13 banche svelate da BankTrack

13 banche svelate

Messi a nudo i collegamenti tra le maggiori banche del mondo, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit, e imprese producono armi, danneggiano l’ambiente, sostengono regimi autoritari. L’iniziativa è della rete europea Banktrack, cui fa capo anche la Campagna per la riforma della banca mondiale.

Probabilmente continueranno a farlo, ma dovranno renderne conto all’opinione pubblica internazionale e, speriamo, anche ai loro correntisti.

Da oggi infatti c’è un sito – http://www.banksecrets.eu – che rende pubblici gli investimenti fatti dalle 13 banche più grandi del mondo. Un sito che evidenzia i collegamenti tra queste banche e imprese note perché hanno sostenuto dittatori, causato danni ambientali irreversibili, prodotto armamenti messi al bando, come le munizioni a grappolo.

Le banche in questione sono Banco Santander, Barclays, BBVA, BNP Paribas, Citigroup, Credit Agricole, Deutsche Bank, ING, Intesa Sanpaolo, HSBC, RBS, Société générale e Unicredit. A gestire il nuovo "sito sentinella" è il network europeo Banktrack composto da Campagna per la riforma delle Banca mondiale

Recenti ricerche di Banktrack hanno evidenziato che i 13 istituti di credito hanno investito un totale di 39,6 miliardi di euro in pratiche e compagnie a dir poco discutibili. Dal 2005 al 2009 hanno finanziato imprese come la Textron, che produce le letali munizioni a grappolo, o come la Petrochina e la Vedanta Resources, che detengono dei record nella distruzione dell’ambiente. Dei 39,6 miliardi di euro, 11,4 sono stati concessi sotto forma di prestiti e 10,5 di obbligazioni, mentre ammonta a 17,7 miliardi il totale delle azioni delle compagnie "a rischio" che le banche detengono.

«Investimenti così dannosi non possono più essere tollerati – sottolinea Andrea Baranes della Crbm. Pensiamo che le istituzioni finanziarie debbano tenere nella dovuta considerazione le norme ambientali e sociali allorché devono decidere su come impiegare il loro denaro». Aggiunge Mathias Bienstman del Netwerk Vlaanderen: «Gli investitori non devono attendere di essere dichiarati legalmente responsabili per violazioni dei diritti umani e danni ambientali. Devono evitare di registrare profitti a causa di queste attività così controverse. Le banche hanno un grande potere e di conseguenza possono contribuire a un cambiamento in positivo».

Dunque http://www.banksecrets.eu è uno strumento di cittadinanza attiva che, restando nel segmento delle banche, va ad aggiungersi a www.banchearmate.it , il sito della campagna – promossa dalle riviste Nigrizia, Missione Oggi, Mosaico di pace – che da dieci anni monitora i comportamenti degli istituti di credito in relazione al finanziamento del commercio delle armi.

http://www.nigrizia.com/sito/notizie_pagina.aspx?Id=7844&IdModule=1 (Italia), Friends of the Earth (Francia), Netwerk Vlaanderen (Belgio), Platform (Regno Unito), SETEM (Spagna) e Urgewald (Germania).


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Giuseppe Fiamingo
Giuseppe Fiamingo

Grazie, condivido!
antaŭ 18 minutoj · Raporti
Gianni Giudici
Gianni Giudici

ma non lo sanno tutti….anzi….. …quindi…benvenga….questa condivisione…
antaŭ 18 minutoj · Raporti
MariaGabriella Tintori
antaŭ 13 minutoj · Raporti
Lattanzi Red Heart Natalia
Lattanzi Red Heart Natalia

stiamo raggiungendo i primi posti al mondo x corruzione, vergognatevi
antaŭ 13 minutoj · Raporti
VeronicaSuab SchumiTap
VeronicaSuab SchumiTap

che cesos di paese…a spalare merda dovremmo andare.
antaŭ 7 minutoj · Raporti

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La teoria economica del dodo, di Eugenio Benetazzo

dodo

http://rossanosegalerba.splinder.com/post/18476051/DODO

La teoria economica del dodo
di Eugenio Benetazzo

Il dodo è stato un simpatico pennuto inetto al volo vissuto sino alla fine del XVII secolo nell’Isola di Mauritius, alto poco più di 70 cm, dall’andatura goffa vista l’atrofizzazione delle ali, sviluppò abitudini alimentari e di nidificazione nel terreno: ha ispirato anche un personaggio dei fumetti Disney (Spennacchiotto, l’inventore che faceva concorrenza ad Archimede). Purtroppo per quanto innocuo ed innocente potesse essere questa inimitabile creatura, il dodo non esiste più da circa 400 anni (l’ultimo avvistamento risale al 1681) a seguito dell’introduzione nell’isola da parte dei coloni portoghesi di specie animali antagoniste (come maiali, cani, gatti, ratti e scimmie), le quali iniziarono a predare molto voracemente le sue uova. La sua estinzione fu resa possibile, oltre alla scarsa difendibilità dovuta alla nidificazione a terra ed alla esiguità delle covate, anche dall’indole ingenua del trapassato bipede piuttosto tonto ed accorto dal difendersi da minaccie sino ad allora mai viste. Ancora oggi nel dialetto portoghese il termine "doudo" indica chinque possa essere preso di mira per la sua bonarietà.  Allora nessuna autorità istituzionale avrebbe pensato che l’ingresso  di specie alloctone avrebbe cagionato la scomparsa del volatile inerme.

Basta aspettare ed anche il cosidetto Made in Italy farà presto la fine del dodo ovvero si estinguerà.  Proprio come è accaduto al povero pennuto secoli or sono nessuno ha mai pensato di difendere il Made in Italy da predatori esterni che sono stati fatte entrare in Italia senza tanti complimenti, con il solo fine di inchinarsi alle esigenze della produzione imposte dalla tanto osannata globalizzazione (conosciuta anche nel mondo non accademico con il termine di sodomizzazione). Il Made in Italy che avrebbe dovuto essere il vanto italiano nel mondo in un’epoca di profondi cambiamenti storici è stato svenduto e trasformato in preda, portandolo lentamente all’estinzione. Ormai nell’immaginario collettivo, il termine Made in Italy, ha ancora ben poco di quanto potevamo vantarci negli anni passati: più che produrre in Italia con maestranze, manifattura e ricerca italiana si pensa il più possibile a come far diventare un prodotto "Made in Italy" siglandolo con questa ormai ridicola diciutura.  A livello politico non esiste corrente o forza che si sia fatta promotrice della difesa dell Made in Italy e di tutto quello che esso comporta e genera a livello di indotto.

Vi è di più: pensate che abbiamo avuto governi tanto di destra quanto di sinistra che hanno spinto i nostri industriali a chiudere lo stabilimento italiano per riaprirlo nella provincia del Guandong, aiutandoli successivamente a reimportare tutto l’output produttivo per farlo spacciare come se fosse un prodotto italiano.  Forse è il momento di salvare il dodo prima dell’estinzione proponendo l’abbandono delll’insignificante dicitura "Made in Italy" sostituendola con "Prodotto Italiano ©" (marchio inequivocabile che dovrà identificare una merce prodotta in Italia al 100 %, quindi con ideazione, progettazione, manifattura e manodopera operaia esclusivamente italiana).
Basta con l’invasione di finti prodotti Made in Italy che distruggono la capacità di popolamento delle imprese italiane, lasciamo che siano gli altri paesi ad abbracciare ciecamente il dictat della globalizzazione condita con il profitto indiscriminato. Ritorniamo sui nostri passi e pensiamo a come difenderci da prodotti antagonisti che non arrecano beneficio al nostro paese. Persino l’attività di macellazione ed allevamento italiano sta perdendo la sua distintività nel definirsi "Made in Italy" e si appresta a fare la fine del dodo, puntando ormai su mangimi modificati di importazione e carni macellate di provenienza extracomunitaria, ma porzionate presso qualche centro carni italiano per trasmettere l’emblema di carne italiana.

Solo la reale distinzione (istituita con una disciplina giuridica molto severa) tra quello che è effettivamente prodotto in Italia da quello che diventa italiano grazie ad un giro di carte farlocche, può consentire al Titanic Italia di imboccare una strada che preservi dall’estinzione l’artigianato e l’industria italiana.  Solo con una stringente campagna di difesa della cosidetta italianità (dal semplice paio di scarpe al prestigioso vestito sartoriale passando per i generi alimentari come il vino ed il formaggio) possiamo pensare di prosperare innanzi ad una trasformazione planetaria degli equilibri geoeconomici e ad una migrazione dei tenori di ricchezza e benessere da occidente a oriente. Il dodo si è estinto perchè nessuno ha pensato a difenderlo, nessuno ha immaginato che cosa potesse accadere mettendolo in competizione con animali a lui antagonisti ma non autoctoni, altre specie viventi che poco hanno di originale e distintivo come il dodo. E proprio come il dodo anche il "Made in Italy" si sta comportando: ovvero si lascia avvicinare, depauperare e barbaramente sfruttare, senza tanto dimenarsi, come faceva il dodo quando veniva catturato, confidando che il suo predatore fosse un amico che voleva la sua compagnia.

Come possono le forze politiche pensare di salvaguradre l’occupazione e la serenità dei piccoli e medi imprenditori se non si preocupano di mettere delle barriere all’ingresso di merci antagoniste a quelle italiane (nel senso di autentici prodotti italiani) ? Continuo a ribadirlo e a diffondere questo pensiero attraverso il mio manifesto economico, ma vedo solo chiacchere e distintivo da parte di autorità e farse politiche italiane.  Per questo motivo stanno scomparendo produzione artigianli ed industriali legate a vari settori come il calzaturiero, l’artigianato orafo, le ceramiche d’arredamento, il tessile e l’abbigliamento, il settore conciario, il metalmeccanico di precisione e cosi via discorrendo.  Ricordiamoci pertanto del dodo, un innocuo e simpatico columbiforme, originale ed unico nel suo aspetto e modo di fare, sempre abituato a non preoccuparsi perchè l’isola che lo ospitava ed in cui si sviluppò genealogicamente non gli dava di che preocuparsi, sino all’arrivo improvviso di predatori esterni, introdotti dai grandi speculatori di allora (i colonizzatori), i quali decretarono in meno di settantanni la sua estinzione. Ancora oggi il dodo è il simbolo per antonomasia di una specie che si è estinta con una velocità impressionante. Proprio quello che sta accadendo al panorama imprenditoriale del Made in Italy.


Copyright @ 2009 – Tutti i diritti riservati
Riproduzione concessa con riproduzione della fonte (http://www.eugeniobenetazzo.com/teoria_economica_del_dodo.htm)
EugenioBenetazzo.com

FOGNA ITALIA

Indro Montanelli aveva detto, poco prima di morire nel 2001, che aveva visto tante Italie ma un’Italia peggiore di quella berlusconiana non l’aveva vista mai.
Diceva che l’Italia berlusconiana è proprio "la feccia che, gorgogliando, risale il pozzo".
E, in effetti, Silvio – come anche da lui stesso medesimo riferito pochi giorni fa di fronte ai generali del capitalismo mangione – "non è un santo".
Corrado Guzzanti, mascherato dal democratico Francesco Rutelli (un Alberto Sordi "americano a Roma" belloccio e con gli occhi azzurri) in quella trasmissione, sempre del 2001, "L’ottavo nano" diceva che l’Italia non è nè di destra nè di sinistra, è di Berlusconi, e poi aggiungeva: "A Berluscò, ricordati degli amici!!!", riferendosi a quelli del centrosinistra, che avevano fatto di tutto – nei precedenti cinque anni – per agevolarlo.
La campagna elettorale di Francesco Rutelli nel 2001 era stata demagogica da morire, prendendo come esempio quelle dello psiconano ma, mentre i manifesti 4×6 metri di quest’ultimo erano intasati dal Culto della Personalità nei confronti del (futuro) premier, i manifesti col faccione di Rutelli (anch’essi 4×6) facevano tanto "sinistra": Rutelli attorniato dai pensionati, attorniato dalle casalinghe e dagli operai, Rutelli a un comizio alla festa dell’unità di Bologna, Rutelli per la salvaguardia dell’ambiente ecc…
Giulano Amato, in una puntata di Porta a Porta con un sempre cerimonioso e untuoso Bruno Vespa, aveva fatto il nome del belloccio dagli occhi azzurri, cicciobello del potere, ex radicale, ex popolare, ex di tutto, aveva fatto il nome di Francesco Rutelli, ordunque, come leader del glorioso centrosinistra – che andava da Cossiga a Cossutta – e futuro premier contro "il demonio di Arcore" alias "Sua emittenza", colui che aveva spedito nelle abitazioni di tutta Italia l’opuscolo "Una storia italiana" in cui veniva narrata – tra mille piaggerie e ridicolaggini – la sua storia di "uomo che si era fatto da solo".
E gran parte degli aventi diritto al voto a crederci, a bersi tutto, oppure a sussurrare: "vaffanculo, tanto peggio tanto meglio", o anche a credere alle MENZOGNE del centrosinistra, tutti comunque a votare, a fare ressa davanti alle gabine elettorali…tant’è che – ricordo – c’erano stati pure dei problemi di ordine pubblico per via del fatto che l’affluenza alle urne era stata tanto massiccia ed esagerata, in quel vomitevole 2001.
"Furor di popolo!" titolava un quotidiano, Il manifesto del giorno dopo.
Alcuni portavoce della "Casa Delle Libertà" (alleata con Bossi, che aveva smesso di fare il drogato ed era stato "restituito con la garanzia" dal centrosinistra di Telecom Serbia, delle banche e delle Coop rosse) avevano aspramente criticato l’allora ministro dell’interno Bianco.
In quei tempi, Pippo Baudo era stato testimonial di un tristissimo finto clone della vecchia Democrazia Cristiana (un partitello del cazzo che aveva preso tipo l’1,5 – 2%), ed era stato praticamente pigliato per il culo, a pesci in faccia, da Giuliano Ferrara in un collegamento televisivo con quest’ultimo, che lo scherniva dicendogli "Baudo, lasci perdere la politica, torni a fare dei bei quiz".
I manifesti del centrodestra (Pdl) sono indirizzati al "popolo della robba", gente pervasa, come posseduta da bassi istinti provenienti dai chakra inferiori, gente semiselvaggia che non legge libri, non legge giornali (gli unici che legge sono quelli coloratissimi di gossip e calcio), vede i supermarket come chiese, o cattedrali, i mercati all’ingrosso dell’IKEA, ecc, come moschee, l’acquisto di SUV come la gioia più grande della propria vita; poi i club privè al sabato, il superenalotto, i ristoranti in cui si mangia carne, beve alcool e si fuma, l’ipocrita messa alla domenica, l’abbonamento allo stadio per le partite della "squadra del quore", l’informazione soltanto quella televisiva (filtrata alla grande dai Poteri Forti), e vuole far parte di una mandria, di un gregge col pastore, di una massa di persone anestetizzata da una noncultura di stampo americanoide.
Naturalmente, Massimo D’Alema, Romano Prodi, Furio Colombo, Piero "ce l’ha un panino al crudo?" Fassino, Pierluigi Bersani, Francesco Rutelli, Giovanna Melandri, Anna Finocchiaro, Anna Serafini, Luciano Violante, Walter Veltroni, e altri rappresentanti della "musica leggera per ceti medi, in tutto medi" – come giustamente dice Fulvio Abbate – stanno dalla parte giusta, dalla parte della "moderazione".
E anche lo stesso Antonio Di Pietro, a dir la verità,  è massicciamente per il SISTEMA: troppi, troppi indizi lo lasciano pensare, come quando lo si è visto difendere a spada tratta l’EURO degli apprendisti stregoni di Bruxelles di fronte a delle domande scomode di alcune persone in platea mentre faceva un comizio su qualcosa di giustizialista, come al solito.
Insomma, la moderazione della sinistra che vuole rincorrere la destra berlusconide e legaloide nella caccia all’ "immigrato clandestino" e nelle ronde,  che vuole mantenere questo sistema borsistico basato sull’indebitamento per i beni superflui e prodotti illegalmente (con tanto inquinamento) dalle "fabbriche del mondo" dei paesi emergenti, che vede nel (super, iper)postmodernismo senz’anima la cornucopia della fortuna e la gallina dalle uova d’oro, che fa strenuamente in modo che la cricca al potere continui ad avere un monopollio mediatico infinito, pieno di pubblicità di cellulari e di macchine e tanta, tanta, ma tanta disinformazione.
Senza muovere un dito (il baffino neocon ex FGCI a dire, col dito alzato, che "Mediaset è una r – i – s – o – r – s – a per il paese!"), e – invece – prendendosi degli stupidi vade retro dalla Vaticano s.p.a. con storie come quella – stucchevolissima – dei D I C O o dei P A C S (le famose "coppie di fatto"), che di certo non sono tra gli argomenti che determinano vita o morte per il popolo italiano, come l’anatocismo a percentuali da vera e propria usura, per esempio, oppure il plusvalore, oppure la riserva frazionale delle banche che finanziano il complesso militare-industriale.
La sinistra radicale è franata completamente perchè ha accettato (tra diecimila ambiguità) i diktat di Washington, Zion, FMI e della City di Londra, ha fatto pagliacciate come quella di mettere Vladimir Luxuria in parlamento (dentro cui poi ha litigato per l’utilizzo di un cesso con un’altra campionessa della politica, Elisabetta Gardini) , questa sinistra radicale ha poi estromesso violentemente Marco Ferrando solo perchè si era permesso di dire la verità sull’Iraq, ha poggiato il culo di Fausto Bertinotti sullo scranno più alto della camera, lo stesso Bertinotti che in seguito si complimentò – compiaciuto – con i militari pseudofascisti della "Folgore" in Libano, quella stessa "Foigore" che, anni prima, violentava le donne in Somalia.
Insomma, ritornando al discorso precedente, il grossissimo problema di cui soffre, si sta incancrenendo e sta marcendo lo stato Italia – creato dal 1860 al 1918 tramite invasioni e guerre più o meno "massoniche" e pilotate dall’estero – è riassumibile nel motto "tengo famiglia" (da virare anche in "tengo parrocchia" o "tengo casta"), che fa sembrare questi sciagurati italiani – purtroppo miei connazionali – tanti mafiosi e camorristi che investono sull’abusivismo edilizio e sulle case vuote e sfitte, sulla truffa fiscale e finanziaria, sullo sfruttamento di giovani (e meno giovani) oltre che immigrati, e sul chiudersi a doppia, tripla mandata – e catene e lucchetti – dentro la loro famiglia, tenendo sempre una lupara ben a portata di mano per difendersi dai "clandestini", dal "diverso", da "tutti quelli che non sono come noi, che non sono della nostra stessa famiglia – casta – parrocchia"
Così, invece che – per esempio, la prima cosa che mi viene in mente, prendendo spunto anche dall’argomento di questo scritto – studiare per un sistema che permetta il drenaggio delle acque di scolo in modo che non finiscano nei mari, fiumi o laghi, e non inquinino, che magari vengano riciclate, ecco che, invece di pensare per davvero alle cose VITALI, ogni giorno – in questo maledetto paese – si vive in un continuo stato di emergenza indotta, e in uno stato di campagna elettorale perpetua.
Ma com’erano abbandonati a loro stessi tutti i manifesti elettorali delle ultime europee del 2009, in seguito ai giorni in cui (non) si è votato…sono stati più di un mese riversi e quasi sbattuti terra, sbiaditi e calcificati dal sole di luglio senza che nessuno li raccogliesse.
Sarà mica un segno?
La democrazia rappresentativa sta morendo a causa delle proprie MENZOGNE, e i nodi – prima o poi – verranno al pettine.
A meno che non si voglia creare uno stato di violenza ad hoc nel paese, per esempio attraverso l’istituzione delle "ronde" con le quali magari prima o poi ci scapperà il morto, per fare quindi in modo di divertirsi col giochetto AZIONE – REAZIONE – SOLUZIONE,  un incendio del Reichstag che permetterebbe leggi di UNITA’ NAZIONALE molto, molto liberticide.
Occhio, perciò.