto. Il sangue di Hiram, quindi, fu versato all’interno del tempio
 
La domenica di Pasqua ho assistito alla messa nella chiesa evangelica presbiteriana di Gig Harbor (a proposito, musica eccellente). Il Pastore ha pronunciato un sermone intitolato:
 
In fiamme

Di tanto in tanto succede qualcosa che attira l’attenzione del mondo, qualcosa che trascende ogni razza, lingua, religione e confine di nazione. Ciò è accaduto lunedì scorso quando siamo stati assaliti dalle immagini inquietanti della Cattedrale di Notre Dame avvolta dalle fiamme. Questo luogo di culto nobile e leggendario sopravvissuto per oltre 850 anni, anche sopportando le devastazioni belliche, è stato “decapitato” come una persona, sembra a causa della negligenza di un operaio.

Un altro nome con cui vengono chiamati i “tre ruffiani” è “artigiani indegni”. O come ha detto il Pastore: “operaio negligente”. Perfetto.

 

Melania Trump potrebbe essere la Maria Antonietta-Jacqueline Kennedy dei nostri giorni. Notare l’assenza del marito-monarca sul divano e le vistose rose gialle sul tavolino. “Yellow Rose of Texas” è la canzone di stato texana. JFK venne “decapitato” a Dallas, nel Texas.

Melania ha 49 anni, Maria Antonietta venne ghigliottinata in Place de la Révolution all’età di 38 anni. Jackie Kennedy aveva 34 anni quando suo marito fu assassinato.

Maria Antonietta, preparandosi per la sua esecuzione, dovette cambiare gli abiti davanti alle sue guardie. Indossò un semplice abito bianco, il bianco era il colore indossato dalle regine vedove della Francia.

Melania Trump tutta vestita di bianco con a fianco sulla sinistra la moglie dell’attuale presidente francese anche lei tutta vestita di bianco.
Ultimo ma non ultimo per importanza, abbiamo avuto il “meme virale” riguardante MAD e Trump così come riportato da Loren Coleman:
 

Donald Trump punta il dito su Pete Buttigieg, il sindaco democratico di South Bend nell’ Indiana… In un’intervista a Politico, Trump dice che non può pensare di diventare presidente USA uno che somiglia al personaggio sulle copertine di MAD (cioè Neumann = “nuovo uomo” in tedesco). Le parole di quell’intervista hanno generato un flusso mediatico internettiano a base di Trump, Buttigieg, Neumann e dunque MAD.

 
Le seguenti locandine balzano agli occhi:

Trump come King Kong, con Neumann-Buttigieg che sostituisce Fay Wray.

Ricordando l’originale sincro-tempesta generata intorno all’11 settembre, il poster del film King Kong ha avuto un ruolo importante in ciò.

Sarebbe forse da archiviare semplicemente come un altro esempio della carta Trump nell’atto finale della distruzione degli USA, un processo di cui fa parte e proviene dalla distruzione delle Torri Gemelle l’11 settembre.

King Kong = KK = King Kill.

Cosa successe a Fay Wray?

Inoltre, questo candidato democratico chiamato Pete Buttigieg,  “Mayor Pete”, è maltese-americano.

“Sono l’unico maltese-americano, di fede episcopale, gay, millennial, veterano di guerra, e anche mancino, in corsa per la Casa Bianca.

Pete Buttigieg

Il Falcone Maltese.

Malta per esempio viene citata in The Maltese Falcon, “Il falcone maltese”, avente come protagonista Humphrey Bogart.

Girato nel 1941, gioca curiosamente una parte alla fine della seconda guerra mondiale, poiché la bomba atomica che rase al suolo Hiroshima (trasportata dall’aereo militare “Enola Gay”) venne chiamata col nome di un personaggio del film – un personaggio GAY si scopre – the ‘Little Boy’. E la seconda bomba atomica che colpì il Giappone, distruggendo Nagasaki, fu soprannominata ‘Fat Man’ – uomo grasso, grassone – e anche questo nome fu preso da un personaggio gay del film. Certo, l’aspetto squallido del rapporto tra i due maschi, presente nel romanzo originale di Dashiell Hammet da cui venne tratto il film, veniva minimizzato nella Hollywood di quasi ottant’anni fa.

Little Boy
Fat Man
Malta si allinea perfettamente ai miti dei templari e del Santo Graal, dal momento che i Cavalieri di Malta furono l’ultimo pezzo rimasto in piedi dopo l’eliminazione dei Templari il venerdì 13 ottobre 1307. Il gran maestro Jean de Valette, “costruì una nuova città fortificata sulla penisola di Sciberra allo scopo di fortificare la posizione dell’Ordine a Malta e legare i Cavalieri all’ isola”. Quella città venne chiamata La Valletta in onore del gran maestro dell’Ordine.
 
Mi domando se Pete, con quelle sue parole riportate più in alto, intendesse dire di essere proveniente dall’isola o dall’ultimo nobile Ordine di Cavalieri.
 
Nel frattempo, ho notato un tema ricorrente nei libri presi du Kindle nel corso dell’ultimo anno: erano ambientati a Malta. Non avevo espressamente ricercato contenuti riguardanti Malta così ho reputato bizzarro che quella piccola isola kept continuasse a manifestarsi alla mia coscienza.
 
Napoleone conquistò l’isola nel 1798 espellendo l’Ordine. Tutti e tre i miei libri presi su Kindle fanno riferimento a questo evento storico.
La forma della croce di Malta: quattro punte di freccia che puntano verso il centro. 

Avendo accesso alla collezione intera dei film di James Bond, mi sono accorto come una nave spia battente bandiera maltese proveniente da La Valletta affonda all’inizio di “Solo per i tuoi occhi” (1981).

Il film “Operazione tuono” (Thunderball) finisce con James Bond che gonfia un gommone di salvataggio con su scritto ‘WHEN ARROWS MEET’ (“quando le frecce s’incontrano”).
 
Non serve molta immaginazione per pensare che una “freccia” rappresenti l’organo maschile. E quindi le “frecce che si incontrano”, tenendo conto di questa simbologia, che rappresentano? Abbiamo un’altra volta a che fare col tema GAY?
Arco e freccia
La “Shaftesbury Memorial Fountain è una fontana sormontata da una statua dell’Anteros alato, situata a Londra in Piccadilly circus. 

Nella mitologia greca, Anteros (dall’antico greco Ἀντέρως Antérōs) fu il dio dell’amore, in particolare dell’amore corrisposto e anche il castigatore di coloro che disprezzano l’amore o le avances altrui, e il vendicatore dell’amore non corrisposto. E’ uno degli eroti.

 
Sia Eros che Anteros hanno a disposizione frecce (“arrows”).
 
Cosa succede quando le frecce s’incontrano?
NOTE:
 
Il falcone maltese naturalmente si connette sincromisticamente a Horus, il dio dalla testa a forma di falco, e alla “Millennium Falcon” di “Guerre stellari”, capitanata dal “pirata dello spazio” Han Solo.
 
“Shaftesbury” è comico quasi quanto “Buttigieg” come gioco di nomi omosex.

http://gosporn.blogspot.com/2019/03/ive-always-loved-paris.html

http://gosporn.blogspot.com/2019/05/from-paris-to-fay-ray.html

http://gosporn.blogspot.com/2019/12/when-arrows-meet.html

Il numero “237” in film precedenti a “Shining”

In questi giorni, visitando lo spazio twitter di Alex Fulton (https://twitter.com/cryptokubrology), uno studioso di ciclo-sincronismi nei film di Kubrick (e altri) a partire dalla famosa cifra “237”, che in “Shining” identifica il numero della camera d’albergo maledetta, avevo pensato di fare un post-riassunto di un certo numero di particolari da me trovati di mio interesse… e ieri mi sono accorto che sono stato anticipato da Loren Coleman di Twilight Language, il quale ha praticamente fatto il tipo di post che volevo fare io. Grazie, Coleman!

Anche nel caso in cui questa indagine sul “237” (comparso come si vedrà in film assai precedenti a “Shining”) si scoprisse non reggersi su basi solide, è comunque la manifestazione di un desiderio di scoperta e approfondimento su possibili realtà sconosciute riguardanti i sincro-cicli che noi di questo blog condividiamo pienamente.

Il “237” più conosciuto: il numero della camera nel film “Shining”.

Il film Shining uscì il 23 marzo 1980. L’importanza di trovare il numero 237 nei film in cui è apparso prima e dopo Shining è diventato un pilastro della #Cryptokubrology. CRIPTO-KUBRICKOLOGIA.

http://www.zerozerotwo.org/KUBRICK/KUBROLOGY/MAZEgate.html

Cripto-kubrickologia: “Una metodologia utile per decostruire la Storia con la sincronicità” ~ come ha detto Alex Fulton (@Crypto-Kubrology) il 31 gennaio 2017. 
La cripto-kubrickologia è stata definita come “un’indagine dentro le opere di Stanley Kubrick basata sulla premessa che l’intero corpus delle sue opere è come una massa mutevole cabalistico-profetica comparabile (nello scopo) al lavoro di William Shakespeare, ma incomparabile (in complessità) a nient’altro di simile nella Storia registrata”. In effetti la cripto-kubrickologia porta a una visione del tutto differente dal consueto della stessa cosiddetta STORIA.” ~ come dice Robert Shawn Montgomery (shawnfella)
 

Uno dei riferimenti di base della cripto-kubrickologia è il film documentario Room 237 del 2012.

Documentario diretto da Rodney Ascher sulle interpretazioni e sui segreti e nascosti significati del film di Stanley Kubrick Shining (1980), adattamento dall’omonimo romanzo del 1977 di Stephen King.

Il film include filmati noti e meno noti tratti da Shining e da altri film di Kubrick, insieme a discussioni con numerosi kubrickiani e cripto-kubrickiani.

“Room 237” ha nove segmenti, ognuno dei quali si concentra su diversi elementi all’interno del film i quali “possono rivelare indizi nascosti e accennare a un’opera tematica più ampia”.

Così come dichiarò il New York Times nel 2013, “Se Shining è un labirinto dentro un labirinto, il film di Ascher lo documenta bene.”
 
Il titolo si riferisce alla “room”, alla STANZA N°237 nell’hotel infestato dai fantasmi in Shining, dentro cui i personaggi non avrebbero mai dovuto entrare. Il regista Ascher utilizzò un budget di 5426  dollari e ne fece 296. 359 al botteghino. Fu un enorme successo economico nella storia dei film documentari.
Il Kubrick perduto.

Un altro film-maker che ha studiato l’arte di Kubrick è Gary Leva

La “Stanley Kubrick Collection” di Gary Leva include (ogni link apre una clip della sua selezione) i seguenti clips:
I film mai finiti di Stanley Kubrick.
Tra coloro che praticano la cripto-kubrickologia (#Cryptokubrology), non c’è nessuno più prominente di Alex Fulton e Robert Shawn Montgomery, i quali sono i co-creatori di @Cryptokubrology su Twitter e le menti dietro vari contributi cripto-kubrickologici su YouTube and Facebook.
Alex Fulton
 
Fulton and Montgomery have produced a series of YouTube videos: 
 

Crypto-K 1.02 – Entering Kubrick’s Sync Maze

Versione italiana prossimamente sul blog “Civiltà scomparse”.

Who said “237”?
 
Versione italiana prossimamente sul blog.

Una delle principali critiche riguardo una comprensione globale dell’aspetto del numero “237” nei film, è quella che dice come i registi – dopo Shining (1980) – potrebbero aver pensato di mettere quel numero dentro i loro film come omaggio a Kubrick.

Le migliori prove per trovare vere intuizioni cripto-kubrickologiche possono venire dal concentrarsi su esempi nei film pre- Shining .

La serie di video “Crypto-K” fornisce episodi di “237” trovati dentro diversi film. Ma a differenza di centinaia o migliaia di casi, la serie menziona solo 31 film o episodi televisivi in ​​cui il numero 237 è menzionato o mostrato (ad esempio come numero civico o numero di stanza). Di questi, trovo che Fulton e Montgomery includano solo dieci casi di “237” pre-1980.

Ne ho trovati altri, come in “Il sipario strappato” (Torn Curtain, 1966) di Alfred Hitchcook.

Stanza n° 237 nel film di Hitchcook “Il sipario strappato”.

Ma diamo un’occhiata ai film di prima e fino al 1980 che Fulton e Montgomery citano nei loro video. Ecco la loro lista completa da guardare durante la visualizzazione dei video.


Possessed (1931)

John Crawford apparsa due volte in due film con lo stesso identico titolo e in entrambi i film compare il “237”.
“Il mago di Oz” uscito il 237° giorno dell’anno nel mezzo della distanza temporale tra l’uscita di due film con lo stesso identico titolo (“Possessed”) in cui in entrambi compare l’attrice Joan Crawford e in cui in entrambi compare il numero “237”!
Clara Blandick, che interpretò “Auntie Em” ne “Il mago di Oz”, appare anche nel “Possessed” del 1931 con Joan Crawford.

“Scrivimi fermo posta” (Shop around the corner, 1940)

“Prendi questa chiave e apri la cassetta numero 237”

Possessed (1947)

“I fidanzati sconosciuti” (In the gold old summertime, 1949)

“La donna dai tre volti”, The Three Faces of Eve (1957)

“Il dormiglione”, Sleeper (1973)

“Ho 237 anni, dovrei ormai andare in pensione…”
237 giorni prima dell’uscita di “Shining” uscì il film “Super Bunny in orbita”: i cartoni di Bugs Bunny vengono visti dal bambino Danny alla tv in “Shining”. I poteri psichici del bambino sono a un livello più violento di manifestazione nel film “Scanners” di Cronenberg, uscito 237 giorni dopo “Shining”.

La parola “tempo”, time, viene detta 237 volte in ogni film di Kubrick (eccetto in “Spartacus” dove il regista non aveva il controllo della sceneggiatura)