Serie tv in affanno, non solo a causa di “Woke”

Il “doctor Who” perde milioni di spettatori.
Il culto totalitario-suicida di “Woke” reclama un’altra vittima: il rifacimento del venerabile Doctor Who, il quale fin qui s’era sempre mostrato “devoto ai valori liberali tradizionali”, è l’ultimo sacrificio sull’altare dell’intersezionalità
 
Anche il Doctor Who è stato quindi preso nelle spire della sindrome “Woke”. La sindrome, dei “ricchi di sinistra” posseduti dal demone del politicamente corretto e di quello della difesa dei diritti civili di presunte minoranze perseguitate, ha finito per assorbire film e serie tv.

Probabilmente non si riprenderanno mai anche se la sanità mentale alla fine potrebbe prevalere e il percorso venire corretto. Ma troppi ego che sfoggiano trofei e statuette — e troppi falsi sondaggi dai social media — sono investiti dallo schianto del treno merci della [sotto]cultura pop che adesso colpisce il muro di mattoni della realtà finanziaria.
Mi rendo conto che un mucchio di persone intrattiene fantasie paranoiche sugli angoli degli uffici dell’ “entertainment-industrial-complex” [“complesso industriale d’intrattenimento”, sullo stampo del “military-industrial complex”] pensando sia pieno di grandi capi machiavellici con quozienti intellettivi da super genii, ma il nocciolo della questione è che quegli angoli in realtà sono perlopiù riempiti da banali funzionari, mortalmente terrorizzati di commettere la più debole delle eresie contro l’ortodossia infinitamente arbitraria e quindi cascare giù dall’albero dei loro lauti stipendi.
 
La verità schietta e brutale è che i livelli C di questi conglomerati non hanno una risposta al virus ebola del “Woke”, almeno con le loro solite proposte. Una manciata minuscola di chiusure su Twitter può tenere sotto ricatto anche la più potente multinazionale, e non c’è nulla da fare.
Mettono le mani avanti quelli del Guardian: “Doctor Who troppo ‘woke’? No, al contrario, non è mai stato così offensivo” — Dal momento che è tornato assieme a una dottoressa femmina, ‘doctor Who’ è stato accusato di ‘politicamente corretto’, ma come provano le recenti trame, la verità è ben peggiore.
E il maledetto inferno dovuto a tutto ciò è che non c’è MAI alcun piacere.

 

MAI.

Il “Woke” è come il bicchiere del supplizio di Tantalo su cui posate le labbra e non riuscite mai a bere, ripetutamente all’infinito. Pensando alla metafora del bastone e della carota, la carota non è mai raggiunta e tutto ciò che voi ottenete è solo e sempre il bastone.

Perché niente di ciò ha mai a che fare con la giustizia e tutto ciò ha invece a che fare col narcisismo ferito di mediocrità iper-privilegiate, narcotizzate dal potere effimero.

 
Suppongo che qui ora ci sia in gioco una specie di retribuzione karmica, ma sarà un conforto gelido quando l’intero “eco-sistema” collasserà. Cosa che, col ritmo attuale, avverrà molto prima piuttosto che poi.

Il nocciolo della questione è che la macchina dell’intrattenimento spettacolare, così come esiste oggi,  va avanti per via dell’inerzia e delle eredità del passato, così come va avanti grazie al sudore di migliaia di artigiani sottovalutati i quali fanno prodotti commerciabili che sono spesso una totale e completa mancanza di senso. 

E’ una specie di Idiocracy.

Dal momento che i concetti e le storie su cui si basa l’attuale industria dell’intrattenimento furono creati e perfezionati molto prima di quando la maggior parte della gente in questi film e tv show nemmeno era nata: a continuare a far andare avanti la baracca è quell’impressionante apparato di tecnologie e di saperi, il quale prosegue ormai in modo inerziale.

Per dire, senza gli effetti speciali della computer grafica 3D,  l’intera fantascienza e il genere dei supereroi retrocederebbe nella marginalità, letteralmente dall’oggi al domani. Al ritmo attuale, non so se anche la perenne incombente promessa della realtà virtuale potrà fermare questa emorragia.

Immagino che non dovrebbe sorprendere nessuno che questo Doctor Who abbia avuto origine da un terreno estremamente familiare, almeno per i canoni dei lettori del blog. 

Mi piacerebbe dirvi che tutto quanto è un super-schema di vecchia data, che i semi del collasso imminente vennero piantati sessant’anni fa da una grande congrega invisibile di Blofeld, ma in buona coscienza non posso dirvi una cosa simile. 

Comunque se davvero fosse all’opera una tale congrega, sarebbe composta da gente  magari malvagia, spietata e infinitamente intelligente, ma di fatto stupida. Stupida non nel senso del loro quoziente intellettivo, ma nel fatto che incappano nell’errore di sostituire ai fatti le loro fantasie pre-adolescenziali. Cosa che, tendendo all’apoteosi, li fa allontanare dalle basi stesse del loro potere.

Stiamo vivendo tempi orrendi ma interessanti.

https://secretsun.blogspot.com/2020/01/doctor-who-another-woke-bites-dust.html

The Secret Sun su Ricky Gervais ai Golden Globes

#RickyGervais dopo aver lasciato i Golden Globes

Se avete vissuto nei boschi — o soltanto saggiamente evitato i “social media” — probabilmente non avete sentito ancora parlare del monologo di Ricky Gervais ai Golden Globes di domenica scorsa. 




Gervais si è del tutto sottratto al fenomeno degli iper-privilegiati milionari di Hollywood– la cui combinazione di ricchezza, lusso e leggerezza combinati insieme non ha precedenti in tutta la storia umana ricordata — i quali tra l’altro si arrogano il diritto di dare un giudizio morale sulle decine di milioni di americani che lottano per tirare a campare.

Inchinati, servo.

La cosa è poi diventata più tardi doppiamente deliziosa quando una tardona sexy degli anni 90, Patricia Arquette, s’è alzata dal suo posto iniziando a far vagare in modo incoerente i suoi matronali golden globes pendenti dal suo abito firmato il quale probabilmente costa più denaro di quello che la maggior parte della popolazione vede in un mese.

La contusione di Joey King dopo essere stata colpita dal Golden Globe di Patricia Arquette

A sua volta la cosa è divenuta triplamente deliziosa quando la Arquette — generalmente non considerata uno degli intelletti guida dello “show system” — ha colpito con il trofeo la sua giovane co-protagonista, lasciandole una specie di  bernoccolo sulla fronte.

I manager di Gervais non avrebbero mai potuto sperare in una pubblicità migliore.

L’unico riferimento in italiano che sono riuscito a trovare sull’accaduto: https://movieplayer.it/news/patricia-arquette-colpito-joey-king-alla-testa-foto_74712/

S’è trattato di una cosa bellissima. Ma con il senno di poi non posso fare a meno di pensare a Gervais semplicemente come a una specie di sicario, il quale ha svolto il suo lavoro seguendo direttive le quali assai probabilmente giungevano da molto più in alto.

In precedenza abbiamo parlato del fenomeno “Woke” cioè la finta sinistra da boutique destinata ai ricchi e ai loro figli, la quale sta velocemente diventando un culto alla “Heaven’s Gate” del XXI secolo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Heaven%27s_Gate_(setta)

“Woke” è un po’ un cancro o virus memetico, o un “re Mida” al contrario, in quanto inevitabilmente porta alla distruzione tutto ciò che gli riesce di catturare. Il problema è che è molto difficile resistergli, ed è quasi impossibile da espellere una volta che s’è metastasizzato. Inoltre inevitabilmente crea tale cattiva volontà e risentimenti da avvelenare le acque da cui beve. 

In questo momento, non posso pensare a nulla che sia sopravvissuto alla infezione di “Woke”, e questa febbre sta ancora imperversando.

Woke ha quasi distrutto i programmi umanistici, ha interamente devastato i “colleges di arti liberali” da cui si è diffusa, sta incenerendo i media mainstream (questa è una buona cosa), e ha persino messo in ginocchio la Gillette, dandole grattacapi poiché a causa di uno spot pubblcitario in stile “Woke” (quindi anti-suprematista bianco/patriarcale) ha buttato nel cesso la cifra di otto miliardi di dollari , essendo poi costretta anche alla vendita della proprietà di lunga data di un suo campus a Boston, punto di riferimento tradizionale per le persone della zona.

Senza falsa modestia, l’allegoria di “Heaven’s gate” per questa roba “Woke” è piuttosto geniale, in quanto era il nome di un culto suicida (un po’ come quello di Jonestown) oltre che uno dei peggiori disastri al botteghino della storia del cinema (in Italia, “I cancelli del cielo” diretto da Michael Cimino) di cui si ha memoria, con una produzione costata 44,5 milioni di dollari e un ricavo di 3,5 milioni.

Cosa che ci riporta a Ricky Gervais.

Al botteghino, “Guerre stellari, l’ascesa di Skywalker” soffre di una massiccia flessione dell’81%.

Per ragioni non interamente chiare a nessuno su questo pianeta, da qualche anno Hollywood ha abbracciato completamente il “woke” e a questa divinità ha deciso di offrire in olocausto tutte le oche d’oro a sua disposizione.

Nel corso di pochi mesi precipita l’interesse verso la serie “Star Trek: Discovery”

Non so bene cosa sia successo per davvero ma la mia ipotesi attuale è che i geni di Tinseltown (il quartiere di Hollywood) non hanno ricevuto ragguagli sul fatto che i sondaggi e gli “indici d’ascolto”, anche quelli su internet, erano in pratica, si può dire, costruiti di sana pianta. 

E così sono stati raggirati da delle specie di truffatori, di conseguenza hanno sovrastimato l’interesse, l’ “audience” del pubblico verso le tematiche “Woke”.

I risultati sono stati uniformemente terribili. Specialmente nel settore del merchandising, da cui Hollywood ha dipeso sempre più nel corso degli ultimi decenni. Basta dare un’occhiata alla multinazionale “Toys ‘R’ Us”.

Che ha cessato l’attività a causa di troppi debiti.

Episodi interrotti.

La stregoneria alchemica della contabilità di Hollywood sta nascondendo il danno — ed enormi sussidi dal MIC aiutano a fermare le emorragie — ma l’ondata “Woke” sta massacrando tutto, franchising dopo franchising: Terminator e Charlie’s Angels le vittime più recenti.

Questo è specialmente folle, dati gli indici di natalità in caduta libera, i quali si traducono in un sempre più ristretto pool di clienti giovani negli anni a venire.

Nemmeno “Star Wars” riesce a salvare il 2019 al botteghino — Nel 2019, Hollywood ha fatto uscire 58 film in franchise incluso “L’ascesa di Skywalker”. La vendita dei biglietti va giù.

Come fermare questo marciume che ha ingannato le industrie dei media facendo sì di radicare il “Woke” più che mai?

Nonostante i “Woke” dei social siano presumibilmente un gruppo non maggioritario, comunque i media affamati di clickbait sono troppo felici d sfruttare le loro crociate “liberal” che influenzano i “normies” distratti, in particolare le madri dell’alta borghesia le quali fanno economia domestica controllando il budget per l’intrattenimento per tutta la famiglia, vivendo nel terrore mortale di violare i sempre mutevoli dettami di “Woke”.

Quindi, se siete il responsabile di uno studio o un gestore di hedge fund che osserva sanguinare i suoi assets migliori, cosa dovete fare?

Facile: dovete mettere su in tutta fretta una campagna “anti-Woke”.

Con dei portavoce dalle credenziali “liberal” generalmente solide. Bill Maher ha iniziato a immergere le dita dei piedi nell’acqua, ma il suo fascino e il suo pubblico sono limitati. JK Rowling, la scrittrice di Harry Potter, ha giocato con l'”anti-Woke”, ma dev’essere stata una sua prerogativa personale, vista anche la situazione del Regno Unito negli ultimi tempi.

Ricky Gervais sembra una buona scelta. È inglese, quindi non verrà tacciato di essere un “trumpista” anche se fosse un “tory” conservatore, cosa che non credo lo sia. È la mente dietro a The Office, una delle cose che ha prodotto più denaro nella storia della tv.

E’ soprattutto un ateo sferzante perciò non verrà manco tacciato di essere la reincarnazione di Fred Phelps.

Ora, non sono affatto scarse le probabilità che Gervais sia riuscito a fare il suo monologo perché protetto da gente molto in alto coinvolta in uno dei più importanti show di premiazione. Esistono tempi tv, illuminazioni, telecamere e coreografie ben precise per monologhi come quello, quindi di sicuro ogni sua battuta è passata preventivamente attraverso un comitato.

Gervais ha anche affrontato coloro che stanno sicuramente rendendo i dirigenti di Hollywood molto nervosi con i loro servizi di streaming, dipingendo una realtà di milionari che vivono fuori dal mondo come quelli della reggia di Versailles prima del 1789.

Sicuramente Gervais non sarà il portabandiera della “contro-insurrezione anti-Woke”, ma è una scelta ragionevolmente buona per dare il via.

Se c’è davvero qualcosa all’opera dietro le quinte potrebbe essere simile a quel  #metoo che ha potato molti “rami secchi” pagati in eccesso.

Le “star del cinema” non significano più nulla. Una “stella” non può più “rendere migliore” un film mediocre, per non dire di merda. Il vostro tabellone è pieno di film di cui non avete mai sentito parlare riempiti di “grandi star” di cui siete stufi da morire.

Gli stipendi gonfiati che i cosiddetti “A-listers” ancora richiedono sono una reliquia, una traccia di una Hollywood morta da tempo.

Avere una “sagoma” molto intelligente come Gervais che fa sembrare stupide tutte queste “celebrities” pagate in eccesso, è un modo eccellente per dare il via ai prossimi tagli di budget. Si è vista su Twitter qualche richiesta di quattrini (del tutto andata a vuoto), ma per quanto ne so sta solo peggiorando le cose per quelli che si occupano dei pagamenti delle “celebrities”.

Hollywood non può più permettersi il pesante prezzo dei “radical chic”. Non so se riuscirà veramente a riprendersi dal coma indotto dai “Woke” e dubito che gli anni post-’77 torneranno mai – ma deve fare qualcosa.

E non posso fare a meno di chiedermi se quel “qualcosa” sia esattamente ciò che abbiamo visto domenica sera.

https://secretsun.blogspot.com/2020/01/the-insanity-assassin.html

Scegliendo la nostra FINE

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L’idea ineludibile della distopia ci è stata venduta come un futuro inevitabile, accogliendo sia i nostri desideri sia un’aspettativa di estetica specifica, entrambi provenienti dal “futuro” (il nostro vero reale presente), così come i nostri incubi, racchiusi nella nostra fantascienza di grande successo più riconosciuta e stimolante. Non esiste una lista più completa di film e spettacoli di indottrinamento di programmazione predittiva rispetto a quelle che occupano spazi leggermente diversi, spesso con concetti e dispositivi di trama direttamente simili: i dispositivi tecnologici reali vengono “predetti” così come alcuni aspetti sia dei micochip RFID sia di qualche altro sviluppo di tecno-crazia alla Aldous Huxley. Ovviamente, il resto dei film in questo genere incredibilmente saturo, è il più fornito di ciò che il pubblico complottista vedrebbe come “indizi per i piani del Nuovo Ordine Mondiale” in uno dei molti immediati futuri.

Incubi:

Accanto al fascismo governativo basato sulla tecnologia, queste distopie possono avere personaggi che attraversano sia le sfide esistenziali sia le sfide basate sulla sopravvivenza lungo il loro cammino di vita. Spesso a livello ambientale tutto è, cosa facilmente prevedibile, in una condizione molto peggiore del normale, se non lo è già fin dall’inizio, perciò spesso parte della trama del film comporta enormi danni o cataclismi durante la visione del film stesso.
Ci sono un sacco di altri punti in comune, pensando solo a quanti di questi film ci sono, voglio dire, che possono essere suddivisi in gruppi più piccoli di colpi di scena identici,  ciò è per me davvero un po’ disturbante. E lo è ancora di più pensando che questi pattern possano essere sovrapposti a quelli di temi identici addirittura contenuti in serie animate per bambini, ottenendo una restrizione ancora maggiore di ciò su cui un determinato spettacolo può basare un episodio, e come altri spettacoli o successivi adattamenti possano imitare nei modi più intensi e irritanti ciò che si vede nello stesso episodio.
Nei due collegamenti seguenti ho raggruppato due temi principali. La maggior parte degli episodi è visibile anche da quei link.

Disclosure alieno in una serie di cartoni animati

WTC in serie di cartoni animati.

Comunque, a parte l’incubo, tutti questi temi seguono, allo stesso modo, le nostre speranze [più che altro le nostre disperazioni] e le nostre aspettative per il futuro collettivo.
Alcuni di questi includono ambienti futuristici ricchissimi di luci di ogni tipo, oppure al contrario devastati, veicoli volanti, realtà virtuale, città intelligenti affollate di manager e super-professionisti, (Aeon Flux, metafora della grotta murata di Platone) con popolazioni imprigionate dentro le città che non possono lasciare il loro mondo conosciuto dopo che il (inserite qui la vostra causa preferita di devastazione di massa) ha avuto luogo; città in cui i cittadini di Whateversville Silicon Valley Westworld, sono sempre ignari che l’élite tecnologica ha reso le loro vite così “convenienti”, e piacevolmente dimenticabili, attraverso una lobotomia elettronica che sembra rendere loro la vità più facile e piacevole ma in realtà li sta illudendo e imprigionando e dunque sorridono facendo passi in avanti verso il precipizio della loro [in]civiltà (sicuramente pensate ad Elysium) di qualche tipo; per esempio pensate alla tassa sull’ossigeno (come in Doctor Who), oppure negli stessi film vengono adoperate azioni terroristiche false flag o candidati manchuriani dalla mente condizionata o qualsiasi cosa ad ampio spettro per controllare tutta la popolazione.  Il framing di questo scenario è sempre attento a mostrare le persone meno abbienti, o le persone ancora nelle aree del fallout nucleare, o, e questi spesso si sovrappongono l’un l’altro, le persone intrappolate fuori dalle mura della città (come nei film Logan’s Run, Aeon Flux, Judge Dress) o persino al di sotto di esse, responsabili per il terrorismo che viene discusso nei mass media, i quali ricordano ai cittadini della middle class che devono essere protetti da una tale enorme minaccia grazie alla benevolenza di un governo onnisciente spalla a spalla con l’agenda militare delle multinazionali.

Più un determinato spettacolo o un film o adattamento funge da veicolo futuristico più è probabile che porti con sé tristi storie di distopici complotti per ancora un’altra generazione, e ogni cosa di quel tipo vista su uno schermo la apprezziamo o la scusiamo dicendoci che comunque si tratta di una sorta di opera letteraria o di fantascienza, o di fumetto o di libro, e ora anche di videogioco “classico”, quindi la pillola va giù più facilmente assumendo che questo è qualcosa che le persone venerano, e quindi dovreste onorarlo pure. (nei film Fahrenheit 451, Impostor, Total Recall, Brave New World, 1984)… Anche perché si sa che la gente si diverte di fronte a questa roba, è adulta e vaccinata, ci si immediesima persino, non può essere pericolosa e il suo consumo è spensierato. C’è chiarezza sul fatto che è solo intrattenimento e intrattenimento di qualità. L’opposto di questo tipo di focus, concordato sui punti fermi della passata cultura pop, è il film che spesso non è un buon film, di quelli a basso budget, politicamente “di sinistra”, quasi una produzione indie tipo pulp, ma che viene usata lo stesso, per veicolare altri messaggi, e possono persino sovrapporsi agli enormi temi dei blockbusters e al loro simbolismo. Questo è vero con il tema di cancellare o distruggere, o la nostra relazione con il sole reale (come nei film Highlander, The Animatrix e Terminator). Qui vediamo, in sostanza, tre pubblici completamente diversi, con valori di produzione e livelli di popolarità completamente diversi, che ingoiano tutte le scie chimiche e cancellano la pillola solare.

https://0knight.wordpress.com/2018/07/28/choosing-how-we-end/