La vittoria dello sgarbo o la coscienza rivoluzionaria del berlusconismo

1 04 2013

Oggi lunedì dell’angelo (Pasquetta) e primo aprile (Pesce d’aprile.) Ieri (Pasqua) le lancette dell’orologio un ora avanti.

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Un personaggio senz’altro simbolo della tv italiana commerciale, del costume mediatico nazionale del periodo dal 1989 in avanti, emerso contemporaneamente alla nascita del contenitore BLOB (altro segno dei tempi che stavano cambiando in quella fine anni ottanta), è senza dubbio Vittorio Sgarbi.

Che lo si ami o lo si odi (non è certo un personaggio da mezze misure), il “critico d’arte nazional-popolare” per antonomasia, l’unico vero “critico d’arte” dell’immaginario popolare, per la platea dei telespettatori, non è certo stato un tipo che è passato inosservato. A partire dalla sua figura, magra, pallida, occhialuta, con un folto ciuffo, una folta frangia di capelli spesso spostata con le mani. Egli ha occupato un posto ben preciso nello spettacolo della neo-televisione commerciale del ventennio berlusconiano, quello dell’ “uomo di cultura” per le masse televisive, per i talk show e, dal 2000 in avanti, anche per i reality show.

Ma, ben prima di Beppe Grillo (a cui sembra legato karmicamente), ha incarnato anche una specie di “anima rivoluzionaria” del berlusconismo, ebbene si. I suoi leggendari scoppi d’ira, le sue risse, i suoi sfoghi per mostrare di essere “contro” fino in fondo volendo azzittire l’avversario, sono assolutamente diventati un’ ICONA INCANCELLABILE, tra le più note del ventennio berlusconiano, tanto che persino i ragazzini sugli autobus mostrano di essere suoi fan e di fare collezione delle sue imprecazioni più celebri (più o meno allo stesso modo di quelle di Germano Mosconi.)

Si, certo, in tutti questi anni, a più riprese, sui programmi tv italiani, dalla mattina presto a sera tardi, vi sono state risse, scoppi d’ira, aggressioni verbali e non verbali, ma mai con quella PASSIONE propria di Vittorio Sgarbi, e quello stile. Quei litigi suscitano una grande energia. Quando si incazza, quando “mangia la faccia” all’avversario, che lo si voglia o no, suscita un senso di RIBELLIONE LIBERATORIA. Che energia! Che potenza! Che carica!

E ciò che c’è di bello è che, nonostante le apparenze, Sgarbi è sempre controllatissimo nei suoi scoppi d’ira, anche quelli più esagitati ed esagerati, è padrone di se stesso e della scena al 100%, senza sbavature. Anche durante le imprecazioni più virulente e offensive, anche quando sembra perdere del tutto il controllo.

In nomen omen, la “vittoria dello sgarbo” rappresenta un po’ l’eminenza grigia (come sono diventati i suoi capelli) dell’universo berlusconiano, probabilmente depositario di segreti finora inconfessabili (una sua frase è stata “Il sistema è così corrotto che tanto vale aprofittarne”), amico e confidente di diversi p-duisti, imprevedibile, fuori dalle righe e dagli schemi, sembra avere incarnato – paradossalmente – la coscienza rivoluzionaria di un’epoca senza rivoluzione, banalmente commerciale e devota al dio mercato.

Presumibilmente, nel suo intimo, Sgarbi è antagonista e “contro il sistema” più di quanto lui stesso se ne renda conto, proprio lui che, invece, a suo dire, ha sempre aprofittato il più possibile del sistema. E, di recente, questo suo lato è uscito maggiormente allo scoperto, è stato presente a conferenze sul signoraggio, è intervenuto durante un meeting di Casa Pound, ha fondato il “partito della rivoluzione” (che è stato un completo e totale flop) e ha subito uno strano incidente automobilistico – da cui ne è uscito con le ossa rotte – come se, in qualche modo, certe sue frequentazioni stessero dando un po’ fastidio a qualcuno.

Che fine farà Vittorio Sgarbi?





Walter Veltroni e l’ENTITA’

7 03 2013

Volevo prendere qualche appunto a proposito dell’impressione che m’ha fatto il video, quello di una puntata della trasmissione Anno Zero, qualche anno fa, forse quando Walter Veltroni era segretario del Pd. Il periodo 2007-2008, quando si parlava di Veltrusconi, non erano ancora spuntati i fenomeni Mario Monti & Mario Draghi, erano ancora di là da venire; c’era stato, primavera 2008, quasi cinque anni fa, il “secondo Vday”, era un periodo in cui mio papà diceva che “in tutta la sua vita non aveva mai visto una situazione così incasinata nella politica italiana.” Cinque/sei anni fa. Comunque, intorno a quei tempi, c’era stata, dunque, questa puntata di Anno Zero, ancora con il logo, quello di Rai Due, rosso, con a metà la farfallina coi due profili. Come ospite, quindi, c’era Veltroni: in quell’occasione ha esternato delle cose su cui mi sono trovato d’accordo. Ha parlato delle “zone oscure” dei misteri delle stragi italiane, da quella di Capaci a quella di via D’Amelio; la mafia, prima d’allora, non aveva mai utilizzato metodi così, esplosioni così distruttive. E poi, dopo quelle due occasioni, Falcone & Borsellino, ha smesso. Ed era il 1992, un anno cardine di cambiamento per l’Italia. Così come per quanto riguarda Aldo Moro, il rapimento e la sua uccisione, la strage di Ustica. Tutti avvenimenti, in particolare quest’ultimo, i quali, tra l’altro, si sono lasciati dietro una scia impressionante di morti. Poi, Veltroni ha parlato anche della famigerata “Banda della Magliana”, di come compaia in diversi episodi di quel tipo i quali, apparentemente, non c’entrano nulla l’uno con l’altro.

Affrettandosi a dire di “non essere un complottista” – e, al suo posto, avrei detto anch’io così – s’è detto, comunque, persuaso dell’esistenza di una “entità” (forse ciò che altri, gente vicina a Berlusconi, hanno chiamato “cerchio sovrastrutturale”?) la quale indirizza, influenza, pilota, ricatta le azioni dei governi, delle istituzioni e “agisce” se non è soddisfatta o, in qualche modo, vuole farsi “sentire meglio.”

Ai tempi in cui l’avevo visto, non immaginavo che Veltroni avesse potuto fare un discorso così. Sono rimasto piacevolmente sorpreso. Sono queste le cose che mi caricano, altro che le canalizzazioni!





Status Quo Über Alles

15 01 2013

Il seguente articolo, dedicato al problema euro, di cui la versione originale è a questo indirizzo, ben identifica – soprattutto all’inizio – come gli attuali poteri politici dell’occidente, per far sì che non frani tutto, siano obbligati a non muoversi di un passo, a seguire sempre gli stessi schemi, sempre gli stessi programmi, dentro una specie di regno dell’immobilismo ristagnante. Esattamente come un cliente del supermercato che, per non far rotolare la piramide di scatole per terra, non si azzarda a spostarne nemmeno una. Infatti, da anni e anni, all’interno delle istituzioni europee e americane, all’interno del “regime occidentale”, circolano sempre le stesse facce che fanno sempre le stesse cose.

La quiete, anzi il “quieto vivere”, che precede la tempesta?

La palude dentro cui cade dentro il meteorite?

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 «Governare per non cambiare nulla»: oggi, questa è la cifra di tutti i poteri politici nel mondo, secondo la geniale intuizione di Fedor Lukianov, eccezionale analista della Novosti.
«L’aspirazione al potere per non fare nulla è un fenomeno nuovo della politica internazionale», per giunta in un mondo che invece cambia freneticamente.
Il presidente Obama è un modello addirittura caricaturale di questo immobilismo: ha chiesto per la seconda volta i voti per governare, e dopo non aver fatto nulla la prima, non sta facendo nulla nella seconda.
L’indecisionismo, la timorosa incertezza di Francois Hollande in Francia è diventato oggetto di satire e vignette.
Ma per Lukianov, anche Putin «nelle sue azioni mette l’accento soprattutto sui molteplici rischi da cui occorre proteggersi. I suoi tentativi di assicurare la stabilità interna s’incagliano sull’instabilità estera; ma questa dipende da fattori innumerevoli su cui Mosca non può influire». Per cui il governo «cerca soltanto di minimizzare i rischi». Non è solo un limite di «capacità», ma «di comprensione»: eccesso di complessità globale, ormai indominabile intellettualmente.
E non parliamo delle oligarchie che hanno preso il potere senza voto in Europa. Un’Europa, dice Lukianov: «dove gli uomini politici non osano neppure parlare di cambiamenti strutturali in seno all’Unione Europea, preferendo tappare i buchi indefinitamente. LEuropa ha perduto la sua forza innovatrice e il desiderio di cambiamento» (Gouverner pour ne rien changer).
Ahimè, quanto la politica italiana entra perfettamente in questo modello. Il Paese ha bisogno di una riforma fondamentale dello Stato, della costituzione e dell’amministrazione pubblica, ma non c’è una voce che ne delinei almeno i contorni, e nessun politico che la vuole, né che sia capace intellettualmente di porre il tema. Berlusconi chiede per la sesta volta voti per non far nulla, nemmeno fà finta di avere un programma. Il Pd sta per andare al potere ma tutto quel Bersani sa dire delle sue intenzioni è: «Servono più equità, più lavoro» (d’accordo: ma come? In che modo, nella pratica? Non lo dice), e per il resto gli va bene «l’agenda Monti». Ma anche l’agenda Monti, come Monti stesso (e i suoi reggicoda del «centro») è non far nulla, oltre che il «tappare i buchi – del debito, e delle banche a livello europeo – ordinatoci dall’eurocrazia e da Berlino, cura che tutti sanno peggiorare il male, ma che nessuno fa nulla per cambiare.
Si può dire che la democrazia terminale, la lunga egemonia del «pensiero unico», i disegni sovrannazionali oligarchici tipo UE che hanno avuto l’effetto di de-responsabilizzare il politici nazionali, sia il potere su di essi del turbo-capitalismo letale (che i politici li compra e congiura alla stessa de-responsabilizzazione), hanno ottenuto questo risultato: «politici» che chiedono voti e mancano delle tre qualità elementari necessarie all’uomo di stato: audacia, visione e previsione, e decisione esecutiva. Gli aspiranti a governarci sono invece vigliacchi, e mancano di ogni forza intellettuale per concepire visioni alternative a quelle, rovinose, dello status quo imposto dai profittatori.
Questa deficienza intellettuale vien prima della loro disonestà e corruzione, e ne è la causa: non avendo una visione complessiva da proporre ed attuare, cedono a tutti gli interessi particolari che li premono, a tutte le lobby. Persino risibili, come la lobby dei gestori di spiagge in Italia; figurarsi se possono resistere alla lobby bancaria mondiale e locale e imporre, poniamo, la separazione fra l’attività commerciale e quella speculativa. Mancando di idee alternative, accontentano tutti i gruppi che hanno qualche interesse da difendere, che li pagano o in cui sperano di trovare un elettorato.




Illumicorp!

8 11 2012

 

E’ simpaticissimo questo filmato. A partire dallo speaker, che non sfigurerebbe in una trasmissione di History Channel o in uno spot pubblicitario per la terza età. Il brano musicale ambient di accompagnamento, poi, è strategicamente onirico e suggestivo ed è, peraltro, tipico di filmati, distribuiti in Rete, che parlano di argomenti come quelli di questo video.

Guardatelo dall’inizio alla fine, è ILLUMINANTE. Il mister in questione sembra un portavoce dei piani ultimi dei padroni che stanno sopra ai Rockefeller e ai Rothschild in cima alla piramide, agli ultimi piani del potere global-planetario, piramide tenuta in piedi dal controllo sulla stampa di moneta. Il tizio sembra “stare dalla loro parte” nel prefigurare un piano di dominio planetario in cui non vi saranno più stati sovrani perchè su tutto quanto regnerà l’impero delle corporation, che spazzeranno via tutti gli stati attraverso il meccanismo taglieggiatore del debito e la potenza militare intesa come “forza di polizia internazionale.” Scenari che leggo in giro dal lontanissimo 1994.

Il tizio sembra, dunque, essere uno DEI LORO, a partire da quella faccia di tolla che si ritrova, molto WASP, molto alla George Bush senior stile inizio degli anni 90, quando l’11 settembre 1991 proclamava il progetto futuro del NWO in un leggendario discorso, che potrete agevolmente trovare su internet smanettando con motori di ricerca e parole chiave.

Ma è davvero così?

Questo video, a me pare confezionato su misura per suscitare ANTIPATIA nei confronti dei piani esposti da questo signore, il quale sembra proprio interpretare il ruolo giusto, da parente di qualche magnate supremo come uno dei Rockefeller; notate anche il sapiente montaggio delle immagini, soprattutto nella prima parte, quando scorrono le immagini dei simboli degli “squali della finanza” (compresa la mostruosa statua del toro in Wall Street.)

Sembrerebbe esserci una regia che sta facendo montare, in settori dell’opinione pubblica marginali ma crescenti, sentimenti di insofferenza e di disprezzo verso i cosiddetti “Illuminati”, i “banchieri dominatori dell’Universo” e i loro MALEFICI PIANI,  i quali hanno in agenda il cosiddetto “Ordine mondiale” (non mi sento di considerarlo “Nuovo”, visto da quanto tempo ormai se ne parla.) Tutto questo, prevalentemente attraverso internet, e, con l’avvento di YouTube & C, anche sfruttando l’impatto emotivo dei video che, come ben sappiamo, generano impressioni ben diverse rispetto a foto e testi scritti.

Mi sembra di vedere quasi l’intenzione di voler “smangiucchiare” il controllo informativo dei mass media pre-internet attraverso le tarme, le cavallette, della (dis)informazione in Rete.

Ciò rischia di generare entropia e confusione, non riuscendo più a stabilire un confine veramente netto tra le bufale, le balle e le “notizie-informazioni vere e reali.” Certo, vi sono alcuni elementi che ritornano, dei “minimi comun denominatori”, anche se vengono descritti nelle maniere più diverse, alcune più serie (persino in Tv su RaiDue nella trasmissione di approfondimento “L’ultima parola”) altre molto più strampalate (come i siti dove si pubblicano le canalizzazioni di comandanti spaziali e di entità angeliche che lottano per il “trionfo della luce” contro “i piani degli oscuri.”)

Gli smanettatori di internet alla ricerca di roba “informativa” alternativa, tirate le somme, hanno un quadro di “come va il mondo” che non collima più con quello che tuttora circola sui mass media pre-internet e sulla internet massmediatica. Questi smanettatori veleggiano ormai, con l’immaginazione, ai piani alti della piramide, e non si occupano più dei piani bassi laggiù in fondo, in basso alle nuvole, dove ancora lavorano praticamente tutti i “diffusori di notizie” mainstream.

Nel filmato, dunque, c’è un’abile sintesi, molto ben costruita a livello di suggestione mediatica, del “vero potere” dietro le quinte, del governo ombra planetario con epicentro negli USA e delle sue temibili e tiranniche mire, le quali mirano a rafforzare l’oligarchia finanziaria in seguito a crisi finanziarie, economiche, alimentari pilotate, mirano a far giungere ad avere un potere così grande alle corporation da inglobare completamente gli stati e farli in sostanza sparire, dopo che li si è indotti a svendersi attraverso infernali meccanismi debitori generati da queste banche centrali private che hanno messo al guinzaglio da tempo il ministero del tesoro degli stati occidentali. Non si approfondisce granchè nel filmato, tutto ciò che si mostra viene mostrato in tono documentaristico, e tutto è permeato da un tono vagamente “thriller”, con lunghe ombre sfumate e colori sfilacciosi e intorbiditi. Inoltre, come abbiamo detto, l’accompagnamento musicale cupo è fondamentale nella creazione di un’atmosfera mirata a generare una fascinazione torbida nello spettatore, mista a un sentimento di ingiustizia e rivalsa nei confronti di ciò che va dicendo il tipo.

Che dire? Noi di Civiltà Scomparse, personalmente, siamo dell’idea che questo prodotto video diffuso in Rete (tradotto in lingua italiana da TheINTERMATRIX) abbia origine proprio dai “piani alti”, o, per meglio dire, che sia stato suggerito da qualcuno proveniente da quei livelli.  Utlizzando un attore che ha proprio le  physique du rôle dell’ “uomo che vi piacerebbe odiare”, una specie di canaglia WASP in giacca e cravatta, ma che riteniamo sia più parente di David Icke – altro strano, ambiguo tipo – che di qualcuno dei Rockefeller o di George Bush senior.

Possiamo anche permetterci di pensare che SIANO TUTTI D’ACCORDO TRA LORO. Come, già da un certo tempo, sospettiamo.

Questo video, perciò, come lo possiamo definire? Forse una specie di piccolo tassello di un progetto di “demolizione controllata dello status quo che mira allo screditare l’attuale ordine – giunto ora alla sua crisi storica dopo due secoli e mezzo di spadroneggiamento – le cui caratteristiche fondamentali sono più o meno quelle elencate nel video, le quali hanno raggiunto questa loro forma recente in seguito a una determinata timeline, che ha preso slancio nel corso degli ultimi cento anni seguendo determinate tappe, in particolare dopo la prima, la seconda guerra mondiale preceduta dalla crisi economica, l’uccisione dei Kennedy, lo sganciamento del dollaro dall’oro, la fine dell’impero URSS, la globalizzazione, la guerra al terrorismo e ora questa crisi finanziaria assurda, in contemporanee alle minacce militari verso il medioriente, la quale sembra proprio l’ultimo step prima che, prendendo a prestito una metafora felice del mio amico Mediter, l’ottovolante, dopo essersi rallentato e quasi fermato, cominci la sua discesa vertiginosa a precipizio.

Il discredito dell’attuale Ordine avrebbe dunque il compito di preparare la strada a un Nuovo Ordine, nato dalle macerie fumiganti di quello vecchio. E c’è persino qualcuno, come Marco Vuyet, il quale, passando attraverso una ricerca molto approfondita che dura da sei anni, è dell’idea che il Nuovo Ordine deve necessariamente essere preceduto dal rovesciamento della piramide del potere occidentale – costruita e mantenuta nel corso di millenni – nel giro di relativamente poco tempo, seguendo il processo dialettico “TESI = edificazione della piramide – ANTITESI = crollo della piramide – SINTESI = Nuovo Ordine seguito dal caos del crollo. ORDO AB CHAO, ordine dal caos.

Processo reso graficamente con l’enneagramma, detto anche segno di Salomone, o stella di David.





Appunti sparsi tratti dal mio quaderno

20 04 2012

Ho deciso di rendere partecipe il pubblico di Civiltà Scomparse di una serie di appunti presi direttamente da uno dei miei quaderni. In un certo senso, tra le righe, avevo già – più o meno consapevolmente – deciso che questa roba scritta a mano sarebbe finita sul blog, basta leggere l’inizio.

Schiavi della tirannia finanziaria

Tutto ciò che sto per scrivere si basa su impressioni non razionali e quindi i cosiddetti esperti possono benissimo passare oltre.

[Iniziamo col dire che] non ce li vedo Gingrich o Romney come “presidenti degli Stati Uniti”. Ciò che mi fa un po’ pensare è che ultimamente ho sognato diverse volte una figura che somigliava, o identificavo, con Gingrich. In un’occasione, invece, devo aver sognato il mio articolo di settembre su “Ron Paul prossimo presidente USA” che perdeva valore perchè Paul non diventava presidente. E poi c’è Obama. Fin dal suo avvento ho percepito come fosse la “reincarnazione” di Gorbaciov. Perciò – a meno che le mie intuizioni irrazionali siano sballate – non so davvero questo anno elettorale come andrà a finire. Potrebbe crearsi anche una situazione somigliante al novembre 2000. Una fine di ciclo che risuona con diversi anni. Gli ultimi sono stati 2000 – 2006 – 2008 [e si potrebbe tornare indietro fino all’antichità, fino all’epoca dell’Impero romano nei primi anni dell’era cristiana]. Avverto come tutto ciò c’entri con la “tirannia finanziaria.”

Sandro Pascucci ha cominciato a parlare di “signoraggio” e “riserva frazionaria” nel 2005, Joseph Ratzinger è salito al più alto scranno del Vaticano, col nome di Benedetto XVI nello stesso anno, Ahmadinejad pure è stato eletto “presidente della repubblica islamica dell’Iran” nello stesso anno.

George W. Bush ha cominciato il suo secondo mandato nello stesso anno.

Il “blog di Beppe Grillo” è iniziato nello stesso anno.

You Tube è stata lanciata nello stesso anno.

E, nello stesso anno, ho cominciato a dare gli esami al “corso universitario delle figurine”, con un “24” firmato da quel tipo giovane dagli occhi ingranditi mostruosamente dalle lenti degli occhiali, come succedeva a Ugo Tognazzi (il “maestro cremonese della besciamella”) in certi film della commedia all’italiana nei sixsties, durante gli anni clamorosi del boom.

All’inizio dello stesso anno – quando nessuno in giro parlava ancora di “crisi economica” e c’erano ancora Ciampi, Chirac, Sharon, Blair, Greenspan…- avevo “divorziato” da Luca e Paolo, dopo aver mangiato troppi salumi la notte di capodanno, e un tramezzino – termine inventato da Gabriel D’Annunzio – la mattina dopo prima di prendere il treno per Genova, da Torino, treno dentro cui è successo il fattaccio. Qualche giorno avanti, il 26 dicembre 2004, c’era stato lo tsunami che aveva colpito una vasta zona del sud-est asiatico, dall’India alle coste orientali dell’Africa. Da tutto ciò ne deriva che, con facilità, quel 2005 posso vederlo come un “anno portale“, secondo la definizione di Mediter. [Inoltre], le lezioni di semiotica tenute da Roberto Pellerey – allievo di Umberto Eco – le avevo concluse prima del 26 dicembre 2004.

Vari avvenimenti che convergono. Ma quando ci potrà di nuovo essere un “avvenimento internazionale”, degno di un'”edizione straordinaria” del Tg1, di quegli avvenimenti [tradizionalmente] riportati da Negue su AltroGiornale?

Da piccolino, non so bene per quale esatta ragione, ero attratto dall’anno 1982. L’anno di John Rambo e di quando avevo iniziato la prima elementare (stavo per scrivere la “prima guerra mondiale.”)

Ciò che avevo letto esattamente dieci anni fa, nel 2002, su quel sito TerraVista, in un italiano direttamente tradotto dal portoghese con strumenti informatici, il quale aveva come titolo, come uno dei titoli delle pagine: “Hanno deciso, la guerra nucleare è l’unica soluzione”, accompagnato da un’immagine .gif in movimento di un fungo atomico che esplodeva. Riguardava la Guerra Del Kosovo, durata da marzo a giugno 1999, una campagna di bombardamenti aerei e navali sulle città della Serbia, compresa la capitale Belgrado. Azioni guidate dal generale [NATO] Wesley Clark, di una violenza bellica terribile, che nella località di Pancevo avevano anche fatto esplodere una fabbrica chimica. La Russia, la Bielorussia e la Cina erano contro tutto questo. Persino il giornalista neocon Christian Rocca, anni dopo, parlando di Massimo D’Alema (implicato in questo crimine), aveva scritto che non si trattò di una “guerra umanitaria” (come i mass media dell’epoca l’avevano spacciata) ma di un conflitto [schiettamente] geopolitico.

[Dunque], su quel sito TerraVista, portoghese, ora scomparso da internet, veniva paventata la decisione – da parte del gruppo delle nazioni più ricche del mondo, quelle dell’80% delle risorse – di scatenare una guerra a colpi di BOMBE H, dentro i missili intercontinentali dentro i silos, contro la Russia del 1999 – la quale avrebbe contrattaccato con i suoi missili ICBM – Russia del 1999 (nella fase in cui Eltsin cambiava i suoi primi ministri come fazzoletti di carta) che certi giornalisti confondevano con l’URSS, e una volta anche mio papà c’era cascato.

[Su quel sito, TerraVista] si parlava anche di come i superstiti di questa guerra mondiale termonucleare, scatenata a partire dalla guerra del Kosovo, sarebbero diventati “schiavi tecnologici alla Terminator” dei Khazari-Sionisti. I Rothschild [col loro braccio armato, la NATO], le nazioni classiche dell’Europa occidentale, il Regno Unito e gli USA, e la loro potenza di fuoco contro la Serbia “comunista” di Milosevic, spalleggiata dalla Russia e dalla Cina. C’era un’aria alla Gog & Magog che gravava sul mondo. Con Israele che, in quell’occasione (poco più di un anno prima della “seconda intifada”) rimaneva defilato.

Quel documento di TerraVista – come ho detto, tradotto dal portoghese all’italiano tramite non so quale programma informatico – conteneva anche riferimenti al “Terzo segreto di Fatima” e al paragone con ciò che era successo decenni prima, ma nello stesso secolo, ovvero nel 1914, quando anche in quel caso tutto era partito dalla Serbia.

Bene. Per ora finisco qui perchè, in seguito, gli appunti si fanno più incomprensibili per voi, dal momento che trattano di cose troppo personali.