Confesso di subire il fascino degli spot pubblicitari delle merendine e snack degli anni ’80-’90 oggi non più in produzione.
Anche perché, durante la mia infanzia in quegli anni quelle merendine le avevo mangiate!
Nonostante, oggi come oggi, se ne producano ancora eccome (e forse più di prima), hanno perduto del tutto la carica mitologica che possedevano in quegli spot pubblicitari di trenta-quarant’anni fa.
Il loro mito è dato dal ritmo collettivo diverso e più ottimista dei tempi che li produssero e che, dalla distanza attuale, dei ritmi di oggi, appare come un paradiso che abbiamo perduto, anche se quell’ottimismo era dato anche da ingenuità e illusioni.
Il fatto che di quelle merendine attualmente si sia interrotta la produzione, intensifica la sensazione di perdita di una cornucopia della fortuna, di divinità dell’abbondanza e prosperità che ci hanno abbandonato, ritirandosi in dei posti per noi ora irraggiungibili.
E poco importa che quei dolci di pandispagna, cioccolato e creme, che quei biscotti e patatine al formaggio fossero buonissimi in confronto a quelli di oggi anche perché dentro avevano ingredienti grassi attualmente posti sotto divieto di utilizzo per produrre alimenti industriali.
Con i suoi profumi e i suoi gusti, non ho mai trovato nulla di più attraente del CIBO DEL PASSATO.
D’accordo, opere d’arte, tecnologie, avvenimenti bellici, documenti scritti, statue, film, abiti…ma se c’è una cosa che ci risulta davvero concreta è il cibo…e quello del passato, di trenta, settanta, cento anni fa: l’abbiamo irrimediabilmente perduto, con tutti i profumi e i sapori che c’erano allora e che oggi per via del passare dei tempi, non ci sono più.
Infatti, un certo numero di spot pubblicitari di allora intendeva sollecitare e solleticare lo spettatore proprio ventilandogli la possibilità che i biscotti dolci proposti dalla pubblicità tv fossero “proprio come quelli di un tempo”, soprattutto allora! Anche se erano una novità.
Oggi rimpiangiamo il fatto che gli “iogoroll” siano stati sostituiti dai “flauti” (meno compatti e non più disponibili farciti crema di yogurt e frutta) che il “tegolino” di allora era assai più grande, quadrato e burroso, che non fanno più “campanelle”, “soldini” e “fieste” alla mandorla…ma all’epoca c’erano questi spot che presentavano i “dolcetti delle feste” come riproposizione di tradizioni antiche mai esistite nella realtà ma solo in uno spot in cui veniva mostrata della gente di “altri tempi”, vestita fuori moda vagamente XIX secolo nelle campagne, tutto in stile flou e sognante, in questo “dì di festa”, avrebbe detto Leopardi. E i nomi dei “dolcetti” che mangiavano in quell’occasione erano in linea con tutta la narrazione “c’era una volta”, quando i mulini erano bianchi, avendo nomi di cose che non erano più di moda: “baiocchi”, “nocchie”, “gemme”.
Così come anche “l’antica gelateria del corso”, che io mi ricordo pensavo, con quel suo logo Belle epoque fosse una VERA tradizione di un negozio di gelati da una fine XIX secolo-inizio XX in realtà mai esistito, se non nella fantasia professionistica di un team di pubblicitari del nord Italia.
Ricordo, dunque, inoltre, che un po’ di anni fa, una volta passata infanzia e adolescenza (parlo del primo lustro degli anni 2000) ero attratto da questi prodotti la cui intenzione era proprio quella di proseguire una vera tradizione presente fin da tanti anni prima; mi ricordo, per esempio, la marca “spumador” di Como o giù di lì. Sapevo già da qualche tempo della sua esistenza poiché in certi bar, quando chiedevo la spuma al banco, mi servivano delle aranciate, dei ginger o delle sanguinelle proprio di quella marca…ma fu una sorpresa quando scoprì che la “spumador” quella originale, modello n°1 diciamo, risalente all’anno 1938 in Italia era ancora in produzione, con la stessa ricetta di allora e persino con lo stesso stile retrò di etichettamento.
Un po’ di anni fa feci un sogno in cui mi succedeva di riuscire a mangiare prodotti alimentari, più o meno di produzione industriale, dell’Italia degli anni Trenta del secolo scorso, riuscivo chissà come mangiare cibi confezionati prodotti nel 1936-1939 o giù di lì.
Naturalmente sarebbe stata un’emozione per me dal momento che magari avrei avuto a che fare con caratteristiche del cibo ormai non più presenti attualmente, le quali mi avrebbero stupito.
Comunque, il mangiare cibo della seconda metà anni Trenta mi sembrava proprio come qualcosa che poteva succedermi soltanto in sogno dal momento che la vedevo come una cosa decisamente improbabile reperire prodotti alimentari di quegli anni senza poter disporre di una macchina del tempo.
Finchè non mi sono imbattuto recentemente in un certo Steve di http://www.mremarketplace.com/ , il quale è nel commercio delle razioni militari vendute ai civili. Nei suoi video presenta sue recensioni delle cosiddette “razioni K” ovvero un pasto giornaliero completo destinato ai militari che si trovano in missione composto da tre scatole colazione, pranzo e cena. Ogni esercito di ogni paese ha le “razioni K”, Italia compresa. Questo Steve, mentre consuma il pasto giornaliero contenuto nelle tre scatole, lo recensisce.
Oltre che recensire razioni militari dei nostri giorni, Steve si è cimentato a consumare razioni militari del passato, da lui reperite. Assieme a pacchetti di sigarette, caramelle e chewingum, se le confezioni ermetiche sono riuscite a conservarsi in buono stato, dentro le lattine e i sacchetti si possono trovare polveri di caffè e di latte instantaneo, burro di arachidi e biscotti i quali in qualche caso sono ancora perfettamente commestibili, cinquanta, sessanta, anche ottant’anni dopo essere stati prodotti in un mondo che oggi non c’è più.
L’ era postmoderna attuale ( dal 1973 – ma più precisamente dal 1990 ) ha come caratteristica principale l’ inaudita percezione di termine della storia – da intendersi come termine dell’ era dei miti, della ” storia come era una volta “, delle icone simbolo, dell’ innovazione e dei pionieri, e dell’ immaginario futuro. Nessuno storico o sociologo ne parla ma siamo intrappolati da decenni in un bizzarro e continuo riflusso di nostalgia, la musica, la cultura, la televisione, sono ripiegate verso il passato, in un loop continuo di revival, remake, retrò. Ci dovremmo accorgere che nessuna ” icona ” attuale persisterà nei ricordi nei decenni a venire, che la musica stilisticamente ha cessato di cambiare ed è praticamente morta creativamente. E’ un fenomeno inedito nella storia e andrebbe studiato a fondo. Secondo il nostro blog questo fenomeno sta per terminare bruscamente per capovolgersi ( non senza un evento trigger ) e dare luogo a un fenomeno di innovazione assoluta, in tutti gli ambiti della vita e della cultura. Scoprite in che modo e perchè esiste questo fenomeno.
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Introduce nel panorama Italiano la ricerca sul tempo frattale della Timewave Zero, un concetto ideato da Mckenna nel 1974
L’ era postmoderna attuale ( dal 1973 – ma più precisamente dal 1990 ) ha come caratteristica principale l’ inaudita percezione di termine della storia – da intendersi come termine dell’ era dei miti, della ” storia come era una volta “, delle icone simbolo, dell’ innovazione e dei pionieri, e dell’ immaginario futuro. Nessuno storico o sociologo ne parla ma siamo intrappolati da decenni in un bizzarro e continuo riflusso di nostalgia, la musica, la cultura, la televisione, sono ripiegate verso il passato, in un loop continuo di revival, remake, retrò. Ci dovremmo accorgere che nessuna ” icona ” attuale persisterà nei ricordi nei decenni a venire, che la musica stilisticamente ha cessato di cambiare ed è praticamente morta creativamente. E’ un fenomeno inedito nella storia e andrebbe studiato a fondo. Secondo il nostro blog questo fenomeno sta per terminare bruscamente per capovolgersi ( non senza un evento trigger ) e dare luogo a un fenomeno di innovazione assoluta, in tutti gli ambiti della vita e della cultura. Scoprite in che modo e perchè esiste questo fenomeno.
I cicli storici, e anche del tempo in senso lato, sembrano essere incredibilmente molti, sembrano interallacciarsi e sovrapporsi, e quindi, dal momento che la loro complessità risulta essere davvero alta, programmi informatici come il “TimeWave Zero”– i quali calcolano graficamente i flussi e riflussi del percorso temporale storico – risultano veramente, forse, troppo semplici e “basici” per seguire l’incredibile complessità delle somiglianze tra avvenimenti e delle coincidenze nel corso del tempo e della storia. Ad ogni modo, tutto ciò è soltanto “frutto del caso”, sono solo “banali coincidenze”, o vi è un pattern, un misterioso schema basato sugli archetipi (che condiziona il tempo nonostante se ne trovi fuori) il quale, con una precisione cronometrica, sta dietro lo svolgersi degli avvenimenti?
McKenna considerava che il tempo presente veniva “tirato dal futuro verso uno scopo così inevitabile, come una biglia che invariabilmente raggiungerà il fondo di una tazza, quando la si rilascia vicino al bordo finendo a riposo, nello stato con minore energia, ossia in fondo alla tazza stessa. Quello è precisamente il mio modello della storia umana.”Nella “Novelty theory“, Teoria della Novità, determinati periodi storici sono connessi da un rapporto di mutua interferenza costruttiva o entanglement quantistico. Il fattore novità equivale alla densita di connessione sociale – culturale. Mckenna e Meyer interpretavano la storia umana su un software grafico attraverso un sistema frattale autoripetetente attraverso il quale era possibile determinare il livello del fattore novità ( e quindi i vari periodi di cambiamento culturale ) nella storia passata e futura, poichè determinati periodi storici corrispondevano graficamente fra loro.
Cicli storici del grafico timewave : 275.606 anni, 4. 306 anni, 67 anni, 384 giorni, 6 giorni, 2 ore e 25 minuti – A ogni termine di ciclo l’ intera storia umana si ripropone in versione moderna con analogie evidenti negli eventi.
Primo postulato: il tempo ha una struttura mappabile ( frattale ) su un software, è costituito da elementi che ne determinano la qualità e la direzione. La qualità è determinata da questo software realizzato con la collaborazione di alcuni matematici e si può verificare nel passato, presente e futuro. Esistono principalmente due fattori: ” consuetudine ” e ” novelty ” ( inconsuetudine, cambiamento, progresso ). Secondo la teoria il fattore consuetudine sta gradualmente perdendo di valore e si sta dissolvendo.
Secondo postulato: il tempo è ciclico. La sua struttura grafica presenta segmenti di lunghezza di tempo variabile ma costituiti dalla stessa sequenza di ordine dei ” tasselli ” del grafico che si ripetono sempre nello stesso modo, ma appunto a velocità variabile. Da qui deriva l’ altro aspetto del tempo, tempo che influenza la realtà, tempo che influenza gli eventi umani e naturali, e ne deriva una risonanza degli eventi storici. E’ possibile calcolare attraverso la consultazione del grafico, quando un determinato evento ha una ” finestra temporale ” dove quel particolare segmento si ripete. Teoricamente prevedibile fino a ora e minuto. Solamente in quella determinata finestra è possibile che questo evento ritorni in versione moderna.
Terzo postulato: la struttura del tempo ha una data di scadenza. Secondo la teoria, la perdita graduale del fattore di consuetudine rappresenta un cambiamento graduale delle dinamiche tempo – storia che ci porterà a un momento che rappresenterà tutto il tempo – passato e presente e futuro nello stesso giorno – una vera e propria singolarità, e Mckenna ha interpretato questo giorno posizionato nel prossimo futuro come l’ invenzione e attivazione del primo tentativo di viaggiare nel tempo. Secondo lui sarebbe possibile solamente viaggiare nel futuro e non nel passato, ma l’ attivazione di un primo viaggio nel tempo avrebbe comportato una sorpresa imprevista: secondo lui a quel punto la realtà come la conosciamo cesserà di esistere e verrà sovrapposta da una differente dove ci approcceremo in modo differente allo spazio – tempo. Come se avessimo trovato un codice definitivo che sblocca tutto il futuro, e per questo la struttura del tempo cesserà di avere validità.
Dimostrazione grafica dal 1993 al 2018– Quando il grafico cambia direzione, la storia è in atto: il movimento verso il basso indica / rappresenta il fattore novità ( progresso e cambiamento ) mentre il movimento verso l’ alto indica/ rappresenta il fattore di consuetudine ( stagnazione o stabilità ) e i picchi sono punti di frizione che segnalano una discesa verso il fattore opposto.
Il grafico è rimasto invariato dal 1993 – In basso l’ immagine grafica dell’ 11 Settembre 2001
In questi articoli troverete il fulcro delle nostre considerazioni, ricerche e argomentazioni di storia, cultura e società, e anche di ciclologia:
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