Il Ventunesimo secolo secondo Jacques Attali

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Jacques Attali è autore del libro “Una breve storia del futuro”, scritto nel 2006 e revisionato nel 2009. Egli individua una serie di “cuori”, come città centrali del mondo, periodo per periodo: Bruges ( 1200s – 1300s ), Venezia ( 1300s – 1400s ), Anversa ( 1500s ), Genova ( 1500s – 1600s ), Amsterdam ( 1600s – 1700s ), Londra ( 1700s – 1800s ), Boston ( 1800s – 1929 ), New York ( 1929 – 1980 ), Los Angeles ( 1980 – fine fra poco ).

Vede il corso della Storia come un percorso verso la libertà politica e la espressione mercantile. Parla di Asia dominante ( anche se è europeista, e affermò che la Unione Europea è la più grande potenza mondiale, anche se non si vuole riconoscere in questo modo – problema, l’ Europa non piace a nessuno ).

Dice che il Partito Comunista Cinese non durerà oltre il 2030, perché nessun partito al mondo è mai rimasto al potere per oltre 70 anni. Regnerà disordine, ma potrebbe sorgere una nuova democrazia fondata da “signori della guerra”. Ipotizza anche che venga coinvolta nel “fenomeno della decostruzione delle nazioni” e che potrebbe accanirsi contro il Taiwan. Nella decade anni ’20 del 2000, l’ India diventerà il paese più popoloso del mondo. La sua crescita pareggia con la Cina. Siccome l’ unione dell’ India risale alla colonizzazione britannica, anche il subcontinente potrebbe disgregarsi. Attali parla della potenziale nascita di un centinaio di nazioncine nuove nel corso del secolo.

Il Giappone potrebbe diventare il prossimo “centro” del mondo, anche se la sua popolazione invecchierà, anche se non accoglierà abbastanza stranieri, non rilancerà la natalità, ha un altissimo potenziale tecnologico. Verrà accerchiato dalla Cina e dalla Corea, reagirà militarmente, possiederà armi nucleari, diventerà difensivo e protezionista.

La Corea ha il più alto potenziale economico e culturale in Asia, ottima in tecnologia e dinamismo. Il problema è che la Corea del Nord potrebbe ridiventare aggressiva, potrebbe crollare il regime, potrebbe avvenire una riunificazione, dal costo economico troppo rischioso, una escalation militare, e l’ uso del nucleare sono altri rischi.

Altrimenti emergerà anche il Vietnam, che diventerà la terza potenza economica in Asia. Anche l’ Indonesia ha del potenziale, sarebbe la prima potenza islamica, se non ci fosse di mezzo la Turchia. Anche l’ Indonesia potrebbe frammentarsi. Attali è più ottimista sulla Russia, anche se io ritengo che dopo Putin, dopo il 2024, parlare di una potenza Russa sarà assai difficile.

In America Latina emergeranno il Brasile, futura quarta potenza del mondo, e il Messico, la cui crescita verrà rallentata da rivolte politiche antiamericane, nel secondo paese.  

Attali non pensa che ci sia del potenziale positivo di crescita nel continente Africano. Non ci sarà una ampia classe media. Parla di disgregazioni in Nigeria e Congo, costruiti a tavolino. Positivi solo il Sudafrica, l’ Egitto ( su questo avrei dubbi ), Botswana e Ghana, ( io aggiungerei anche l’ Uganda ). L’ Algeria e il Marocco collaboreranno in un mercato comune.

In Medio Oriente, la contesa sarà fra Iran e Turchia.

Attali parla di declino della superpotenza Americana nella decade anni ’20 del 2000. Parla di problema del deficit, spese interne ed esterne, stop al finanziamento dalla Cina, rimpatrio dei capitali investiti in titoli Usa, selezione di altre valute alternative al Dollaro dalle banche centrali, prezzi del settore immobiliare in calo, e crollo del credito, con debiti insolvibili, e compagnie di assicurazione che esigeranno pagamento di premi. La produzione rallenterà, e la disoccupazione esploderà, culminando in una crisi finanziaria generalizzata. Gli Usa potrebbero diventare una democrazia socialista di tipo scandinavo oppure una dittatura. Gli Usa si chiuderanno nei loro territori, cercheranno di risanare le finanze, difendere il territorio, rischiando una nuova guerra civile.

La prossima grande potenza dovrà: avere un porto o aeroporto importante, avere un modo diplomatico liberale e dinamico, aprirsi ad una classe creativa e produrre i prossimi importanti oggetti di consumo per rilanciare la crescita mondiale. Ipotizza: San Diego ( Quindi California – Messico ), La Jolla, Stanford, Berkeley in Usa. Poi un possibile ritorno dell’ Inghilterra, del Belgio, il potenziale della Francia, e soprattutto del Giappone, e dal 2035 anche Cina, India, ma anche Australia, Turchia, Indonesia. Attali crede nel riscaldamento climatico e nel Global Warming, e per questo esclude Russia e Canada. Siccome le potenze globali si sono sempre spostate da est a ovest, propende per il Giappone e la Cina, poi dapprima l’ Australia e poi l’ India.

Sarà quindi un secolo dall’ ordine policentrico, anche se questo sistema non potrà durare a lungo, ed emergerà un mercato senza democrazia. Le democrazie aumenteranno di gran numero entro il 2035, anche in territorio Cinese e islamico. Altri paesi si divideranno, come Fiandre e Vallonia, Italia del Nord e Italia del Sud, Spagna e Catalonia, il Regno Unito si smonterà, il Kurdistan emergerà da Iraq e Siria, e gli Indù si separeranno dagli islamici indonesiani. Avverrà la “decolonizzazione africana finale”.

Il duello ideologico del secolo sarà fra democrazie e mercato, nazioni teocratiche o di estrema destra, e nazioni capitalistiche.

Secondo Attali, l’ Occidente diventerà simile all’ Africa di oggi, mentre l’ Africa cercherà di occidentalizzarsi. Molte persone cercheranno cittadinanze valide solo nei social networks virtuali, distaccandosi dalla nazionalità di paese.

Il capitalismo distruggerà tutto quello che non è sé stesso. Questo iperimpero avrà aspetti profondamente liberatori, e allo stesso tempo alienanti.

Nel ventunesimo secolo ci sarà una Guerra Mondiale. L’ innesco a Taiwan, Messico o Medio Oriente. Casus belli potenziale un attacco contemporaneo all’ Occidente da parte di Iran e Pakistan. Ecco alleanze e rivalità:

Iran – Cina, Russia e Venezuela

Venezuela – Lega Araba, Russia e Cina

Cina – Pakistan

Russia – L’ Europa

Pakistan – Egitto, Indonesia, Iran

L’ Europa – Gli Stati Uniti

Russia – Algeria e Venezuela

Brasile – Stati Uniti ( almeno finchè durerà Trump, poi? )

Stati Uniti – Taiwan, Israele

Stati Uniti VS Iran, Egitto, Algeria, Marocco 

Asean ( sudest asiatico ) VS Usa, Cina e Giappone

Cina VS Taiwan e Giappone, Kazakistan, Siberia

Giappone VS Corea, Cina e possibilmente gli Usa

India VS Pakistan

Russia VS Cina, Turchia, Europa dell’ Est

Turchia VS Curdi e Kazakistan e altre regioni turcofone, Grecia

Pakistan VS Afghanistan e Kashmir

Indonesia VS Australia

Iran sciita VS Paesi sunniti, Arabia e Turchia, Pakistan

Algeria VS Marocco ed Egitto

Nigeria VS Congo e Sudafrica

Brasile VS Venezuela e coalizione andina, Messico e Argentina

Venezuela VS Stati Uniti

Messico VS Stati Uniti

Paesi Arabi VS Israele

Germania VS Francia per il predominio in Europa

Secondo me il nuovo ASSE DI GUERRA sarà costituito da BRASILE, TURCHIA, COREA DEL NORD / GIAPPONE e questi perderanno la guerra, tranne forse la Turchia, che potrebbe rientrare fra i vincitori, come la Urss. Ricordo che Bolsonaro è un Italo – Tedesco, Erdogan è lo Stalin turco con le sue purghe.

Nel corso del secolo prolifereranno: entità pirata, le gangs di strada, zone di guerriglia urbana, zone fuorilegge, bande armate, zone no police, cartelli della droga, le mafie, i traffici illegali, masse di nomadi e invasori, immigrati e ONG, pirati, hackers e mercenari, questi ultimi assoldati anche a protezione dell’ ONU. Questo soprattutto in Brasile, Nigeria, Congo e Colombia, Somalia, Pakistan.

Emergeranno i Protestanti statunitensi e la Bible Belt, a difesa dei valori cristiani e dei cittadini cristiani stranieri nel mondo, in opposizione alla mancanza dei valori della società moderna, e in opposizione al capitalismo. Riemergerà il conflitto con l’ Islam. Gli Usa potrebbero attuare un “isolamento teocratico”. Africa e Brasile saranno anche sensibili alla teocrazia, come anche la Cina diventerà il primo paese cristiano al mondo, che cambia tutto. Questo emergerà anche in India e Indonesia, e soprattutto in Europa, dove lo vediamo già in atto questo movimento teocratico. Verranno valorizzati i partiti filocristiani e le autorità religiose, e i valori religiosi ritroveranno visibilità politica. L’ estrema destra accompagnerà queste teocrazie. Il Cristianesimo farà parte delle costituzioni.

Successivamente si instaurerà una democrazia globale, una “nuova globalizzazione” che limiterà i mercati e il capitalismo. Verranno altamente valorizzate le donne e le relazioni diplomatiche, e la collettività, l’ altruismo.

L’ immigrazione rimarrà la “condizione per la sopravvivenza” delle nazioni, a livello demografico. Ispanici e africani costituiranno la maggioranza negli Stati Uniti. Il nomadismo e la ricerca di lavoro all’ estero aumenterà.     

 

           

 

1°febbraio 2003 -1°febbraio 2014 Columbia

Dopo un po’ di tempo, ecco un altro post dedicato ad oggetti artificiali nello spazio, costruiti da mani umane, visti nel loro aspetto simbolico-sincromistico.

Puntate precedenti:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2011/09/26/la-caduta-del-satellite-uars-e-simbolica/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2011/10/17/la-caduta-del-satellite-rosat-puo-essere-simbolica/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2011/11/16/la-caduta-della-sonda-phobos-grunt-non-sembra-essere-simbolica-ma/

Da un po’ di tempo si parla – soprattutto nell’informazione alternativa su internet – di “declino dell’impero USA”, qualche volta mi sono domandato se ci sia stato, in qualche modo, un momento in cui si è passati dal periodo in cui non si pensava, inconsciocollettivamente, al tramonto delle stelle e strisce come dominanti nel mondo (dal punto di vista colonizzatore-culturale, prima che col dollaro e le armi) al momento in cui, invece, questa idea è cominciata a diffondersi sempre di più, prima sui media di nicchia e poi anche, in parte, sui media mainstream.

Qualcuno potrebbe pensare al dopo 9-11, ma ritengo non sia così, ricordo bene che nel 2001-2002, gli USA erano ancora ben percepiti come assoluti e totali dominanti dell’Occidente e non solo, magari feriti e colpiti al cuore ma, anzi, proprio per questo, avvolti da ancora più comprensione e sostegno da parte del resto della “comunità internazionale.”

Esattamente il 1° febbraio di 11 anni fa, nel 2003, avvenne il disastro dello space shuttle COLUMBIA, in cui persero la vita i sette astronauti che erano a bordo. La cosa successe quando i preparativi della guerra contro l’Iraq (la Seconda Guerra del Golfo) erano ormai frenetici e in fase avanzata, un momento in cui l’aquila a stelle e strisce mostrava più che mai di voler sembrare al mondo – soprattutto attraverso i media mainstream – potente militarmente e bellicosa “per il ripristino della libertà e per ‘esportare la democrazia’ “… Successivamente, qualche tempo dopo (un periodo in cui mi viene voglia di parlarne in un prossimo post), il bluff venne scoperto, non vi era alcuna traccia di “armi di distruzione di massa”, il pretesto per invadere l’Iraq, e quel conflitto aveva mostrato al mondo, invece, la violenta ingiustizia militare degli Stati Uniti, con tanto di bombardamenti a tappeto (che rasero al suolo intere città) e bullismo bellico fatto di torture e di disprezzo per la vita da parte dei “gloriosi marines” nei confronti della popolazione irachena.

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Così come il disastro dello space shuttle CHALLENGER, il 28 gennaio 1986, in cui persero la vita i sette astronauti che erano a bordo, annunciò la fine dell’edonismo reganiano dei Big eighties, nei successivi anni dall’87 in poi (tra scandali Iran/Contras, recessione economica e persino un’inchiesta sulla prostituzione che giunse alle porte della Casa Bianca) e l’inizio del crollo definitivo della controparte necessaria alla NATO per giustificare in modo plausibile la propria esistenza; il disastro dello space shuttle COLUMBIA annunciò, come una specie di squillo di tromba (a chi aveva orecchie per sentire) l’inizio della lunga fine dell’Impero angloamericano (quello che di lì a poco avrebbe invaso l’Iraq) e, alla lunga distanza, dello stesso Occidente, anzi, della stessa BABILONIA.

Tutti sanno (o dovrebbero sapere) che la cosiddetta “Statua della libertà”, rappresenta la regina assira SEMIRAMIDE – che viene anche identificata nella divinità babilonese Ishtar (ereditata dalle figure femminili divinizzate successive identificate come “regine”, divinità solari, Isis, Cibele, diventate, nella cultura cristiano cattolica, la Madonna e Maria Maddalena.)

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L’immagine della divinità femminile che regge alta la torcia con il braccio destro, compare anche nel logo dei film della Columbia pictures.

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Cosa c’entra COLUMBIA con Semiramide? E’ dovuto all’etimologia del nome, il cui significato si riconduce in qualche modo al volatile chiamato colombo o colomba.

http://it.wikipedia.org/wiki/Semiramide_(nome)#Origine_e_diffusione

Il nome [di Semiramide] deriva da Σεμιραμις (Semiramis), la forma tarda greca del nome sumero[1] o assiro[2]Sammur-amat, la cui etimologia non è chiara, ed è indicata diversamente: molte fonti la ricollegano alla leggenda secondo cui Semiramide venne allevata da delle colombe, e propongono quindi come significato “amante dei colombi”[2], “colei che viene fra i colombi”[3] o anche solo “colomba”[4]; in quest’ultimo caso sarebbe analogo per semanticaai nomi GionaColomboPaloma e Jemima.

Nella cultura massonica anglosassone, che si rifà alle divinità femminili di origine babilonese le quali tengono alta col braccio destro una torcia, il nome di Semiramide  è stato tradotto, non con dove, o qualcosa di simile legato a essa, ma con una sua traduzione latina, cioè COLUMBIA. Così, abbiamo il “Distretto di Columbia” (la città-stato extraterritoriale di Washington), la Columbia University, la Columbia pictures, la Columbia records…

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La cosiddetta “torcia di Orione”, il momento in cui, durante il Solstizio d’Estate del 21 giugno, la traiettoria solare giunge a incendiare la stella più alta della costellazione, che rappresenta la torcia tenuta in mano da Orione.
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“La veritè” quadro del pittore francese Lefebre risalente all’epoca in cui dei suoi compatrioti cominciarono a costruire la cosiddetta “Statua della libertà.”

Nell’inconscio globale, vi è già raffigurata, in qualche modo, l’immagine della Statua della libertà che crolla, che collassa al suolo. Nel film, già citato su questo blog, “La seconda guerra civile americana”, c’è un punto in cui, a causa del conflitto che dà il titolo al film, uno dei simboli più legati all’immagine della potenza stelle e strisce, in un’edizione straordinaria del telegiornale, viene mostrato buttato giù dai terroristi. Purtroppo non sono riuscito a trovare un fotogramma di quella scena del film in questione, però se si digita “Statue of liberty collapse”, su un motore di ricerca, vengono fuori un po’ di cose.

Sia il disastro dello Space Shuttle Challenger sia quello del Columbia, avvennero nello stesso periodo dell’anno, il 28 gennaio 1986 il primo, il 1° febbraio 2003 il secondo. Periodo che abbiamo definito “L’inizio occulto della primavera”, entrambi i disastri videro il sacrificio supremo di tutti i membri dell’equipaggio, in entrambi i casi erano sette.

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Challenger e Columbia 1986 e 2003. 7 componenti dell’equipaggio ciascuno. 7+7 = 14. In un buon numero di storie, racconti, favole vi sono sette personaggi legati a una persona, un evento, un destino comune.

11 anni dopo dal disastro dello Space Shuttle Columbia, stiamo vivendo l’attesa per le Olimpiadi di Sochi in Russia, in un momento quanto mai turbolento delle relazioni internazionali (come abbiamo visto) e il simbolo per eccellenza dei giochi olimpici, anche di quelli invernali, è la TORCIA tenuta alta dal braccio destro.

E, inoltre, i colombi, o le colombe, lanciati, come “augurio di pace” dalla finestra del pontefice Francesco, vengono divorati da corvi e gabbiani!

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L’esotismo dell’Armageddon

Se non conoscete qualche termine o qualche sigla ci sono i motori di ricerca.

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La partita geopolitica che si sta giocando in Medio Oriente è “il palcoscenico della Terza Guerra Mondiale” (anche se tutti gli uomini di buona volontà vogliono che la catastrofe sia evitata in qualche modo),

i giocatori sono due: da una parte vi è l’ULTIMO IMPERO della Storia – che con la sua fine avrà termine anch’essa – con tutto il suo bagaglio secolare di simboli, miti, lingue, monete date a debito con interesse, produzione di idrocarburi con cui sostenere le monete, una tendenza all’ipocrisia e al falso massmediatico, all’inganno di intere popolazioni attraverso la paura,  la confusione, le bugie e le mezze verità;

dall’altra parte, vi è il mondo post-storico, il mondo delle cosiddette “potenze emergenti”, che noi riusciranno MAI ad emergere e solidificarsi tra loro in un Impero ma che hanno la capacità di catalizzare e accelerare la FINE IMPERO proprio perché dell’Impero non fanno parte o, se ne fanno un po’ parte, il loro contributo è però minimo o, perlomeno, esterno ed estraneo.

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Da una parte, la NATO, gli USA, l’UE e tutte le innumerevoli “organizzazioni non governative” che si trascinano dietro, assieme a Israele, il Qatar, gli emirati e i califfati della penisola arabica e l’Arabia Saudita, teocrazia di rito musulmano sunnita.

Dall’altra parte, i BRICS, il Gruppo di Shanghai, e tutti quelli che un tempo si sarebbero definiti “paesi non allineati”, assieme alla Siria, e l’Iran, teocrazia di rito musulmano sciita.

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E’ “magico” pensare che la “battaglia di Armageddon”, la guerra definitiva del bene contro il male (in seguito alla quale avrà termine l’era millenaria del soldo e del soldato) si giocherà sostanzialmente nella profonda rivalità tra due teocrazie, quella buona (leggi “quella amica dell’Ultimo Impero”), dove i capi sono vestiti con caffettani o palandrane lunghe fino alle caviglie e fazzolettoni in testa tenuti fermi con una specie di anelloni e quella cattiva (leggi “quella contro l’Ultimo Impero”), dove i capi sono anche loro vestiti di caffettani o palandrane ma, anziché il fazzolettone, hanno un piccolo turbante sulla testa.

In definitiva, ciò che viene illustrato nel seguente video, ha come scenografia minareti e madrasse, pozzi al tramonto da cui viene pompato su l’ORO NERO non rinnovabile cioè il petrodollaro (di cui quelli col fazzoletto in testa sono garanti e quelli col turbante gli oppositori), un’atmosfera esotica di libri d’avventure, ARABIAN NIGHTS against PERSIAN NIGHTS. E dietro tutti quanti.

Jimmy Savile, la fine dell’occidente e il presente infinito

Sono passati sei mesi da quando, suggestionato da un articolo di Marco Garbuglia uscito poco tempo prima, avevo profetizzato – per meglio dire, m’ero divertito a profetizzare – che sarebbe accaduto qualcosa di grosso nel periodo durante le Olimpiadi 2012 le quali si sarebbero tenute a Londra, la cui preparazione è stata avvolta da stranezze, una su tutte la pesante militarizzazione bellica della città, come se si ci dovesse preparare a un attacco di grandi dimensioni.

Avevo pensato a uno di quei grossi avvenimenti internazionali, i quali poi hanno un grosso impatto massmediatico. M’ero immaginato un evento incentrato sulla torre del parlamento di Westminster, di magnitudine altrettanto simbolica, se non di più, del crollo delle Twin Towers a New York esattamente 11 anni prima. E così come, per anni, l’immagine archetipa del collasso delle torri quel giorno, era stata “annunciata” da particolari dentro fumetti, cartoon, telefilm, pubblicità, ecc, così, per anni, era stato annunciato l’Evento incentrato sul Big Ben, la cui figura mi faceva, personalmente, evocare qualcosa di “storico” (che sarebbe successo in futuro?) fin dai tempi della lontana infanzia, come avevo scritto, citando il fatto che, osservando la copertina di un quaderno usato da mia mamma per le ricette, vedevo quell’immagine come qualcosa di perturbante, forse qualcosa che, un giorno del futuro lontano – dal punto di vista di quei lontani anni ottanta in cui vivevo – si sarebbe concretizzato, passando a ripetizione sui telegiornali.

La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.
La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.

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Tengo a precisare che gli “annunci” sui massmedia degli eventi prima che avvengano (sia quello incentrato sulle torri gemelle sia quello incentrato sul Big Ben) non sono per nulla intenzionali, come amano pensare certi dietrologi che vedono complotti ovunque, ma sono sincronici.

Non c’è nessun essere umano che mette apposta questi messaggi, ma a metterli è un – per adesso ancora misterioso – “campo intelligente”, il quale permea la realtà e forse la genera, legato al fatto che passato, presente e futuro avvengono contemporaneamente, dal punto di vista di una dimensione differente rispetto a quella in cui siamo stati abituati a percepire il mondo.

Ciò si collega anche alla costituzione frattale dell’Universo, dove ogni punto è connesso a ogni altro, senza soluzione di continuità o, per meglio dire, ogni punto è lo stesso punto visto da un’angolazione spaziotemporale differente: l’immagine dell’intero disegno (in questo caso l’intero Universo) è contenuta intera in ogni singolo punto, come nel caso delle immagini olografiche.

Tornando alla profezia di un immaginario “avvenimento d’impatto internazionale” il cui perno sarebbe stato il Big Ben, Londra era il punto centrale della profezia fallita di quest’estate. Ebbene sì, il CROLLO della Torre di Westminster, oltre tutto il polverone e i morti che avrebbe trascinato con sè, avrebbe suscitato l’idea archetipa del Crollo Del Tempo nelle menti di chi vedeva le immagini di distruzione dell’orologio diffuse per ogni dove attraverso i massmedia. A dir la verità, non pensavo proprio a un completo collasso del Big Ben (e magari di parte del Parlamento, culla della democrazia occidentale elettiva moderna), in una specie di attacco isolato, immaginavo una distruzione, anche parziale, della torre, da parte dell’onda d’urto generata dal previsto attentato terroristico nucleare alla chiusura dei giochi olimpici nella zona in cui si svolgevano. L’immagine del Big Bang offeso dall’impatto dell’esplosione, sarebbe stata analoga a quella dello scheletro dell’unico palazzo superstite, quello con la cupola scoperchiata, dopo la distruzione di Hiroshima. Ugualmente simbolica.

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Il Gembaku Dome di Hiroshima

Un avvenimento di questo tipo, di una tale sismicità, avrebbe avuto il potere di “fermare il tempo”, con tutte le conseguenze del caso; il mondo globalizzato si sarebbe spento come si spegne una radio che manda la musica a palla. Quindi il tempo si sarebbe fermato anche concretamente, materialmente, con una torre dell’orologio gravemente ammaccata, inutilizzabile. E questo a pochissima distanza da dove passa il Meridiano O, quello detto di Greenwich, la cosiddetta “ora internazionale”, punto di riferimento dei fusi orari. In effetti, nonostante non sia successo nulla di ciò che avevo immaginato durante il periodo in questione, pochissimo tempo dopo vi era stato un avvenimento di una certa importanza internazionale il quale aveva avuto come perno la città di Londra, ovvero la crisi diplomatica tra il governo britannico e quello dell’Ecuador, riguardante il caso Wikileaks, il cui portavoce Julian Assange, alle prese coi problemi giudiziari riguardanti la sua estradizione, si trovava in pratica assediato dentro l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, perno di questo braccio di ferro internazionale, una crisi avente come pretesto il portare Assange davanti alla giustizia per crimini sessuali, ma che, in realtà, riguarda il tentativo, da parte dei poteri occidentali, di impedire che continuino a essere portati alla luce dei segreti di stato attraverso Wikileaks.

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Julian Assange alla finestra dell’ambasciata ecuadoriana a Londra.

Poi, due mesi dopo, altre novità di rilievo giungevano sempre dalla zona d’origine del Meridiano di Greenwich. I tabloid britannici iniziavano a occuparsi delle testimonianze di molte persone, donne che affermano di essere state “assaltate sessualmente” quando erano ancora bambine, da Jimmy Savile, un volto notissimo della Tv inglese, morto da poco, nell’ottobre 2011, tra i primi deejay, conduttore di trasmissioni come Top of the pops, la superclassifica dei brani più ascoltati, e di un programma in cui esaudiva i sogni dei telespettatori, o qualcosa di simile. Nonostante le voci sul fatto che fosse un pedofilo si rincorressero da anni, Jimmy Savile era comunque sempre stato considerato positivamente, non solo per la sua fama di personaggio televisivo eccentrico e divertente, ma anche perchè investiva parte dei suoi soldi nell’assistenza ai bambini malati, e aveva persino contribuito alla fondazione di un ospedale per l’infanzia. Era solito, però, essere sempre circondato da bambine e ragazzine, e anche nello stesso ospedale, come si è giunto in seguito a sapere, avvenivano fatti torbidi, non solo inerenti la pedofilia ma anche rituali satanici. Ciò non dovrebbe stupire se si pensa che Savile pare avesse anche gusti necrofiliaci. Al momento, secondo le testimonianze raccolte fin d’ora, il numero di bambine e ragazzine che hanno avuto negativamente a che fare col personaggio in questione, va dai duecento ai trecento casi. Le origini della fortuna di questo Jimmy Savile sono oscure, com’è oscuro il fatto che, per anni ed anni, il suo giro di frequenti amicizie è stato, a dir poco, altolocato: oltre che i più alti livelli della BBC, la principale tv inglese di cui Savile è stato per anni tra i personaggi più noti, parliamo di membri dell’aristocrazia reale britannica, deputati del parlamento (proprio quello di Westminster di cui si parlava prima), e anche primi ministri britannici, come Gordon Brown, Tony Blair ed Edward Heath. In un’occasione, o forse più di una, Savile aveva affermato di essere “un’eminenza grigia, una figura d’ombra sullo sfondo.”

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Jimmy Savile
Jimmy+Savile+
Jimmy Savile e il suo enorme sigaro, forse simbolico.

Dove voglio arrivare? Forse qualcuno di voi ricorda il caso di Marc Doutroux, il serial killer pedofilo arrestato nel 1996, il quale sconvolse il Belgio e non solo. Le indagini arrivarono a scoprire che Doutroux, tra le tante sue malefatte (tra cui quella di rapire e rinchiudere bambini per violentarli, torturarli e ucciderli), era implicato in giri pedofili che coinvolgevano anche ambienti politici belgi (da cui sembra avesse ricevuto protezione), insomma, questo Doutroux rapiva bambini per fornirli a una rete internazionale di pedofilia e probabilmente di satanismo. Naturalmente, l’inchiesta, una volta giunta a un certo livello, venne bloccata e insabbiata, andando contro a uno dei più classici “muri di gomma” istituzionali. Ebbene, a un caso come questo può essere paragonato quello di Jimmy Savile, con le dovute differenze (egli era sì pedofilo violentatore e forse necrofilo, ma non un killer di bassa manovalanza come Dutroux), per la possibilità che l’inchiesta questa volta riesca ad allargarsi, cioè che l’azione della polizia internazionale non sia bloccata a lungo da “ordini superiori” – dal momento che il sistema non è più stabile come nel 1996 – e che, quindi, una volta uniti tutti i punti, una visione d’insieme inimmaginabile si spalanchi agli occhi dell’opinione pubblica. I punti da unire sono le migliaia di persone, di bambini, che spariscono nel nulla ogni anno in tutto l’occidente, le protezioni delle “alte sfere” nei confronti dei pedofili e delle loro reti, le cerimonie sataniche, in cui era coinvolto lo stesso Savile assieme ai suoi amici potenti, come Edward Heath, primo ministro UK dal 1970 al 1974 il quale, secondo certe fonti dell’M15, il servizio segreto britannico, era solito “prendere e uccidere i bambini.”

Per adesso siamo ancora nel regno dell’immaginazione, ma la realtà in cui abbiamo creduto di vivere potrebbe celare retroscena sconvolgenti. Gli psicopatici sono (purtroppo) nell’ordine dei milioni, e, dal momento che non provano empatia con il prossimo, non provano emozioni e sentimenti umani, hanno un grande sangue freddo come i rettili, una gran capacità di dissimulazione, una tendenza alla sessualità perversa e promiscua e una propensione alla menzogna e all’arrivismo giungendo ad alte posizioni di potere (oppure essendoci addirittura nati dentro certi ambienti iperaristocratici), è logico pensare a una loro folta presenza tra i ranghi delle élite che hanno DA SEMPRE comandato l’occidente a livello finanziario, militare e, soprattutto, a livello di manipolazione simbolica di massa.

Il potere corrompe, e il potere assoluto corrompe totalmente. In certi ambienti, nei scintillanti palazzi del potere occidentale lussuosi e cerimoniali, dev’essere una specie di ordinaria amministrazione percepirsi come una specie di “divinità a cui tutto e permesso”, della serie “facciamo un po’ quel che ci pare”, secondo gli insegnamenti del Marchese De Sade e di Aleister Crowley; attività oscene e ripugnanti per noi “comuni mortali”, per noi “uomini della strada”, vengono praticate come fossero delle partite a golf da certi personaggi. Non è (purtroppo) del tutto peregrino il sospetto che questi personaggi (magari non proprio tutti, ma qualcuno di loro) siano degli allucinanti Mister Hyde, ben diversi dai rassicuranti Dottor Jekyll che abbiamo sempre visto scorrere sui giornali e in televisione. Un “dietro le quinte” che, tra l’altro, diversi registi hanno provato a tratteggiare, per esempio Stanley Kubrick con “Eyes Wide Shut”, Brian Yuzna con “Society, the horror”, Roman Polansky con “Rosemary’s baby.”

Con un po’ d’immaginazione, si potrebbe immaginare un “caso Doutroux” moltiplicato esponenzialmente per diecimila, che travolgerà tutto, una volta che vi sarà il disvelamento, l’exposure, di tutto questo marciume inconscio, una volta che l’opinione pubblica, le milioni di persone dell’occidente e non solo, scopriranno di essere state totalmente governate per secoli (se non millenni), da una cricca ereditaria di potere transnazionale, in gran parte dedita a pratiche immorali innominabili, in grado di controllare la finanza mondiale e le armi strategiche termonucleari e che – tra l’altro, come afferma un sacco di documentazione in proposito – progetta(va), in mille modi, lo sterminio del 90% dell’umanità (perchè da tempo “siamo in troppi” per loro), una volta che tutto ciò riuscirà a essere diffuso in maniera mainstream, questa specie di “secondo crollo dell’impero d’occidente” sarà una specie di shock post traumatico per milioni, se non miliardi, di persone, le quali scopriranno di aver vissuto all’interno di un inganno perpetrato per secoli. Vi sarà una visione RETROSPETTIVA allucinante di tutta la storia precedente, tale forse da ANNULLARLA. George Orwell una volta disse: “Chi controlla il passato, controlla il futuro”, e, una volta che il passato sarà collassato (perchè ne saranno collassati i controllori), collasserà anche il futuro. Per la prima volta – dopo presumibilmente migliaia di anni – ci aggireremo, smarriti come profughi tra le macerie della Storia, come alla fine di una Guerra Mondiale invisibile, sarà davvero come se una televisione dal volume a palla si fosse spenta dopo secoli. Una volta che tutto ciò che noi credevamo fosse la “realtà delle cose” si sarà sciolto come neve al sole, una volta che tutto ciò che, soprattutto noi occidentali, pensavamo avesse un valore, non ne avrà più alcuno (come una moneta fuori corso legale), vi sarà una sensazione assurda, mai prima sperimentata, di PRESENTE INFINITO, con gli orologi e i calendari che si sciolgono come in un quadro surrealista. Un possibile assaggio di come potrebbe apparire tutto ciò di cui ho appena favoleggiato, lo potete vedere in un filmato realizzato dall’artista Jervè, risalente all’anno che s’è appena concluso.

Nel caso in questione appena illustrato, la visione confusa del futuro, la “profezia” – percepita malamente la scorsa estate – della caduta della torre dell’orologio del parlamento di Westminster – uno dei simboli dell’impero occidentale – avrebbe più o meno lo stesso significato profetico ma una diversa manifestazione nella realtà, più dunque il risultato di indagini, da cui si è riusciti finalmente a rimuovere gli ostacoli, e alla diffusione di documentazione top secret – modello Wikileaks – che a una caduta contemporaneamente simbolica e fisica (come nell’11/09/2001.)

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Se tutto questo scenario, se mai dovesse prendere davvero corpo e non fossero solo immaginazioni assurdo-fantapolitiche, potrebbe partire da questa inchiesta su un vecchio deejay pedofilo e amico dei potenti chiamato Jimmy Savile, un eccentrico personaggio che sembrava vestito sempre – anche negli ultimi anni prima che morisse – come un dandy, in un trionfo della moda Swinging London anni sessanta/settanta, sarebbe anche qualcosa di incentrato, in un certo senso, sulla musica pop di grande consumo. Anche dal momento che Savile è stato, per anni, il conduttore di una trasmissione radio – e poi Tv – originaria del Regno Unito, la quale poi si sarebbe diffusa, come un format (si sarebbe detto in seguito), in tutto l’occidente e oltre, ovvero Top of the pops: la filosofia spettacolare-musicale che sarebbe stata alla base di Mtv, la classifica degli ascolti e delle vendite della musica pop (in Italia, per esempio, un programma simile fu Superclassifica Show), la musica di grande consumo, la quale (come abbiamo scritto diverse volte su Civiltà Scomparse) ha avuto origine a partire dagli anni cinquanta, in contemporanea con l’epoca della nascita dell’universo televisivo, dell’UFOmania, della NATO, del consumismo, insomma di tutto quell’universo semantico di simboli e di significati in cui viviamo ancora adesso. Tra l’altro, almeno due amiconi potenti di Savile si sono cimentati in gioventù col mondo, allora emergente, della musica pop: il principe di Galles Charles Windsor, che suonava il violoncello in una band e l’ex primo ministro Tony Blair (negli USA abbiamo Bill Clinton a cimentarsi come sassofonista, ma forse non è la stessa cosa.)

Quegli anni cinquanta, i quali hanno dato origine al Big Bang della musica di grande diffusione Rock-Pop proveniente dal mondo anglosassone (UK-USA), la quale – si tende a non rendercesene pienamente conto – ha sagomato il mondo del dopoguerra anglosassone-centrico in cui tuttora viviamo nonostanti siano trascorsi sei decenni, sono stati inaugurati dall’ascesa al trono del Regno Unito – e non solo del Regno Unito – di Elisabeth II della casata Windsor. Ora, io voglio puntualizzare bene che non voglio fare del complottismo da quattro soldi, in questo blog non si vuole dare alcuna “informazione alternativa” in tal senso o, meglio, il materiale preso dall’ “universo cospirazionista” circolante soprattutto su internet, voglio impormi di prenderlo assolutamente con le molle, come ho già detto a più riprese. Ciò non toglie che da questo materiale informativo (in cui realtà e immaginazione sono impastate), posso pigliare ciò che m’è utile per dare un corpo a certe sensazioni, a certe connessioni impalpabili, subliminali, subconsce, che vedo snodarsi nel corso della Storia recente, e non solo.

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Coincidenze, combinazioni, sincronicità, più che altro, più che banali idee di “complotti.” Il regno di Elisabetta II lo vedo come l’EVENTO INAUGURATIVO di come noi occidentali siamo stati abituati a leggere il mondo – filtrato da Tv, giornali, radio e internet – dagli anni cinquanta in avanti, e la musica pop ha avuto un grande ruolo in questo, un ruolo che non ha mai avuto prima del 1952, anno in cui Elisabetta è diventata regina. Col suo viso effigiato sulle monete, le banconote, i pound (da noi detta “sterlina”), esattamente come il “soldo” degli antichi romani su cui era effigiato il volto dell’imperatore, da cui ha origine il termine “soldato”: potere, finanza e guerra da secoli intrinsecamente collegate.

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Esattamente cento anni fa, negli anni 10 del secolo scorso – il Novecento tanto celebrato – crollarono casate reali e imperiali ed europee che duravano da secoli, nasceva la grande finanza internazionale con più centri di potere, nasceva il primo impero socialista-progressista, aveva origine il cinema spettacolare hollywodiano, lo star system, primo germe della cultura pop.

Esattamente cinquant’anni dopo, negli anni sessanta, l’occidente sembrò sul punto di rinnovarsi completamente, perchè tutto ciò che ebbe origine negli anni 10 giunse a maturazione: l’impero finanziario con più centri di potere guidava alla grande un’economia che subiva i benefici influssi keynesiani dell’impero socialista-progressista, lo star system e la pop culture erano al loro apice, tanto che Elisabetta II faceva baronetti i più celebri protagonisti di quella pop culture (i quali subito dopo si misero a cambiare quasi del tutto tipo di musica, ispirandosi anche ad Aleister Crowley, colui che si definiva “la bestia 666”, inventore del motto “Do what you want”, Fa ciò che vuoi), e in quegli anni accadevano anche fatti come l’uccisione di un altro volto fortemente simbolico di quei tempi, ovvero John Fritzgerald Kennedy.

L’estremo di benessere materiale generalizzato in occidente a cui la Storia era giunta, fece sì che la prima generazione a sperimentare quel culmine di benessere materiale e “liberazione sessuale” mai sperimentato dalle generazioni precedenti, si mise in testa di voler “far finire la Storia”, naturalmente essendo inconsapevole di questo suo intento nascosto, ed essendo, inoltre, inconsapevole di essere in anticipo di cinquant’anni sulla tabella di marcia. Guarda caso, dagli anni sessanta, questo strano periodo della storia occidentale, uscì fuori proprio quel Jimmy Savile di cui si parlava – il quale, tra l’altro, fu fatto pari d’Inghilterra da quegli stessi poteri aristocratici di cui era grande amicone – il cui look rimase sempre, fino alla fine, quello di quel periodo. Per lui, la “liberazione sessuale” si spinse eccessivamente in avanti, tanto da fargli scoprire quanto diversi membri di quell’élite che lo stava coccolando fosserò già “liberi sessualmente”, e ben molto più di lui. Ed eccoci ora agli anni 10, non più del Novecento, ma del XXI secolo, dopo il 2000 e il 2012. Era ancora troppo presto per finire la Storia, cinquant’anni fa, anche se, nei fatti, era comunque già finita, anche se nessuno se ne rendeva davvero conto, in nuce (qualcuno direbbe “in astrale”, nei “registri akashici”) era già finita, mancava solo la sua manifestazione nella realtà, nel mondo 3D.

Nei decenni successivi si è voluto intenzionalmente bloccare questa “fine della Storia” – come ha ben descritto Paolo Barnard, un giornalista non certo avvezzo alla narrativa fantastica – anche se già una ventina di anni dopo (periodo 1989-1991) i sintomi stavano nuovamente facendosi avvertire…ma oserei dire che già negli anni 10, cent’anni fa, la Storia era in dirittura d’arrivo, ne fa fede, per esempio, la nascita dei movimenti dadaisti, surrealisti tra le due guerre, movimenti culturali che – già all’epoca – avevano intenzione di minare alla base ciò che l’occidente era stato, era e continua a essere: il Dominio (della percezione), la fabbrica del conscio e la repressione dell’inconscio.

Comunque, entro la fine di questo decennio (ne è d’accordo anche il buon Leo Lyon Zagami, guardate qui) finirà un (sotto)ciclo, la fine del “contenitore mediatico anglosassone” in cui siamo immersi dagli anni cinquanta (fase preparatoria dei sessanta), il quale, nella sua implosione, si trascinerà dietro altri cicli più grandi, non solo quello iniziato negli anni 10, non solo quello iniziato con l’Impero Romano, ma addirittura cicli risalenti a prima dell’origine della cultura greco-romana, alla costituzione della prima civiltà del Dominio, nella “Mezzaluna fertile” di millenni prima di Cristo, l’attuale Medioriente.

Con la fine del regno di Elisabetta II (probabilmente anche di altre casate reali europee, travolte da scandali, e non solo) terminerà “L’era del Pop-Rock” (anche se ora ci sembra impossibile immaginarlo), l’era della società dello spettacolo e dei consumi, della radio e della televisione (tanto per dire, del Top of the pops di Jimmy Savile), probabilmente emergeranno verità inerenti a morti eccellenti come quella della principessa Diana Spencer Mountbatten-Windsor – un personaggio chiave, fondamentale per certi progetti esoterici di dominio, il cui destino può essere forse paragonato a quello del personaggio di Mia Farrow in “Rosemary’s baby.” Ma non solo, potrebbero emergere verità su altre morti, da quella di JFK, a quella di papa Giovanni Paolo I, a quella di John Lennon.

Terminando altri cicli millenari – legati al movimento precessionale degli equinozi della durata di 25.960 anni – potrebbe avere anche fine “l’era del soldo e del soldato”, ma per ora non voglio spingermi troppo oltre con la fantasia.

Nel 12/12/12, in attesa del 21/12/12, “Io ci sarò” di Piero Pelù

Ci troviamo alla data 12/12/12 (anche se sto scrivendo l’11/12, programmando con WordPress l’uscita per il giorno successivo), e iniziano i nove giorni che ci separano da questo 21/12/12, presunta “fine del calendario Maya.” Nove giorni in cui – si dice sui blog di roba alternativa inerente queste cose – comincerà a esserci un’escalation di quegli influssi solari-elettromagnetici-psichici, o non so cos’altro, che raggiungerà il culmine proprio alla famosa data.

Intanto, la data di oggi è l’ultima di questo secolo formata da tutte le tre cifre uguali, la successiva ci sarà nel lontano 2101.

Anche se, poi, il solstizio d’inverno del 21/12 non dovesse celare nulla di strano o anomalo o straordinario (nemmeno la fine della precessione degli equinozi di 25.900 anni), e fosse frutto di interpretazioni sbagliate e invenzioni di sana pianta, ad ogni modo è stata creata, in tutti questi anni, un’EGGREGORA piuttosto solida, di non so quante migliaia di persone le quali si attendono debba avvenire qualcosa in quella tale giornata o giù di lì. Perciò, dal momento che sono persuaso di come la psiche (collettiva) abbia influenza sulla realtà materiale, potrebbe succedere qualcosa proprio perchè viene atteso da non so quante migliaia di persone.

Io ho scelto di rispondere a questa attesa, presentando un videoclip che potrebbe essere visto come una specie di “manifesto” per questi giorni. E’ il video della canzone “Io ci sarò”, tratta dall’album “Nè buoni nè cattivi”, il primo album di Piero Pelù come cantante solista, uscito nel 2000.

Facciamo dunque “un passo indietro”, come si dice in questi casi.

Correvano gli anni 1999-2000 (i quali precedentemente erano stati caricati di immaginario, un po’ come ora il 2012), e il famoso gruppo rock italiano LITFIBA, vide la scissione tra i due storici componenti ancora in attività: Ghigo Renzulli e Piero Pelù. Dopo l’uscita dell’ultimo album assieme, intitolato “Infinito” (sulla cover identificato soltanto col SIMBOLO dell’infinito), da molti aficionados giudicato il più brutto di sempre – nonostante le moltissime copie vendute – Renzulli proseguì il percorso dei Litfiba (dal momento che era detentore dei diritti del nome del gruppo) assieme a un nuovo frontman, somigliante nell’aspetto e nella voce a Pelù (tale Gianluigi “Gabo” Cavallo) e Piero iniziò la sua carriera da solista. Il tutto avvenne nel MITICO 2000. “Elettromacumba” – il nuovo dei Litfiba con Renzulli e Cavallo – uscì all’inizio dell’anno e “Nè buoni nè cattivi” – il primo di Pelù come solista – uscì verso primavera.

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Nell’altrettanto mitico 1999, come abbiamo visto, uscì l’ultimo album del Litfiba, quando i contrasti tra Pelù e Renzulli erano già conclamati (infatti anche la cover sembra mostrare questa condizione di “separati in casa”.) “Infinito” è da alcuni considerato come l’ultimo della cosiddetta “tetralogia degli elementi”, formata da diversi album usciti dal 1990 in avanti (“El Diablo” = fuoco, “Terremoto” = terra, “Spirito” = aria, “Mondi sommersi” = acqua), ed è associato al TEMPO.

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In quello stesso 1999 scoppiò una guerra, la prima in Europa dopo più di cinquant’anni, condotta dalla NATO, proprio nel corso del suo cinquantesimo anniversario, contro la Serbia di Milosevic, a causa di violenze di tipo “etnico” (così la vendettero i mass media) le quali avvenivano nel territorio conteso del Kosovo. In realtà si trattò di un conflitto geopolitico, il quale inaugurò – ancora prima dell’ 11 settembre 2001 – la tensione internazionale che stiamo tuttora vivendo, dovuta alla crisi secolare dell’impero occidentale, il quale reagiva alla stessa – e tuttora continua a reagire – utilizzando la violenza del complesso militare-industriale nelle sue mani.

Il primo emergere nei panni di cantante solista da parte di Piero Pelù (senza i Litfiba) fu proprio in occasione della Guerra europea nel Kosovo, quando partecipò (assieme a Luciano Ligabue e Lorenzo “Jovanotti” Cherubini) a “Il mio nome è mai più”, un brano, una instant-song, realizzata a tempo di record dopo l’inizio dei bombardamenti NATO sulla Serbia e sul Kosovo, una specie di canzone di denuncia e protesta contro questa guerra.

[Nell’anno in cui l’Alleanza Atlantica inglobava anche tre stati che fino a dieci anni prima erano nell’orbita dell’impero sovietico, minacciando di espandersi sempre più verso est. Nell’anno del massimo trionfo territoriale dell’Impero iniziava la sua crisi, che sarebbe definitivamente esplosa nel 2007-2008. Il crollo delle Torri Gemelle non fu l’inizio, e a dir la verità nemmeno la Guerra nel Kosovo – questi semmai erano i sintomi conseguenti – l’inizio furono le gravi turbolenze finanziarie del 1997-1998 in Asia e Russia, le quali furono la prima forte battuta d’arresto a quelli che ho chiamato “anni sessanta della globalizzazione”, nel biennio 1995-1997, un biennio che vide (guarda caso) un fiorire di NOVITA’ nella musica di grande consumo (rock, pop, elettronica & C), sia in Italia che nel resto dell’occidente, esattamente come negli anni sessanta.]

Vi è qui una specie di intreccio di coincidenze, combinazioni, sincronismi, che leggo tra le righe. Il Piero Pelù che, nei primi anni novanta assieme ai Litfiba – i quali dal dark rock new wave degli inizi (assieme a gruppi come i Diaframma che invece mantennero quella linea) virarono a una specie di rock con sonorità “tex-mex” – cantava brani dai testi al limite del complottismo (come El Diablo e Maudit), adesso, nell’anno 2000, con il brano “Io ci sarò”, era protagonista di un video nel quale sembra entrare e uscire da una dimensione parallela all’altra, interagendo con la realtà circostante in modi degni di uno appena reduce da un “salto quantico” o da un “cambio dimensionale.” Mentre canta “Lassù qualcuno mi ama/e sento che mi chiama” (indicando col dito verso l’alto) e “ti insegno un’onda/con cui giocherai.” Oltretutto, le esplosioni che punteggiano tutto il video, richiamano fortemente la scena finale – profetica? – di un film dell’anno precedente, il temutissimo 1999 (lo stesso del primo episodio di Matrix) ovvero Fight Club, con le esplosioni che fanno crollare tutti i grattacieli con l’accompagnamento di “Where is my mind” dei Pixies.

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Sembra esserci una strana correlazione tra il 1999-2000 e il 2012 (in entrambi i casi, anni fatti percepire precedentemente come straordinari, nel senso etimologico del termine), legati da una linea rossa che potrebbe consistere nella FINE DELL’IMPERO, proprio durante il suo apparente apogeo, nel momento in cui la rete digitale occidentale della globalizzazione avvolge tutto quanto come una ragnatela (Web), la massima estensione della autostrade elettroniche, dell’ american way of life, delle città, dei videoclip, delle televisioni, dei videogiochi, della pornografia, delle spese militari, delle vendite di psicofarmaci, il tutto prima di qualche tipo di esplosione che milioni di persone stanno attendendo, proprio per il 21/11/2012. Forse la fine di quel TEMPO che era simbolo dell’ultimo album dei Litfiba, il bruttissimo “Infinito”, prima della separazione di Ghigo Renzulli e Piero Pelù, tanto rimpianta da, per esempio, gli Elio e le storie tese, i quali, quattro anni dopo, nel 2003, nel loro album Cicciput, fecero uscire una loro specie di accorata preghiera per la riunificazione dei due storici elementi del gruppo: “Litfiba tornate insieme.”

Litfiba - Stato Libero Di Litfiba

I due, qualche anno dopo, tornarono insieme, precisamente l’11 dicembre 2009. I Litfiba originari, coi loro due storici componenti, fecero uscire, l’anno successivo, una raccolta con due inediti, “Stato libero” e, proprio in questo 2012, il primo album con soli inediti dopo “Infinito”, ovvero “Grande nazione.” Eccolo di nuovo il filo rosso: 1999 l’ultimo album prima della separazione; 2000 i primi album dopo la separazione; 2012 l’album (il primo di soli inediti) della riunificazione. In anni ricchi di misteriose reunion, come quella, per esempio, dei Take That. Ma questa, naturalmente, è un’altra storia.

cicciput

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