Carlo Calenda, ovvero Enrico Bottini, l’io narrante

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Dopo il Matteo Salvini diciassettenne partecipante al quiz di canale 5 “Doppio Slalom” e partecipante ventenne a un’altro quiz di canale 5, “Il pranzo è servito” e dopo il Matteo Renzi partecipante diciannovenne ad ancora un altro quiz di canale 5, “La ruota della fortuna”…l’ennesimo homo novus mediatico della politica italiana appartenente alla Generazione X, CARLO CALENDA, ci trasporta in una dimensione magica, simile a quella dei due Matteo concorrenti ai quiz tv delle mattine e dei pomeriggi degli anni Novanta e futuri segretari e presidenti: dimensione psichica simile perché vediamo come un uomo politico ora abbastanza sotto i riflettori mediatici, fu già in precedenza sotto i riflettori mediatici, e in giovanissima età ma, a differenza dei due Matteo, nel caso di Carlo Calenda c’è il “rischio” che il campo della fiction e quello della realtà si intersechino ulteriormente, provocando corto-circuiti archetipici e simbolici che possono auto-riflettersi in modo inatteso attraverso i decenni.

Una figura sotto i riflettori dei media che spargono la sua immagine e le sue parole per ogni dove a milioni di persone diventa qualcosa di somigliante più a un ASTRO che a una persona comune non famosa, un astro dunque in grado di influenzare la mente collettiva produttrice di archetipi e simboli i quali dalla fiction possono travasarsi nella realtà, quella realtà che però è costantemente filtrata dai mass media, oggi più che mai.

La realtà che crediamo tanto reale è contaminata da quella virtuale e il flusso informativo va nei due sensi e cose che si sarebbero concretizzate solo molto, molto tempo dopo già sono apparse in nuce molto tempo prima e, quando le abbiamo viste per la prima volta, non le abbiamo riconosciute come tali, non le potevamo in nessun modo riconoscere come tali poiché, naturalmente, all’epoca (perennemente distratti dalla nostra mente conscia e dall’emisfero cerebrale sinistro) non conoscevamo quel futuro che comunque, pur in stato embrionale e irriconoscibile, già era attivo ed emergeva in quel passato, a nostra insaputa.

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Matteo Salvini a “Doppio slalom”.
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Matteo Salvini a “Il pranzo è servito”.
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Matteo Renzi a “La ruota della fortuna”.

Quelle di Matteo Salvini e Matteo Renzi, come sappiamo, furono delle COMPARSATE mediatiche, il celebre “quarto d’ora di celebrità” di Andy Warhol, anche se si può dire che il futuro, in qualche modo, era televisivamente già apparso dentro quelle lontane puntate di “Doppio slalom”, “Il pranzo è servito” e “La ruota della fortuna”, era già apparsa la voglia di vincere (che si concretizzava in modo piano e sicuro) di Matteo Salvini ed era già apparso il “buttarsi a bomba in una piscina” di Matteo Renzi, prima di vedere se dentro la piscina in cui ci si butta c’è l’acqua oppure no.

Quindi nel caso di Salvini le risposte al quiz tv vengono date a colpo sicuro e tutte esatte mentre le risposte di Renzi sulle prime sembrano tutte sicure ma poi almeno una si rivela clamorosamente sbagliata. Embrionalmente (e televisivamente), ciò che è successo in questi ultimi anni ERA GIA’ SUCCESSO negli anni Novanta, anche se a magnitudine mooolto più ridotta e con mooolti meno telespettatori. E, come si è detto, all’epoca non ci si rendeva conto di ciò a cui si stava assistendo, solo un bel po’ di anni dopo ci se ne sarebbe resi conto, ex post si potrebbe dire.

Simile ma diverso il caso del terzo uomo appartenente alla generazione X della politica italiana di oggi, Carlo Calenda.

Qui passiamo dall’apatia, il cinismo e il grunge degli anni Novanta a quell’INCANTO e quella fiducia negli esseri umani e nei processi storici lineari che esisteva ancora in tv nell’anno 1984, reso celebre dall’omonimo libro di George Orwell, come tutti sanno. Esistevano ancora in prima serata sulla Rai sceneggiati televisivi girati su pellicola dal grande Luigi Comencini (il regista di Cercasi Gesù con Beppe Grillo, per inciso) e si rifacevano a un classico intramontabile della coscienza civile adolescenziale del post-risorgimento italiano, Cuore, anzi “IL LIBRO Cuore come fu quasi da subito intitolato l’omonimo romanzo dello scrittore onegliese Edmondo De Amicis. In questo caso, la futura celebrità politica italiana andò ben oltre il quarto d’ora visto che si trattava di uno dei personaggi principali assieme a Eduardo De Filippo per dire, un protagonista fatto e finito, calzato e vestito, comparso persino sulle locandine della videocassetta e sulla copertina del libro con più di cento illustrazioni.

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Carlo Calenda compare nella locandina della videocassetta di Cuore nel 1984.
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Carlo Calenda compare sulla copertina del libro Cuore, con più di cento illustrazioni. Ricorda in modo inquietante la copertina del libro con Matteo Renzi bambino uscito qualche anno fa in allegato a un quotidiano.

Il romanzo parla di alunni diligenti che scrivono diari al lume di candela dando del voi ai genitori, aule in cui si aggirano personaggi vestiti all’antica in un modo tardo ottocentesco (ricordiamo il maestro Perboni interpretato da Johnny Dorelli e la maestrina dalla penna rossa da Giuliana De Sio), onore e patria, Dio e famiglia, vicende familiari strappa-lacrime, il rischio della tbc sempre in agguato, scolari adolescenti indimenticabili come il forzuto e altruista Garrone (personaggio capace di addossarsi i torti di un compagno di scuola pur di salvarlo da una condanna ingiusta), il malefico Franti (che però poi si scopre avere alle spalle una situazione familiare agghiacciante), il già citato maestro di scuola, solo come un naufrago e sempre sofferente e intabarrato nei suoi paltò, la cui unica sua vera famiglia, dice, sono i suoi allievi…

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Elsa Fornero, la “maestrina dalla penna rossa” del libro Cuore.

Il narratore in prima persona del libro Cuore è l’alunno Enrico Bottini…ma leggiamo su Wikipedia:

Il romanzo è strutturato come il diario di un ragazzo di famiglia borghese, Enrico Bottini, che riporta sulla pagina episodi e personaggi della sua classe scolastica durante un anno in terza elementare, nell’anno scolastico 1881-82 presso una scuola di Torino e intervallato da “racconti mensili” del maestro elementare su varie storie sempre interpretate da fanciulli. L’ambientazione generale è la Torino dell’Unità d’Italia, nel periodo tra il 1878 (anno d’incoronazione del Re Umberto I) e il 1886 (anno della pubblicazione del libro); più precisamente gli eventi narrati sono ambientati fra il 17 ottobre 1881 e il 10 luglio 1882.

In pratica gli eventi narrati si svolgono all’incirca cento anni prima della messa in onda sulla rai dello sceneggiato tv. Enrico Bottini è un ragazzo borghese, che pare distinguersi per condotta, diligenza, obbedienza e – possiamo dirlo? – anche un po’ di mediocrità.

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Enrico Bottini interpretato da Carlo Calenda e la maestrina dalla penna rossa interpretata da Giuliana De Sio.

Lo sviluppo dell’anno scolastico è seguito in ordine cronologico, dal 17 ottobre 1881 al 10 luglio 1882: a ogni mese corrisponde un capitolo, in cui il diario di Enrico è intervallato da appunti dei familiari (padre e madre, solo una volta la sorella maggiore), che leggono le sue pagine e gli forniscono consigli di stampo etico e pedagogico utili per la sua crescita. A questi capitoli si aggiungono nove racconti, presentati mensilmente dal maestro di Enrico, che seguono le avventure, spesso con esito drammatico, di bambini italiani di varie regioni. Il diario termina con la notazione del trasferimento della famiglia e la perdita degli amici di Enrico, che dovrà frequentare la quarta elementare in un’altra città.

Il diario di Enrico Bottini viene intervallato da storie lette e dettate dal maestro – che ricordo sempre triste, tossicchiante e ricoperto di cappotti – storie riguardanti bambini delle varie regioni italiane, racconti spesso edificanti ma lacrimevoli: l’escursus in un’Italia triste e piena di problemi.

Lo sguardo del nostro Enrico è quello di un ragazzo qualunque, ligio al dovere, testimone di drammi in cui non vuole essere coinvolto ma solo descriverli con la sua penna, calamaio e carta assorbente. Nella sua classe c’è una vera e propria esplosione di tragedie e di individui ben distanti dalla media, nel bene e nel male (borderline si direbbe oggi) ma Bottini si limita a farne la cronaca tenendosene ben distante.

Ecco chi è il nostro eroe secondo Wikipedia:

Enrico Bottini, io narrante e protagonista della storia: è un personaggio senza nessuna “caratteristica” particolare, che non parla quasi mai del suo profitto scolastico. Dal testo si intuisce che è un allievo nella media, senza acuti ed entusiasmo particolare per lo studio; alla fine, quando vengono dati i risultati dell’anno, non si cita tra i promossi, anche se la mancanza di commenti da parte sua e dei suoi genitori lo lascia capire.

Capite? E’ SCONTATO che sia promosso, non viene nemmeno preso in considerazione il contrario ma non viene preso in considerazione non in una maniera gaiosa e trionfante bensì in una maniera triste, mediocre per via della sua piatta inevitabilità. “Anche quest’anno sono stato promosso…”, ma detto in modo quasi sconfortato.

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Enrico Bottini o Carlo Calenda?

Dunque da un po’ di anni a questa parte vediamo l’inedito fenomeno di personalità politiche già mediatizzate prima che i loro volti venissero noti sui mass media come politici, in precedenza non era mai successo. E’ un po’ come quei corpi celesti – per esempio Urano, Nettuno e Plutone – che furono già osservati retrospettivamente prima della loro scoperta ma non erano stati riconosciuti.

19 marzo 1915: Plutone fu fotografato per la prima volta senza riconoscerlo, quindici anni prima della sua scoperta da parte di Clyde Tombaugh.