Un’implicazione importante della teoria dei sistemi è ciò che può esprimere sullo stato della dimensione umana in generale. Questo è collegato a un aspetto dell’evoluzione che è poco considerato da molti. L’esito della creazione al di là di noi stessi è un fenomeno che chiamo la SECONDA ESPLOSIONE CAMBRIANA, la quale è un esempio di Global Meta System Transition (MST), ovvero “Transizione globale metasistemica”. Fu un evento sistemico avvenuto circa 550 milioni di anni fa, quando l’ecosistema del singolo organismo cellulare subì un cambiamento, dando ad alcune cellule un’avanzata capacità di comunicazione. Le loro interazioni successive dettero il via a sistemi di dipendenze auto-organizzate in vasti collettivi di cellule chiamati organismi pluricellulari. Tutti gli animali e noi stessi siamo questi organismi. Capire questo è fondamentale per comprendere la vera natura sistemica di noi stessi e, in ultima analisi, della civiltà.
Un MST è l’apparente transizione da un insieme di sottosistemi in un unico sistema di livello superiore, ed è un fenomeno percettivo. Tutti gli eventi sono mediati dal flusso di informazioni da immaginare come una vasta cosmica rete d’informazione; le asimmetrie nella larghezza di banda di interazione (o nella comunicazione di energia) all’interno di questa rete significa che alcune regioni sono più strettamente interagenti e integrate di altre.
Attraverso un processo entropico percettivo (l’entropia è perdita di informazioni) le interazioni di sistemi a elevata larghezza di banda apparentemente legano i singoli oggetti a un alto livello, mentre le interazioni a bassa larghezza di banda sono percepite come uno spazio tra questi oggetti separati. Quando i sottosistemi sono strettamente interagenti, se un segnale incidente ha effetto su una parte, è poi distribuito tra molti dei sottosistemi, i quali rispondono a tale segnale, producendo quindi comportamenti collettivi. Quando i sottosistemi sono debolmente interagenti, allora il segnale incidente sparirà o sarà deviato senza interferire sulla maggior parte dei sottosistemi dimodochè AVRANNO LA PERCEZIONE DI ESSERE INDIPENDENTI. Durante il processo entropico percettivo la maggior parte delle informazioni è perduto; superfici pixelate danno l’impressione di essere lisce, sistemi quantizzati appaiono classici, collettivi di molti sottosistemi sembrano formare sistemi di livello superiore.
Ora ripenso a più o meno 550 milioni di anni fa (circa il tempo della PRIMA ESPLOSIONE CAMBRIANA). La Terra era stata dominata per miliardi di anni dai singoli organismi unicellulari che chiamiamo PROCARIOTI. Essi furono esseri individuali che incontrarono il loro mondo alle proprie condizioni. Erano formati semplicemente da una membrana cellulare che divideva il loro ambiente ininterno ed esterno e hanno mantenuto un ciclo proteinico DNA-RNA in ciò che era il loro meccanismo di creazione, sostentamento, percezione, risposta ed esistenza dinamiche.
Il loro processo biochimico interno è perturbato da un flusso di sostanze le quali scorrono dall’esterno attraverso i canali nella membrana, producendo all’interno risposte chimiche il cui flusso poi torna all’esterno.
Ciò fornisce loro un apparato percettivo di base che li informa del loro ambiente e gli permette di percepire e interagire con esso per vie biochimiche in piccola scala dandogli un certo grado di potere individuale. La loro sfera di consapevolezza fisica e controllo si calcola in millimetri.
Poi giunse un’innovazione la quale ha prodotto ciò che noi chiamiamo EUCARIOTI, i quali sono essenzialmente una membrana cellulare contenente diversi procarioti, ovvero gli organelli (organi cellulari) degli eucarioti. Esiste così una membrana interna che gli fornisce un nucleo provvisto del ciclo proteico DNA-RNA e una zona cuscinetto esterna coi vari organi specializzati.
Questo gli ha permesso di sviluppare catene di comunicazioni a livello chimico più intricate e astratte, cicli autocatalitici, dipendenze, specializzazioni ecc. Inizialmente tutto questo si è verificato tra individualità libere che si sarebbero accumulate nelle cavità naturali nelle rocce, ecc, cioè organizzazioni sciolte di cui hanno beneficiato le singole cellule a causa del potere collettivo esercitato dall’organizzazione, quindi gli eucarioti potrebbero agire collettivamente e in tal modo esercitare maggiore potere e influenza che i procarioti. Questa fase è durata pochi milioni di anni e loro sfera di consapevolezza fisica e controllo si misurava nella scala dei centimetri.
Col tempo, queste organizzazioni producono un effetto sugli eucarioti e fanno sì che questi ne diventino dipendenti. Si sono adattati alle loro nicchie organizzative, specializzandosi. Divennero limitati e costretti dalle contingenze collettive e dalle prospettive specializzate che avevano occupato, A ESSERE SOLO ALCUNE PARTI DI UN TUTTO. Piuttosto che essere cellule singole in un ambiente, esse occupano sempre più una nicchia specializzata all’interno di una grande organizzazione, vivendo e operando nel contesto di questa organizzazione trasformatasi in un ambiente artificiale che le ha costrette ma anche protette.
Non hanno più incontrato il mondo alle loro condizioni, ma lo percepiscono ATTRAVERSO L’ATTIVITA’ DELL’ORGANIZZAZIONE; tutte le loro necessità di vita sono state consegnate dall’organizzazione, tutte le loro informazioni relative al mondo sono state prese in consegna dall’organizzazione, tutte le loro azioni sono come una parte dell’organizzazione e per conto dell’organizzazione. Sempre più spesso perdono di vista il mondo esterno e vengono a sapere solo ciò di cui li informa l’organizzazione ed essa soddisfa il loro bisogno di sapere per consentirgli di assisterla nel perseguimento dei propri ordini del giorno. Hanno subito una transizione metasistemica.
Queste organizzazioni finalmente si sono evolute, si sono individuate, divenendo gli antenati primitivi di ciò che oggi chiamiamo ORGANISMI PLURICELLULARI.
Inizialmenti questi erano piuttosto grezzi, c’è stato un periodo di innovazione massiccia quando tutti i tipi organizzazioni multicellulari primitive (molte delle quali estinte) si formarono interagendo sia l’un l’altra che con l’ambiente, Vi sono resti fossili di circa 50 tipi distinguibili o phyla (strutture organizzative) e circa 26 di queste esistono ancora oggi. Durante questo periodo di innovazione, gran parte dell’ambiente esistente sarebbe stato devastato in rapido cambiamento dovuto anche alle influenze provocate dalla competizione e dalla proliferazione di organismi nuovi e bizzarri che erano in procinto di alterare irrevocabilmente la faccia della terra. La relativa pace e la serenità del mondo unico cellulare si sarebbe perduta per sempre gettandolo in un periodo di creazione, innovazione, devastazioni e squilibrio.
Questi organismi – in centinaia di milioni di anni – formarono un nuovo ecosistema, strettamente integrato e delicatamente equilibrato. La loro rete di interazioni e dipendenze ha portato una nuova armonia nel mondo.
Una delle forme innovative di organizzazione multi-cellulare (o phyla) che nasce dalla prima esplosione del Cambriano era un piccolo verme di pochi centimetri che noi chiamiamo PIKAIA. E ‘sopravvissuto in un’oscura nicchia geologica mentre altri dominavano il mondo, ma questo verme d’acqua ebbe le potenzialità di sviluppare in seguito una colonna vertebrale. Nel tempo, questo animaletto ha dato luogo a discendenti che si sono evoluti in mammiferi e sono arrivati a dominare la maggior parte della Terra, in particolare nella forma di esseri umani. La loro sfera di consapevolezza fisica e controllo è sulla scala da metri a chilometri.
Questa storia della vita sulla Terra prosegue nella discussione: LA SECONDA ESPLOSIONE CAMBRIANA, o LA TRANSIZIONE METASISTEMICA GLOBALE DELL’ESSERE UMANO.
{{Note: dovrei accennare in questa discussione alla comunicazione trascendente e la coerenza a grande scala fornita dal CAMPO AKASHICO.
La coerenza su larga scala di sistemi complessi non può essere spiegata in termini di comunicazioni o interazioni unicamente all’interno della realtà fisica. Questo tipo di coerenza poggia sulle interazioni che si presentano ad un livello più sottile, ad un livello trascendente, mediate in misura significativa dal campo akashico e non solo da interazioni e processi di tipo meccanicistico.
In questo senso, dipendono da processi computazionali alla base della manifestazione del mondo fisico empirico.}}
Lo sceneggiatore di fumetti e scrittore Tiziano “Dylan Dog” Sclavi, è l’autore di un romanzo uscito per Mondadori nel 1999, intitolato “Non è successo niente”. Si tratta di un libro autobiografico particolare quanto notevole dal punto di vista linguistico, con un’attenzione alla resa letteraria del linguaggio parlato.
Riportiamo un estratto di questo volume:
Un telefono che suona. E’ nero, di vecchio tipo, ma questo non ci fa capire in che epoca siamo, che non ci sono più epoche.
Dellamorte è sotto la doccia e non lo sente. Gnaghi, che ha appena finito di costruire il teschio di plastica fosforescente, risponde e dice:
“Gna.”
Il telefono dice:
“Buongiorno a lei. Sono del centro informazioni. Posso darle qualche informazione?”
“Gna.”
“La mia trasmissione preferita è ‘La ruota della fortuna’. Alle prossime elezioni voterò per il centrodestra e quello che mi colpisce di più in una donna sono le mani.”
“Gna.”
“Ha preso nota?”
“Gna.”
“Il centro informazioni la ringrazia per la gentile collaborazione. Buongiorno.”
“Gna.”
Gnaghi riappende e va a smontare il teschio di plastica.
Abbiamo talvolta espresso tra le righe che noi pensiamo agli sceneggiatori e i disegnatori di fumetti – e Sclavi è principalmente uno di questi – come una specie di MEDIUM, di canalizzatori i quali possono captare strane creature galleggianti nei liquidi del cervello collettivo, elementi ancora informi, ma che mostreranno le loro fattezze più avanti nel tempo. Per il momento, questi esseri ancora in formazione (poichè, proverbialmente, “non sono ancora i tempi”) prendono la forma di opere della fantasia, magari di successo. Tra le linee con cui è rappresentato l’eroe di un fumetto e i nomi che si rincorrono all’interno di una storia potrebbe essere (de)cifrato QUELLO CHE ACCADRA’ (e in qualche modo è già accaduto), anche se per la maggior parte di noi ciò risulta insospettabile. Ludwig Wittgenstein scrive: “Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose”, uno scienziato di cui ci sfugge il nome puntualizza: “Non siamo noi che ci muoviamo NEL tempo, esiste il tempo perchè noi ci muoviamo.”
Nel prossimo futuro (esprimiamoci ancora in un modo consono a esseri a cui sfuggono le dimensioni oltre la terza) la disciplina che oggi siamo abituati a chiamare STORIA subirà delle modificazioni radicali dovute all’altissimo livello tecnologico che ci sarà, e si coniugherà con gli aspetti della dimensione umana i quali tendenzialmente siamo soliti chiamare “SPIRITO” non trovando termini scientifici adeguati. Ci renderemo conto di essere stati praticamente CIECHI per tantissimo tempo, e considereremo ciò che adesso chiamiamo “verità storica” come APPROSSIMAZIONI incredibili, per giunta viziate dal percepire le cose solo dal punto di vista della progressione successiva degli avvenimenti documentati nei libri di storia che studiamo a scuola.
Il fatto, per esempio, che una determinata serie di albi contenenti una storia a fumetti puntata dopo puntata esca nelle edicole in un determinato periodo della vita del pianeta piuttosto che in un altro, è significativo e decisivo. In essa risuonano le vibrazioni dell’intera coscienza planetaria, secondo la concezione olografico-frattale degli avvenimenti. Ciò che sta in alto si riflette in ciò che sta in basso (Ermete Trimegisto), la coscienza di chi ha scritto una vicenda a fumetti risuona con i moti dei piani sottili il cui riflesso si manifesta sul piano materiale secondo ritmi di cui non siamo ancora sufficientemente consapevoli, condizionati ancora dalle pietanze raffreddate dei miti del progresso e della civiltà industriale.
Ci stiamo avvicinando a un momento dove – secondo David Wilcock, studioso collaboratore di Richard Hoagland, scienziato di provate capacità e di vedute molto aperte – i cambiamenti inerenti la civiltà umana si succederanno con grandissima rapidità. In una progressione geometrica esponenziale. Ci sono voluti secoli e secoli per raggiungere il miliardo di abitanti sulla terra (intorno al 1900) e nemmeno un secolo per moltiplicare per sei quella cifra, ci sono voluti secoli e secoli per creare calcolatori grossi come stanze da ballo e pochi decenni per contenere la capacità di quei dinosauri tecnologici in nemmeno qualche millimetro quadrato di superficie da mettersi dentro la tasca più piccola. Si sta raggiungendo un punto nel percorso della civilizzazione dove le regole precedenti – con le quali siamo stati abituati a pensare e vivere – non valgono più. Riteniamo di poca utilità stabilire in che possibile data del nostro calendario verrà raggiunta la singolarità, nella quale ogni abitudine conosciuta sfocerà nella NOVITA’ ASSOLUTA di un pianeta intero che fa il suo ingresso in un diverso piano di realtà. Che poi questo cambiamento avvenga nel 2012, nel 2020 o nel 2036 poco importa, dal momento che le stesse coordinate dello SpazioTempo come siamo abituati a PERCEPIRLE verranno, con una certa probabilità, rivoltate come un guanto!
David Wilcock suggerisce che è perfettamente inutile fare ipotesi su “cosa accadrà” durante quell’ORIZZONTE DEGLI EVENTI poichè “ci scivoleremo dentro senza nemmeno quasi rendercene conto”, il pianeta verrà investito da un veloce turbine che farà crollare mistificazioni durate secoli e secoli, avvenimenti cardine per la storia dell’umanità (paragonabili alla scoperta del fuoco, della ruota, dell’aviazione) si succederanno in un lasso di tempo così breve – mesi, giorni, ore! – che sarà perfettamente inutile “registrarli sui libri di storia per i posteri”, perchè non ci sarà più l’idea nè dei posteri nè della storia. Il postmoderno esploderà nella fine dei tempi. L’informazione è condizionamento, è ipnosi collettiva, non è “registrazione obiettiva dei fatti per il bene della società e della civiltà”. In ciò che chiamiamo futuro, il tempo lineare giungerà a collassare a causa della sua meccanicità. Il tempo lineare è una specie di macchina, e una macchina che aumenta a dismisura il numero dei suoi giri (questo è in relazione con la FREQUENZA SCHUMANN e la diminuzione dell’elettromagnetismo terrestre, secondo Gregg Braden) non può che guastarsi.
Perciò il libro di Tiziano Sclavi (il quale ha una copertina eloquente) lo vogliamo vedere un po’ come il simbolo di questo discorso, testimonianza di un mondo che non avrà più bisogno di giornali scritti, un mondo senza più epoche, dove non succederà più niente perchè semplicemente è già successo tutto e la storia si è esaurita.
La mente che crea gli EGO è una costruzione tenuta in vita costantemente dai processi elettrochimici che avvengono nel cervello.
IO sono il riflesso dell’UNO; i processi elettrochimici del sistema nervoso DEFORMANO il riflesso dell’uno, allo stesso modo in cui le vibrazioni deformano uno specchio d’acqua. Ciò che chiamiamo REALTA’ sarebbe questa costante deformazione? Sono i processi elettrochimici a creare la percezione di un IO che si muove nello SpazioTempo assieme ad altri IO. Inoltre, creano il senso di separazione tra ME (ovverosia l’identificazione con questo corpo) e il TUTTO.
Siamo dell’idea che i Poteri Oscuri terrestri facciano di tutto per mantenere costantemente questo senso di separazione degli EGO. Ciò avviene attraverso determinate frequenze vibrazionali “lette” dagli organi di senso. Esse SONO Asmodeus e Dantalian (per dirla con Salvatore Brizzi), ovvero una certa vibrazione codificata dal Sistema Nervoso Centrale – i pensieri – e dal Sistema Neuro Vegetativo – le emozioni – con cui cominciamo a confonderci nella più tenera infanzia.
Le distorsioni del riflesso provocate dall’attività dei due sistemi nervosi sono condivise da TUTTI, o quasi. Ecco perchè l’allucinazione che forma la realtà è così potente, perchè è collettiva, non è personale. Io percepisco lo stesso mondo che percepiscono gli altri (è questo che rende possibile l’interazione reciproca). Soltanto se qualcosa viene percepito esclusivamente da ME – e non da quelli che mi circondano – l’allucinazione viene riconosciuta come tale. Nel momento in cui la stessa allucinazione viene percepita da tutti (o quasi) essa non è più considerata tale, e diviene REALTA’ OGGETTIVA.
Ma un’allucinazione condivisa da miliardi e miliardi di esseri smette per questo di essere un’allucinazione?
Il passato è una specie di spettro. Il futuro è legato strettamente ad esso; possiamo scrivere che sono l’uno il prolungamento dell’altro. La decifrazione del passato la chiamiamo STORIA. Molti la vorrebbero scritta una volta per tutte, facendola entrare in un museo imprimendole il timbro di ceralacca. Invece, come ogni disciplina, la storia viene costantemente revisionata e riesaminata, senza fine. Nuove scoperte e nuovi punti di vista ampliano il nostro modo di considerare le cose, mostrandoci particolari che non avevamo sospettato in precedenza.
Da bambini credevamo – fissandoci su certe tavole degli atlanti geografici i quali mostravano tutte le coste del Mediterraneo vicine a quelle dell’Europa – che il litorale dal Marocco all’Egitto non avesse alle sue spalle, verso l’equatore e verso sud, l’intero continente africano. Solo dopo un certo tempo scoprimmo altre tavole di quell’atlante geografico, in scala minore, le quali mostravano come il cosiddetto Nordafrica corrispondesse, in effetti, a quelle altre tavole che mostravano i paesi del Mediterraneo e consideravamo chiuse in loro stesse, senza legami col resto del gigantesco continente nero, il quale invece proseguiva anche nell’emisfero sud del pianeta, giungendo fino al capo di Buona Speranza nella Repubblica Sudafricana.
Ebbene, questo ricordo d’infanzia ci offre l’occasione di usarlo come metafora per considerare l’ampliamento di una visione (nel nostro caso geografica, ma anche storica) una volta che si ha avuto modo di imbattersi in documenti i quali mostrano come ciò che credevamo il tutto era invece solo una parte di una realtà più vasta.
Guarda caso, anche un certo numero di avvenimenti molto importanti inerenti al fondamentale anno 1956 riguardano proprio i litorali del Nordafrica, e specificatamente l’Egitto. Come abbiamo illustrato in qualche post di Civiltà Perdute, il 1956 è stato un anno cardine per l’eterno presente spettacolare che stiamo vivendo, un anno PIVOTALE per usare un inglesismo. Molti, più o meno consciamente, se ne sono resi conto, compreso il gruppo dei Wu Ming (ex Luther Blissett) il quale ha scritto qualche anno fa un libro intitolato 54, che narra proprio tutto quel ribollire di cambiamenti che – nel giro di due anni – porterà al BIG BANG di nome 1956.
Perchè un ex camionista del Mississippi, incidendo il brano Heartbreak hotel, farà ruzzolare giù dai fianchi del monte del tempo una palla di neve che in poco tempo diventerà una valanga la quale travolgerà in occidente tutta la musica che si ascoltava in precedenza?
Valanga che aumenterà in velocità, pressione e potenza soprattutto nei “favolosi anni sessanta” e in special modo nel 1967 (Jimi Hendrix, Beach Boys, David Bowie…), giungendo fino alla Disco Music degli anni settanta e alla centralità della “moda” e dello “stile” negli anni ottanta (New Wave e affini), nei quali – anche se un livello importante di inflazione temporale non era stato ancora raggiunto – tuttavia si percepiva il ritmo gelido della decadenza e il RIFLUSSO e il REVIVAL i quali stavano per ghermire le menti di coloro che seguivano la musica pop. Nello stesso tempo, il pessimismo e la depressione generati dagli angosciosi anni ottanta venivano tradotti in musica da gruppi come The Cure, e la rabbia di certe canzoni di protesta di un quindicennio prima veniva esagerata in modo ironico-violento dal variegato mondo del Metal. Gli anni novanta e gli anni duemila sono stati invece il trionfo mediatico della “nostalgia del tempo passato”, e l’onda lunga dei programmi televisivi, dei libri e dei siti internet dedicati alla “nostalgia” (anche di ridicolaggini) non si è tuttora fermata, nonostante si sia appena entrati in un decennio assolutamente X, per così dire, in cui è probabile assisteremo alla “fine del mondo a noi conosciuto”, come cantano i REM.
Non abbiamo ancora una messe di documenti e dimostrazioni oggettive e scientifiche in tal senso, ma abbiamo l’intuito e nutriamo la strenua convinzione che il 1956 sia stato un anno che l’amico di questo blog chiamato Il Mondo Simbolico, definisce ANNO PORTALE.
Vogliamo restringere il periodo dopo il 54 (titolo del libro dei Wu Ming), che sfocerà nei sessanta, simbolizzandolo in un determinato anno.
Un anno in cui le icone pop della cultura angloamericana emergevano come TOTEM da ignote cavità sotterranee, Marilyn Monroe in testa (una mia amica affermò quasi di provare la sindrome di Stendhal nei suoi confronti), il “ciuffo ribelle” James Dean…e poi ancora altre NOVITA’ di un universo intero in formazione. Erano percezioni temporali di qualcosa di trascendentale il quale si agitava e ruggiva, in previsione del GRANDE ATTRATTORE che attendeva alla fine di un determinato ciclo in cui siamo tutti coinvolti. Le cause, e gli effetti di queste cause, non fanno che ravvicinarsi sempre più a mano a mano che le curve della spirale del tempo restringono i loro giri, fino ad arrivare al punto X, presumibilmente ciò che il geologo Gregg Braden chiama PUNTO ZERO, un traguardo enigmatico a cui si giungerà in una finestra temporale compresa tra il 2012 e il 2030 (tempi del raggiungimento della Singolarità Tecnologica secondo Vernon Vinge e Ray Kurzweil).
Un’ altro presumibile anno portale è il 1945, la fine del grande incubo della Seconda Guerra Mondiale, l’ultima guerra davvero EROICA e marcatamente STORICA – naturale proseguimento della Prima Guerra Mondiale – in cui ogni battaglia e quasi ogni massacro di esseri umani trasudava eroismo propagandato. Quella guerra era stata manichea in modo forsennato, il BENE contro il MALE (quest’ultimo rappresentato dalla “cospirazione in piena luce” chiamata nazismo, fortemente mistica o misticheggiante), i bombardamenti erano veramente “a tappeto”, città di centinaia di migliaia di abitanti nel cuore dell’Europa bruciavano nel fuoco – come avrebbero cantato gli Stadio anni e anni dopo nel brano “Chiedimi chi erano i Beatles” – gli innocenti venivano mitragliati o cremati senza pietà, vi era un aria da “Caduta degli Dei” da “plumbeo sudario” (come avrebbe cantato Pierangelo Bertoli) che non si sarebbe mai più davvero avvertita in seguito, nonostante tutti i conflitti esplosi dal ’45 in avanti. E, come suggello a tutto questo, l’ARMA DEFINITIVA, fatta detonare sopra due città del Giappone, dopo di cui la Storia non sarebbe più stata uguale a se stessa. Un’arma che polverizza esseri umani, o li trasforma in mostri, o li rende malati per sempre. I germi dell’EQUILIBRIO DEL TERRORE erano seminati, e la Bomba H di Edward Teller avrebbe rinforzato questa consapevolezza nelle masse ancora di più. La TERZA GUERRA MONDIALE (dopo il ricordo tremendo delle prime due) fu uno spettro che venne sempre fatto ben percepire al pubblico dai mass media (e dai decifratori di profeti di sventura come Nostradamus), persino dopo il 1989, e qualcuno lo vede come esito naturale futuro di un mondo caotico e ingiusto. Non la fine del tempo dunque, ma il ritorno alla preistoria cavernicola – radioattiva – pura e semplice, pensando a quella celebre frase di Einstein.
Ritorniamo al 1956. Dei tre GRANDI alla conferenza di Yalta, uno è morto di poliomielite, l’altro è in pensione a dipingere quadri e l’altro ancora è “mancato all’affetto dei compagni dell’internazionale” (forse avvelenato, è difficile sapere) con grandi celebrazioni funebri da parte dei comunisti di tutto il mondo, soprattutto gli italiani di Togliatti. Il COMINFORM – sostanzialmente una polizia politica che manteneva uniti ideologicamente gli stati satelliti dell’URSS – viene smantellato, ed è un primissimo passo di ciò che porterà al crollo dei regimi dell’est trentatrè anni dopo. Il doppio astrale di Gorbaciov chiamato Nikita Khruščёv denuncia al XX congresso del PCUS l’infermità mentale dell’ultimo EROE della Guerra, colui che ha sconfitto Hitler con l’Armata Rossa. Pochi sembrano farci caso ma questa fu davvero una sconfessione epocale. Il “Piccolo Padre”, il BAFFONE, il simbolo del paternalismo internazionale per eccellenza, che veniva condannato colpevole di crimini e repressione e, in pratica, definito folle! Era stato un fortissimo colpo allo spirito “maschile” che aveva dominato la prima metà del XX secolo.
Contemporaneamente, all’altro capo dell’oceano, Elvis Presley mostrava una figura e uno stile in netto contrasto con l’aspetto e i comportamenti virili fino ad allora abituali e si stava preparando dietro le quinte un elezione presidenziale USA la quale mostrava uno dei due sfidanti alla Casa Bianca dall’aria molto, molto poco paternalista, e avrebbe vinto.
Un po’ di righe fa citavamo, non a caso, il litorale nordafricano. Fu qui, e precisamente in Egitto, nel Canale di Suez che venne “inaugurato” nel 1956 qualcosa che avremmo imparato a conoscere molto bene, e che ci avrebbe fatto da accompagnamento alle nostre giornate, quasi fosse una radio sintonizzata su un qualche programma consueto, attraverso gli schermi dei telegiornali: la POLVERIERA MEDIORIENTALE. I problemi politici e bellici del Medioriente che coinvolgono la geopolitica internazionale.
Tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta il colonialismo dei paesi europei come Francia e Regno Unito, si stava sfaldando, e gli stati dell’Africa e del Medioriente stavano sempre più affrancandosi dall’orbita dell’occidente, loro “tutore” fino ad allora. Ma il mancato finanziamento USA-UK per la diga di Assuan fece sì che Gamal Abdel Nasser, il presidente egiziano che sognava un impero arabo esteso dal Marocco alla Siria (ma senza Israele), si avvicinasse all’URSS e nazionalizzasse il Canale di Suez – il quale fino ad allora era gestito dall’occidente, i britannici soprattutto. I proventi del Canale sarebbero serviti per finanziare i lavori di costruzione della diga.
Nasser è un altro FENOMENO che emerse con decisione in quell’anno BIG BANG – nel quale, tra l’altro, erano in preparazione i primissimi viaggi spaziali e si stavano diffondendo i primordiali dischi di vinile – non si può definirlo altrimenti, Nasser, è una figura che sembra provenire dal futuro (come quella di John Kennedy): questo Saddam Hussein, o Gheddafi ante litteram che si inseriva di prepotenza nelle questioni di politica internazionale del mondo intero, quando precedentemente nessun presidente a quelle latitudini si era mai prima permesso di farlo, subalterno com’era ai voleri colonialisti di Londra e di Parigi. In un altro post, abbiamo scritto che la CRISI DI SUEZ era l’ultima guerra “alla vecchia maniera”. Dobbiamo correggerci, non è affatto vero. E’ stata la prima guerra completamente ANTIEROICA (dunque in antitesi alla Seconda Guerra Mondiale), come non lo era stata nemmeno quella di Corea e non lo sarà quella del Vietnam. E, pochi lo ricordano, accompagnata da ferocissime proteste di massa nel Regno Unito contro le decisioni dell’allora premier Anthony Eden, le quali porteranno infine alle sue dimissioni. Il pretesto di Francia e UK per intervenire nel conflitto era quella di “separare gli eserciti avversari di Egitto e Israele” quando l’esercito di quest’ultimo stato aveva invaso il deserto del Sinai fino al Canale di Suez. Solo che i bombardamenti Francia-UK sugli obiettivi militari di Porto Said e Ismaila e lo sbarco di paracadutisti elitrasportati stavano avvenendo DOPO il cessate il fuoco tra i due paesi mediorientali imposto dall’ONU e, inoltre, i britannici facevano piovere dagli aerei sul deserto volantini su cui c’era scritto che il popolo egiziano doveva “non avere più fede nelle decisioni del presidente Nasser altrimenti le bombe sarebbero continuate a cadere sulle città del Canale”, il quale cominciava tra l’altro a essere ostruito dalle navi affondate dagli egiziani come rappresaglia, divenendo quindi impraticabile. I dirigenti dei due paesi che volevano riprendersi il canale con la forza non facevano che rimediare agli occhi dell’opinione pubblica una brutta figura dopo l’altra. I tempi di Churchill sembravano molto lontani e i franco-britannici difendevano con le armi un’idea coloniale che si stava sciogliendo come gelatina, impantanandosi a Suez.
Insomma, la guerra (che avveniva in contemporanea ai moti rivoluzionari ungheresi contro i sovietici russi) era costata pochi morti e feriti ma aveva provocato tanto trambusto nel mondo – a un certo momento i sovietici minacciarono velatamente di intervenire facendo di Londra e Parigi gli obiettivi dei loro “razzi teleguidati a larga autonomia dotati di esplosivo nucleare” – ed era senz’altro un sintomo della spirale del tempo che stava prendendo velocità verso la singolarità tecnologica, verso il cosiddetto PUNTO OMEGA, prendendo a prestito la definizione del gesuita Tehillard De Chardin.
Tutto questo accadeva mentre la musica rock’n roll e rockabilly veniva promanata da radio minuscole rispetto a poco tempo prima e trasformava le menti degli esseri umani “anagraficamente ipodotati”, mentre i juke box iniziavano a occupare capillarmente i bar, e quiz televisivi e telefilm prendevano piede in tutto l’occidente. I tempi della Crisi di Suez e della rivolta Ungherese (novembre 1956) erano movimenti tellurici che annunciavano la fine del moderno, la fine della storia come narrazione sicura e conseguente, come AVANGUARDIA un progresso dopo l’altro verso il “Sol dell’Avvenire”. In quel periodo, nelle anticamere del cervello di Andrew Warhola (sarà conosciuto dagli anni sessanta come Andy Warhol) – durante l’acme dell’espressionismo astratto – stava forse già sorgendo una certa linea che lo avrebbe portato a quelle sue opere tutte uguali – “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, Walter Benjamin – le quali opere, per lo storico dell’arte italiano Giulio Carlo Argan, una delle massime autorità ufficiali in materia, erano nientemeno che “la FINE della storia dell’arte”, certificata.
In quello stesso 1956, proprio mentre vi erano tantissime persone nelle piazze in Inghilterra per protestare contro le decisioni del gabinetto Eden, c’era un gruppetto, un complesso di musicisti di Liverpool che suonava un protorock di matrice popolaresca chiamato Skiffle, con strumenti quasi di fortuna costruiti da loro stessi, come uno strumento di corde tese sul bordo di una scatola che sostituiva il contrabbasso. Questo complesso si chiamava The QuarryMan, il loro leader era John Winston Lennon e ce lo possiamo figurare, coi capelli corti, la giacca e la cravatta nere, in certe foto in bianco e nero che sembrano distanti ere geologiche dai tempi dell’album Sgt Pepper’s lonely hearts band, uscito appena undici anni dopo.
In quell’anno, invece, era il tempo in cui ANCORA TUTTO DOVEVA SUCCEDERE, anche se, per esempio appena tre anni prima, era uscito negli USA un romanzo breve di Ray Bradbury il quale faceva prendere coscienza al lettore di certi condizionamenti negativi che pochissimi allora potevano davvero percepire, si trattava di un altro seme di futuro nel passato, e la prima edizione italiana, intitolata “Gli anni della Fenice” anzichè Fahrenheit 451, sembra suggerirci quella – per certi versi affascinante – incomprensione del futuro quando si incastona nel passato, con un titolo e una copertina che suggeriscono argomenti di fantascienza classica alla epigoni di Asimov mentre il contenuto parla sostanzialmente di lavaggio del cervello delle masse attraverso la realtà virtuale!
Ritornando ai tempi delle crisi contemporanee di Suez e d’Ungheria, ci viene un sentimento strano nel pensare ad esse come a una sorta di “archeologia dell’OGGI”, dell’eterno presente massmediatico che viviamo ancora. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, sulle radio di nostalgia musicale come “105 classic, la radio delle stelle” intorno alla metà dei novanta, poteva capitare durante le ore più piccole, che trasmettessero dei brani della programmazione risalenti il più lontano possibile nel passato, e questo passato era poco oltre la metà degli anni cinquanta…