Un pensiero sull’ ignoto infinito del’ Oltre

Ed eccomi di nuovo qui, con una delle mie riflessioni personali…le mie sono sempre molto simpatiche, sarcasticamente parlando, perché non sono capace di fare small talk io, devo sempre parlare di qualcosa di grande e importante, di profondo e intangibile, qualcosa di irreversibile come andarsene verso l’ Oltre.

Si, avete capito…intendo la Fine, la Dipartita, in sostanza, la Morte. E’ una mia reazione questa ai recenti eventi locali, che non possono non farmi riflettere, pur da un luogo molto lontano perché non ne sono coinvolto direttamente, e teoricamente non sono mai stato colpito direttamente da eventi del genere se non dalla morte di nonni o zie…

Sono nato mentre il mio onomimo nonno stava più verso di la che verso di qua, ancora prima dei 60 anni, per poi morire più o meno un anno esatto dal giorno in cui venni concepito…quindi in qualche modo qualche lieve imprinting c’è stato…anche solo sepolto dentro qualche arcano angolo della mia mente…

Ho conosciuto la morte in uno dei giorni più caldi della storia, nel pieno di Agosto 2003, alla giovane età di 13 anni, e anche se era una zia incapace di comunicare in modo coerente per problemi di nascita, ne sono rimasto abbastanza spiazzato…non importa quanta luce ci fosse in quei giorni, per me era tutto buio…

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Per quanto riguarda la morte animale, si potrebbe dire che la prima vera esperienza e’ stata quella del mio piccolo merlo nero, che viveva sul terrazzo di casa mia, e che un giorno, di ritorno a casa, ho raccolto da morto, proprio il giorno in cui la baby sitter doveva venire a conoscerlo…

Ma una scena in particolare mi rimarrà impressa…il passerotto ferito che raccolsi una volta in Puglia, e portai a casa della nonna, e che durante il pranzo, sono andato a fare visita, e nel momento in cui arrivai da lui, il passerotto decise di andarsene li davanti a me…ho visto un corpo attivo diventare spento e inattivo…

La morte trasforma, scombussola tutti i legami umani, li cambia, li rinnova, li consuma, li confonde, li rafforza, li rompe…

Anche i conoscenti in un certo senso assumono quindi una dimensione quasi simbolica…come il ragazzo che fu mio compagno di classe per 8 anni ma che non ebbi mai modo di conoscere bene, che nel giorno in cui se ne andò, incontrai e osservai per qualche minuscolo secondo in centro città…ricordo ancora come era vestito…e lo sguardo…e poi la mattina dopo mia madre mi informa della sua morte…

E’ una cosa decisamente sconcertante…E questo e’ il più vicino dei modi in cui la morte mi abbia in qualche modo coinvolto…la morte mi ha sfiorato, forse più vicino di tutte quelle volte in cui ho rischiato grosso sulla bicicletta…e ne sono stato cambiato…perché da allora, ogni persona intorno a me può andare via, e ogni persona ha un tempo, un tempo da usare al meglio dei modi, perché poi non si sa…

Sono ancora convinto che tutto va esattamente come deve andare, che nonostante la certezza Dell’ ingiustizia della morte, c’è qualcosa sopra tutti noi, al di la di tutti noi, che crea delle storie, che non è’ cattivo, ma e’ soltanto un maestro, un designer delle vite del mondo, e insomma io credo che ci siano delle cose destinate ad accadere, perché la morte e’ in se’ l’ ultimo evento di tutti noi, il momento in cui la nostra realtà cambia per sempre, ma la morte NON è’ la fine, e’ una transizione, e ci sono cose, cose buone, cose che sono ora ai più incomprensibili, ma che un giorno tornando indietro con la mente, si capiranno, che non avrebbero avuto modo di accadere fossero le cose andate in modo diverso…

La mia storia e’ cambiata dopo queste cose, il mio modo di pensare e’ stato quasi del tutto eroso via e plasmato a nuovo da questi eventi…

La morte ha un effetto smascheratore di tutte le ipocrisie, di tutte le innaturali barriere che poniamo verso il mondo, perché può essere capace di unire chi non era unito, e di avvicinare chi aveva bisogno di essere avvicinato.

Noi abbiamo, tutti noi, bisogno di riflettere, di crescere ed evolverci mentalmente, psicologicamente, filosoficamente, e arrivano momenti e periodi nella vita in cui dobbiamo sederci un attimo, e prendere coscienza di questa vita sfrenata e veloce che abbiamo , e fermarci, prendere fiato, pensare, perché il pensiero crea, il pensiero e’ tutto ciò che rappresenta noi stessi, perché non siamo altro che il nostro pensiero…

La mente non ha confini, non ha un luogo vero, c’è, c’è e basta, e non e’ detto che sia nata nel giorno in cui siamo stati concepiti, e non e’ quindi nemmeno detto che non possa continuare a esserci anche quando il corpo la libera e la lascia andare…