Alessandro Dal Lago e Valerio Evangelisti

Ciao a tutti, sto preparando due lunghi post, che mi sono stati ispirati da una serie di aggiornamenti del blog di Christopher Knowles, non so quando vedranno la luce. Nel frattempo, ho avvertito il bisogno di onorare qui su “Civiltascomparse-il punto zero” la memoria di due uomini di grande cultura scomparsi di recente a poca distanza l’uno dall’altro: Alessandro Dal Lago e Valerio Evangelisti. Bisogno, anche perché m’è sembrato di notare come, a causa di una certa somiglianza tra loro sia per l’appartenenza politica – la sinistra non moderata – sia per i temi affrontati, sia per il loro forte piglio critico, per la loro appartenenza generazionale, finanche per il loro stesso aspetto fisico… il non essere passato nemmeno un mese tra le loro scomparse potrebbe far si che i due siano inclusi nel fenomeno descritto a questo indirizzo: “https://civiltascomparse.wordpress.com/2014/03/22/icone-massmediatiche-morte-nello-stesso-periodo/” , sebbene, sinceramente, sia Dal Lago sia Evangelisti “icone massmediatiche” non lo siano mai state visto che la loro fama era comunque sempre piuttosto di nicchia, nonostante (e mi sa forse proprio per questo) il valore delle cose che scrivevano.

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Alessandro Dal Lago
Alessandro Dal Lago 24/07/2003 Copyright Giovanni Giovannetti/Effigie/Writer Pictures NO ITALY, NO AGENCY SALES

Da qualche tempo sono iscritto alla newsletter di “https://pianetica.org/”, un progetto sia sul web sia su libro cartaceo, ideato da due scrittori italiani. Periodicamente, all’indirizzo della mia casella di posta elettronica con cui mi sono abbonato alla newsletter, mi vengono inviati aggiornamenti sulle nuove uscite di articoli i cui files di testo, destinati esclusivamente agli iscritti, passato un certo tempo, spariranno da internet, cioè “da remoto”, e saranno irreperibili, tranne magari nelle memorie dei computer “in locale” di quegli abbonati che nel frattempo avranno salvato i files, i quali possono però essere rimessi in circolazione nel web dagli stessi iscritti, basta che citino la fonte.

Per ora, presentiamo qui un testo solo di Valerio Evangelisti (anche perché è quello che ci è arrivato per email), non ne presentiamo anche uno di Alessandro Dal Lago (il quale per un breve periodo – proprio nel 2005 in cui fu scritto il testo di Evangelisti! – peraltro fu insegnante di chi sta scrivendo)…ma prima o poi potrebbe darsi che un suo scritto lo presenteremo qui sul blog. Il prof. Dal Lago è scomparso il 26 marzo.

Ciao subscriber,

viene rilasciato “Una narrativa adeguata ai tempi”, un saggio di Valerio Evangelisti, il grande scrittore scomparso il 18 aprile scorso. Il saggio è preceduto da un testo di chi scrive Pianetica. Per scaricare lo scritto è sufficiente cliccare sul pulsante azzurro qui sotto.

Ricordiamo che “Pianetica” è anche un libro cartaceo, di cui sono autori Giuseppe Genna e Pino Tripodi, autoprodotto in alta tipografia e acquistabile al prezzo al di là del mercato di 50 euro a questo link: http://www.milieuedizioni.it/prodotto/pianetica/.

 

Il 18 aprile 2022 è mancato Valerio Evangelisti.

È tra gli scrittori che è necessario ritenere fondamentali negli ultimi decenni di letteratura e critica e impegno nella regione italiana del pianeta. Non si intende qui tracciarne un ricordo o peggio un bilancio. Si possono recuperare in Rete moltissime e sincere testimonianze dell’ammirazione e dell’affetto tributatigli da lettrici e lettori, oltreché valutazioni sulla statura e la profondità del suo lavoro (ci permettiamo di segnalarne una per tutte: il ricordo in audio di Wu Ming 1 su radiocittàfujiko).

Se c’è un autore contemporaneo totale e non contenibile in una forma destinata a sclerotizzarsi, per chi scrive Pianetica è proprio Evangelisti. Dalla terza fase della sua raccolta di saggi ibridi, uscita col titolo Distruggere Alphaville, al momento fuori catalogo, ci preme riprodurre il saggio che qui segue, intitolato Una narrativa adeguata ai tempi.

Si tratta di un intervento che ebbe la sua pubblicazione nel 2005 e che risente di un processo storico, peraltro analizzato e perfino profetizzato dall’autore, in cui la riflessione si sofferma sulle crepature di ciò che fu ai tempi il presente e che le vicende si sono incaricate di spalancare ad abisso: per esempio, la questione dei generi. Tuttavia il rigore e la visione di Valerio Evangelisti lanciavano già l’elemento dei generi letterari in una dimensione ben più profonda e ora di clamorosa attualità: i generi esistenziali. Anche la visuale sul controllo e sulla dinamica tecnologica sembrerebbero collocabili nel contesto del 2005, ma le profondità dell’analisi del “Magister” surclassano la dittatura dei giorni e lanciano la prospettiva ben oltre l’attualità che stiamo vivendo, ben oltre l’ingenuità che sconta l’idolo critico del “capitalismo della sorveglianza”.

Il punto di vista pianetico è definitivamente la fase di confronto estremo a cui ha teso e non smette di tendere la scrittura di Valerio Evangelisti: l’uscita dai protocolli e dai canoni, la storia che non è più storica e però non cessa di esserlo, le plebi autonome e diffuse in un quadro di economia non più economica, la fine del politico a vantaggio dello sguardo planetario che ragiona su rapporti tra pianeti e sulla formazione e morte dei cosmi. La sorte biologica ha impedito a Evangelisti di approfondire questo confronto con un simile oggetto non formale, che abbisognerebbe di menti e di scritture come la sua: capaci di cambiare per sempre le percezioni, anticipandole attraverso la messa di se stessi in periferia, per poi distruggere l’intera città morente.

(La pòlis della politica è l’Alphaville di Evangelisti. La politica fondata sulla pòlis cede a un’infinità di relazioni e apparizioni fondata sul pianeta e non più sulle vetuste e inique categorie implicite nell’idea e nella storia di ciò che fu città).

Salutiamo il fratello sorella Valerio Evangelisti, nella notte ci guidano le stelle.

 

 

“Una narrativa adeguata ai tempi”

di Valerio Evangelisti

 

La globalizzazione dell’economia, il ruolo egemone dell’informatica, il potere del denaro astratto, le nuove forme di autoritarismo legate al dominio delle comunicazioni sembrano lasciare indifferenti gli scrittori di letteratura “alta”, quanto meno in Europa. Nella maggior parte dei loro romanzi il mondo pare rimasto immutato. Prevalgono le storie intimiste, identiche a quelle che avrebbero potuto svolgersi cinquanta anni fa, o che potranno svolgersi tra cinquant’anni. Amori, passioni e tradimenti continuano a consumarsi entro contesti dai colori tenui e dalle luci soffuse, in cui si annusa la polvere e il borotalco. Ci sono eccezioni, certo; ma rimangono isolate e non alterano il quadro generale, minimalista a oltranza.

Lo stile fiacco, estenuato, viene considerato realista. A esso apparterrebbe la verità, tanto da farne l’unica forma di letteratura veramente nobile. Poco importa che l’autore, se non ha tempo da perdere, batta il proprio testo su un computer e lo spedisca per posta elettronica. Poco importa che i tempi di stampa si siano più che dimezzati grazie a nuove tecniche tipografiche. Queste innovazioni vili non possono riflettersi nella storia narrata, salvo contaminarla e ridurne la carica di sublime. La prosa “realistica” si colloca fuori del tempo. Ciò che vi sta dentro è robaccia.

Certo, la letteratura “bianca” si trascina dietro la propria antitesi, il roman noir. Qui il sociale, la strada, la vita metropolitana, il conflitto hanno un ruolo importante. Non ve ne hanno, però, salvo rari casi, le strutture planetarie del sistema, i cambiamenti epocali, le modificazioni psicologiche e comportamentali indotte dallo sviluppo tecnologico. La vicenda si risolve, in fondo, nello scontro tra pochi individui animati da passioni eterne: l’odio, la vendetta, l’amore, la sete di giustizia. Il massimalismo della cornice si risolve nel minimalismo dello svolgimento. Poliziotto corrotto, o dubbioso, o onesto, contro criminale onesto, o dubbioso, o corrotto. Non è sempre così, per fortuna, ma lo è assai spesso. Se non altro, però, viene chiamato in causa il sistema nel suo assieme. È un minimalismo più grande, o un massimalismo rimpicciolito.

Due passi avanti e uno indietro.

Il fatto è che, oggi come non mai, il sistema si è diluito a livello di continenti, e il controllo sulle vite individuali è passato a centrali di potere anonime e distanti. Un volume di scambi vertiginoso decide nello spazio di una giornata centinaia di migliaia di destini. Una fabbrica chiude in Francia, una rivolta esplode in Indonesia, un’industria italiana sposta la produzione in Albania, un avventuriero guadagna miliardi in Australia e li perde in Spagna il giorno successivo. A tutto ciò, si accompagna una miriade di drammi che nessuno si incarica di registrare. E, quando si va a vedere chi è l’agente di tante tragedie, si scopre che si tratta di azionisti inconsapevoli che hanno affidato i propri risparmi a un gestore di fondi. Ma anche questi è parzialmente inconsapevole: tutto ciò che conosce è il mercato. E il mercato non è un’entità fisica, ma un’assieme di equilibri retti da norme. Chi ha dettato quelle norme? I governi. Ma anche i governi sono inconsapevoli, seppure in minima parte: assumono decisioni in sintonia con altri governi, che a loro volta sono condizionati dai governi più forti. E a chi obbediscono questi ultimi? In realtà a nessuno, in teoria al mercato…

Se si cercasse il vero elemento scatenante, forse si finirebbe per scoprirlo nel professore alcolizzato di una piccola università americana di provincia. Costui, in un momento di delirio etilico, ha elaborato una teoria basata sul nulla, ma molto in sintonia con quelle che erano, in quel momento, le esigenze politiche del suo governo. La teoria si miscela all’ideologia, il composto si trasforma in politica, la politica si converte in comando, il comando si fa potere. Il disoccupato sa a quel punto chi ringraziare. Anzi, non lo sa. Non lo sa nessuno. Mentre la letteratura “alta” si compiace di ignorare tutto ciò, nei piani bassi della narrativa c’è chi ne ha fatto da tempo il proprio oggetto.

Alludo alla fantascienza.

Non a tutta, è chiaro.

Se c’è una cosa che vi abbonda è la paccottiglia. Ma il genere è per sua natura massimalista, e incline a occuparsi di grandi temi: trasformazioni su larga scala, sistemi occulti di dominio, società alternative, effetti tragici o bizzarri della tecnologia. Come il più balordo degli spaghetti-western poteva contenere grande cinema, così il più illeggibile dei romanzi di fantascienza può contenere grandi intuizioni. Magari si disperderà in avventure fini a se stesse, in profili psicologici abborracciati, in semplificazioni degne di una favoletta per bambini. Ciò che non potrà mai tollerare è il minimalismo, estraneo al suo codice genetico.

È solo nella fantascienza che si trovano descrizioni realistiche (sì, realistiche!) del mondo in cui viviamo. Quale altro genere letterario ha mai dedicato un romanzo ai meccanismi delle crisi economiche? Nessuno. Prendete invece Depression or Brust (1974) di Mack Reynolds. L’annullamento dell’ordinazione di un frigorifero, da parte di un uomo qualunque, provoca il fallimento del concessionario, poi della casa produttrice, poi, di gradino in gradino, il crollo dell’intera economia statunitense. La storia non ha un protagonista vero e proprio che non siano la crisi in sé e la fragilità complessiva del sistema.

Non sarà letteratura raffinata, ma non la si può relegare nell’ambito dell’effimero e dell’irrilevante. Il tema è tanto forte da non lasciarsi emarginare. Risaliamo indietro. Prendete Hell’s Pavement di Damon Knight (1955). In una società di poco futura rispetto alla nostra, viene trovata la medicina definitiva contro il crimine. Ogni delinquente abituale viene condizionato ad avere allucinazioni al momento di commettere un misfatto. La trovata finisce però nelle mani di alcune multinazionali, che l’adattano ai loro scopi: il misfatto supremo, che provoca le allucinazioni, è acquistare i prodotti di una società concorrente. Risultato: il mondo intero si divide in aree di potere, in cui ogni multinazionale esercita il proprio dominio imponendo ai cittadini le allucinazioni a lei favorevoli.

Fa sorridere? Bè, io non sorrido troppo. Vivo in un paese in cui un intero movimento politico è sorto da un momento all’altro, per via del fatto che il suo leader possedeva una rete di catene televisive… Sempre in tema di allucinazioni, un autore italiano di fantascienza, Vittorio Curtoni, scrisse una ventina di anni fa alcuni racconti che avevano al centro una guerra futura. Le parti in lotta avevano fatto uso di armi psichedeliche. La conseguenza era stata quella di creare un’umanità ormai incapace di distinguere il vero dal falso, e anche di riconoscere se stessa come appartenente a un’unica comunità solidale… Chi abbia ancora in mente l’orgia di false notizie, presentate dalle fonti più autorevoli, che ha accompagnato la guerra nel Golfo e quella nel Kossovo, ha già capito a cosa alludo. I neonati che gli uomini di Saddam Hussein avrebbero strappato alle incubatrici, i 700 bambini kossovari che sarebbero stati rapiti e sottoposti a trasfusioni di sangue a favore dei soldati di Milosevic… Altrettante false notizie, che inducono a pensare che la guerra allucinogena sia veramente cominciata. Non voglio dilungarmi con gli esempi. Me ne permetto un ultimo.

Ho alluso alla difficoltà di trovare chi regga, oggi, le leve del potere. C’è un delizioso racconto di Jack Vance che si intitola Dodkin’s Job (1964). Un operaio è sconcertato dagli ordini irrazionali che, in una società rigidamente suddivisa in classi, gli pervengono dall’alto. Si mette alla ricerca di chi li emana. Dopo lunghe indagini, scopre che non provengono da nessuno. O meglio, è un anziano custode dei palazzi del potere che si incarica di batterne l’abbozzo su una vecchia macchina da scrivere. È poi l’intero sistema che li fa propri, li deforma e li muta in assurde imposizioni. A prima vista, poco più di una barzelletta. In realtà, un apologo sulla mancanza di democrazia che può manifestarsi nelle moderne forme del vivere civile, quando il comando si esercita senza controllo. Attraverso la metafora, la fantascienza ha saputo cogliere meglio di qualsiasi altra forma narrativa le tendenze evolutive (o involutive) del capitalismo contemporaneo. Ciò le ha permesso di frequente di superare i limiti della letteratura e di dilagare nel costume, nei comportamenti, nel vocabolario d’ogni giorno, nel vivere quotidiano. La corrente detta cyberpunk, attiva fino a una decina di anni fa, ne costituisce il principale esempio. Per la prima volta nella storia, molto in anticipo sugli attuali sviluppi di Internet, una folta schiera di scrittori assumeva a tema dei propri romanzi l’informatica, quale forma di connessione tra uomo e macchina.

Romanzi “fantastici”, lontani da quel realismo che è ritenuto forma letteraria privilegiata? Mi si permetta di dubitarne. Allorché Internet si è imposta, le opere di Gibson, Sterling, Rucker ecc. hanno fornito alla nuova realtà la terminologia adatta a descriverla, oltre a una mappa dei suoi possibili futuri. Più ancora, hanno indicato a gruppi di oppositori le vie per una possibile resistenza, culturale e pratica, alle minacce implicite nell’emergere di una rete comunicativa onnipresente, capace di riprodurre i rapporti di dominio sul terreno insidioso dell’immaterialità. Si sono visti spezzoni dell’ultrasinistra europea, influenzati per loro stessa ammissione dalla narrativa cyberpunk, creare la rete ECN (European Counter Network) e usare per primi la rapidità del nuovo sistema informativo per coordinare le proprie iniziative. I centri sociali dei giovani antagonisti si sono riempiti di modem e di computer, regolarmente distrutti dalla polizia durante le proprie irruzioni. Gli hackers hanno condotto titaniche battaglie individuali contro i grandi gruppi economici, rallentandone l’accesso al Web e la conquista del suo controllo. Si era già visto la letteratura popolare influenzare la vita concreta (penso al feuilleton ottocentesco e alle ricadute sociali dei romanzi di Sue), ma mai in forma così massiccia e sistematica. Tanto che il cyberpunk si è estinto non per debolezza propria, ma perché era divenuto superfluo, a fronte del proprio dilagare fuori del campo narrativo.

Non credo che altre correnti letterarie possano vantare una fine tanto gloriosa.

Viene il sospetto che il fantastico, e in particolar modo la fantascienza, rappresentino il solo modo per descrivere adeguatamente, in chiave narrativa, il mondo attuale. È un mondo in cui l’immaginario ha assunto un peso sconosciuto in precedenza. Se dovessimo riformulare una teoria del valore (e sarebbe quanto mai necessario), dovremmo aggiungere l’informazione ai fattori individuati dalle varie scuole economiche. Quantità di lavoro contenute nelle merci, scarsezza dei beni, gioco tra domanda e offerta non bastano più. Una merce è tanto più richiesta quanto più è conosciuta, e il suo valore cresce di conseguenza… Il capitalismo tradizionale si accontentava della pubblicità. Oggi penetra oltre: nella fantasia, nei sogni, nelle visioni del mondo più intime. La crescita della comunicazione gli ha offerto il destro per fare ciò, imponendo modelli di vita, creando bisogni dove non ce n’erano, accrescendo la sete di affermazione individuale. Non si capisce nulla della società attuale se non si tiene presente la rapida colonizzazione dell’immaginario che è stata attuata in questi anni. Una volta si svolgeva un ruolo produttivo per un certo numero di ore al giorno, e il resto del tempo era dedicato alla ricreazione e al riposo, cioè a se stessi. Oggi le attività ricreative, tutte basate sulla comunicazione, espandono l’area della produttività a detrimento dell’ozio e della quota di riposo. Praticamente ogni spettacolo televisivo contiene incitamenti all’acquisto, si tratti di pubblicità esplicita o di riferimenti ai modi di vivere ritenuti ottimali per tutti. Si sono visti interi rivolgimenti sociali dovuti all’immagine: la corsa alle merci occidentali dopo la caduta del muro di Berlino, l’afflusso massiccio di albanesi in Italia sull’onda delle trasmissioni televisive captate oltre Adriatico… Ma un conto è l’informazione, un conto è la manipolazione. La comunicazione capitalistica punta ormai direttamente all’inconscio. La produzione di simboli, un tempo affidata a evoluzioni secolari, è diventata frenetica. Lo smarrimento della propria identità è spudoratamente agevolato. Di contro, informazione e comunicazione sono state scisse quando ci sono in ballo grandi temi. Tragedie immense sono state ridotte a sequenze velocissime di immagini, tanto veloci da non sedimentare nulla. Assistere a un notiziario della CNN significa non assistere a niente. Se ne esce con una serie di nozioni inservibili, dato che mancano di antecedenti, di analisi, di riflessione. Il fatto è che il grande nemico comune, per chi controlla i destini altrui (sia pure in forma anonima), è la profondità. Il sistema sopravvive solo se chi è subalterno vive in superficie. Salvo l’esigenza di far penetrare nel suo intimo, e perfino nella sua psiche, false informazioni e false simbologie perché non si accorga della propria condizione. La fantascienza, il fantastico, la letteratura che ha al proprio centro l’immaginario, hanno il potere di fortificare la fantasia contro queste aggressioni. Lo usano meno del dovuto, e talora non lo usano affatto. La fantascienza statunitense contemporanea è lo spettro di ciò che era: standardizzata, miserabile, si riduce a forme spurie di divulgazione scientifica, nulle sul piano letterario e su quello intellettuale. Non le giova l’avere rinunciato, in nome del politically correct, all’ambiguità e alla provocazione. Ma non c’è da attendersi che sia il mainstream, tanto indifferente alla società che lo circonda da avere fatto del disimpegno e del ripiegarsi su se stessi un criterio qualitativo, a guidare la resistenza contro la colonizzazione dell’immaginario.

Occorre una narrativa massimalista, autoconsapevole, che inquieti e non consoli.

La fantascienza lo era.

Può tornare a esserlo.

 

[da Distruggere Alphaville, L’ancora del Mediterraneo, 2005]

Prima e dopo la (pseudo)scienza

Un teorico dei numeri ha paura che tutta la matematica pubblicata sia sbagliata – “Penso che non sia impossibile che qualcuno dei nostri grandi castelli sia costruito sulla sabbia” e si propone di iniziare a demandare all’intelligenza artificiale di portare prove verificate.
Una volta ogni tanto appaiono delle notiziole che ci gettano addosso un guanto di sfida. All’inizio molte poche persone se ne rendono conto ma queste crepe piano piano si allargano incessantemente per generare alla fine degli tsunami che spazzano via tutto ciò che incontrano sul loro cammino.
 
Questa è una di quelle crepe. E se la nostra matematica fosse sbagliata? Bene, se la nostra matematica fosse sbagliata, ciò significherebbe che un sacco di altre cose lo sono, intendendo tutte le scienze basate sulla matematica. Ciò significa che un sacco di gente dovrà smettere di amare tutta quella scienza e dovrà cominciare a vedersela col mondo così come si presenta davanti ai loro volti. E non sarà divertente.
 
 
 
Significa anche che i sistemi di pensiero alla guida del mondo dall’Epoca Dei Lumi in avanti potrebbero aver bisogno di essere ricostruiti da zero.
 
Mi rendo conto sempre di più che il mondo– cioè il mondo come sistema di fabbricazione di leggi e processi– non ha nulla a che fare col mondo così com’è realmente. Nemmeno alla lontana. Non parlo del mondo dei media, delle istituzioni e della politica. Stanno tutti implodendo sotto i colpi della rovina dovuta a corruzione, calunnie e impotenza morale. 
Questa non è una fotografia, sul serio: non lo è.
E se la maggior parte della nostra scienza teorica– specialmente la nostra cosmologia– fosse basata semplicemente su elaborati trucchetti matematici provenienti dalle mani di abili prestidigitatori? 
Già sappiamo che la schiacciante maggioranza (70%) dei lavori sperimentali di questi giorni non possono essere replicati, fatto provato da diverse fonti mainstream. E quindi questo cosa significa? 
Significa che la schiacciante maggioranza della scienza fatta ai nostri giorni è una bufala e la schiacciante maggioranza degli scienziati sono frodatori.
Che dire poi di tutta quella (fanta)scienza da fumetto che stava recentemente dominando le notizie ma sembra ora improvvisamente  diminuita in questi ultimi due mesi? Cos’è cambiato? 
I legami tra Jeffrey Epstein e gli scenziati sono più estesi di quanto pensassimo — Degli scienziati hanno preso denaro di Epstein; dopo che hanno scoperto la sua messa in stato di arresto sotto l’accusa di prostituzione minorile, qualcuno ha detto che si sentiva dispiaciuto altri hanno preferito non commentare.

Bene, ciò che è cambiato è l’uomo che sappiamo [un matematico oltretuto] stava finanziando un bel po’ della nostra scienza – e quasi sicuramente controllava qualcuno dei nostri migliori scienziati attraverso ricatti di tipo sessuale – uomo il quale ai nostri occhi è cambiato così tanto perché prima arrestato e poi morto.

Forse dovremmo semplicemente cambiare il nome della scienza tradizionale in “Epsteinismo”, dopo che la sua influenza ne ha dettato il corso negli ultimi trent’anni. Sembra certamente essere la mente dietro gli sforzi per rendere lo scientismo una religione. Dubito che quegli sforzi gli sopravviveranno molto più a lungo.

Sono fermamente convinto che il transumanesimo così come l’abbiamo conosciuto è ora completamente nei guai a causa di tutto ciò, e i truffatori dietro di esso alla fine andranno alla deriva. Epstein era troppo vicino a quella roba perché se ne possa lavare la puzza. Buona fortuna gente, i vostri maneggi e i portafogli ripieni che tenete in tasca non vi potranno aiutare ancora per molto!

Anche il darwinismo sta subendo un crescente attacco, ma non da parte di creazionisti o teorici dell’intelligenza artificiale forte. Sta venendo attaccato da matematici, i quali sostengono che l’ignoranza di Darwin nei confronti della genetica di oggi rende statisticamente impossibili le sue teorie. Non improbabili, beninteso, ma IMPOSSIBILI.

Beh, almeno sappiamo che la fisica si salva, no? La fisica è perfetta… Bene, è comunque basata interamente sulla matematica in fin dei conti. E quindi se anche tutta la loro matematica fosse sbagliata?

Perciò, da dove deriva la fisica? Apparentemente la teoria delle stringhe viene rubricata come pseudo-scienza. E il resto della fisica teorica? In questi giorni non vi capita spesso di imbattervi nell’aggettivo “quantico”, vero? Chi sta controllando la loro matematica?

E se l’astronomia e l’astrofisica fossero completamente sbagliate perché costruite su calcoli falsi che tutti abbiamo accettato di rispettare? Il fatto è che nessuna di queste immagini spaziali luccicanti che vediamo sono fotografie reali, sono tutte ricostruzioni e interpretazioni digitali. E se tutte quelle infinite galassie che il telescopio Hubble in orbita sta presumibilmente vedendo fossero solo chiazze casuali di cacca spaziale acchiappate dalle sue lenti?

E se fosse questa l’apocalisse, alla fine? Che tutto ciò che pensavamo di sapere ci viene spazzato via e tutto quanto deve essere ripensato da zero?

Certo, abbiamo l’ingegneria, che sappiamo funziona attraverso la pratica, e abbiamo comunque scienze pratiche empiricamente provate attraverso esperimenti.  Ma per quanto riguarda il resto?

Bene, forse i nostri veri problemi sono l’epistemologia e l’ontologia stesse.

Voglio dire, prendete la faccenda della terra piatta: il mondo è piatto o è un globo?

Bene, se non fosse nessuno dei due?

E se la domanda fosse totalmente irrilevante e non avesse alcuna base sulla nostra realtà quotidiana? E se la nostra realtà non fosse né ciò che viene modellato dal materialismo riduzionista  né una simulazione?
E se il pianeta Terra e l’Universo intero fossero qualcosa che non possiamo nemmeno sul serio modellare e simulare?

Ma c’è anche un punto in cui vi liberate dalla necessità di identificare, etichettare e classificare tutto ciò che incontrate facendo sì che il mondo reale, non il mondo dei dati,  vi si apra in realtà come un fiore.

Quando ponete fine alla necessità di definire– cioè per segnare i limiti— o decidere– cioè per scartare, negare— allora iniziate a vedere il mondo così com’è e non i limiti che tutti ci imponiamo attraverso la finta matematica e gli stupidi giochi di parole.

https://secretsun.blogspot.com/2019/10/before-and-after-pseudoscience.html

Il Ventunesimo secolo secondo Jacques Attali

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Jacques Attali è autore del libro “Una breve storia del futuro”, scritto nel 2006 e revisionato nel 2009. Egli individua una serie di “cuori”, come città centrali del mondo, periodo per periodo: Bruges ( 1200s – 1300s ), Venezia ( 1300s – 1400s ), Anversa ( 1500s ), Genova ( 1500s – 1600s ), Amsterdam ( 1600s – 1700s ), Londra ( 1700s – 1800s ), Boston ( 1800s – 1929 ), New York ( 1929 – 1980 ), Los Angeles ( 1980 – fine fra poco ).

Vede il corso della Storia come un percorso verso la libertà politica e la espressione mercantile. Parla di Asia dominante ( anche se è europeista, e affermò che la Unione Europea è la più grande potenza mondiale, anche se non si vuole riconoscere in questo modo – problema, l’ Europa non piace a nessuno ).

Dice che il Partito Comunista Cinese non durerà oltre il 2030, perché nessun partito al mondo è mai rimasto al potere per oltre 70 anni. Regnerà disordine, ma potrebbe sorgere una nuova democrazia fondata da “signori della guerra”. Ipotizza anche che venga coinvolta nel “fenomeno della decostruzione delle nazioni” e che potrebbe accanirsi contro il Taiwan. Nella decade anni ’20 del 2000, l’ India diventerà il paese più popoloso del mondo. La sua crescita pareggia con la Cina. Siccome l’ unione dell’ India risale alla colonizzazione britannica, anche il subcontinente potrebbe disgregarsi. Attali parla della potenziale nascita di un centinaio di nazioncine nuove nel corso del secolo.

Il Giappone potrebbe diventare il prossimo “centro” del mondo, anche se la sua popolazione invecchierà, anche se non accoglierà abbastanza stranieri, non rilancerà la natalità, ha un altissimo potenziale tecnologico. Verrà accerchiato dalla Cina e dalla Corea, reagirà militarmente, possiederà armi nucleari, diventerà difensivo e protezionista.

La Corea ha il più alto potenziale economico e culturale in Asia, ottima in tecnologia e dinamismo. Il problema è che la Corea del Nord potrebbe ridiventare aggressiva, potrebbe crollare il regime, potrebbe avvenire una riunificazione, dal costo economico troppo rischioso, una escalation militare, e l’ uso del nucleare sono altri rischi.

Altrimenti emergerà anche il Vietnam, che diventerà la terza potenza economica in Asia. Anche l’ Indonesia ha del potenziale, sarebbe la prima potenza islamica, se non ci fosse di mezzo la Turchia. Anche l’ Indonesia potrebbe frammentarsi. Attali è più ottimista sulla Russia, anche se io ritengo che dopo Putin, dopo il 2024, parlare di una potenza Russa sarà assai difficile.

In America Latina emergeranno il Brasile, futura quarta potenza del mondo, e il Messico, la cui crescita verrà rallentata da rivolte politiche antiamericane, nel secondo paese.  

Attali non pensa che ci sia del potenziale positivo di crescita nel continente Africano. Non ci sarà una ampia classe media. Parla di disgregazioni in Nigeria e Congo, costruiti a tavolino. Positivi solo il Sudafrica, l’ Egitto ( su questo avrei dubbi ), Botswana e Ghana, ( io aggiungerei anche l’ Uganda ). L’ Algeria e il Marocco collaboreranno in un mercato comune.

In Medio Oriente, la contesa sarà fra Iran e Turchia.

Attali parla di declino della superpotenza Americana nella decade anni ’20 del 2000. Parla di problema del deficit, spese interne ed esterne, stop al finanziamento dalla Cina, rimpatrio dei capitali investiti in titoli Usa, selezione di altre valute alternative al Dollaro dalle banche centrali, prezzi del settore immobiliare in calo, e crollo del credito, con debiti insolvibili, e compagnie di assicurazione che esigeranno pagamento di premi. La produzione rallenterà, e la disoccupazione esploderà, culminando in una crisi finanziaria generalizzata. Gli Usa potrebbero diventare una democrazia socialista di tipo scandinavo oppure una dittatura. Gli Usa si chiuderanno nei loro territori, cercheranno di risanare le finanze, difendere il territorio, rischiando una nuova guerra civile.

La prossima grande potenza dovrà: avere un porto o aeroporto importante, avere un modo diplomatico liberale e dinamico, aprirsi ad una classe creativa e produrre i prossimi importanti oggetti di consumo per rilanciare la crescita mondiale. Ipotizza: San Diego ( Quindi California – Messico ), La Jolla, Stanford, Berkeley in Usa. Poi un possibile ritorno dell’ Inghilterra, del Belgio, il potenziale della Francia, e soprattutto del Giappone, e dal 2035 anche Cina, India, ma anche Australia, Turchia, Indonesia. Attali crede nel riscaldamento climatico e nel Global Warming, e per questo esclude Russia e Canada. Siccome le potenze globali si sono sempre spostate da est a ovest, propende per il Giappone e la Cina, poi dapprima l’ Australia e poi l’ India.

Sarà quindi un secolo dall’ ordine policentrico, anche se questo sistema non potrà durare a lungo, ed emergerà un mercato senza democrazia. Le democrazie aumenteranno di gran numero entro il 2035, anche in territorio Cinese e islamico. Altri paesi si divideranno, come Fiandre e Vallonia, Italia del Nord e Italia del Sud, Spagna e Catalonia, il Regno Unito si smonterà, il Kurdistan emergerà da Iraq e Siria, e gli Indù si separeranno dagli islamici indonesiani. Avverrà la “decolonizzazione africana finale”.

Il duello ideologico del secolo sarà fra democrazie e mercato, nazioni teocratiche o di estrema destra, e nazioni capitalistiche.

Secondo Attali, l’ Occidente diventerà simile all’ Africa di oggi, mentre l’ Africa cercherà di occidentalizzarsi. Molte persone cercheranno cittadinanze valide solo nei social networks virtuali, distaccandosi dalla nazionalità di paese.

Il capitalismo distruggerà tutto quello che non è sé stesso. Questo iperimpero avrà aspetti profondamente liberatori, e allo stesso tempo alienanti.

Nel ventunesimo secolo ci sarà una Guerra Mondiale. L’ innesco a Taiwan, Messico o Medio Oriente. Casus belli potenziale un attacco contemporaneo all’ Occidente da parte di Iran e Pakistan. Ecco alleanze e rivalità:

Iran – Cina, Russia e Venezuela

Venezuela – Lega Araba, Russia e Cina

Cina – Pakistan

Russia – L’ Europa

Pakistan – Egitto, Indonesia, Iran

L’ Europa – Gli Stati Uniti

Russia – Algeria e Venezuela

Brasile – Stati Uniti ( almeno finchè durerà Trump, poi? )

Stati Uniti – Taiwan, Israele

Stati Uniti VS Iran, Egitto, Algeria, Marocco 

Asean ( sudest asiatico ) VS Usa, Cina e Giappone

Cina VS Taiwan e Giappone, Kazakistan, Siberia

Giappone VS Corea, Cina e possibilmente gli Usa

India VS Pakistan

Russia VS Cina, Turchia, Europa dell’ Est

Turchia VS Curdi e Kazakistan e altre regioni turcofone, Grecia

Pakistan VS Afghanistan e Kashmir

Indonesia VS Australia

Iran sciita VS Paesi sunniti, Arabia e Turchia, Pakistan

Algeria VS Marocco ed Egitto

Nigeria VS Congo e Sudafrica

Brasile VS Venezuela e coalizione andina, Messico e Argentina

Venezuela VS Stati Uniti

Messico VS Stati Uniti

Paesi Arabi VS Israele

Germania VS Francia per il predominio in Europa

Secondo me il nuovo ASSE DI GUERRA sarà costituito da BRASILE, TURCHIA, COREA DEL NORD / GIAPPONE e questi perderanno la guerra, tranne forse la Turchia, che potrebbe rientrare fra i vincitori, come la Urss. Ricordo che Bolsonaro è un Italo – Tedesco, Erdogan è lo Stalin turco con le sue purghe.

Nel corso del secolo prolifereranno: entità pirata, le gangs di strada, zone di guerriglia urbana, zone fuorilegge, bande armate, zone no police, cartelli della droga, le mafie, i traffici illegali, masse di nomadi e invasori, immigrati e ONG, pirati, hackers e mercenari, questi ultimi assoldati anche a protezione dell’ ONU. Questo soprattutto in Brasile, Nigeria, Congo e Colombia, Somalia, Pakistan.

Emergeranno i Protestanti statunitensi e la Bible Belt, a difesa dei valori cristiani e dei cittadini cristiani stranieri nel mondo, in opposizione alla mancanza dei valori della società moderna, e in opposizione al capitalismo. Riemergerà il conflitto con l’ Islam. Gli Usa potrebbero attuare un “isolamento teocratico”. Africa e Brasile saranno anche sensibili alla teocrazia, come anche la Cina diventerà il primo paese cristiano al mondo, che cambia tutto. Questo emergerà anche in India e Indonesia, e soprattutto in Europa, dove lo vediamo già in atto questo movimento teocratico. Verranno valorizzati i partiti filocristiani e le autorità religiose, e i valori religiosi ritroveranno visibilità politica. L’ estrema destra accompagnerà queste teocrazie. Il Cristianesimo farà parte delle costituzioni.

Successivamente si instaurerà una democrazia globale, una “nuova globalizzazione” che limiterà i mercati e il capitalismo. Verranno altamente valorizzate le donne e le relazioni diplomatiche, e la collettività, l’ altruismo.

L’ immigrazione rimarrà la “condizione per la sopravvivenza” delle nazioni, a livello demografico. Ispanici e africani costituiranno la maggioranza negli Stati Uniti. Il nomadismo e la ricerca di lavoro all’ estero aumenterà.     

 

           

 

Scegliendo la nostra FINE

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L’idea ineludibile della distopia ci è stata venduta come un futuro inevitabile, accogliendo sia i nostri desideri sia un’aspettativa di estetica specifica, entrambi provenienti dal “futuro” (il nostro vero reale presente), così come i nostri incubi, racchiusi nella nostra fantascienza di grande successo più riconosciuta e stimolante. Non esiste una lista più completa di film e spettacoli di indottrinamento di programmazione predittiva rispetto a quelle che occupano spazi leggermente diversi, spesso con concetti e dispositivi di trama direttamente simili: i dispositivi tecnologici reali vengono “predetti” così come alcuni aspetti sia dei micochip RFID sia di qualche altro sviluppo di tecno-crazia alla Aldous Huxley. Ovviamente, il resto dei film in questo genere incredibilmente saturo, è il più fornito di ciò che il pubblico complottista vedrebbe come “indizi per i piani del Nuovo Ordine Mondiale” in uno dei molti immediati futuri.

Incubi:

Accanto al fascismo governativo basato sulla tecnologia, queste distopie possono avere personaggi che attraversano sia le sfide esistenziali sia le sfide basate sulla sopravvivenza lungo il loro cammino di vita. Spesso a livello ambientale tutto è, cosa facilmente prevedibile, in una condizione molto peggiore del normale, se non lo è già fin dall’inizio, perciò spesso parte della trama del film comporta enormi danni o cataclismi durante la visione del film stesso.
Ci sono un sacco di altri punti in comune, pensando solo a quanti di questi film ci sono, voglio dire, che possono essere suddivisi in gruppi più piccoli di colpi di scena identici,  ciò è per me davvero un po’ disturbante. E lo è ancora di più pensando che questi pattern possano essere sovrapposti a quelli di temi identici addirittura contenuti in serie animate per bambini, ottenendo una restrizione ancora maggiore di ciò su cui un determinato spettacolo può basare un episodio, e come altri spettacoli o successivi adattamenti possano imitare nei modi più intensi e irritanti ciò che si vede nello stesso episodio.
Nei due collegamenti seguenti ho raggruppato due temi principali. La maggior parte degli episodi è visibile anche da quei link.

Disclosure alieno in una serie di cartoni animati

WTC in serie di cartoni animati.

Comunque, a parte l’incubo, tutti questi temi seguono, allo stesso modo, le nostre speranze [più che altro le nostre disperazioni] e le nostre aspettative per il futuro collettivo.
Alcuni di questi includono ambienti futuristici ricchissimi di luci di ogni tipo, oppure al contrario devastati, veicoli volanti, realtà virtuale, città intelligenti affollate di manager e super-professionisti, (Aeon Flux, metafora della grotta murata di Platone) con popolazioni imprigionate dentro le città che non possono lasciare il loro mondo conosciuto dopo che il (inserite qui la vostra causa preferita di devastazione di massa) ha avuto luogo; città in cui i cittadini di Whateversville Silicon Valley Westworld, sono sempre ignari che l’élite tecnologica ha reso le loro vite così “convenienti”, e piacevolmente dimenticabili, attraverso una lobotomia elettronica che sembra rendere loro la vità più facile e piacevole ma in realtà li sta illudendo e imprigionando e dunque sorridono facendo passi in avanti verso il precipizio della loro [in]civiltà (sicuramente pensate ad Elysium) di qualche tipo; per esempio pensate alla tassa sull’ossigeno (come in Doctor Who), oppure negli stessi film vengono adoperate azioni terroristiche false flag o candidati manchuriani dalla mente condizionata o qualsiasi cosa ad ampio spettro per controllare tutta la popolazione.  Il framing di questo scenario è sempre attento a mostrare le persone meno abbienti, o le persone ancora nelle aree del fallout nucleare, o, e questi spesso si sovrappongono l’un l’altro, le persone intrappolate fuori dalle mura della città (come nei film Logan’s Run, Aeon Flux, Judge Dress) o persino al di sotto di esse, responsabili per il terrorismo che viene discusso nei mass media, i quali ricordano ai cittadini della middle class che devono essere protetti da una tale enorme minaccia grazie alla benevolenza di un governo onnisciente spalla a spalla con l’agenda militare delle multinazionali.

Più un determinato spettacolo o un film o adattamento funge da veicolo futuristico più è probabile che porti con sé tristi storie di distopici complotti per ancora un’altra generazione, e ogni cosa di quel tipo vista su uno schermo la apprezziamo o la scusiamo dicendoci che comunque si tratta di una sorta di opera letteraria o di fantascienza, o di fumetto o di libro, e ora anche di videogioco “classico”, quindi la pillola va giù più facilmente assumendo che questo è qualcosa che le persone venerano, e quindi dovreste onorarlo pure. (nei film Fahrenheit 451, Impostor, Total Recall, Brave New World, 1984)… Anche perché si sa che la gente si diverte di fronte a questa roba, è adulta e vaccinata, ci si immediesima persino, non può essere pericolosa e il suo consumo è spensierato. C’è chiarezza sul fatto che è solo intrattenimento e intrattenimento di qualità. L’opposto di questo tipo di focus, concordato sui punti fermi della passata cultura pop, è il film che spesso non è un buon film, di quelli a basso budget, politicamente “di sinistra”, quasi una produzione indie tipo pulp, ma che viene usata lo stesso, per veicolare altri messaggi, e possono persino sovrapporsi agli enormi temi dei blockbusters e al loro simbolismo. Questo è vero con il tema di cancellare o distruggere, o la nostra relazione con il sole reale (come nei film Highlander, The Animatrix e Terminator). Qui vediamo, in sostanza, tre pubblici completamente diversi, con valori di produzione e livelli di popolarità completamente diversi, che ingoiano tutte le scie chimiche e cancellano la pillola solare.

https://0knight.wordpress.com/2018/07/28/choosing-how-we-end/

Dominio

Il video mostra come alcune dinamiche del POTERE nel corso dei secoli, e degli ultimi tre millenni, si sono incredibilmente acutizzate negli ultimi anni. La caratteristica più importante del Potere, il DOMINIO

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Cupola = DOME, in inglese = DUOMO = Dominio.
Guarda le immagini.

ha subito un’accelerazione spaventosa, utilizzando tecnologie avanzatissime. Dominio sui rapporti sociali, sui comportamenti e i pensieri delle persone, in ultima analisi sulla loro percezione del mondo, senza che non si accorgano per nulla di ciò che sta realmente succedendo.

Per i “benpensanti”, ciò che viene illustrato nel video è pura fantascienza, per il sottoscritto un’ennesima prova che stiamo vivendo in tempi di “surriscaldamento” della febbre che la nostra civiltà vive da più di un secolo, dove un qualche tipo di rottura, di totale discontinuità col passato è dietro l’angolo. Quando le dinamiche illustrate nel video giungeranno a un tale livello d’intensità da andare fuori controllo.