Mese: gennaio 2011
Dalla marcia dei 40.000 al referendum del 54%

Poi nell’autunno 1980 vi fu la protesta degli impiegati, dei colletti bianchi, contro gli scioperi di quel periodo, dove il PCI era giunto a stare dalla parte di un’eventuale occupazione degli operai di Mirafiori se le decisioni della direzione FIAT – riguardanti licenziamenti e cassa integrazione – non venivano revocate. In seguito alla cosiddetta “marcia dei 40.000”, un corteo pacifico organizzato dagli impiegati che volevano non interrompere la loro attività malgrado gli scioperi, i sindacati furono costretti a pendere di più verso il gruppo dirigente che verso gli operai. Trent’anni dopo, il percorso frattale del tempo risuona nuovamente con quegli avvenimenti. Di nuovo compaiono sulle prime pagine dei giornali articoli sulla contrapposizione dei sindacati contro i vertici FIAT, le incomprensioni tra i colletti bianchi e le tute blu; riecheggiano nuovamente espressioni come “operai del reparto verniciatura”, “operai del reparto lastratura”, che sembrano termini arcani in questo presente caratterizzato dai Social Network, dagli IPod e dagli IPad.
Il tramonto delle lotte operaie dure in Italia (che venivano rappresentate in film come “La classe operaia va in paradiso”) coincise esattamente col tramonto degli anni settanta, e fu più o meno in concomitanza col massiccio avvento dell’informatica e dell’automazione nelle fabbriche, quella che da qualcuno è stata chiamata “Quarta rivoluzione industriale”. Le vicende incentrate sul 54% dei sì nel referendum di Fiat Mirafiori non sappiamo ancora a cosa preludano. Ci uniamo alla regista Wilma Labate, che tre anni fa girò un film “La signorina Effe”, quando dice, a proposito degli avvenimenti del 1980 sui quali il film è incentrato, che questi segnalavano l’avvento di una nuova epoca – la fine del fordismo – mentre oggi l’attuale situazione è strana, imperscrutabile, scivolosa. E, aggiungiamo, probabilmente annuncia sviluppi imprevedibili.