Impressioni e immaginazioni sul crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018

Abbiamo pensato un po’ prima di scrivere questo aggiornamento del blog poiché la natura dell’evento in questione é tale che è facile, parlando subito in un certo modo di questi avvenimenti, dare l’impressione di essere insensibili o mancanti di rispetto. Quindi abbiamo pensato di lasciare passare un po’ di tempo prima di parlare del crollo del ponte Morandi in termini “altri”, cioé in termini simbolici, sincronici, sincro-mistici e ciclici del tempo storico, termini propri di questo blog.

Ovviamente, dal momento che questo è uno di quegli eventi che si imprimono nella mente collettiva – poiché 1) spezza il consueto tran tran (anche mass-mediatico); 2) milioni di persone hanno la loro attenzione rivolta verso la stessa cosa – non poteva che attirare il nostro interesse in questo senso.

Direi di cominciare dal luglio 2001, G8 di Genova, i fatti che successero allora furono così violenti e d’impatto da attrarre l’attenzione di tutto il circo mass-mediatico internazionale, cosa insolita per una città normalmente schiva e un po’ chiusa in se stessa.

https://www.google.com/search?q=g8+genova&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwith97ot7LdAhXNCewKHcY4BMMQ_AUICygC&biw=1366&bih=632#imgrc=_

L’agosto 2001, personalmente, lo ricordo come un mese per me molto particolare in cui mi dedicai a un’attività lavorativa per me anomala (operaio che timbra il cartellino), a cui non mi ero mai avvicinato in passato e non mi sarei mai più riavvicinato nell’allora futuro. Per me il 2001 era stato un anno di delusioni e disillusioni che, probabilmente quando arriverà il momento giusto, potrei anche raccontare in questo blog.

Quel posto di lavoro si trovava in una cittadina che ogni giorno raggiungevo facendo l’autostrada usando un’ Alfa 33. E ogni giorno per andare al lavoro percorrevo avanti e indietro il viadotto sul torrente Polcevera quindi il ponte Morandi. Alla fine di quell’agosto fracassai l’Alfa 33 riuscendo a venire fuori dall’incidente senza – per fortuna – danni fisici anche se l’automobile ebbe mezza parte anteriore distrutta. In quell’occasione mi fidai troppo delle curve dopo un periodo in cui aveva piovuto e dunque l’asfalto era ancora un po’ scivoloso. Il punto dell’autostrada in cui feci l’unico incidente della mia vita si trovava poco prima dell’inizio del ponte Morandi.

Erano passati un mese e dieci giorni dalle vicende del G8 e poco più di dieci giorni dopo avvenne una cosa che, si può dire, è considerata l’archetipo dell’evento amplificato dai mass media che attira contemporaneamente l’attenzione di milioni di persone verso la stessa direzione, unificandole in qualche modo.

Ricordo che nei giorni della seconda o terza decade di quel settembre, ero andato a un convegno organizzato dall’estrema sinistra il cui motto era una di quelle celebri frasi attribuite ad Albert Einstein: “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale ma so che la quarta si combatterà con le pietre”. Mi ero recato a questo convegno con alcuni miei amici di allora e uno di questi, mentre eravamo seduti sui sedili ripieghevoli rossi di fronte al palco, aveva detto: “Ma guardate un po’ nel giro di nemmeno due mesi cosa è successo tutto assieme! Prima col G8 ora con le torri gemelle, sembra la fine del mondo…”

Terremoti, incidenti, azioni terroristiche. Oltre alle tragedie umane che portano con sé. grazie all’amplificazione dei mezzi di comunicazione di massa, portano catastroficamente il SIMBOLICO nel cuore stesso della nostra realtà di tutti i giorni, coinvolgendo l’attenzione di milioni di persone verso lo stesso punto, come una lente che cattura i raggi del sole e genera il FUOCO. Infatti l’espressione “mettere a fuoco” deriva proprio da questo.

Che la causa sia la politica, il terrorismo, un incidente o un terremoto, cosa c’è di più simbolico di muri, torri, ponti che crollano?

L’antefatto (o meglio uno dei possibili antefatti) del crollo del ponte Morandi lo si potrebbe vedere in questo: un altro ponte Morandi (gemello di quello di Genova e costruito negli stessi anni) in Libia, chiamato “ponte sul Wadi-al-Kuf” https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_sul_Wadi_al-Kuf

La cui chiusura fu decisa dal governo libico a fine ottobre 2017. Pochi giorni prima del 14 agosto 2018, il sindaco della località in cui si trova questo viadotto, comunicava ufficialmente al governo la sua alta pericolosità per via del rischio di cedimenti. Qualcosa era forse nell’aria…

Nell’agosto 2016 in Cile è crollato un ponte ferroviario, le foto sono impressionanti ma l’incidente non fece nemmeno un ferito poiché il treno finito nel fiume in seguito a quel crollo era un treno merci.

https://www.internazionale.it/notizie/2016/08/19/crolla-un-ponte-nel-sud-del-cile

Ne riparleremo del Cile, per adesso ricordiamo del crollo in passato di un altro ponte Morandi, nella stessa America del sud, sul lago di Maracaibo in Venezuela, parzialmente crollato a causa di un urto di una petroliera contro un pilone causando la caduta nel fiume di autoveicoli e la morte di sette persone: l’evento ebbe luogo nell’aprile 1964, quindi ben prima dell’inaugurazione del ponte Morandi di Genova, risalente al 1967.

La foto qui sopra l’ho scattata col mio cellulare Nokia più o meno all’ora in cui stava avvenendo il crollo o era avvenuto da molto poco. Quando l’ho guardata successivamente, mi sono reso conto di come in qualche modo riassumesse un certo “spirito” della vicenda che stava proprio avvenendo in quegli attimi, senza che allora io ne fossi minimamente a conoscenza: il cielo plumbeo, il vetro come rigato di lacrime, il ponte e l’adesivo sul vetro “Preziosi vattene” (Enrico Preziosi è un dirigente sportivo a capo di una squadra di calcio di Genova) si può dire simboleggiassero l’atmosfera dell’evento che si sarebbe successivamente manifestato. Mentre il cielo grigio, la pioggia-lacrime e il ponte, penso possano essere facilmente riconosciuti come evidenti simboli dell’avvenimento, l’adesivo “Preziosi vattene” è meno immediato da capire come simbolo, soprattutto per chi non é di Genova: come ad ogni modo si può intuire, la direzione della società calcistica da parte di Preziosi è stata oggetto di polemiche a tal punto che molti volevano le sue dimissioni e l’atmosfera mentale che suscita questo adesivo rosso e blu sul vetro nella foto la vedo come affine a quella delle polemiche in seguito al crollo del ponte Morandi. Senza saperlo, ho catturato con quella foto una ben determinata atmosfera psichica che sarebbe stata ben presente a livello collettivo nelle ore e nei giorni successivi.

Qualche mese prima, Genova ha ospitato, come succede ogni cinque anni, la manifestazione Euroflora e, per l’occasione, sopra alcune strade del centro della città, era appeso un numero considerevole di ombrelli aperti, una specie di installazione artistica, connessa all’Euroflora, che è stata molto fotografata.

Guarda caso, il crollo del ponte Morandi è avvenuto in un momento in cui la pioggia era parecchio intensa tanto che qualcuno ha subito ipotizzato (erroneamente) che un fulmine avesse colpito il ponte e il suo cedimento fosse quindi avvenuto per via di ciò. Anche quelle persone che sono riuscite a catturare su video gli attimi in cui succedeva la cosa, avevano cominciato a filmare per testimoniare in presa diretta la forte acqua che stava scendendo in quei momenti. Singolarmente, prima e dopo l’ora in cui è successo il fatto (e in cui veniva giù la pioggia intensa) il clima non è più stato particolarmente brutto, e così nei giorni precedenti e successivi. Tutti quegli ombrelli sembravano come avvisare di RIPARARSI da qualcosa che sarebbe venuto dall’alto…

Genova è una citta che ha spesso attirato l’attenzione dei mass media nazionali su di sé per via della pioggia o, meglio, per via degli effetti della pioggia: alluvioni e inondazioni a volte tragicamente spettacolari e con il loro tributo di vittime.

Il mio collega di blog Teoscrive ha subito rintracciato una notizia riguardante il crollo di un ponte presso Biella avvenuto venticinque anni prima proprio a causa delle forti precipitazioni

Dicevamo prima del forte impatto simbolico di un ponte così grande e spettacolare che collassa, delle immagini del ponte crollato trasmesse da tutti i mass media. In un certo senso il disastro era previsto: si sapeva che prima o poi quella struttura poteva crollare, se ne parlava da anni, si può dire che era quasi più una questione di “quando” che di “se”. Una volta viste le prime immagini, m’è venuto da pensare al film Cassandra crossing, un film di tanti anni fa riguardante epidemie e virus letali dove i passeggeri di un treno infettato dal virus sono destinati a perire attraversando un ponte fatiscente che crollerà sotto il peso del treno e una buona parte del film mostra quei passeggeri, una volta a conoscenza del loro destino di morte, che fanno di tutto per saltare a terra prima di raggiungere l’inizio del ponte. Combinazione, di virus letali parla anche un film di un po’ di tempo dopo, Io sono leggenda, dove compare il ponte di Brooklyn crollato.

Cassandra crossing.

 

Io sono leggenda.

In effetti, le notizie e le immagini di avvenimenti come questo presto si diffondono “viralmente” come si dice, proprio come un’epidemia, soprattutto in un’epoca in cui ci sono internet 2.0, You Tube e i social network, tutta roba che, per esempio, non c’era ai tempi del G8 prima citato.

Proprio come i passeggeri del film Cassandra crossing, diversi conducenti di mezzi automobilistici, sono riusciti a fermarsi in tempo un secondo prima di crollare assieme al ponte o andare verso il vuoto e, recentemente, il divulgatore e contro-informatore Rocco Bruno ha utilizzato la metafora del ponte Cassandra crossing per dire come, passeggeri di un tipo di civiltà profondamente in crisi, dobbiamo “saltare giù” prima di crollare assieme a questa stessa civiltà.

La foto estremamente evocativa e simbolica, diffusa dai mass media in tutto il mondo e vista dunque da milioni di persone, del camion della catena di supermercati Basko di fronte al vuoto oltre il ponte crollato. Potrebbe essere visto come un emblema della civiltà dei supermercati e del consumismo che si ferma un attimo prima del collasso?!

Il ponte Morandi era talvolta soprannominato “ponte di Brooklyn” per via della vaga somiglianza e tale ponte è spesso comparso distrutto dentro film catastrofici (come Final Destination V) e lo stesso ponte di Brooklyn, nella realtà extra-filmica, qualche anno fa fu colpito da un’intensa perturbazione che ne distrusse una sezione e fece anche rischiare la vita ad alcune persone.

https://www.si24.it/2014/07/03/crolla-di-una-sezione-del-ponte-di-brooklyn-new-york-colpita-da-un-violento-temporale/58130/

La distruzione del ponte di Brooklyn in Final destination V.

A questo indirizzo https://hackaday.com/2015/11/18/suspension-bridges-of-disbelief/ c’è inoltre un’analisi con una lunga carrellata dei vari effetti speciali di diversi ponti americani distrutti in film catastrofici hollywoodiani e di come spesso e volentieri le distruzioni di quei ponti in tali film non seguano le leggi fisiche di cui tengono conto gli ingegneri che progettano quelle strutture. A quest’altro indirizzo http://www.thegeektwins.com/2015/05/7-sci-fi-movies-that-destroyed-golden.html vengono illustrati i sette film di fantascienza in cui il ponte sul “Golden gate” a San Francisco lo si vede distrutto in molteplici maniere. Come si vede anche qui, l’immagine del ponte distrutto fa il paio, come potenziale simbolico, a quella di torri crollate.

Tra l’altro, lo stesso 14 agosto 2018, un’auto si è schiantata contro le ringhiere intorno al palazzo del parlamento di Westminister a Londra provocando diversi feriti tra i passanti, in un sospetto atto di terrorismo http://www.repubblica.it/esteri/2018/08/14/news/londra_auto_contro_barriere_fuori_al_parlamento_un_uomo_arrestato-204069540/

La cosa particolare è che l’anno precedente Londra fu coinvolta in due azioni terroristiche più gravi: una compiuta il 22 marzo (a un anno esatto di distanza dall’attentato terroristico di Bruxelles!) e l’altra il 3 giugno 2017. Sono coinvolti dei PONTI in entrambi i casi: nel primo il ponte di Westminster (vicino al palazzo del parlamento) nel secondo il London bridge. In tutti e due gli attentati sono stati coinvolti alcuni malcapitati passanti proprio come nello strano attentato di Londra – di minore entità ma comunque ben presente sui mass media anche lui – del 14 agosto 2018. Anche nel crollo del ponte Morandi sono stati travolti dei passanti e sia in questo caso sia in quello degli attentati londinesi centrali sono stati gli autoveicoli, quegli stessi autoveicoli che da un po’ di tempo vediamo prendere fuoco con sempre maggiore frequenza.

A ciò si può collegare un curioso episodio avvenuto prima di quegli attentati, nel febbraio 2016, quando molti passanti furono spaventati da uno dei classici autobus rossi londinesi che esplose e prese improvvisamente fuoco nel bel mezzo del London bridge https://www.mirror.co.uk/tv/tv-news/bus-explodes-london-bridge-terrifying-7326412 non si trattava di un atto terroristico vero e proprio ma erano riprese per una scena di un film su Jackie Chan. Verrebbe quasi da pensare che gli autori degli attentati di Londra dell’anno dopo si siano ispirati a questo film!

Comunque sia, proprio esattamente come all’epoca del G8 nel luglio 2001, la provinciale Genova, in quei giorni di ferragosto 2018, occupava le principali notizie di apertura in tutto il mondo, per la prima volta dopo poco più di diciassette anni.

A tal punto che anche la SINCRO-SFERA anglofona (ovviamente quella principale del mondo) ne è stata coinvolta:

https://brizdazz.blogspot.com/2018/08/anxiety-crossing-our-bridges-when-we.html

http://thesignificanceofr.blogspot.com/2018/08/predictive-programming-or.html

Compreso il nostro collega americano Goro Adachi, da cui abbiamo imparato il concetto di COERENZA MULTI-CONTESTUALE:

https://www.supertorchritual.com/news/cydonian-bridge/

https://www.supertorchritual.com/the-genoa-bridge-code/

This was one of those multicontextually resonant events sending shock waves across time backward and forward. And it’s surprisingly – or not so surprisingly in our case – very esoteric. It confirms a hidden, very powerful theme we’ve being stressing all year but no one else would be cognizant of, the…

https://www.supertorchritual.com/the-genoa-bridge-code-part-2/

https://secretsun.blogspot.com/2018/08/damn-it-planets.html

https://merovee.wordpress.com/2018/08/02/the-golden-bridge/

Dunque nel periodo subito dopo l’inizio della seconda metà dell’anno 2001, vi fu l’infuocato G8 di Genova come abbiamo detto il quale, un po’ per la presenza dei principali capi di stato del mondo asseragliati dentro la “zona rossa” del capoluogo ligure, un po’ per i terribili, tumultuosi fatti successi in quei giorni, focalizzò l’attenzione mass-mediatica mondiale su Genova e, dopo nemmeno due mesi, vi fu un altro fatto che catalizzò ancora più massicciamente l’attenzione mediatica di tutto il mondo verso New York e Washington (già normalmente piuttosto mediatiche per i fatti loro, senza che accada nulla di particolarmente terribile). Stranamente, diciassette anni dopo, vi è il ritorno di Genova all’attenzione internazionale e per via di un avvenimento che decisamente ricorda quello delle torri gemelle; in questo agosto 2018 sembra quasi ci sia stato un ritorno ibrido degli avvenimenti del luglio e del settembre 2001. Il luogo del torrente Polcevera in cui è venuto giù il ponte è stato definito “zona rossa”, proprio come la zona off limits in cui si vedevano i capi di stato durante il G8 e come senso ricordava il luogo delle torri gemelle collassate chiamata “ground zero”.

Tra l’altro in un contesto globale parecchio i fibrillazione: il nuovo governo italiano “populista” che crea scompiglio, le vicende negli Stati Uniti con la contrapposizione ormai quasi bellica tra i trumpiani e i non trumpiani in vista delle elezioni di mid term, i casi di censura mediatica nei confronti dell’informazione alternativa su internet, le vicende riguardanti un papato si può dire in caduta libera a causa della pedocriminalità ma non solo, i problemi delle migrazioni, i problemi dell’Unione Europea, i preoccupanti attriti tra Stati Uniti e NATO da una parte e Russia e Cina e le “potenze emergenti” dall’altra…

A questo proposito, poco più di quattro anni fa, scrivemmo un articolo che, letto oggi, ci sorprende un po’.

Ecco un passo riguardante la Liguria in generale e Genova in particolare come manifestazioni simboliche della differenza e contrapposizione tra ovest ed est:

Ho immaginato che il famoso EVENTO si sarebbe manifestato nel prossimo agosto (il mese in cui il mio compare Matteo vede come propizio per lo scatenamento di grandi cose), quando sarò via da Genova per dieci giorni. Mi sarei trovato a non poter più tornarci per lungo, lungo tempo e, quando, magari dopo anni, ci sarei ritornato, non avrei più trovato nulla di ciò che era stato e delle persone che ci vivevano.

Mi domando, però, la ragione simbolica di questa paranoia – che s’è ripresentata, sebbene con intensità molto minore, dopo diciannove anni – cosa vuole davvero dirmi il mio inconscio, rendendomi sensibile e ricettivo a immaginazioni di questo tipo, e ho pensato a ciò che ha scritto recentemente il mio compare Mediter su un suo articolo, il millenario scontro Oriente-Occidente, lo scontro tra il sorgere e il calare del Sole, tra un mondo vecchio che non vuole morire e un mondo nuovo che non riesce a nascere.

Come ligure, io questo lo avverto in modo particolare, visto che, il posto dove vivo si trova A META’ tra Occidente e Oriente, infatti Genova si trova in mezzo alla Liguria, tra la Riviera di Ponente (Occidente) e la Riviera di Levante (Oriente) e io, tra l’altro, sono anche di un segno, la Bilancia, che richiama alquanto questa dialettica Est-Ovest.

Il crollo di un ponte che collega il ponente con il levante della Liguria, che connette l’ovest all’est, può forse essere visto come una manifestazione simbolica (concretizzata nella realtà materiale) anticipatoria di una possibile rottura prossima ventura tra occidente e oriente? Mostrata mass-mediaticamente a tutto il mondo prima della sua effettiva manifestazione concreta nella realtà materiale?

Ecco cosa scrivevamo anche in quello stesso articolo:

Mi veniva anche in mente che, nei giorni intorno al 20 luglio 2001, vi furono gli avvenimenti del G8, e questa sarebbe potuta essere una combinazione significativa, esattamente dopo dodici anni. Un ritorno di un avvenimento simile a maggiore intensità e magnitudo, con Genova di nuovo alla ribalta internazionale, non certo per qualcosa di lieto, ma per qualcosa di fortissimo impatto psicologico globale. Come sarebbe, appunto, un’esplosione atomica.

Periodicamente, la città che venne definita con vari soprannomi, “Superba”, “Dominante”, sembra teatro di forti anomalie, le quali scuotono lo status quo, in particolare dell’Italia, ma non solo. Dalla “partenza dei Mille” nel 1860 al bombardamento navale inglese del 1941 (il quale sembrò un “ricorso storico” del bombardamento navale francese del 1684) ai disordini del 1960 e quelli, già citati, del 2001, e le periodiche, disastrose, alluvioni, dal quella del 1970, a quella del 1992, alla recente del 2011. [nell’ottobre 2014 ne sarebbe avvenuta un’altra].

E poi l’anno scorso, quando una nave colpì un edificio del porto a forma di torre, provocando vittime.

Quest’ultima frase è da spiegare: mi riferisco infatti a qualcosa che successe nel maggio 2013 quando una motonave si scontrò con la TORRE dei piloti del porto facendola crollare e producendo vittime https://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_della_torre_dei_piloti_di_Genova.

Leggendo quell’articolo sembra proprio che mi attendessi qualcosa di dirompente a Genova per l’agosto 2014 quando invece poi è avvenuto esattamente quattro anni dopo.

Il fatto che l’avvenimento del ponte Morandi crollato sia stato per molti genovesi shockante ma non del tutto inaspettato (come se lo si sentisse che prima o poi sarebbe successo) l’ho visto leggendo dei commenti di un mio contatto su Facebook in cui diceva di provare una sensazione stranissima, davvero difficile a far capire a parole, si ricordava dei sogni o delle sensazioni che aveva da piccola, nei quali non vedeva più da lontano la consueta silhuette del viadotto all’orizzonte alla fine della valle e adesso la visione dal suo terrazzo che aveva del panorama senza il ponte (la skyline senza il ponte) la riconosceva esattamente come quella di quei sogni o di quelle visioni che aveva da bambina.

Cosa altro può anticipare il messaggio simbolico globale del crollo del viadotto?

Si sa che l’etimologia della parola “PONTEFICE” significa “costruttore di ponti” e, ora come ora, l’attuale pontefice della chiesa cattolica si può dire sia “sotto inchiesta”, “bersaglio di polemiche”, “nel mirino”, proprio come il “pontefice” Riccardo Morandi (tra l’altro ormai da un po’ passato a miglior vita), il costruttore del ponte crollato. Qualcuno, come si è già detto, nelle primissime ore dopo il crollo, ha fantasticato sul fatto che il crollo fosse avvenuto perché il ponte “era stato colpito dal fulmine”. La parte della sezione del ponte di Brooklyn collassata nel 2014 venne giù in seguito a una tempesta di fulmini. Uno o più fulmini colpirono la sommità della cupola di San Pietro l’11 febbraio 2013, giorno delle dimissioni di Benedetto XVI.

https://www.supertorchritual.com/the-last-pope/

Una delle cose peggiori successe al papato di Francesco in questi ultimi tempi è stata la dimissione in blocco, a maggio, di più di trenta vescovi in Cile sempre a causa delle brutte faccende di pedo-criminalità e delle loro coperture in alto loco. Come abbiamo visto, il Cile è un paese che sembra proprio direttamente connesso al crollo del ponte, sia perché tra le vittime del crollo vi erano anche due cileni sia perché il Cile pare una terra colpita con una certa frequenza da incidenti di questo tipo: m’è stato comunicato direttamente da una cilena (tra l’altro da me incontrata anche il 14 agosto poco prima che venisse giù il ponte) di come in Cile si siano commemorati contemporaneamente i morti dovuti al crollo del viadotto di Genova e i morti di un incidente simile avvenuto anni fa in Cile e che fece uguale scalpore .

Quell’ 14 agosto 2018 è stato anche il giorno della morte di Micheal Persinger, uno scienziato eccentrico e singolare di cui avemmo modo di parlare in un curioso articolo risalente ai tempi delle olimpiadi di Londra nell’estate 2012, quando parve che alla cerimonia d’inaugurazione di quei giochi olimpici si fossero manifestati nientemeno che gli “illuminati”, ovverosia quelle tredici famiglie potentissime le quali secondo i teorici della cospirazione vantano un lignaggio secolare-millenario risalente ai tempi di Babilonia e influenzano gli avvenimenti planetari avendo sotto i loro ricatti di ogni tipo tutte le maggiori istituzioni dell’occidente, a cominciare da quelle finanziarie, militari, religiose e giudiziarie essendo inoltre in contatto con entità extra-dimensionali che li mantengono al potere supremo alle quali fanno tributo praticando innominabili riti satanici sacrificando giovani vite. Questo in nuce pensano certi cosiddetti “teorici della cospirazione”, esagerando di molto cose che magari possono anche avere un qualche fondamento nella realtà (basti pensare alle ramificazioni criminali accertate dei servizi segreti delle nazioni più potenti). Le divinità babilonesi, l’occhio che tutto vede e controlla sulla cima della piramide delle piramidi (la società piramidale fatta di piramidi sotto piramidi), la fenice che brucia nel fuoco e risorge dalle sue stesse ceneri: una simbologia di questo tipo in effetti fu presente nei rutilanti spettacoli all’inaugurazione e alla chiusura delle olimpiadi di Londra del 2012.

La fenice che brucia e risorge dalle sue stesse ceneri davanti all’unico occhio in cima alla piramide.

Bene, quel Micheal Persinger (ideatore di un casco particolare il quale stimola determinati punti del cervello che permettono di provare sensazioni percepite come “contatto con Dio”), per riassumere ciò che scrivemmo in quell’articolo, ipotizzava che una mutazione – intenzionale o meno – del campo elettromagnetico della Terra avrebbe fatto in modo di far comunicare istantaneamente i cervelli tra loro attarverso una specie di “mente collettiva” la quale si sarebbe manifestata proprio in seguito ai cambiamenti delle strutture geo-elettromagnetiche del pianeta. La questione aperta è: e se questa “mente collettiva” vera e propria fosse già attiva ma semplicemente inconscia e se, attraverso certe mutazioni, la si rendesse invece consapevole di se stessa? Può essere che le cosiddette “sincronicità”, i “climi psichici” e le “coerenze inter-contestuali” siano dei sintomi dell’esistenza sottotraccia di questa mente collettiva, la quale sembra rendersi conto di se stessa più del consueto in occasione di determinati avvenimenti globali d’impatto e di shock, amplificati e resi globali dagli attuali mass media.

Sottoscrivo ciò che dice Goro Adachi al riguardo:

Ciò che il tipico teorico della cospirazione non capisce e dunque lo limita nella sua valutazione delle cose è come le notevoli coincidenze possono sorgere dal reame metafisico al di là di ogni consapevole volontà umana e come sorprendentemente comuni tali coincidenze siano. Senza comprendere il ruolo della sincronicità – in sostanza della “magia” – nella nostra realtà, voi non potete sperare di ottenere reali intuizioni di ciò che è in corso intorno a noi e di cosa ci attende oltre l’orizzonte. Il nuovo articolo del Daily grailsSteam Engine Time & Ideaspace: How Creative Ideas Arise Simultaneously” tocca questo importante argomento.

https://www.supertorchritual.com/news/metaphysical-order-in-reality/

La piramide?

Intanto pensiamo che l’evento del crollo del ponte Morandi sia stato qualcosa che ha dato una bella scossa alla mente collettiva, ben al di là di quella italiana, tutto il mondo l’ha visto bene, é stato simbolico in una maniera sfacciata e spudorata e pensiamo sia stato di certo premonitore di roba di magnitudo molto elevata che avverrà in un futuro più o meno prossimo.

Come dice il pluri-citato Goro Adachi:

Questo è uno di quegli eventi che risuonano in maniera multicontestuale mandando onde di shock su e giù attarverso il tempo. Ed è sorprendentemente – o non così sorprendentemente nel nostro caso – molto esoterico. Esso conferma un nascosto, molto potente, tema che stiamo evidenziando lungo il corso dell’anno in corso […]

Sicuramente molti livelli di questa cosa ci sfuggono: per esempio è possibile un collegamento con l’eclisse lunare del 27 luglio (poco più di quindici giorni prima), la più lunga del secolo e del suo allineamento col pianeta Marte, dalla faccia completamente illuminata e alla minore distanza dalla Terra da anni?

E che dire di un’altra associazione mentale che ci viene da fare: i palazzoni sotto quel che resta del viadotto pericolante,  verranno distrutti e quindi gli abitanti andranno via. Sembra il rovescio di ciò che avvenne proprio dopo il 1967, qualche anno dopo l’inaugurazione del ponte quando venne raso al suolo il quartiere di via Madre di Dio che si trovava anch’esso esattamente ai piedi di un ponte, proprio come quei palazzoni sotto il viadotto, dai quali abbiamo visto gli abitanti che sono stati sfollati, esattamente come gli antichi abitanti del quartiere di via Madre di Dio. Questo quartiere (assieme al Borgo dei lanaiuoli e alla via dei servi) è sempre stato visto come il simbolo della “Genova vecchia” della “Genova scomparsa”, sacrificata alla modernità, al consumismo e alla super-motorizzazione partita proprio dagli anni sessanta in avanti. In quel periodo intorno al 1967 venne smantellato un simbolo della “città più a misura d’uomo” quale era il tram elettrico e venne edificato quell’altro tempio alla super-motorizzazione che fu ed è la sopraelevata, una specie di percorso autostradale nel bel mezzo della zona del porto e della città vecchia. Genova fu costretta in un modo quasi violento alla modernità veloce, motorizzata e consumistica. L’epoca dello smantellamento di quei quartieri medievali sotto il vecchio ponte di Carignano per dare spazio alla velocità moderna e soprattutto post-moderna fu nello slancio di fine anni sessanta inizio anni settanta, oggi forse vediamo, con questo crollo, l’inizio-inizio di un processo inverso e, infatti, l’immagine di quel camion del supermarket con di fronte il vuoto del ponte amputato ci fa meditare.

Voglio concludere questo articolo riportando un’ottimo scritto del mio amico regista Davide Scovazzo – già comparso una volta in questo blog – che lo vedo come degno finale di tutto quanto:

 

ULTIME RIFLESSIONI SUL PONTE MORANDI

…è che uno crede sempre che le “cose”, le persone, le realtà siano eterne. Che i genitori non moriranno mai, che la vita sia infinita, che la nostra adorata ci amerà per sempre, che quel muretto scrostato e pieno di scritte che sei abituato a vedere fin da bambino quotidianamente nella strada che percorri minimo due volte al giorno sarà sempre lì.
Poi accade.
Il cielo si fa di un rosso “strano” e malato o di un giallo infetto e presago di apocalisse, il Bisagno esonda e lascia strade, negozi, certezze e vite umane sepolte da una mota irreale che alluviona la coscienza, tuo padre si ammala e muore, un ponte che “davi per scontato” e vedevi ogni giorno dal finestrino della macchina andando a lavoro, su cui bestemmiavi in coda o percorrendo il quale sognavi a ore assurde al ritorno da concerti e serate al limite della notte d’un tratto crolla, i programmi televisivi si bloccano e iniziano a spuntare edizioni speciali dei vari TG zeppi di video amatoriali in cui viene ripetuto “ommioddio! ommioddio! ommioddio!” come un isterico mantra, questi stramaledetti social si intasano e ognuno diventa esperto, profeta, sarcastico, superfluamente poetico, tuttologo, e si ripiomba, anche interiormente, in una nuova preistoria. Ha qualcosa di luttuosamente liberatorio, macabro a dirsi.
Le priorità si scompagninano, il mondo come lo conosciamo si mette in standby, ci si guarda intorno per capire se tra i nostri cari ci sono vittime, la capufficio che urla e l’interrogazione di Latino dell’indomani smettono di essere al centro dei nostri pensieri e si fanno piccolissimi.
Si riguarda la fine del (nostro minuscolo, ma condiviso) mondo con occhi nuovamente bambini.
E adesso?
Ho un ricordo personale che mi lega al ponte.
Ma non è “quella volta sul ponte”. E’ più circa il ponte.
Ricordo un’altra istituzione venuta a mancare in questa vecchia Diva imparruccata in avanzato stato di decomposizione tra residui infeltriti di velluti ormai sozzi, vecchi tesori impolverati e ragnatele su antichi argenti ossidati che è la nostra dolorosamente e mestamente, depressivamente amata Genova, immortale e morta al medesimo tempo: il Genova Film Festival.
Sarà stato sette anni fa (anche il tempo si crede che non passi mai, e invece…).
Presenziai con il mio fortunato cortometraggio DURANTE LA MORTE, e lo presentai al sempre stranamente (data la ritrosìa del Genovese-tipo, che preferisce lamentarsi con la cadenza a morto di un mare in risacca per l’assenza di eventi che partecipare agli eventi stessi – che invece esistono eccome – oppure crearne di nuovi…ma in fondo a noi questo mugugno è caro e fa parte del nostro DNA come il Pesto e la Focaccia) caloroso pubblico insieme al Presidente e Maestro di Cerimonie Cristiano Palozzi.
Mi chiesero quali fossero i miei progetti per il futuro che ci sarebbe stato dopo quel corto.
Scherzando, citando la fine del capolavoro del Maestro Lucio Fulci “Zombi 2” (di cui allego una foto…notate le Torri Gemelle sullo sfondo….terrore si aggiunge a terrore, e non certo per i motivi originariamente voluti dagli autori…) in cui il Virus si è espanso anche in Occidente e gli Zombi invadono le nostre città che, appunto, crediamo immortali in quanto inespugnabili, sicure e al sicuro, eterne, incrollabili (con tutti i simbolismi più o meno facili e più o meno beceri che possiamo volerci vedere…gli immigrati coi barconi? L’annebbiamento delle nostre stesse intelligenze senzienti tra fake news, overdose di dati inutili e vacui e annullamento dell’identità? Ma non usciamo fuori tema…), perfettamente esemplificato da uno stuolo di Zombi che avanzano ciondolando invadenti e inarrestabili sul Ponte di Brooklyn (nomignolo che abbiamo sempre affettuosamente dato noi autoctoni al Ponte Morandi data la vaga somiglianza), dissi scherzando e canzonando un po’ il cinema del collega Massimo Morini, “Ho in mente un remake di Zombi 2 in cui gli Zombi marciano sul Ponte Morandi! Bisognerà fare in fretta, prima che ci pensino come al solito i Buio Pesto, magari tirando fuori uno dei loro soliti film, magari intitolato “ResurreXön”!”.
Il pubblico rise. Se ne aveva ancora voglia (ora credo di no, ormai siamo troppo terminalmente stanchi).
L’idea ci sarebbe anche stata, ma sarebbe stato troppo difficile bloccare la strada, impedendo quella viabilità che pareva così indispensabile e inarrestabile e di cui adesso dobbiamo imparare a fare a meno, come dell’acqua e del cibo in tempo di guerra. Col senno di poi, davvero avremmo dovuto fare in fretta.
Ora il ponte rimane lì, come un nonno appena morto a cui avremmo voluto fare molte domande e non l’abbiamo mai fatto, ma ormai è troppo tardi e restano solo i rimpianti per le risposte che non avremo mai più.
Guardo la mia città e la mia nazione, il mondo intero, i governi e i “sistemi” cadere pezzettino per pezzettino come i denti di un morto, mentre i viventi (o presunti tali) rimasti continuano a darsi la colpa l’uno con l’altro del decadimento fisico e strutturale della civiltà come la conosciamo.
Fino a qualche anno fa avrei detto che siamo come i pochi superstiti che si difendono dal lento ma inesorabile incedere degli Zombi (l’ignoranza? La corruzione?) che ci assediano.
Ora no.
Ora so per certo che i Morti Viventi che zoppicano a mente vuota, istericamente voraci e ottusamente ciechi su questo ponte crollato che non porta più da nessuna parte siamo Noi.

E’ morto Michael A. Persinger, l’inventore del “casco di Dio”

http://copycateffect.blogspot.com/2018/08/Persinger-obit.html

Michael A. Persinger in un’immagine giovanile.

Nei primi anni settanta, quando io e Jerry Clark scrivevamo molto insieme, spesso per “destino”, sui casi dell’Illinois, mi impegnavo in un’intensa ma breve corrispondenza con Michael A. Persinger. Era un professore interessato a rapporti fuori dall’ordinario di tutti i tipi. L’ho trovato un individuo brillante il quale aveva un certo successo tra i seguaci di Charles Fort.

In seguito, sono rimasto colpito dal fatto che il suo libro, Space-Time Transients and Unusual Events (Chicago: Nelson-Hall, 1977) conteneva delle mappe, le quali correlavano alti livelli di stranezze alla Charles Fort riguardanti il sud dell’Illinois basate sugli articoli di Clark-Coleman. Ho parlato del mio scetticismo per questi risultati nel mio libro Mysterious America (1983).
Il 15 agosto 2018, la Laurentian University ha annunciato su Twitter che il dott. Michael Persinger è deceduto martedì 14 agosto 2018 all’età di 73 anni a Sudbury nell’Ontario, in Canada.
Professore di psicologia alla Laurentian dal 1971, Persinger è forse meglio conosciuto per lo sviluppo del “God Helmet”, il “casco di Dio”, un dispositivo utilizzato per studiare la creatività, le esperienze religiose e gli effetti della stimolazione dei lobi temporali.
Il “casco di Dio” è il soprannome popolare dato ad uno strumento di laboratorio originariamente chiamato “Koren Helmet”, dopo che Stanley Koren del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Laurenziana lo costruì secondo le specifiche fornite dal Dr. Michael A. Persinger, il suo direttore.
Michael A. Persinger (nato il 26 giugno 1945 a Jacksonville, Florida) era molto noto per ipotesi che consideravano i lobi temporali del cervello come il correlato centrale per le esperienze mistiche, in cui sottili cambiamenti nell’attività geomagnetica erano mediatori di fenomeni parapsicologici, cioè i movimenti tettonici all’interno della crosta terrestre potevano essere la fonte di fenomeni luminosi attribuiti a oggetti aerei non identificati e che erano importanti in tal senso specifiche quantificazioni per l’energia (10-20 Joule), la densità del flusso di fotoni (picoWatt per metro quadrato) e piccoli spostamenti nelle intensità del campo magnetico (gamma da picoTesla a nanoTesla) per integrare l’attività cellulare e il pensiero umano a fenomeni universali.
I suoi principali temi di ricerca hanno riguardato gli effetti del campo elettromagnetico sugli organismi biologici, sull’epilessia, le funzioni del lobo temporale, le proprietà dei biofotoni, le interazioni geofisico-umane, la cosmologia fisica e l’esame quantificabile di ciò che Persinger definisce “fenomeni a bassa probabilità”, come i viaggi nel tempo, gli universi paralleli e l’universo considerato come una simulazione.
Nel novembre 2006, Persinger ha definito “draconiana” e “fascista” l’amministrazione scolastica quando si è rifiutata di permettere a una troupe televisiva di filmare una dimostrazione delle sue ricerche.

Nel febbraio 2007 gli fu chiesto di lasciare tre stanze di prova presso la struttura per la cura degli animali a causa di una carenza di spazio di ricerca nel campus.

Al momento, gli studenti di Persinger hanno intentato una causa contro l’università per averli esclusi dallo spazio di ricerca e ha presentato un reclamo con l’associazione di facoltà per porre rimedio alla situazione.

Nonostante le sue faide con l’amministrazione dell’università del San Lorenzo nel corso degli anni, Persinger ebbe anche dei riconoscimenti per il suo stile di insegnamento.
Nel 2007 vinse un concorso di TVOntario e fu nominato come miglior docente della provincia.

Persinger fece inoltre notizia nel 2016 quando fu rimosso da un corso universitario a causa di un modulo da lui fatto firmare agli studenti, avvertendoli che si sarebbero imbattuti in parole che potevano trovare offensive.

Fu dunque avviata una petizione online per reintrodurre Persinger, la quale raccolse centinaia di firme e commenti positivi da parte di studenti che ritenevano fosse stato trattato ingiustamente.
Michael Persinger, teoria dei movimenti tettonici, geopsiche e il “casco di Dio”. Materialista riduzionista ma con qualche idea interessante. è […] membro della fondazione per la sindrome della falsa memoria. Pubblicazioni su onde ELF e VLF e gli effetti del campo elettromagnetico terrestre, sul paranormale, sugli eventi inusuali inerenti lo spazio-tempo, sulla matrix climatica e i suoi effetti sul comportamento umano, sulle manie collettive, sulle basi neuropsicologiche dello credere in Dio e sul rapporto tra clima, edifici e comportamento umano.
L’80% dei soggetti degli esperimenti del Dr. Michael Persinger riportano che un campo magnetico artificiale focalizzato sui [lobi temporali sinistri] del cervello può fornire la sensazione di “non essere soli”, che alcuni soggetti dell’esperimento definiscono come sensazione religiosa.

Olimpiadi di Londra 2012: Allarme Rosso (Telephaty London Calling addendum)

Il presente articolo segue da qui.

Ho già parlato una volta di come gli avvenimenti del futuro previsti, ipotizzati, profetizzati, vengano percepiti come attraverso uno specchio deformato o tutto frantumato, un puzzle. Sia che si tratti delle profezie di Nostradamus o delle previsioni di Giulietto Chiesa. Questo puzzle viene poi ricomposto dandogli un’immagine il più possibile ben definita, ma spesso eccessivamente narrativa, drammatica e basata su scenari i quali già si conoscono, che già si sono ipotizzati e previsti, e per ciò stesso già “bruciati.” L’incremento esponenziale della facilità tecnologico-comunicativa sta aumentando sproporzionatamente, il progresso in tal senso non si può ormai più arrestare (nonostante ogni crisi), e l’internet senza fili accessibile da un telefono portatile modificato dovrebbe ormai poter evolversi soltanto in un senso: la COMUNICAZIONE TELEPATICA.

Per giungere a questo traguardo, che in pratica sarebbe la singolarità tecnologica concretizzata, sembra necessario spazzare via in qualche modo l’attuale ordine mondiale secolare. Per arrivare così  a una specie di “Google maps psichica” dell’intero pianeta, interconnessa. Ogni materiale psichico di ogni cervello disponibile in una rete diffusa a tutto il globo. Un po’ come è stato necessario sciogliere URSS e alleati per estendere esponenzialmente a tutto il globo il protocollo universale http:// di internet, giusto una ventina di anni fa. Qui si farà di più: si smantellerà la stessa storia conosciuta.

Ad ogni modo, vi è una consapevolezza strisciante di come nel prossimo futuro si aprirà una discontinuità nella storia come siamo stati abituati a conoscerla, forse proprio nel momento dell’apice del suo esaurimento per inflazione di troppi avvenimenti analoghi ad altri già avvenuti una volta per tutte, e per ciò che altrove abbiamo chiamato “accumulo di precedenti.”  Ogni previsione sul futuro basata su ciò che è già accaduto, o si è previsto-profetizzato in passato, è destinata a non avverarsi come la si aspetta. Influenzati da tanta fiction riguardante guerre termonucleari, invasioni extraterrestri, attentati terroristici, uccisioni o rapimenti di presidenti, ecc… Di solito, ciò che poi avviene nella realtà supera si l’immaginazione, ma in un modo imprevisto, più sobrio di ciò che si è letto o visto sullo schermo, ma anche inaspettato. Ciò, quindi, varrà anche per il momento di discontinuità che metterà la parola fine a come siamo stati abituati a considerare la realtà in cui viviamo, a come ce l’hanno raccontata i libri. Sia quella che leggiamo a scuola sia quella che leggiamo sui testi alternativi. Quindi non vi sarà nessuna invasione aliena alla “Indipendence day”, nessun conflitto termonucleare globale alla “Mad Max” e “Terminator”, nessuna apocalisse olografica alla “progetto Blue Beam”, probabilmente nemmeno un “arresto di massa” in mondovisione dei cosiddetti “Illuminati” che influenzano i poteri del mondo. La “fine della storia” giungerà in una maniera inaspettata ma molto realistica, e tutto sommato sobria.

In quanto a una estensione dell’attuale internet senza fili in una forma di telepatia, è eloquente la conferenza che, a questo proposito, ha tenuto il dottor Micheal Persinger, tenendo presente, del resto, come i progetti segreti delle superpotenze di ieri abbiano previsto l’utilizzo della cosiddetta “visione remota”, in particolare a scopo di spionaggio. Perciò si tratterebbe di rendere pubbliche, e fruibili a un ampio numero di persone, tecnologie già esistenti,  in possesso dell’umanità, ma mantenute top secret.

Nonostante tutto ciò possa essere visto come una specie di “fantascienza della comunicazione” irrealizzabile, si potrebbe essere inaspettatamente a un passo da uno scenario di questo tipo. E’ infatti quasi un segreto di Pulcinella che le “alphabet agencies” degli USA abbiano sperimentato la “remote viewing” già da decenni, per scopi di spionaggio. Ed è una definizione scientifica di “telepatia”. Sappiamo bene quanto gli esperimenti per fini spionistico-militari abbiano poi uno sbocco nella tecnologia avanzata usata nel quotidiano, all’inizio anche ciò che poi sarebbe divenuto internet era stata sviluppata come una tecnologia per scopi militari.

Ora il dottor Persinger (che è troppo forte, sembra provenire dagli anni 10 del secolo scorso) parla di come la connessione tra i 7 miliardi di cervelli umani della Terra avvenga tramite il campo elettromagnetico, quando questo è debole. Guarda caso, Gregg Braden ha parlato del progressivo indebolimento del campo negli ultimi decenni, e questo indebolimento dovrebbe giungere a un culmine. A un certo punto Persinger accenna anche alla ” risonanza Schumann”, altro argomento di Braden, che invece sta aumentando.

Potremmo davvero stare procedendo verso una “internet telepatica”, in cui sempre più cervelli sono collegati tra loro, così come all’inizio di internet come la conosciamo oggi – nel 1993 – sempre più computer erano collegati tra loro. Sarebbe davvero il culmine della tecnologia della comunicazione…infatti più di così dove si potrebbe andare? E pensare che, qualche anno fa, a un amico, parlando di come i cellulari siano diventati sempre più piccoli dicevo. “andando avanti così dove arriveremo, alla telepatia?” Mi pare che anche David Wilcock abbia parlato di certi suoi sogni premonitori in cui la telepatia diventava una cosa quotidiana, come l’utilizzo del telefono o di internet.

Inoltre, uno degli ultimi articoli di Marco Fardin, guarda caso, ha come titolo “immaginare un mondo senza segreti” parlando del transito di Venere del 5-6 giugno scorsi. I transiti di Venere davanti al Sole avvengono raramente, e sempre in coppia a distanza di pochi anni, il primo della coppia è avvenuto nel 2004, poco tempo prima della diffusione e dell’esplosione del web 2.0 (Facebook, YouTube, Twitter), e altri transiti di Venere in precedenza, nei secoli XVIII e XIX, sono avvenuti in concomitanza a forti cambiamenti nella comunicazione. La crisi e il crollo dei regimi comunisti sembrava avesse aperto la strada alla sempre più massiccia diffusione di internet, in precedenza molto in sordina, e l’attuale crisi – e probabile crollo – del capitalismo finanziario magari prelude a una formidabile diffusione di tecnologie che oggi ci sembrano fantascienza ma che di fatto…esistono già, devono soltanto raggiungerci.
Vi è una convergenza tra tanti fattori in gioco, ad ogni livello, e ciò di cui parla Persinger mi sa che è uno di questi.

Il “figlio della wireless internet” sarà davvero la telepatia? Un cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale sarà basato su questo tipo di comunicazione (anzichè sui microchip RFID sottopelle)? E per giungere a tanto si dovrà porre fine alla storia, in un certo senso? Dal momento che il potenziale annullamento di ogni segreto porterebbe in qualche modo  a questo. Ciò mi fa venire in mente la serie di video di Michael Tsarion, “Oracle and origins”, con sottotitolo “Where the history ends” (“Dove la storia finisce”.)

Insomma, in questa estate da “ultimi uomini” (espressione di Nietzsche per dare un nome agli “sfigati” che vengono immediatamente prima del “super uomo”), con il vagone di legno – naturalmente funzionante a motore a scoppio – della storia conosciuta strapieno fino a spezzarsi, guardando in tv, con la coda dell’occhio, letargici e crepuscolari reality e filmetti sbiaditi con Riccardo Garrone ed Edwige Fenech, impelagati nel lago melmoso di una crisi finanziaria demente che non si aggiusta anche se si promette di farlo, potremmo essere alla vigilia di una “discontinuità radicale”, senza precedenti e termini di confronto e paragone con qualcosa avvenuto in passato. E ciò nonostante ancora ci si dibatta coi minestroni immangiabili in tv, per esempio le “rassegnate” rassegne stampa della notte, che diranno sempre le stesse cose per l’eternità: il mondo si è incantato in una giostra che gira sempre nello stesso punto, e ogni idea di progresso basato sulla visione tradizionale delle cose è bloccata, in stallo. Le fotocopie sono sempre più sbiadite e si giungerà a un punto in cui usciranno fuori tutte bianche. Sarà il momento in cui l’ “ebollizione della vita umana” di cui ha bisogno l’attuale stadio del capitalismo per continuare a girare (con lo shopping e/o con le guerre) si spegnerà come se qualcuno avesse girato la manopola del gas, come se qualcuno avesse spento improvvisamente un televisore a tutto volume. Ciò potrà benissimo essere percepito dalle masse come “fine del mondo.”

In un post di fine maggio, ho già presentato un articolo (del quale il qui presente è un paradossale addendum) in cui facevo notare quanto la città di Londra si stia preparando a un generico “rischio sicurezza” per le Olimpiadi che vi si terranno tra luglio e agosto, con una militarizzazione del territorio piuttosto massiva. Voci si rincorrono su un possibile attentato “false flag”, in modo da poter magari incolpare a qualche capro espiatorio internazionale, per dare poi il via libera ad azioni belliche o di restringimento ulteriore delle libertà, e ulteriore giro di vite sul controllo alla cittadinanza.

Marco di “The Synopticon” si è focalizzato su questo appuntamento, che avverrà di qui a poco, nell’ultimo articolo del suo blog, il quale consiglio a tutti quanti di leggere, ma il suo sguardo va molto oltre questi timori terra-terra, concentrandosi su qualcosa che ha chiamato “I quattro cavalieri dell’apocalisse”: un mito che, a suo dire, si ripete a ogni fine ciclo di precessione degli equinozi, ogni 25.920 anni, quando “si torna al punto di partenza.” Da quel che sono riuscito a capire – o forse è una mia interpretazione fantastica, ma non importa – noi (come umanità in generale e occidente in particolare) ci troviamo a un punto del ciclo in cui i nostri antenati lontanissimi di venticinquemila e passa anni fa si sono già trovati, o forse (e questa sarebbe veramente grossa!) venticinquemila e passa anni fa eravamo ESATTAMENTE allo stesso punto in cui ci troviamo adesso: le automobili, il denaro, i computer, tutto quanto identico, comprese le lingue, le religioni  e i nomi degli stati…Atlantide, Mu o Lemuria, SIAMO (e fummo) NOI, o perlomeno in una fase leggermente precedente, poco prima dell’unificazione di scienza-tecnologia e spiritualità in una cosa sola, che rese quelle antichissime CIVILTA’ SCOMPARSE così mitiche agli eredi decivilizzati di secoli dopo. Praticamente delle divinità.

Ebbene, il mito dei “quattro cavalieri dell’apocalisse”, secondo Marco di “The Synopticon”, vuole esemplificare gli eventi archetipi (passati e futuri) i quali preannunciano la discontinuità col passato prossima ventura, la novità infinita, l’esaurimento della storia conosciuta, l’onda temporale zero.
Il cavaliere pallido cavalcato dalla morte è Adolf Hitler, il cavallo rosso con la spada è la bomba atomica, il cavallo bianco con l’arco sono le torri gemelle crollate, e il cavallo nero con la bilancia in mano…è qualcosa riguardante il momento intorno alla chiusura dei giochi olimpici di quest’anno a Londra.

Disegno del pittore spiritista argentino Benjamin Solari Parravicini, risalente al 1972, che dovrebbe rappresentare un evento catastrofico durante un’Olimpiade.

Come ho detto, nel sottobosco informativo di internet – e non soltanto – si attende che avvenga qualcosa durante quest’agosto a Londra. Si pensa genericamente a un “attentato terroristico” (anche tenendo conto, come si è detto, della militarizzazione di una parte della città), ma qualche altro cospirazionista vede anche la possibilità di un (falso) attacco alieno durante i giochi olimpici contro cui radunare tutte le nazioni della terra, abolire le religioni conosciute, e implementare il NWO con un unico esercito e un’ unica moneta mondiali. Il seguente filmato risalente al lontano 1984 sembrerebbe un indizio anticipatore, proprio alla chiusura delle allora olimpiadi di Los Angeles (le quali, traggo dai miei ricordi infantili, erano molto pubblicizzate su “Topolino”)

Oltre che le bizzarre mascotte dei giochi olimpici – le quali possono ricordare l’ “occhio unico di Horus” degli Illuminati – somiglianti, guarda caso, a buffi extraterrestri,

Notate anche quello strano triangolino sopra l’unico occhio, nella mascotte a destra.
Notate l’occhietto nel triangolino sopra l’occhio della mascotte a sinistra. Paura, eh?
Lady “only eye” Gaga.
Lady Gaga (in rosso) stringe la mano alla regina Elisabetta II (in nero). L’ “opera in rosso” e l’ “opera in nero” nei processi alchemici?
L’occhio di Horus.
L’occhio sulla banconota da un dollaro (definito “degli Illuminati” dai teorici della cospirazione.)

tra i brani musicali che “seguiranno” le Olimpiadi, ne è stato scelto uno particolarmente bizzarro visto il contesto, come viene inteso anche da questo articolo in inglese, ovvero “London calling”, una canzone risalente al 1979 del gruppo britannico punk-rock The Clash, con quel suo strano testo, certo davvero poco adatto a una manifestazione olimpica (!), che parla di ragazzi che Londra chiama per una guerra dichiarata, di “macchine che si fermano”, ere nucleari, “età nuove” che arrivano e, dulcis in fundo, Londra che “annega in un fiume”! Tra l’altro, nello stesso brano, si critica un fenomeno che ha dato l’impronta a quest’ultimo ciclo storico – del rock, del consumismo, della ribellione giovanile – iniziato nel 1956, ovvero la “beatlesmania.”

Può persino darsi che, in occasione di queste Olimpiadi, avvenga qualcosa di simile a un possibile “sdoganamento pressochè totale” nell’universo dei mass media mainstream, degli “Illuminati”, come ho anticipato in un post dell’ottobre scorso intitolato “L’Apocalisse nella scena finale di ‘The Truman show’. “

Come si è già detto, abbiamo sentore di ciò che ci riserva il futuro, ma l’immagine arriva a noi tutta deforme, inesplicabile, e la “aggiustiamo” (attraverso il filtro del linguaggio) utilizzando scenari che già conosciamo, tratti dalla storia già conosciuta o dalle storie del cinema. Il mondo ci parla attraverso le sue sincronicità – vedere molti post di questo blog, per esempio questo – ma, non riuscendo a interpretarle, è come se fossimo ciechi. Può essere che gran parte di ciò che viene da molti interpretata come “cospirazione” sia in realtà dovuta alle coincidenze significative. E’ come il paradosso del gatto di Schrödinger, in cui il gatto rinchiuso dentro una scatola è contemporaneamente vivo e morto perchè lo si stabilisce soltanto aprendo la scatola e osservandolo. Una cospirazione come quella degli “Illuminati” esiste e non esiste contemporaneamente, siamo noi a sceglierlo, osservandola secondo le regole misteriose della sincronicità. E’ paradossale ma è così. Dentro la scatola, dietro il sipario, la cospirazione c’è e non c’è allo stesso tempo. Stabiliamo noi, con l’osservazione e l’aspettativa, quale delle due possibilità esiste.

Bene, ci tenevo a dire questo.
Parlando dell’ultracelebre attentato dell’11 settembre 2001, avevo scritto nel settembre di due anni fa:

è qualcosa di così estremamente archetipico e simbolico, che la sua risonanza la si può individuare in un numero elevato di manifestazioni sincromistiche. E’ legato alla fine della dualità, alla fine della polarità (vissuta per sessant’anni, nel contrapporsi geopolitico di USA e URSS, bene e male, male e bene), è un EVENTO che quasi sembra essere piovuto sulla terra dal nulla, il quale ha indefinite chiavi di lettura, da quelle più “ufficiali” a quelle più estreme e inaccettabili per molti. In un certo senso è SEMPRE accaduto (e sempre accadrà), ma noi ce ne siamo resi conto solo quel determinato giorno!

Poco dopo il primo attentato alle Twin Towers, avvenuto il 23 febbraio 1993, intorno al dieci marzo successivo, uscì in edicola un numero del popolare fumetto Bonelli editore Martin Mystére intitolato “L’olandese volante” con la seguente copertina, che, ricordo, all’epoca mi colpì non sapendo perchè mai.

La strana copertina del Martin Mystere del marzo 1993
La strana copertina del Martin Mystére del marzo 1993

Inoltre, la storia dell’episodio del fumetto in questione (soprattutto l’epilogo), ricorda da vicino una vicenda che sarebbe avvenuta il 25 gennaio di due anni dopo, quando un missile metereologico di nazionalità norvegese lanciato al largo della costa, venne interpretato erroneamente dai radar russi come un missile nucleare diretto verso la città di Mosca, allertando le forze atomiche della Russia. Ebbene, in quel numero (132) di Martin Mystére così sincromistico, la storia a un certo punto raccontava di un generale USA impazzito aveva intenzione di scatenare una guerra nucleare preventiva con la Russia postsovietica (di fresco) buttando una bomba atomica, risalente ai tempi di Hiroshima, su Mosca, partendo con l’aereo proprio dal territorio norvegese! Ho avuto modo di notare che, spesso, le coincidenze più sorprendenti su ciò che nel mondo sarebbe accaduto in seguito, si trovano nelle opere di fantasia da quattro soldi.

E’ chiaro che vi sono aspettative – in una buona parte del pubblico mondiale – nei confronti della seconda metà del 2012, probabilmente preparate anche apposta, da dieci anni a questa parte più o meno. Per esempio, le due seguenti pubblicità di parchi giochi acquatici sono del tutto innocenti, e di certo coloro che le hanno ideate non hanno certo avuto l’idea di associare l’elemento ACQUA alla “fine del mondo.” 🙂

Aqualandia 2012, un’attrazione da fine del mondo!
Il parko acquatico Le Caravelle è…”la fine del mondo!”

Lo stallo di tutto quanto, ad ogni modo, deve avere una qualche forma di sbocco, e un gran numero di persone – più o meno inconsapevolmente – sta attendendo quel Nuovo Ordine Mondiale, lungamente annunciato – anche in maniera diretta sebbene sibillina – da molti leader mondiali, fin dal 1990, nel pieno del disfacimento dei regimi comunisti che hanno lasciato “single” la NATO, l’Alleanza Atlantica. Adesso è il turno dell’Alleanza Occidentale di disfacersi come quei lontani regimi…e questo (per quanto incredibile e assurdo possa apparire) potrebbe anche segnare la fine del millenario dominio maschilista, monetario e bellico, e il ritorno allo spirito delle società gilaniche esistenti prima del terzo millennio A.C. tra l’Europa e l’Asia, fondate sull’uguaglianza dei sessi e sull’assenza di gerarchia e autorità. E’ interessante notare come nel testo linkato vi sia scritto a un certo punto

Storici e antropologi hanno arbitrariamente collocato l’inizio della civilizzazione umana in un periodo dove la nascita e lo sviluppo del linguaggio scritto sono andati di pari passo alla diffusione della violenza e delle guerre.

Ricordandoci il discorso che si faceva sulla possibile diffusione futura di tecnologie le quali farebbero comunicare le menti tra loro senza bisogno del linguaggio, ciò è abbastanza significativo. Tra l’altro, pare che la stessa élite occulta che “manovrerebbe l’occidente dietro le quinte”, abbia compiuto diverse mosse dirette verso il “femminismo”,  la conquista dell’uguaglianza tra i sessi e la distruzione della famiglia tradizionale, qualcosa che appare, quindi, andare nella direzione del disfacimento della società autoritaria di modello maschilista, il che presupporrebbe uno spianare la strada a una società di tipo gilanico da parte della stessa élite di cui fanno parte il “comitato dei 300”, i Rothschild, i Rockefeller…ma qui siamo nella pura supposizione, dal momento che non c’è stato certo bisogno di nessuna cospirazione (pare) per togliere baffi a manubrio, barbe coi favoriti, cilindri e bombette dagli uomini, una volta trascorso l’ottocento. Sono cambiamenti nel flusso del tempo che succedono da soli.

Il “cavaliere nero con la bilancia in mano”, secondo Marco di “The Synopticon”, uno dei quattro segni archetipici (cavalieri) che annunciano la fine del tempo, o un suo disvelamento archetipico alla fine del ciclo precessionale-equinoziale, avverrà dunque a Londra, intorno alla metà di agosto, in un momento in cui il “tempo di non tempo” e l’accumulazione di avvenimenti ripetitivi senza sbocco, precedenti già codificati, solo ripetuti, raggiungerà una sorta di apice. In quale forma si manifesterà questo apice?

Londra è “la città del tempo”, lungo il celebre osservatorio di Greenwich passa il “meridiano longitudine zero”, su cui è calcolato il Tempo Coordinato Universale (UTC), derivato appunto dal Tempo Medio di Greenwich (GMT), un parametro per i fusi orari di tutto il pianeta, e perciò per il tempo di tutta la Terra. A Londra è ambientata la serie tv “Doctor Who”, che tratta di viaggi nel tempo, fin dagli anni 60; Londra è la città di H.G. Wells e della sua “macchina del tempo”; Londra è la città di Phileas Fogg, il benestante frequentatore di club, fissato con gli orologi, che fa il “giro del mondo in 80 giorni”, raccontato da Jules Verne…

L’immagine archetipica del Parlamento di Westminster, e soprattutto della sua torre dell’orologio, il BIG BEN.

C’è sempre stata davanti agli occhi quell’immagine, l’abbiamo vista in tantissime angolazioni, copertine di dischi (come quella sotto, il primo album dei THE WHO), storie a fumetti, film. Parafrasando ciò che avevo scritto qui:

“è qualcosa di così estremamente archetipico e simbolico, che la sua risonanza la si può individuare in un numero elevato di manifestazioni sincromistiche. E’ legato alla fine del tempo, è un EVENTO che quasi sembra essere piovuto sulla terra dal nulla, il quale ha indefinite chiavi di lettura, da quelle più “ufficiali” a quelle più estreme e inaccettabili per molti. In un certo senso è SEMPRE accaduto (e sempre accadrà), ma noi ce ne siamo resi conto solo quel determinato giorno!”

“My generation” dei The Who (nome somigliante, tra l’altro, a “Doctor Who.”)

Mi ricordo che, da ragazzino, avevo l’immagine della “fine dei tempi, o del tempo, o del mondo”, e la collocavo, fantasticando, nel 2050, alla fine di una partita di calcio dei mondiali, un evento sportivo internazionale quindi. C’è stato un periodo in cui ero fissato con l’idea degli “ultimi minuti”: devo avere già raccontato di quando, verso la fine del 1989, avevo scoperto una trasmissione notturna di sabato su Italia 1, una maratona televisiva di circa tre ore che presentava un lungo montaggio degli “ultimi tre minuti” di un gran numero di film, e questo, non sapevo perchè, mi faceva volare con la fantasia. Mi piacevano i film in cui vi era una “corsa contro il tempo”, preferibilmente con una torre dell’orologio come co-protagonista, e magari una scarica elettrica proveniente dall’alto. Penso a “Un minuto a mezzanotte”, “Ritorno al futuro”, persino film dell’epoca del muto come “Preferisco l’ascensore.” Per non parlare di copertine di Dylan Dog come le seguenti…

Copertina di Dylan Dog n°26
Copertina di Dylan Dog n°27.

E quando ero ancora più piccolo, più di venticinque anni fa, all’epoca in cui abitavo in un appartamento estremamente remoto, perduto nel bel mezzo degli anni ottanta che non sapevo di vivere, quando alla radio senza mangiacassette ascoltavo brani musicali come Life is life degli Opus, Absolute beginners di David Bowie, Big in Japan degli Alphaville (che allora erano il presente!) e altri, vi era la copertina di un ricettario di mia mamma, già allora vecchio di anni, di quando mia madre frequentava l’istituto tecnico femminile. La copertina di quel ricettario – che conservo tuttora e ne potete vedere l’immagine qui sotto – mi colpiva, la percepivo come “storica”, mi inquietava in qualche modo e, ovviamente, non sapevo bene il perchè.

La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.

Succederà qualcosa nel periodo intorno alla chiusura delle Olimpiadi di Londra di quest’anno. Un EVENTO (spettacolare e di magnitudine planetaria) non ancora identificabile, il quale avrà come perno la torre del parlamento di Westminster. Edificio che, non a caso, si può anche considerare il simbolo della democrazia occidentale.

Guarda caso, anche in questo post di Corvide del blog “Diario di un volatile etnologo”, viene indicato il mese di agosto come bollente, anche se lui ha interpretato l’avvenimento previsto chiamandolo “scoppio della guerra.”
E non sappiamo nemmeno (ovviamente) se l’avvenimento – estemamente simbolico, e perciò scioccante, d’impatto – incentrato sul Big Ben, avrà una qualche correlazione con ciò che l’artista italiano Jervè ha definito “The Big One – Planetary Event.”

Tra l’altro, ricordo come, esattamente quindici anni fa, nell’agosto 1997 (un altro sottociclo?) sia avvenuta la morte della principessa Diana Spencer, un evento (incentrato su Londra e la famiglia reale inglese, anche se avvenuto a Parigi) che ha colpito profondamente l’opinione pubblica di tutto il mondo, e guarda caso, in concomitanza – e assolutamente in sordina – con il lontanissimo, misconosciuto punto di innesco della crisi della globalizzazione in cui il mondo si sta ancora dibattendo: ovvero il tracollo bancario thailandese che avrebbe portato di lì a qualche tempo alla cosiddetta “crisi delle tigri asiatiche”, il primo chiaro segno d’inceppo di un capitalismo finanziario globale che fino ad allora era sembrato andare sempre liscio.

La principessa Diana Spencer e Mia Farrow in “Rosemary’s baby”: separate alla nascita?

Attraverso soprattutto la Rete, si scopre facilmente (sapendo dove andare a cercare) come vi sia una grande fibrillazione finanziaria-geopolitica sottotraccia, anche se ciò emerge poco nei media mainstream, e pare di scorgere una fase di stallo, di un “equilibrio del disequilibrio” pericoloso, instabile, precario, il quale genera la falsa tranquillità di un anno finora povero di grossi avvenimenti – come invece il 2011 – ma che potrebbe andare completamente in pezzi in seguito a un evento di forte impatto che genera effetti impensabili, aprofittando dello stato di caos. Come può succedere durante un tornado, una tromba d’aria, quando materiali fragili in condizioni ordinarie riescono a perforare materiali molto duri.