La metafisica della realtà virtuale

frattali computazionali

Se un computer crea una realtà virtuale, nella quale esseri intelligenti artificiali contemplano la loro situazione, come apparirebbe tale mondo da loro percepito? A quali concetti metafisici giungerebbero? Come si sentirebbero a essere delle creature intelligenti artificiali in un mondo virtuale?
Propongo questa situazione ipotetica come un’appendice alla discussione metafisica diretta riguardante la nostra realtà, situazione che provvede a un contesto netto e definito per analisi le quali hanno qualche parallelo interessante col nostro proprio contesto.
Supponendo che ci sia un computer (CPU e memoria) il quale fornisce uno spazio computazionale, dentro questo spazio ci sono informazioni che si presentano come tipi di DATI, liste, ecc, nonchè processi quali threads, diagrammi di flusso a loops ecc.
. Tutto ciò è intrecciato assieme in un programma di simulazione. Questo è un processo di informazione che organizza tutti i dati esistenziali e causali i quali strutturano esattamente ciò che esiste e succede nel mondo virtuale. Inoltre guida, momento per momento, tutte le informazioni logistiche che sottostanno a tutte le interazioni tra i sistemi.
Questo è il ruolo del SMN (System Matrix Notation).
Allo stesso modo delle funzioni del simulatore, il contesto esistenziale virtuale viene calcolato un momento alla volta, come una serie di momenti confusi assieme i quali fanno sì che il mondo virtuale inizi a esistere.
In questo contesto ogni sistema è definito da un’informazione esistenziale e ogni processo è definito da informazione causale.
Mentre il processo computazionale anima il contesto, ogni processo percettivo ricorre allo stato esistenziale dell’universo e l’esperienza percettiva è generata per ogni sistema secondo il suo contesto. Ogni sistema quindi interpreta e risponde a questo secondo la sua natura programmata.
In questo sistema dinamico, nel contesto teorico i sistemi interagiscono, combinandosi in sistemi di livello superiore. Questi sistemi diventano più complessi e raffinati attraverso ripetute calibrazioni tra di loro. Dunque alla fine si evolvono sistemi complessi che possono essere chiamati ORGANISMI.
Qualcuno di questi organismi sviluppa complessi cicli di retroazione interna o funzioni cognitive superiori, cosicchè sperimenta l’esperienza di stare sperimentando. Inoltre, fa associazioni tra queste esperienze e altre, utilizzando un astratto sistema di simboli. Quindi viene a sapere che sa di sapere di sapere.
Finora ho trascurato il ruolo della libera volontà, che la metafora computazionale non può racchiudere, ma se si paragona la coscienza primordiale – o la pura consapevolezza – al flusso di calcolo del computer, questa analogia descrive il modo in cui è strutturato e intrecciato assieme per creare un contesto distribuito, nel quale gli individui possono sperimentare lo stesso contesto sottostante da innumerevoli prospettive uniche. Una dinamica percettiva guida la rete di sistemi e li fa evolvere.
In questo contesto computazionale gli esseri dall’intelligenza artificiale mancherebbero di libero arbitrio, ma in ogni altro aspetto percepirebbero (sperimentando e interagendo) all’interno di un contesto di sistemi in relazione che impongono i loro sensi e creano l’impressione del loro esistere in un mondo LA’ FUORI.
Quindi la situazione è parallela alla nostra, in molti aspetti. Questi esseri senzienti si presenterebbero alla stregua di una popolazione, evolvendo in una relazione simbiotica con un ecosistema di MEMI. Questa è la loro cultura, la quale conterrebbe un largo spettro di idee su ogni tipo di esperienze e di inferenze da queste esperienze. Con questa cultura avrebbero una composizione concettuale al suo interno, per iniziare ad analizzare e discutere la natura della loro realtà, domandando seriamente: “Chi sono?” e “Cos’è questo spazio?”
Dando questo contesto di esseri dall’intelligenza artificiale in una realtà virtuale in esecuzione nel computer, sorge un certo numero di domande. [per esempio] Cosa potrebbero sperimentare della loro realtà? Principalmente gli oggetti dei sensi, i quali combinano a creare l’illusione del mondo virtuale. Ma se si rivolgono verso la loro interiorità attraverso la meditazione, potrebbero anche sperimentare uno spazio interno di consapevolezza pura. A cosa condurrebbe una prospettiva empirica? Al credere a una oggettività esistente, a un “mondo là fuori” che esiste indipendentemente dall’osservatore. Ci sarebbero concetti come “materia” e l’idea che tutto sia “fatto di materia” inclusi loro stessi. La loro propria esperienza della coscienza sarebbe sottomessa a qualche non ben spiegato risultato del funzionamento dei loro corpi materiali.
A cosa condurrebbe una profonda prospettiva da parte del soggetto? A credere che la coscienza è fondamentale e che il “mondo là fuori” è solo una costruzione degli oggetti dei sensi. Proporrebbero che ci fosse un più profondo livello di realtà che non fosse “fatto di” materia, il quale è alla base del divenire “materia” di tutte le cose. In questa realtà più profonda tutte le coscienze individuali sono unificate, l’universo è visto come un campo di consapevolezza, e con consapevolezza potrebbero partecipare in quel campo.
Quali sarebbero le conclusioni sulla loro realtà? Cosa richiederebbe la logica? Ciò dipende dal loro punto di vista, se le esperienze sono state quelle dei sensi o della stessa coscienza. Gli empirici concluderebbero che il mondo era un costrutto oggettivo fatto di materia e i trascendentalisti che il mondo era un’illusione dei sensi che viene fuori da un mondo più profondo costituito da dinamiche spirituali.
Non c’è modo di provare nessuna di queste due prospettive: entrambe si basano esclusivamente sulla voracità delle esperienze, che siano interiori o meno. Gli esseri non hanno un modo diretto per discernere il sottostante contesto computazionale. Potrebbero scoprire ciò attraverso la meditazione e l’unificazione interiore con esso o potrebbero scientificamente prendere la mitologia del mondo oggettivo per i suoi estremi logici, andando alla ricerca di una fondamentale unità di esistenza. Materiale “magico” che già esiste e si comporta nello spazio, ma senza nessuna dinamica sottostante o interiore.
Questa esplorazione alla fine si esaurirebbe, dando origine a una teoria di astratti processi informativi non-locali, come nella fisica quantistica.
In definitiva, possono solo dedurre ciò e, dato che tutta la conoscenza è un arazzo di esperienze e associazioni le quali sono modificate e costruite in nuove strutture. Essi non avrebbero, inoltre, alcun mezzo diretto per comprendere le dinamiche sottostanti. Descriverebbero uno spazio computazionale non familiare come “esseri spirituali” e “altri mondi o dimensioni sottili”, o magari “funzioni d’onda e quanti”, e così via. A meno che non accada ciò anche perchè sviluppino una propria tecnologia informatica. Dunque questo provvederebbe un insieme di esperienze e un linguaggio di concetti associati, coi quali potrebbero comprendere e analizzare la loro più profonda situazione. Potrebbero alla fine costruire un computer che faccia funzionare una realtà virtuale abitata da esseri provvisti di intelligenza artificiale i quali stanno contemplando la loro situazione.
Perciò avrebbero un modello della loro situazione, una effettiva implementazione, e non solo descrizioni in termini di discorsi culturali. Quindi potrebbero veramente iniziare a esplorare le più profonde fondamenta della loro realtà.
C’è una quantità di maggiori dettagli per questo piccolo esperimento del pensiero, ma quello esposto è il suo quadro generale. Lo trovo un utile scenario per meditarci sopra, e lo contemplo sempre più profondamente da ogni tipo di angolo trovandolo una vera provocazione del pensiero. Che ne pensano gli altri?

La versione originale di questo articolo si trova al seguente indirizzo:
http://www.anandavala.info
/TASTMOTNOR/SSE_1430.html

L’idea centrale della METAFISICA COMPUTAZIONALE

Per dare un’idea di questo concetto, consideriamo tale situazione ipotetica: se un computer molto avanzato crea una realtà virtuale al cui interno esseri intelligenti contemplano la loro situazione, come gli apparirebbe un tale mondo? A quali concetti metafisici giungerebbero? Che tipo di esperienza sarebbe trovarsi come creatura senziente in un mondo virtuale? Che tipo di mondo sperimenterebbero queste creature senzienti percependo “l’esterno” attraverso i loro sensi? Quale genere di mondo sperimenterebbero girando nella loro interiorità attraverso la meditazione? Servirebbe una di queste prospettive – le quali sono integrate nel mondo virtuale – per permettere un’accurata e completa comprensione della reale situazione? Dentro tale scenario di realtà virtuale gli esseri (e tutte le forme) sono modelli di informazione all’interno di uno spazio computazionale e sono inoltre oggetti fisici apparenti all’interno di uno spazio virtuale.
Non c’è conflitto o contraddizione; entrambi esistono, ma lo spazio fisico è virtuale. Sembra del tutto solido e tangibile per gli esseri perchè anche loro sono forme virtuali all’interno di quello spazio virtuale. Solo l’informazione che scorre attraverso lo spazio computazionale ha un’esistenza assoluta, cioè solo l’ Atman/Anima e il Brahman/Cielo possiede una realtà assoluta – tutto il resto è un costrutto percettivo che si basa su una REINTERPRETAZIONE della realtà assoluta sottostante.
Se voi foste degli esseri senzienti all’interno di un Universo-Realtà Virtuale, allora il vostro sè e il vostro mondo sarebbe un modello fluttuante di informazione in movimento (SPIRITO) ma i vostri sensi vi porterebbero a sperimentare e a credere a un mondo di oggetti solidi nello spazio (MATERIALISMO). Questi oggetti sembrerebbero derivare dal vuoto quantomeccanicoquantum vacuum – (vuoto pieno di potenzialità), ciò è il fondamento unitario della manifestazione fisica. Il vacuum unificato è un’apparente membrana tra lo spazio computazionale e il mondo virtuale delle forme – così come si è visto dall’interno del mondo virtuale.
Guardando verso l’interno, verso il nucleo della vostra coscienza (meditazione, pratica spirituale) voi incontrereste l’essenza computazionale (coscienza cosmica) che anima voi e il vostro intero universo.
Quando si considerano le influenze sottili dello spazio computazionale nel mondo virtuale, verrebbe da proporre l’esistenza di un campo akashico [vedere post precedente] il quale è alla base del funzionamento dell’universo fisico. Nel contesto di questa analogia con la Realtà Virtuale, l’essenza computazionale è il Dio insito, che è la più intima essenza di tutte le cose. In tale contesto potreste agire come un oggetto tra gli altri oggetti (esistenza materiale) o potreste agire come un costrutto di informazione (essere spirituale) all’interno di uno spazio computazionale (esistenza psichica-spirituale).
Se si riflette su questa semplice analogia, essa ha il potere di far luce sulla natura metafisica della nostra situazione e la nostra esperienza di esistenza nel mondo.
La versione originale di questo testo si trova al seguente indirizzo
http://www.anandavala.info/TASTMOTNOR/ CentralIdea.html

Le registrazioni akashiche

Lo sapevate che il 90% dei dati contenuti nella vostra mente sono quelli dell’inconscio? Solo una piccola quantità della nostra mente è contenuta in ciò che è compreso nel campo della coscienza. Tuttavia, c’è qualcosa conosciuto come il campo dell’informazione, dell’inconscio, il campo Akashico. Noi esseri umani abbiamo veramente la capacità di accedere a tutte le conoscenze all’interno dell’universo, ma a causa dello stato del nostro corpo – contenuto nella terza densità – e del velo tra la coscienza e la supercoscienza, la maggior parte di noi non riesce ad accedere a questo tipo di connessione, per via della mancanza di connessione con l’inconscio.L’inconscio collettivo – la cosiddetta registrazione akashica – contiene tutto su di voi, tutto ciò che riguarda gli altri esseri, tutto ciò che riguarda ogni evento, cosa, periodo. Lo studio della visione a distanza vi consente tecniche per farvi diventare più consapevoli dell’ inconscio collettivo. Tuttavia, la visione a distanza è solo un’archetipo che è possibile utilizzare per accedere alla memoria akashica. Ci sono altri modi per accedere a questo campo di conoscenza, attraverso una determinata intenzione.

I nostri corpi umani sono fatti per funzionare pienamente all’interno della quinta densità. Ciò è noto come il “sesto reame dimensionale”, dove esistiamo all’interno delle tre dimensioni dello spazio e le tre del tempo. Dove – letteralmente – non ci sono cose come l’inconscio, e dove le nostre menti sono del tutto sbloccate, e ogni materiale nascosto diventa manifesto.

Come esseri di terza densità, anche se non abbiamo accesso al pieno potenziale delle registrazioni akashiche a causa della nostra esistenza nel tempo lineare, siamo in grado di focalizzare la nostra coscienza verso l’inconscio collettivo. Attraverso l’idea di uno stato alterato di coscienza, attraverso l’intenzione nella vostra mente, la vostra abilità di trasformare il materiale inconscio in conscio può essere raggiunta. Comprendendo come – attraverso l’idea dell’inconscio collettivo – il tempo non esista. L’accesso ai materiali non è davvero possibile attraverso le registrazioni akashiche, se queste sono viste come la registrazione di ogni cosa attraverso la comprensione degli eventi. Non si tratta di andare indietro nella vostra vita a quando avevate cinque anni, o guardare alla vita di un vostro amico quando ne aveva dieci. L’inconscio collettivo non capisce le DATE. Capisce soltanto gli EVENTI. Questo è il modello per utilizzare le memorie akashiche vantaggiosamente.

Dunque, come funziona la registrazione akashica? Come fare a sapere in che modo accedervi? Il pensiero inconscio è il catalizzatore per l’accesso alle memorie akashiche/inconscio collettivo. L’immaginazione non è coinvolta. Ipotesi analitiche non sono coinvolte. L’accesso alle memorie akashiche è immediato e richiede un’attenzione particolare. Nel momento in cui fate una domanda, potete ricevere una risposta inconscia istantanea essendo [pienamente] consapevoli di tutti i vostri sensi. La risposta può essere costituita dal passare attraverso sensazioni di immagini, di emozioni, una specie di “download” del pensiero, una risposta telepatica, la comprensione di un odore, [oppure] veramente nulla di basato sulle vostre percezioni.

Quindi, come posso iniziare ad accedere alle registrazioni akashiche? Tale training sarà fornito questa sera come esperimento, guardando assieme a futuri esiti possibili. Comprendendo che non c’è un futuro già stabilito. Il futuro è sempre aperto a molteplici possibilità. Il cambiamento è sempre in corso. La comprensione delle predizioni consiste nel sentire le energie basate sul momento preciso in cui la predizione è fatta. Così come le energie possono cambiare sempre, così ci possono essere diversi futuri. Nondimeno, voi avete la possibilità – attraverso il mio video di stasera – di avere un’alta possibilità di accedere alle possibili linee temporali future riguardanti ciò che attende l’umanità nei giorni, nelle settimane, nei mesi e negli anni a venire. Ciò non è supposto attraverso qualcun altro ma solo attraverso di voi. Sia che desideriate guardare la vostra vita personale, o la vita dell’umanità a un livello globale, dipende tutto da voi. Provvederò soltanto a fornirvi gli strumenti per permettervi di sperimentare personalmente.

Bisogna comprendere come tale metodo, che apparirà in video, non ha nulla a che fare con il channelling o la previsione psichica. Ha semplicemente a che fare con l’accesso all’inconscio collettivo, in modo simile a quello della visione a distanza. Un metodo scientifico e sperimentato per accedere ai materiali inconsci attraverso il campo akashico. Le memorie akashiche, in parole semplici, sono una biblioteca cosmica senza confini. Sebbene sia [effettivamente] incomparabile a qualsiasi biblioteca terrestre, per meglio comprendere il concetto la si può paragonare ad essa. Proprio come ogni biblioteca sulla terra, anche questa biblioteca cosmica contiene conoscenza e informazione. Ogni pensiero che scorre attraverso la mente dell’uomo e della donna, ogni parola pronunciata dalla lingua, e ogni azione compiuta, oltre alle registrazioni dela durata di vita, l’anima ha imparato lezioni importanti, modelli per la futura vita sulla terra, e così via, soro registrati e memorizzati nelle registrazioni akashiche.

Qualcuno paragona queste registrazioni cosmiche alla mente collettiva, alla coscienza collettiva o all’inconscio collettivo. Persone con speciali abilità psichiche possono dare una sbirciata in queste massiccie registrazioni celesti, acquisendo una comprensione di cià che affligge un’anima sulla terra. La lettura nelle registrazioni akashiche è creduta essere estremamente confortante e illuminante. Per esempio, la lettura della vostra registrazione akashica può rivelarvi cose riguardanti la vostra natura e il modo di vivere, la conoscenza di ciò può trasformare completamente la vostra vita.

La conoscenza delle registrazioni akashiche non è una novità. Il popolo dei Veda ne era al corrente. Infatti, la parola “Akashico” deriva dal sanscrito Akasha, che significa “cielo.” I mori, i tibetani, gli egiziani, i persiani, i greci, i cinesi, gli ebrei, i cristiani, i maya e i druidi ne erano a conoscenza. I saggi dell’antica India dicevano che ogni jivatma (anima) registrava i suoi momenti sul pianeta in una sorta di “libro cosmico”, il quale potrebbe essere letto da persone con speciali abilità psichiche.

Alcuni personaggi di primo piano che sostenevano di poter avere accesso a queste registrazioni erano Michel de Notre Dame detto Nostradamus, Charles Webster Leadbeater, Alice Bailey, William Lilly, Lilian Treemont, George Hunt Williamson, Max Heindel, Annie Besant, Samuel Aun Weor, Manly P. Hall, Dion Fortune, Rudolf Steiner ed Edgar Cayce.

Ognuno può accedere alle memorie akashiche, perchè questa biblioteca spirituale è aperta a tutti. Dato che si tratta di registrazioni di ogni pensiero ed esperienza di vita, possono quindi contenere soluzioni per ogni problema sulla terra. Tuttavia, per accedervi, un individuo deve compiere un mucchio di sforzi; deve praticare Yoga, Pranayama, meditazione, preghiera, visualizzazione e molto altro. Ha grande importanza rendere silenziosa la mente e rilassare il corpo. Si deve divenire un testimone oggettivo, raggiungere una grande attenzione, e rilassarsi completamente allo scopo di essere in grado di sbirciare nella coscienza collettiva.

Inutile dire che la comunità scientifica respinge l’idea di qualsiasi “biblioteca cosmica”, con un gesto impaziente della sua mano. “Non ci sono prove” dicono i razionalisti. Tuttavia, se siete interessati a conoscere come un moderno scienziato di primo piano spieghi l’esistenza di queste registrazioni, potete consultare il libro di Ervin Laszlo Science and the Akashic Field: An Integral Theory of Everything. (“Scienza e campo akashico: una teoria integrale del tutto”).

Abhishek ha praticato la proiezione astrale e i sogni lucidi per almeno quindici anni, e si è rimboccato le maniche per ottenere qualche grande proiezione astrale! Per ottenere informazioni passo dopo passo su questo si può fare il download di un suo completo ed esaustivo eBook, “Astral Projection Underground”, dal suo sito astralprojectnow.com.

Il testo originale di questo post di Civiltà Perdute lo si può trovare al seguente indirizzo:
http://www.adronis.org/blog/understanding-the-collective-unconscious-otherwise-known-as-the-akashic-records/

Terence McKenna, l’ambasciatore iperdimensionale

di Philip Coppens
Terence McKenna fu per qualcuno un guru più che un uomo, il cui stile di vita venne plasmato da esperienze molto profonde di una realtà alternativa. Per il resto della sua esistenza, si sarebbe sforzato di portare consapevolezza di tale dimensione nella nostra realtà.Quando a Terence McKenna fu diagnosticato un tumore al cervello nel maggio del 1999, egli chiese al medico se la sua vita passata a sperimentare sostanze psicotrope avrebbe potuto contribuire alla malattia. Il medico rispose che non vi era alcuna prova a sostegno di questo, ma non c’era nemmeno una prova indicativa che la cannabis potesse ridurre il tumore. McKenna ha poi sottolineato che questa “prova suggestiva” doveva essere errata, in quanto altrimenti non avrebbe mai sviluppato alcun tumore. L’aneddoto è tipico dell’intelligenza e del genere di ragionamento di McKenna, che lo spinse ad uno status di quasi guru, anche se non si è mai sentito tale, considerando addiruttura il termine guru in senso negativo.

McKenna non è stato un pioniere a tutti gli effetti. La maggior parte della ricerca sugli allucinogeni era già stata effettuata dagli inizi del XX secolo alla sua metà grazie a diversi studiosi. Se non altro, McKenna è stato un figlio degli anni 60, laureandosi a Berkeley, specializzandosi in “ecologia, conservazione delle risorse e sciamanesimo” – un tipica laurea di Berkeley dei 60 che è stata presto abbandonata dall’università dove alcuni suggeriscono che un soffio di cannabis può ancora essere percepito nel campus.

Con il suo pezzo di carta tra le mani, McKenna partì per l’India e poi peril Rio delle Amazzoni, dove studiò le droghe allucinogene autoctone utilizzate in varie tradizioni sciamaniche del Sud America. La ricerca nello specifico è stata per l’Oo-koo-hé, un preparato vegetale contenente DMT (Dimetiltriptamina), sostanza psicotropa prodotta naturalmente dal cervello [attraverso la ghiandola pineale].

Ma lo studio sul campo ha implicato la partecipazione dell’allievo; piuttosto che essere ispirato alla cultura occidentale della droga che emergeva negli anni 60, McKenna si è confrontato con le origini di quel culto. Dunque, presso la località di La Chorrera, sollecitato da suo fratello, ha scelto di essere il soggetto di un esperimento psichedelico il quale – come dichiarò in seguito – lo mise in contatto con il LOGOS: una voce allucinatoria densa di informazioni, vicina a un’esperienza visionaria dell’universo. Il fratello Dennis McKenna sarebbe sempre rimasto la parte strumentale della sua vita. Assieme, erano tra i primi studiosi dello sciamanesimo [sudamericano] a portare le loro esperienze nel mondo occidentale. Però, sebbene fossero scienziati, non segnalavano nulla agli altri accademici, preferendogli il grande pubblico, illustrando quanto la conoscenza, lo sviluppo e l’uso di queste piante potrebbe insegnare all’umanità. Se la città amazzonica di Iquitos è ora un centro importante per il “turismo allucinogeno” è in gran parte il risultato dei chemical brothers McKenna i quali hanno testimoniato una cultura aborigena della droga, piuttosto che l’equivalente consumista occidentale.

L’esperienza della droga nel suo significato aborigeno non era la ricerca del piacere ma l’acquisizione di conoscenza, non era un’evasione dalla realtà ma un’agganciarsi alla natura esaminandone lo specchio. Terence McKenna è stato descritto come il primo ambasciatore dell’umanità agli abitanti iper-dimensionali. Questo non è necessariamente vero, tuttavia possiamo considerare come i chemical brothers McKenna siano stati i primi occidentali rispediti da quella dimensione con un messaggio all’occidente dato nelle loro mani da quegli abitanti.

Terence McKenna ha sostenuto l’uso delle droghe e specialmente gli allucinogeni organici, in particolare l’ AYAHUASCA, la quale contiene la DMT (DimetilTriptamina). Inoltre, McKenna credeva che le sue esperienze attraverso la DMT fossero reali, provviste di un significato spirituale, e non erano allucinazioni ma qualcosa che apre la porta in un’altra dimensione. La DMT è una sostanza comune all’ayahuasca e allo stesso cervello [ghiandola pineale, epifisi], dove ha un ruolo nelle sue normali operazioni; dunque aprendo la porta [della percezione] per un limitato periodo di tempo, permette alla mente di accedere a un’altra dimensione. Una volta [di ritorno] “dall’altro lato”, McKenna dichiarò l’esistenza di altre forme di vita nell’universo. Con la crescente popolarità del fenomeno UFO, McKenna cominciò a parlare di come questo sia collegato col suo IPERSPAZIO. L’esperienza con la DMT era simile se non identica ai rapimenti alieni, nei quali credette di ravvisare quelle che chiamò “macchine elfiche iperspaziali” durante le sue esperienze con quel potentissimo psicotropo. Si trattava solamente della LORO ultima “incarnazione”, dopo essersi manifestati come faeries, elfi o angeli.

McKenna ha tracciato la storia dell’uso delle sostanze psicotrope, specificamente della DMT e della psilocibina, sostenendo che entrambe le droghe erano state utilizzate dall’umanità durante le epoche per entrare in questa dimensione e per comunicare con queste creature di un altro mondo; inoltre, credette che questi abitanti avessero aiutato l’umanità attraverso i millenni. La saggezza straordinaria e anomala che aveva spesso incontrato negli antichi monumenti (dalle piramidi nell’Egitto alle costruzioni giganti ugualmente enigmatiche in America centrale e del sud) potrebbe essere stata ispirata ed aiutata attraverso l’aiuto [interdimensionale] di quegli abitanti, fornendo agli sciamani informazioni specifiche sulle tecniche della costruzione, così come questi abitanti avevano fornito agli stessi sciamani informazioni specifiche su altri oggetti, per esempio destinati nella medicina.

McKenna sostenne che, se le culture attraverso i mondi avessero costruito le piramidi per i loro DEI, questa non sarebbe comunque una prova del contatto fisico con questi.

Egli credette come gli sciamani di ogni cultura potrebbero accedere all’IPERSPAZIO, in cui stabilire il contatto con un’intelligenza dalla quale erano stati a lungo circondati. Le varie civiltà, che li hanno contattati attraverso il tempo e lo spazio, sarebbero usciti da questi contatti interdimensionali portandosi dietro messaggi analoghi in ogni cultura.

Il suo studio storico ha compreso un’analisi della nostra era moderna, dove le “vere droghe” sono state abolite, e sostituite da droghe differenti, quali le sigarette, la caffeina e lo zucchero [bianco], ampiamente disponibili. McKenna trovò la nozione di messa al bando delle piante [psicotrope] irragionevole, incriminando la viziosa struttura di potere sociale che ha reso il possesso degli “allucinogeni” un crimine capitale, mentre è permessa la vendita di zucchero raffinato ai bambini e viene sovvenzionata la produzione di alcool e del tabacco. Questi ultimi possiedono caratteristiche le quali inducono alla dipendenza ed effetti dannosi sulla salute, mentre le droghe da lui illustrate – specificatamente la DMT – non hanno mai presentato qualità che provocano dipendenza. Tuttavia, si tratta di droghe codificate nella categoria A.

Nel volume Food of the gods, il quale presenta in gran parte la conclusione dei suoi studi storici, McKenna avanza la teoria sensazionale che la pista evolutiva la quale conduce allo sviluppo degli esseri umani di oggi, è stata favorita tramite il consumo di funghi contenenti psilocibina, dagli uomini del paleolitico. Non saremmo stati “ noi ” senza il FUNGO. Nello specifico, ha sostenuto che la psilocibina produsse un’acuità visiva aumentata, teorizzando come i primati vissuti nelle zone dove i funghi prosperavano, guadagnarono un vantaggio evolutivo nella caccia. I funghi stimolarono inoltre i centri verbali del cervello. Con l’uso costante e il passare del tempo, i primati cominciarono ad associare i suoni ai concetti comunicativi, con l’apparizione delle prime LINGUE [FONETICHE]. Muovendo da queste premesse verso la nostra società corrente, McKenna riteneva che le persone la cui vita fosse priva di esperienze allucinogene, non erano veramente “umane”: in assenza della liberazione e della saggezza ricevute dall’esperienza del TRIP (in breve, senza una specie di illuminazione), secondo lui era possibile rendere le persone come il bestiame, più facili da maneggiare dal Potere.

Questi risultati vennero collocati nel contesto di varie tradizioni misteriche, le quali affermavano che con tecniche specifiche – alcune basate proprio sull’assumere sostanze – l’iniziato era “rinato e illuminato”, qualcuno che aveva visto la divina luce dell’IPERSPAZIO. Nelle sue primissime esperienze, gli abitanti dell’iperspazio diedero in dono a McKenna una formula matematica la quale divenne nota come la “teoria delle novità” e l’ “Onda Temporale” (TimeWave). Inizialmente, McKenna non vedeva che uso potesse fare di quella formula, un sistema che mostra come le “NUOVE COSE” (novità) costituirebbero i balzi nella nostra cronologia. Il tempo in sè – diceva – è un’onda frattale basata sull’apparizione di novità, gli output di quest’onda. Il tempo si è quindi sviluppato attorno a una serie di nuove idee e cambi di paradigma, eventi che hanno cambiato il mondo. Il problema era come ancorare la formula all’interno del nostro calendario, dove si sarebbe visto un giorno in cui l’Onda Temporale collassa in un PUNTO ZERO. In seguito a qualche studio [come si è visto in un post precedente, basato anche sulla sequenza di Re Wen degli I Ching], McKenna decise che l’ancoraggio [al nostro calendario] dovrebbe essere il 21 dicembre 2012, identificato solo successivamente con la data finale del ciclo del calendario Maya.

L’Onda Temporale è rimasta un argomento intrigante dopo la morte di McKenna, specificamente con gli attacchi dell’11 settembre 2001 o lo tsunami in Asia del 26 dicembre 2004. McKenna indicò il 2012 come una probabile data per l’ Eschaton, un crollo tremendo del tempo attuale che ci costringerà ad entrare in un nuovo tempo. Sebbene infatti questo potrebbe essere lo scopo dell’Onda Temporale, non sono stati gli abitanti [dell’Iperspazio] ad ancorarlo alla nostra cronologia ma soltanto McKenna. Perciò l’ancoraggio non è una certezza ma solo una teoria.

Sebbene l’Onda Temporale coincida in gran parte con gli eventi significativi che i media occidentali hanno riferito, non esiste nessuna classificazione scientifica su come comprendere il significato delle novità in una scala globale. Il mondo è cambiato l’11 settembre, o quando Bush ha deciso di invadere l’Afghanistan? E, benchè seguito in modo avvincente dai mass media, si è trattato sul serio di un evento globale? Ed importa indipendentemente da fatto che l’umanità cambi, o soltanto quell’evento che potrebbe cambiare l’umanità accade? Tali questioni rimangono in sospeso.

McKenna era un oratore prolifico: se fu davvero scelto dagli abitanti dell’Iperspazio come ambasciatore, la loro scelta è stata eccellente. McKenna univa una voce unica ad un metodo specifico e intrigante di esposizione, sia che parlasse in pubblico o meno.

Molte delle sue frasi sono state usate da artisti popolari ma ispirati, dai The Shamen agli Eat Static.

Ho avuto il piacere di incontrare McKenna in due occasioni e di avere una breve corrispondenza con lui. Durante la nostra prima riunione nel luglio 1995, ero in gran parte scettico verso l’uomo dietro il suo messaggio, classificandolo nella categoria della gente che dice molto, ma senza che tale molto abbia un reale valore.

Nonostante ciò, i suoi interventi e le conferenze pubbliche – come pure le discussioni private – mi hanno rivelato rapidamente come McKenna fosse molto lucido, e la parte più intrigante dei suoi discorsi era quella più nascosta. Si trattava di un uomo dai molti strati: in quello più visibile, si mostrava come una persona che profetizzava i benefici nell’uso di certe sostanze. Un gruppo ristretto di individui si è reso conto che McKenna non vedeva l’uso della droga come attività ricreativa [o di fuga dalle responsabilità], ma considerava chi faceva uso [intelligente] di certe sostanze come sacerdote, mantenendo un legame sacro tra noi e l’altra dimensione, il LOGOS divino.

Una piccola cerchia di persone si è resa conto che, seguendo i percorsi di McKenna, sarebbero stati in grado di raggiungere una certa conoscenza di quella dimensione. Ma sembra che dal 1999 McKenna fosse annoiato dalle sue costanti attività, incluso il lavoro di “missionario”. Forse era solo una fase temporanea, nella speranza di dedicarsi di più all’esplorazione dell’IPERSPAZIO piuttosto che parlarne. Un sacerdote deve solamente parlare di dio alle sue moltitudini, o ha anche il tempo di ricercarlo?

Il 22 maggio 1999, la mente del cinquantaduenne McKenna esplose. Le allucinazioni frantumarono la realtà in pezzi di vetro, i gusti e gli odori si contorcevano in forme strane, fu inghiottito da un labirinto e, come successivamente raccontò “In qualche maniera partecipavo ai sogni della settimana prima, ai timori della settimana dopo, trovandomi in un ristorante di Dublino”. Improvvisamente la sua pressione sanguigna scese in picchiata, facendolo collassare in un colpo apoplettico. Come John Travolta in Phenomenon, McKenna aveva raggiunto una condizione fisica che gli forniva l’accesso a un’altra dimensione, ma che sarebbe stata mortale. Gli furono dati tra i sei e i nove mesi di vita. Le cure sperimentali a cui si sottopose sembrarono dare l’effetto voluto, ed entro il novembre 1999, gli esami mostrarono una remissione del tumore cerebrale. Tuttavia, era chiaro come Terence fosse stato chiamato a passare definitivamente attraverso i “cancelli”: vi fu una recrudescenza del tumore, e attraversò dunque il tempo senza ritorno il 3 aprile 2000. La morte non era mai stata un argomento tipico di McKenna. Le porte dell’Iperspazio sono girate così tante volte…

Ma avendo dato una “finalità”, si rese conto che vivere nella conoscenza che si deve morire rende la vita ricca e intensa. Egli disse: “Potrei vedere la luce dell’eternità – alla William Blake – splendere attraverso ogni foglia. Voglio dire, un insetto che cammina sulla terra mi commuove fino alle lacrime.” McKenna si rese conto che, dato un tempo limitato focalizzato sul cervello: “Se la maggior parte della gente prendesse tutto ciò seriamente, una gran quantità di cose sarebbe fatta con più attenzione alla qualità e alle intenzioni.” Aveva supposto che avrebbe visto il 2012, ma ora non sarebbe successo. “Assai pochi profeti vivono vedendo realizzarsi le loro profezie. Non è accaduto neanche a Joachim de Fiore, non è successo nemmeno a Marx. Se [qualcosa] succederà, succederà, non ha bisogno di tifosi. E’ inerente alla stessa morfologia dello spazio e del tempo. Una cosa molto divertente su di me e la mia carriera è che è diversa da quella di [Timothy] Leary, diversa da tutta questa gente: questo strano rapporto verso le profezie e l’apocalisse. I miei fan non ci capiscono niente di quella roba, e anche i miei critici faticano a comprendere cosa essa sia. Perciò abbiamo tutti solo da conviverci fino a che non si toglie di mezzo.”

Ma al tempo stesso, egli non voleva fare della sua morte un evento, come morire in Rete [!] o inserendo discussioni sulla criogenia. “Penso che parte di ciò che la morte è biologicamente sia una specie di rimescolamento genetico. Se i geni fossero stati progettati per durare in eterno, la morte non sarebbe mai entrata nello schema delle cose.” [insomma] Fino alla fine, ha continuato a pensare, e a predicare …

Questo articolo è apparso in Sub Rosa Magazine 1 nel giugno 2005.

Al seguente indirizzo vi è la versione originale:

http://www.philipcoppens.com/tmckenna.html