Protetto: La follia di Christopher Knowles – parte prima

27 05 2020

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Sincronicità, coincidenze, fantasie, precognizioni sul coronavirus

15 03 2020

Continua da qui:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2020/02/27/siamo-nell-era-della-corona-simbolismi-a-cascata-la-fine-dell-inizio-e-qui-gente/

Versione originale:

https://secretsun.blogspot.com/2020/03/foresight-is-2020.html

Una delle maggiori fissazioni del mio lavoro qui su questo blog è pensare che la “pop culture” non sia solo un inerte, inutile passatempo ma possa essere anche una forma di profezia.
 
E non sono sicuro sia sempre una buona cosa.
Sono sicuro che un mucchio di gente sa del virus chiamato “Wuhan” comparso in un romanzo di Dean Koontz del 1981. Ciò che forse non sa è che il “Wuhan virus” era originariamente chiamato “Gorki virus” e venne cambiato in un’edizione successiva del libro. 
 
Non lo posso dare per certo ma dato che Koontz piuttosto inserito può essere che abbia saputo dell’esistenza di un istituto di ricerca virologica dentro Wuhan quando ha modificato quella parte del suo romanzo
 
Anche solo così, è una sincro interessante.
All’incirca nel 2020 una seria malattia polmonare resistente si diffonde attraverso il globo. Di questa malattia crea anche sconcerto il fatto che improvvisamente sparisce così com’è arrivata, attacca ancora dieci anni dopo per poi scomparire completamente.
Quel libro di Sylvia Browne (“End of days”, “Fine dei giorni”) predice un’epidemia virale nel 2020. So che la Browne è vista da un mucchio di gente come un’ingannatrice, ma dovete ammettere che quel passo del suo libro letto ora fa un po’ impressione.
 
E uno si chiede allora quante altre precognizioni possano trovarcisi dentro
Post del 9 gennaio 2020 in cui Christopher Knowles fa notare una corona intorno alla Luna piena.
Fate questo tipo di lavoro abbastanza a lungo e cominciate ad accorgervi che profezia e preveggenza sono ovunque. Penso che le nostre menti abbiano accesso a punti dello spaziotempo a cui non hanno accesso i nostri corpi e che ognuno si può trovare a estrarre informazioni ordinariamente inaccessibili. 
 
Penso che soprattutto le persone creative riescono a trascendere con le loro menti i limiti che ordinariamente poniamo a noi stessi. Il problema è che di solito le fonti di materiale profetico vengono scoperte soltanto dopo gli eventi profetizzati.
 
Ma una volta che mettete da parte la visione meccanicistica causa-effetto lineare dal passato al futuro con cui siamo stati imbottiti fin dalla più tenera età, vi rendete conto che il mondo ci sta continuamente parlando in un linguaggio che la maggior parte di noi ha dimenticato.
 
Il pittore Giorgio De Chirico, conosciuto per i suoi quadri rappresentanti delle “piazze d’Italia” completamente vuote, somiglianti ai luoghi turistici d’Italia pressoché deserti che stiamo vedendo in questi giorni. Nel 2002 lessi la biografia di De Chirico in cui raccontava anche di come contrasse l’influenza spagnola durante la pandemia del 1918-20.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2013/01/30/inquietanti-coincidenze-di-centanni-fa-o-previsioni-per-il-futuro/

https://www.google.it/search?q=piazze+d%27italia+giorgio+de+chirico&tbm=isch&ved=2ahUKEwiwxaDZkp3oAhVWt6QKHQq1AQwQ2-cCegQIABAA&oq=%22piazze+d%27italia%22&gs_l=img.1.0.35i39j0i30j0i5i30j0i5i10i30j0i5i30j0i8i30l2j0i30j0i24l2.2887083.2891204..2892605…0.0..0.272.2746.0j10j5……0….1..gws-wiz-img…….0j0i7i30j0i7i5i30j0i7i5i10i30j0i8i7i30.iRaMUCjx-AY&ei=03huXvCPGtbukgWK6oZg

Il giornalista Nicola Porro, il primo volto televisivo ad aver contratto il coronavirus, qualche tempo fa conduceva una trasmissione chiamata “Virus”.
Rocco Casalino divenne conosciuto al grande pubblico dei mass media per essere stato uno dei partecipanti alla prima edizione (quella più storica) del “Grande Fratello” nell’anno 2000, durante la precedente congiunzione Giove-Saturno prima di quella di questo 2020, in cui si ritrova, come portavoce del premier, a essere dentro in pieno nella “task force” scientifico-politica che ha messo in quarantena l’Italia. Nella trasmissione “Grande Fratello” i partecipanti rimangono chiusi in casa, come in quarantena, per un determinato tempo che per gli ultimi due che alla fine si contendono la vittoria arriva fino a 90 giorni.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2013/04/25/e-ne-restera-soltanto-uno-la-parabola-di-pietro-taricone/

Nel 2013 dedicai un post a un altro partecipante alla “quarantena” di quella prima edizione del “Grande Fratello” dell’anno 2000, Pietro Taricone, il quale, dal momento che si contese la vittoria con “la bagnina del lago d’Iseo” (di cui non ricordo il nome), [Cristina Pievani, grazie xxp] rimase dentro la casa fino alla fine dei tre mesi.

In quello stesso post paragonai Taricone all’ “Ultimo uomo sulla Terra”, sia dell’omonimo film con Vincent Price sia dell’omonimo numero del fumetto Dylan Dog, il numero 77 di inizio 1993.

Dylan Dog, ultimo uomo sulla Terra in una Londra dopo la “fine dei tempi”.
Ritrovandosi “ultimo uomo sulla Terra” nel secolo XXIII o XXIV (non mi ricordo), Dylan Dog scopre che nell’anno 2001 il mondo è finito a causa di un’epidemia di raffreddore. Il virus del raffreddore altro non è che un CORONAVIRUS “non nuovo”, anzi ormai così antico e così circolante da tempo che, dal momento che l’umanità ormai ne possiede gli anticorpi e lo riconosce, ha smesso di poter degenerare in una polmonite virale potenzialmente molto pericolosa. Tra l’altro, quell’episodio dell’albo n°77 è connesso alla vicenda della “zona del crepuscolo”, infatti si scopre che Dylan Dog finisce in un futuro remoto proprio perché è stato mesmerizzato come gli abitanti della “zona del crepuscolo”.

Pensate al sincro-misticista Loren Coleman, i cui materiali sono stati da me molte volte utilizzati in questo blog, e il suo “linguaggio del crepuscolo” (così come da lui definito il misterioso linguaggio della coscienza collettiva comune a tutti che si manifesta con le coincidenze.)

E Il Dylan Dogofilo, l’unico canale You Tube interamente dedicato a Dylan Dog e ai suoi albi, ha il suo gestore che ultimamente ha inserito un video in cui dice di essere forse stato contagiato dal coronavirus!

Ora, i lettori di lunga data del blog “The secret sun” sanno che circa due anni e mezzo fa Christopher Knowles, quello di quel blog, ha iniziato a fissarsi su un’ idea avuta circa 30 anni prima. L’idea, assolutamente assurda e ridicola, che una semi-oscura cantante new wave che s’è largamente ritirata a partire dai tardi 1990 sia un’ oracolo dell’apocalisse, se non in effetti L’ Oracolo dell’Apocalisse.
D’ora in poi facciamolo parlare in prima persona.
 
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E’ difficile da spiegare ma più si scava in questa “tana (anzi, tunnel) del bianconiglio” senza fondo, più evidenze si trovano. E anche se inizialmente credevo si trattasse di una folle illusione sostenuta da nessun altro sul pianeta, alla fine sono giunto a sospettare che un sacco di persone molto potenti sembrano essere d’accordo con me e provano — da decenni — a fare gli “apprendisti stregoni” con questa illusione.
 
Eventuali dubbi che avrei potuto avere su questa tesi dichiaratamente sbagliata sono stati spazzati via quando lo scorso autunno ho visto lo spettacolo Massive Attack-Adam Curtis alla Radio City Music Hall ed è stato testimone della più letterale presentazione immaginabile come “oracolo dell’apocalisse”.  di questa altrimenti timida e piuttosto fragile donna di mezz’età.
E conoscendo la storia di potenti ma invisibili forze che provano a capitalizzare i suoi poteri, e vedendo ciò che si sta svolgendo intorno a noi ora, non posso dire di essere rassicurato dal fatto che una delle sue più esplicite profezie (“Five-Ten Fiftyfold”) sembra alludere a un’epidemia influenzale che spazzerà via metà della popolazione mondiale, così come discusso qui.
 
 
Notate che nella prima canzone (“2lood 2itch”) nel loro primo album Garlands, lei chiaramente canta per ben due volte la parola “corona”.
 
Il nome “coronavirus” è derivato dal latino “corona”, derivato a sua volta dalla parola greca che sta per “ghirlanda”, “garland” in inglese. Il nome si riferisce all’aspetto del virus al microscopio, virus che ha un aspetto di una “sfera coronata”, somigliante anche alla corona solare.

http://mondo-simbolico.blogspot.com/2017/05/black-hole-sun.html

E che la parola “corona” è derivata dal greco antico e sta per “ghirlanda”, in inglese “garland”.
 
Aggiungo anche che, tenendo conto dei riferimenti all’essere drogati, il titolo Garlands può essere un riferimento al “Garlands Psychiatric Hospital”, che si trovava a Carlisle,  in Cumbria.
Judy GARLAND, la protagonista ragazzina del film “Il mago di Oz”, citata diverse volte in questo blog anche a proposito della cripto-kubrickologia (#cryptokubrology)
Da un po’ di tempo il blog “The Secret Sun” sta monitorando l’interesse di Bill Gates per “possibili pandemie”, andando indietro fino al post del 2017 “The Microbes Are Ready.” (“I microbi sono pronti”.)
 
Notate che la locandina della conferenza della Fondazione Bill Gates  presenta computer grafiche proprio rappresentanti dei coronavirus.
 
Parliamo di profezia, eh? Chi è che una volta ha detto che il miglior modo di predire il futuro è quello di inventarlo?
 
Ad ogni modo, girano un sacco di voci sull’origine del COVID19 e la sua possibile origine come bio-arma. Buzzfeed è arrivato al punto di bannare il sito di contro-informazione “Zero Hedge” da Twitter per aver semplicemente riportato quelle voci, sebbene non sia esattamente chiaro il motivo di questo ban da parte di Buzzfeed.
Ma adesso il governo cinese sta accusando i militari USA di aver sviluppato il virus, portando a grossi attriti diplomatici. A proposito di questo, lungi da Knowles fornire dichiarazioni definitive.

Personalmente, io sono “fan” della versione che vuole l’epidemia di questo nuovo coronavirus iniziata a novembre-dicembre 2019, essere partita da un pipistrello vivo venduto come cibo al mercato di Wuhan, il quale pipistrello da cui si è sviluppato il nuovissimo virus, fino a poco tempo prima “stava chissà dove dentro una giungla”.

E’ proprio la piena concretizzazione nella realtà concreta della famosa metafora della teoria del caos (affine a quella del “cigno nero”) secondo cui “il battere d’ali di una farfalla può causare uno tsunami dall’altra parte de mondo”.

“Event 201”, un’esercitazione tenuta il 18 ottobre 2019 riguardante una pandemia globale.
Esercitazione condotta il 18 ottobre 2019 sulle conseguenze di una pandemia globale, sotto l’egida di Bill e Melinda Gates.

Ma per quanto riguarda le possibili intenzioni rituali sulla creazione e distribuzione di questo patogeno, ci limiteremo a ricordare DOVE la conferenza dell’ “Evento 201”– quella che ha fatto parlare di “coronaspiracy” — ha avuto realmente luogo.

A pochi isolati di distanza dalla sede in cui “l’Oracolo” aveva eseguito una serie di spettacoli assieme ai Massive Attack e all’apocalittico “tour” di Adam Curtis nell’ottobre 2013. 
 
Pensate un attimo a ciò: con tutti i posti nell’intero mondo in cui quella conferenza-esercitazione poteva tenersi, ha avuto luogo proprio in un hotel a poca distanza da quella sede!
 
Per se stessa sarebbe una coincidenza piuttosto insignificante. Ma nel contesto di tutto il resto, è decisamente folle.

E diviene più folle quando ci si rende conto che a un isolato di distanza dal tempio della “Sibilla” c’è Kate Spade di New York, che di certo ha un ruolo in questo vortice di follia

Visto che sappiamo che il nuovo consiglio di amministrazione di Kate Spade a New York ha un nuovo capo, e il suo nome è LIZ FRASER!

La realtà che pensavate di conoscere è finita. Perciò d’ora in poi dovete pianificare le cose di conseguenza.

Bill Gates, il venerdì 13, lascia la Microsoft per dare priorità alle sue attività filantropiche.

Com’è come non è, chissà perché misi in ballo proprio Bill Gates in un assurdo post di inizio 2013, durante i tempi compresi tra le dimissioni di Ratzinger e le elezioni di Bergoglio, assurdo perché in una telefonata ancora più assurda del post la voce di un tizio che mi sembrò quella di quell’Alì Agca che sparò al papa il 13 maggio del 1981 disse a Piero Chiambretti (in chissà quale trasmissione, penso radiofonica) che lui “avrebbe visto bene Bill Gates come prossimo papa”!…

E potete aver saputo che Tom Hanks e sua moglie sono in quarantena in Australia per essere stati scoperti positivi al Covid19, ma potete non aver saputo che sono stati messi in quarantena proprio a Gold Coast in Australia, luogo che i lettori di lunga data lo ricorderanno per essere stato teatro, nell’inverno 1996, di una nuotata di mezzanotte da parte di colui, chiamato Jeff Buckley, il quale spezzò il cuore della Sibilla Liz Fraser: un tipo di attività (la nuotata di mezzanotte) che l’avrebbe poi portato alla morte il 29 maggio 1997.
 
Penso che gli Hanks saranno ospitalizzati per 17 giorni.
Hanks si trovava nella Gold Coast per le riprese di un film biografico su Elvis: Anche lo stesso Elvis gioca un ruolo chiave nell’eterno psicodramma rievocato in tempo reale dalla Sibilla e dal suo Pastore.
 
Alla fine dell’anno scorso, avevo trasferito tutto questo materiale sulla “Sibilla” in un blog privato ma, sfortunatamente, il blog privato si dimostrò non così privato come avevo sperato.
 
Stava infatti avendo un bel po’ di traffico web non desiderato, soprattutto dal mezzo del nulla assoluto dei deserti della California e del Nevada, così come da una grande organizzazione di cui ho parlato in passato, un’organizzazione conosciuta per impiegare una forza di polizia privata ben più grande della maggior parte dei dipartimenti di polizia normali.
 
Pensate se un’intelligenza artificiale fosse programmata per voler coltivare quante più fragole possibili e così coltivare nulla più di fragole e basta sulla superficie terrestre? Quindi ci sarebbero “Strawberry fields forever”! (“campi di fragole per sempre”, citando l’omonima canzone dei Beatles.)
Sebbene questa non può che essere una “casuale coincidenza”, nientemeno che un luminare quale lo stesso Elon Musk in persona ha postato l’enigmatico tweet di cui sopra solo un paio di ore dopo un mio post su Philip K. Dick (nel mio blog privato) e la sua epifania “Strawberry Fields Forever”, così come la Sophia posseduta dall’intelligenza artificiale nel romanzo di Dick VALIS.
 
Dovrete amare quelle coincidenze.
Elon Musk sta anche avendo un bambino assieme a Grimes, una ben nota fan dei Cocteau Twins.
 
Dovrete amare queste sincro.

Oltretutto, Kate Perry– la cui canzone del 2017 “Tsunami” fu una riscrittura di “Watchlar” dei Cocteau Twins— ha annunciato la sua propria gravidanza con l’attore Orlando Bloom in un videoclip in cui Kate Perry è avvolta da “garlands”, ghirlande (=”corone” dunque, secondo l’etimologia antica greca)

Così come ha fatto Beyonce quando ha annunciato la nascita delle #CarterTwins, nel trentacinquesimo anniversario dell’uscita di Garlands
 
“Love Draught” di Beyonce e stata anche piena di riferimenti ai Cocteau Twins, quasi sicuramente a causa del contributo di The Weekend, grande fan dei Cocteau Twins.
Più recentemente, Janelle Monae si è abbigliata di “Garlands”!
 
Riuscite a vedere questo pattern che si ripete?

Successivamente, nel suo articolo, Christopher Knowles, fa notare altri sincro-legami, i quali però perdono nella traduzione dalla lingua inglese a quella italiana, per esempio il titolo in lingua inuit “Oomingmak” della prima canzone dell’album “Victorialand” dei Cocteau Twins significa “Musk” (ovvero il cognome di “Elon Musk”), che in italiano è “muschio”.

Il titolo della seconda canzone dello stesso album è “Little Spacey” e Knowles fa notare come nel 1986, anno di uscita dell’album, l’attore Kevin Spacey non lo conosceva nessuno al di fuori dei teatri di New York e negli ultimi tempi, sui mass media, si è letto di William Little, il quale ha asserito di essere stato molestato sessualmente da Kevin Spacey.

La cosa che mi fa pensare è che questi patterns notati dal punto di vista di Knowles, personalmente, è come se li riuscissi (moolto vagamente, per ora) a notare anche dal MIO punto di vista, cioè secondo il mio punto di vista della mia ben determinata vita. Noto delle assonanze spaziotemporali in ciò che viene mostrato da Knowles, per esempio riguardanti il mio vissuto in certi determinati anni da lui citati. Devo averlo già accennato in qualche precedente post.

Secondo le interviste, il titolo della canzone strappalacrime “The Thinner the Air” è riportato abbia un riferimento alle difficoltà che la gente ha nel respirare nelle più alte, elevate zone dell’Antartide. 
 
Respirare difficoltosamente è una possibilità che preoccupa moltissimi nel mondo in questi giorni.

Permettete che vi domandi questo: diciamo che state guardando un film — forse di Igmar Bergman o Andrej Tarkowskji o qualcun altro — riguardante un “oracolo dell’apocalisse” e la sua colonna sonora suona esattamente come “The Thinner the Air.” Vi sembrerebbe così strano?

 
Abbastanza interessante, no?

Così, ricapitoliamo: Due LP dei Cocteau Twins venerdì saranno ri-editati. La prima canzone del primo album ha la parola “corona” che si ripete due volte nel secondo verso. Il titolo dell’ultima canzone sull’altro album si riferisce a problemi di respirazione.

 

Ce ne sarebbe ancora da trattare…le cose potrebbero essere ampliate a dismisura, come amo dire al mio collega di blog Teoscrive, probabilmente servirebbe un’applicazione somigliante a quella di un motore di ricerca web per stare dietro a tutte le connessioni possibili.

Concludo citando ancora due cose che Knowles fa notare:

Il riferimento alle cavallette (proprio nell’ultimo mese ce n’è stata una super-invasione in Africa) nella canzone dei Cocteau Twins “In the Gold Dust Rush, e il riferimento a un “invasione di alieni invisibili attorno a noi” nella canzone, sempre dei CT, “Glass Candle Grenades”.

C’è tanto da imparare…





Mie impressioni sulla leggenda della morte di Paul McCartney nel 1966

27 03 2018

Il qui presente testo è un post sviluppato finalmente dopo sei anni. Proprio ora, evidentemente, era venuto il momento di ampliarlo e postarlo.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2012/06/19/il-compleanno-di-paul-mccartney-oggi/

Era il 1992. Leggevo un fumetto fantascientifico. Su due numeri di questo fumetto, prima dell’inizio dell’episodio, vi fu una specie di articolo o editoriale in due puntate dedicato a una questione di cui prima di allora in vita mia non avevo mai sentito parlare, anche perché, tra l’altro, allora in Italia era conosciuta da pochissimi. Si trattava di una faccenda inerente il gruppo musicale The Beatles in generale e uno dei componenti del gruppo in particolare: Paul McCartney.
Secondo questo articoletto, Paul McCartney morì nel novembre 1966 in seguito a un misterioso incidente d’auto e fu rimpiazzato da un sosia, coi connotati facciali modificati chirurgicamente, il quale da allora in poi è sempre stato fatto spacciare a milioni di fan che fosse Paul McCartney quando ciò, a dar retta a questa storia, non corrispondeva a verità.
Gli indizi che mostrerebbero come Paul McCartney si schiantò con la sua macchina, morì e fu sostituito da un sosia all’insaputa del mondo, si troverebbero in tutti gli album successivi al 1966: per esempio un mucchio di dettagli presenti sulle copertine, sulle retro-copertine e negli interni degli album i quali mostrerebbero Paul McCartney in modo volutamente diverso dagli altri componenti della band (per esempio sulla famosissima copertina di “Abbey road” è il solo a piedi nudi), sottolineando appunto il fatto che Paul fosse l’unico morto tra di loro, e non soltanto dettagli sulle foto e illustrazioni negli album ma anche particolari anomali in diversi video e interviste, messaggi ascoltati facendo girare al contrario i dischi (come il famoso “Turn me on dead man” in un brano del “White album”) e strane allusioni negli stessi testi delle canzoni.

Ricordo il piccolo “shock” che mi prese leggendo queste cose. Fu uno shock per modo di dire, naturalmente ma, insomma, una cosa simile riguardante i The Beatles (forse il gruppo musicale più famoso della Storia) e uno dei suoi componenti di punta, mi aveva lasciato con una sensazione di sorpresa e mi aveva affascinato.

Negli anni successivi, ogni tanto mi succedeva di leggere testi riguardanti la morte di McCartney e la sua sostituzione o di vedere filmati che accennavano a questa storia, la quale divenne nota come “leggenda nera della morte di Paul McCartney”, infatti così l’ho sempre considerata, una leggenda appunto. Era qualcosa di molto affascinante, che sorprendeva, ma non ci poteva essere nulla di vero dietro, no?

Fino a che non sono arrivato all’estate dell’anno 2012.
Scoprì che il 15 luglio 2009, l’edizione del mensile “Wired Italia” presentò due professionisti: Gabriella Carlesi (medico legale specializzato in craniometria e odontologia forense) e Francesco Gavazzeni (esperto informatico di ricostruzioni facciali al computer) i quali mostrarono il risultato delle loro ricerche: analizzando accuratamente le immagini dei volti di Paul McCartney di prima del 1966 confrontandole con quelle del Paul McCartney dal 1967 in avanti sono giunti alla conclusione che i due volti non corrispondono, tra essi vi sono sensibili differenze, come se appunto appartenessero a due persone diverse, e si tratta di particolari delle strutture craniche di base riguardanti ossa e cartilagini, quindi non modificabili dalla chirurgia plastica.

Successivamente scoprii nella rete anglofona veramente un mucchio di siti e forum dedicati all’argomento, con un sacco, davvero un sacco di foto (anche immagini ormai  dimenticate) che confrontavano in modo preciso e certosino – con un’attenzione direi chirurgica – le foto del McCartney prima del 1966 con quelle dal 1967 in poi, usando tantissimi confronti, animazioni gif sofisticate, raffronti craniometrici al millimetro, cattura di dettagli mai visti che apparivano o non apparivano solo prima o solo dopo le immagini del Paul del 1966.

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Sarà suggestione, ma dopo un po’ cominciavo in effetti a vedere che il volto del McCartney di prima del novembre ’66 non era lo stesso del McCartney di dopo il novembre ’66. Era una sensazione stranissima e scombussolante quella di assistere a una storia sempre da me creduta una leggenda urbana – una fola, un qualcosa di totalmente inventato, un parto della fantasia di qualche fan un po’ eccentrico – mutarsi in una possibile realtà, suffragata da prove scientifiche addirittura.
I due esperti italiani Carlesi e Gavazzeni avevano cominciato la loro ricerca con l’obiettivo di smontare ogni possibile idea che la leggenda della morte di Paul McCartney avesse dietro qualcosa di vero, dimostrando che quindi si trattava di una bufala come del resto si è sempre creduto, e si erano invece trovati a individuare dettagli i quali sembravano suffragare l’ipotesi che  vi fossero due McCartney, uno vivo e uno…boh.

Addirittura ricordo di aver visto da qualche parte che spuntò persino un altro italiano il quale nel garage possiede l’autovettura su cui McCartney fece l’incidente e che fu in seguito riparata. L’ha fatta analizzare e sono stati trovati al suo interno diversi particolari strani, che potrebbero alludere alla veridicità della leggenda urbana.
Naturalmente, in seguito a tutto ciò, sono spuntati i debunker, coloro che volevano ridimensionare la pretesa che la morte del beatle nel ’66 fosse successa davvero e non fosse solo una fantasia collettiva, portando prove che le cose continuavano a essere come si è sempre pensato che fossero, parliamo dei cosiddetti “difensori della versione ufficiale”, i difensori della “versione comunemente accettata”. In questo caso, i complottisti vengono chiamati i “P.I.D” (“Paul Is Dead”) mentre i debunkers sono i “P.I.A.” (“Paul Is Alive.”)
Ricordo di aver visto un video dei P.I.A. (i quali sono coloro che per esempio invalidano la ricerca dei ricercatori forensi Carlesi e Gavazzeni dicendo che l’analisi su vecchie foto non funziona, è fuorviante) in cui veniva mostrato come un bel po’ di immagini del McCartney post 1966 fossero sovrapponibili al McCartney pre 1966, quindi OK, la storia della morte e sostituzione del beatle continua a essere solo una storia che credono vera solo bambini, creduloni, complottisti e fans eccentrici.
Però ho anche visto dei P.I.D rispondere a ciò mostrando come un mucchio di foto e forse anche video post 1966 fossero stati successivamente “tampered” cioè modificati per far somigliare il McCartney pre 1966 a quello post 1966 (soprannominato “Faul” dai P.I.D., cioè “Falso Paul”.) Tra l’altro, i P.I.D., per rimarcare la differenza tra il Faul vivo e il Paul morto, chiamano quest’ultimo col suo nome completo: James Paul McCartney.

In effetti la memoria collettiva è debole e influenzabile, molte foto davvero originali anteriori al ’66 sono andate al macero, i poster sulle pareti delle camere sono stati presto sostituiti, buttati o comunque dimenticati perché intanto si era smesso di essere fans adolescenti e si era divenuti adulti; i filmati in pellicola sono stati rimpiazzati dai Betamax, Video2000 e VHS prima e dai DVD poi e, se ci fosse davvero una grande cospirazione dietro, non ci si mette nulla a modificare praticamente tutte le immagini prodotte dalla seconda metà degli anni sessanta in avanti che riproducono foto e video di prima del ’66. Col tempo, dunque, le fattezze dei due McCartney si sarebbero mescolate e saremmo stati abituati a vedere le immagini del primo McCartney influenzati dalle immagini del secondo McCartney. E anche le stesse voci, in post-produzione, possono essere rese praticamente identiche attraverso una opportuna iper-tecnologia musicale sicuramente a disposizione degli attori della vicenda (questo se qualche P.I.D. volesse rispondere ai P.I.A. che domandano come sia possibile che il cantante di “Michelle”/”Yesterday” e di “Hey Jude”/”Let it be” siano in realtà due cantanti diversi.)

La craniometra forense Gabriella Carlesi.

Lo so che è impossibile modificare tutte le foto e i filmati anteriori al ’66 ma in quanti hanno mai provato, soprattutto nell’era pre-internet e pre internet 2.0, a mettersi lì a confrontare con attenzione le immagini di Paul di prima del ’66 con quelle di dopo il ’66? Pensando, oltretutto, alla confusione tra immagini modificate e non modificate e all’abitudine, ormai ultra-decennale, di vedere le fattezze del primo Paul attraverso quelle del secondo.
Non voglio dire di stare in tutto e per tutto dalla parte dei P.I.D. contro i P.I.A., voglio conservare un po’ di imparzialità, però è difficile scordare quella mia ricerca durata ore sui forum anglofoni nell’estate 2012, tra una nuotata e l’altra. Non penso di essere stato vittima di qualche colpo di sole se dico che quel viso corto, largo e guanciottoso, quel taglio degli occhi e il naso breve visibili nelle immagini presunte non modificate, collimavano davvero ben poco con quel viso oblungo dalle sopracciglia molto arcuate, il naso lievemente a uncino e altri particolari dell’altra faccia.
La mente mi diceva “dai, è solo una leggenda urbana, com’è possibile” ma gli occhi, sarà stata sicuramente un’illusione, ma gli occhi volevano  proprio mostrarmi i connotati di due volti diversi.
Non penso che i P.I.D. abbiano modificato loro stessi le foto di McCartney prima del 1966 per farle non somiglianti a quelle del McCartney successivo: pretendere ciò sarebbe una specie di assurdo complottismo da parte dei P.I.A., da parte cioè dei debunkers della questione.
Inoltre, se la teoria (anzi, la leggenda!) della morte di McCartney fosse sul serio realtà (o anche se non lo fosse), l’anno in cui essa è o sarebbe avvenuta, il 1966, segna l’inizio di ciò che Mediter di Il mondo simbolico ha chiamato “l’anno 0”, “l’anno dell’inizio della nera notte dell’anima nella pop culture” nella sua serie di articoli del 2013 dedicati allo sconcertante fermento esoterico-musicale di quegli anni dal ’66 in poi.

http://mondo-simbolico.blogspot.it/2013/05/charles-manson-e-lera-della-notte.html

http://mondo-simbolico.blogspot.it/2013/05/charles-manson-e-lera-della-notte_29.html

http://mondo-simbolico.blogspot.it/2013/06/charles-manson-e-la-notte-oscura.html

http://mondo-simbolico.blogspot.it/2013/06/charles-manson-e-lera-della-notte.html

Guarda un po’ che strano, i The Beatles, l’anno dopo, il 1967, fanno uscire un album “Sgt Pepper and the lonely hearts club band” come se avessero alluso al fatto che al gruppo fosse successo qualcosa di dirompente e avesse cambiato addirittura nome, “Lonely hearts club band”. Oltre all’esoterista-“satanista” Aleister Crowley, sulla copertina abbiamo tantissimi altri personaggi anche se è naturalmente Crowley colui che attira di più l’attenzione di chi guarda, visto che se chi guarda sa anche solo vagamente chi è stato Crowley, si domanda cosa diavolo ci faccia in mezzo a un gruppo musicale pop che fino all’anno prima faceva canzoni per ragazzine.


Sulla copertina si respira proprio un’aria come di “svoltare pagina”, di cambiamento quasi violento, sia di stile, sia di musica, sia di argomenti delle canzoni, sia di struttura dell’album (un album cosiddetto “concept”, cioè con i brani legati da un unico filo conduttore, cosa mai fatta prima dai The Beatles), si vedono i vari componenti del gruppo con delle espressioni stranamente fisse o inebetite, come se fossero reduci da qualcosa che li ha turbati e l’unico che un po’ sorride è proprio Paul (il quale qui, a credere ai P.I.D., sarebbe già Faul cioè il Falso Paul), ma sorride in un modo tirato e posticcio. Inoltre, sulla copertina, compaiono anche i The Beatles della “vita precedente” cioè quelli col caschetto e abito Mod, mostrati come se fossero una roba ormai del passato quando era trascorso solo un pugno di mesi dall’ultimo album in cui erano ancora abbigliati così: tutto un cambiamento repentino.
Di immagini strane, inesplicabili e conturbanti se ne trovano a bizzeffe in rete, andandole a cercare, soprattutto cercandole negli album e nei video successivi a “Sgt Pepper”. Sulla forumlandia e sul You Tube anglofono sembra quasi essere presente una vera “wave” dedicata a video misteriosi sui Beatles, con naturalmente come colonna sonora pezzi quali “Revolution 9” del “White album” riprodotti al contrario e altri anomali e semisconosciuti esperimenti musicali-occultistici.
Insomma, verità, finzione, mezza verità, mezza finzione, suggestione forse? Una cosa è certa: il mistero, l’esoterismo, l’occulto, i segreti avvolgono il gruppo musicale pop più famoso, considerato addirittura l’archetipo di tutti i gruppi musicali pop venuti dopo di loro.

Dagli articoli de Il Mondo Simbolico inseriti qualche riga fa, estrapolo un frammento dedicato a Charles Manson, venuto a mancare di recente, che fan ben capire l’atmosfera di quel post 1966:

http://mondo-simbolico.blogspot.it/2013/05/charles-manson-e-lera-della-notte_29.html

[…] Manson stava creando una sua visione religiosa e filosofica del mondo, unendo estratti e testi del White Album dei Beatles, con quelli dell’apocalisse di San Giovanni, per creare una visione apocalittica di guerra razziale che presto sarebbe divenuta una realtà. Questa sua visione gli venne soprattutto ascoltando il brano Helter skelter, da molti giudicato come uno dei brani più “pesanti” di quel periodo e visto da molti come il brano progenitore dell’hard rock e del metal. Manson ascoltò questa canzone, e le altre del White Album, e le interpretò come un monito dell’avvicinarsi della guerra di razze. Vide i Beatles come i Quattro Angeli dell’Apocalisse e credette che le loro canzoni dicessero a lui e ai suoi seguaci di prepararsi («Look out! cos’ here she comes!»). Manson chiamò questa guerra da lui menzionata proprio “Helter Skelter”.

Nella notte tra l’8 ed il 9 agosto 1969, vari membri della Manson family scatenarono la loro follia omicida che tanto ha orrificato e affascinato l’America, la strage di Bel air.

Personalmente, a me piace vedere trattate queste cose borderline da siti web non esplicitamente alternativi o complottisti, mi danno la sensazione che “potrebbe allora essere tutto vero”, per esempio questo sito generalista sui The Beatles tratta la faccenda in modo tranquillamente oggettivo, come niente fosse, non lesinando sui particolari inusitati.

https://thosebeatles.weebly.com/conspiracy.html

BEATLES CONSPIRACY: C’E’ STATO UN COVER UP SULLA MORTE DI PAUL NEL 1966?

Ottobre del 1969, tre settimane dopo che il celebrato album “Abbey Road” fosse diffuso, il programma radiofonico di Russ Gibb ricevette una chiamata da un uomo che si identificò solo come “Tom”. Il deejay di Detroit ascoltò attentamente ciò che aveva da dire colui che aveva chiamato a proposito di alcuni indizi nascosti nelle canzoni dei Beatles e nelle copertine degli album, i quali indicavano che Paul McCartney era morto il 9 novembre 1966 in un incidente d’auto. Gli ascoltatori iniziarono a inondare la stazione radio newyorkese con “prove” e presto la voce si diffuse nel mondo. Fu una mossa pubblicitaria dei Beatles, la follia di un fan che si era bevuto dei falsi indizi lasciati da John Lennon come scherzo o Paul morì veramente?

Sulla cover dell’ultimo album che i Beatles registrarono, “Abbey Road”, la band è fotografata mentre attraversa la strada chiamata Abbey Road a Londra, fuori dagli studi di registrazione della EMI. Paul cammina fuori squadra rispetto agli altri beatles, a piedi nudi e con gli occhi chiusi. In molti paesi, Inghilterra inclusa, i corpi sono sepolti senza scarpe. Inoltre, il modo in cui i Beatles sono abbigliati sulla copertina si dice abbia questo significato:
Lennon vestito di bianco – colui che fa l’omelia funebre
Starr vestito di nero – quello delle pompe funebri
“McCartney” in completo e piedi nudi – il cadavere
Harrison in blue jeans e camicia da lavoro – colui che scava la fossa.

Sullo sfondo della copertina di “Abbey road” è posteggiata una Volkswagen con un possibile messaggio criptico, “28 IF” sulla targa. Coloro che propugnano l’ipotesi Paul Is Dead [i P.I.A.] vedono ciò col significato che, se Paul McCartney all’epoca della foto fosse stato ancora vivo avrebbe avuto 28 anni [“28 IF”=”28 SE.”]
Il magazine “Life” citò Paul (quello reale o il sostituto?) come spiegazione, “In Abbey Road noi eravamo vestiti coi nostri abiti ordinari. Stavo camminando a piedi nudi perché era una giornata calda. La Volkswagen era parcheggiata lì per caso.”

“Let It Be” fu il penultimo album dei Beatles a essere registrato ma l’ultimo a essere pubblicato. Sulla copertina, Paul è il solo beatle il cui volto è parzialmente oscurato (da un microfono). Egli è anche l’unico non fotografato di profilo e su uno sfondo bianco, infatti lo sfondo di Paul è rosso sangue.

Tutte le foto prese prima del 1966 si sovrappongono perfettamente l’un l’altra e pure tutte le foto prese dopo il 1967 si sovrappongono perfettamente l’un l’altra. Tuttavia, i ricercatori [Gabriella Carlesi e Francesco Gavazzeni] furono scioccati dalla scoperta che le foto prima del 1966 non si sovrappongono alle foto prese dopo il 1967.

Per esempio, la curvatura frontale della mandibola si mostra differente (la curva che va da un’orecchio all’altro e passa attraverso il mento, la quale si vede quando guardi direttamente in faccia, come nelle foto sulla destra e anche la curva della mandibola è differente (la curva che vedresti se guardassi in basso dalla sommità del capo). Ancora più interessante è la posizione, relativa al cranio, del punto dove il naso sporge dalla faccia, perché essa non può essere modificata dalla chirurgia. Secondo la Carlesi, questi punti sono considerabilmente differenti tra i due volti.

Anche qualche dettaglio dell’orecchio è utile per propositi di identificazione perché anche questi non sono modificabili attraverso la chirurgia. Carlesi e Gavazzeni hanno stabilito che le orecchie dei due volti sono significativamente differenti tra loro.

Qualche caratteristica del corpo umano può essere alterata come la posizione e l’inclinazione dei denti (gli apparecchi ortodontici funzionano così per milioni di persone). La Carlesi sottolinea che la configurazione dentaria dei due volti non si sovrappone ma in una maniera davvero curiosa.

Nella bocca di Paul il suo canino destro superiore sporge dalla sua posizione normale perché non c’è abbastanza spazio nella sua mandibola per far sì che tutti i suoi denti siano perfettamente allineati.

Anche nella bocca di Faul questo stesso canino è storto ma è pieno di spazio nella sua mandibola per tutti i suoi denti. Dal momento che nessun altro dente sta spingendo contro il dente storto, come ha fatto questo dente a diventare storto?

La Carlesi conclude che il dente storto nella bocca di Faul fu il risultato di un’operazione dentale per simulare il dente storto nella bocca di Paul.

Nel 1962, quando i The Beatles stavano vivendo ad Amburgo in Germania ed erano ancora sconosciuti al grande pubblico, Paul McCartney ebbe una breve relazione con una donna tedesca chiamata Erika Wohlers, la quale gli diede alla luce una figlia, Bettina, nel dicembre 1962, nel momento in cui cominciarono a diventare famosi. I Beatles lasciarono presto la Germania e McCartney abbandonò Erica. Intorno al 1967 McCartney fu d’accordo di dare 30.000 marchi in supporto a Bettina ma non ha ammesso di essere suo padre anche se il suo certificato di nascita tedesco lo identificava come tale!

Una volta che Bettina divenne adulta, domandò a una corte tedesca di essere riconosciuta da McCartney come sua figlia naturale. McCartney doveva sottomettersi al test del DNA e il test mostrò che non era suo padre. Particolare interessante,, basandosi su un autografo firmato da McCartney, assieme a qualche foto presa per l’occasione, Bettina accusò la persona che fece il test del DNA di essere un sostituto di Paul, non il Paul McCartney autentico! L’autografo, per la cronaca, fu firmato da una persona destrimane (Paul era mancino).

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Per concludere, e seminare ulteriore perplessità e confusione, diamo il link di un articolo che sta evidentemente dalla parte dei P.I.A. e che fa il verso a quelli che confrontano tutte le immagini dei due Paul McCartney mostrando come la stessa cosa si può fare con tutti gli altri tre Beatles e che, confrontando determinate loro immagini, esce fuori che dall’una all’altra, col passare degli anni, si possono trovare dettagli che le fanno sembrare riproducenti due persone diverse quando invece si tratta dello stesso individuo visto che, naturalmente sarebbe ridicolo che tutti i Beatles, oltre Paul, siano stati sostituiti. https://www.dailystar.co.uk/news/latest-news/571295/The-Beatles-never-existed-John-Lennon-Paul-McCartney-body-doubles-Ringo-George-Harrison

Ma questo sberleffo a me sembra capzioso perché non si può certo paragonare questa trovata estemporanea di qualche burlone a una leggenda urbana famosissima e ultra-decennale, che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro e che sembra dare adito a oggettive perplessità riguardanti un possibile fondo di verità, per quanto poco rintracciabile esso sia.