Aggiornamento del blog ispirato da un update “in chiaro” di Super Torch Ritual (https://www.supertorchritual.com/great-filter-warning/)

Questo 2022 NON sarà un anno di rottura, come molti, ora come ora, si stanno attendendo illusoriamente. Da qualche tempo ormai (anni), alcuni colleghi sincromistici ed il sottoscritto, stanno pensando invece al 2023, a questo anno – il prossimo, ormai – come “di rottura”, “indimenticabile”, “pivotale”, o “anno portale” per dirla col blog gemello “Il mondo simbolico.”

Il momento in cui le condizioni degli astri che hanno coinciso con questo difficilissimo inizio decennio, cambieranno rotta e disposizione verso quella seconda metà che porterà alla chiusura di due cicli importantissimi tra il 2026 e il 2032: il Saturno-Urano e il Saturno-Nettuno, cicli planetari intimamente connessi a quella “bestia” chiamata “Occidente” emersa (“in un adesso ben preciso dalle acque della storia precedente”) dopo la temperie storica del 1760-1780.

Prima Nettuno e poi Urano, torneranno a congiungersi con Saturno e sarà di nuovo…”equinozio di primavera” per la cosiddetta “bestia Occidente.” In contemporanea, anche altri cicli importanti per noi occidentali (il “Saturno-Plutone” e il “Giove-Saturno”) avranno delle figure le quali non faranno che rafforzare la singolarità e la carica innovativa delle cose che procederanno di concerto. Sarà la prima infanzia e l’infanzia di un nuovo Occidente dopo tanto tempo rinnovato, che sarà poi  pienamente adulto una volta raggiunta la metà del secolo.

La precedente congiunzione di quei pianeti prima di quelle che ci saranno nei prossimi dieci anni esatti, era in una condizione che, per la “bestia”, la si sarebbe potuta vedere come “equinozio d’autunno”: “le cose sarebbero andate sempre peggio rispetto a prima…”, l’atmosfera psichica collettiva degli occidentali sarebbe stata sempre più negativa rispetto a prima.

A proposito dei cicli planetari in correlazione con i cambiamenti storici, consultare l’ottimo sito web Cycles of history, http://cyclesofhistory.com/

Ormai più di dieci anni fa, quando mi ero appena conosciuto con Fabon-Mediter di “Il mondo simbolico” e non mi ero ancora conosciuto con l’altro mio collega, ovvero Pacillimat (ex Teozakary), quando questo blog era ancora ospitato dalla piattaforma di blog tutta italiana Splinder (altri tempi!), mi ero dedicato a piccole analisi sincromistiche su eventi – più o meno piccoli ma comunque pubblicizzati massmediaticamente – riguardanti anomalie di oggetti artificiali nello spazio, satelliti, sonde…

La caduta del satellite UARS, la caduta del satellite ROSAT, la caduta della sonda Phobos GRUNT…poi avevo abbandonato queste, chiamiamole, “ricerche”, perché non mi sentivo all’altezza (troppo pretestuoso e ingenuo?) di un Goro Adachi, per dire…

via the solar flare-induced geomagnetic storm destroying most of the latest batch of SpaceX’s Starlink satellites early February. Literally an “extra coronal” event as “corona” astronomically refers to the atmosphere or “wind” around the Sun.

https://www.webnews.it/2022/02/10/elon-musk-tradito-dal-suo-sogno-satelliti-starlink-fritti-dal-sole/

https://www.lastampa.it/esteri/2022/02/09/news/tempesta_solare_distrugge_i_satelliti_di_musk_appena_lanciati-2851512/

Oltretutto, a fine 2011, le prodezze satellitari della star Elon Musk erano comunque ancora di là da venire…

Caso strano, di tempeste dovute all’eiettamento della massa coronale del Sole verso la Terra, ne ho scritto nel post di fine 2021 quello immediatamente prima di questo (https://civiltascomparse.wordpress.com/2021/12/27/il-grande-black-out/)

Rileggere anche cose più vecchie, come questa: https://civiltascomparse.wordpress.com/2012/05/19/il-nostro-sole-avrebbe-parlato/, e altre se le trovate.

E’ indubbio che, per chi sa vedere, c’è una COERENZA MULTICONTESTUALE in atto, mica da ridere: in Occidente (a partire da quello più periferico come Canada, Ucraina e Australia) numerose “campagne in azione”: vaccini, tamponi, eserciti, lasciapassare, carri armati, camion, assembramenti in movimento. Affollamenti (molto paradossalmente, mentre vengono limitati!) che stiamo vedendo ormai dal 2020. Ci si sta muovendo tanto insomma, sicuramente, ma non è ancora il momento (di veri movimenti risolutori), non nel 2022. Per ora sono ancora movimenti a vuoto, movimenti che non cambiano nulla anzi, per meglio dire, che non ROMPONO nulla.

Il mondo attuale è troppo, troppo disordinato (e al tempo stesso, troppo iper-controllato dalle tecnologie della comunicazione e dei mass media) perché scoppi davvero una vera e propria Terza Guerra Mondiale.

Andate a vedere diverse cose che ho messo nel blog negli ultimi due anni-due anni e mezzo, inerenti corone solari et simila.

Goro Adachi, fa notare il “bridge”, il “ponte satellitare”, lo “starlink” (il progetto dei satelliti di Elon Musk), compromesso dal vento solare, “wind sun”, “wind-sor”: strano da parte nostra, questo far notare il “bridge”, poiché associa il “ponte di stelle” di Musk (messo alle strette dal Sole) ai camion canadesi che bloccano i ponti.

Canada-trucker-bridge

Proprio nel momento in cui Mario Draghi è andato a Genova per ricordare il “ponte ricostruito”, e inaugurato nel bel mezzo tra le prime due ondate del coronavirus in Italia (inizio agosto 2020), col nome di “ponte di San Giorgio”, il santo che sottomette il DRAGO, comune alla tradizione genovese e inglese.

https://www.governo.it/it/media/il-presidente-draghi-visita-genova/19100

https://genova.repubblica.it/cronaca/2022/02/09/news/draghi_a_genova_la_ricostruzione_del_ponte_un_modello_per_tutta_l_italia_-337067868/

Un mese dopo il crollo del vecchio ponte (cioè viadotto autostradale dell’A12), quello intitolato all’architetto suo progettista, Riccardo Morandi, postammo un lungo sincro-articolo proprio dedicato all’analisi simbolica di quanto successo il 14 agosto 2018, anche lo stesso Goro Adachi all’epoca se ne occupò perché il fatto del crollo del viadotto ebbe risonanza internazionale. Ora come ora, rileggendo quel post, possiamo quasi pensare annunciasse simbolicamente cose che si sarebbero manifestate soltanto nel futuro, quello che stiamo vivendo da due-tre anni. Al giorno d’oggi, sono TRE ANNI E MEZZO dal crollo del ponte Morandi e UN ANNO E MEZZO dall’inaugurazione del nuovo ponte San Giorgio in sua sostituzione.

Leggetelo attentamente anche voi:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2018/09/11/impressioni-e-immaginazioni-sul-crollo-del-ponte-morandi-il-14-agosto-2018/

Paolo-Uccello-San-Giorgio-e-il-drago

San Giorgio e il drago, meraviglioso dipinto di Paolo Uccello.

With minimal decoding it’s quite in your face.

Now if you want more omens, SpaceX will make headlines again early next month when a Falcon 9 rocket launched many years ago will go out with a bang literally when it crashes into the Moon

https://www.informazione.it/a/D290053D-04AC-4CC9-8941-D0B3AEC85D92/Un-razzo-Falcon-X-sta-precipitando-accidentalmente-sulla-Luna-Scienze-Notizie

Un razzo Falcon 9 di SpaceX rischia a Marzo l’impatto (involontario) con la Luna

https://www.blog-news.it/metapost/un-razzo-falcon-x-sta-precipitando-accidentalmente-sulla-luna

Fotogramma di un film di George Melies del 1902.

L’ 8 agosto 2008 iniziarono i

Giochi della XXIX Olimpiade

a Pechino e in quello stesso identico 08/08/08 ci fu un breve conflitto tra la Federazione Russa e la Georgia, che però fece molto rumore sui mass-media occidentali (rumorosamente contrari alla Russia, come sempre), quella guerra l’abbiamo sempre considerata spartiacque tra due diversi tempi, avvenne poco prima dell’inizio del disastro finanziario partito dagli Stati Uniti (15 settembre) e poco prima dell’elezione del “primo presidente USA nero della storia” (primi di novembre.)

Guarda che combinazione, i

XXII Giochi olimpici invernali 

di Sochi, in Russia, si svolsero in quel febbraio 2014 in cui si conclamò il conflitto tra l’Ucraina e la Federazione Russa…e oggi che sono in svolgimento i

Giochi Olimpici Beijing 2022

4 febbraio 2022 – 20 febbraio 2022

 

Comunque, il razzo Falcon X è previsto precipiterà sulla Luna a marzo.

Il primo razzo Falcon X della Space X venne lanciato nel 2012: https://www.focus.it/scienza/spazio/decolla-la-prima-capsula-cargo-privata-per-lo-spazio

Per il “ritorno a camminare sulla Luna” prossimo venturo dopo l’ “ultima volta nel 1972”, di cui qualche volta recentemente si è parlato sui mass media, (missione Artemis IIIhttps://it.wikipedia.org/wiki/Artemis_3), pare verranno utilizzati proprio dei Falcon X della Space X.

Il super-telescopio James Webb, in grado attraverso gli infrarossi, di perlustrare come mai prima i segreti dell’Universo, dopo anni e anni di preparazione, è stato lanciato, dopo molti rinvii, poco dopo il solstizio d’inverno il giorno di Natale, la sua destinazione il punto di Lagrange L2 (1,5 milioni di chilometri dalla Terra) intorno a cui orbiterà e presso cui c’è arrivato un mese dopo. La struttura del James Webb, fatta di specchi d’oro disposti ad alveare, stimola la curiosità sui possibili aspetti simbolici e leggendari della missione, la quale potrà in futuro inaugurare nuove epopee spaziali.

Concludiamo con Christopher Knowles, che ci ha resi edotti nel suo ultimo post, “https://secretsun.blogspot.com/2022/02/alex-garlands-goes-full-frase-with.html

dei livelli di sincronicità, in gradazione dalla più bassa alla più alta magnitudine:

o here is how I tend to classify (and identify) syncs:

Level One: Simple Coincidence

Level Two: Acausal Coincidence

Level Three: Meaningful Acausal Coincidence

Level Four: Symbolically-Supercharged Meaningful Acausal Coincidence

Level Five: A Cascading Series of Symbolically-Supercharged Meaningful Acausal Coincidences

Level Six: A Cascading Series of Symbolically-Supercharged Meaningful Acausal Coincidences connected to major events in real time

Level Seven: Elizabeth Fraser.

https://civiltascomparse.wordpress.com/?s=elisabeth+fraser

Joan Lui, Celentano e un dodicenne davanti all’Apocalisse in prima serata su Canale 5

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La locandina di “Joan Lui – ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì” di martedì 24 dicembre 1985.

Dal momento che questo blog è, in qualche modo, specializzato in ritorni, in corsi e ricorsi (anche non storici), pure all’interno dello stesso blog, riparliamo di Adriano Celentano, dopo che avevamo già dedicato al molleggiato un post riguardante una sua canzone, dedicata ai mass media, che aveva precorso i tempi.

Questa volta parliamo di un suo film uscito nelle sale nel dicembre 1985, tale “Joan Lui, ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì”, che fece un po’ di scalpore (mi piacerebbe dire “molto scalpore” ma non è così) dalla seconda metà degli anni ottanta in poi. L’opera cinematografica inaugurò ufficialmente l’epopea messianico-profetica di Celentano, cominciata in sordina qualche anno prima in alcune sequenze nell’altro suo film da regista “Geppo il folle” del 1978, proseguita nella fiaba ecologista del 1982 “Bingo Bongo” e poi, dopo appunto “Joan Lui” sfociata nella sua conduzione animalista-profetica dello show del sabato sera di Rai Uno, “Fantastico 5” e in altri programmi in prima serata dove lui era incontrastato mattatore.

C’è da dire che tutto ciò venne anticipato da alcune sue canzoni e album degli anni settanta e da quella canzone del 1966 che abbiamo citato all’inizio, coeva alla molto più nota “Il ragazzo della via Gluck.” Celentano, fin da quei tempi lontani, s’è sempre mostrato attratto dal lato oscuro della civilizzazione occidentale.

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Non vi stupirete, dunque, se scrivo che, fin e soprattutto dai tempi della mia infanzia, ho sempre trovato INQUIETANTE e quasi pauroso l’Adriano nazionale, che passava tranquillamente dalla comicità demenziale alla Jerry Lewis (suo mentore di gioventù) ad agghiaccianti presagi di sventura per l’Occidente intero. Quand’ero bambino, ovviamente, non potevo rendermi conto di certe cose, ma percepivo, comunque, la cupezza e l’angoscia di ciò che vedevo sullo schermo, guardando un film che, da commedia idiota si trasformava in una specie di horror denso di particolari da incubo e molto più paurosi, poiché non riguardavano Frankenstein, Dracula o l’Uomo Lupo ma orribili realtà della vita di tutti i giorni in Occidente.

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Già con “Bingo Bongo”, visto all’età di sette anni in un cinema scomparso della mia città, m’aveva angosciato l’umano-scimmia che mostra la sua forza atavica sollevando un camion in una zona malfamata della città, mentre poco prima era inseguito da brutti ceffi che volevano fargli la pelle, il tutto intervallato da immagini di una torbida orgia in un locale, ma “Joan Lui”, visto su Canale 5 in prima serata – e in prima visione – in non so quale sabato di novembre 1988, fu davvero una collezione di pugni nello stomaco, in crescendo. E ciò ancora più pauroso perché totalmente contrastante con la comicità stile “Drive In” che si respira soprattutto nella prima parte.

Vado a memoria: disperati che si bucano nel cesso del treno, sparatorie sanguinose in pieno giorno (tra l’altro nella mia città, dove girarono quelle scene), rapimenti di ragazze altolocate poi costrette a vivere legate in un tugurio tra ratti di fogna e con un folle che le sta per ammazzare con una siringa mentre vi è il “momento paranormale” – il quale  quindi genera ulteriore stranezza e inquietudine – del messia Celentano-Joan Lui che, dallo schermo Tv – dopo un interminabile momento di silenzio con gli occhi fissi – parla direttamente al drogato-rapitore intimandogli di liberare la ragazza, utilizzando giri di parole da messia; l’incontro con una specie di Anticristo orientale, magrissimo e terribile (che prima era assurdamente tra gli storpi che Celentano aveva miracolosamente guarito!) il quale si rivela essere una specie di “eminenza grigia” del Male che domina i governi del mondo; donne altolocate, apparentemente equilibrate, e poi in preda all’autodistruzione, annunci sibillini di Joan Lui in diretta Tv alla polizia che poi si rivelano anticipazioni telepatico-profetiche inerenti un carico di feti umani destinati alle multinazionali, dentro un treno merci fermo alla stazione…e poi la scena apocalittica finale, dove tutti i sinistri presagi dell’intero film hanno un esito tragico per l’intero pianeta, la Casa Bianca crolla, il demone orientale si trasforma in uno zombi dopo avere vomitato roba biancastra dentro una chiesa ormai completamente sconsacrata, coi crocefissi fatti a pezzi, Claudia Mori (una giornalista sovietica) rimane travolta dalle rovine mentre scrive a macchina e, sotto le macerie tra le sue dita sanguinanti, compare un foglietto con scritto “Ti amo.”

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La scena di “Joan Lui” dove Celentano e l’orientale hanno assurdamente la stessa voce (quella del molleggiato) e Celentano dice “Un tempo avevamo la stessa voce…”

La terribilità di tutte queste cose viene esaltata da un montaggio delle attrazioni – ad opera dello stesso Celentano – e da musiche ad hoc. Tra l’altro, in quel lontano sabato di novembre 1988, venne mandata in onda su Canale 5 la versione integrale, quella non tagliata, quella di più di due ore e mezza. Inoltre, il film, fin dall’inizio fu maledetto, costò uno sproposito ai produttori italiani (tant’è che dovettero persino essere aiutati da certi figuri della Germania Est), venne distribuito male, fece litigare Celentano con mezzo mondo e fu, infine un flop al botteghino.

Ripeto, all’età di dodici anni appena compiuti, dopo aver ricevuto in precedenza qualche avvisaglia dalla visione di “Bingo Bongo” (e successivamente qualche scena anomala di “Geppo il folle”), quel film mi scombussolò, e ciò fu probabilmente l’intenzione di Celentano, il quale ebbe come l’intenzione, tra una risata e l’altra (?!) di mostrare al pubblico come sia meglio non chiudere gli occhi di fronte alle cose più tremende dietro alla scena del mondo come lo conosciamo; a tratti pare che il molleggiato mostri uno strano piacere malefico nell’indugiare negli aspetti più turpi dell’ “anima nera” dell’Occidente.

Sembra quasi che Celentano sia in preda a una specie di “volontà di svegliare la gente prima che sia troppo tardi”, e si senta in diritto e dovere – utilizzando la sua popolarità e la sua esposizione mediatica – di dare il suo contributo per sensibilizzare il pubblico su realtà spiacevoli le quali trovano poco spazio nell’agenda massmediatica, tutta intenta, invece, a minimizzare e occultare gli aspetti spaventosi del sistema criminale in cui l’Occidente si trovava e si trova immerso.

Dicendo che ho altri pensieri al riguardo di questa sorta di MISSIONE di Celentano – la quale dura fin dal 1966 – ma che non esterno (ancora) perché troppo dietrologici, presento la scena del film dove l’Anticristo orientale fa lo stesso monologo che appare in un film americano di qualche anno prima, di Sidney Lumet, “Network”, in Italia “Quinto Potere.”

La fine del coma

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Nel gennaio 2006, l’allora premier israeliano ARIEL SHARON, sofferente di salute da diverso tempo, entrò IN COMA, in un periodo in cui era molto attivo (al punto da fondare addirittura un nuovo partito politico, Kadima) e dove aveva davanti a sé impegni importanti, come il dossier nucleare dell’Iran, che, proprio nel 2006 sarebbe entrato nel vivo.

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L’immagine impressionante di Ariel Sharon, in una condizione come di non vita e non morte.

Quell’evento aprì una stagione di declino per l’Occidente in generale e Israele in particolare, qualcosa di simile a una lunga agonia: batosta militare contro gli Hezbollah nel luglio 2006 durante la seconda invasione del Libano, fine della “guerra al terrorismo” prima maniera, post 2001 – apparentemente vittoriosa per l’Occidente – con l’espulsione dai pulsanti del potere di molti capi politici di quella guerra, come Donald Rumsfeld, Paul Wolfovitz, John Bolton; corsa al “Centro”, alle “Grosse coalizioni” nelle politiche di stati come la Germania (Angela Merkel) per cominicare a stabilizzare il Potere in Europa in vista della crisi finanziaria che sarebbe partita nel 2007-08 (anche in Italia, nell’aprile 06, si pensava già a una “Grande coalizione”, poi concretizzatasi nel 2011-13), rimonta della Russia in senso antioccidentale nel 2007, l’anno prima della batosta militare dell’agosto 2008, quando l’esercito Georgiano, che aveva invaso la Sud Ossezia per conto dell’establishment USA-Israeliano, venne clamorosamente sconfitto da un contrattacco lampo della Russia; la caduta della banca Lehman Brothers che, nel settembre, rese conclamata la crisi finanziaria, portando l’Occidente a reagire finanziando con soldi pubblici le banche private; sbriciolamento dei piani strategici per l’Iraq e l’Afghanistan; l’inedita coalizione russo-americana che, nel 2009. fece naufragare certi piani bellicosi della stella di Davide; la “crisi del debito” esplosa in Europa nel 2010, la pessima immagine internazionale di Israele nel giugno 2010, durante la faccenda della sparatoria alle navi turche che portavano aiuti umanitari nella Striscia di Gaza; il primo concretizzarsi di una sede ONU per un entità statale palestinese (contro gli interessi israeliani); i periodici tentativi di attaccare l’Iran dal 2006 in poi, sempre bloccati e, da ultimo, il clamoroso dietrofront dell’agosto-settembre 2013, quando la guerra contro la Siria, che sembrava ormai imminente, venne bloccata da una specie di coalizione guidata dalla Russia.

Esattamente otto anni dopo, nel gennaio 2014, il COMA di ARIEL SHARON è finito. Egli è MORTO.

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