Nel 12/12/12, in attesa del 21/12/12, “Io ci sarò” di Piero Pelù

Ci troviamo alla data 12/12/12 (anche se sto scrivendo l’11/12, programmando con WordPress l’uscita per il giorno successivo), e iniziano i nove giorni che ci separano da questo 21/12/12, presunta “fine del calendario Maya.” Nove giorni in cui – si dice sui blog di roba alternativa inerente queste cose – comincerà a esserci un’escalation di quegli influssi solari-elettromagnetici-psichici, o non so cos’altro, che raggiungerà il culmine proprio alla famosa data.

Intanto, la data di oggi è l’ultima di questo secolo formata da tutte le tre cifre uguali, la successiva ci sarà nel lontano 2101.

Anche se, poi, il solstizio d’inverno del 21/12 non dovesse celare nulla di strano o anomalo o straordinario (nemmeno la fine della precessione degli equinozi di 25.900 anni), e fosse frutto di interpretazioni sbagliate e invenzioni di sana pianta, ad ogni modo è stata creata, in tutti questi anni, un’EGGREGORA piuttosto solida, di non so quante migliaia di persone le quali si attendono debba avvenire qualcosa in quella tale giornata o giù di lì. Perciò, dal momento che sono persuaso di come la psiche (collettiva) abbia influenza sulla realtà materiale, potrebbe succedere qualcosa proprio perchè viene atteso da non so quante migliaia di persone.

Io ho scelto di rispondere a questa attesa, presentando un videoclip che potrebbe essere visto come una specie di “manifesto” per questi giorni. E’ il video della canzone “Io ci sarò”, tratta dall’album “Nè buoni nè cattivi”, il primo album di Piero Pelù come cantante solista, uscito nel 2000.

Facciamo dunque “un passo indietro”, come si dice in questi casi.

Correvano gli anni 1999-2000 (i quali precedentemente erano stati caricati di immaginario, un po’ come ora il 2012), e il famoso gruppo rock italiano LITFIBA, vide la scissione tra i due storici componenti ancora in attività: Ghigo Renzulli e Piero Pelù. Dopo l’uscita dell’ultimo album assieme, intitolato “Infinito” (sulla cover identificato soltanto col SIMBOLO dell’infinito), da molti aficionados giudicato il più brutto di sempre – nonostante le moltissime copie vendute – Renzulli proseguì il percorso dei Litfiba (dal momento che era detentore dei diritti del nome del gruppo) assieme a un nuovo frontman, somigliante nell’aspetto e nella voce a Pelù (tale Gianluigi “Gabo” Cavallo) e Piero iniziò la sua carriera da solista. Il tutto avvenne nel MITICO 2000. “Elettromacumba” – il nuovo dei Litfiba con Renzulli e Cavallo – uscì all’inizio dell’anno e “Nè buoni nè cattivi” – il primo di Pelù come solista – uscì verso primavera.

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Nell’altrettanto mitico 1999, come abbiamo visto, uscì l’ultimo album del Litfiba, quando i contrasti tra Pelù e Renzulli erano già conclamati (infatti anche la cover sembra mostrare questa condizione di “separati in casa”.) “Infinito” è da alcuni considerato come l’ultimo della cosiddetta “tetralogia degli elementi”, formata da diversi album usciti dal 1990 in avanti (“El Diablo” = fuoco, “Terremoto” = terra, “Spirito” = aria, “Mondi sommersi” = acqua), ed è associato al TEMPO.

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In quello stesso 1999 scoppiò una guerra, la prima in Europa dopo più di cinquant’anni, condotta dalla NATO, proprio nel corso del suo cinquantesimo anniversario, contro la Serbia di Milosevic, a causa di violenze di tipo “etnico” (così la vendettero i mass media) le quali avvenivano nel territorio conteso del Kosovo. In realtà si trattò di un conflitto geopolitico, il quale inaugurò – ancora prima dell’ 11 settembre 2001 – la tensione internazionale che stiamo tuttora vivendo, dovuta alla crisi secolare dell’impero occidentale, il quale reagiva alla stessa – e tuttora continua a reagire – utilizzando la violenza del complesso militare-industriale nelle sue mani.

Il primo emergere nei panni di cantante solista da parte di Piero Pelù (senza i Litfiba) fu proprio in occasione della Guerra europea nel Kosovo, quando partecipò (assieme a Luciano Ligabue e Lorenzo “Jovanotti” Cherubini) a “Il mio nome è mai più”, un brano, una instant-song, realizzata a tempo di record dopo l’inizio dei bombardamenti NATO sulla Serbia e sul Kosovo, una specie di canzone di denuncia e protesta contro questa guerra.

[Nell’anno in cui l’Alleanza Atlantica inglobava anche tre stati che fino a dieci anni prima erano nell’orbita dell’impero sovietico, minacciando di espandersi sempre più verso est. Nell’anno del massimo trionfo territoriale dell’Impero iniziava la sua crisi, che sarebbe definitivamente esplosa nel 2007-2008. Il crollo delle Torri Gemelle non fu l’inizio, e a dir la verità nemmeno la Guerra nel Kosovo – questi semmai erano i sintomi conseguenti – l’inizio furono le gravi turbolenze finanziarie del 1997-1998 in Asia e Russia, le quali furono la prima forte battuta d’arresto a quelli che ho chiamato “anni sessanta della globalizzazione”, nel biennio 1995-1997, un biennio che vide (guarda caso) un fiorire di NOVITA’ nella musica di grande consumo (rock, pop, elettronica & C), sia in Italia che nel resto dell’occidente, esattamente come negli anni sessanta.]

Vi è qui una specie di intreccio di coincidenze, combinazioni, sincronismi, che leggo tra le righe. Il Piero Pelù che, nei primi anni novanta assieme ai Litfiba – i quali dal dark rock new wave degli inizi (assieme a gruppi come i Diaframma che invece mantennero quella linea) virarono a una specie di rock con sonorità “tex-mex” – cantava brani dai testi al limite del complottismo (come El Diablo e Maudit), adesso, nell’anno 2000, con il brano “Io ci sarò”, era protagonista di un video nel quale sembra entrare e uscire da una dimensione parallela all’altra, interagendo con la realtà circostante in modi degni di uno appena reduce da un “salto quantico” o da un “cambio dimensionale.” Mentre canta “Lassù qualcuno mi ama/e sento che mi chiama” (indicando col dito verso l’alto) e “ti insegno un’onda/con cui giocherai.” Oltretutto, le esplosioni che punteggiano tutto il video, richiamano fortemente la scena finale – profetica? – di un film dell’anno precedente, il temutissimo 1999 (lo stesso del primo episodio di Matrix) ovvero Fight Club, con le esplosioni che fanno crollare tutti i grattacieli con l’accompagnamento di “Where is my mind” dei Pixies.

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Ultimo Impero civiltà scomparse

Sembra esserci una strana correlazione tra il 1999-2000 e il 2012 (in entrambi i casi, anni fatti percepire precedentemente come straordinari, nel senso etimologico del termine), legati da una linea rossa che potrebbe consistere nella FINE DELL’IMPERO, proprio durante il suo apparente apogeo, nel momento in cui la rete digitale occidentale della globalizzazione avvolge tutto quanto come una ragnatela (Web), la massima estensione della autostrade elettroniche, dell’ american way of life, delle città, dei videoclip, delle televisioni, dei videogiochi, della pornografia, delle spese militari, delle vendite di psicofarmaci, il tutto prima di qualche tipo di esplosione che milioni di persone stanno attendendo, proprio per il 21/11/2012. Forse la fine di quel TEMPO che era simbolo dell’ultimo album dei Litfiba, il bruttissimo “Infinito”, prima della separazione di Ghigo Renzulli e Piero Pelù, tanto rimpianta da, per esempio, gli Elio e le storie tese, i quali, quattro anni dopo, nel 2003, nel loro album Cicciput, fecero uscire una loro specie di accorata preghiera per la riunificazione dei due storici elementi del gruppo: “Litfiba tornate insieme.”

Litfiba - Stato Libero Di Litfiba

I due, qualche anno dopo, tornarono insieme, precisamente l’11 dicembre 2009. I Litfiba originari, coi loro due storici componenti, fecero uscire, l’anno successivo, una raccolta con due inediti, “Stato libero” e, proprio in questo 2012, il primo album con soli inediti dopo “Infinito”, ovvero “Grande nazione.” Eccolo di nuovo il filo rosso: 1999 l’ultimo album prima della separazione; 2000 i primi album dopo la separazione; 2012 l’album (il primo di soli inediti) della riunificazione. In anni ricchi di misteriose reunion, come quella, per esempio, dei Take That. Ma questa, naturalmente, è un’altra storia.

cicciput

Litfiba_GrandeNazione

Il primo ministro Julia Gillard annuncia la fine del mondo

Il primo ministro australiano, di orgine gallese, Julia Gillard ha predetto la fine del mondo in un videomessaggio per Triple J, una rete radio dell’Australia, ricevendo più di 200.000 visualizzazioni su You Tube in 24 ore.

Il messaggio è parte di una campagna pubblicitaria dello show di punta del mattino

Gillard dice nel filmato: “Miei cari concittadini australiani, la fine del mondo sta arrivando. Abbiamo scoperto che ciò che dice il calendario Maya è vero.”

E continua: “Se il colpo di grazia verrà da carnivori, zombie demoniaci, bestie infernali, o dal trionfo totale di K-Pop, voi tutti sapete che combatterò fino alla fine . “

Il videomessaggio è il coronamento di una ghiotta settimana per gli scherzi in Australia, dopo che due dj sono riusciti a ottenere da un ospedale gli aggiornamenti  sulle condizioni mediche in stato di gravidanza di Kate Middleton, spacciandosi per la regina e il principe Carlo.

http://www.digitalspy.co.uk/odd/news/a443468/australian-prime-minister-predicts-zombie-apocalypse.html

Il Big Ben ha detto stop

 

Il Vecchio Ordine Mondiale, quello in cui stiamo tuttora vivendo, è fatto di ciò che siamo stati condizionati a credere sia la realtà delle cose, frutto di secoli, se non millenni, di condizionamento orwelliano. La cosiddetta “Sindrome di Stoccolma” è un fenomeno che avviene quando il rapito si affeziona così tanto al rapitore che giunge a difenderlo e ad amarlo. Come accade in quei paesi, la Corea del Nord per esempio, in cui la gente è stata condizionata ad amare i propri tiranni. Una mia vecchia conoscenza una volta ha parlato di “Sindrome di Stoccolma che fonda la storia“, esattamente al punto 3 del cosiddetto “Manifesto dei perfidi ninfetti”, risalente a qualche anno fa. Aveva ragione.

Anche se all’epoca non avevo capito dove volesse andare a parare.

Dunque, lo smantellamento dell’attuale Ordine comporta la perdita di tutti i paletti con cui siamo stati condizionati a deformare la realtà, illudendoci di percepirla. Le persone possono difendere con le unghie e con i denti un sistema tirannico senza nome nè volto, che li opprime da così tanto tempo che si sono dimenticate di essere oppresse da una tirannia così pervadente da non poter nemmeno essere notata. Solo amata.

Questa tirannia è il TEMPO LINEARE.

L’attuale sistema economico-finanziario si basa sul tempo lineare. Oscurantismo ieri, progresso domani. Prestito oggi, debito domani. Lavoro oggi, pensione domani. Il vero grande e migliore amico del capitalismo è il tempo L. E probabilmente solo un collasso temporale può far collassare il capitalismo.

Lo stesso linguaggio è fatto di tempo lineare e, come sappiamo, le lingue creano più problemi di comprensione di quanti non ne risolvano. Le lingue sono una specie di “burocrazia della comunicazione.” Il concetto di BABELE non ci ispira immagini solari e limpide, ma perlopiù una grande confusione, da regolare perennemente con metodi faticosi.

Quindi ne derivano le mille divisioni tra le persone, i gruppi, le comunità. La sfiducia generalizzata. La costrizione del linguaggio come interfaccia tra la mente e la comunicazione interpersonale.

Per far collassare l’attuale sistema, che da due centinaia di anni all’incirca prende il nome di “capitalismo”, sarebbe necessario far deragliare la percezione del tempo lineare, smantellando al tempo stesso la sfiducia tra le persone (su cui si basa l’esistenza del denaro) permettendo alle loro menti di poter comunicare reciprocamente senza l’uso della “burocrazia della comunicazione” chiamata linguaggio.

Quindi, per esempio io adesso, avrei la possibilità di poter trasmettervi direttamente i miei pensieri, le fantasie, le immaginazioni che danno origine al seguente articolo, senza dover stare tanto a faticare dentro il labirinto della lingua italiana – frutto di secoli di sedimentazioni culturali – per trovare le espressioni più vicine a ciò che mi frulla in mente.

E’ scorretto dire che, sulla Terra, “è accelerato il tempo” negli ultimi secoli. E’ semmai accelerata la “creazione.” Per esempio, all’inizio del 1900 la popolazione mondiale era di un miliardo e mezzo di abitanti, centoundici anni dopo è cresciuta di sette miliardi. Se pensiamo al pianeta come una “scuola per anime”, sembrerebbe che sempre più anime vogliano…imparare. Scegliendo di sperimentare un livello esistenziale ricco di limiti, dovuti alla densità non particolarmente elevata della materia. Sembrerebbe quasi che qualcosa abbia fretta nel meccanismo della scuola planetaria. Spingendo a un punto in cui la lezione sarà imparata completamente. Immagino questo momento come qualcosa di pazzesco. Il momento in cui ogni singolo individuo sul pianeta capirà improvvisamente che E’ FINITA. Come quando suona la campanella a scuola.

Ogni individuo saprà di avere accumulato abbastanza esperienza – sommando tutte le esperienze di ogni elemento della specie umana nato e vissuto sulla Terra – per…uscire dalla scuola (anche se magari potrebbe essere solo la campana dell’intervallo.)

Quindi,

  • fine del tempo lineare
  • fine della storia
  • fine del linguaggio
  • fine del capitalismo

coincidono.