Una bestia chiamata Occidente: la nascita di una tragedia

 
 
Alastair Crooke continua a esplorare le origini del totalitarismo nascosto dentro la [attuale] cultura europea.

(La prima parte di questi due articoli rintraccia le origini di un totalitarismo celato dentro questa cultura europea. La seconda parte si inoltra ulteriormente nella questione.)

 

Poiché mi immersi nel futuro, fin dove lo sguardo umano potrebbe spaziare,
Vidi la visione del mondo, e tutto ciò che sarebbe stato.

(Alfred Lord Tennyson)

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La nascita della tragedia (Friedrich Nietzsche, 1872) definì i due aspetti opposti gemelli della natura umana – la sua polarità – come comprendenti le (presumibilmente) virtù apollinee della ragione e dell’ordine essere in violenta opposizione psichica alle forze caotiche (dionisiache) di una scatenata e primordiale energia (simboleggiata come fuoco) nell’essere umano.

Nella visione di Nietzsche (così come in quella degli antichi), entrambe le polarità erano necessarie per bilanciare e armonizzare le faccende umane. Tuttavia, la secolare cancellazione della trascendenza, con cui il genere umano potrebbe trovare significato elevandosi a un livello differente di ‘comprensione’, ha come lasciato semplicemente premuto un pulsante acceso in una specie di pilota automatico, finendo appunto in tragedia.

Dunque, la tragedia – nella visione di Nietzsche “del mondo e di tutto ciò che sarebbe” – era che la razionalità, in assenza di un correttivo dionisiaco della sua potenziale distruttività, avrebbe teso a capovolgersi in uno strumento che, lungi dal mantenere l’ordine e la civiltà, sarebbe stato capace di far piombare nel disordine e nella barbarie.

Nietzsche fu in grado di capire che l’apparente marcia trionfale del progresso europeo si stava dirigendo verso una caduta catastrofica. Nietzsche temeva grandi guerre all’orizzonte, le quali – mentre egli stesso stava scivolando nella follia – sarebbero alla fine arrivate: infatti, proprio così come la sua malattia psichica, la follia del mondo da lui diagnosticata era destinata a fare il suo corso.

Una bella digressione, ma cosa questo aneddoto ha a che fare con l’occidente attuale? Bene, in verità ha molto a che fare. Nietzsche era figlio di un pastore protestante [caso strano, proprio come un altro visionario tragico, Van Gogh]. Fu missionario impegnato per l’Utopia universale; ma dal momento che per lui ‘Dio era morto’, divenne frustrato fino alla follia nello sforzo di immaginare come potesse essere organizzata una redenzione secolare dell’umanità. Alla fine, lo sforzo [non certo la “forza” di Guerre Stellari] lo spinse oltre il limite, nella follia. La sua è, in un certo senso, la storia della tragedia che si sta svolgendo oggi.

Se la “caduta” dell’Occidente ebbe la sua gestazione nella contro-cultura totalitaria della Rivoluzione Francese (vedere la prima parte), la “venuta al mondo” di questa caduta la vediamo nell’implosione dell’Unione Sovietica. Semplicemente, l’argomentazione dialettica ha una tesi e una contro-tesi, che alla fine dovrebbe produrre una sintesi. Dunque, con l’implosione dell’Unione Sovietica, la tesi occidentale definita nei termini della sua antitesi (l’U.R.S.S.) ha perduto la sua logica. Improvvisamente e drammaticamente, l’anti-tesi evaporò!

[“https://civiltascomparse.wordpress.com/2014/10/07/la-supersintesi-della-storia-occidentale-pensando-alla-dialettica-di-hegel/“]

Private dell’ancora del pensiero metodologico occidentale, le élite trionfaliste si sono allontanate dalla realtà, e in una serie di tentativi missionari di riplasmare il mondo a loro immagine, hanno abbracciato un’ideologia che pretende di essere esattamente ciò che non è. Cioè, un’ideologia che proclama la difesa della libertà e dell’individualità, mentre nasconde nel suo linguaggio [e nelle sue pratiche], un totalitarismo ereditato dai giacobini, [dai bolscevici] e dai fabiani [https://civiltascomparse.wordpress.com/2013/07/13/la-scena-finale-del-primo-film-della-serie-di-fantozzi-e-la-fabian-society/].

La “forma delle cose a venire” (presa in prestito da H. G. Wells, 1933) ed estesa all’inizio del 1900, doveva essere l’ “ultima rivoluzione” – un’ultima rivoluzione in mezzo al collasso sistemico (‘ultima’, poiché tutti da allora in poi sarebbero stati presumibilmente contenti all’interno di una realtà controllata modellata dalle caste superiori.) Questo fu il nichilismo europeo che collassava in una più estrema “riforma dell’umanità” scientifica di tipo bolscevico.

In che modo questa fantasia distopica è finita dentro l’attuale politica nordamericana [idealmente, “a capo dell’Occidente” da diversi decenni a questa parte]?

David Brooks, l’autore di Bobos in Paradise, (lui stesso un giornalista “liberal” del New York Times), ha affermato che di tanto in tanto emerge una classe rivoluzionaria che sconvolge le vecchie strutture. Tale nuova classe, Brooks afferma, non si proponeva di essere una classe sociale superiore di élite dominanti: è semplicemente…accaduto così. Inizialmente, nei suoi propositi, quella classe elitaria avrebbe dovuto produrre valori progressisti e crescita economica. Ma alla fine è cresciuta incontrollabilmente generando risentimento, alienazione, e innumerevoli disfunzioni politiche.

I facenti parte della “borghesia bohemienne” – o ‘BoBo’ – erano ‘bohémien’ nel senso che provenivano dalla generazione narcisistica di Woodstock; ed erano ‘borghesi’ nel senso che – passato Woodstock – questa classe “liberale” s’è successivamente evoluta nei vertici di potere del paradigma culturale mercantilista, aziendalista e di Wall Street.

Brooks confessa che inizialmente aveva guardato con favore a quei (“liberal”) BoBo. Tuttavia, si è alla fine rivelata una delle analisi più ingenue da lui scritte e ha ammesso: “In qualunque modo volete chiamarli, [quei “BoBo”] essi si sono fusi tra loro in una specie di “casta braminica inter-coniugale che domina la cultura, i mass media, l’educazione e la tecnologia.”

Questa classe sociale, che stava accumulando enormi ricchezze e si stava radunando nelle grandi aree metropolitane nordamericane, giunse anche a dominare i partiti di sinistra in tutto il mondo che erano in precedenza dei veicoli per la classe operaia.  “Abbiamo spinto questi partiti ancora più a sinistra sulle questioni culturali (premiando il cosmopolitismo e le questioni identitarie), mentre si annacquavano e si ribaltavano le tradizionali posizioni democratiche proprie dei vecchi sindacati. Quando degli appartenenti alla “classe creativa”, gli appartenenti alla classe operaia tendono ad andarsene via.” Queste differenze culturali e ideologiche polarizzanti si sovrappongono alle differenze economiche.

Se Repubblicani e Democratici parlano come se vivessero in due pianeti diversi, è perché:

“Mi sono sbagliato molto a proposito dei BoBo”, dice Brooks. “Non ho previsto con quanta aggressività ci saremmo mossi nell’affermare il nostro predominio culturale, il mondo in cui avremmo cercato di imporre i valori delle élite attraverso codici di pensiero e parole. Ho sottovalutato il modo in cui la “classe creativa” avrebbe innalzato con successo barriere intorno a se stessa per proteggere i propri privilegi economici … E ho sottovalutato la nostra intolleranza verso punti di vista differenti. Quando dici a una grossa fetta di una nazione che le loro voci non meritano di essere ascoltate, reagiranno male—e lo hanno fatto”.

I BoBo hanno voluto effettivamente realizzare ciò che diceva H. G. Wells nel 1901:

“E’ diventato evidente che masse intere della popolazione umana sono, nel suo complesso, inferiori nelle loro pretese sul futuro, rispetto ad altre masse, che non possono essere date loro opportunità o affidare loro il potere così come lo si affida alle classi superiori, che le loro caratteristiche debolezze sono contagiose e dannose per il futuro della civilizzazione”.

Qualcosa cominciò a cambiare verso il 2015-2016 – iniziò una reazione. Fu l’elezione a sorpresa di Donald Trump? Trump fu probabilmente accidentale. Più probabile fu il drammatico passaggio tra i conservatori nordamericani verso un’attitudine orientata a una maggiore libertà da questo Sistema. Le campagne elettorali del 2008 e del 2012 di Ron Paul hanno molto a che fare con questo cambiamento tra gli elettori repubblicani. I conservatori e gli indipendenti dalla mentalità aperta stavano ritornando alle loro fondamenta culturali caratterizzate da un governo e uno stato poco ingerenti, dalla priorità data alla costituzione, al pensiero indipendente, ai valori di merito – e non di casta – e alla decentralizzazione. Questo ha rappresentato il contro-polo, l’anti-tesi.

[“https://civiltascomparse.wordpress.com/2011/09/10/limpossibile-vittoria-di-ron-paul-alle-presidenziali-del-2012/“]

Fu a questo punto che il mondo “corporate”, aziendale, multinazionale nordamericano decise di diventare ideologico a pieno regime.

Uno storico culturale preveggente, Christopher Lasch, ha previsto ciò. Scrisse un libro – La rivolta delle élite – per descrivere come, già nel 1994, si fosse ‘tuffato nell’allora futuro’. Vide una rivoluzione sociale che sarebbe stata spinta fino al culmine dai borghesi radicalizzati. I loro leader non avrebbero avuto quasi nulla da dire a proposito della povertà e della disoccupazione. Le loro questioni sarebbero state incentrate su ideali utopici: diversità e giustizia razziale – ideali perseguiti con il fervore di una millenaria e astratta ideologia.

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Uno dei punti chiave su cui insisteva Lasch era che quei futuri giovani “marxisti” nordamericani avrebbero sostituito la lotta di classe con la lotta culturale. Aggiungendo che un’ “élite illuminata” (così come pensa di se stessa), “avrebbe potuto anche non degnarsi di persuadere la maggioranza […] … attraverso un dibattito pubblico razionale – mantenendo comunque la presunzione di portare la torcia per la redenzione dell’umanità. Le nuove élite disprezzano i “deplorabili”: una tribù che è tecnologicamente arretrata, politicamente reazionaria, repressiva nella sua moralità sessuale, mediocre nei suoi gusti, compiaciuta e compiacente, noiosa e sciatta”, come scrive Lasch.

Questo radicalismo sarebbe stato contrastato, predisse, ma non dagli strati più alti della società, ne dai leader della Gran Filantropia o da quelli delle grandi imprese e aziende miliardarie. Questi ultimi, anzi, in qualche modo contro-intuitivamente, ne sarebbero divenuti i loro facilitatori e finanziatori.

Non sorprende dunque che la Gran Filantropia finanzi e condivida le aspirazioni di tali radicali. Le grandi attività filantropiche di oggi non hanno relazione alcuna con la filantropia tradizionale. Piuttosto, i vertici della filantropia nordamericana oggi sono dei rivoluzionari, occupati, come sono, da istituzioni massicce e benestanti le quali non provano altro che disprezzo per le idee tradizionali della filantropia.

Oggi come oggi, la convinzione (nel contesto di ciò che è visto come il fallimento dei diritti civili e delle riforme del New Deal), è che una filantropia rivoluzionari dovrebbe essere schierata per “risolvere i problemi una volta per tutte”. L’ideale si manifesta nello sforzo di portare profondi cambiamenti strutturali nella società, sfidando quelle che sono considerate le fondamentali ingiustizie istituzionali degli ordini economici e politici. Ciò significa spostare ancora una volta il potere, via dalle élite, ‘le quali sono così spesso maschili e di razza bianca’ e dunque fanno parte delle ingiustizie strutturali della società – per mettere la ricchezza della Fondazione direttamente nelle mani di quelli che sono stati sistematicamente vittimizzati.

Questo importante cambiamento ideologico necessita di essere assorbito: la Gran Filantropia, i “Big Tech” e i grandi Consigli di Amministrazione (CEO) si son ritrovati dentro il movimento ‘Woke’ e quello dei militanti ‘Black Lives Matters’, e stanno rilasciando “Big Funding” (diverse tra queste fondazioni possiedono risorse tali da eclissare quelle dei più piccoli stati nazione). Anche qui vediamo all’opera un effetto moltiplicatore, poiché Big Philanthropy, Big Tech e Big Biotechnology agiscono come un sistema di rete interconnesso. Sono tutti al lavoro per costruire un futuro “trans-umanizzato” guidato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, guidato da una ‘aristocrazia multiculturale.’

Una parte di questa aggressiva rotazione nei “posti di lavoro di alto livello” può essere  attribuita al cosiddetto “movimento ESG” (Environmental-Social-Corporate Governance) – uno strumento per fondazioni globaliste quali la fondazione Ford, la Rockefeller Foundation e il World Economic Forum. A tutto questo ci si riferisce anche come al ‘capitalismo delle parti interessate’ e all’ ‘investimento relativo alla missione’ – che, in effetti, è solo un altro termine metodologico col quale tutti i pensieri umani e i comportamenti quotidiani, possono venire sia ripiegati in un mono-pensiero di uno stato unitario, sia per la direzione politica del comportamento delle imprese.

Il movimento ESG, così come la Gran Filantropia, riguarda il denaro: prestiti che vengono concessi dalle principali banche e fondazioni a quelle aziende che sono in bolla con le linee guida dello ‘stakeholder capitalism’ (‘capitalismo delle parti interessate’.) Le aziende sono costrette a mostrare che stanno attivamente perseguendo un tipo di business che dà la priorità ai valori Woke e alle restrizioni per “combattere il cambiamento climatico.” […]

Anche il regime biomedico emerso sulla scia della pandemia di Covid, poggiava su un imperativo morale di tipo ESG. Fin dai primi giorni della pandemia, le parole ‘vulnerabilità’, ‘solidarietà’ e ‘cura’ sono stati consolidati in questo modello proprio dell’ESG: ‘sicurezza collettiva.’

L’idea della vulnerabilità non ha niente di nuovo. Inizialmente, si pensava che fosse la classe operaia ad aver bisogno di protezione. Ma sulla falsariga dell’ideologia della Gran Filantropia, sono i gruppi identitari, i marginalizzati per questioni razziali e gli emarginati per questioni sessuali a essere divenuti ‘soggetti vulnerabili’. Questa narrativa è stata assimilata nel più ampio meme della ‘politica dei sacrifici’ per cui siamo pronti a sacrificare le nostre libertà per le vite di altre persone: per proteggere i gruppi vulnerabili, perché questa è la nostra solidarietà. Cioè, ha fine la libertà individuale quando ha inizio la libertà collettiva.

La vita lavorativa è diventata un costante indotto sacrificio di sè, un cosiddetto “walk of shame”, un “cammino della vergogna.” Anche gli sforzi più assurdi vengono richiesti ai lavoratori perché dimostrino di essere degni di avere un lavoro. Sessioni di auto-flagellazioni di massa nei posti di lavoro, università e scuole – seminari contro il razzismo, polizia linguistica di tipo LGBTQ , corsi di ‘coscienza climatica’ , tutto imposto dall’alto – sono divenuti rituali saldamente radicati. Quindi, non c’è da stupirsi se un recente studio di Lancet su 10.000 adolescenti e giovani adulti abbia rivelato che più della metà di loro si sentiva “triste, ansioso, arrabbiato, senza potere, senza aiuto e in colpa” “per il cambiamento climatico.” Insomma, la gente sta seguendo Nietzsche, e sta silenziosamente diventando matta.

Lo status quo, l’establishment, non ha semplicemente nessun messaggio da dare per tali elettori di fronte alle difficoltà in arrivo. L’unica visione per il futuro che può evocare è Net Zero – un’agenda distopica che porta verso nuove vette la politica dell’austerità e dei sacrifici e la finanziarizzazione dell’economia.

C’è un film su un antropologo tedesco che si reca in Colombia, Embrace of the Serpent, l’esploratore è alla ricerca di una rara, ma celebrata, pianta curativa amazzonica . In precedenza, un altro esploratore tedesco, alla ricerca di questa pianta, partì per l’Amazzonia per non fare più ritorno.

In questa storia vera, l’antropologo incontra uno sciamano, che pensa di ricordarsi dove si trovano le piante.  E’ un viaggio arduo e pericoloso fatto con una piccola canoa, in pelle, larga appena lo spazio per sedersi.

Lo sciamano, i cui unici beni sono un perizoma e una pagaia, chiede perché gli europei ‘abbiano così tanto bagaglio’. “E’ più semplice senza”, suggerisce. Inizialmente, la domanda viene accantonata poiché l’antropologo si solleva, sudando e trascinando valigie e scatole trascinando giù su cascate, ogni giorno dai bivacchi notturni alla canoa. Ma lo sciamano lo tiene a bada: “la canoa non è stabile”, insiste.

Allora l’esploratore tedesco spiega che: in primo luogo, dentro i bagagli ci sono i diari dei viaggi del suo defunto predecessore e non può perdere quei diari. E poi ci sono la sua fotocamera e le fotografie. Si tratta di registrazioni vitali per il suo viaggio. Anche i suoi libri,  assieme ai diari e all’amato grammofono sono ugualmente preziosi.

Il viaggio si allunga, il fiume è vorticoso e le cose si fanno dure.

Poi, un giorno, di punto in bianco, l’antropologo getta via una valigia fuori bordo. Lo sciamano sogghigna. Poi una pausa; quindi un altro bagaglio viene buttato via. Alla fine tutti i bagagli vengono gettati in acqua … e stavolta è l’esploratore europeo che sorride con sollievo.

Man mano che i tempi si faranno più difficili, vedremo qualcosa di analogo: l’Environmental-Social-Corporate Governance (ESG) verrà gettato fuori bordo (sta già cominciando). Poi l’industria cinematografica Woke scivolerà nelle acque (sta sta succedendo velocemente). Poi sarà la volta delle lezioni obbligatorie di critica razziale ed equità, e poi chissà… anche le discipline riguardanti il Covid spariranno sotto i vortici dell’acqua che scorre veloce.

E sorrideremo, avvertendo che un pesante fardello non ce l’avremo più sulle nostre spalle.

Versione originale: https://www.strategic-culture.org/news/2022/08/15/a-birth-of-tragedy/

Prima e dopo la (pseudo)scienza

Un teorico dei numeri ha paura che tutta la matematica pubblicata sia sbagliata – “Penso che non sia impossibile che qualcuno dei nostri grandi castelli sia costruito sulla sabbia” e si propone di iniziare a demandare all’intelligenza artificiale di portare prove verificate.
Una volta ogni tanto appaiono delle notiziole che ci gettano addosso un guanto di sfida. All’inizio molte poche persone se ne rendono conto ma queste crepe piano piano si allargano incessantemente per generare alla fine degli tsunami che spazzano via tutto ciò che incontrano sul loro cammino.
 
Questa è una di quelle crepe. E se la nostra matematica fosse sbagliata? Bene, se la nostra matematica fosse sbagliata, ciò significherebbe che un sacco di altre cose lo sono, intendendo tutte le scienze basate sulla matematica. Ciò significa che un sacco di gente dovrà smettere di amare tutta quella scienza e dovrà cominciare a vedersela col mondo così come si presenta davanti ai loro volti. E non sarà divertente.
 
 
 
Significa anche che i sistemi di pensiero alla guida del mondo dall’Epoca Dei Lumi in avanti potrebbero aver bisogno di essere ricostruiti da zero.
 
Mi rendo conto sempre di più che il mondo– cioè il mondo come sistema di fabbricazione di leggi e processi– non ha nulla a che fare col mondo così com’è realmente. Nemmeno alla lontana. Non parlo del mondo dei media, delle istituzioni e della politica. Stanno tutti implodendo sotto i colpi della rovina dovuta a corruzione, calunnie e impotenza morale. 
Questa non è una fotografia, sul serio: non lo è.
E se la maggior parte della nostra scienza teorica– specialmente la nostra cosmologia– fosse basata semplicemente su elaborati trucchetti matematici provenienti dalle mani di abili prestidigitatori? 
Già sappiamo che la schiacciante maggioranza (70%) dei lavori sperimentali di questi giorni non possono essere replicati, fatto provato da diverse fonti mainstream. E quindi questo cosa significa? 
Significa che la schiacciante maggioranza della scienza fatta ai nostri giorni è una bufala e la schiacciante maggioranza degli scienziati sono frodatori.
Che dire poi di tutta quella (fanta)scienza da fumetto che stava recentemente dominando le notizie ma sembra ora improvvisamente  diminuita in questi ultimi due mesi? Cos’è cambiato? 
I legami tra Jeffrey Epstein e gli scenziati sono più estesi di quanto pensassimo — Degli scienziati hanno preso denaro di Epstein; dopo che hanno scoperto la sua messa in stato di arresto sotto l’accusa di prostituzione minorile, qualcuno ha detto che si sentiva dispiaciuto altri hanno preferito non commentare.

Bene, ciò che è cambiato è l’uomo che sappiamo [un matematico oltretuto] stava finanziando un bel po’ della nostra scienza – e quasi sicuramente controllava qualcuno dei nostri migliori scienziati attraverso ricatti di tipo sessuale – uomo il quale ai nostri occhi è cambiato così tanto perché prima arrestato e poi morto.

Forse dovremmo semplicemente cambiare il nome della scienza tradizionale in “Epsteinismo”, dopo che la sua influenza ne ha dettato il corso negli ultimi trent’anni. Sembra certamente essere la mente dietro gli sforzi per rendere lo scientismo una religione. Dubito che quegli sforzi gli sopravviveranno molto più a lungo.

Sono fermamente convinto che il transumanesimo così come l’abbiamo conosciuto è ora completamente nei guai a causa di tutto ciò, e i truffatori dietro di esso alla fine andranno alla deriva. Epstein era troppo vicino a quella roba perché se ne possa lavare la puzza. Buona fortuna gente, i vostri maneggi e i portafogli ripieni che tenete in tasca non vi potranno aiutare ancora per molto!

Anche il darwinismo sta subendo un crescente attacco, ma non da parte di creazionisti o teorici dell’intelligenza artificiale forte. Sta venendo attaccato da matematici, i quali sostengono che l’ignoranza di Darwin nei confronti della genetica di oggi rende statisticamente impossibili le sue teorie. Non improbabili, beninteso, ma IMPOSSIBILI.

Beh, almeno sappiamo che la fisica si salva, no? La fisica è perfetta… Bene, è comunque basata interamente sulla matematica in fin dei conti. E quindi se anche tutta la loro matematica fosse sbagliata?

Perciò, da dove deriva la fisica? Apparentemente la teoria delle stringhe viene rubricata come pseudo-scienza. E il resto della fisica teorica? In questi giorni non vi capita spesso di imbattervi nell’aggettivo “quantico”, vero? Chi sta controllando la loro matematica?

E se l’astronomia e l’astrofisica fossero completamente sbagliate perché costruite su calcoli falsi che tutti abbiamo accettato di rispettare? Il fatto è che nessuna di queste immagini spaziali luccicanti che vediamo sono fotografie reali, sono tutte ricostruzioni e interpretazioni digitali. E se tutte quelle infinite galassie che il telescopio Hubble in orbita sta presumibilmente vedendo fossero solo chiazze casuali di cacca spaziale acchiappate dalle sue lenti?

E se fosse questa l’apocalisse, alla fine? Che tutto ciò che pensavamo di sapere ci viene spazzato via e tutto quanto deve essere ripensato da zero?

Certo, abbiamo l’ingegneria, che sappiamo funziona attraverso la pratica, e abbiamo comunque scienze pratiche empiricamente provate attraverso esperimenti.  Ma per quanto riguarda il resto?

Bene, forse i nostri veri problemi sono l’epistemologia e l’ontologia stesse.

Voglio dire, prendete la faccenda della terra piatta: il mondo è piatto o è un globo?

Bene, se non fosse nessuno dei due?

E se la domanda fosse totalmente irrilevante e non avesse alcuna base sulla nostra realtà quotidiana? E se la nostra realtà non fosse né ciò che viene modellato dal materialismo riduzionista  né una simulazione?
E se il pianeta Terra e l’Universo intero fossero qualcosa che non possiamo nemmeno sul serio modellare e simulare?

Ma c’è anche un punto in cui vi liberate dalla necessità di identificare, etichettare e classificare tutto ciò che incontrate facendo sì che il mondo reale, non il mondo dei dati,  vi si apra in realtà come un fiore.

Quando ponete fine alla necessità di definire– cioè per segnare i limiti— o decidere– cioè per scartare, negare— allora iniziate a vedere il mondo così com’è e non i limiti che tutti ci imponiamo attraverso la finta matematica e gli stupidi giochi di parole.

https://secretsun.blogspot.com/2019/10/before-and-after-pseudoscience.html

Il Ventunesimo secolo secondo Jacques Attali

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Jacques Attali è autore del libro “Una breve storia del futuro”, scritto nel 2006 e revisionato nel 2009. Egli individua una serie di “cuori”, come città centrali del mondo, periodo per periodo: Bruges ( 1200s – 1300s ), Venezia ( 1300s – 1400s ), Anversa ( 1500s ), Genova ( 1500s – 1600s ), Amsterdam ( 1600s – 1700s ), Londra ( 1700s – 1800s ), Boston ( 1800s – 1929 ), New York ( 1929 – 1980 ), Los Angeles ( 1980 – fine fra poco ).

Vede il corso della Storia come un percorso verso la libertà politica e la espressione mercantile. Parla di Asia dominante ( anche se è europeista, e affermò che la Unione Europea è la più grande potenza mondiale, anche se non si vuole riconoscere in questo modo – problema, l’ Europa non piace a nessuno ).

Dice che il Partito Comunista Cinese non durerà oltre il 2030, perché nessun partito al mondo è mai rimasto al potere per oltre 70 anni. Regnerà disordine, ma potrebbe sorgere una nuova democrazia fondata da “signori della guerra”. Ipotizza anche che venga coinvolta nel “fenomeno della decostruzione delle nazioni” e che potrebbe accanirsi contro il Taiwan. Nella decade anni ’20 del 2000, l’ India diventerà il paese più popoloso del mondo. La sua crescita pareggia con la Cina. Siccome l’ unione dell’ India risale alla colonizzazione britannica, anche il subcontinente potrebbe disgregarsi. Attali parla della potenziale nascita di un centinaio di nazioncine nuove nel corso del secolo.

Il Giappone potrebbe diventare il prossimo “centro” del mondo, anche se la sua popolazione invecchierà, anche se non accoglierà abbastanza stranieri, non rilancerà la natalità, ha un altissimo potenziale tecnologico. Verrà accerchiato dalla Cina e dalla Corea, reagirà militarmente, possiederà armi nucleari, diventerà difensivo e protezionista.

La Corea ha il più alto potenziale economico e culturale in Asia, ottima in tecnologia e dinamismo. Il problema è che la Corea del Nord potrebbe ridiventare aggressiva, potrebbe crollare il regime, potrebbe avvenire una riunificazione, dal costo economico troppo rischioso, una escalation militare, e l’ uso del nucleare sono altri rischi.

Altrimenti emergerà anche il Vietnam, che diventerà la terza potenza economica in Asia. Anche l’ Indonesia ha del potenziale, sarebbe la prima potenza islamica, se non ci fosse di mezzo la Turchia. Anche l’ Indonesia potrebbe frammentarsi. Attali è più ottimista sulla Russia, anche se io ritengo che dopo Putin, dopo il 2024, parlare di una potenza Russa sarà assai difficile.

In America Latina emergeranno il Brasile, futura quarta potenza del mondo, e il Messico, la cui crescita verrà rallentata da rivolte politiche antiamericane, nel secondo paese.  

Attali non pensa che ci sia del potenziale positivo di crescita nel continente Africano. Non ci sarà una ampia classe media. Parla di disgregazioni in Nigeria e Congo, costruiti a tavolino. Positivi solo il Sudafrica, l’ Egitto ( su questo avrei dubbi ), Botswana e Ghana, ( io aggiungerei anche l’ Uganda ). L’ Algeria e il Marocco collaboreranno in un mercato comune.

In Medio Oriente, la contesa sarà fra Iran e Turchia.

Attali parla di declino della superpotenza Americana nella decade anni ’20 del 2000. Parla di problema del deficit, spese interne ed esterne, stop al finanziamento dalla Cina, rimpatrio dei capitali investiti in titoli Usa, selezione di altre valute alternative al Dollaro dalle banche centrali, prezzi del settore immobiliare in calo, e crollo del credito, con debiti insolvibili, e compagnie di assicurazione che esigeranno pagamento di premi. La produzione rallenterà, e la disoccupazione esploderà, culminando in una crisi finanziaria generalizzata. Gli Usa potrebbero diventare una democrazia socialista di tipo scandinavo oppure una dittatura. Gli Usa si chiuderanno nei loro territori, cercheranno di risanare le finanze, difendere il territorio, rischiando una nuova guerra civile.

La prossima grande potenza dovrà: avere un porto o aeroporto importante, avere un modo diplomatico liberale e dinamico, aprirsi ad una classe creativa e produrre i prossimi importanti oggetti di consumo per rilanciare la crescita mondiale. Ipotizza: San Diego ( Quindi California – Messico ), La Jolla, Stanford, Berkeley in Usa. Poi un possibile ritorno dell’ Inghilterra, del Belgio, il potenziale della Francia, e soprattutto del Giappone, e dal 2035 anche Cina, India, ma anche Australia, Turchia, Indonesia. Attali crede nel riscaldamento climatico e nel Global Warming, e per questo esclude Russia e Canada. Siccome le potenze globali si sono sempre spostate da est a ovest, propende per il Giappone e la Cina, poi dapprima l’ Australia e poi l’ India.

Sarà quindi un secolo dall’ ordine policentrico, anche se questo sistema non potrà durare a lungo, ed emergerà un mercato senza democrazia. Le democrazie aumenteranno di gran numero entro il 2035, anche in territorio Cinese e islamico. Altri paesi si divideranno, come Fiandre e Vallonia, Italia del Nord e Italia del Sud, Spagna e Catalonia, il Regno Unito si smonterà, il Kurdistan emergerà da Iraq e Siria, e gli Indù si separeranno dagli islamici indonesiani. Avverrà la “decolonizzazione africana finale”.

Il duello ideologico del secolo sarà fra democrazie e mercato, nazioni teocratiche o di estrema destra, e nazioni capitalistiche.

Secondo Attali, l’ Occidente diventerà simile all’ Africa di oggi, mentre l’ Africa cercherà di occidentalizzarsi. Molte persone cercheranno cittadinanze valide solo nei social networks virtuali, distaccandosi dalla nazionalità di paese.

Il capitalismo distruggerà tutto quello che non è sé stesso. Questo iperimpero avrà aspetti profondamente liberatori, e allo stesso tempo alienanti.

Nel ventunesimo secolo ci sarà una Guerra Mondiale. L’ innesco a Taiwan, Messico o Medio Oriente. Casus belli potenziale un attacco contemporaneo all’ Occidente da parte di Iran e Pakistan. Ecco alleanze e rivalità:

Iran – Cina, Russia e Venezuela

Venezuela – Lega Araba, Russia e Cina

Cina – Pakistan

Russia – L’ Europa

Pakistan – Egitto, Indonesia, Iran

L’ Europa – Gli Stati Uniti

Russia – Algeria e Venezuela

Brasile – Stati Uniti ( almeno finchè durerà Trump, poi? )

Stati Uniti – Taiwan, Israele

Stati Uniti VS Iran, Egitto, Algeria, Marocco 

Asean ( sudest asiatico ) VS Usa, Cina e Giappone

Cina VS Taiwan e Giappone, Kazakistan, Siberia

Giappone VS Corea, Cina e possibilmente gli Usa

India VS Pakistan

Russia VS Cina, Turchia, Europa dell’ Est

Turchia VS Curdi e Kazakistan e altre regioni turcofone, Grecia

Pakistan VS Afghanistan e Kashmir

Indonesia VS Australia

Iran sciita VS Paesi sunniti, Arabia e Turchia, Pakistan

Algeria VS Marocco ed Egitto

Nigeria VS Congo e Sudafrica

Brasile VS Venezuela e coalizione andina, Messico e Argentina

Venezuela VS Stati Uniti

Messico VS Stati Uniti

Paesi Arabi VS Israele

Germania VS Francia per il predominio in Europa

Secondo me il nuovo ASSE DI GUERRA sarà costituito da BRASILE, TURCHIA, COREA DEL NORD / GIAPPONE e questi perderanno la guerra, tranne forse la Turchia, che potrebbe rientrare fra i vincitori, come la Urss. Ricordo che Bolsonaro è un Italo – Tedesco, Erdogan è lo Stalin turco con le sue purghe.

Nel corso del secolo prolifereranno: entità pirata, le gangs di strada, zone di guerriglia urbana, zone fuorilegge, bande armate, zone no police, cartelli della droga, le mafie, i traffici illegali, masse di nomadi e invasori, immigrati e ONG, pirati, hackers e mercenari, questi ultimi assoldati anche a protezione dell’ ONU. Questo soprattutto in Brasile, Nigeria, Congo e Colombia, Somalia, Pakistan.

Emergeranno i Protestanti statunitensi e la Bible Belt, a difesa dei valori cristiani e dei cittadini cristiani stranieri nel mondo, in opposizione alla mancanza dei valori della società moderna, e in opposizione al capitalismo. Riemergerà il conflitto con l’ Islam. Gli Usa potrebbero attuare un “isolamento teocratico”. Africa e Brasile saranno anche sensibili alla teocrazia, come anche la Cina diventerà il primo paese cristiano al mondo, che cambia tutto. Questo emergerà anche in India e Indonesia, e soprattutto in Europa, dove lo vediamo già in atto questo movimento teocratico. Verranno valorizzati i partiti filocristiani e le autorità religiose, e i valori religiosi ritroveranno visibilità politica. L’ estrema destra accompagnerà queste teocrazie. Il Cristianesimo farà parte delle costituzioni.

Successivamente si instaurerà una democrazia globale, una “nuova globalizzazione” che limiterà i mercati e il capitalismo. Verranno altamente valorizzate le donne e le relazioni diplomatiche, e la collettività, l’ altruismo.

L’ immigrazione rimarrà la “condizione per la sopravvivenza” delle nazioni, a livello demografico. Ispanici e africani costituiranno la maggioranza negli Stati Uniti. Il nomadismo e la ricerca di lavoro all’ estero aumenterà.     

 

           

 

Faccio un po’ il punto della situazione su Civiltà Scomparse

Ok, dopo che è un bel po’ di tempo che non mettevo più qualche aggiornamento mio su Civiltà Scomparse, ora sento che è proprio venuto il momento di farlo.

Un po’ invidio il mio collega di blog Teoscrive che riesce spesso e volentieri a scrivere articoli anche molto vasti e articolati, ricchi di calcoli e riferimenti. Ormai sono cinque anni che mi conosco con lui, solamente attraverso internet perché finora non abbiamo mai avuto modo di incontrarci dal vivo. Tutto è cominciato quando Teoscrive mise qualche commento a un piccolo post ciclologico sulla situazione egiziana che misi in linea nel luglio 2013, non mi ricordo bene come successe ma lo invitai a scrivere anche lui sul blog e da lì in poi è nata la nostra collaborazione.

Sarebbe potuto succedere anche con altri, non solo con Teoscrive, tendenzialmente il sottoscritto aprirebbe il suo blog alle collaborazioni ma capisco bene che i più tanti vogliono rimanere nel loro orticello, non posso biasimarli. C’è anche da dire, però, che l’affiatamento con Teoscrive si è intensificato nel tempo, anche per via di molte chattate su Facebook da noi fatte, spesso iniziate da lui e da cui talvolta sono nati anche articoli di Civiltà Scomparse. Oltre i contatti Facebook, c’è un terzo elemento di una sorta di “triumvirato” (raggruppamento di individualità molto archetipico!), che è Mediter-Fabon Burton, e lui ha un blog tutto suo, lo conosco ancora da prima di Teoscrive, dal 2010, e so che porta avanti dei suoi percorsi molto studiati e personali, penso di aver capito col tempo che le possibili collaborazioni-contaminazioni rischiano di distrarlo dalla sua linea di studio molto netta e direzionata da lui portata avanti da anni e che solo talvolta rende pubblica e manifesta attraverso il suo blog. Insomma, mi sarebbe piaciuto che uno come Mediter collaborasse a questo blog più o meno come fa Teoscrive ma col tempo ho capito che ciò non è possibile, poichè è proprio il suo determinato stile, come ho detto, a non renderlo possibile. Ad ogni modo il suo blog Mondo Simbolico (nome anche di una categoria di Civiltà Scomparse) è perennemente ben segnalato tra i link a lato, anche perché è rimasto uno dei pochi spazi web a essere più in sintonia con ciò che si dice qui dentro, visto che spazi web che esistevano in passato, come “Memoriale – ritorno alla realtà” di Claudio Monetti e “The Synopticon” di Naaray-Garbuglia, non esistono più da tempo. Sono i siti web che mi permisero di “riaggomitolare” certe sensazioni che provavo, come ho detto, si può dire, dai tempi dell’infanzia e che fino ad allora non ero mai riuscito ad esplicitare in un modo comprensibili. Quei due siti web mi avevano aiutato a cominciare a capire e da un po’ di tempo che voglio ricordare qui su questo blog “Memoriale – ritorno alla realtà” di Claudio Monetti poiché, all’incirca più o meno una dozzina di anni fa, era stato tra i primissimi a ispirarmi i modi di pensare che poi si sarebbero concretizzati in Civiltà Scomparse.

frattali computazionali

Se Claudio Monetti (alias Giovanni Monni) fosse ancora in giro e si imbattesse in Civiltà Scomparse mi viene da pensare che potrebbe anche avere voglia di dire la sua, anche perché penso che molto pochi (anche e soprattutto tra gli alternativi italiani), finora, capiscano sul serio dove voglia andare a parare questo blog: come, spero, ormai molti avranno capito non é un contenitore di notizie contro-informative o complottistiche anche se qualche anno fa lo poteva sembrare, ma vuole essere un blog, diciamo, il più possibile sobrio, su modi alternativi di considerare il mondo in cui troviamo immersi, quello della civiltà occidentale. A differenza degli scienziati e degli storici “normies”, normali, noi NON DIAMO PER SCONTATO IL MONDO DA CUI PRENDONO LE MOSSE LA SCIENZA E LA STORIA (cosa che tendono a fare gli scienziati e gli storici normali) ma noi invece prendiamo le mosse da una visione delle cose che reputa scienza e storia due realtà tutt’altro che oggettive di per sé e incontrovertibili ma, anzi, parecchio costruite e artificiali, quasi delle SIMULAZIONI.

Fin dai lontanissimi tempi dell’infanzia ho avuto sempre modo di rendermi conto di cose di cui gli altri non si rendevano conto, riguardanti proprio i MUTAMENTI, le coincidenze e le analogie inaspettate. Le nevrosi sono certo un fardello ma possono anche essere una specie di dono perché ti fanno vedere il mondo a volte come se assumessi quasi delle sostanze psicotrope alla dimetiltriptamina che ti distanziano dalla realtà normalmente condivisa, e quindi è come se guidassi fuoristrada e dunque noti coincidenze e mutamenti che sfuggono perennemente ai “normali”, ai “logici e razionali” coi piedi sempre ben piantati per terra e che si destreggiano bene nella società. Però possiamo dire che sono questi “normali” a essere invece perennemente distratti di fronte a mondi percettivi che a loro sfuggono completamente ma che, nondimeno, hanno diritto di esistenza anche se non si trovano a loro agio nella società occidentale della scienza, della logica, della razionalità, delle regole, della tecnologia, delle leggi tra cui quella causa-effetto ecc ecc…

civiltà scomparse

Inoltre, spesso e volentieri, gli scientifici logici e razionali fraintendono completamente certi argomenti, tendendo a vederli in modo caricaturale. Prendiamo l’ASTROLOGIA: non è vero che è basata sugli “astri, stelle, pianeti e costellazioni, i quali influenzano le vite degli esseri umani” (è una sciocchezza) ma l’astrologia è invece basata sulla QUALITA’ DI UN DETERMINATO SPAZIOTEMPO e questa ben determinata qualità di un determinato punto dello spaziotempo diverso da tutti i determinati punti localizzati prima e localizzati dopo, è come MARCATA da determinate posizioni degli astri (vale a dire gli elementi della realtà più visibili da tutti quanti)…anche se qui la situazione é un po’ come quelli che si trovano seduti su un treno fermo e a un certo punto sembra che il treno si muova ma a muoversi é invece il treno a fianco visto dal finestrino: il punto centrale dell’astrologia sono i movimenti tropici (TROPOLOGIA, studio delle stagioni e dell’anno) di Terra, Sole e Luna: i movimenti delle costellazioni e degli altri pianeti hanno senso solo in rapporto ai movimenti tropici di Terra, Sole e Luna; la fondamentale inclinazione dell’eclittica per esempio, quella che produce le stagioni e quindi l’anno e quindi di conseguenza produce anche le religioni come quella cristiana e cattolica…ma qui andiamo troppo lontani: la cosa fondamentale è la qualità dello spaziotempo, che é sempre diversa, non é un sacco vuoto e amorfo che si può riempire come si vuole e quindi il passato e il futuro possono essere in ogni modo riempiti, in questo blog vogliamo sempre mostrare che non è così.

Dal concetto di qualità dello spaziotempo sempre diversa ha origine non solo l’astrologia ma anche le sincronicità e la ciclologia. E il concetto di qualità dello spaziotempo è affine a quello di PSICHE ovvero, in estrema sintesi, un modo di vedere ciò che chiamiamo “materia” che non la vede come qualcosa di morto, amorfo e privo d’intelligenza ma, anzi, equiparabile alla stessa psiche la quale, a sua volta, non è una banale produzione del cervello dentro le nostre teste ma, si può dire, l’altra faccia di ciò che chiamiamo “materia”. Quindi i movimenti della psiche sono i movimenti dello spaziotempo e delle sue localizzazioni, in un certo senso misurabili con un certo modo scientifico di intendere l’astrologia, lo studio delle sincronicità e la ciclologia dello spaziotempo storico in una specie di “campo unificato di ricerca”.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2015/04/02/vi-sono-veramente-due-mondi/

La stessa cosa attingibile dai nostri sensi, se vista come “materia” ci saranno certe conseguenze e se vista come “psiche” (o “coscienza” o “anima del mondo”) ci saranno altre conseguenze, per adesso ancora considerate come FAVOLE da scienziati e storici ma prossimamente le cose potrebbero anche cambiare, magari in seguito a qualche megaevento di portata planetaria.

Storia come menzogna universale e sincronicità come dire la verità e atto rivoluzionario

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Il punto é anche che, come é stato illustrato da Teoscrive qualche giorno fa, il concetto di realtà come simulazione poteva apparire come una cosa tanto fiabesca e fantascientifica, alla “Matrix”, alla “Tredicesimo piano”, alla “Truman show” ma siamo giunti a poter ben dire che è qualcosa di terribilmente concreto e reale, il classico elefante nel salotto che nessuno vede, é infatti la stessa STORIA (in particolare la nostra occidentale) a essere una simulazione artificiale, una realtà virtuale in cui siamo tutti immersi, e che ha ben poco di naturale (diciamo nulla) pur pervadendo tutta la nostra vita dalla nascita alla morte. Quindi il rendersi conto delle sincronicità potrebbe essere un punto di fuga da questa simulazione artificiale in cui siamo tutti immersi, le sincronicità potrebbero essere viste come lampi di verità dentro questo videogame collettivo, dentro questo grande teatro. Pensando a quella celebre frase di George Orwell, Nel tempo della menzogna universale dire la verità è un atto rivoluzionario, la “menzogna universale” sarebbe la stessa Storia e i lampi di verità sarebbero le sincronicità e le coincidenze e il notarle e mostrarle sarebbe un “atto rivoluzionario”.

Ragionate assieme a me

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Facciamo delle considerazioni: 

Come me, le persone intelligenti fanno fatica a credere in realtà divine, sia da una parte che dall’ altra. 

Noi sappiamo due cose: la scienza sbaglia in determinate cose ed è ancora imperfetta nello spiegare la realtà in cui viviamo; le religioni sono un costrutto umano, moralmente rispettabili, ma non corrispondenti alla realtà che conosciamo. 

La materia non esiste, e la coscienza individuale e soggettiva è l’ unica cosa che conosciamo. Fuori dalla nostra mente la materia che pensiamo di osservare non c’è. 

Abbiamo ragionato nello scorso articolo sul mistero del fenomeno artificiale chiamato Storia. 

La scienza ci dice che non abbiamo libero arbitrio. 

Alcuni teorici di grande intelligenza ipotizzano che viviamo in una realtà simulata, essenzialmente uguale ad un videogioco, o ad un film. 

Ci sono quindi le seguenti possibilità:

  • il cervello è un ricettore di pensieri e non un produttore. Noi veniamo dal futuro, e siamo tutti attori, perchè questo è quello che fanno gli attori, rinunciano al loro libero arbitrio allo scopo di interpretare determinati personaggi e accettano di seguire un copione.  Il grande spettacolo è la Storia, e per tutti gli agenti di periferia ci sono piccoli spettacoli che sono le nostre vite private. Una volta che un determinato momento arriva, per tutti, usciamo dallo spettacolo e recuperiamo le nostre vite reali. Siccome siamo tutti attori, il nostro io là fuori potrebbe essere del tutto differente, e non ci sono premi nè punizioni per le nostre azioni. Fa tutto parte del copione. 
  • Esiste la possibilità che non possiamo uscire da questa realtà, siamo essenzialmente personaggi simulati e completamente virtuali, e dobbiamo vivere questa vita che ci troviamo, appieno, perchè non c’è altra realtà oltre a questa. Si accorda pienamente con ciò che la scienza ci ha sempre detto. Tutto ciò che non corrisponde alla nostra realtà non fa alcuna differenza, perchè la morte della personalità è reale.  siccome è difficile credere che personaggi puramente virtuali si facciano domande sulla propria esistenza, sembrerebbe più logico pensare che se davvero siamo puramente finti, non ci saremmo mai dovuti fare domande sulla nostra esistenza. Noi non siamo animali, loro sì non si fanno domande sulla loro esistenza, ma noi siamo diversi.
  • Allora però ci sono anche le seguenti opzioni: un personaggio puramente finto può essere riciclato e riutilizzato, quindi noi potremmo effettivamente vivere diverse versioni della nostra vita, e non ci accorgeremmo mai del riciclo. Oppure, siccome percepiamo che la coscienza è unica e uguale per tutti, ogni personaggio riceverebbe una possibilità sola. La morte è il passaggio da una persona all’ altra, e noi abbiamo vissuto e vivremo ancora, come altre persone e non ci potremmo mai accorgere della differenza. Ancora una volta, gli unici premi e le uniche punizioni che riceviamo derivano da ciò che succede in questa realtà individuale, e forse comunque potrebbe valere la legge del karma e delle reincarnazioni. 
  • La soluzione è vivere le nostre vite, senza aspettative, facendo attenzione alle bugie della scienza, ma facendo anche attenzione alle religioni, semplicemente viviamo la nostra vita pienamente, perchè il dopo non dipende da noi. Se siamo personaggi puramente virtuali, non cambia nulla per quanto riguarda le nostre vite private e la nostra collettività. Abbiamo questa realtà che è vera per noi e dobbiamo viverla. 
  • Se invece siamo attori che abbiamo accettato limitazioni al nostro libero arbitrio allo scopo di ricreare il mondo del passato, interpretiamo comunque il nostro personaggio. Ancora una volta, ciò che c’è dopo, non ci riguarda. Sarebbe troppo differente per comprenderlo, ma non sarebbe comunque una realtà divina, solo superiore, ma non perfetta e non infinita. 

A voi  la scelta.  Ragionate bene, e non fatevi suggestionare, sia che sia scienza che religione, nessuna di questi due concetti è esatto al 100%. Il nichilismo non fa bene sia psicologicamente che fisicamente, e questo lo sappiamo. Ma anche troppa concentrazione sulla religione non è benefico. L’ unica cosa che sappiamo è che effettivamente la realtà che conosciamo non è pienamente reale, o almeno non lo è secondo gli standard del realismo assoluto. Ma una persona razionale non può credere in una realtà alternativa divina. La realtà rimane sempre imperfetta, sia qui dentro che eventualmente là fuori. Ma in fondo è il bello della realtà. Noi non leggeremmo mai una storia su un mondo perfetto. L’ antagonismo esiste per uno scopo. E il bene esiste per lo stesso scopo.