Sette anni prima

Sono riuscito a recuperare un mio vecchio testo di esattamente sette anni fa, quando il presente blog si chiamava "The secret garden of Ross Cutgrass", in cui iniziavo a trattare nello specifico di ciò che sarebbe divenuta una mia ossessione: IL TEMPO.
All'epoca tendevo a essere molto più barocco e ingarbugliato nello scrivere, come potete facilmente rendervene conto.
Comunque, ecco il testo:

mercoledì, agosto 25, 2004

Durante il prossimo quindicennio sembra ai limiti del certo che si dovranno giocoforza cambiare molte categorie di pensiero che ci hanno accompagnato negli ultimi cinquant'anni – nel lungo periodo – e negli ultimi venti/trenta, nel medio periodo.
La fiducia illimitata data al progresso dovuta al boom economico postbellico, perlomeno fino alla seconda metà degli anni sessanta, e la fiducia distrattamente cinica e inerziale nei meccanismi della bilancia (sempre in tensione) del libero mercato e del welfare state da una parte e del ricambio tecnologico associato all'azzeramento culturale in virtù di un pensiero debole, intrattenitorio e fatuo, dovuto perlopiù alla colonizzazione massmediatica amerikana, dall'altra, hanno portato a una sorta di letargia e di ottenebramento, concretizzata in una forma di progresso lineare sempre più vuoto di ogni possibile senso visto che già lo stesso andamento lineare e cronologico del tempo è una costruzione teorica e occidentale – della tradizione cristiana – che ha contagiato tutto il mondo, la quale si è semplicemente scelta, preferita – per ragioni utilitaristiche si direbbe proprio – alla versione del tempo circolare – senza dubbio più aderente alla realtà della natura – stabilita dagli antichi greci. Il tempo circolare si suppone sia quello dei fenomeni ciclici naturali, che si contappone fatalmente a quello lineare, proprio delle attività economiche, del progresso tecnologico e scientifico e della secolare illusione sequenziale, dura a morire, che si chiama letteratura, anzi, storia della letteratura, anzi, qualsiasi storia, compresa quella dell'arte e del cinema: le immagini prima solo visive e poi audiovisive a colori e magari in 3d, trionfo della diacronia. Il tempo lineare, successivo e cronologico è il tempo della pellicola, del nastro, del disco a 33 giri, della catena di montaggio, delle auto in coda ai caselli, dei telegiornali e dei libri di storia, che sezionano la realtà in avvenimenti "per via dei quali dopo non sarà più come prima", reificando, quasi glorificando, la fenomenicità e gli accidenti in un modo ormai fossilizzato da decenni di tradizione prima gazzettistica, poi radiofonica, infine televisiva e da qualche anno anche il guazzabuglio on line. Gli ultimi supporti massmediologici di cui siamo a conoscenza, il laserdisc, il cd e il dvd paiono – di là delle intenzioni dei loro stessi creatori, ovviamente ostaggio delle multinazionali per le quali il tempo (lineare) è moneta e quotazioni sul mercato della Sony – rinnegare questa eterna diacronia secolare del "tempo che scorre", questo evangelico, teleologico e repubblicano dogma del progresso continuo in attesa della seconda venuta di Cristo sulla Terra dopo la Fine dei Tempi. Mentre il vecchio LP, il nastro e la pellicola si muovono da un punto in avanti verso un altro punto sempre più avanti, rispetto a un determinata linea di riferimento (alla faccia del paradosso di Zenone), col cd e col dvd si può volontariamente creare, come in rete, qualcosa di inaspettatamente anticronologico pur partendo da originarie indicazioni sequenziali: il tempo segmentato come un anellide da cui si possono, tagliandolo – cut and paste – ricreare altri vermi i quali non sono altro che quello iniziale riprodotto da se stesso, con la sua testa e la sua coda, anche se esse non sono distinguibili l'una dall'altra. Questa è una possibilità dei supporti digitali che la si utilizza spesso, però distrattamente e senza consapevolezza ma che può ritagliare e ricucire, dare nuova linfa a qualsiasi stabilita (e monolitica) segmentazione filmica, narrativa, musicale, inscritta in una sedicente "tradizione" sempre più labile, contusa e lisa poichè composta da innumerevoli variazioni su uno stesso percorso abusato di fondo che si regge in piedi per inerzia, ormai assolutamente inflazionato poichè molato dalla ruota dell'universale tempo circolare che sfrega e consuma contro la parete (monolitica e calendarica) dell'umano, troppo umano tempo lineare.
Ritornando al discorso iniziale, il grande dispendio di soldi pubblici, i debiti internazionali, le bancarotte di colossi economici un decennio prima – apparentemente – floridi e rigogliosi, per non parlare della violenza bellica e terroristica diffusa e dei continui sprechi di energie non rinnovabili, tutto ciò è poco improbabile che riesca a determinare un collasso di quel sistema che vuole promettere a tutti i costi e a ripetizione un ricambio di novità tecnologiche, pseudoculturali e spettacolari d'intrattenimento (qui includo anche gli show con i politici, c'è qualcuno che pare abbia cominciato a occuparsi della "cosa pubblica" quasi perchè gli elettori avevano sete di novità). Tirando delle piccole, provvisorie conclusioni a tutta questa anch'essa provvisoria massa di considerazioni un poco disordinate, non ci si potrà poi troppo stupire se in futuro vi saranno lunghi momenti in cui, oggettivamente, non si saprà quasi in che anno si è; e questo processo pare che sia già iniziato e voglio mostrarlo con un esempio. Pensiamo all'atto di guardare le vecchie foto da parte dei genitori o di chi tra noi ha già una certa età: si notano di certo cambiamenti e non solo nel fisico, nelle persone, nei luoghi o nelle automobili ma anche e soprattutto nelle stesse immagini fotografiche. Questa è stata scattata con una vecchia Polaroid della fine dei sessanta, quella è una Ferraniacolor, questo rovinato bianco e nero di quel mio parente quand'era giovane è del tutto diverso, in ogni senso, dall'immagine digitale di lui settantenne che gli ho scattato oggi con un bip in mezzo secondo e che la scaricherò sul mio Pentium 4 per poi poterci fare quello che voglio con Flash, Fireworks o Photoshop 8. Il filmato che ho fatto a quella mia lontana cugina quarantenne con il mio videofonino UMTS è all'opposto di quello sgranato Super 8 che la ritrae a dieci anni sul sagrato della chiesa. In un futuro che si prospetta caotico, recessivo e con privazioni economiche stese, secondo i grafici, "a macchia di leopardo" su intere aree del globo civilizzate o di prossima civilizzazione, dovrò magari riutilizzare una macchina analogica simile a quelle degli anni ottanta per fare una foto al mio nipotino mentre io conservo diverse immagini sul portatile che parrebbero più recenti di quelle immagini al nipotino e invece sono più vecchie, ma nello stesso tempo, mentre in certi posti dell'emisfero nord si sarà costretti ad adoperare vecchie pellicole poco distante da uffici con gente in videoconferenza olografica, io potrò guardare due mie foto digitali scattate a distanza di trent'anni e saranno, impietosamente, di qualità molto affine, non come accadeva quando guardavo un ritratto fotografico degli anni sessanta e poi uno degli anni novanta. Senza contare l'assoluta diluizione che avrà la musica leggera, per adesso ancora legata a una solida filologia e storiografia (anche per la presenza di numerosi elementi ancora in vita, compresi alcuni gruppi o, come si diceva ai loro tempi, complessi) ma destinata a un inevitabile marasma di campionature, rifacimenti e rielaborazioni senza fine che prima o poi si sganceranno definitivamente da qualsiasi rapporto con un possibile contesto preesistente, un po' come la riva che si vede sempre più lontana a mano a mano che si va al largo. E mentre sopravviveranno i classici – qualsiasi classico, della storia, della musica, dell'arte, della filosofia – perchè non possono morire visto che non sono mai stati vivi nel senso comune, quotidiano, cronologico del termine, tutto il resto si autocollasserà assieme al tempo lineare.

vergato da Rossegal | 16:31 | commenti (1)

Se siete sopravissuti e non ne avete ancora abbastanza, a questo link potete trovare un altro testo di questo tipo risalente allo stesso periodo.
 

Le pecore, i pastori e i lupi

E’ inutile che ce la raccontiamo. Possiamo far vedere di essere coloro che parlano con un certo distacco dei complotti secolari-millenari dietro le istituzioni del mondo (servizi segreti, organismi internazionali mondialisti, sionisti, gesuiti, famiglie al potere da millenni che mantengono determinate linee di sangue, condizionamento delle masse attraverso i mass media – tra cui internet – progetti segreti per la riduzione della popolazione mondiale, religioni uniche mondiali, banche uniche mondiali, vaccini, microchipRFID, scie chimiche e tanto altro), possiamo pensare di esserne estranei, lucidi, nel pieno della nostra integrità di coscienza mentre svisceriamo notizie – in grandissima parte prese da internet – che parlano dei “mostri dietro le quinte” di cui non parlano i giornali, la televisione e la radio.

Possiamo penasare di essere i BUONI e di avere il compito di informare più gente possibile del fatto che essi sono schiavi senza sospettarlo, ipnotizzati dal mattino alla sera, e anche durante la notte. Possiamo, dunque, pensare di essere dalla parte della VERITA’. Tanti Morpheus che provano a svegliare tanti Neo. Le PECORE sono LORO. Sono mio papà che si informa solo attraverso la TV, sono mia sorella che compra solo abiti firmati, sono mia mamma che va sempre in chiesa tutte le domeniche senza domandarsi nulla, sono mio fratello che non si perde una partita della sua squadra del cuore. Non siamo certo noi, che ci informiamo solo negli scantinati più pericolosi della Rete, così smaliziati da capire davvero che tutto ciò che ci raccontano sono una ricca collezione di menzogne. E invece, cari ragazzi, anche noi SIAMO TRA LE PECORE. Anche se ci pensiamo fuori dal gregge. Certo, pecore più raffinate, magari con la lana più lucida, ma siamo sempre ovini belanti, guidati da pastori misteriosi SENZA VOLTO.

Cosa ci separa in fondo dal papà, dalla mamma, dalla sorella e dal fratello citati prima? Qualcosa di sostanziale? Abbiamo meno paura della morte o non ne abbiamo affatto paura? Riusciamo ad amare qualunque nostro prossimo ESATTAMENTE come noi stessi? Riusciamo a spostare una montagna se solo vogliamo? Leggiamo nelle menti, muoviamo gli oggetti con il pensiero, viaggiamo nel tempo, riusciamo a guarirci istantaneamente?
E, soprattutto, non ci facciamo MAI dominare dai pensieri, essendone sempre fieramente distaccati?
Niente di tutto questo.
Siamo tra il gregge belante formato da miliardi di esemplari.
Noi non possiamo decidere quando sarà il momento di rompere le righe, e sparpagliarci fuori dai recinti, da tutti i limiti. Solo fino a che i pastori non lo decideranno. Quando faranno in modo di essere stanati. Aprendo il sipario, mostrando le quinte, ILLUMINANDOSI.
Allora ci incazzeremo, li vorremo vedere morti per tutto il male che ci hanno fatto, per tutti i limiti in cui ci hanno imprigionati per millenni.

Ma succederà come col lupo che, vittorioso nella zuffa con un altro lupo, sta per azzannare al collo il suo avversario. E questo si ferma, si arrende, si butta a terra offrendogli la gola da azzannare. Ma anche l’altro lupo si ferma richiudendo le fauci e le zanne, e poi se ne va con la coda tra le zampe.
Il rivale, l’avversario, lo sfidante a terra si rialza. Entrambi i lupi vanno ora per la loro strada, pieni di rispetto l’uno per l’altro.

L’enigmatico attuale inquilino della Casa Bianca a Washington

In un articolo precedente, si è trattato della figura del presidente USA Barack Hussein Obama, quanto mai ambigua e ambivalente. Si sprecano le ipotesi sul suo conto, e in quell’occasione ne avevo scelta una, ovvero che, lungi dall’essere una marionetta del Gruppo Bilderberg, della Commissione Trilaterale, del Consiglio per le relazioni estere ecc, come ritiene un certo numero di studiosi e giornalisti d’inchiesta (da Webster Tarpley alla giovane Enrica Perrucchetti) fu invece inserito nel posto che tuttora occupa, da una NUOVA ELITE INTERNAZIONALE la quale sta giocando le sue carte nell’ombra, ha un orientamento più favorevole alle moltitudini planetarie non soltanto occidentali, pensa a un’ottica redistributiva delle risorse del pianeta, ed è antagonista all’attuale polarizzazione del mondo (finanziaria, economica, informativa, militare…) in senso ATLANTISTA/unilaterale (Banca Centrale Europea, Federal Reserve, NATO).
Il noto blogger Gianluca Freda la cita, per esempio in questo suo articolo. Questa Nuova Elite la vedo legata alle correnti di studio che criticano la versione dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 accettata dall’establishment (e ipotizzavo che pure lo stesso Obama sia d’accordo con tali correnti di studio, anche se fa il gioco di battersi per la visione ufficiale dell’attacco), ed è inoltre legata a circoli internazionali come il World Political Forum, a sua volta connesso al Venus Project-Progetto Zeitgeiste a una buona fetta dell’ONU.
Negli ultimi anni, questa fazione inedita sarebbe riuscita a sparpagliare nel mondo un sacco di informazione alternativa – soprattutto agendo su internet – riguardante il signoraggio, la moneta-debito, le scie chimiche, i gruppi occulti di potere occidentale come i Rothschild e i Rockefeller, gli altarini massonici e satanisti dei potenti, l’evocazione di una possibile tecnodittatura fascista mondiale “se si continua così.” Tutto questo in modo da formare un nuovo tipo di opinione pubblica da preparare ad un FORTE CAMBIAMENTO GLOBALE. Questa Nuova Elite, come si è detto presumibilmente imperniata su vasti settori dell’ONU e sue emanazioni, sarebbe distaccata dai centri direttivi del mondo occidentale-anglosassone (anche se non del tutto estranea ad essi) e andrebbe nella direzione di una sintesi tra il sistema del socialismo reale e il sistema capitalista-consumista.
Quindi essa spingerebbe a una governance mondiale, una sintesi applicata su scala globale in seguito a una grande rovina dell’attuale occidente basato sul mercantilismo e sui valori di borsa difesi armi in pugno.

L’attuale presidente americano “statalista-socialista”, nonostante sembri legato a filo doppio a Wall Street e alla Federal Reserve (pensiamo al numero di personalità all’interno della sua amministrazione proveniente da quegli ambienti), sarebbe in connessione diretta con questi nuovi think tank. E’ centrale in tutto questo la forte simbologia della CADUTA DELLE DUE COLONNE D’ERCOLE, delle due colonne del tempio di Salomone: la caduta dei due sistemi, quello socialista reale e quello capitalista-consumista e, come l’Araba Fenice che sorge dalle sue ceneri, vi sarebbe in seguito la Sintesi di questa Tesi e Antitesi – secondo la dialettica hegeliana – ovvero il Nuovo Ordine Mondiale: una sorta di governo globale socialista gestito da una parte di coloro che guidarono i consigli di amministrazione delle banche e delle multinazionali al tempo del vecchio sistema ultraliberista, il quale è servito a distruggere le economie e le sovranità nazionali. Nel 2001 sarebbe avvenuto il “crollo di mezzo” – tanto violento quanto simbolico – compreso temporalmente tra i due crolli strutturali del 1991 e del 2011, e avrebbe avuto un senso come messaggio criptato per chi all’epoca “doveva vedere”, ovvero le varie congreghe e massonerie occulte dietro i gruppi di potere internazionali. Uno “show” cruento in mondovisione il quale deve avere necessitato di anni di preparativi e tante risorse per essere confezionato, cosa che si diceva anche all’epoca sui telegiornali.

La scelta dell’ipotesi di Obama come “frontman” del nuovo centro di potere internazionale alternativo (composto da un gruppo che qualcuno potrebbe chiamare “Illuminati bianchi”), però, potrebbe essere stata semplicemente ARBITRARIA da parte mia. Infatti, nel film documentario risalente a poco dopo la sua elezione, “The fall of the Republic”, dell’attivista paleoconservatore texano Alex Jones, il signor Obama viene mostrato alla stregua di uno che recita una parte fittizia, una sorta di attore pubblicitario che incarna, abilmente e ingannevolmente, i sogni di tanti americani – e non soltanto – quasi una figura virtuale fatta proprio per ingannare, messa lì apposta dai globalisti che preparano il futuro governo fascista planetario, scelta in un momento di forte debacle del sistema economico-militare imperniato sulla finanza di Wall Street e della City di Londra.
Pensiamo a tutti i manifesti evocativi bicolori che lo mostravano quasi come un nuovo, brillante Martin Luther King redivivo, pensiamo a quando nel 2008 veniva definito “la rockstar politica americana”, poi i suoi siparietti in cui riempe il pubblico di argute battute di spirito (come quando in primavera, in una specie di show, ha sbandierato a una vasta platea il suo certificato anagrafico, per smentire quelli come Donald Trump, i quali dicono che non potrebbe essere presidente se venisse fuori che è nato fuori dagli USA). Per non parlare, a questo proposito, dei tanti misteri riguardanti non solo il suo certificato di nascita ma la sua intera vita, i suoi parenti, i suoi genitori, i suoi trascorsi di studio e lavorativi, al fatto che secondo alcuni il suo nome reale risulterebbe BARRY SOETORO, quindi persino il nome ufficiale presidenziale sarebbe “taroccato”, ne’ più ne’ meno che un nickname!

Quindi, alla luce di tutto questo, si potrebbe pensare a Obama come a una figura luciferina, una persona che è stata plasmata e adesso controllata dall’élite negativa, dai cosiddetti “oscuri” (gli Illuminati neri?) i quali vogliono proseguire allegramente con lo sfruttamento, con l’inquinamento, coi milioni di morti per fame e per guerre, con il mantenimento sottochiave del segreto UFO (nonostante le centinaia di testimonianze in proposito, ad alto livello) e dei tesori energetici a impatto zero ad esso correlati, e con tante altre cosacce imperialiste.
E’significativo quanto il “caso Obama”, tutto sommato, sia diverso dal “caso Bush”, suo immediato predecessore, nonostante si tenda molto spesso a fare paragoni tra i due, più che altro per cercare di dimostrare che non c’è molta differenza.
Bush era l'”utile idiota”, “lo scemo del villaggio”, “il conservatore ultrareligioso ex alcolista figlio di papà guidato dai più feroci neocon guerrafondai”. Insomma, una figura simbolicamente NEGATIVA, senza appello. Obama sembrava l’incarnazione della positività subito dopo la sua elezione, mister CHANGE, mister PEACE, ed è significativo che ne avesse parlato bene persino Giulietto Chiesa ai tempi, giornalista membro del già citato World Political Forum, forse il reporter italiano più spietato nei confronti della politica USA-occidente e del suo impero mercantile, armi in pugno, basato sull’imperativo del profitto a tutti i costi e della crescita infinita parallela alla guerra infinita per le risorse.

Lo stesso Chiesa che adesso, a distanza di due anni e più, ha scritto con Pino Cabras un volume, significativamente intitolato “Barack Obush”, dove si mostra che l’ex pacifista si ritrova a capo di una amministrazione e di una politica classicamente imperialista incentrata sulla difesa delle sue posizioni militari e anche sul loro allargamento, politica che non sembra affatto pacifista, e ricorda quella dell’era Bush, il quale ormai è diventato una specie di PRECEDENTE SIGNIFICATIVO, di allegoria della violenza occidentale nel mondo (ricordando la “guerra preventiva”…)

La strana e misteriosa figura di Obama sembra un JOLLY, un JOKER, schizofrenicamente positivo e negativo assieme, una specie di corto-circuito, forse adatto a tempi che essi stessi sono un corto-circuito, uno scontro sotterraneo di èlite occulte, una fine dei giochi planetaria, dove si è sballottati tra il rischio della catastrofe e la speranza nella rinascita in diverse dimensioni di esistenza.

A pensarci bene, tutto di Obama sembra misterioso: le zone oscure della sua vita, il fatto che il suo stesso nome con cui è conosciuto può essere uno pseudonimo, qualcuno dice potrebbe essere addirittura il clone del faraone Akhenaton(!) E’ inoltre assolutamente assonante con un’altra figura enigmatica che sembra pure lei costruita a tavolino per i mass media, ovvero OSAMA (Bin Laden), mister “pericolo pubblico degli USA n°1”, il cattivone da film di James Bond, che nel 2001 abbatte col telecomando le torri gemelle dalla sua grotta di Bora Bora in Afghanistan, e ammazzato dalle forze speciali americane nel maggio scorso ad Abboddabbad in Pakistan mentre il suo praticamente omonimo OBAMA guardava il processo attraverso un grande schermo a migliaia di chilometri di distanza. A tratti sembra di assistere a un videogame, e la sensazione di finto comincia a percepirsi nettamente, come nel settembre 2001. E ciò potrebbe spingersi a livelli INFINITI. Possiamo immaginare che, a lungo andare, si avvertirà chiaramente la finzione nella nostra stessa vita quotidiana, non solo in occasione di determinati avvenimenti propagandati periodicamente dai mass-media. Una volta che la spirale-frattale della finzione ormai palese avrà inghiottito il mondo a noi più prossimo nel “videogame”(addirittura il nostro stesso corpo, per esempio!) sarà possibile l’occasione di sperimentare un SALTO QUANTICO, un CAMBIO DIMENSIONALE, la Fine della Storia o, paradossalmente, il suo INIZIO: uno scoprire che il tempo storico vissuto fino a quel momento era stato visto scorrere in una maniera contraria alla sua reale direzione. Insomma, il passato si situa nel futuro, e il futuro si situa nel passato!

Tornando al tema dell’articolo, mi azzardo a scrivere che le due versioni della figura obamiana, quella positiva e quella negativa, sono VERE ENTRAMBE! Seguendo ciò che in fisica quantistica, viene chiamato COLLASSO DELLA FUNZIONE D’ONDA, se la gran parte dell’umanità crederà che il presidente segua fini negativi, e non avrà quindi fiducia in lui, creerà aspettative le quali faranno collassare l’onda quantica nelle solide particelle che manifesteranno la realtà corrispondente (cioè negativa); accadrà il contrario se la maggioranza dell’umanità lo “sosterrà psichicamente” e avrà, diciamo così, “fiducia” in lui. Certo, le cose non sono proprio così semplici, ma il succo è questo. E’ l’affrancamento dalla realtà binomiale, della regola del terzo escluso, dal leggere le cose in bianco O nero. Un pensare in modo simile al comportamento di certe particelle subatomiche, delle quali non si può calcolare allo stesso tempo la loro velocità e la loro posizione, come insegna il principio di indeterminazione di Heisemberg. Un mondo dove un interruttore è acceso e spento contemporaneamente.

Il Mondo in MI Settima

Possiamo criticare quanto vogliamo Adriano Celentano, il miliardario che predica la povertà, il profeta megalomane ex cantante di “24.000 baci” e regista di “Yuppi Du”, ma non possiamo negare che abbia in qualche modo trattato tematiche le quali non erano affatto presenti nel discorso pubblico quando lui le ha affrontate per la prima volta, quarantacinque anni fa. Ovvero, quando – assolutamente in sordina – stava cominciando un processo che l’avrebbe portato in futuro a realizzare kolossal profetici come il film “Joan Lui”, costato decine di miliardi delle vecchie lire, e trasmissioni TV dove le sue prediche e i suoi eloquenti silenzi l’avrebbero fatta da padrone.

Una delle poche icone pop italiane (secondo alcuni l’unica), soprannominata “Il molleggiato”, “Il figlio della foca”, “Il re degli ignoranti”, “Il ragazzo della via Gluck” ha anticipato i tempi, soprattutto nel brano che porta l’ultimo dei suoi soprannomi citato. Ma vi è un altro brano, sempre del 1966, intitolato “Il mondo in MI Settima”, il quale è abbastanza stupefacente, poichè vuole dimostrare una verità a suo modo sostanziale: cioè che il contenuto dei quotidiani è SENZA TEMPO, sempre lo stesso, non importa la data. E infatti gran parte dei commenti in rete a questa canzone si possono riassumere in “E’ SEMPRE ATTUALE” o “NON E’ PROPRIO CAMBIATO NIENTE DA ALLORA” ecc.
Nel testo, dopo che Celentano canta di come, aprendo il quotidiano, legga quanto il mondo sia brutto, di come “siamo stati noi” a rovinarlo, del fatto che ci sia sempre una guerra (aggravata dalla presenza delle bombe atomiche), dopo che ha puntato il dito contro l’immoralità dei giornaletti da quattro soldi, dei film, e addirittura dello sport (“c’è persino corruzione/dove c’è lo sport”), si ferma, vi è un recitato dove dice ai suoi amici di non rattristarsi, che i giornali esagerano sempre, minimizza – “pensate alle cose che scrivono di me” – e poi conclude dicendo tra sè e sè che il quotidiano potrebbe essere vecchio, datato, ma subito, volendo appunto controllare la data, il Molleggiato si ferma per un lungo, interminabile attimo – udiamo solo il fruscio della carta – e poi, con una voce come proveniente dal nulla, mormora laconico: “…E’ DI OGGI.”
La canzone “Il mondo in mi Settima” rischia di aprire considerazioni risapute e banali – qualche maligno direbbe “come il suo autore” – ma è possibile che “Il Re degli ignoranti”, certo del tutto senza rendersene conto, stesse captando da lontano attraverso le sue antenne, che un ciclo storico (millenario!) stava per precipitare progressivamente, generando l’alienazione e l’inumanità generalizzata che stavano provocando a catena coloro da qualcuno chiamati ILLUMINATI, avvicinandosi a un PUNTO DI SINGOLARITA’ NEL TEMPO, il quale sarebbe culminato qualche decennio dopo, ma i suoi effetti era come se dal futuro stessero risuonando verso il passato, verso quegli anni sessanta che adesso vediamo così lontani, ma non facciamo che ripeterli anno dopo anno, inconsapevolmente. Come un LOOP. Un po’ come non facciamo che ripetere i tempi dell’Impero Romano, anche se la sua capitale è stata trasferita di continente da 235 anni.

Tra l’altro, il picco profetico del “Figlio della foca” (come venne definito Celentano quando, durante la trasmissione Fantastico 7, mostrava filmati sui massacri delle foche nell’Artico) fu raggiunto nell’anno 1987 quando pubblicò un album, “La pubblica ottusità”, contenente canzoni molto ispirate, come “La luce del sole”. Combinazione, proprio in quell’anno, vi fu la cosiddetta CONVERGENZA ARMONICA, di cui si è interessato a lungo il compianto studioso Josè Arguelles, ovvero l’inizio di una trasmutazione della griglia energetica che avvolge la Terra, secondo alcuni la fase iniziale di un processo il quale porterebbe – condizionale d’obbligo – a una Nuova Era a partire dalla fine del 2012 e l’inizio del 2013.
La storia moderna e contemporanea (per capirci, quella nata dalle rivoluzioni industriali le quali hanno dato origine al capitalismo moderno) va di pari passo con le cronache dei giornali, e dal momento che la storia moderna e contemporanea è fatta perlopiù di guerre, crimini e immoralità – qualcuno direbbe “a causa di governi occulti che manovrano la storia dietro le quinte” – è ovvio che i quotidiani siano disgustosamente farciti di tutte queste cose. E non importa assolutamente la data specifica della loro stampa.
Il Mondo Nuovo, la Fine della Storia (o il suo Inizio nel punto del futuro da cui origina la spirale di Fibonacci), il tracollo dell’attuale stato di cose basato sulla menzogna, l’ingiustizia e la guerra, andrà di pari passo con la fine della stampa, con la fine dei giornali. Quando un giorno “scoppierà la pace”. Fino a quando rimarrà in vita l’attuale realtà rovesciata, l’attuale realtà disarmonica e deformata, il brano “Il Mondo in mi Settima” non perderà MAI di attualità. Diverrà obsoleto solo con il collasso del tempo lineare, il falso tempo della storia, e con il contemporaneo sparire dei giornali, che ne sono i suoi corifei più agguerriti.

Gli USA mostrati come volgari, litigiosi bancarottieri!

Era TOTALMENTE da immaginarselo che alla fine, in zona Cesarini, i Democratici statalisti e i Repubblicani liberisti avrebbero trovato l'accordo per aumentare il tetto del debito pubblico USA, una piramide di carta senza valore che è cresciuta enormemente ed esponenzialmente soprattutto negli ultimi dieci/vent'anni, ma che per costruirla c'è voluto più di un secolo. Adesso, a questo cumulo di spazzatura gli viene dato il valore di più di 15.000 triliardi di $ (+ diversi miliardi dell'accordo) e, visto che le agenzie di rating dell'occidente non possono dire le cose come stanno, a questa finanza insolvente peggio che i paesi PIIGS, gli si continua a dare la "tripla A", modo per dire che SONO AFFIDABILI.

La Grande Finzione dunque continua, e oggi 2 agosto il mondo è sempre lo stesso di sempre, purtroppo. Un globo invaso dalla moneta-debito, da un oceano di "pagherò" (come si chiamavano un tempo le obbligazioni), pretesto per mille proiezioni finanziarie-economiche su anni futuri che probabilmente non vedremo mai. Nonostante tutto, però, abbiamo un po' meditato su come i gloriosi Stati Uniti, l' "Impero del bene" per eccellenza, sia stato così preso a pesci in faccia dai mass media, trattato come un quasi bancarottiere di infimo ordine, persino il TG1 di sabato scorso aveva come primo titolo "USA, incubo fallimento". Cioè, non stiamo parlando dell'Irlanda o della Grecia o di Cipro, stiamo parlando di coloro che, oltre l'Hard Power, la rete militare in mezzo mondo, possiedono il Soft Power, cioè quel tipo di potere dato dall'immaginario che sono riusciti a infondere a tutto l'occidente, pensiamo alla lingua inglese internazionale delle canzoni pop-rock, a Facebook, a McDonald's, alle cose che "vengono dall'America perchè le cose nuove prima vengono da là", alla terra della libertà duratura contro i tiranni dell' "Asse del Male" e degli "Stati canaglia". E tanto altro.

Ebbene, questo mito – quasi a partire da quando il ministro del tesoro Geithner ha parlato per la prima volta di DEFAULT lo scorso 11 gennaio – è stato impietosamente mostrato a tutto schermo sull'orlo del disastro, e per giunta con le galline litigiose nel pollaio che si azzuffano, con elefantini rossi e asinelli blu che si battibeccano inutilmente rischiando di non giungere a un accordo e far saltare la baracca, di arrivare a un Armageddon, per dirla col comandante in capo nero e brizzolato. Gli USA sono stati fatti vedere come il pugile Rocky che, preso a pugni (dalla Cina? dai BRICS?), col volto tumefatto e sanguinante rischia di crollare sul ring da un momento all'altro, con il direttore della Federal Reserve Bernanke il quale fa l'arbitro che conta fino a dieci per poi fare un'altra iniezione di dollari freschi di stampa, assolutamente senza valore.
Insomma, sappiamo che le televisioni, i giornali, le radio e una buona fetta di internet sono controllate dai manovratori, e allora perchè questi manovratori vogliono che gli Stati Uniti siano così umiliati sulla pubblica piazza del mondo? Ecco una buona questione su cui meditare a Ferragosto!