Il Moloch, la palla di fuoco di Atlantide e il Re per una notte

13 11 2019
Statua dell’antico dio dei sacrifici di bambini esposta davanti al Colosseo a Roma.

Moloch al Colosseo: riflessione su simboli, significati, cospirazione e occultismo

La divinità taurina (originaria dell’epoca precessionaria della costellazione del Toro – più di seimila anni fa – dove sono situate le Pleiadi) come appare nel film di più di cent’anni fa, “Cabiria”, un kolossal italiano del muto.
Il “Moloch” a cui vengono sacrificati umani, come appare in Metropolis, un film fantascientifico dell’epoca del muto.

Avvengono ancora sacrifici umani di massa?

Ai moloch dei film del muto “Cabiria” e “Metropolis” vengono date in pasto masse di umani…come pegno per poter continuare a fare andare avanti un’intera civiltà basata sul sacrificio?…

Pink Floyd “The Wall”
Pink Floyd, “The Wall”.
Bafometto (altra divinità cornuta come Moloch, Baal, Giove Ammon) vicino al duomo del Campidoglio di Washington.
Gigantesco murales nella città di San Francisco dedicato alla giovanissima pasionaria ambientalista Greta Thumberg: da perfetta sconosciuta a oggetto di culto della personalità nel giro di un anno!
Altro gigantesco murales a Bristol della “grande sorella” Greta Thumberg, immersa “nell’assenzio” fino oltre il collo.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/11/03/lincendio-maria-e-la-sequenza-assenzio/

I mass media ci dicono che gli ammalati d’asma peggiorerebbero il cambiamento climatico a causa delle loro terapie a base di spruzzatori…
…e la piccola star di Broadway Laurel Griggs muore a tredici anni a causa di un massiccio attacco d’asma poco tempo dopo…
La calamità di epiche proporzioni intitolata “Terminator destino oscuro”, interpretata da una donna, sta perdendo al botteghino più di centoventi milioni di dollari.
Il trio protagonista di “Terminator destino oscuro”.

https://it.wikipedia.org/wiki/Terminator_-_Destino_oscuro

E’ avvenuto un “High School Scare” ad Halloween 2019, presso gli alti studi di arte e business a Corona nel Queens di New York. Un tempo quello era un posto dove si giocava a bowling, poi venne cambiato in un posto in cui si studia. Un quattordicenne travestito da Joker ha minacciato una sparatoria nel doposcuola.

Corona = crown 
“Corona” nel Queens, ciò ci fa pensare si alla regina ma ovviamente anche al “king,” a un re per caso, come nel sotto-plot dark in Joker coinvolgente Robert DE NIRO [Italian: southern variant of Nero, from niro, niru ‘black’ (Latin niger)]. Il “King of Comedy” [titolo italiano “Re per una notte”, opera di Martin Scorsese], In “Joker” De Niro ritorna indirettamente al suo precedente film.
“Re per una notte”, un film della stessa “famiglia”, si può dire, a cui appartiene “Una poltrona per due” di John Landis, girato nello stesso 1983 di “King of comedy”; “Una poltrona per due” è una commedia avente la caratteristica di essere stata finora trasmessa decine e decine di volte la vigilia di Natale anno dopo anno su Italia 1.

https://www.lastampa.it/spettacoli/2015/12/24/news/perche-a-ogni-vigilia-di-natale-c-e-una-poltrona-per-due-su-italia-1-1.37634758

https://www.facebook.com/lvdnconunapoltronaperdue/

“Una poltrona per due” su Italia Uno, una delle poche sicurezze della Vigilia di Natale

Mi sa che “Una poltrona per due” è ormai diventato una specie di profezia che si autoavvera e anche quest’ anno sicuro che verrà programmato il 24 dicembre, alla vigliia di Natale.

https://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2018/12/25/news/una_poltrona_per_due-215101589/

Se gli incassi di “Terminator destino oscuro” si sono inabissati, in compenso “Joker” ha macinato record di incassi e, mi viene da dire, giustificatamente.

Una poltrona per due… E chi sarà il joker ovvero il “re per una notte”?

https://www.italiaoggi.it/news/papa-bergoglio-non-e-purtroppo-in-grado-di-controllare-le-parole-2384798

https://www.huffingtonpost.it/entry/ce-chi-vuole-le-dimissioni-del-papa-dentro-e-fuori-la-chiesa-ma-lui-non-le-dara_it_5d5bde6fe4b0d1e11367f088

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/papa_francesco_complotto_dimissioni_stragegia_ultime_notizie-4686089.html

L’attuale crisi della Chiesa Cattolica (si parla persino di “bancarotta”, di “conti in rosso”), talvolta esce fuori da qualche angolo dei mass media che potrebbe avere come esito le dimissioni di papa Francesco, il quale sarebbe il primo papa della storia dimissionario dopo un altro papa a sua volta dimissionario. Ipotizzando un “papa di emergenza” dopo il secondo papa dimissionario di fila, costui potrebbe finire alla guida della Chiesa persino senza essere prima eletto da un conclave, dal momento che magari la gravità della situazione sarebbe tale da richiedere persino questo inusitato strappo alla regola che non succedeva da secoli. Visto che il papa sostitutore del dimissionario Bergoglio non sarebbe quindi uscito da un conclave, non prenderebbe nemmeno il nome pontificale e lascerebbe il suo nome di battesimo, altra cosa che non succede da secoli.

La “profezia di Malachia” della lista dei papi ognuno con un suo soprannome specifico, ci dice che alla fine di questa successione, il cosiddetto “ultimo papa” è nominato “Pietro II” (ovvero colui che conclude la serie iniziata tradizionalmente con l’apostolo Pietro) ma guarda caso il “papabile” – è proprio il caso di dirlo – attuale segretario di stato vaticano cardinale Parolin, come nome di battesimo ha proprio PIETRO.

Pietro “Romano”, l’ultimo difensore della curia di Roma.

E “dovrà durare poco” ci dice Malachia o chi per lui.

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Palla di fuoco atlantidea


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C’è stato un addizionale “segno dal cielo” ad accompagnare il transito di Mercurio di ieri (11 nov.) sotto la forma di una palla di fuoco sopra St. Louis nel Missouri

La meteora che ha illuminato il cielo di St. Louis

…sottolineando il tema “atlantideo” in cui procediamo – vedere per esempio “Dorian’s Atlantean Portal”  – così come St. Louis è soprannominato “Il portale per l’ovest” riflettendo le colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra), letteralmente il portale più a ovest del vecchio mondo oltre il quale, secondo Platone, una volta esisteva Atlantide.

Assieme al ponte sul “Golden Gate” di San Francisco all’estremo ovest americano, St. Louis e il suo arco-portale sono in effetti un “portale per Atlantide“.

Portale per Atlantide, la ricerca delle fonti di una civiltà scomparsa.
Il Cile, teatro di violenti e massicci disordini negli ultimi tempi.

Questa combinazione, Atlantide e una roccia spaziale, è esattamente ciò che abbiamo visto in quest’anno “dell’assenzio” al  Super Bowl di “Atlanta/Atlantis” – un super presagio che stiamo evidenziando più e più volte quest’anno.

Un potente segnale.

Guardate indietro nel passato, con tutti i suoi imperi che sorgono e cadono, e prevederete il futuro.

Marco Aurelio

Coloro che non conoscono la storia sono condannati a ripeterla

Edmund Burke

Il progresso, lungi dal consistere in cambiamenti, dipende dalla ritenzione. Coloro che non possono ricordare il passato sono condannati a ripeterlo.

George Santayana

Coloro che dimenticano il passato sono condannati a ripeterlo.

Sara Shepard

Quelli che falliscono nell’imparare dalla storia sono condannati a ripeterla.

Winston Churchill

Ho una notizia per il signor George Santayana: siamo condannati a ripetere il passato qualunque cosa accada, ecco cosa significa essere vivi.

Kurt Vonnegut

La storia non si ripete, ma spesso fa rima con se stessa.

Mark Twain

Atlantean fireball

http://copycateffect.blogspot.com/2019/11/JokersWild.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+TwilightLanguage+%28Twilight+Language%29

https://secretsun.blogspot.com/2019/11/so-this-happened.html





L’incendio Maria e la sequenza assenzio

3 11 2019

E’ dall’estate passata che Teoscrive illustra con dovizia di particolari le possibili prove di una precognizione collettiva (attiva da anni ormai) riguardante qualcosa di tremendo che coinvolgerà il mondo di Walt Disney nel prossimo futuro: Teoscrive è giunto alla conclusione che la premonizione collettiva (consistente in una grande pluralità di immagini in cui si associano Topolino & co al nucleare e ai disastri) tratta di un attacco terroristico con bomba atomica “sporca” (oppure rubata) il quale attacco potrebbe avvenire o negli USA a Disneyland/Disneyworld o – secondo lui molto più probabilmente – ad Eurodisney vicino Parigi, e in quest’ultima città l’unico obiettivo non sarebbe solo Eurodisney, seguendo anche le tracce di ciò che da tempo espone l’utente Cieux nel forum di Nibiru 2012.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/08/13/paragone-fra-9-11-predictive-programming-e-attacco-nucleare-a-disneyland-predictive-programming/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/08/16/il-bizzarro-mistero-dello-zeitgeist-nucleare-della-disney-e-l-imminenza-di-un-11-settembre-nucleare-radiologico/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/10/06/un-ingombrante-complesso-precognitivo-influenza-gli-artisti-da-decenni-la-disney-avra-il-suo-11-settembre/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/10/11/i-cicli-storici-parlano-chiaro-tutte-le-strade-portano-a-parigi/

Solo un esempio fra i tanti delle decine e decine di immagini Disney “nucleari” trovate da Teoscrive realizzate dai più disparati grafici e artisti: sono la testimonianza di una precognizione collettiva di un attentato terroristico nucleare o comunque qualcosa di molto brutto che avverrà coinvolgendo il mondo Disney forse modificandone per sempre lo zeitgeist?

Mi inquieta un po’ vedere come Goro Adachi di Super Torch Ritual sta percorrendo dei pattern in cui certe affinità con quelli di Teoscrive e Cieux sono evidenti.

Wormwood Sequence Update

Numerosi incendi continuano a bruciare in California. Questo è particolarmente intrigante …

https://www.fanpage.it/esteri/california-allarme-rosso-estremo-per-gli-incendi-non-era-mai-successo-diversi-vip-evacuati/

http://www.dailyviewsonline.com/economia/Maria-nuova-di-Fuoco-esplode-in-California-La-fine-non-e-ancora-in-vista-h24630.html

California – Video dell’inizio dell’incendio “Maria”

… un incendio chiamato Maria Fire che brucia a nord-ovest di Los Angeles

… innescato nelle ore serali di giovedì 31 ottobre 2019, ha già consumato ben oltre 4.000 acri (16 chilometri quadrati) nelle sue prime ore di combustione. Nonostante i primi pompieri abbiano agito in modo lesto, l’incendio è esploso rapidamente a causa di un forte vento che si stava verificando nell’area di Santa Ana durante la sua accensione.

L’incendio “Maria Fire” è iniziato ad Halloween vicino alla città degli angeli (caduti) con l’aiuto dei “devil winds” (= Santa Ana), che il 2 novembre ancora infuriano mentre la nostra “November Sequence” è sottotraccia con il terzo e ultimo allineamento di Lucifero del 2019, che raggiunge il picco intorno a questo week end…

Allineamento di Lucifero

Ricordate che “Maria/Mary” può riferirsi ad “assenzio” (così come “Maria/Mary” può significare “mare di amarezza” corrispondente esattamente alla descrizione di “assenzio” che si trova nel libro della rivelazione); “assenzio” a sua volta può implicare “Chernobyl” significando “(comune) assenzio”. E “Chernobyl” è sinonimo di “disastro nucleare”…

Qual è il costo delle bugie?
Fotogramma tratto da “Chernobyl”: notevole il Topolino color assenzio.

…un motivo che ritroviamo anche nell’inchiesta di impeachment in corso nei confronti di Trump riguardante in primis le sue relazioni improprie con l’ Ucraina – lo stato in cui Chernobyl accadde.

In tal senso l’incendio “Maria Fire” non è connesso solo al “Devil/Lucifer Fire” ma anche al… “Nuclear Fire“. Un importante “segnale” che risuona pesantemente con l’articolo criptato “Nuclear Fire, Galactic Blackout” pubblicato ~17 ore prima  dell’inizio del “Maria Fire”.

In altre parole, la sequenza è tuttora in corso, abbastanza chiaro dalla nostra prospettiva di coerenza multicontestuale.

L’intero motivo dell’ “assenzio” fu prefigurato in febbraio al Super Bowl di Atlanta. In quei giorni  un sacco di gente prova a “decodificare” i “rituali” del Super Bowl. Tuttavia, come al solito,  Super Torch Ritual fu il solo che poteva decodificare in modo appropriato. Iniziando con la nostra anticipazione del tema “Deep impact”…

Il colore dell’assenzio.

…che è stata quindi seguita dalla nostra analisi/sintesi post evento, focalizzata su “Wormwood”/”Mary” (“Assenzio/Maria”) – così come in particolare su Leonardo Da Vinci.

La sequenza “Wormwood Deep Impact” in questione comincia con le trombe (trumps) che vengono suonate (video)…

8 Il settimo sigillo: i sette angeli. – 1 Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora. 2 Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe. […] 5 Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco preso dall’altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto.
Le prime quattro trombe. – 6 I sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle.
10 Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. 11 La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare.

Book of Revelation – chapter 8:

1 And when he had opened the seventh seal, there was silence in heaven about the space of half an hour.
2 And I saw the seven angels which stood before God; and to them were given seven trumpets. […]
5 And the angel took the censer, and filled it with fire of the altar, and cast [it] into the earth: and there were voices, and thunderings, and lightnings, and an earthquake.
6 And the seven angels which had the seven trumpets prepared themselves to sound. […]
10 And the third angel sounded, and there fell a great star from heaven, burning as it were a lamp, and it fell upon the third part of the rivers, and upon the fountains of waters;
11 And the name of the star is called Wormwood: and the third part of the waters became wormwood; and many men died of the waters, because they were made bitter.

…e poi una roccia proveniente dallo spazio colpì lo stadio del Super Bowl con una grande “VM” – “Virgin Mary” = “assenzio”.

Abbiamo anche anticipato una “shockwave” proveniente proprio dal 15 aprile che ha preso la forma di “Virgin Mary” (= Notre Dame) producendo fiamme in mezzo a Parigi.
 

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/04/10/la-misteriosa-morte-di-kurt-kobain-venticinque-anni-fa-e-sequenza-di-accensione-di-aprile/

L’Elisabeth Fraser, l’ ex cantante del gruppo musicale dreamwave “The Cocteau twins”, che tanto sincro-ossessiona Christopher Knowles di The Secret Sun, è spesso da lui nominata “Our Lady”.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/05/16/sincronismi-su-nerone-le-sibille-costellazioni-apocalissi/

In passato sul blog ci siamo occupati di Virginia Raggi, attuale sindaco di Roma, in relazione all’Apocalisse.

La foto da me fatta col cellulare il 10 giugno spinto da un impulso.

L’incendio di Notre Dame fu in effetti un “Maria Fire”. In più, il 15 aprile è stato non solo il cinquecentesimo compleanno di Leonardo Da Vinci ma anche il “Patriots’ Day” negli USA echeggiato dai New England Patriots vincitori del Super Bowl.

E così via.

Il punto è che noi non chiacchieriamo, noi dimostriamo. E che in novembre – e allo stesso modo in dicembre se non ancora di più –guarderemo molto da vicino la nostra “Wormwood sequence”, la “sequenza dell’assenzio”.

Vedere inoltre: https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/06/28/stay-tuned-20-luglio-2019/





Edizione straordinaria – occhio al 16 ottobre 2019 – topolino 3334

9 10 2019

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Sarà un vero numero zero dicono …il primo dopo il 3333 cioè 66 e 3 – 666

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Vertigo o l’Eterno Ritorno (2)

1 03 2015

Continua dalla parte prima:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2015/02/28/vertigo-o-leterno-ritorno-1/

Qui la versione originale:

http://2012diaries.blogspot.it/2015/02/eternal-recurrence-alfred-hitchcocks.html

“Ogni cosa è ritornata. La stella Sirio, questo ragno e i tuoi pensieri di adesso, e questo tuo pensare che tutte le cose ritorneranno.” Friedrich Nietzsche.

 

“…devono ancora incontrarsi, attrarsi, respingersi, baciarsi e corrompersi l’un l’altro, di nuovo…”

Il mito principale a cui vorrei guardare in relazione al film “Vertigo” è il concetto di Friedrich Nietzsche dell’eterno ritorno dello stesso, degli eterni ricorsi. In questo caso possiamo usare solo vagamente il termine “mito” perchè le idee relative all’eterno ritorno prendono varie forme. Nozioni di eterno ritorno di un certo tipo predominano in molte antiche, mitiche visioni del mondo, dal momento che queste furono fondate su nozioni cicliche piuttosto che lineari del tempo. Variazioni dell’idea emergono nelle speculazioni mitico-filosofiche dei greci, in particolare quelle di Eraclito, Empedocle e i Pitagorici. Nel periodo in cui visse Nietzsche, nell’immaginario dell’Occidente, la nozione di tempo ciclico era stata largamente rimpiazzata dal tempo lineare, narrativo, della Cristianità, sebbene l’eterno ritorno venne occasionalmente discusso come se si trattasse di una teoria cosmologica fisica, la quale funziona seguendo l’ipotesi che la materia finita in un tempo infinito, ripeterebbe inevitabilmente le stesse configurazioni ad infinitum. (Tale idea è espressa, per esempio, dal poeta e saggista Heinrich Heine: “Per quanto riguarda il tempo, esso è infinito, sono gli esseri nel tempo, i loro corpi concreti ad essere finiti. Tuttavia, adesso, può passare lungo tempo, secondo le eterne leggi che governano questo eterno gioco di ripetizioni, tutte le configurazioni che sono precedentemente esistite su questa Terra devono ancora incontrarsi, attrarsi, respingersi, baciarsi e corrompersi l’un l’altro, di nuovo…”)

Ciò che Nietzsche fece con questa idea, normalmente espressa in modo astratto o generico, è stato quello di renderla immediata, particolare e crudamente personale. L’idea sembra aver energicamente colpito il filosofo nel 1881, mentre stava facendo una gita nei boschi presso il lago di Silvapiana, e in seguito avrebbe occupato un persistente sebbene particolare significato nel suo lavoro. Il suo famoso discorso ne “La gaia scienza” è una specie di modo di pensare sperimentale:

Cosa succederebbe, se un giorno o l’altro, mentre sei nella più solitaria delle solitudini, un demone rubasse la tua attenzione dicendoti: “Questa vita che ora stai vivendo e hai già vissuto, dovrai viverla ancora una volta e innumerevoli altre volte, e non ci sarà nulla di nuovo in essa ma ogni dolore e ogni gioia, ogni pensiero e sospiro e ogni cosa, indicibilmente grande o piccola, nella tua vita, dovrai riviverla, e tutto nella medesima successione e sequenza? – anche questo piccolo ragno e questo chiaro di luna tra gli alberi, e questo momento e me stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza è rovesciata ancora e ancora e tu con lei, un granello di sabbia.”

Nietzsche e il suo demone misero chiaramente a nudo al lettore ciò che, in altri tempi, era mostrato come un rompicapo, magari un’idea illusoria. L’idea dell’eterno ritorno, espressa in questa maniera, pone un gran peso esistenziale su ogni dettaglio della nostra vita, su ogni nostra azione, dalla più piccola alla più significativa.
Normalmente, noi buttiamo via una grande quantità di tempo sulla base del fatto che, a tempo debito, eseguiremo le azioni significative, caratterizzanti, della nostra vita, che non siamo ancora riusciti a compiere. Noi siamo abitualmente – come asseriva la scuola di Gurdjieff – dei dormienti, ipnotizzati dal posporre sempre in avanti ciò che consideriamo essere come “La Vita Reale.”
Il concetto di Nietzsche può dunque essere visto come un tentativo di scuotere il lettore dalla sua abituale condizione di trance letargica e costringerlo a contemplare il valore e la dignità della sua esistenza, nella sua dimensione passata e in quella più immediata.

Ai tempi di Nietzsche, il valore e la dignità della vita era largamente considerato come materia da essere giudicata nell’eternità dell’Aldilà. Naturalmente, per il fiero ateo che era Nietzsche, l’idea del giudizio post-mortem era puro anatema, e pensava che consolazioni metafisiche di questo tipo fossero un’abbietta svalutazione della vita in questo mondo. “Parlare di “un altro mondo” rispetto a questo, è abbastanza inutile, a condizione che l’istinto per la diffamazione, la denigrazione della vita non sia forte dentro di noi, in questo caso ci vendichiamo in vita per mezzo della fantasmagoria di “un’altra”, una “migliore” vita.” (Crepuscolo degli idoli.)

L’eterno ritorno può dunque essere visto come un concetto attraverso cui Nietzsche rigira su se stessa la “fantasmagoria” del giudizio post-mortem: un’eternità secolare i cui paradisi e gli inferni si fanno ogni giorno e in ogni momento della nostra vita, perchè essi solo costituiscono la nostra esistenza, adesso e nell’eternità. Ciò, in ogni caso, è come il concetto viene comunemente inteso, ma non c’è mai stato un consenso: per qualcuno, l’eterno ritorno è una specie di dottrina da prendere alla lettera, per altri un segno dell’incipiente follia di Nietzsche. Qualunque sia il caso, l’idea mantenne un fascino particolare nella sua mente, muovendolo a un tipo di poesia che talvolta fa venire in mente Lord Dunsany e qualche altro strano scrittore dello stesso tipo:

La tua intera esistenza, allo stesso modo di una clessidra, sarà sempre invertita e ricomincerà sempre da capo – un lungo lasso di tempo trascorrerà fino a che quelle condizioni da cui si erano evolute, torneranno nella ruota del processo cosmico. E dunque ritroverai ogni dolore e ogni piacere, ogni amico e ogni nemico, ogni speranza e ogni errore, ogni filo d’erba e ogni raggio di sole ancora una volta, e l’intero tessuto delle cose che compongono la vostra vita. E in ognuno di questi cicli della vita umana ci sarà un’ora dove, per la prima volta uno, e poi molti, percepirete il potente pensiero dell’eterno ricorso di tutte le cose:e per l’umanità questa è sempre l’ora di Mezzogiorno.

Come ognuno potrà rispondere alla prospettiva dell’eterno ritorno, dipenderà in larga misura da come considera la propria vita, o in quale punto venne avvicinato dal demone; l’eterna ripetizione di una vita soddisfacente, o di un momento estatico, è una prospettiva allettante, così come non è quella del suo opposto. Tuttavia, benchè Nietzsche sembra avere inteso di dare una clamorosa affermazione della vita, ciò che dice ha un po’ l’aria della persecuzione fantastica di un depresso.
L’eterno ritorno in senso generico – le stagioni, i ritmi planetari e cosmici – possono essere una nozione confortevole ed esteticamente piacevole, ma in relazione alla vita di un individuo singolo, l’idea di una ripetizione implacabilmente fissa della stessa, può generare un senso di disperazione e impotenza. Ciò fa pensare al castigo eterno di Tantalo e di Sisifo nel “mondo di sotto”: l’acqua che per l’eternità non si fa bere dal calice, il masso che rotola eternamente di nuovo giù dopo averlo portato in cima, la reiterazione incessante della futilità e l’incessante incapacità di abbandonare l’attività inutile; vi è un un’affermazione di Sant’Agostino secondo cui il percorso del peccatore è circolare, e abbiamo la realizzazione di Dante di quest’idea nella topografia dell’Inferno; pensiamo, inoltre, alla ripetitiva esistenza del tossicodipendente e l’incessante circolo vizioso mentale innescato dall’ossessione del sentirsi colpevole.

E’interessante notare che l’idea dell’eterno ritorno ossessionò l’immaginario moderno, ma molto meno in senso positivo – “L’ora di mezzogiorno” implicata da Nietzsche – e molto più con l’atmosfera di mancanza di speranza, con l’assurdo e l’inevitabile.
Il ritorno del tempo circolare sembra perseguitare il moderno immaginario, come una specie di sotterraneo rimprovero al tempo lineare redentore del cristianesimo, e il suo corrispettivo laico della speranza nel miglioramento sociale e nel progresso tecnologico.
Un orrore per la ripetizione, un senso di impossibilità di cambiamento reale e progresso, sembrava sottolineare le rigide leggi della natura, la routine inflessibile della catena di montaggio in fabbrica, e le circonlocuzioni spersonalizzanti del mondo burocratico. Noi troviamo evocata da Camus quest’ombra dell’eterno supplizio di Sisifo, nei vagabondi di Beckett e nelle malcapitate vittime di Kafka o nelle preoccupazioni implicite di Borges per i dedali e i labirinti, coi loro percorsi biforcuti che ci riportano sempre al punto di partenza.
Nel cinema, troviamo l’espressione più pura di queste idee – il dedalo, il labirinto, l’eterno ritorno al punto di partenza – nel classico del cinema contemporaneo “L’année derniere à Marienbad” di Alain Resnais (1961), col suo hotel-purgatorio di giochi arbitrari e impossibili da vincere e protagonisti che si incontrano tra di loro per la prima volta, o forse solo l’ultima di una sequenza interminabile.

Tra i morti o Non ci sarà mai un altro come te

Sebbene probabilmente non inteso come tale da Hitchcock (o dall’autore del libro “Tra i morti”, [da cui “Vertigo” è tratto]), l’eterno ritorno è un prisma intrigante attraverso cui osservare “Vertigo.”
Il film è, dopotutto, la storia di un uomo che è perseguitato dal ritorno: la conquista e la perdita della sua amata, che si ripete come un pattern, che lo fa sempre ritornare al suo stato emotivo iniziale d’impotenza e di colpevolezza, uno stato emotivo d’abiezione che si intensifica a ogni reiterazione.
L’idea di un ritorno da cui non si può fuggire, del passato, della mente ossessionata da certi eventi, idee e feticci, dai fantasmi di certi luoghi che risuonano emotivamente, compenetrando il mondo dei vivi con quello dei morti – è intrinsecamente intessuto nell’intera trama di “Vertigo.” L’idea è concretizzata dal motivo visuale ricorrente nel film: la spirale, che vediamo ripetersi nei titoli e nell’incubo di Scotty, l’acconciatura di Madeleine, la scala del campanile, e il famoso giro a 360°della cinepresa intorno al bacio tra James Stewart e Kim Novak.

 

Come interessante divagazione, la più recente apparizione importante del concetto di eterno ritorno nella pop culture è avvenuta, naturalmente, nel calderone ribollente di True Detective, coi suoi intrighi decorativamente filosofici. Questo show ha anche adottato la spirale come motivo visuale principale.

La spirale, e il ritorno del passato, coinvolge anche il notevole utilizzo in “Vertigo” delle sue location nella città di San Francisco. In generale, la città è la rappresentazione fisica dell’idea del labirinto temporale, del passato che perseguita il presente. Nonostante la loro relativa antichità, le città conservano sempre il senso di essere il locus del moderno, del nuovo, dell’istante presente. Le città registrano i cambiamenti più rapidamente, nella scala temporale umana, rispetto al ritmo di cambiamento più lento del mondo della natura. Ma le città possiedono anche un ricordo delle loro proprie storie. In un certo senso, sono esse stesse il loro proprio museo, con le facciate moderne e le recinzioni di vetro attraverso cui si intravedono le loro precedenti forme di esistenza.

La San Francisco di “Vertigo” è definita sia dalla sua propria storia e dalla compenetrazione della sua storia pubblica con quella delle storie personali dei suoi protagonisti. I suoi luoghi sono tutti ricchi di storia locale: vecchie chiese, cimiteri, musei e librerie antiquarie. Attraverso Scottie e Judy/Madeleine, queste vecchie storie si reincarnano, i luoghi s’invischiano in nuove tragedie e complessi emotivi. In questo interferire sulle storie personali e pubbliche, la San Francisco di “Vertigo” non è mai totalmente un terreno spaziale obiettivo; è segnato, disposto secondo le storie emotive, soggettive e le ossessioni dei suoi personaggi. Guy Debord definì nel 1955 il concetto, oggi molto di moda, di “psicogeografia” come “lo studio delle leggi specifiche e degli specifici effetti dell’ambiente geografico, coscientemente organizzato o meno, sulle emozioni e i comportamenti degli individui.” Applicata alle aree urbane, la psicogeografia offre mappe per esplorare come l’organizzazione fissa dello spazio della città diventa randomizzata e personalizzata attraverso le interazioni degli individui con essa; come l’esperienza della città è sempre parzialmente oggettiva e pubblica, e parzialmente un fluido, soggettivo spazio mentale.

Seguendo questa sommaria definizione, “Vertigo” è una delle più grandi espressioni di psicogeografia della storia del cinema. Noi spendiamo la maggior parte del seguire la prima parte del film, semplicemente muovendoci attorno a San Francisco, seguendo Kim Novak a piedi e James Stewart in macchina, essendo cullati dallo stato onirico suscitato dal silenzio presente in questa parte del film, dalla cinepresa a mano e dal contrappunto musicale perturbante di Bernard Hermann. La città in cui entriamo è più uno stato mentale che un luogo: si tratta della San Francisco storica, uno spaccato che traccia la storia specifica di Carlotta Valdes, il suo opulento matrimonio, la sua rinuncia, la sua follia e il suo suicidio finale. Si tratta anche del luogo in cui nuove tragedie si intessono sulle vecchie: la profondità dell’infatuazione erotica di Scottie verso Madeleine, e l’omicidio della Madeleine Elster reale, la quale, come vedremo, è una reiterazione e un ritorno della tragedia di Carlotta Valdes. Quando Scottie e Judy/Madeleine fanno finalmente conoscenza, e ognuno dice all’altro che ciò che stan facendo lì a San Francisco è semplicemente vagabondare.

Naturalmente, si tratta di una bugia da parte di entrambi ma il vagabondare diviene un altro dei motivi poetici di “Vertigo.” Vagare senza una destinazione prefissata è un componente cruciale dell’idea di psicogeografia; è un rigetto della fissità utilitaria dello spazio urbano, aprendolo a una logica sottostante di un viaggio mentale, di inaspettate giustapposizioni, coincidenze e avventure.
Scottie suggerisce che lui e Madeleine dovrebbero vagare assieme, cosa a cui lei ribatte che due non possono mai vagare, che due assieme implicano sempre una destinazione, recarsi da qualche parte. Cionondimeno, per il breve che vagabondano assieme, “Vertigo” raggiunge la sua oasi felice, la sua breve e tremebonda fuga dal tempo, dall’eterno ritorno.
Anche se entrambi non sono mai lontani da loro. La Storia è sempre sullo sfondo, proprio come Carlotta continua a riemergere in Madeleine.
La coppia visita il Muir wood national monument e, sotto le imponenti, antiche sequoie, noi incontriamo ancora una volta la spirale, e questa volta prende la forma degli anelli del tronco di uno degli antichi alberi sezionati.
“Qui da qualche parte sono nata”, declama in modo monotono Judy/Madeleine/Carlotta indicando col dito [un punto degli anelli della sezione della sequoia] “e qui sono morta. E’ stato solo un momento per te, non c’hai fatto neanche caso.”
Queste sequenze nel film, sebbene inquiete come di consueto, e cariche di morbosità, melodramma e tensione, cionondimeno sono le più felici. Scottie s’è innamorato, prima di tutto dell’immagine di Madeleine, e poi col suo mistero, con la richiesta di risolvere il mistero e salvare la donna misteriosa. Anche Judy si sta innamorando di Scottie, in questo senso la sua interpretazione diventa inaspettatamente una realtà (così come l’interpretazione della sua morte diventa una realtà al termine del film.) Sia per Scottie che per il pubblico, questo è un periodo di sospensione, dove il mistero è ancora irrisolto ed appare ancora possibile eludere il cupo ciclo di inevitabilità e ritorno.

Ciò è, naturalmente, impossibile. Scottie e Madeleine stanno muovendosi verso una destinazione prefissata (la torre campanaria della missione San Juan Batista), e mai veramente vagavano per cominciare. Madeleine (per volere di Gavin Elster) stava seguendo le orme storiche di Carlotta Valdes. Dopo aver perduto Madeleine, lo Scottie addolorato del secondo tempo diventa un vagabondo seguendo un altro pattern fisso; egli sta seguendo le tracce della sua personale storia, seguendo se stesso che segue Madeleine (seguendo Carlotta) nel primo tempo. In questo modo, tutto in “Vertigo” si ripete, si specchia in un’altra, precedente iterazione, ed è destinato a ripetersi in un’altra, successiva incarnazione.
Le due metà di “Vertigo” sono incernierate sull’idea di una storia tragica dal passato che si ripete nel presente: il suicidio di Carlotta Valdes nella prima parte e la scoperta di Scottie e la perdita di Madeleine nella seconda.
Per apprezzare quanto queste storie siano intricate una nell’altra, consideriamo Carlotta Valdes. Scopriamo qualcosa su Carlotta attraverso il libraio antiquario Pop Leibel (magistralmente interpretato da Konstantin Shayne):

“E’ venuta da qualche piccolo posto a sud della città. Qualcuno dice da un insediamento presso un monastero. Giovane, certo, molto giovane. Ed è stata pescata a danzare e cantare in un cabaret da quell’uomo. Egli la prese e ha edificato per lei la grande casa nella Western addition. E, uh, c’era, c’era un bambino, certo, ecco, un bambino, un bambino. Non posso dirvi esattamente quanto tempo è trascorso o quanta felicità ci fosse ma poi l’ha buttata via. Non aveva altri bambini. Sua moglie non aveva bambini. Così tenne il bimbo e buttò lei via. Sapete, a quei tempi un uomo poteva fare così. Avevano il potere e la libertà.”

Dunque Carlotta Valdes fu una bella giovane donna,, voluta come amante da un ricco, potente uomo. Ebbero un figlio assieme; lui, stanco di lei, si tenne il bimbo, e abbandonò lei alla disperazione e al suicidio finale. E’ la storia di un uomo potente che usa e abusa di una donna restando impunito. Per Pop Leibel, anziano, sanguigno e immerso nella Storia, questa è una piccola storia familiare, un pezzo di folklore, qualcosa una volta abbastanza comune. “Ci sono molte vicende simili” dice. Tuttavia, adoperando due sottili indizi verbali, “Vertigo” collega brillantemente la vecchia storia di Carlotta Valdes agli eventi presenti del film e, specificatamente, a Gavin Elster e sua moglie, la Madeleine Elster reale, che nel film non vediamo mai. Gavin Elster è anche uno ricco e potente che ha usato una donna e vuole sbarazzarsi di lei.

Leibel si riferisce due volte all’amante crudele che caccia via Carlotta. Questo è letteralmente ciò che Gavin Elster fa con sua moglie: la uccide buttandola giù dalla torre campanaria. Leibel dice che una volta gli uomini potevano permettersi di fare ciò poichè ne avevano “il potere e la libertà.” Questa è la stessa espressione che evoca Gavin Elster quando esprime la sua nostalgia per la vecchia San Francisco, in una delle prime conversazioni con Scottie: “Le cose che mi fanno capire di più San Francisco stanno scomparendo velocemente…mi sarebbe proprio piaciuto vivere qui a quei tempi – colori, emozioni, potere, libertà…”
Troviamo qui un’altro dei molti momenti ironici di “Vertigo”: l’idea che Madaleine sia stata posseduta da Carlotta Valdes è una storia messa in piedi da Gavin Elster; in realtà, il destino ultimo di Carlotta, il suo status di vittima di potente uomo senza cuore, è reiterato attraverso la vera Madeleine Elster. Anche Scottie, perlopiù una simpatica vittima della situazione, è coinvolto in questa sequenza: egli possiede Judy ma alla fine la perde proprio per via del suo desiderio ossessivo di vederla come reincarnazione di Madeleine. Questa è un’altra delle ironie del film, che ha le radici nel mito e nella tragedia: egli vuole veder tornare Madeleine in ogni infimo dettaglio, e ottiene il suo desiderio, solo per perdere lei un’altra volta, di nuovo uccisa dalla caduta dalla torre.

Cosa succede a Scottie dopo la fine di “Vertigo”? Se decidiamo di prendere il film a livello letterale, egli è devastato, distrutto, catatonico, probabilmente suicida. Sebbene sembra un po’ meno plausibile, alcuni spettatori hanno suggerito che egli è ora finalmente libero dall’illusione di Madeleine e dal suo ciclo di colpa e ossessione. Se seguiamo la profonda logica onirica di “Vertigo”, tuttavia, ci rendiamo conto che la storia ha da ricominciare di nuovo e ripresentarsi all’infinito, come succederebbe se guardassimo a loop il film, ricominciandolo ogni volta da capo dopo la fine. La sequenza dove Scottie vede Madeleine per la prima volta al ristorante di Ernie mostra un tono particolare. L’espressione facciale di Stewart suggerisce un’incalcolabile malinconia, e il tema musicale di Hermann sottolinea una tristezza per qualcosa ormai passato, una vecchia ferita riaperta, sebbene la storia sia solo agli inizi. In realtà, l’espressione di Scottie probabilmente indica solo la sofferenza di innamorarsi di qualcuno che si crede assolutamente irraggiungibile, a causa della nostra immaginazione eccitabile, è come se egli fosse vagamente consapevole di averla già amata e perduta, molte volte. Successivamente, dopo averla salvata dalla caduta nella baia, Scottie segue Madeleine che torna al suo appartamento, da dove le passa un biglietto di ringraziamento dalla fessura della porta. Leggendo silenziosamente la nota in presenza di Madeleine, Scottie dice: “Spero lo facciamo.”

“Cosa?” domanda lei.
“Incontrarci di nuovo.”
“Dobbiamo”, controbatte lei seriamente.
Sebbene solo di striscio, questo scambio di battute ricorda gli spostamenti temporali di “L’année derniere à Marienbad”, un film che si avverte, sotto certi aspetti, come un sequel di “Vertigo” ancora più surreale – possiamo vedere la coppia a Marienbad (l’uomo e la donna senza nome indicati come X e A nella densa sceneggiatura di Robbe-Grillet) come una versione successiva di Scottie e Judy, i quali sono passati attraverso così tanti cicli di incontro e separazione che il loro intero spaziotempo si disfa in una vertiginosa confusione. Come per tutte le opere hitchcockiane, l’influenza di “Vertigo” sul cinema successivo è pervasiva, e si va dalle sottili allusioni a qualcosa di più palese, come nel caso del virtuale remake di Brian de Palma, “Obsession.” Nelle ultime opere di David Lynch, troviamo senza dubbio la più evidente connessione con “Vertigo.” E’ difficile, quasi impossibile, immaginare “Lost highway” e “Mulholland drive” privi del progetto strutturale ereditato da “Vertigo.” Consideriamo le somiglianze. “Vertigo” si scompone in due parti: la prima che potrebbe essere considerata un sogno o il prodotto di una fantasia (la possessione di Madeleine Elster che permette a Scottie di cimentarsi detective), e la seconda in cui la realtà della situazione è messa a nudo (Scottie come una specie di bullo controllato, in ultima analisi menato per il naso da Gavin Elster e da Judy.)
La storia complessiva è quella di un uomo che trova la sua amata ma non sarà mai in grado di tenersela, e con la suggestione di essere intrappolato in un eterno, ciclico purgatorio. Ciò, sostanzialmente, è ciò che troviamo in “Lost highway” and “Mulholland drive” (sebbene sia del parere che, in questi film, la demarcazione tra sogno e realtà sia meno netta di come molti commentatori suggeriscono.)

Con “Mulholland drive”, per esempio, possiamo traslare lo Scottie di James Stewart in Betty Elms/Naomi Watt e La Judy/Madeleine di Kim Novak nella Rita di Laura Harring. Nella prima metà di “Mulholland drive”, Betty gioca il ruolo dell’eroina detective infatuato con la voluttuosa smemorata Laura Harring come donna del mistero, l’impossibile oggetto del desiderio. Betty è separata da Rita e, nella seconda parte del film, molto più disperata della prima, diviene una figura molto meno simpatica fino a uccidere Rita (ora Camilla Rhodes), proprio come le azioni di Scottie nella seconda parte di “Vertigo” portano alla morte di Madeleine (ora Judy Barton.) In “Lost highway”, vediamo qualcosa di simile ma al contrario: l’assassina del sassofonista Bill Pullman è forse Renee, sua moglie bruna, la quale poi apparentemente, rinasce con un’identità differente, più giovane, da lui riscoperta come la bionda Alice.
“Ti voglio” sussurra lui.

“Non mi avrai mai”, replica Alice, percorrendo il deserto e ritornando nell’irraggiungibilità. Ogni cosa ritorna…ed è di nuovo perduta.

Per non sminuire la notevole originalità di questi film, e le loro differenze rispetto alla fonte hitchcockiana, suggeriamo soltanto che “Vertigo” è l’antesignano del film-puzzle onirico. E’ degno di nota che “Vertigo”, “Lost highway” e “Mulholland drive” siano stati interpretati da qualche critico come possibili variazioni del concetto stabilito da una storia di Ambrose Bierce, “Accadde all’Owl Creek Bridge”: storie le cui narrazioni principali sono fantasie che esistono nell’immaginazione del protagonista sull’orlo della morte. Il critico James F. Mayfield sostiene che i principali eventi di “Vertigo” potrebbero essere produzioni mentali di Scottie quando è aggrappato ai tetti alla fine della prima sequenza. Ciò m’è sempre apparso come qualcosa di poco probabile, ma in realtà trova qualche sostegno nel fatto che la bozza originale della sceneggiatura (di Samuel A. Taylor) si intitolava “Tra i morti, o Non ci sarà mai un altro come te, di Samuel Taylor e Ambrose Bierce.”
Indipendentemente da come prendere quest’interpretazione, “Vertigo” può essere considerato come il primo tentativo d’espressione di quel genere di film la cui realtà è falsa o ambigua, ciò che Thomas Beltzer (nel suo saggio “L’anno scorso a Marienbad: una meditazione intertestuale”) etichetta, senza direttamente invocare Hitchcock, the ontological vertigo film.

Per concludere: abbiamo iniziato considerando la canonizzazione di “Vertigo” come “Il più grande film di tutti i tempi” dal sondaggio di “Sight and Sound”, e la comune critica di come la soluzione del mistero del film sfidi la credibilità e la logica. Questo, in un certo senso, non dovrebbe apparire così sorprendente: anche la più soddisfacente soluzione di un mistero porta con sè un che di perdita e di svuotamento poichè, per sua natura, l’enigma ha la sua più piena estasi solo quando rimane in uno stato sospeso di irrisolto. Lo stato emotivo di rapimento generato dal mistero ci attira verso la soluzione, la quale, in definitiva, consiste nell’annullarsi dello stato emotivo di rapimento. Ed è la situazione di Scottie: nel tentativo di ricreare Madeleine egli tenta di ricreare l’estasi del mistero, del momento della sua sospensione e non soluzione, del vagare piuttosto che dell’arrivare; ma precisamente agendo così, egli affretta la soluzione del mistero, e uccide la donna per sempre. Se “Vertigo” sia o no un film “perfetto” sembra irrilevante, perchè esso raggiunge qualcosa di più persistente della perfezione: è il più ossessivo di tutti i film.