Una delle maggiori fissazioni del mio lavoro qui su questo blog è pensare che la “pop culture” non sia solo un inerte, inutile passatempo ma possa essere anche una forma di profezia.
E non sono sicuro sia sempre una buona cosa.
Sono sicuro che un mucchio di gente sa del virus chiamato “Wuhan” comparso in un romanzo di Dean Koontz del 1981. Ciò che forse non sa è che il “Wuhan virus” era originariamente chiamato “Gorki virus” e venne cambiato in un’edizione successiva del libro.
Non lo posso dare per certo ma dato che Koontz piuttosto inserito può essere che abbia saputo dell’esistenza di un istituto di ricerca virologica dentro Wuhan quando ha modificato quella parte del suo romanzo.
Anche solo così, è una sincro interessante.
All’incirca nel 2020 una seria malattia polmonare resistente si diffonde attraverso il globo. Di questa malattia crea anche sconcerto il fatto che improvvisamente sparisce così com’è arrivata, attacca ancora dieci anni dopo per poi scomparire completamente.
Quel libro di Sylvia Browne (“End of days”, “Fine dei giorni”) predice un’epidemia virale nel 2020. So che la Browne è vista da un mucchio di gente come un’ingannatrice, ma dovete ammettere che quel passo del suo libro letto ora fa un po’ impressione.
E uno si chiede allora quante altre precognizioni possano trovarcisi dentro
Post del 9 gennaio 2020 in cui Christopher Knowles fa notare una corona intorno alla Luna piena.
Fate questo tipo di lavoro abbastanza a lungo e cominciate ad accorgervi che profezia e preveggenza sono ovunque. Penso che le nostre menti abbiano accesso a punti dello spaziotempo a cui non hanno accesso i nostri corpi e che ognuno si può trovare a estrarre informazioni ordinariamente inaccessibili.
Penso che soprattutto le persone creative riescono a trascendere con le loro menti i limiti che ordinariamente poniamo a noi stessi. Il problema è che di solito le fonti di materiale profetico vengono scoperte soltanto dopo gli eventi profetizzati.
Ma una volta che mettete da parte la visione meccanicistica causa-effetto lineare dal passato al futuro con cui siamo stati imbottiti fin dalla più tenera età, vi rendete conto che il mondo ci sta continuamente parlando in un linguaggio che la maggior parte di noi ha dimenticato.
Il pittore Giorgio De Chirico, conosciuto per i suoi quadri rappresentanti delle “piazze d’Italia” completamente vuote, somiglianti ai luoghi turistici d’Italia pressoché deserti che stiamo vedendo in questi giorni. Nel 2002 lessi la biografia di De Chirico in cui raccontava anche di come contrasse l’influenza spagnola durante la pandemia del 1918-20.
Il giornalista Nicola Porro, il primo volto televisivo ad aver contratto il coronavirus, qualche tempo fa conduceva una trasmissione chiamata “Virus”.
Rocco Casalino divenne conosciuto al grande pubblico dei mass media per essere stato uno dei partecipanti alla prima edizione (quella più storica) del “Grande Fratello” nell’anno 2000, durante la precedente congiunzione Giove-Saturno prima di quella di questo 2020, in cui si ritrova, come portavoce del premier, a essere dentro in pieno nella “task force” scientifico-politica che ha messo in quarantena l’Italia. Nella trasmissione “Grande Fratello” i partecipanti rimangono chiusi in casa, come in quarantena, per un determinato tempo che per gli ultimi due che alla fine si contendono la vittoria arriva fino a 90 giorni.
Nel 2013 dedicai un post a un altro partecipante alla “quarantena” di quella prima edizione del “Grande Fratello” dell’anno 2000, Pietro Taricone, il quale, dal momento che si contese la vittoria con “la bagnina del lago d’Iseo” (di cui non ricordo il nome), [Cristina Pievani, grazie xxp] rimase dentro la casa fino alla fine dei tre mesi.
In quello stesso post paragonai Taricone all’ “Ultimo uomo sulla Terra”, sia dell’omonimo film con Vincent Price sia dell’omonimo numero del fumetto Dylan Dog, il numero 77 di inizio 1993.
Dylan Dog, ultimo uomo sulla Terra in una Londra dopo la “fine dei tempi”.
Ritrovandosi “ultimo uomo sulla Terra” nel secolo XXIII o XXIV (non mi ricordo), Dylan Dog scopre che nell’anno 2001 il mondo è finito a causa di un’epidemia di raffreddore. Il virus del raffreddore altro non è che un CORONAVIRUS “non nuovo”, anzi ormai così antico e così circolante da tempo che, dal momento che l’umanità ormai ne possiede gli anticorpi e lo riconosce, ha smesso di poter degenerare in una polmonite virale potenzialmente molto pericolosa. Tra l’altro, quell’episodio dell’albo n°77 è connesso alla vicenda della “zona del crepuscolo”, infatti si scopre che Dylan Dog finisce in un futuro remoto proprio perché è stato mesmerizzato come gli abitanti della “zona del crepuscolo”.
Pensate al sincro-misticista Loren Coleman, i cui materiali sono stati da me molte volte utilizzati in questo blog, e il suo “linguaggio del crepuscolo” (così come da lui definito il misterioso linguaggio della coscienza collettiva comune a tutti che si manifesta con le coincidenze.)
E’ difficile da spiegare ma più si scava in questa “tana (anzi, tunnel) del bianconiglio” senza fondo, più evidenze si trovano. E anche se inizialmente credevo si trattasse di una folle illusione sostenuta da nessun altro sul pianeta, alla fine sono giunto a sospettare che un sacco di persone molto potenti sembrano essere d’accordo con me e provano — da decenni — a fare gli “apprendisti stregoni” con questa illusione.
Eventuali dubbi che avrei potuto avere su questa tesi dichiaratamente sbagliata sono stati spazzati via quando lo scorso autunno ho visto lo spettacolo Massive Attack-Adam Curtis alla Radio City Music Hall ed è stato testimone della più letterale presentazione immaginabile come “oracolo dell’apocalisse”. di questa altrimenti timida e piuttosto fragile donna di mezz’età.
E conoscendo la storia di potenti ma invisibili forze che provano a capitalizzare i suoi poteri, e vedendo ciò che si sta svolgendo intorno a noi ora, non posso dire di essere rassicurato dal fatto che una delle sue più esplicite profezie (“Five-Ten Fiftyfold”) sembra alludere a un’epidemia influenzale che spazzerà via metà della popolazione mondiale, così come discusso qui.
Notate che nella prima canzone (“2lood 2itch”) nel loro primo album Garlands, lei chiaramente canta per ben due volte la parola “corona”.
Il nome “coronavirus” è derivato dal latino “corona”, derivato a sua volta dalla parola greca che sta per “ghirlanda”, “garland” in inglese. Il nome si riferisce all’aspetto del virus al microscopio, virus che ha un aspetto di una “sfera coronata”, somigliante anche alla corona solare.
Judy GARLAND, la protagonista ragazzina del film “Il mago di Oz”, citata diverse volte in questo blog anche a proposito della cripto-kubrickologia (#cryptokubrology)
Da un po’ di tempo il blog “The Secret Sun” sta monitorando l’interesse di Bill Gates per “possibili pandemie”, andando indietro fino al post del 2017 “The Microbes Are Ready.” (“I microbi sono pronti”.)
Notate che la locandina della conferenza della Fondazione Bill Gates presenta computer grafiche proprio rappresentanti dei coronavirus.
Parliamo di profezia, eh? Chi è che una volta ha detto che il miglior modo di predire il futuro è quello di inventarlo?
Ad ogni modo, girano un sacco di voci sull’origine del COVID19 e la sua possibile origine come bio-arma. Buzzfeed è arrivato al punto di bannare il sito di contro-informazione “Zero Hedge” da Twitter per aver semplicemente riportato quelle voci, sebbene non sia esattamente chiaro il motivo di questo ban da parte di Buzzfeed.
Ma adesso il governo cinese sta accusando i militari USA di aver sviluppato il virus, portando a grossi attriti diplomatici. A proposito di questo, lungi da Knowles fornire dichiarazioni definitive.
Personalmente, io sono “fan” della versione che vuole l’epidemia di questo nuovo coronavirus iniziata a novembre-dicembre 2019, essere partita da un pipistrello vivo venduto come cibo al mercato di Wuhan, il quale pipistrello da cui si è sviluppato il nuovissimo virus, fino a poco tempo prima “stava chissà dove dentro una giungla”.
E’ proprio la piena concretizzazione nella realtà concreta della famosa metafora della teoria del caos (affine a quella del “cigno nero”) secondo cui “il battere d’ali di una farfalla può causare uno tsunami dall’altra parte de mondo”.
“Event 201”, un’esercitazione tenuta il 18 ottobre 2019 riguardante una pandemia globale.
Esercitazione condotta il 18 ottobre 2019 sulle conseguenze di una pandemia globale, sotto l’egida di Bill e Melinda Gates.
Ma per quanto riguarda le possibili intenzioni rituali sulla creazione e distribuzione di questo patogeno, ci limiteremo a ricordare DOVE la conferenza dell’ “Evento 201”– quella che ha fatto parlare di “coronaspiracy” — ha avuto realmente luogo.
A pochi isolati di distanza dalla sede in cui “l’Oracolo” aveva eseguito una serie di spettacoli assieme ai Massive Attack e all’apocalittico “tour” di Adam Curtis nell’ottobre 2013.
Pensate un attimo a ciò: con tutti i posti nell’intero mondo in cui quella conferenza-esercitazione poteva tenersi, ha avuto luogo proprio in un hotel a poca distanza da quella sede!
Per se stessa sarebbe una coincidenza piuttosto insignificante. Ma nel contesto di tutto il resto, è decisamente folle.
E diviene più folle quando ci si rende conto che a un isolato di distanza dal tempio della “Sibilla” c’è Kate Spade di New York, che di certo ha un ruolo in questo vortice di follia.
Visto che sappiamo che il nuovo consiglio di amministrazione di Kate Spade a New York ha un nuovo capo, e il suo nome è LIZ FRASER!
La realtà che pensavate di conoscere è finita. Perciò d’ora in poi dovete pianificare le cose di conseguenza.
Bill Gates, il venerdì 13, lascia la Microsoft per dare priorità alle sue attività filantropiche.
Com’è come non è, chissà perché misi in ballo proprio Bill Gates in un assurdo post di inizio 2013, durante i tempi compresi tra le dimissioni di Ratzinger e le elezioni di Bergoglio, assurdo perché in una telefonata ancora più assurda del post la voce di un tizio che mi sembrò quella di quell’Alì Agca che sparò al papa il 13 maggio del 1981 disse a Piero Chiambretti (in chissà quale trasmissione, penso radiofonica) che lui “avrebbe visto bene Bill Gates come prossimo papa”!…
E potete aver saputo che Tom Hanks e sua moglie sono in quarantena in Australia per essere stati scoperti positivi al Covid19, ma potete non aver saputo che sono stati messi in quarantena proprio a Gold Coast in Australia, luogo che i lettori di lunga data lo ricorderanno per essere stato teatro, nell’inverno 1996, di una nuotata di mezzanotte da parte di colui, chiamato Jeff Buckley, il quale spezzò il cuore della Sibilla Liz Fraser: un tipo di attività (la nuotata di mezzanotte) che l’avrebbe poi portato alla morte il 29 maggio 1997.
Penso che gli Hanks saranno ospitalizzati per 17 giorni.
Hanks si trovava nella Gold Coast per le riprese di un film biografico su Elvis: Anche lo stesso Elvis gioca un ruolo chiave nell’eterno psicodramma rievocato in tempo reale dalla Sibilla e dal suo Pastore.
Alla fine dell’anno scorso, avevo trasferito tutto questo materiale sulla “Sibilla” in un blog privato ma, sfortunatamente, il blog privato si dimostrò non così privato come avevo sperato.
Stava infatti avendo un bel po’ di traffico web non desiderato, soprattutto dal mezzo del nulla assoluto dei deserti della California e del Nevada, così come da una grande organizzazione di cui ho parlato in passato, un’organizzazione conosciuta per impiegare una forza di polizia privata ben più grande della maggior parte dei dipartimenti di polizia normali.
Pensate se un’intelligenza artificiale fosse programmata per voler coltivare quante più fragole possibili e così coltivare nulla più di fragole e basta sulla superficie terrestre? Quindi ci sarebbero “Strawberry fields forever”! (“campi di fragole per sempre”, citando l’omonima canzone dei Beatles.)
Sebbene questa non può che essere una “casuale coincidenza”, nientemeno che un luminare quale lo stesso Elon Musk in persona ha postato l’enigmatico tweet di cui sopra solo un paio di ore dopo un mio post su Philip K. Dick (nel mio blog privato) e la sua epifania “Strawberry Fields Forever”, così come la Sophia posseduta dall’intelligenza artificiale nel romanzo di Dick VALIS.
Dovrete amare quelle coincidenze.
Elon Musk sta anche avendo un bambino assieme a Grimes, una ben nota fan dei Cocteau Twins.
Dovrete amare queste sincro.
Oltretutto, Kate Perry– la cui canzone del 2017 “Tsunami” fu una riscrittura di “Watchlar” dei Cocteau Twins— ha annunciato la sua propria gravidanza con l’attore Orlando Bloom in un videoclip in cui Kate Perry è avvolta da “garlands”, ghirlande (=”corone” dunque, secondo l’etimologia antica greca)
Così come ha fatto Beyonce quando ha annunciato la nascita delle #CarterTwins, nel trentacinquesimo anniversario dell’uscita di Garlands.
“Love Draught” di Beyonce e stata anche piena di riferimenti ai Cocteau Twins, quasi sicuramente a causa del contributo di The Weekend, grande fan dei Cocteau Twins.
Più recentemente, Janelle Monae si è abbigliata di “Garlands”!
Riuscite a vedere questo pattern che si ripete?
Successivamente, nel suo articolo, Christopher Knowles, fa notare altri sincro-legami, i quali però perdono nella traduzione dalla lingua inglese a quella italiana, per esempio il titolo in lingua inuit “Oomingmak” della prima canzone dell’album “Victorialand” dei Cocteau Twins significa “Musk” (ovvero il cognome di “Elon Musk”), che in italiano è “muschio”.
Il titolo della seconda canzone dello stesso album è “Little Spacey” e Knowles fa notare come nel 1986, anno di uscita dell’album, l’attore Kevin Spacey non lo conosceva nessuno al di fuori dei teatri di New York e negli ultimi tempi, sui mass media, si è letto di William Little, il quale ha asserito di essere stato molestato sessualmente da Kevin Spacey.
La cosa che mi fa pensare è che questi patterns notati dal punto di vista di Knowles, personalmente, è come se li riuscissi (moolto vagamente, per ora) a notare anche dal MIO punto di vista, cioè secondo il mio punto di vista della mia ben determinata vita. Noto delle assonanze spaziotemporali in ciò che viene mostrato da Knowles, per esempio riguardanti il mio vissuto in certi determinati anni da lui citati. Devo averlo già accennato in qualche precedente post.
Secondo le interviste, il titolo della canzone strappalacrime “The Thinner the Air” è riportato abbia un riferimento alle difficoltà che la gente ha nel respirare nelle più alte, elevate zone dell’Antartide.
Respirare difficoltosamente è una possibilità che preoccupa moltissimi nel mondo in questi giorni.
Permettete che vi domandi questo: diciamo che state guardando un film — forse di Igmar Bergman o Andrej Tarkowskji o qualcun altro — riguardante un “oracolo dell’apocalisse” e la sua colonna sonora suona esattamente come “The Thinner the Air.” Vi sembrerebbe così strano?
Abbastanza interessante, no?
Così, ricapitoliamo: Due LP dei Cocteau Twins venerdì saranno ri-editati. La prima canzone del primo album ha la parola “corona” che si ripete due volte nel secondo verso. Il titolo dell’ultima canzone sull’altro album si riferisce a problemi di respirazione.
Ce ne sarebbe ancora da trattare…le cose potrebbero essere ampliate a dismisura, come amo dire al mio collega di blog Teoscrive, probabilmente servirebbe un’applicazione somigliante a quella di un motore di ricerca web per stare dietro a tutte le connessioni possibili.
Concludo citando ancora due cose che Knowles fa notare:
Il riferimento alle cavallette (proprio nell’ultimo mese ce n’è stata una super-invasione in Africa) nella canzone dei Cocteau Twins “In the Gold Dust Rush,“ e il riferimento a un “invasione di alieni invisibili attorno a noi” nella canzone, sempre dei CT, “Glass Candle Grenades”.
Durante quelle sue riprese lì a Los Angeles, Fois non fa che notare i macchinoni californiani e ne guida anche uno a noleggio per andare fino in quel di Las Vegas attraversando il deserto.
Mi piace Giovanni Fois anche perché un po’ mi ricorda Pietro Taricone.
Tesla, Los Angeles, “Blade Runner”…Philip K. Dick.
Philip K. Dick assieme a Ridley Scott, regista dell’unico film tratto da un testo di Dick girato mentre costui era ancora in vita e morì in quello stesso 1982 di “Blade Runner”, il film in questione.
Nel febbraio del 1974, la vita di Philip K. Dick’s cambiò. Mentre era ricoverato per un’operazione ai denti, dichiarò in seguito, ebbe un’epifania spirituale. […]. Tre giorni dopo l’operazione di Dick, gli vennero recapitati dei farmaci portati dalle mani di una donna straordinaria. Ella indossava una collana con un pesce d’oro come ciondolo, che lei disse essere un simbolo del Cristianesimo primitivo. Dopo aver preso il pacco dei medicamenti, Dick vide un flash misterioso di luce rosa e poi collassò sul suo letto. Essendo un mistico contemplativo, Dick suppose che la luce rosa fosse una forza spirituale attivata dal pendaglio a forma di pesce. Mentre giaceva a letto gli visioni come di dipinti astratti seguiti da idee filosofiche e progetti ingegneristici…
Nei giorni e nei mesi seguenti le visioni di Dick “triggerate” da quel pesce d’oro proseguirono, dandogli una bizzarra quanto profonda sensazione di come la realtà percepita fosse in realtà una simulazione artificiale generata da un’entità da lui soprannominata “Zebra”, che in realtà ci si trovava ancora ai tempi del Cristianesimo primitivo, quasi duemila anni prima e che l’Impero da cui Gesù Cristo fu ucciso in realtà non ha mai avuto fine ma si è solo progressivamente camuffato.
Venite, vi farò diventare pescatori di uomini (Mc 1,14-20)
Antico sacerdote mediorientale vestito in quel modo per pregare-impersonare la divinità Dagon a forma di pesce.
Teoscrive ha detto più volte del “ciclo dei venticinque anni”: nell’autunno 1994 chi scrive partecipò un week end a una bizzarra gita scolastica del tutto fuori programma in cui per la prima e per ora unica volta nella sua vita visitò Venezia nello stesso periodo in cui leggeva “La cosa buffa”, un romanzo ambientato nella città lagunare (senza sapere che entro breve ci sarebbe poi stata la gita lì) e in cui uscì in edicola uno speciale del tutto fuori programma del fumetto Nathan Never intitolato “Fantasmi a Venezia” avente come location la “Serenissima” del futuro del tutto sotto le acque.
Tornando a quel video di Giovanni Fois, naturalmente ho pensato che mi sarebbe piaciuto di più vederlo mangiare non cheesecakes bensì pesce fritto dentro quel locale di Beverly Hills a Los Angeles però, tenendo presente che l’ingrediente principale delle cheesecakes è formaggio fresco spalmabile mi sono ricordato di una certa cosa detta da Sant’Agostino…
I versetti 16 e 17 del salmo 67 (68) si rivolgono alle montagne. In ebraico e nella traduzione italiana, risulta : « Monte di Dio il monte di Basan, monte dalle alte cime, il monte di Basan» Ma nella Bibbia dei Settanta[1] e nella Vulgata[2], si trova piuttosto : « Monte di Dio, monte grasso, monte fermentato come formaggio [3] ! » Per Sant’Agostino, che si basa su questa versione del testo, le montagne sono un’immagine di Dio, e più precisamente di Cristo. Questo tipo di monte non ci stupisce : è un elemento ricorrente del linguaggio poetico della Bibbia, come immagine di Dio[4]. Invece, l’immagine del formaggio per parlare di Cristo è piuttosto unica (pensando alla metafora alimentare, abbiamo piuttosto l’abitudine di evocare il pane e il vino…). Ma Agostino non ha paura di evocare un’immagine nuova, e riprende nel suo commentario l’espressione del salmo scegliendo una parola latina che evoca ancora più precisamente il formaggio :impiega la parola « incaseatus », « che si è trasformato in formaggio » (derivato da « caseus », « formaggio »). Il Cristo è dunque proprio paragonato à un monte « trasformato in formaggio ». La traduzione di « incaseatum » fa si che Sant’Agostino abbia stabilito un inequivocabile legame tra la grazia divina e il formaggio.
Che l’ingrediente principale delle cheesecakes gustate da Fois e amici possa essere considerato il gemello simbolico del pesce lo si può evincere anche dal testo seguente:
Riferendo un episodio di questo periodo, il De quantitate animae dice che Licenzio e Trigezio «erano accovacciati a terra all’ombra» (15). In questa campagna crescevano numerosi alberi in ragione della fertilità del suolo (16). Le loro foglie, strappate dal vento dell’autunno, ostruivano i canali d’acqua corrente (17). Questi alberi non portavano frutti commestibili, ma erano utili per la loro ombra, il loro legno e le loro foglie (18). Colpito da questa esuberante vegetazione dovuta non solo al fertile terreno, ma pure alle piogge abbondanti dell’inverno, Agostino, provenendo dall’altopiano della Numidia, paragona gli inverni piovosi d’Italia alle «siccità di cui soffre costantemente la nostra povera Getulia» (19). Per descrivere il paradiso celeste di cui Cassiciaco è un’immagine, Agostino usa il versetto del salmo 67: «in monte incaseato, monte tuo, monte uberi». Il paragone è palesemente indicato sia dall’inversione del testo biblico, sia dal pronome possessivo che vi è apposto.
La struttura originale e completa di questo versetto si legge nell’Enarratio in Psalmum 67: «montem Dei, montem incaseatum, montem uberem» (20). Agostino ha dunque invertito l’ordine, cosa che non può essere effetto del caso, tanto più che questo curioso versetto è citato raramente (21). La ragione di questa inversione è probabilmente l’assonanza con il nome di Cassiciacum: Cassiciaco-incaseato. L’assonanza era una figura retorica e si sa quanto le Confessioni, soprattutto il libro VIII, brulichino di procedimenti tratti dall’arte oratoria (22). Cosa significa dunque mons incaseatus? Secondo l’Enarratio in Psalmum 67, si tratta del Cristo che nutre i piccoli (=neofiti) di grazia come di latte (23). Nelle Confessioni mons incaseatus esprime pertanto la pienezza della grazia e della gioia in paradiso e anche, per la sua relazione con il rus Cassiciacum, la ricchezza in formaggio e latte prodotti in montagna (o in collina). Commentando il «butyrum et mel comedet» di Isaia (24) san Gerolamo parafrasa così: «Questo ragazzo che si è ingrassato di burro e di miele e nutrito fra le montagne ricche di formaggio (inter caseatos nutritus montes) cresce velocemente» (25). Cassiciacum sembra dunque che sia stato ubicato sia in montagna (o collina), sia in mezzo a montagne, dove ci si dedicava all’allevamento delle mucche, dei montoni o delle capre e alla produzione del formaggio. La letteratura e l’arte bucolica hanno forse giocato un ruolo nella scelta del salmo 67, poiché esse influenzavano da lungo tempo gli autori e gli artisti cristiani che descrivevano e rappresentavano il paradiso: si pensi ad esempio al tema del Buon Pastore (26). Si può andare più lontano e dedurre dall’espressione mons incaseatus l’aspetto della montagna di Cassiciacum ? I Romani erano ghiotti di una varietà di formaggio a forma di cono e di piramide, da cui il suo appellativo di «meta», nome che indicava di solito il termine conico dello stadio (27).
Ricordo bene quell’autunno 2000, quando c’era stata la prima edizione italiana della trasmissione IL GRANDE FRATELLO.
Il Grande Fratello, come tutti sanno, è il dittatore assoluto che assoggetta le popolazioni attraverso gli schermi televisivi, nel libro distopico, 1984, dello scrittore britannico George Orwell.
Nulla, in quell’anno, lasciava presagire che, negli anni successivi, molti commentatori avrebbero bollato come orwelliana la gestione massmediatica della “guerra al terrorismo” e le leggi in materia di sicurezza promulgate in seguito, le quali ponevano limiti alla libertà e alla privacy della cittadinanza.
La prima edizione de Il grande fratello era qualcosa di “storico”, non mostrato soltanto come tale, nonostante fosse un format dell’agenzia olandese Endemol distribuito in molti paesi, non solo in Italia. Per la prima volta in questo paese, era trasmesso un programma che riprendeva 24 ore su 24 un gruppo di persone, prigioniere di una casa di loro spontanea volontà.
Le successive dodici edizioni de Il grande fratello, per me erano state solo copie malriuscite della prima, la VERA edizione storica e classica, indimenticabile, che sarebbe rimasta “scolpita nei secoli.” Forse soltanto ancora la seconda si era un po’ salvata, quella che fu fatta partire con una settimana di ritardo per via degli attacchi terroristici del settembre 2001.
Era forte, dunque, la NOVITA’ originale e originaria di quella prima edizione, avevo letto che persino Umberto Eco passava una parte del suo tempo a guardarla; tra i partecipanti ricordo personaggi come Rocco Casalino, Un certo “Ottusangolo” (come era soprannominato dalla Gialappa’s band), la pittrice sarda che di cognome faceva Tilloca, e adesso non ho voglia di andare su un motore di ricerca per rintracciare il suo nome (che ora me lo sono ricordato, era Maria Antonietta), poi la bagnina bionda del lago d’Iseo dal forte accento lombardo-orientale, il pizzaiolo-deejay siculo e pelato col bandana e altre figure che, settimana dopo settimana, venivano “nominate” dal televoto del pubblico a casa e dalle scelte dei loro compagni i quali, all’interno di una specie di loculo tutto rosso chiamato il “confessionale” decidevano chi per loro doveva uscire Era come un rituale molto preciso, una specie di cerimonia che andava avanti settimana dopo settimana il giovedì sera su Canale 5, condotta da Daria Bignardi e in onda sull’antenata di Sky, Stream Tv, come si è detto, 24 ore su 24.
Settimana dopo settimana, dunque, chi aveva ricevuto più nomitation (negative) sia dal pubblico a casa che dai loro compari – tutti sorrisi davanti e coltelli dietro – usciva dalla casa, e c’era il giornalista Marco Liorni ad accompagnare all’uscita colui o colei che era stata espulsa dalla casa, per poi ritrovarsi in studio di fronte alla Bignardi con, sullo schermo dietro alle loro spalle, i compari rimasti nella casa. E tutti commentavano l’uscita, con grandi emozioni, trasmesse al pubblico a casa, e non ancora diventate routine, come nelle edizioni successive, quelle condotte da Alessia Marcuzzi. In seconda serata, poi, ci pensava la Gialappa’s band a fare una specie di montaggio video della serie “vogliamo ricordarlo/a così”, con i momenti più salienti del personaggio dentro la casa, con il noto brano di Vangelis come accompagnamento musicale.
Tra i personaggi di quella prima edizione andata in onda nell’autunno del mitico anno 2000 (dall’equinozio di autunno al solstizio d’inverno), vi era uno che spiccava tra tutti per la sua personalità contraddittoria, multisfaccettata, verace, sincera, ma con una certa oscurità e malinconia di fondo, un po’ maudit. Senz’altro il più inquietante tra gli individui che popolavano la casa: PIETRO TARICONE.
Ricordo quando Pietro Taricone era riuscito a vincere la prima edizione de Il grande fratello, il 21 dicembre 2000, quando era rimasto SOLO nella casa, come un leone in gabbia dentro il grande soggiorno con il divano e tutte le altre stanze della grande casa, vuote come le stanze dell’albergo di Shining, con TUTTI che lo osservavano dallo studio televisivo della Bignardi e di Liorni, dove si erano radunati i suoi ex compagni, ormai tutti fuori, e restava soltanto lui là dentro, ricordo che la musica di accompagnamento era estremamente evocativa. Non era solo un momento di grande televisione che accade raramente (potete ridere ma è così) ma era anche l’incarnazione, in diretta Tv, di una mitologia, il mito dell’eroe il quale, dopo essere di ritorno da un viaggio, da una battaglia, si trova faccia a faccia con la solitudine del vincitore. Vi era, dunque, un aura in quell’ultima puntata della prima edizione, la quale non si sarebbe più ripresentata per tutte le dodici edizioni successive. Non era più un banale reality show (all’epoca quest’espressione non era ancora entrata nell’uso comune) ma la concretizzazione di un archetipo eterno.
La locandina del film con Vincent Price “L’ultimo uomo sulla Terra.”
In quel momento Taricone era l’ultimo uomo sulla Terra, era Adamo senza Eva, Caino senza Abele, Socrate prima di prendere la cicuta, Gesù Cristo sulla croce.
Ed era forse destino che Pietro seguisse l’espressione, resa famosa da una canzone di Francesco Guccini, “gli eroi muoiono giovani e belli” poiché il 29 giugno 2010, a soli 35 anni, morì in seguito a un incidente di paracadutismo, una disciplina in cui era esperto.
Tralasciando le considerazioni complottiste su questa vicenda, voglio concludere riportando uno scritto tratto dal blog The Hive, postato proprio nel giorno della morte di Pietro Taricone, e che riguarda avvenimenti tuttora in corso.
Cosa hanno in comune il prematuro decesso di Pietro Taricone, l’ aggressione a Papa Benedetto e l’ iter giuridico del processo al Vaticano (in merito allo scandalo pedofilia)? Tutti e 3 gli avvenimenti, avvenuti in perfetta specularità temporale (vedi figura sopra), parlano in modo figurato – o meno – della caduta della chiesa: la caduta del Papa, il massimo esponente Vaticano (S. Pietro), e la “Caduta” di Pietro Taricone, morto “inspiegabilmente” quando in USA la magistratura tuonava vendetta contro il Vaticano (S. Pietro), proprio durante il giorno di San Pietro! (quando è troppo è TROPPO).
La morte di Taricone è la perfetta risonanza temporale di un avvenimento simbolico del passato, che è il riflesso anticipato di un futuro che piano piano viene svelandosi, in maniera speculare e perfetta, noi oggi sappiamo, che questi segnali allegorici potrebbero essere il presagio di un futuro meno allegorico e piu concreto dove potremmo assistere inesorabilmente alla caduta (questa volta non allegorica) dell’ impero di S. Pietro..
Un futuro, che è stato gia pressoche scritto e programmato si preconfigura inizialmente in maniera immaginativa (a livello di pensiero), per poi mutare in evento simbolico ed allegorico, per diventare infine realtà.
I segnali arrivano, e il Messia moderno (la TV) anticipa a suon di “parabole” simboliche ciò che ci aspetta: a testimoniare la natura riflettente del tempo […]
Dal punto di vista umano, è pressochè evidente a questo punto, che chi lavora in televisione ed ha puntati addosso gli occhi di milioni o miliardi di persone, diventa a maggior ragione, pedina del gioco dell’ universo, ove tutto è in un perfetto Caos Organizzato.. fenomeni mediatici come ad esempio la morte di M. Jackson, e la morte di Taricone, sono segnali evidenti di una matrice intelligente di eventi che si muove e vibra in maniera organizzata, e di come gli esseri umani (sopratutto quelli che nella società hanno un ruolo chiave) vengono manovrati misteriosamente da questa matrice (la morte di Taricone e quella di Jackson sono state entrambe piuttosto anomale e misteriose).