L’immaterialità dei supporti, il digitale e oltre


La condivisione dei file attraverso programmi, il download di documenti video, audio, e di testi, fa in modo di facilitare enormemente l’acquisizione di brani musicali, film e altro.

La connessione ADSL a banda larga permette performance notevoli da questo punto di vista.
Quando vediamo le colonnine dello scarico che avanzano sempre di più fino a cambiare colore perchè il download è completato (abbiamo finalmente un film o un album di canzoni), siamo contenti ed è indubbiamente piacevole.
Ed è anche divertente andare ad acquistare i CD R da 700 MB  l’uno, per infilarci dentro i dati che si sono scambiati con altri utenti in Rete. Magari passare dal computer fisso a quello portatile attraverso una chiavetta USB.
Però, come dobbiamo aver già scritto precedentemente – ma forse nel blog che gestivamo prima – noi restiamo sempre affascinati dai supporti che adesso vengono visti come "vecchi": il vinile microsolco, l’audionastro (anche Stereo8), il video8, il video2000, il Betamax, il VHS (che ha avuto, senza merito, più successo dei precedenti), anche le pellicole fotografiche e cinematografiche (da 8 mm in poi).
In un momento del film Waking Life, vi è un personaggio il quale parla di come l’evoluzione delle novità (che sulla terra sembra essere progressivamente ed esponenzialmente accelerata negli utlimi secoli) prevede un futuro in cui "non vi sarà più una gerarchia che privilegia le fasi successive dell’evoluzione delle novità (il "nuovo", appunto),  a quelle precedenti (il "vecchio")". Nella visione del personaggio del film, quindi, l’immaterialità del digitale – generalmente vista, chissà perchè, come "progresso" – non avrebbe prevalso sull’analogico.
Del resto, pensiamo come vi siano senz’altro più appassionati dei 33 giri e dei 45 giri, e anche dei vetusti 78 giri, che dei CD musicali. Questi ultimi hanno un aspetto anonimo e senza fascino e, inoltre, avranno anche un suono senza disturbi e fruscii, ma assolutamente senza quella profondità, quel suono quasi "tridimensionale" che veniva reso dall’alta fedeltà di un ottimo giradischi.
Eppure, nel periodo dal 1985 al 1995, il CD veniva visto come il futuro diventato realtà quando, invece, si trattava solo di un supporto che economicizzava molto i costi delle case discografiche non migliorando in modo sostanziale la qualità della musica, ma spesso, come abbiamo appena scritto, rendendola piatta anche se digitalmente perfetta.
Utilizzando un certo slancio di fantasia, possiamo pensare che la futura "internet degli oggetti" (di cui abbiamo già detto in precedenza) potrà ulteriormente modificare il paesaggio dei mezzi di comunicazione di massa; oppure si potrà continuare a procedere verso l’immaterialità dei dati e delle informazioni, ma svincolati dal digitale, utilizzando forme di energia che adesso ci sembrerebbero  quantomeno pazzesche. Secondo lo scienziato Nikola Tesla, vi sarà stato un giorno in cui l’umanità avrebbe utilizzato la stessa energia che muove i pianeti, i soli e le galassie. Si può, quindi, pensare, a uno svincolarsi dalla "schiavitù digitale" grazie a una più stretta connessione tra la più avanzata tecnologia e la più avanzata comprensione – e soprattutto applicazione – delle leggi che spiegano il collegamento quantistico tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande nell’universo.

Internet oltre internet e il futuro della privacy


Il concetto di Rete, seguendo le elaborazioni di Ray Kurzweil basate sulla sua "legge del ritorno accelerato", potrebbe in futuro essere svincolato dalle infrastrutture tecnologiche attuali, dal protocollo HTTP, dai server, i client, le connessioni telefoniche e wi-fi; potrebbe  addirittura basarsi su aspetti finora non ben chiariti del codice genetico umano.
Unificando le nuove scoperte sul DNA, le ricerche scientifiche per cui è sempre più noto Nassim Haramein, la nanotecnologia e il concetto di "intelligenza distribuita in una rete", il mondo come l'abbiamo conosciuto finora potrebbe subire un drastico cambiamento di percezione. Quando? In parecchi pensano all'ormai mitico 2012 e, senz'altro, tutte le aspettative che si stanno accumulando su quest'anno potranno influire sul manifestarsi di avvenimenti catastrofici e sensazionali allo stesso tempo.
Quella di un essere umano è una coscienza che immagazzina informazioni sottoforma di ricordi. Siamo sempre stupiti di come basti una certa stimolazione dovuta al presentarsi di certe condizioni, per far tornare a galla impressioni sensoriali  che non sperimentavamo da decenni. Sembravano definitivamente scomparsi ricordi di brani musicali visti in televisione all'età di quattro anni, oppure ricordi di gite in vacanza chissà dove, eppure basta il ripresentarsi di certi stimoli, che la coscienza li "risputa" fuori.
Siamo come una specie di attrattore, di elettromagnete bio-quantistico il quale attira le situazioni che assomigliano, che risuonano con un nostro determinato nucleo interiore, una specie di buco nero, simile al buco nero che si trova in mezzo alla spirale della galassia.
La nostra personale identificazione è in risonanza, come un diapason, con un determinato punto della Coscienza Unica ("Tutto è Uno"), quel determinato punto della Coscienza Unica lo identifichiamo come "noi stessi", vedendoci isolati da tutto il resto, da tutto ciò che ci circonda. Ma si tratta di un abbaglio, di traveggole alimentate e mantenute da una divisione artificiale dovuta alla densità dello stato energetico la cui vibrazione viene mantenuta bassa anche da diffusi comportamenti disfunzionali, come un'alimentazione ricca di carne, di zuccheri raffinati e di sostanze chimiche industriali, la dipendenza emotiva dai mass media, il fumare, l'omologazione e il conformismo provocati dalla paura di non essere accettati dal prossimo.
Noi siamo un neurone del cervello terrestre e la nostra percezione e i nostri ricordi fanno parte del cervello della terra.
Gran parte della disfunzionalità e dei problemi delle varie società – in occidente ma non solo – derivano da una eccessiva applicazione della cosiddetta privacy. Gran parte delle decisioni fondamentali per la vita del comune cittadino, per esempio un cittadino dell'Unione Europea, vengono prese a porte chiuse da organizzazioni private al di fuori del suo controllo. Sono, inoltre, secretati una quantità immensa di documenti riguardanti i contatti che i militari delle nazioni più potenti hanno avuto con Veicoli Non Identificati e coi loro occupanti. Con la scusa della privacy, si ha, inoltre, la diffusissima tendenza a privatizzare i vizi e a pubblicizzare le virtù (un po' come si privatizzano i guadagni e si socializzano le perdite).
Come l'Unione Sovietica è cominciata ad andare in pezzi una volta che le sue istituzioni si sono cominciate ad aprire seriamente, fornendo informazioni che prima mantenevano costantemente segrete, così le attuali organizzazioni antidemocratiche nel cuore del mondo democratico andranno in pezzi quando il mito malinteso della privacy comincierà sempre più a erodersi con l'aumento esponenziale della circolazione di informazioni da un punto all'altro del globo.
Verrà probabilmente il giorno in cui la percezione, i pensieri e i ricordi di un essere umano saranno in connessione diretta e costante con quelli di, mettiamo, un gruppo di persone scelto dall'essere umano in questione. In uno scenario di questo tipo, l'attuale dimensione dalla privacy dovrà senz'altro essere del tutto riconsiderata.

Il concetto di RETE al di là del digitale

Correva l’anno di grazia 1999. Il regista e produttore Aaron Russo era amico con un membro della famosa (o famigerata) famiglia dei Rockefeller, tale Nick, il quale gli confessò che, dietro le quinte della politica USA, si stavano preparando delle azioni che avrebbero portato a un Governo Mondiale gestito – o, meglio, dominato – dall’élite finanziaria occidentale. Stando a ciò che Russo ha in seguito raccontato al giornalista radiofonico Alex Jones, per far accettare al popolo americano – e in seguito a quello di tutto il mondo – delle limitazioni fortissime, definitive, alle sue libertà personali, era essenziale fargli percepire che ciò era necessario per la sua sicurezza, minacciata da un evento, il quale poteva benissimo essere, mettiamo, un’azione terroristica improvvisa e spettacolare nella più celebre città del mondo occidentale.

Questo avrebbe catalizzato l’attenzione dei mass media, e fatto accettare dall’opinione pubblica dei paesi NATO, una serie di guerre di aggressione (contro "Al Qaeda", un nemico invisibile e sfuggente) , come quelle in Afghanistan, in Iraq e in Iran, per l’ottenimento di posizioni geostrategiche essenziali in opposizione alla Russia e alla Cina (e i possibili alleati come il Venezuela di Chavez, il quale, nella confessione di Nick Rockefeller, doveva essere allontanato da un golpe, poi effettivamente avvenuto anche se fallito).
Nella "premonizione" resa da Nick ad Aaron, vi sarebbe stata, insomma, un’interminabile guerra al terrorismo, senza un reale nemico. Tutta l’operazione sarebbe stata una gigantesca presa per i fondelli planetaria in modo da consentire al governo USA di ottenere il consenso dell’opinione pubblica per le sue guerre di aggressione in Asia centrale e medioriente dal 2001 in avanti.
Nick Rockefeller notò Aaron Russo poichè, dopo il successo di un suo film, "Pazzo come l’inferno" e la sua candidatura a governatore del Nevada, apprezzò il suo intento di proporre cambiamenti sociali e lò invitò a entrare a far parte del famoso – o famigerato – CFR (Council of Foreign Relation), il Consiglio per le relazioni estere, ma Russo declinò l’invito, aggiungendo che non è tra i suoi obiettivi quello di “controllare e schiavizzare le persone”, al che Rockefeller rispose con freddezza, domandandogli perchè fosse così attaccato ai "servi". Russo chiese a Nick perchè la sua famiglia facesse tutto questo, e aggiunse: “Avete tutto il denaro e tutto il potere che desiderate, quale è il vostro vero obiettivo?”. Rockefeller, dopo una lunga pausa, rispose: “Il nostro fine è di controllare  con i microchip RFID (=Radio Frequency Identification) impiantati nel corpo, di controllare l’intera società, di far controllare il mondo intero dai banchieri e dagli appartenenti all’élite”.



Leggendo testimonianze come quella appena riportata, è ovvio che i microchip RFID possano venir visti con grande sospetto. Eppure la tecnologia RFID è alla base di una rivoluzione tecnologica che renderà la Rete ancora più avanzata, giungendo al cosiddetto Web 3.0., o "internet degli oggetti". Per comunicare con loro e tra gli utenti, gli oggetti (un frullatore, un frigorifero, un giornale) dovranno possedere, infatti, dei tag RFID e un indirizzo IP che distribuiranno l’intelligenza artificiale tra di loro. Se pensiamo come l’80 % dei microchip in giro per il mondo non siano incorporati nei Personal Computer ma già in migliaia di dispositivi, anche molto piccoli è sottili, vediamo come non ci voglia poi molto a collegarli tra loro in una Rete, anche riflettendo sulla diffusione della tecnologia wireless.

Siamo del parere che il concetto di Rete e intelligenza distribuita debba, in futuro, necessariamente andare oltre le piattaforme digitali che l’hanno accompagnata fino ad oggi. Del resto, la "Legge del ritorno accelerato" dell’ingegner Ray Kurzweil parla chiaro, espandendo la cosiddetta "Legge di Gordon Moore" – secondo cui la complessità dei circuiti integrati raddoppia ogni dodici/diciotto mesi – e applicandola anche ai tempi che precedono l’avvento delle tecnologie digitali (ovvero prima degli anni 50 del XX secolo). Infatti, la curva di accelerazione del progresso negli ultimi secoli – come è stato già scritto in altri post – non è una linea piatta e costante, ma una curva esponenziale, e ricorda un po’ la storiella dell’inventore degli scacchi, il bramino indù Sissa, che, in cambio della prima schacchiera al suo sovrano, come ricompensa gli chiese una certa quantità di riso da calcolare in questo modo: un chicco di riso nella prima casella della scacchiera, due chicchi nella seconda, quattro nella terza, otto nella quarta, e così via fino alla sessaquattresima casella. Il re pensava di poter esaudire la richiesta con grande semplicità, ma non aveva fatto i conti con la funzione esponenziale. Infatti i suoi servi lo avvisarono che le riserve dell’impero non disponevano certo di duecento miliardi di tonnellate di riso!



Quante volte abbiamo pensato guardando – con una certa nostalgia – i vecchi supporti musicali come i dischi di vinile e le audiocassette, o i supporti video come il Betamax, il Video2000 o il VHS, i rullini fotografici, o addirittura le "pizze" di pellicola cinematografica, che la digitalizzazione sfrenata riesce sì a collegare in Rete e condividere tutto quanto, ma toglie un certo fascino "materico", inconfondibile, alle produzioni artistiche, musicali, cinematografiche, editoriali, giornalistiche, fumettistiche…
Il timore di una fagocitazione digitale di tutto quanto, ricordo che traspariva da molti episodi del personaggio a fumetti bonelliano Nathan Never intorno alla metà degli anni 90, quando ancora internet non era a un livello così pervasivo come osserviamo attualmente.
La speranza è che la Rete del futuro sia – lo sappiamo che detto al giorno d’oggi sembra un paradosso – non legata alle infrastutture digitali, agli schermi, alle tastiere, ai mouse e alle periferiche ma che si colleghi a un piano di realtà che vada oltre la stessa tecnologia figlia dell’illuminismo e del razionalismo ottocentesco.

Quello degli elementi del mondo fuori dallo schermo collegati tra loro (come ci raccontano gli obiettivi del Web 3.0.) può essere già un primo passo, ma riteniamo si concretizzerà quando, negli anni futuri, sarà scomparso il pericolo dell’utilizzo del microchip RFID da parte di un’élite globale priva d’anima, dalla coscienza degenerata e  ansiosa di dominare le persone attraverso il controllo invasivo e la manipolazione delle coscienze da parte dei mass media, i quali inducono a voler rendere stabili a tutti i costi – e difendere anche con le armi – stili di vita decadenti non in armonia coi flussi della natura.
Come avevamo già scritto in un post precedente, la "Rete degli oggetti" può ulteriormente progredire (attraverso le ricerche sulla mappatura del genoma e la nanotecnologia) verso una sorta di Rete "trascendente" la quale si può denominare Web n.0., un collegamento diretto ai materiali della coscienza di tutti gli appartenenti a una determinata mappa genetica, qualcosa di simile a quell’ambiente senza tempo, "in cui ogni cosa è scritta" chiamato Akhashi. E’ probabile che alcuni animali riescano già a mettere in comune i loro materiali psichici, forse utilizzando alcune potenzialità del DNA che il genere umano deve riscoprire, una volta che sarà guarito dalla sbornia dell’illuminismo e del razionalismo ottocentesco pre-fisica quantistica.
E, soprattutto, una volta che il genere umano sarà riuscito a liberarsi dall’influsso nefasto di ciò che è stato chiamato "società dello spettacolo", il quale sovrastimola intenzionalmente i due sensi che incatenano l’umanità ai suoi schiavisti: la vista e l’udito.
Quando tutte le barriere psicologiche – le "porte della percezione"? – tra un individuo e l’altro saranno cadute, vedremo l’attuale internet come oggi vediamo le Ford T o le macchine da scrivere dello stesso periodo di quelle automobili.

Fisica quantistica e senso comune

Quantum

Le scoperte scientifiche dovute alla fisica quantistica fanno decisamente a pugni col senso comune.
Esse ci dicono che:

– Il tempo e lo spazio non esistono

Tutti gli avvenimenti avvengono simultaneamente

Soltanto io sono il responsabile di tutto ciò che avviene nell'universo.