CADEO Coloratissimo megabazar VHS

Cesare Cadeo è senz’altro un’icona della televisione privata, commerciale, pubblicitaria degli anni ottanta in Italia. La Fininvest. Berlusconi. I quiz di mezzogiorno di Corrado e Mike Bongiorno. Lo sballo di Deejay Television al pomeriggio. Le ragazzate di Bim Bum Bam e Ciao Ciao all’ora della merenda. Cristina D’Avena e le sue sigle di cartoni animati giapponesi alle otto di sera, prima di quando ancora i programmi in prima serata iniziavano alle venti e trenta. E poi Drive In e tutti gli innumerevoli film e telefilm americani dal mattino alla sera tardi. Quando era un evento la prima visione in Tv di un film. Il tutto si contapponeva alla Rai, la “Tv di stato”, alla “Tv del servizio pubblico”, politicamente ingessata, didatticamente noiosa come le aule di un ufficio statale o quelle di un liceo classico.

Cesare Cadeo, dunque, era uno di quei conduttori onnipresenti sugli schermi delle reti Fininvest degli anni ottanta, col suo sorrisone sempre pronto e la battuta sempre scattante. Con la sua cartellina in una mano, e vestito di tutto punto, immerso in musichette e jingle,  per lui era sempre tutto “bellissimo”, “meraviglioso”, “fantastico”, anche di fronte a concorrenti anonimi e di uno spento totale.

Cesare Cadeo in un momento imprecisato di venti o trent’anni fa,

Quindi, a parere di Civiltà Scomparse, ha fatto benissimo a chiamarsi CADEO questo progetto italiano di musica Hypnagogic pop (ovvero la musica che prende spunto da una radiolina a pile che si sta scaricando mentre trasmette brani electro-synth pop, new wave, e le sigle Tv di trent’anni fa.)

Anche il video del brano che vi proponiamo, Coloratissimo megabazar VHS, è assolutamente complementare con il pezzo. Si può benissimo affermare che i brani Hypnagogic pop e Witch House presenti in diverse playlist di YouTube non possono fare a meno di quasi compenetrarsi con le immagini del video in cui sono contenuti.

E anche questo non fa eccezione.

Si vedono scorrere i programmi della giornata di TeleMilano2 (antesignana della Fininvest, o qualcosa di simile) del mitico giovedì 4 aprile 1985, dopo gli annunci pubblicitari degli “antennisti” ed elettricisti di piccoli elettrodomestici per una buona ricezione di TeleMilano2 nelle varie province della Lombardia, con il numero di telefono evidenziato da piccoli telefoni a disco SIP lampeggianti. Poi si entra nel vivo, con il telefilm “Il dottor Kildare”, il documentario “Vivere il futuro” (anche in replica qualche ora dopo per ben due volte), lo show promozionale “Idea Casa”, ben altri due telefilm e i cartoni animati “La banda dei ranocchi” e “Le avventure dell’Ape Magà.”

Veniamo, però, presto a scoprire che la lista dei programmi della giornata deve aver subito una modificazione dagli stessi autori del video, visto che “La banda dei ranocchi” compare di nuovo dopo “Le avventure dell’Ape Magà”, perciò la doppia replica del documentario “Vivere il futuro” era probabilmente solo presunta. In realtà si trattava di una ripetizione eseguita dagli stessi autori del video, per ragioni che non staremo qui a spiegare, anche perchè non le sappiamo.

Gli orari dei programmi che si avvicendano uno dopo l’altro vengono stiracchiati, deformati e resi a poco a poco illeggibili, come certe scritte che vengono quasi cancellate dalla smagnetizzazione dei nastri VHS. Questi programmi risalenti all’Ordoviciano lasciano spazio a sfumature di colore a metà tra le discoteche dell’epoca (intendo l’era geologica), certi interni spaziali di telefilm a colori e le prime videografiche in Tv che apparivano trent’anni fa.

A poco, a poco, tra queste sfumature molto cerebrali – che ricordano un tramonto o un’alba visti dalle fasce di Van Allen quando ancora la tecnologia disponibile non era come quella di oggi – emergono, sfumatissime e spettrali, due figure, una seduta e una in piedi. La prima somiglia a una concorrente di una trasmissione di quiz in una Tv privata, come poteva essere appunto TeleMilano2, e l’altra a un’imitazione di Cesare Cadeo, o qualcosa del genere, impersonata da un conduttore dell’emittente privata il cui lontano ricordo la fa da padrone in questo video.

Complimenti e buona fortuna al progetto CADEO, anche se so che sarà presto disperso nell’oblio di internet, assieme ad altre cose di questo tipo. Ma il tutto avviene in linea con lo spirito di queste idee che emergono per poi probabilmente riaffondare negli abissi della dimenticanza più totale, senza mai raggiungere un – seppur minimo – successo di pubblico, che comunque le snaturerebbe.

Cilonen – Aphex Twin (2006)

 

Il brano CILONEN tratto dall’album CHOSEN LORDS, uscito nell’aprile 2006, è uno dei miei preferiti dell’artista Aphex Twin (AFX.)

Notate come sono strategici quei secondi di silenzio all’inizio, che fanno poi emergere i suoni come dal nulla.

Il Big Ben ha detto stop (2)

Non è finora avvenuto nessun avvenimento eclatante, di importanza mediatica, inperniato sul BIG BEN del parlamento di Westminster a Londra (come “profetizzato” in questo post) simboleggiante la FINE DELLA STORIA. Cioè la fine del tempo lineare che si basa sull’accumulo di passato storico conosciuto e condiviso.

Non è successo niente.

Per ora il Big Ben ha detto stop solo al 2011, lo scorso capodanno, tra i fuochi artificiali.

Ma è proprio necessario che debba “succedere qualcosa”? Invece è possibile, anzi, che il tempo lineare produca i suoi soliti clichè noti e stranoti in una maniera sempre più visibilmente ripetitiva e spenta? In una specie di impennata?

E, paradossalmente, proprio da questa monotonia, da questa ripetitività e da questo accumulo di risaputo, potrebbe EMERGERE QUALCOS’ALTRO a un certo punto. Proprio come succede a certi disegni stereoscopici che sulle prime appaiono come delle trame ripetitive colorate senza senso ma poi, osservandole con più attenzione e con gli occhi un po’ incrociati a una determinata distanza, queste immagini stereoscopiche fanno apparire delle forme in tre dimensioni le quali non c’entrano NIENTE con la trama ripetitiva che si sta osservando, la quale in qualche maniera continua ad apparire anche se ormai non la si osserva più ma si osserva l’ALTRA IMMAGINE.
E’ risaputo che ad alcuni viene più facile accorgersi dell’immagine, mentre ad altri meno.

Se vi allontanate a circa 40 centimetri dall’immagine incrociando un po’ gli occhi, potrete ascendere dalla seconda alla terza dimensione vedendo una SEDIA.

Potremmo chiamare questo “fenomeno” una specie di ASCENSIONE dalla seconda alla terza dimensione? E l’accorgersi di qualcosa oltre la trama ripetitiva e noiosa del tempo lineare potrebbe essere questa la famosa ascensione dalla terza dimensione alla quarta o quinta o sesta, che un buon numero di siti e blog alternativi – più o meno ciarlatanescamente – parlano, continuando a parlare (sempre più dubbiosi e meno sicuri) del 21 dicembre di quest’anno, a proposito di chissà quale avvenimento eclatante e sensazionale?

Non mi stupirei se, proprio intorno al 21 dicembre, la monotonia del solito tempo della cronaca e della storia raggiungesse davvero un apice. L’arcinoto, il trito e ritrito che raggiunge il suo zenith.

Qualcuno, riferendosi alla mia “critica” alla tirannia del tempo lineare – comparsa anche nello scorso post – potrebbe obbiettare. “Ma come %&$£# è possibile  non riuscire più a percepire il tempo che si sposta dal passato al futuro? I cicli degli astri, i giorni, le notti, le stagioni, il fatto che invecchiamo?” Bene, ricordandomi, una volta, di aver letto che alcuni si siano messi a considerare come sia perlomeno curioso che gli esseri umani ricordino anni e decenni (se non secoli e millenni) spostandosi indietro nel passato, e non sappiano minimamente cosa succederà tra nemmeno dieci minuti, posso rispondere a quel qualcuno che la percezione del tempo come è comunemente intesa dagli esseri umani, è un costrutto in massima parte dovuto al condizionamento linguistico della mente, attraverso cui viene accumulata tutta la storia e la cronaca passata ossessivamente – e quasi burocraticamente –  naturalmente seguendo determinati punti di vista dominanti.

E’ la memoria organizzata linguisticamente che ci fa attendere il domani tenendo sempre presente lo ieri (il quale viene raccontato sempre in un modo ben preciso, omettendo migliaia di fatti e cose per “farlo tornare”, per far sì che “tutto quadri”, “tutto torni.”) Sono i nomi delle vie nelle città, i monumenti storici, i nomi, i cognomi e le nostre età, l’organizzazione ritualistica delle istituzioni, unita all’onnipresenza degli orologi e dei calendari, tutta roba la quale fa in modo di farci “rigare dritto”, perfetti soldatini sempre obbedienti alla tirannia del tempo lineare.

Una tirannia senza nome e senza volto, ma che esiste e ci fa soffrire, come qualsiasi tirannia.

E potrebbe anche non esistere concretamente, nel mondo della realtà.

Il Big Ben ha detto stop

 

Il Vecchio Ordine Mondiale, quello in cui stiamo tuttora vivendo, è fatto di ciò che siamo stati condizionati a credere sia la realtà delle cose, frutto di secoli, se non millenni, di condizionamento orwelliano. La cosiddetta “Sindrome di Stoccolma” è un fenomeno che avviene quando il rapito si affeziona così tanto al rapitore che giunge a difenderlo e ad amarlo. Come accade in quei paesi, la Corea del Nord per esempio, in cui la gente è stata condizionata ad amare i propri tiranni. Una mia vecchia conoscenza una volta ha parlato di “Sindrome di Stoccolma che fonda la storia“, esattamente al punto 3 del cosiddetto “Manifesto dei perfidi ninfetti”, risalente a qualche anno fa. Aveva ragione.

Anche se all’epoca non avevo capito dove volesse andare a parare.

Dunque, lo smantellamento dell’attuale Ordine comporta la perdita di tutti i paletti con cui siamo stati condizionati a deformare la realtà, illudendoci di percepirla. Le persone possono difendere con le unghie e con i denti un sistema tirannico senza nome nè volto, che li opprime da così tanto tempo che si sono dimenticate di essere oppresse da una tirannia così pervadente da non poter nemmeno essere notata. Solo amata.

Questa tirannia è il TEMPO LINEARE.

L’attuale sistema economico-finanziario si basa sul tempo lineare. Oscurantismo ieri, progresso domani. Prestito oggi, debito domani. Lavoro oggi, pensione domani. Il vero grande e migliore amico del capitalismo è il tempo L. E probabilmente solo un collasso temporale può far collassare il capitalismo.

Lo stesso linguaggio è fatto di tempo lineare e, come sappiamo, le lingue creano più problemi di comprensione di quanti non ne risolvano. Le lingue sono una specie di “burocrazia della comunicazione.” Il concetto di BABELE non ci ispira immagini solari e limpide, ma perlopiù una grande confusione, da regolare perennemente con metodi faticosi.

Quindi ne derivano le mille divisioni tra le persone, i gruppi, le comunità. La sfiducia generalizzata. La costrizione del linguaggio come interfaccia tra la mente e la comunicazione interpersonale.

Per far collassare l’attuale sistema, che da due centinaia di anni all’incirca prende il nome di “capitalismo”, sarebbe necessario far deragliare la percezione del tempo lineare, smantellando al tempo stesso la sfiducia tra le persone (su cui si basa l’esistenza del denaro) permettendo alle loro menti di poter comunicare reciprocamente senza l’uso della “burocrazia della comunicazione” chiamata linguaggio.

Quindi, per esempio io adesso, avrei la possibilità di poter trasmettervi direttamente i miei pensieri, le fantasie, le immaginazioni che danno origine al seguente articolo, senza dover stare tanto a faticare dentro il labirinto della lingua italiana – frutto di secoli di sedimentazioni culturali – per trovare le espressioni più vicine a ciò che mi frulla in mente.

E’ scorretto dire che, sulla Terra, “è accelerato il tempo” negli ultimi secoli. E’ semmai accelerata la “creazione.” Per esempio, all’inizio del 1900 la popolazione mondiale era di un miliardo e mezzo di abitanti, centoundici anni dopo è cresciuta di sette miliardi. Se pensiamo al pianeta come una “scuola per anime”, sembrerebbe che sempre più anime vogliano…imparare. Scegliendo di sperimentare un livello esistenziale ricco di limiti, dovuti alla densità non particolarmente elevata della materia. Sembrerebbe quasi che qualcosa abbia fretta nel meccanismo della scuola planetaria. Spingendo a un punto in cui la lezione sarà imparata completamente. Immagino questo momento come qualcosa di pazzesco. Il momento in cui ogni singolo individuo sul pianeta capirà improvvisamente che E’ FINITA. Come quando suona la campanella a scuola.

Ogni individuo saprà di avere accumulato abbastanza esperienza – sommando tutte le esperienze di ogni elemento della specie umana nato e vissuto sulla Terra – per…uscire dalla scuola (anche se magari potrebbe essere solo la campana dell’intervallo.)

Quindi,

  • fine del tempo lineare
  • fine della storia
  • fine del linguaggio
  • fine del capitalismo

coincidono.

 

Manifesto futurista della nuova umanità

E’ veramente…simpatico questo videoclip di Vasco Rossi tratto da una canzone del suo album del 2011 Vivere o niente.

La canzone, uscita nelle radio il 6 maggio 2011, ha un titolo strano, “Manifesto futurista della nuova umanità”, e il videoclip è ancora più strano. Guardatelo con attenzione, assieme all’ascolto attento delle parole, le quali forse solo apparentemente non hanno nulla a che fare con il “Manifesto futurista” di Filippo Tommaso Marinetti dell’inizio degli anni dieci del secolo scorso.

Il videoclip è pieno di simboli. Il treno rosso e nero (colori della scacchiera massonica) guidato da una locomotiva con un “unico occhio” (compare intorno al secondo 0:47), l’attraversamento di un paesaggio deserto con una croce luminosa – mentre Vasco canta “ti prego perdonami/se non ho più la fede in te” – il treno che passa su un terreno formato da migliaia e migliaia di pagine di quotidiano – dopo che Vasco canta “la vita semplice che mi garantivi/adesso è mia però/è lastricata di problemi”, la locomotiva sbuffante che giunge a una metropoli al tramonto molto somigliante a una New York senza le torri gemelle (sostituite dallo sbuffo del treno.)

Ma il grande momento viene subito dopo che il rocker di Zocca canta. “sarà difficile/non fare degli errori/senza l’aiuto di/di potenze/superiori” e “ho fatto un patto sai/con le mie emozioni/le lascio vivere/e loro non mi fanno fuori”, quando il video sembra proprio alludere pesantemente a una forza militare globale di pace (al secondo 2:54) composta da sole femmine! Se questo è ciò che il Nuovo Ordine Mondiale ha in mente per il futuro non posso che congratularmi sinceramente con loro, è qualcosa di geniale!

Forse l’impiego delle donne negli eserciti di tutto il mondo negli ultimi decenni si trattava di una preparazione a questo scenario, forse fin dai tempi della creazione della Croce Rossa nell’ottocento. Scenario che sembra prefigurare un “rinnovamento” (per dirla con le parole della stessa canzone) in cui il dominio maschilista sull’occidente (del quale tipica rappresentazione è il militarismo bellico) verrà meno, lasciando spazio a una specie di autoritarismo dolce e tendenzialmente incruento, di segno femminile.

Torniamo al videoclip. Al secondo 3:14 compare di nuovo l’ “unico occhio” (il quale ritorna al secondo 3:18) poco prima che il Blasco canti di nuovo “sarà difficile/non fare degli errori/senza l’aiuto di/di potenze superiori”, e quando l’autore di “Alba chiara” canta di nuovo la parte del patto con le sue emozioni, il treno rosso e nero – il treno della storia guidato dalle dialettiche tesi-antitesi-sintesi, problema-confusione-soluzione – si avvia diretto verso l’ORIGINE DEL MONDO, ovvero il celebre quadro di Gustave Coubert rappresentante un pube femminile nudo. Ordo ab chaos. La pace massonica, finalmente conquistata dopo tanti secoli di sangue e fatica. Il delta del fiume. E qui finisce il video, con una piccola nota personale: la faccenda del quadro di Coubert verso cui si dirige la “locomotiva della storia”, mi ha fatto venire in mente un articolo che scrissi l’anno scorso, dal titolo emblematico visto ciò di cui stavo parlando, ovvero “L’inizio della storia si trova nel futuro?”

L’ “origine del mondo”, in questo caso, potrebbe essere vista come l’ “unico occhio” della spirale di Fibonacci verso cui si dirige il moto spiraliforme della (locomotiva della) storia. Ciò che il gesuita Tehillard De Chardin chiama il PUNTO OMEGA.

Bene, sembra proprio che ci sia un bel po’ di roba qui, e dunque vi lascio al testo della canzone. In neretto sono sottolineate le parte più interessanti. Sono convinto che diversi elementi che compaiono nel videoclip non siano messi lì a caso, senza alcun valore simbolico: per esempio, i manometri della locomotiva che significato avranno? E la loro disposizione? E quella scritta che compare sull’unico vagone del treno, ovvero KOM 011, qualcuno è in condizioni di dirmi a cosa allude? Siamo solo all’inizio (…che forse coincide con la fine.)

http://angolotesti.leonardo.it/V/testi_canzoni_vasco_rossi_1563/testo_canzone_manifesto_futurista_della_nuova_umanita_1142096.html

La cosa più semplice
Ancora più facile
Sarebbe quella di non essere mai nato
(allusione alle politiche malthusiane?)

Invece la vita
Arriva impetuosa
Ed è un miracolo che ogni giorno si rinnova
Ti prego perdonami ti prego perdonami
Ti prego perdonami se non ho più la fede in te (allusione alla crisi delle religioni tradizionali, che verranno sostituite da una nuova religione unica mondiale?)

Ti faccio presente che
È stato difficile
Abituarsi ad una vita sola e senza di te

Mi sveglio spesso sai
Pieno di pensieri
Non sono più sereno
Più sereno Com’ero ieri
La vita semplice
Che mi garantivi
Adesso è mia però
È lastricata… Di problemi (allusione al superamento della condizione di dipendenza dell’uomo medio dall’attuale assetto di potere occidentale?)

Ho l’impressione che
La cosa più semplice
Sarebbe quella di non essere mai nato
In fondo la vita
È solo una scusa
È lei da sola che ogni giorno si rinnova
Ti prego perdonami ti prego perdonami
Ti prego perdonami se non ho più la fede in te
Ti faccio presente che
Ho quasi finito
Ho quasi finito anche la pazienza che ho con me

Sarà difficile
Non fare degli errori
Senza l’aiuto di
Di potenze Superiori (qui si lascia intendere che l’umanità lasciata a se stessa non può da sola, contando solo sulle proprie forze, raggiungere il traguardo del Punto Omega alla fine della storia.)

Ho fatto un patto sai
Con le mie emozioni
Le lascio vivere
E loro non mi fanno fuori.

(quest’ultima parte può essere un allusione all’autoritarismo futuro, che avrà solo compiti di sicurezza civile, sarà composto soltanto da donne e userà le armi solo in casi estremi.)