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Civiltà Scomparse – Il Punto Zero
Tra la linea retta dello spaziotempo e la spirale frattale del tempospazio
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Prossimamente potremo avere a che fare con una serie di eventi d’impatto, i quali potrebbero culminare in un terrore collettivo, planetario, ben pubblicizzato da ogni mass media!
Ovvero il momento in cui due potenze nucleari possono essere vicine a uno scambio di missili intercontinentali, magari in seguito a uno scontro armato convenzionale o l’esplosione di una bomba atomica tattica di bassissima potenza.
E’ possibile che questo rischio lo si sia corso più di una volta nel recente passato, anche se tenuto volutamente nascosto, appunto per non spaventare la platea planetaria.
Del resto, il terrorismo è tale – oggi – quando il terrore scorre attraverso i mass media. Se, per esempio, delle persone muoiono per atti terroristici ma pochi lo vengono a sapere, il qui prodest dell’atto terroristico non può esserci.
Oggi, per avere successo, il terrorismo ha bisogno della radio, della tv, dei giornali e di internet. Senza di questi il terrorismo non può esistere. Se anche decine di migliaia di persone muoiono ma pochi lo vengono a sapere, l’obiettivo è mancato.
Lo devono sapere TUTTI!
E se, dunque, qualcuno decidesse che è il momento di provocare uno shock collettivo, in cui viene fatto sapere al pubblico di tutto il mondo di essere sull’orlo di una guerra nucleare intercontinentale?!
Comunque, secondo la teoria dei ricorsi storici degli ultimi anni, tenendo conto di ciò che è successo (anzi, di ciò che è stato amplificato dai media) la serie di eventi dovrebbe coinvolgere (la rosa non è molto amplia, se ci fate caso):
– Aerei in volo, aerei scomparsi e/o distrutti;
– Navi o sottomarini distrutti/affondati/scomparsi;
– Un’attacco/sparatoria ben pubblicizzato;
– Qualcosa riguardante la satira o il connubio politica-pornografia;
– Una guerra annunciata ripetutamente;
– Qualcosa che metta in cattiva luce una religione o un movimento politico;
– Risultati elettorali sorprendenti/inattesi/contestati/problematici;
– Un disastro a una centrale nucleare, o qualcosa del genere/disastro ecologico/black out;
– Tentativi di salvataggio di persone riusciti/falliti;
– Turbolenze/scandali/crolli finanziari esposti ai quattro venti;
– Terremoto/eruzione vulcanica/tsunami/meteorite;
– Rischio epidemia/pandemia ben strombazzato;
– Una ribellione di massa violenta/guerra civile, ben pubblicizzata;
– Bombardamenti che hanno eco sui mass media;
– Manifestazioni pacifiche che finiscono in violenza;
– Arresto/morte/ferimento/dimissioni di una personalità pubblica.
Ognuno di questi tipi standard di eventi ripetuti pubblicizzati è sempre a maggiore o minore magnitudine rispetto a eventi simili del passato.
Se ci pensate bene, la rosa dei possibili eventi d’impatto sulle coscienze (anzi, sulle MENTI, per dirla più propriamente) attraverso i mass media non è che sia dunque molto ampia, e – di norma – riguarda sempre qualcosa di traumatico.
E le “possibili conseguenze future di quello che è successo/succede.”
Si tratta quasi, infatti, d una specie di “violenza psicologica” di massa quella perpetrata dai media e, dirò, non solo quelli ufficiali ma anche quelli alternativi.
Il fuoco dev’essere sempre ben acceso per far sì che l’acqua (la mente collettiva) continui a bollire e non sia mai tranquilla.
Nell’ottobre 1962 vi fu la Crisi di Cuba: il momento della Guerra Fredda in cui – ci viene detto da sempre – le due superpotenze contrapposte dell’epoca USA e URSS andarono più vicino che mai alla guerra calda termonucleare. Il tutto venne ben monitorato dai mass media giorno dopo giorno per quei dodici giorni dell’ottobre ’62; altri momenti di rischio atomico vi furono negli anni e decenni seguenti: quando nell’ottobre 1973 gli USA alzarono il livello di allarme nucleare come risposta alla minaccia di intervento dell’URSS nella guerra dello Yom Kippur tra Israele e paesi arabi…anche allora questo rischio fu pubblicizzato dalla stampa, però senz’altro in modo molto meno incisivo e drammatico rispetto alla Crisi di Cuba di undici anni prima. Invece, dieci anni dopo, nel 1983 – nonostante si fosse già nel pieno di una tensione dovuta ai missili tattici contrapposti in Europa tra l’est e l’ovest – l’altissimo rischio di guerra atomica durante l’esercitazione NATO Able Archer (che fu interpretata male dai sovietici) non venne per nulla fatto sapere dai mass media dell’epoca alla popolazione ignara, così come anche (poche settimane dopo la distruzione da parte di un caccia sovietico del volo di linea sudcoreano KAL 007) nel settembre ’83 vi fu un altissimo rischio di guerra nucleare dovuto alla mala interpretazione da parte dei sovietici di ciò che le apparecchiature radar credevano fosse un lancio di missili da parte degli USA quando ciò non corrispondeva alla realtà (erano solo i raggi del sole), e la catastrofe venne evitata per un soffio da un’ufficiale con un gran sangue freddo, per non dire altro. Un qualcosa del genere successe di nuovo dodici anni dopo, quando il lancio di un missile norvegese venne male interpretato dal monitoraggio dei computer delle forze strategiche della Russia.
Vi sono senz’altro stati altri momenti ad altissimo rischio: uno nel 1979, quando gli elaboratori della difesa strategica USA ebbero le traveggole e interpretarono i dati come un imminente lancio di missili da parte URSS; un congressista americano, il quale si trovava nella base in quel momento, ebbe un brutto quarto d’ora e ricordò in seguito il senso di panico assoluto che si respirava in quei momenti, e mi sembra di ricordare di averne letto un’altro di questi momenti rischiosissimi, accaduto probabilmente una decina di anni fa, secondo il libro “Il mito dell’11 settembre e l’opzione dottor Stranamore.”
Ebbene, tutti questi momenti ad alta tensione, nel momento in cui sono accaduti, sono stati ben tenuti celati dai mass media dell’epoca, e si son venuti a sapere bene solo in un secondo tempo.
Il pubblico, ignaro, aveva questa spada di Damocle che stava per abbassarsi velocissimamente sul suo capo, ma nessun servizio giornalistico ebbe cura di informarlo (e terrorizzarlo), anche perchè, se i missili partono, il preavviso è di pochi minuti, e la catastrofe si abbatte su milioni di persone senza che vi sia alcuna notizia che lo annunci, solo il suono delle sirene, ma ormai è troppo tardi.
A tutt’oggi, nonostante la fine della contrapposizione storica USA/URSS e ai vari trattati di limitazione degli armamenti, vi sono ancora molti missili intercontinentali nei silos pronti per essere lanciati e, dunque, il rischio della catastrofe atomica non è scongiurato. E tutti, in modo più o meno vago, lo sanno.
Negli ultimi anni, il fuoco della tensione internazionale è sempre stato fatto bollire, soprattutto dal sistema dell’informazione e della comunicazione e – ultimamente – queste tensioni riguardano proprio potenze nucleari.
Ciò che mi chiedo è questo: se due potenze continentali armate di missili atomici arrivano allo scontro diretto con armi convenzionali, si avrà cura di non farlo sapere alle agenzie di informazione, o minimizzarlo molto (come pare sia, per esempio, accaduto durante l’affondamento del sottomarino russo Kursk nell’estate 2000, colato a picco – secondo certe ricostruzioni – da un’unità NATO) per evitare, appunto, che il vortice della guerra – dovuto alle imprevedibili reazioni della gente – si avviti su se stesso e giunga allo scontro nucleare, oppure (a differenza di tutte le altre volte) si vorrà fare terrorismo, pubblicizzando il più possibile lo scontro diretto tra le forze militari di due potenze nucleari?
Perchè l’informazione fa parte dell’arsenale bellico: se nessuno sa che siamo a un passo dalla guerra nucleare (come è già avvenuto in passato, si è detto) la reazione del pubblico è ovviamente nulla – visto che è ignara – ma se venisse pubblicizzato dai mass media che siamo davvero a uno sputo dallo scontro nucleare?
E quindi torniamo al discorso di prima: il far sapere al pubblico che l’umanità è sull’orlo del precipizio, davanti a un evento a potenziale livello estinzione, sarebbe l’OPERAZIONE TERRORISTICA SUPREMA, qualcosa che va ben al di là di quella quindicina di eventi standard elencati in precedenza.
Questa esperienza di pre-morte di massa sarebbe una specie di esperienza di picco collettiva (la quale mostrerebbe più il potere della comunicazione/informazione che delle armi nucleari) e le conseguenze di ciò non possiamo prevederle ma solo congetturarle.