Alessandro Dal Lago e Valerio Evangelisti

Ciao a tutti, sto preparando due lunghi post, che mi sono stati ispirati da una serie di aggiornamenti del blog di Christopher Knowles, non so quando vedranno la luce. Nel frattempo, ho avvertito il bisogno di onorare qui su “Civiltascomparse-il punto zero” la memoria di due uomini di grande cultura scomparsi di recente a poca distanza l’uno dall’altro: Alessandro Dal Lago e Valerio Evangelisti. Bisogno, anche perché m’è sembrato di notare come, a causa di una certa somiglianza tra loro sia per l’appartenenza politica – la sinistra non moderata – sia per i temi affrontati, sia per il loro forte piglio critico, per la loro appartenenza generazionale, finanche per il loro stesso aspetto fisico… il non essere passato nemmeno un mese tra le loro scomparse potrebbe far si che i due siano inclusi nel fenomeno descritto a questo indirizzo: “https://civiltascomparse.wordpress.com/2014/03/22/icone-massmediatiche-morte-nello-stesso-periodo/” , sebbene, sinceramente, sia Dal Lago sia Evangelisti “icone massmediatiche” non lo siano mai state visto che la loro fama era comunque sempre piuttosto di nicchia, nonostante (e mi sa forse proprio per questo) il valore delle cose che scrivevano.

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Alessandro Dal Lago
Alessandro Dal Lago 24/07/2003 Copyright Giovanni Giovannetti/Effigie/Writer Pictures NO ITALY, NO AGENCY SALES

Da qualche tempo sono iscritto alla newsletter di “https://pianetica.org/”, un progetto sia sul web sia su libro cartaceo, ideato da due scrittori italiani. Periodicamente, all’indirizzo della mia casella di posta elettronica con cui mi sono abbonato alla newsletter, mi vengono inviati aggiornamenti sulle nuove uscite di articoli i cui files di testo, destinati esclusivamente agli iscritti, passato un certo tempo, spariranno da internet, cioè “da remoto”, e saranno irreperibili, tranne magari nelle memorie dei computer “in locale” di quegli abbonati che nel frattempo avranno salvato i files, i quali possono però essere rimessi in circolazione nel web dagli stessi iscritti, basta che citino la fonte.

Per ora, presentiamo qui un testo solo di Valerio Evangelisti (anche perché è quello che ci è arrivato per email), non ne presentiamo anche uno di Alessandro Dal Lago (il quale per un breve periodo – proprio nel 2005 in cui fu scritto il testo di Evangelisti! – peraltro fu insegnante di chi sta scrivendo)…ma prima o poi potrebbe darsi che un suo scritto lo presenteremo qui sul blog. Il prof. Dal Lago è scomparso il 26 marzo.

Ciao subscriber,

viene rilasciato “Una narrativa adeguata ai tempi”, un saggio di Valerio Evangelisti, il grande scrittore scomparso il 18 aprile scorso. Il saggio è preceduto da un testo di chi scrive Pianetica. Per scaricare lo scritto è sufficiente cliccare sul pulsante azzurro qui sotto.

Ricordiamo che “Pianetica” è anche un libro cartaceo, di cui sono autori Giuseppe Genna e Pino Tripodi, autoprodotto in alta tipografia e acquistabile al prezzo al di là del mercato di 50 euro a questo link: http://www.milieuedizioni.it/prodotto/pianetica/.

 

Il 18 aprile 2022 è mancato Valerio Evangelisti.

È tra gli scrittori che è necessario ritenere fondamentali negli ultimi decenni di letteratura e critica e impegno nella regione italiana del pianeta. Non si intende qui tracciarne un ricordo o peggio un bilancio. Si possono recuperare in Rete moltissime e sincere testimonianze dell’ammirazione e dell’affetto tributatigli da lettrici e lettori, oltreché valutazioni sulla statura e la profondità del suo lavoro (ci permettiamo di segnalarne una per tutte: il ricordo in audio di Wu Ming 1 su radiocittàfujiko).

Se c’è un autore contemporaneo totale e non contenibile in una forma destinata a sclerotizzarsi, per chi scrive Pianetica è proprio Evangelisti. Dalla terza fase della sua raccolta di saggi ibridi, uscita col titolo Distruggere Alphaville, al momento fuori catalogo, ci preme riprodurre il saggio che qui segue, intitolato Una narrativa adeguata ai tempi.

Si tratta di un intervento che ebbe la sua pubblicazione nel 2005 e che risente di un processo storico, peraltro analizzato e perfino profetizzato dall’autore, in cui la riflessione si sofferma sulle crepature di ciò che fu ai tempi il presente e che le vicende si sono incaricate di spalancare ad abisso: per esempio, la questione dei generi. Tuttavia il rigore e la visione di Valerio Evangelisti lanciavano già l’elemento dei generi letterari in una dimensione ben più profonda e ora di clamorosa attualità: i generi esistenziali. Anche la visuale sul controllo e sulla dinamica tecnologica sembrerebbero collocabili nel contesto del 2005, ma le profondità dell’analisi del “Magister” surclassano la dittatura dei giorni e lanciano la prospettiva ben oltre l’attualità che stiamo vivendo, ben oltre l’ingenuità che sconta l’idolo critico del “capitalismo della sorveglianza”.

Il punto di vista pianetico è definitivamente la fase di confronto estremo a cui ha teso e non smette di tendere la scrittura di Valerio Evangelisti: l’uscita dai protocolli e dai canoni, la storia che non è più storica e però non cessa di esserlo, le plebi autonome e diffuse in un quadro di economia non più economica, la fine del politico a vantaggio dello sguardo planetario che ragiona su rapporti tra pianeti e sulla formazione e morte dei cosmi. La sorte biologica ha impedito a Evangelisti di approfondire questo confronto con un simile oggetto non formale, che abbisognerebbe di menti e di scritture come la sua: capaci di cambiare per sempre le percezioni, anticipandole attraverso la messa di se stessi in periferia, per poi distruggere l’intera città morente.

(La pòlis della politica è l’Alphaville di Evangelisti. La politica fondata sulla pòlis cede a un’infinità di relazioni e apparizioni fondata sul pianeta e non più sulle vetuste e inique categorie implicite nell’idea e nella storia di ciò che fu città).

Salutiamo il fratello sorella Valerio Evangelisti, nella notte ci guidano le stelle.

 

 

“Una narrativa adeguata ai tempi”

di Valerio Evangelisti

 

La globalizzazione dell’economia, il ruolo egemone dell’informatica, il potere del denaro astratto, le nuove forme di autoritarismo legate al dominio delle comunicazioni sembrano lasciare indifferenti gli scrittori di letteratura “alta”, quanto meno in Europa. Nella maggior parte dei loro romanzi il mondo pare rimasto immutato. Prevalgono le storie intimiste, identiche a quelle che avrebbero potuto svolgersi cinquanta anni fa, o che potranno svolgersi tra cinquant’anni. Amori, passioni e tradimenti continuano a consumarsi entro contesti dai colori tenui e dalle luci soffuse, in cui si annusa la polvere e il borotalco. Ci sono eccezioni, certo; ma rimangono isolate e non alterano il quadro generale, minimalista a oltranza.

Lo stile fiacco, estenuato, viene considerato realista. A esso apparterrebbe la verità, tanto da farne l’unica forma di letteratura veramente nobile. Poco importa che l’autore, se non ha tempo da perdere, batta il proprio testo su un computer e lo spedisca per posta elettronica. Poco importa che i tempi di stampa si siano più che dimezzati grazie a nuove tecniche tipografiche. Queste innovazioni vili non possono riflettersi nella storia narrata, salvo contaminarla e ridurne la carica di sublime. La prosa “realistica” si colloca fuori del tempo. Ciò che vi sta dentro è robaccia.

Certo, la letteratura “bianca” si trascina dietro la propria antitesi, il roman noir. Qui il sociale, la strada, la vita metropolitana, il conflitto hanno un ruolo importante. Non ve ne hanno, però, salvo rari casi, le strutture planetarie del sistema, i cambiamenti epocali, le modificazioni psicologiche e comportamentali indotte dallo sviluppo tecnologico. La vicenda si risolve, in fondo, nello scontro tra pochi individui animati da passioni eterne: l’odio, la vendetta, l’amore, la sete di giustizia. Il massimalismo della cornice si risolve nel minimalismo dello svolgimento. Poliziotto corrotto, o dubbioso, o onesto, contro criminale onesto, o dubbioso, o corrotto. Non è sempre così, per fortuna, ma lo è assai spesso. Se non altro, però, viene chiamato in causa il sistema nel suo assieme. È un minimalismo più grande, o un massimalismo rimpicciolito.

Due passi avanti e uno indietro.

Il fatto è che, oggi come non mai, il sistema si è diluito a livello di continenti, e il controllo sulle vite individuali è passato a centrali di potere anonime e distanti. Un volume di scambi vertiginoso decide nello spazio di una giornata centinaia di migliaia di destini. Una fabbrica chiude in Francia, una rivolta esplode in Indonesia, un’industria italiana sposta la produzione in Albania, un avventuriero guadagna miliardi in Australia e li perde in Spagna il giorno successivo. A tutto ciò, si accompagna una miriade di drammi che nessuno si incarica di registrare. E, quando si va a vedere chi è l’agente di tante tragedie, si scopre che si tratta di azionisti inconsapevoli che hanno affidato i propri risparmi a un gestore di fondi. Ma anche questi è parzialmente inconsapevole: tutto ciò che conosce è il mercato. E il mercato non è un’entità fisica, ma un’assieme di equilibri retti da norme. Chi ha dettato quelle norme? I governi. Ma anche i governi sono inconsapevoli, seppure in minima parte: assumono decisioni in sintonia con altri governi, che a loro volta sono condizionati dai governi più forti. E a chi obbediscono questi ultimi? In realtà a nessuno, in teoria al mercato…

Se si cercasse il vero elemento scatenante, forse si finirebbe per scoprirlo nel professore alcolizzato di una piccola università americana di provincia. Costui, in un momento di delirio etilico, ha elaborato una teoria basata sul nulla, ma molto in sintonia con quelle che erano, in quel momento, le esigenze politiche del suo governo. La teoria si miscela all’ideologia, il composto si trasforma in politica, la politica si converte in comando, il comando si fa potere. Il disoccupato sa a quel punto chi ringraziare. Anzi, non lo sa. Non lo sa nessuno. Mentre la letteratura “alta” si compiace di ignorare tutto ciò, nei piani bassi della narrativa c’è chi ne ha fatto da tempo il proprio oggetto.

Alludo alla fantascienza.

Non a tutta, è chiaro.

Se c’è una cosa che vi abbonda è la paccottiglia. Ma il genere è per sua natura massimalista, e incline a occuparsi di grandi temi: trasformazioni su larga scala, sistemi occulti di dominio, società alternative, effetti tragici o bizzarri della tecnologia. Come il più balordo degli spaghetti-western poteva contenere grande cinema, così il più illeggibile dei romanzi di fantascienza può contenere grandi intuizioni. Magari si disperderà in avventure fini a se stesse, in profili psicologici abborracciati, in semplificazioni degne di una favoletta per bambini. Ciò che non potrà mai tollerare è il minimalismo, estraneo al suo codice genetico.

È solo nella fantascienza che si trovano descrizioni realistiche (sì, realistiche!) del mondo in cui viviamo. Quale altro genere letterario ha mai dedicato un romanzo ai meccanismi delle crisi economiche? Nessuno. Prendete invece Depression or Brust (1974) di Mack Reynolds. L’annullamento dell’ordinazione di un frigorifero, da parte di un uomo qualunque, provoca il fallimento del concessionario, poi della casa produttrice, poi, di gradino in gradino, il crollo dell’intera economia statunitense. La storia non ha un protagonista vero e proprio che non siano la crisi in sé e la fragilità complessiva del sistema.

Non sarà letteratura raffinata, ma non la si può relegare nell’ambito dell’effimero e dell’irrilevante. Il tema è tanto forte da non lasciarsi emarginare. Risaliamo indietro. Prendete Hell’s Pavement di Damon Knight (1955). In una società di poco futura rispetto alla nostra, viene trovata la medicina definitiva contro il crimine. Ogni delinquente abituale viene condizionato ad avere allucinazioni al momento di commettere un misfatto. La trovata finisce però nelle mani di alcune multinazionali, che l’adattano ai loro scopi: il misfatto supremo, che provoca le allucinazioni, è acquistare i prodotti di una società concorrente. Risultato: il mondo intero si divide in aree di potere, in cui ogni multinazionale esercita il proprio dominio imponendo ai cittadini le allucinazioni a lei favorevoli.

Fa sorridere? Bè, io non sorrido troppo. Vivo in un paese in cui un intero movimento politico è sorto da un momento all’altro, per via del fatto che il suo leader possedeva una rete di catene televisive… Sempre in tema di allucinazioni, un autore italiano di fantascienza, Vittorio Curtoni, scrisse una ventina di anni fa alcuni racconti che avevano al centro una guerra futura. Le parti in lotta avevano fatto uso di armi psichedeliche. La conseguenza era stata quella di creare un’umanità ormai incapace di distinguere il vero dal falso, e anche di riconoscere se stessa come appartenente a un’unica comunità solidale… Chi abbia ancora in mente l’orgia di false notizie, presentate dalle fonti più autorevoli, che ha accompagnato la guerra nel Golfo e quella nel Kossovo, ha già capito a cosa alludo. I neonati che gli uomini di Saddam Hussein avrebbero strappato alle incubatrici, i 700 bambini kossovari che sarebbero stati rapiti e sottoposti a trasfusioni di sangue a favore dei soldati di Milosevic… Altrettante false notizie, che inducono a pensare che la guerra allucinogena sia veramente cominciata. Non voglio dilungarmi con gli esempi. Me ne permetto un ultimo.

Ho alluso alla difficoltà di trovare chi regga, oggi, le leve del potere. C’è un delizioso racconto di Jack Vance che si intitola Dodkin’s Job (1964). Un operaio è sconcertato dagli ordini irrazionali che, in una società rigidamente suddivisa in classi, gli pervengono dall’alto. Si mette alla ricerca di chi li emana. Dopo lunghe indagini, scopre che non provengono da nessuno. O meglio, è un anziano custode dei palazzi del potere che si incarica di batterne l’abbozzo su una vecchia macchina da scrivere. È poi l’intero sistema che li fa propri, li deforma e li muta in assurde imposizioni. A prima vista, poco più di una barzelletta. In realtà, un apologo sulla mancanza di democrazia che può manifestarsi nelle moderne forme del vivere civile, quando il comando si esercita senza controllo. Attraverso la metafora, la fantascienza ha saputo cogliere meglio di qualsiasi altra forma narrativa le tendenze evolutive (o involutive) del capitalismo contemporaneo. Ciò le ha permesso di frequente di superare i limiti della letteratura e di dilagare nel costume, nei comportamenti, nel vocabolario d’ogni giorno, nel vivere quotidiano. La corrente detta cyberpunk, attiva fino a una decina di anni fa, ne costituisce il principale esempio. Per la prima volta nella storia, molto in anticipo sugli attuali sviluppi di Internet, una folta schiera di scrittori assumeva a tema dei propri romanzi l’informatica, quale forma di connessione tra uomo e macchina.

Romanzi “fantastici”, lontani da quel realismo che è ritenuto forma letteraria privilegiata? Mi si permetta di dubitarne. Allorché Internet si è imposta, le opere di Gibson, Sterling, Rucker ecc. hanno fornito alla nuova realtà la terminologia adatta a descriverla, oltre a una mappa dei suoi possibili futuri. Più ancora, hanno indicato a gruppi di oppositori le vie per una possibile resistenza, culturale e pratica, alle minacce implicite nell’emergere di una rete comunicativa onnipresente, capace di riprodurre i rapporti di dominio sul terreno insidioso dell’immaterialità. Si sono visti spezzoni dell’ultrasinistra europea, influenzati per loro stessa ammissione dalla narrativa cyberpunk, creare la rete ECN (European Counter Network) e usare per primi la rapidità del nuovo sistema informativo per coordinare le proprie iniziative. I centri sociali dei giovani antagonisti si sono riempiti di modem e di computer, regolarmente distrutti dalla polizia durante le proprie irruzioni. Gli hackers hanno condotto titaniche battaglie individuali contro i grandi gruppi economici, rallentandone l’accesso al Web e la conquista del suo controllo. Si era già visto la letteratura popolare influenzare la vita concreta (penso al feuilleton ottocentesco e alle ricadute sociali dei romanzi di Sue), ma mai in forma così massiccia e sistematica. Tanto che il cyberpunk si è estinto non per debolezza propria, ma perché era divenuto superfluo, a fronte del proprio dilagare fuori del campo narrativo.

Non credo che altre correnti letterarie possano vantare una fine tanto gloriosa.

Viene il sospetto che il fantastico, e in particolar modo la fantascienza, rappresentino il solo modo per descrivere adeguatamente, in chiave narrativa, il mondo attuale. È un mondo in cui l’immaginario ha assunto un peso sconosciuto in precedenza. Se dovessimo riformulare una teoria del valore (e sarebbe quanto mai necessario), dovremmo aggiungere l’informazione ai fattori individuati dalle varie scuole economiche. Quantità di lavoro contenute nelle merci, scarsezza dei beni, gioco tra domanda e offerta non bastano più. Una merce è tanto più richiesta quanto più è conosciuta, e il suo valore cresce di conseguenza… Il capitalismo tradizionale si accontentava della pubblicità. Oggi penetra oltre: nella fantasia, nei sogni, nelle visioni del mondo più intime. La crescita della comunicazione gli ha offerto il destro per fare ciò, imponendo modelli di vita, creando bisogni dove non ce n’erano, accrescendo la sete di affermazione individuale. Non si capisce nulla della società attuale se non si tiene presente la rapida colonizzazione dell’immaginario che è stata attuata in questi anni. Una volta si svolgeva un ruolo produttivo per un certo numero di ore al giorno, e il resto del tempo era dedicato alla ricreazione e al riposo, cioè a se stessi. Oggi le attività ricreative, tutte basate sulla comunicazione, espandono l’area della produttività a detrimento dell’ozio e della quota di riposo. Praticamente ogni spettacolo televisivo contiene incitamenti all’acquisto, si tratti di pubblicità esplicita o di riferimenti ai modi di vivere ritenuti ottimali per tutti. Si sono visti interi rivolgimenti sociali dovuti all’immagine: la corsa alle merci occidentali dopo la caduta del muro di Berlino, l’afflusso massiccio di albanesi in Italia sull’onda delle trasmissioni televisive captate oltre Adriatico… Ma un conto è l’informazione, un conto è la manipolazione. La comunicazione capitalistica punta ormai direttamente all’inconscio. La produzione di simboli, un tempo affidata a evoluzioni secolari, è diventata frenetica. Lo smarrimento della propria identità è spudoratamente agevolato. Di contro, informazione e comunicazione sono state scisse quando ci sono in ballo grandi temi. Tragedie immense sono state ridotte a sequenze velocissime di immagini, tanto veloci da non sedimentare nulla. Assistere a un notiziario della CNN significa non assistere a niente. Se ne esce con una serie di nozioni inservibili, dato che mancano di antecedenti, di analisi, di riflessione. Il fatto è che il grande nemico comune, per chi controlla i destini altrui (sia pure in forma anonima), è la profondità. Il sistema sopravvive solo se chi è subalterno vive in superficie. Salvo l’esigenza di far penetrare nel suo intimo, e perfino nella sua psiche, false informazioni e false simbologie perché non si accorga della propria condizione. La fantascienza, il fantastico, la letteratura che ha al proprio centro l’immaginario, hanno il potere di fortificare la fantasia contro queste aggressioni. Lo usano meno del dovuto, e talora non lo usano affatto. La fantascienza statunitense contemporanea è lo spettro di ciò che era: standardizzata, miserabile, si riduce a forme spurie di divulgazione scientifica, nulle sul piano letterario e su quello intellettuale. Non le giova l’avere rinunciato, in nome del politically correct, all’ambiguità e alla provocazione. Ma non c’è da attendersi che sia il mainstream, tanto indifferente alla società che lo circonda da avere fatto del disimpegno e del ripiegarsi su se stessi un criterio qualitativo, a guidare la resistenza contro la colonizzazione dell’immaginario.

Occorre una narrativa massimalista, autoconsapevole, che inquieti e non consoli.

La fantascienza lo era.

Può tornare a esserlo.

 

[da Distruggere Alphaville, L’ancora del Mediterraneo, 2005]

La teoria delle due Terre – da una lecture di Terence Mckenna in inglese

 

 

Terence Mckenna

Q: Asking about the multiple worlds “It interests me greatly, do you think there’s two worlds, or do you think there’s many, many worlds?”

TM: Yes well I think you’re right, there are different orders of different worlds. I mean, I guess it was the physicist Wheeler who thought that every time there was a choice, the universe took both paths, and had always done this, so that the number and kinds of universes was, uh, you know, staggering.

Right.

Q: [unintelligible]

I don’t- I find that cumbersome [laughter], but there certainly seem to be a number of universes and there seems to be different kinds of universes, for instance, uh, you can tune from channel to channel, but some of them you can’t make heads nor tails out of, you know. It’s just too far away from your conceptual schema for you to be- so it’s sort of like watching, uh, ideological mandalas or something, you can’t say much about it afterwards, but it certainly was compelling while it was…[audience laughter] And, uh, well, I don’t know, Robin. You’re such a skillful questioner, you’ve brought yourself to the doorway of my most recent mania. Maybe I should unburden myself briefly about it. [audience laughter]

One of the weird things about growth, or trying to make your ideas always become new is that you always assume you’re going to, uh, to, uh, know what the next step is, that even though you’re going to become more and more enlightened, there won’t be any surprises. In and- uh, so, a few weeks ago I was meditating in my usual fashion and, uh, I began to get this new idea which was so weird that I immediately shifted into “Aha this is, this is not the truth, this is not a transmission about the nature of reality, this is a plot for a science fiction novel that I, that I should write” and try to hold that as the defense, that was my shield against the onslaught of this thing.

And I’ve never been one for Atlantis, or Lemuria, or all these invisible pre-historic lands and places that people enjoy so much, but I was told a very funny thing which I will share with you. It’s, uh, a funny idea. Now let’s see, how does it go. It has two versions, one of which speaks a scientific language, the other speaks a mythological language. Ok, so the scientific language goes like this: There’s something in the universe called a fractal soliton of improbability. This means it’s a unicate event, it only happens once in the lifetime of a universe, you can think of it as a wavelength with one wave. That’s why its called a soliton. And if, if one of the- and these things move not in ordinary 3-dimensional space but, but in some kind of much higher spatial manifold, and when they collide with a planet, or when one collides with a planet in the universe the time stream of that planet is divided and two copies of the entire planet spring into existence without either having any knowledge of it, it just is something which happens.

So this voice was telling me that, uh, this had happened to the earth, and that this was the secret that we were all striving to understand, was that an event in the past had actually divided our time-stream, and a twin of this planet had come into being in another dimension.

Ok, so that’s the scientific explanation of it. So the mythological explanation was that the universe is Gnostic, that the creation of a demiurge, not the highest expression of divinity, but a kind of demon, a fallen creature, and that this demiurge was able to coax itself into being, and actually incarnate into history as a human being. And that, when this happened, this was then the mythological expression of the fractal soliton of improbability. And when it happened the time stream split.

Kat McKenna: The universe was the creation of the demiurge, and the demiurge impelled itself in in the form of an individual?

TM: Right.

KM: It waited a long time!

TM: When you’re a demiurge, who can hurry! [laughter]

KM: Ok, go ahead.

TM: So the time splitting event had to do with the career of Christ who was an extraordinary manifestation of energy in the historical time stream, not to be confused with a Buddha, or a Mohammed, or a Zoroaster, who were great saints. And, uh, it was something else. It was in some sense what it claimed to be, but in some sense. Ok? So now at the moment of, and you can choose either the immaculate conception or the resurrection depending on which side of the bed you got up on today. But at that moment the time stream split and this other place came into being without having any awareness that- and they were identical at that moment, these two worlds.

Now, Christ had no children, so- oh, what I forgot to say was that the event, the fractal soliton of improbability, has this quantum mechanical half-charge so that in one of the universes it happens, in the other universe it doesn’t happen. And so everything about these two worlds was the same, except that in one of them the immaculate conception had not taken place, or the resurrection had not taken place.

Now because Christ had no children, the world in which he was absent, it was not a genetic line which was missing, it was an ideological line which never received expression. And consequently, as time passed, first decades and then centuries, the absence of this particular intellectual influence on the world changed the world radically in the following way: Greek science did not suffer the suppression that occurred with the conversion of Constantine. The academies were not closed, the hermetic knowledge was not repressed.

–Audio cuts off here and starts again at “Greek science did not suffer the suppression…”

Conversely, the Empire was stronger and was able to repel the barbarian invasions of the 2nd to the 5th century, and, and mathematics, which had halted in our world at Diaphantis, proceeded through his disciple Hypatia to develop a calculus by AD 370 so that the millennium of Christian stasis that occurred in our world did not occur in that world. And as time passed and engineering advances occurred by around 850 they had ships which were able to cross the Atlantic ocean and they encountered the Mayan civilization reaching its fullest flower on- in Guatemala and on the Yucatan peninsula. And in fact in this vision I saw the Roman Emperor Cosmodorus the 5th make a pilgrimage to Tikal in 920 to be present at the coronation of a king at the end of that Baktun 8.

Anyway, this Greco-Roman imperial culture immediately recognized the genius of the Mayans in mathematics and astronomy and, and Europe was transformed into an amalgamation, a Greco-Mayan civilization with, uh…[clears throat] [laughter] So let me see, and, and this civilization continued to develop. Now one of the influences around the year 950 was their extremely sophisticated psychopharmacopaeia and shamanism. And this mated with Neo-Platonism and Hermeticism, so that rather than science developing as it developed in our world, a kind of magical, psychopharmacolitic technology of thought and understanding was what was developed over the centuries. And then in later centuries, centuries before it happened our world, they contacted the orient and the Sung, the dynastic influence of the Sung poured itself into the creation of the global civilization such that by around 1200 AD they were able to land on the moon and create a cybernetic global civilization similar to the kind that we have now. They continued evolving with all this psycho-tronic and shamanically derived, and now by this time you can imagine it was an unbelievably exotic and alien, uh, civilization compared to our own.

The fruits of their psychedelic and psychoanalytic investigations into higher space was the discovery of our world. [laughter] They found out what had happened, they figured it out by studying dreams and by making deep journeys into the psychedelic space they were able to discover our sleeping unconscious with its repository of the legacy of the Christian centuries under the reign of this demiurgic ideology. And they conceived of the notion of saving us.

And it, it has to do with this whole thing about the UFO’s, and influencing dreams, and astral traveling, and the other side, is actually the manifestation of this bizarre Greco-Mayan postmodern star-faring civilization trying to reach across the dimensions to save us from the momentum of our history by making us aware of, first of all, their existence, and then also their technology which is evolving towards a point where, I think around the Mayan millennium, around 2012 the time island will be f- we will flow past the time island and the two time streams will be rejoined. And we will make peace with this civilization which is now 1,000 years more advanced than us with this totally different cultural history and this completely different take on reality. So this came to me in the space of about 15 seconds [audience laughter] and uh more details have flowed in, I use it mostly as a meditational device because it’s so interesting ask to be told about how this other civilization developed.

Its amazing exoticism, you know, its Neo-Platonism, its Taoism, its Mayan influences melded into a completely different kind of civilization than the one that we inherited. I’ve always thought, you know, that, that, that Christianity, without making any judgement about Christ himself, that Christianity is hands-down the single most reactionary force in all of human history, and where would we be had that 1,200 years not been given over to this peculiar meditation, you know. All the pieces were in place for the kind of civilization that I’ve outlined, it was just, uh coincidence. Kat does not endorse this idea, [laughs] or even encourage it…

KM: He only told it to me a couple of days ago in Apache Junction at a truck stop, or something, and he didn’t tell me it’s the plot for a science fiction novel he said ‘this is the truth!’ and I said ‘let’s get back to a good science fiction novel.’

Q: Well the thing is that it, it would on our level explain perhaps the questions you were asking earlier. Why the teaching plants?

TM: Ye- sure.

KM: Yeah.

Q: Another thing I was curious when you were talking, the physics nowadays you can have an electron on one side of the universe and split it into two and separate them on two sides of the universe and they are still in communication with each other so is that why, logically, you can bring the time island back together again?

TM: Yeah, this would be a quantum-mechanical super macro-physical Bell’s Theorem event, a kind of, a kind of hyper dimensional vacuum fluctuation where the two worlds spring apart, sail along for a period then parity is conserved and they’re rejoined.

Q: This is interesting. I’ve had dreams that are parallel, and its very interesting that you bring this up, I’ve not heard of it before,

TM: It’s a-

Q: -another thing I was curious is that this takes place, uh, this would be on a human experience level, uh, what you’re speaking of. Now the plant kingdom, would they remain in, uh, connection between the species? Uh…

TM: We’re free to have it any way we like. [chuckles]

KM: So it- how has Christianity possibly affected the evolution of plant species in this time stream as opposed to the other. Have they gone on..

Q: How did our lack of say 100,000 or one million species in the last 200 years that the other planet has- how does that affect the parity between the two? Uh..

TM: You mean how does our construction and contort… Well, the part of the myth which I didn’t tell you which I will now tell you [audience laughter] was, uh, that, uh, naturally, well, they were developing and exploring technical options hundreds of years ago and they, uh, theoretic- they discovered the theoretics for nuclear fusion and fission but they never used it, until a few hundred years later one of their great theoreticians- this was after they had discovered our time stream -made the prediction that the physics of atomic explosions were such that they would cross the time stream, and so they performed an experiment by detonating an atomic device in what is our year 1907 and this was the Tungusca-

KM: …yes sir, can anyone guess?

TM: …the Tungusca, the Tungusca event. And then by monitoring the dreams of Siberian shamans they had in clear focus, they saw aha, this explosion which we actually set off did occur in both time streams and at that point they became very interested in monitoring our, uh, time stream because they were picking up the dreams of a Swiss telegraph worker [audience chuckles] who seemed to be pushing toward an unimaginable conclusion. So now there is a certain amount of urgency because if we explode our atomic stockpiles it will wreck the place that they call “Home world”.

Q: [unintelligible]

TM: Yes, yes. Not self-preservation because they now have star flight and encompass many systems, but preservation of Home World which, on the other side, is a vast botanical and ecological preserve from pole to pole, I mean it’s a sacred site of pilgrimage, it’s, uh-

KM: …the earth

TM: ..the home of the species, it’s the Earth. And the notion that suddenly great parts of it will be blown apart by leakage from hyperspace of one of our atomic wars is impelling them now to attempt to open the doorway and rejoin the time streams and we’ll be allowed a few years inside the botanical park to acclimate and then most people will ship off for the stars, I imagine.