Tre allegri ragazzi morti – Una terapia (1997)

Ho deciso di pubblicare un brano di un gruppo musicale chiamato “Tre allegri ragazzi morti.” Il pezzo ha per titolo “Una terapia”, risale al 1997, e lo inserisco su Civiltà Scomparse perché si aggancia a diversi post, per esempio questo.

 

Voglio una terapia
Contro la nostalgia
Ti ricordi, ti ricordi, ti ricordi?
Giuro non mi ricordo più
Prevedo il mio successo
Revival di me stesso
Quello che voglio è storia
Quello che cerco è una memoria

Anni ’50 mia padre balla il rock’n roll
Anni ’60 mia madre chiusa in fabbrica
Anni ’70 tutti con le P38
Anni ’80 e siamo tutti al centro della moda

C’era una terapia
Contro la nostalgia
Non dirmi che si stava bene
Non dirmi qui si stava meglio
Un passo nel progresso
E poi due passi indietro
Voglio una storia tutta nuova
E poi rifare tutto uguale

Anni ’50 mia padre balla il rock’n roll
Anni ’60 mia madre chiusa in fabbrica
Anni ’70 tutti con le P38
Anni ’80 e siamo tutti al centro della moda

Anni ’50 America-Russia
Anni ’60 ti saluto dalla luna
Anni ’70 stanno arrivando gli UFO
Anni ’80 e siamo tutti al centro della moda
Anni ’90 un pensiero unico…
Anni ’90 un pensiero unico…
Anni ’90 un pensiero unico…
Anni ’90 un pensiero unico…

Resta poco da fare…
Prendi le tue cose e vai…
Prendi le tue cose e vai…
Prendi le tue cose e vai…
A sud?

Altri testi su: http://www.angolotesti.it/T/testi_canzoni_tre_allegri_ragazzi_morti_860/testo_canzone_una_terapia_27102.html
Tutto su Tre Allegri+Ragazzi+Morti: http://www.musictory.it/musica/Tre+Allegri+Ragazzi+Morti

La fine occulta dell’estate

Quasi un mese e mezzo fa, ho scritto come luglio e agosto sembrerebbero apparire come mesi gemelli, ma non è vero. Trovo agosto più esoterico, metafisico e spirituale di luglio, anche se il clima sembra identico. Soprattutto la seconda metà. Inizia a sprigionarsi qualcosa che si esaurirà soltanto a fine ottobre. Ognissanti. Alla fine della prima decade del segno zodiacale dello Scorpione. L’ultimo periodo, prima dell’inverno, in cui le giornate possono essere ancora calde (tant’è che vi sono stabilimenti balneari aperti da aprile a ottobre) e in cui – non a caso – vige quell’ora legale che, da un po’ di anni a questa parte, si conclude intorno alla fine di questo mese, e che in francese è chiamata heure d’été (ora estiva.) Sembrerebbe quasi una scelta – non so quanto inconsapevole – per sottolineare come la “bella stagione” si concluda a fine ottobre, e da lì in poi, con novembre e le prime due decadi di dicembre, inizi una specie di NON TEMPO – dal momento che la vera “brutta stagione”, l’Inverno, è ancora di là da venire – cioè il vero Autunno (il cui etimo è derivato da un dio etrusco “del raccolto”), cioè la FINE, in cui vengono raccolti i frutti dei semi piantati nel terreno in precedenza. Le ore di sole calano giorno dopo giorno fino a raggiungere il PUNTO ZERO il 21 dicembre, la giornata con il più basso numero di ore di luce solare. La fine (o l’inizio, dipende da dove si guarda) della spirale logaritmica di Fibonacci. Da lì in poi, a partire dal giorno dopo, il numero delle ore di sole tornerà a crescere.

Fantapolitica americana prossima ventura (addendum)

Nel maggio dello scorso anno avevo profetizzato che i repubblicani USA avrebbero eletto Ron Paul come candidato sfidante di Barack Obama. E quest’ultimo avrebbe perso contro di lui alle elezioni del novembre 2012. Avevo visto questo come il ripetersi ciclico di un modello, a cui avevamo già assistito nel 1990-1991, nelle figure di Boris Eltsin e Mikail Gorbaciov.

La mia idea di un Ron Paul vincitore delle elezioni USA 2012 l’avevo rinnovata qualche mese dopo, in settembre.

Sappiamo che le cose sono andate diversamente. Ron Paul è stato “disarcionato” (in dei modi che hanno ricordato le “elezioni rubate” del 2000) e per sfidare Barack Obama è stato messo Mitt Romney.

Entrambi fanno parte dell’establishment, sono due pupazzi della cosiddetta “élite” che ha per fulcro le banche centrali private dei paesi occidentali, il complesso militare-industriale, organizzazioni religiose, dinastie reali. Dal canto suo, Romney pende ulteriormente dalla parte dei cartelli dell’oligarchia finanziaria internazionale neoiperliberista che ha dominato il mondo da trenta/trentacinque anni a questa parte.

Nell’agosto 1991 Mikail Gorbaciov appariva vittorioso contro la reazione della “vecchia guardia” del Politburo e del KGB che si era opposta alle riforme gorbacioviane con una specie di colpo di stato militare. Ma la vittoria dell’ultimo segretario del PCUS fu di breve durata, perchè, come sappiamo, venne spodestato nel giro di poco tempo dal presidente della Russia Boris Eltsin, il quale fece in modo – assieme ai presidenti di Ucraina e Kazakhistan – di smantellare la stessa URSS con un tratto di penna che venne reso effettivo alla fine dello stesso anno.

Vedendo la candidatura di Mitt Romney –  sostenuta dall’oligarchia finanziaria globale più conservatrice e retriva – come un alter ego della reazione golpista dei quadri conservatori in URSS nell’agosto 1991, e la possibile vittoria di Obama come una vittoria della parte più riformista del globalismo finanziario che ha per perno la BCE e la Federal – l’euro e il dollaro – possiamo immaginare quella di Obama come una vittoria di Pirro, la quale potrebbe sgonfiarsi presto, in seguito, per esempio, a un’azione di polizia internazionale (di cui si vocifera da diversi mesi) che mostri platealmente la corruzione intrinseca, e quindi l’illegalità, dell’attuale architettura monetaria transatlantica sulla quale si basa, tra l’altro il potere militare occidentale.

Quindi verrebbe invalidato il risultato delle elezioni con la Federal Reserve (che finanzia entrambi i candidati) messa sotto arresto e il “vittorioso” Obama sarebbe costretto a gettare la spugna nella situazione di emergenza che si verrebbe a creare. In tale scenario verrebbe smantellato il sistema corporativo USA (guidato dal cartello bancario privato) in vigore dal 1913, e ripristinata la Repubblica costituzionale del 1776, togliendo tutte le leggi anticostituzionali fatte dalle corporation, tra cui il famigerato Patriot act, un pacchetto di leggi restrittive e liberticide promulgate nel 2001 con la scusa della “guerra al terrorismo.”

Quindi, per fare un parallelismo tra gli avvenimenti dell’agosto 1991 che risuonano ciclologicamente con quelli del novembre 2012:

reazione dei conservatori del sistema 1991 (colpo di stato degli antiriformisti URSS) reazione dei conservatori del sistema 2012 (candidatura di Mitt Romney)
riformismo del sistema apparentemente vittorioso 1991 (Mikail Gorbaciov) riformismo del sistema apparentemente vittorioso 2012 (Barack Obama)
Capi provenienti dal sistema contro il sistema stesso 1991 (Boris Eltsin, Victor Chernomirdyn, economisti liberali) Capi provenienti dal sistema contro il sistema stesso 2012 (Ron Paul, Dennis Kucinich, guardia repubblicana, Oath keeper)
esito 1991 (smantellamento dell’URSS, che durava dal 1917) esito 2012 (smantellamento del sistema corporativo con a capo la Federal Reserve, che durava dal 1913)

Appunti tratti dal mio quaderno (5)

Un nuovo articolo, ricavato da diversi brani di ciò che scrivo sui miei quaderni. Come di consueto, le associazioni mentali riportate sono allo stato grezzo. Alcuni potrebbero lamentare la loro dispersività. Non fateci caso. I brani sono corti e penso possano avere il fascino della gemma non lavorata.

Quando nel filmato della “dichiarazione di guerra” di Mussolini (e dunque dell’Italia intera, visto che egli era l’incarnazione della Nazione, non dello Stato) agli “ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”, compaiono le FOLLE sulle piazze di tutte le città italiane, sembra un po’ di assistere allo STRAPAESE tipico, per esempio, dell’Intervallo RAI, il quale aveva come musichetta un brano secentesco, come succedeva per l’Almanacco del giorno dopo fino al 1993.

Oppure le immagini delle città italiane aventi i nomi in sovrimpressione, sempre nel filmato della “dichiarazione di guerra”, è qualcosa di somigliante ai quadretti delle varie località d’Italia che si trovano in certe stazioni della penisola, oppure sui vagoni dei treni. E questo lo associo ai dipendenti pubblici, agli impiegati statali. Ad Andreotti, “uomo della previdenza”, come lo chiamava Montanelli, e all’INPS.

La globalizzazione non poteva coesistere col mondo di Andreotti. Non ci poteva essere nessuna “coesistenza pacifica” tra loro. 1994: la “gioiosa macchina da guerra” guidata da Achille Occhetto.

Un giorno verrà scoperto che i  Beatles erano stati sopravvalutati.

La globalizzazione diceva: “E’ finita la storia, la democrazia liberal-capitalistica ha fatto crollare il comunismo – URSS e Patto di Varsavia – e tutto ciò che importa adesso è comprare e vendere, adoperando solo la nostra struttura finanziaria e il fascismo della perfezione high tech.” L’autoritarismo della perfezione high tech.

Durante l’epoca eroica, ardita, inquadrata, militarista, del ventennio fascista, di Mussolini, Storace, “tireremo diritto”, l’Impero e il Regno d’Albania, il saluto e il passo romano, vi erano i borghesissimi filmetti interpretati da un Amedeo Nazzari tutto in tiro, la cui dizione italiana impeccabile aveva come dei cedimenti in certe vocali, a causa dell’accento sardo represso. Impercettibili cedimenti strutturali.

A proposito di tutti gli annunci e le profezie riguardanti il 2012, ho scritto come la più grande catastrofe sia che non accada nulla, che tutte le cose rimangano uguali a come sono sempre state negli ultimi anni. Per esempio, con le giornaliste televisive che parlano dei nuovi morti ammazzati in Palestina (tra le righe, sempre alludendo al fatto che “Israele ha diritto all’autodifesa”), della diretta Tv da Montecitorio. E quel giornalista del Tg3 dall’aspetto invecchiato, ma SEMPRE LI’, sempre in quegli studi Tv. E’ quel tipo di informazione, simboleggiata da una foto all’inizio del capitolo del libro di storia che studiavo nel 2004, per l’esame di “storia contemporanea”…e questa immagine, appunto, mostrava uno di quei mezzobusti televisivi, una di quelle giornaliste del Tg1, quasi un’ipostasi della prosaicità, della banalità totale dei nostri tempi.

Il sistema di ipnosi televisiva sta girando a vuoto. E sono particolarmente irritanti quei “sopravvissuti” come Renzo Arbore, che cianciano “di com’era bella la televisione di un tempo.”

Ciò che crediamo essere l’attuale civiltà, l’attuale società, è una specie di condizionamento ipnotico. La mente è INNOCENTE (non date retta a espressioni come quella che dà nome a questo sito), è la mente condizionata a non esserlo.

Quell’impressione di ordine, pulizia, solidità culturale, che si poteva ancora respirare ai tempi del ventenno fascista. Non si erano ancora affacciati sulla scena i PROBLEMI DI ORDINE PLANETARIO, come la crescita esponenziale della popolazione terrestre, l’inquinamento provocato da un’industrializzazione massiva che utilizza le energie prodotte da materiali estrattivi, le armi di distruzione di massa. Comunque, ritorniamo all’impressione di ordine e pulizia nel ventennio fascista, ben visibile nel filmato della “dichiarazione di guerra” da parte di Mussolini nel giugno 1940, e le scritte delle varie città ITALIANISSIME sovrimpresse a una loro immagine significativa.

Successivamente, un bel po’ di tempo dopo, paragonando quelle scritte a un arredamento urbano ben tenuto, a panchine, marciapiedi, monumenti, fontanelle pubbliche, “littorine” dei tram, tutti immacolati; un bel po’ di tempo dopo, il degrado, l’abbandono, le scritte adolescenziali sui muri dei sottopassaggi urbani. Scrittacce disincantate (si potrebbe scrivere ENTROPICHE) su quadretti delle varie località d’Italia pittoresche nei vagoni dei treni. Ancora “incantate.”

Fellini poteva appartenere solo all’epoca storica in cui  vissuto [scrivo di lui perchè so essere uno degli artisti italiani più rimpianti della storia recente.] Erano inseparabili, due facce della stessa medaglia. Non ci potrà mai più essere un “nuovo Fellini”, così come non ci potrà mai più essere il periodo storico in cui è vissuto. Impronte digitali irripetibili che è inutile e dannoso commemorare, ricordare, rimpiangere. Sono pesi che inchiodano la mongolfiera del futuro a terra.

Appunti tratti dal mio quaderno (4)

Questa è la quarta puntata degli appunti tratti da uno dei miei quaderni, che scrivo regolarmente. Come nelle altre occasioni, vi renderete conto che il modo di scrivere segue associazioni mentali non eccessivamente elaborate. Quindi piuttosto grezze, e con possibili difficoltà di comprensione immediata da parte del lettore. Dal momento che il seguito sul quaderno di questa parte di scritto, è ulteriormente sacrificato alla comprensibilità (cioè, lo capisco solo io), mi sono fermato al punto che adesso, adoperando come un rovesciamento, metto per primo.

Vivere dentro una società DISTOPICA senza sospettarlo. Vivere dentro l’impero del denaro dato in prestito a interi stati da parte di potentissimi banchieri privati.

Una società “su di giri” si scontra con la perdita di propulsione. Come se si dovesse sempre, apparentemente, essere negli anni cinquanta, negli anni sessanta. Il far ripartire l’economia che si deve scontrare con l’accumulo di precedenti. La statua di argilla che si affloscia su se stessa. Il tempo lineare che crolla al suolo come le statue dei dittatori comunisti nei paesi dell’est a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. La concezione comune della storia, della scienza, del genere umano, che crolla al suolo come le statue di Lenin, di Stalin e di Saddam Hussein.

Crollo del sistema monetario e della finanza. Crollo dell’ultima ideologia, il capitalismo, associato alla caduta del sionismo, di Zion. Il segno di Zion. Non ci potrà mai più essere il periodo storico in cui è vissuto Fellini e gli altri grandi registi dagli anni cinquanta agli anni ottanta. Ed è inutile e quasi nocivo rimpiangerli e celebrarli. Celebrare e ricordare qualcuno, poi, come un certo attore di Campi salentina, è semplicemente una bestemmia.

La “società del piagnisteo” è la tappa di arrivo della “degenerazione del postmoderno”, il celebrare i bei tempi andati rimpiangendoli. Quando ancora si era solo in uno o due miliardi sul pianeta Terra, il cui vero nome è Gaia.

Le cose sul pianeta devono andare sempre peggio sempre più velocemente, fino a collassare.

La società senza futuro della finanza, di Wall Street, delle borse, dei mercati, della pubblicità, del cinema blockbuster e delle multisala, dello shopping, è destinata a infrangersi contro la perdita di propulsione, che raggiungerà l’ “onda temporale zero” tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, quasi un secolo dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale.

Per continuare a far girare il mondo dei mercati, della finanza, dei capitali, delle borse, c’è sempre bisogno di “fare ripartire l’economia, la crescita, il lavoro”, cioè di dare un senso, un perché, a tutta quella massa, quel flusso di denaro creato con meccanismi debitori, soldi dati in prestito, dalle banche centrali private, a interi paesi, per creare “debito pubblico da ripagare.”

La crisi si acuirà sempre di più, se ne potrebbe uscire solo con una guerra mondiale, la quale genererebbe quei meccanismi iperinflattivi che sono la manna per i grandi gruppi privati internazionali, per le oligarchie che tengono per le palle interi continenti.

Perché il capitalismo vada avanti, il mondo deve sempre “bollire”, in un modo o in un altro, bisogna sempre tenere il fuoco acceso sotto la pentola in cui l’acqua bolle. Se il fuoco della pentola si abbassa, o addirittura si spegne, il capitalismo è finito. Ecco perché, per far funzionare il capitalismo, il mondo deve sempre essere “su di giri”, con lo spettacolo, con lo shopping, con la guerra. Tutta una sovrastruttura egoica che Gaia non può sopportare ancora a lungo, e se la scrollerà via di dosso, con l’eleganza di un rigurgito.

La “fine della storia come si è abituati a conoscerla” La “voglia di catastrofe” dagli anni novanta in avanti. Libro che avevo visto in quel negozio alla Feltrinelli, che era vicino alla Nunziata, l’avevo visto verso la fine del 1997 e giù di lì, si intitolava Ultimo avviso prima del collasso, “the end of the world as we know it”, aveva la carcassa di una Renault in copertina.

Le regle du jeu, film del 1939, in un momento storico in cui non era ancora presente il “disincanto postmoderno”, la sfiducia nelle “grandi narrazioni che ci spiegano bene il mondo”, e dove si vedono queste automobili con l’impianto elettrico rudimentale, i paraurti con tanto metallo e plastica zero (tutt’al più bachelite, celluloide), il volante sottile, i pedali come quelli di un’automobile giocattolo ingrandita.

La coscienza dei Rossellini, dei Fellini, aderiva ai tempi storici in cui sono vissuti come il dorso di una mano aderisce al palmo. La Coscienza, inserita dentro il discorso storico, così come la si è iniziata recentemente a inserire nel discorso scientifico. Immagine ancora migliore: la Coscienza e la Storia sono due facce della stessa moneta. E’ la Coscienza che produce la Storia e la Storia produce la Coscienza, in un intescambio reciproco.

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