Stay tuned, 20 luglio 2019

28 06 2019

Branson a Genova: “Vi presento la mia nuova Virgin”

Richard Branson della Virgin a Genova il 20 luglio 2018
Demolizione del ponte Morandi a Genova il 28 giugno. Monitorata dalla stessa Fincantieri che ha prodotto la Virgin Scarlet Lady, inaugurata il 20 luglio dell’anno passato.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2018/09/11/impressioni-e-immaginazioni-sul-crollo-del-ponte-morandi-il-14-agosto-2018/

Contemporaneamente allo scontro feroce tra sovranisti e globalisti incentrato sulla figura catalizzatrice di Carola Rakete, capitana della nave “Sea watch”, contro Matteo Salvini in primis, che dai suoi fans è chiamato “il capitano”.
Contemporaneamente al PD coinvolto nella guerra contro i trafficanti di esseri umani in generale e di bambini in particolare, guerra che per ora fatica alquanto a raggiungere i mass media mainstream.

https://civiltascomparse.wordpress.com/2018/05/27/il-pensiero-razionale-non-basta-per-capire-il-corso-degli-avvenimenti/#comment-5946

Un estratto da un articolo di Goro Adachi di Etemenanki (oggi su Super Torch Ritual) risalente al 18 aprile 2011:

Quello di cui scrivo su questo sito – tutte le cose “MULTICONTESTUALI” – tende a rendere perplessa la gente. E’ così fuori allineamento con il normale modo di pensare della maggior parte delle persone, le quali perciò si disorientano e finiscono per provare un senso di confusione. La loro conoscenza interiore può riconoscere un ordine superiore di “verità” ma la mente cosciente necessita di molto più convincimento e di tempo prima che possa digerire tutto ciò e cominci [con molta fatica] a riconoscere che esiste una cosa come la “coerenza multicontestuale” – tipicamente espressa come sincronicità – la quale sta alla base della realtà oltre la soglia di ciò che è normalmente considerato possibile.

Una cosa è notare alcuni pezzi di “coincidenze significative” nella vita. È innocuo. Numerologia? Carina. Simbolismo? Divertente. Forse anche stimolante. Ma quando si parla di una super coerenza intercontestuale – che è ciò che evidenzio e dimostro su questo sito – le cose diventano un po ‘sconcertanti e persino “SPAVENTOSE” per molti. La mente ordinaria cerca di trovare un modo per scacciare tutto ciò, dimodoché l’ordine sia ripristinato e non ci sia più bisogno di rivedere radicalmente la propria visione del mondo poiché accettare la VISIONE NASCOSTA significherebbe rifiutare una base fondamentale della comprensione pratica [ma incompleta] della realtà. Sarebbe come sopravvivere a un terremoto catastrofico e dover ricostruire una città. È un compito arduo. Ci vuole un grande sforzo e impegno, a cui normalmente rifuggiamo.

Perciò capisco gli effetti psicologici. Può trattarsi di un subitaneo bivio in cui la mente ha da prendere una grande decisione concernente la stessa natura della realtà. Consciamente o inconsciamente, tale pressione è avvertita e non è comoda per molti. Ma tale è la natura della verità. La verità, non è affatto raro sia SCOMODA. Voi potete sceglierlo se accettarlo o negarlo. La vita è una serie di queste decisioni. Voi potete continuare a negare ma poi pagate il pedaggio. Ci siete voi, c’è la verità e nel mezzo c’è il TEMPO.

Più noi andiamo contro la verità più noi siamo intrappolati nel tempo ed esso diventa sempre più incomprensibile e faticoso fino a collassare, come una stella collassa in un buco nero. Abbiamo bisogno di cortocircuitare il processo e fuggire dal tempo. Per questo, ricercando la verità e accettando ciò come nostra priorità. Ciò ci prende un sacco di energia e attenzione perché la verità si nasconde come una volpe e noi dobbiamo cacciarla dentro il buco del coniglio bianco dove c’è buio e quindi si deve avere bisogno di una mappa altrimenti finite per girare semplicemente in cerchio. Questa “mappa” o “radar” è ciò che io chiamo COERENZA MULTICONTESTUALE O INTERCONTESTUALE.

È un po ‘come usare un diagramma di Venn; andate nell’area più pesante per la “risposta” più universale. In altre parole, è come una “meta analisi” di sincronicità. Una “coincidenza significativa” qui, un’altra sincronicità lì, e un altra là … Qualcosa che molta gente può notare e cercare di interpretare ciascuno di questi “segni”. Ma non pensa o non sa come trovare connessioni tra queste “coincidenze” che le uniscono. L’area di tale unificazione – coerenza – è il blip sul radar o una freccia che indica la direzione della verità.

The future arrives in 2019

The future arrives in 2019

Almeno, per i “profeti” della fantascienza.

Arthur C. Clarke’s July 20, 2019: Life in the 21st Century (1986) is all about one specific day – July 20, 2019 – representing “the future” exactly 50 years after the Apollo 11 Moon landing. (Clarke wrote the introduction and epilogue only.)

2019 is also “the future” in Blade Runner (1982) based on Philip K. Dick’s novel “Do Androids Dream of Electric Sheep?” (1968), explicitly set in November 2019 Los Angeles.

Galactic Notre Dame

Galactic Notre Dame

Potremo avere presto un altro evento “Virgin” – questa volta potrebbe rivelarsi galattico…o almeno nell’orbita terrestre bassa – nella forma di…

…Richard Branson si sta potenzialmente per silurare nello spazio con la sua propria Virgin Galactic SpaceShipTwo  il 20 luglio , o intorno a questa data, giusto per il cinquantesimo anniversario dell’allunaggio dell’ Apollo 11.

Richard Branson vuole effettuare il primo volo nello spazio entro luglio

…riecheggiando il drammatico incendio di Notre Dame a Parigi poco più di due mesi fa il giorno del compleanno di Leonardo Da Vinci , la città in cui la principessa Diana morì in un incidente automobilistico 22 anni fa. Ricordate: “Notre Dame” significa “Our Lady” [che come sappiamo è uno degli appellativi con cui Christopher Knowles di “The Secret Sun” chiama la “cantante sibilla” Elisabeth Fraser] altrimenti detta Maria Vergine, e “Diana” è la divinità romana della Luna.

La Virgin, la “Our Lady” da me stesso fotografata il 10 giugno all’uscita di una recita scolastica di fine anno dedicata ad “Alice nel paese delle meraviglie”. Nel momento in cui l’ho scattata sapevo che questa “vergine imprigionata” era significativa.

In più, “Apollo” è una divinità solare  ed è durante le eclissi solari che il sole e la luna si uniscono, così come succederà il 2 luglio, solo due settimane prima del “big Apollo/Moon/Virgin day”.

https://scienze.fanpage.it/eclissi-solare-totale-2019-quando-la-luna-oscurera-la-nostra-stella-e-come-goderci-lo-spettacolo/

[…]

Chissà quante altre coerenze multi-contestuali.., ma per ora fermiamoci qui.





X files X-it e la morte della cultura del complotto, parte seconda e conclusione

4 08 2018

Continua da qui: https://civiltascomparse.wordpress.com/2018/08/01/the-x-files-x-it-e-la-morte-della-cultura-del-complotto-parte-prima/

Sono un grande fan del motto “stai nella tua corsia” quando si tratta di istituzioni culturali popolari. Non intendo “ripetere la stessa idea finché il mondo non grida pietà”, intendo, “capire cosa ha spinto la gente a pigliare la tua idea da un oceano infinito di concorrenti e bloccarla come una tartaruga.”

Fare così efficacemente richiede saggezza e una più profonda comprensione dell’archetipo e della psicologia di gruppo, cosa per cui i tipi più creativi non sono esattamente conosciuti.
Permettetemi di citare due esempi dal mondo della musica pop come esempi di ciò di cui non sto parlando …

Prima che la formula prendesse piede.

Da un lato avete gli AC / DC. Dopo aver girato con ritmi e modi diversi per alcuni anni, hanno scoperto che la loro interpretazione di “All Right Now” di Free sembrava risuonare meglio con un pubblico di massa quando Back in Black vendeva un milione di copie.
Quindi per i decenni successivi hanno seguito spietatamente quella formula; mid tempo, backbeat a quattro quadrati, riffs ritagliati, bluster blues e cori da inno.
Però io dico di solito: “Mi piace l’AC / DC, hanno un sacco di buone canzoni”.
All’estremo opposto (praticamente in ogni modo possibile) abbiamo i Village People. Il gruppo è partito da un gay scherzoso interpretato su una cultura mainstream sessualmente ingenua, mescolando scimmiottamenti dei Tom of Finland a una disco dance piena di doppi sensi.
Questa specie di barzelletta s’è sgonfiata piuttosto rapidamente, come fanno di solito le battute stupide. E dopo alcuni anni di egemonia culturale ad ampio spettro, i disco-party – anche a causa della cocaina e del nitrato di amile – hanno finito il gas innescando un forte contraccolpo.
Il problema non era tanto la musica, dal momento che la disco dance urban-gay continuava a vendere a prescindere, anche per via della sferzante cultura elitaria che la circondava. Tra l’altro, un catastrofico film [non un film catastrofico…] del 1980 (interpretato da Bruce Jenner) ha contribuito a ridurre i Village People e la stessa disco dance in una specie di barzelletta di successo.

Senti il ​​CRINGE — ogni centimetro di esso.

Così i Village People, che si vantavano di ispirare un’aria commerciale, si aggrappavano ai folli disco-nightclub britannici conosciuti come “New Romantics” per garantirsi una continua rilevanza culturale.

Fu un disastro umiliante, ma così intriso di kitsch, disperazione e ingenuità (il titolo dell’album era Renaissance, speranza contro speranza) che, uhm, entrò negli annali dei grandi film della serie “che-diamine-avevano-in-testa-quando-li stavano-girando”, più o meno allo stesso modo di The Brady Variety Hour.

In una di quelle mosse disperate che ispirano sia la pietà che il disprezzo, il vice-leader si era vestito con abiti apparentemente rubati da Goodwill di Spandau Ballet e aveva girato un video che suonava come qualcosa che Adam Ant avrebbe potuto fare se i suoi conduttori avessero deliberatamente cercato di sabotare la sua carriera.

Renaissance raggiunse il picco al numero 138 nelle classifiche di Billboard.

Il risultato è che mentre i tempi degli AC / DC e dei Village People sotto i riflettori  sono passati da tempo, AC / DC hanno continuato a essere una costante e i Village People sono entrati nell’aldilà dei concerti da sagra estiva, delle navi da crociera e dei party aziendali , con la maggior parte dei membri originali che, dai e ridai, si sono dissipati col tempo.

Quindi cosa c’entra tutto questo con The X-Files?

Chris Carter si vantava sempre che X-Files offriva un luogo “elastico” per la narrazione. E infatti la serie ha spesso approfondito tutti i tipi di ingranaggi diversi, alternando vicende con mini-mostri a episodi di “mitologia” quasi serializzati e di respiro comico.

Ma ciò che X-Files aveva di davvero fatto bene era questo raccontare storie che rendevano normale il paranormale prendendo sul serio la materia e innestando la laconica sensibilità di Carter sulla televisione a episodi alla produzione di valore filmico.

Lo spettacolo scalò la cima dello spirito dei suoi tempi usando una formula alchemica affidabile; la chimica fulminante delle sue giovane guide, il dramma procedurale discreto e la speciale iridescenza della nebbia di Vancouver.

Una volta che X-Files raggiunse il suo apice, i suoi produttori iniziarono a fare l’amore con la formula del suo successo. Il primo lungometraggio si mostrò eccessivamente widescreen, cancellando quella specie di intimità in grado di rendere le storie stravaganti così credibili.

La produzione si è poi trasferita da Vancouver a Los Angeles, sbarazzandosi della magia e dell’atmosfera del suo ex ospite. La prima stagione di LA è stata caricata di deboli commedie alternate a episodi di alto profilo, perdendo tutto quel sapore “questo-è-proprio-ciò-che-sta-accadendo-ora”, che si è lavorato così duramente per creare.

I conflitti personali e professionali cominciarono a mostrarsi sullo schermo e la serie sembrò priva di radici e senza scopo per gran parte della sesta e settima stagione. La qualità è sempre rimasta alta ma la magia sembrava essere sparita.

I produttori dell’ottava stagione hanno lavorato duramente per tornare alle origini, ma con un David Duchovny part-time la serie aveva comunque fatto troppe giravolte e ciò aveva influito sull’umore negativo che ormai aveva preso possesso di molti fan, ormai manifesto anche davanti alla nona stagione.

Sfortunatamente, i produttori non sembravano davvero capire esattamente perché così tante persone fossero entusiaste per il ritorno nel 2016. E così si sono dati il compito di far sbucare qualche altro coniglio dal cilindro, nel tentativo che lo spettacolo potesse essere ancora “rilevante” per le cose del XXI secolo, quando praticamente tutti volevano che lo show mostrasse il dito medio al XXI secolo, riportandoci in massa ai bei vecchi tempi.

Non so esattamente cosa sia successo ma sembrava ovvio che Carter e compagni non avrebbero più commesso lo stesso errore.

Quindi, Marty McFly, dai gas alla De Lorean che si ritorna al 1995!

Sfortunatamente, questa decisione è stata presa un po ‘troppo tardi.

Il lancio del 2016 ha spaventato la maggior parte dei fan del bel tempo andato e gli annunci di Gillian Anderson – in ottobre e gennaio – che questa sarebbe stata la sua ultima stagione, probabilmente ha dato a molti altri l’impressione che la Anderson – e quindi l’alchimia inimitabile dello show – non si sarebbero visti in giro quest’anno.

Ma l’altro problema è che David Duchovny e la Anderson non sono più giovani e graziosi. È una cosa orribile, superficiale, ma per la televisione è un fatto dei più terribilmente concreti. Non sono troppo orgoglioso di ammettere che crogiolarsi nella scintillante e feconda bellezza delle labbra morbide di Gillian Anderson sia stata una delle ragioni principali per cui seguivo la serie, ai tempi.

Fatemi causa.

Per di più, Scully non è davvero il propulsore emotivo di una volta, e l’avrete certo notato. Io l’ho fatto. Nemmeno una volta m’è capitato di pensare: “Oh, questo bambino sarà di certo migliore in presenza del papà!”.

Quindi le cose non erano certamente uguali agli anni novanta, anzi.

La Anderson era perfettamente funzionale (e resta comunque una donna perfettamente attraente) ma ciò non ha fatto di certo il suo gioco. Duchovny, d’altro canto, ha fatto finta di niente nelle sue scene, il che potrebbe essere il motivo per cui gli sceneggiatori si sono rivolti nella sua direzione, in particolare Chris Carter con “My Struggle IV”.

X-FILES BY NUMBERS

“Ghouli” – il secondo passaggio di Jim Wong per armonizzare l’architettura dello show con i suoi standard – mi ha ricordato un vecchio aneddoto che ho sentito una volta in cui Jim Shooter, l’editore in capo della Marvel degli anni ottanta, fornì tutti i collaboratori di un “Marvel-by-numbers” della storia su cui lui e gli altri stavano lavorando. Si trattava di una lezione oggettiva su come Jim Shooter voleva che le storie venissero raccontate in modo che anche chi non avesse mai letto prima un fumetto avrebbe saputo esattamente il cosa, chi, quando e il dove nella storia.

Quindi, piuttosto che essere sepolto da un quarto di secolo di continuity, Wong ha creato un episodio archetipo di X-Files con “Ghouli”, in quanto inizia come un episodio di “Monster of the Week”, scava nel laghetto parapsicologico della serie da cui si è così tanto spesso pescato, prima di trasformarsi in un Mytharc ep in versione classica, che ci reintroduce a William Mulder e ai giocatori del Deep State che lo inseguono.

Non so quanto c’abbiano dato dentro qui Wong e Carter, ma “Ghouli” ha sicuramente dato il là per il finale della serie. Così ha fatto in effetti anche l’episodio “Founder’s mutation”.

Wong sembrava consapevole del fatto che dopo ben oltre 200 storie di X-Files era difficile inventarsi qualcosa che avrebbe ancora sorpreso qualcuno, così si è preferito rispolverare i vecchi episodi preferiti: “Ghouli” si tuffa nell’angoscia adolescenziale di eps come “Die Hand Die Verletz” e “Syzygy”, prendendo pezzi di trama da eps come “Pusher” e “Folie a Deux” e si abbevera a tutti i tipi di prototipi del melodramma intorno al letto ospedaliero.

Gabe Rotter, l’uomo di lunga data di Carter, ha anche scelto X-Files by Numbers con “Kitten”, un episodio che non è sembrato impressionare fan o critici anche perché di sicuro non è l’episodio meglio diretto di sempre. 

Il modello tradizionale di X-Files di gemellaggio di un Myth ep con una storia di allucinogeni tiene banco in questo episodio, che è incentrato su MK-NAOMI, il programma successivo a MK-ULTRA.
Modificando diverse parti componenti non solo dei precedenti X-Files eps ma di Jacob’s Ladder, Full Metal Jacket e Beyond the Black Rainbow , “Kitten” torna ai giorni di Skinner in Vietnam e mostra come l’esposizione a un agente nervino senza nome ha trasformato uno spaventoso Marine draftee in una crudele e sadica macchina da guerra.

Sfortunatamente, la guerra non finì mai per “Kitten” e continuò a essere messo alla prova in un manicomio militare. Peggio ancora, l’esercito seleziona la sua vecchia città come terreno di prova per una versione nuova e migliorata del gas NAOMI.

In tutto l’episodio ci sono echi di classici del complottismo di XF come “Blood” e “Wetwired” e l’ospite dell’ep-star Haley Joel Osment degli anni ’90 in un duplice ruolo. Osment sembra davvero aver fatto una vita dura fin dai suoi giorni di gloria e, come tale, s’è trattato di una scelta azzeccata.

Rotter mette in luce la guerra a bassa intensità che l’America ha sempre intrapreso sulla sua classe lavoratrice – in particolare la classe operaia bianca e rurale (leggi: “scozzese-irlandese”) – sin dalla sua fondazione. In questo, l’agente nervoso NAOMI potrebbe anche essere un Oxycontin disperso nell’aria, devastando intere comunità e lasciando dietro di sé solo resti umani.

Dopo “Kitten”, sono tornate le ambientazioni da incubo techno  con “Follower”, scritto da Kristen Cloke (che ha recitato in “The Field Where I Died” interpretando Lara Means in Millennium ) e Shannon Hamblin.

Un sacco di critici hanno visto questo eps come se The X-Files avesse cercato di rubare un po delle atmosfere di Black Mirror , ma i veri fan sapevano che questi stessi temi sono da sempre collegati a X-Files e risalgono a “Ghost in the Machine” addirittura all’inizio della prima stagione.

Alcuni potrebbero vedere questo episodio come una sorta di esercizio in “X-Files Lite”, ma quello che stiamo veramente guardando è un esercizio di umorismo nero post-moderno.

Non ho potuto fare a meno di pensare alle critiche rivolte ai produttori di This is Spinal Tap. Certuni urlavano che il film non era proprio una commedia, perché tutte quelle barzellette apparenti mostravano come funzionava davvero il business rock. Ma questo è esattamente il motivo per cui il film è così incredibilmente esilarante.

Allo stesso modo, le battute sui “follower” [dei social network penso] esagerano solo un po’ la realtà attuale. Quindi forse questo è in realtà il più spaventoso X-Files mai realizzato, perché le vostre probabilità di svegliarvi in questa particolare distopia sono di certo più alte che un incontro con vampiri, alieni o scienziati pazzi.

Questa è una distopia che molti teorici della cospirazione degli anni novanta non hanno profetizzato. Perché preoccuparsi delle truppe d’assalto e del controllo mentale quando si può semplicemente guidare qualcuno verso il delirio, verso una follia sbavante, semplicemente utilizzando una linea di servizio clienti automatizzata.

Il nuovo scrittore Benjamin Van Allen, con l’episodio “Famiglio”, c’è probabilmente andato molto vicino al perché di questo orribile secolo con cui tutti siamo stati puniti, ed è riuscito a evocare dalla tomba della storia quel sapore sfuggente di metà anni novanta.

In quanto tale, “Famiglio” ha un doppio significato malvagio; si parla di famigli nel senso della magia nera, ma si tratta anche di un episodio deliziosamente familiare, nel tono e nello spirito, ai fan di lunga data.

Al diavolo, se gli anni novanta di CGI e Anderson e Duchovny si affacciassero su questo presente, avreste un episodio in cui il 1995 guiderebbe legioni di svitati affetti dall’Effetto Mandela pronti ad andare al looney bin.

In altre parole, Van Allen ha deciso di scrivere un classico X-Files ep e c’è riuscito ben oltre i sogni più sfrenati di chiunque. Ma sotto il bagliore ricco e accogliente della nostalgia c’è un rimuginare sulla stregoneria, sugli abusi sui minori e sull’isteria di massa.

Il brutto scherzo qui è che allo stesso tempo abbiamo Mulder e Scully i quali sembrerebbero solo metaforicamente alle prese con la caccia alle streghe e il maccartismo, in realtà stanno cacciando una vera strega il cui incantesimo sta massacrando bambini molto piccoli nel modi più orribili. (Intendiamoci, “Famiglio” non si avvicina minimamente a una commedia, è solo un modo di dire).

Qui c’è la classica “messaggistica” di X-Files al lavoro: certo, ci sono isteriche e metaforiche cacce alle streghe e sono faccende terribili. Ma indovinate un po? Ci sono anche delle vere streghe là fuori e pure quelle sono orribili.

“Famiglio” non affronta direttamente le controversie sulla pedofilia, ma in realtà non è necessario. È molto più efficace e decisamente meno polemico, affrontarle indirettamente. Dà una specie di audience a coloro che vogliono ridimensionare l’argomento  ma illustra molto chiaramente che certe cosacce nascoste non sono solo farina del sacco della propaganda di “estrema destra”.

Fermare chi vede i figli come preda dovrebbe essere un problema politicamente non partigiano. Ma non ci è più permesso questo lusso, vero?

Il vero problema dell’isteria di massa è che troppo spesso divora gli innocenti e lascia i colpevoli liberi sulla base di pregiudizi e malintesi. In quel contesto, vi fa pensare che “Famiglio” sarebbe stato più efficace in un campus universitario d’élite piuttosto che in una stereotipata cittadina.

Non contenta di spiare il nido di calabrone della pedofilia (che è un termine improprio, il termine appropriato dovrebbe essere la pedopatia ), X-Files poi ci offre un’altra commedia nera con “Nothing lasts forever”.

La crescente oscurità satanica che rosicchia il demonio di Hollywood sembra essere un sottofondo inespresso in questa stagione. Avete uno dei serial killer in “Plus One” identificati come un’attrice famosa, avete dei personaggi televisivi kiddie che uccidono i bambini in “Famiglio” e gentaglia di Hollywood da lungo tempo dedita a cannibalismo e bevute di sangue.
L’episodio è stato scritto da Karen Nielsen, pupillo di Glen Morgan, ma qui non si può fare a meno di un po ‘di baseball al lavoro, nella classica tradizione di X-Files.
Il cattivo principale dell’episodio, Barbara Beaumont, è una star televisiva di successo che si immagina una diva pop, anche se non sa cantare per nulla. Il suo scagnozzo è un genio pazzo che si nutre parassiticamente della forza vitale di un’attrice dissolvendola e innestandosela sul suo corpo.
Forse è solo la mia immaginazione, ma serpeggia mica una sottile scia di cattiveria nel triumvirato al potere di X-Files? Non posso dirlo, ma non sarebbe certo fuori luogo in questo spettacolo pensando anche alla leggendaria lotta intestina di Ten Thirteen, una volta famosa [di qualunque cosa si trattasse].

Dopo una stagione di confortevole familiarità, Chris Carter ha chiuso il tutto con un episodio che mi ha davvero piacevolmente sorpreso.

Avevo temuto “My Struggle IV”, in particolare dopo “My Struggle III”. Ma mi resi conto dopo la vertiginosa corsa di “Plus One” che il problema di questa mitologia degli ultimi giorni era la noia e l’esasperazione di Carter nonostante qualsiasi buon viso a cattivo gioco avesse mostrato.

“My Struggle” era imperfetto in molti punti ma non difettava di passione. Sembrava un purgante per le peggiori paure di Carter, che devono essere particolarmente inquietanti considerando quanto egli sia connesso a quelli che hanno potere dentro i servizi segreti.

“My Struggle II” è un casino, e per questo do la colpa al superlavoro e alla sceneggiatura in prima stesura. Avrebbe potuto andare molto meglio se Carter lo avesse consegnato a uno dei suoi scrittori per sgrezzare un po’ i dialoghi. Ma anche questo mostrava un ‘urgenza sotterranea, nonostante l’effetto fosse attenuato dalla scrittura distratta.

“My Struggle III” è invece un naufragio, un tentativo di ri-tracciare una storia che era quasi certamente destinata ad essere un finale di serie. Alcuni critici lo hanno paragonato al finale di Sopranos , in cui i fan sono stati lasciati a chiedersi se non fosse stato progettato per dare un senso all’assassinio di Tony.

Questa volta, sapevo di essere nei guai quando Anne Simon, la consulente scientifica di Carter, ha scritto su Twitter come Carter avesse appena finito la sceneggiatura di “My Struggle III” nello stesso periodo in cui la stagione era prevista per le riprese.

Mai un buon segno.

Detto questo, adoro assolutamente “My Struggle IV” e non ho alcuna esitazione nel gettarmi sulla gogna per difenderlo come un’opera di genio e l’ unico vero modo per porre fine a questa torturante mitologia XF del 2018.

Dopotutto, chiedere a Carter di trascinare la mytharc fuori dalla naftalina dopo 15 anni sarebbe sempre stata una richiesta dubbia, nello stesso modo in cui era irragionevole chiedere a Jack Kirby di porre fine alla saga del quarto mondo con un paio di storie 15 anni dopo aver messo via baracca e burattini.

Inoltre, il vero potere dietro il trono del “triumvirato” della mitologia XF (mytharc) è sempre stato il produttore esecutivo Frank Spotnitz, che ha preso il controllo della trama nella terza stagione dopo aver svolto nella seconda una specie di apprendistato intensivo.

Sia chiaro,  Carter è sempre stato profondamente coinvolto nella mitologia XF, ma è sempre stato Spotnitz a stabilire il ritmo.

Si trattava di una cosa sia buona sia cattiva: Spotnitz aveva una grande abilità nei complotti e nei bizantinismi, ma ogni tanto poteva piazzarsi in un angolo. La forza di Carter era nella resa emotiva del dramma e quindi avevate dei momenti in cui Carter non sarebbe stato cotto nella torta tanto quanto mescolato alla glassa quando non era coinvolto nella trama originale.

Perciò l’effetto “punz-in-the-face” di episodi come “The Erlenmeyer Flask”, “Duane Barry” e “Paperclip” non era sempre presente nel menu.

In un mondo perfetto, Carter avrebbe lavorato con i suoi scrittori per produrre una serie di episodi-evento nel 2016 e sciogliere tutti i nodi di anni di continuità in modo appropriato. Non è ciò che è successo, dal momento che Carter ha deciso invece di dare ai fan quello che dicevano di volere.

C’è un senso di continuità molto più forte nell’undicesima stagione e il team di tag Wong-Carter ha lavorato bene nel tentativo di quadrare alcuni cerchi, in particolare la demarcazione tra i miti e i mostri.

Ma ho avvertito molto, con “My Struggle IV”, che Carter ha semplicemente rinunciato ai fardelli del passato ed è tornato alle origini, in questo caso il suo amore eterno per Kolchak: The Night Stalker.

Ed è così che Carter ha deciso di concludere la serie con un mostro nell’episodio della settimana.

La battuta finale è che il prodotto finale di tutti gli sforzi, sofferenze e sofferenze che Mulder e Scully hanno subito nella loro ricerca della “Verità” alla fine si traduce nel loro figlio che si rivela essere il mostro più pericoloso che abbiano mai incontrato, la somma di tutte le loro paure (Ho i miei dubbi sulla paternità di Smoking Man in ma non rischierò di ridicolizzarmi citando un precedente).

In altre parole, Scully ha dato alla luce l’Anticristo e non il figlio di Cristo come i fan si aspettavano da tempo. Probabilmente non è un messaggio che qualcuno vuole sentire.

So che molti fan non amano il finale ma va bene così. Tutti commettiamo errori. Penso che il passare del tempo permetterà alle persone di guardare indietro all’episodio e giudicarlo per i propri meriti e non sotto il peso di un quarto di secolo di speculazioni e delusioni.

Quello che mi è particolarmente piaciuto è che la scrittura era libera dal chris-claremontismo di Carter,  tutta quell’insalata di parole ampollosa e proclamatoria a cui abbiamo così tanto assistito nel precedente “My Struggles”.

Carter non è uno scrittore perfetto ma può scrivere dialoghi abbastanza nitidi quando è coinvolto nella storia, nonostante qualche mia personale pignoleria che posso avere sulle scelte carteriane.

Quindi alla fine quello che abbiamo qui è un momento di vittoria per un segno distintivo della cultura pop anche se la maggior parte degli spettatori non l’ha capito.

Ho amato The X-Files al meglio quando era una serie di nicchia. Mi piaceva meno quando era ormai divenuto un prodotto onnipresente sul mercato di massa, specialmente  un prodotto che le persone di cui non ne sapevano nulla si sentivano in diritto di esprimere opinioni. I fan che si sono sintonizzati sul serial in questa stagione sono stati il nocciolo duro, , quindi di solito era interessante sentire cosa avevano da dire.

Ironia della sorte. il serial ha conservato il suo slancio profetico anche se le masse di fan lo hanno abbandonato assieme alle realtà della breakaway civilization, del programma spaziale segreto e dei virus spaziali usati come arma.

All of which being plucked from the back pages of the news no one bothers to read anymore.

Nessuno si preoccupa di leggere più tutto ciò che viene messo nell’ultima pagina delle news.

E come abbiamo visto, lo stato della tecno-sorveglianza, la predazione dei bambini e il satanismo d’élite erano tutti ben referenziati nel revival di XF così come i cibi transgenici, CRISPR CAS9 e tutti gli altri orrori del mondo reale che troppi ignorano attentamente mentre combattono su Trump e l’identità politica.

A nessuno sembra importare molto di combattere il potere. Ora la lotta è finita su chi riesce esattamente a controllare le macchinazioni di morte di massa e il controllo completo. Le persone – specialmente i Repubblicani di Rockefeller che indossano la tuta scamosciata del Partito Democratico a lungo defunto – non hanno più problemi con la guerra infinita, l’oligarchia o la sorveglianza. Vogliono solo sedersi il più vicino possibile al tavolo dei big.

Tutti loro avranno una gran brutta sorpresa, è tutto ciò che mi viene da dire in questo momento.

In questo contesto, William Mulder non è solo un mostro da film, è un avatar . È l’ angelo della morte, l’inevitabile risultato dello stato di sicurezza nazionale. La battaglia non finisce per allontanarlo dal suo orribile destino, la battaglia è finita su chi si troverà esattamente dietro al volante.

Penso che tutti lo capiscano, almeno a livello inconscio. I fan attenti l’ hanno capito nella nona stagione. E in quanto tale, The X-Files lascia il palcoscenico con una profezia che nessuno vuole sentire ma nel suo cuore avverte che è vera.

NOTA: ho sentito un sacco di brontolii sul fatto che fosse irrealistico il fatto che la cinquantenne e qualcosa Scully sia di nuovo incinta. Bene, ho un’amica rimasta incinta a 50 anni e ha avuto tre gemelli. Quindi forse non è tutto così assurdo.

 

 

https://secretsun.blogspot.com/2018/08/the-x-files-x-it-death-of-conspiracy.html





La Scozia riuscirà ad annettere l’Inghilterra?

25 04 2015

La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.

La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.

Le elezioni britanniche del prossimo mese saranno particolarmente insolite. Non vi sarà solo l’UKIP del Nigel Farage totalmente contro l’Unione Europea e i laburisti di Ed Milliband che bloccarono l’operazione militare USA contro la Siria nel settembre 2013, ma anche il partito indipendentista scozzese di Nicola Sturgeon che, dopo il fallimento – quasi di misura – dei si all’indipendenza nel settembre scorso, é diventata una forza elettorale in grado di poter essere influente nel prossimo governo britannico, chiunque vinca.

Pensiamo che una possibile discontinuità nella linea spaziotemporale storica occidente-centrica in cui ci stiamo tuttora dibattendo, un possibile “cigno nero”, possa venire proprio da Oltremanica. In quel quadrante si stanno, infatti, accumulando molti segnali premonitori già da un bel po’ di tempo, pensando anche alle recenti inchieste-scandalo sulle reti pedofile ad alto livello insabbiate dalle strutture politiche dell’era Thatcher (la quale, guarda caso, iniziò la sua paradigmatica parabola politica venendo eletta a capo dei Tory esattamente quarant’anni fa.)

Cosa succederebbe alla popolarissima Union Jack se la Scozia riuscisse a essere indipendente dal Regno Unito? Già il fatto che circolano riflessioni del genere (sul “The Guardian”) è degno di nota.

http://www.williampfaff.com/modules/news/article.php?storyid=726

I Britannici potrebbero votare per uscire dall’Unione Europea e dalla politica estera degli Stati Uniti?

Le elezioni generali britanniche all’inizio del mese prossimo potrebbero rivelarsi significative per l’Europa, e anche per gli Stati Uniti, come per lo stesso Regno Unito. L’elettorato britannico deve fare una scelta senza precedenti tra i conservatori, i laburisti, i liberaldemocratici, i nazionalisti scozzesi, gli indipendentisti dell’ UKIP, che vogliono lasciare l’UE e i Verdi, per citare solo i partiti che possono avere qualche influenza sul risultato.

Questo emozionante caleidoscopio di scelta politica, per elettori abituati da quasi un secolo a votare solo per i conservatori, i laburisti, i liberali e una sinistra ineleggibile, offre un enigma per coloro che vorrebbero prevedere l’esito di quest’anno. Mentre scrivo, i conservatori e i laburisti sono così strettamente abbinati nei pareri degli elettori da rendere praticamente nulla alcuna differenza. Vincendo coi margini minuscoli suggeriti oggi, è quasi certo che chiunque vinca avrà bisogno di un partner di coalizione per costruire un governo. I candidati per questo ruolo sono i liberaldemocratici, che hanno condiviso il posto con i conservatori nell’attuale esecutivo uscente, ma che hanno sempre nutrito simpatie di sinistra e non sarebbe così scioccante se si unissero a un ipotetico nuovo governo di Ed Milliband con un riformato partito Laburista.

Tuttavia, ciò che i commentatori britannici trovano interessante è la possibilità che i nazionalisti scozzesi, di recente guidati da Nicola Sturgeon, potrebbe essere terzi (o anche secondi, ma senza un risultato abbastanza grande per essere l’opposizione ufficiale). E ‘ ora comunque il terzo partito in Gran Bretagna, con 110.000 membri, e potrebbe quindi pretendere un posto nella coalizione, ed essere abbastanza forte per marchiare le politiche del nuovo governo. In questo caso, la Scozia, dopo aver perduto l’occasione per l’indipendenza lo scorso anno, avrebbe però un’influenza irresistibile in un governo di coalizione britannico.

Poi abbiamo l’UKIP, il partito anti Unione Europea. O, per meglio dire, una dei due partiti anti-europei in Gran Bretagna, se contiamo le posizioni molto critiche verso l’UE del partito conservatore. La finanza, la City di Londra, e la pressione degli Stati Uniti mantengono il partito Tory un po’ scollegato dalla sua tradizionale posizione ortodossa pro-establishment: i suoi membri, in genere, detestano l’Unione europea, ma i suoi leader accettano le argomentazioni pragmatiche che l’economia manifatturiera britannica ha bisogno dell’Europa e sarebbe improbabile per l’alta finanza britannica tenere la sua posizione come principale concorrente al mondo di Wall Street, senza l’adesione all’UE. Infine, qual è il ruolo della Gran Bretagna se cessa di essere il cavallo di Troia di Washington in Europa e l’agente della sua influenza a Bruxelles?

David Cameron, Tony Blair, e tutti i loro predecessori del dopoguerra, han subordinato l’ orgoglio nazionale ai desideri di Washington. Lo hanno fatto perché ciò è quello che il loro Grande Uomo, Winston Churchill, aveva detto loro che devono fare, e perché Dwight Eisenhower minacciò gravi danni per la sterlina inglese se la Gran Bretagna, quando invase l’Egitto per il controllo del canale di Suez nel 1956, non avesse fermato il suo tentativo di libertà militare dall’America.

Churchill era convinto che la Gran Bretagna dovesse inventare e nutrire la special relationship con gli USA, anche se il suo paese aveva vinto la seconda guerra mondiale in Europa. Tenne contro Hitler, vinse la battaglia d’Inghilterra, controllò Rommel in Nord Africa, e vinse la battaglia di El Alamein, nel momento in cui i russi conquistarono Stalingrado; Dopo di ciò, Hitler non vinse più una sola battaglia.

Ma Churchill riconobbe che furono le masse di uomini e materiali americani a produrre il D Day in Europa (anche se l’impero britannico mise più uomini a terra in Normandia durante il D-Day rispetto agli Stati Uniti). Inoltre, Churchill prevedeva la special relationship come una relazione tra eguali dal punto di vista morale, come la Grecia con Roma. Washington vedeva ciò solo come una subordinazione essenziale della Gran Bretagna. Per questo motivo è molto interessante il fatto che il co-autore della biografia politica del leader laburista Ed Miliband, il corrispondente Mehdi Hasan, scrive nel New York Times che, nonostante l’infanzia di Miliband negli Stati Uniti e il tempo passato a insegnare ad Harvard, è stato un avversario coerente della politica estera degli USA e di Israele.

Dunque le elezioni di maggio potrebbero produrre uno (o più) esiti drammatici nelle relazioni transatlantiche e trans-canale della Manica. Il primo è il ritiro dall’UE da parte dei britannici. Questo è ciò che vuole il leader dell’UKIP Nigel Farage. Ma dopo una pre-campagna molto pubblicizzata, Farage sembra oggi più indebolito. Il suo dibattito alla BBC della scorsa settimana non è stato un successo. I critici hanno detto che è stato completamente oscurato dalla grintosa Nicola Sturgeon del Partito nazionale scozzese. Il leader Tory David Cameron, se vince, promette un eventuale referendum nazionale sul ritiro dall’Europa. Il sostegno popolare in Gran Bretagna per lasciare l’Europa è notevole, ma può svanire quando è il momento di confrontarsi con la realtà di un passo così drastico

Se vincono i laburisti, e formassero una coalizione con i nazionalisti scozzesi o liberaldemocratici, le principali conseguenze sarebbero domestiche, in politica economica e sociale, e nel ruolo della Gran Bretagna a Bruxelles.

Se Mehdi Hasan ha ragione, un governo guidato dai laburisti potrebbe produrre un serio cambiamento nelle relazioni tra UK e UE e tra UK e politica estera degli USA. Ciò potrebbe essere drammatico, infatti, dal momento che si inizia a capire negli Stati Uniti, così come in Europa, che la configurazione post-Seconda Guerra Mondiale delle  organizzazioni internazionali, e il potere sia economico che politico, sta spostandosi a est per via dell’influenza della Cina e della Russia di Vladimir Putin, e per via degli errori di calcolo dell’amministrazione Obama

William Pfaff





Jimmy Savile, la fine dell’occidente e il presente infinito

18 01 2013

Sono passati sei mesi da quando, suggestionato da un articolo di Marco Garbuglia uscito poco tempo prima, avevo profetizzato – per meglio dire, m’ero divertito a profetizzare – che sarebbe accaduto qualcosa di grosso nel periodo durante le Olimpiadi 2012 le quali si sarebbero tenute a Londra, la cui preparazione è stata avvolta da stranezze, una su tutte la pesante militarizzazione bellica della città, come se si ci dovesse preparare a un attacco di grandi dimensioni.

Avevo pensato a uno di quei grossi avvenimenti internazionali, i quali poi hanno un grosso impatto massmediatico. M’ero immaginato un evento incentrato sulla torre del parlamento di Westminster, di magnitudine altrettanto simbolica, se non di più, del crollo delle Twin Towers a New York esattamente 11 anni prima. E così come, per anni, l’immagine archetipa del collasso delle torri quel giorno, era stata “annunciata” da particolari dentro fumetti, cartoon, telefilm, pubblicità, ecc, così, per anni, era stato annunciato l’Evento incentrato sul Big Ben, la cui figura mi faceva, personalmente, evocare qualcosa di “storico” (che sarebbe successo in futuro?) fin dai tempi della lontana infanzia, come avevo scritto, citando il fatto che, osservando la copertina di un quaderno usato da mia mamma per le ricette, vedevo quell’immagine come qualcosa di perturbante, forse qualcosa che, un giorno del futuro lontano – dal punto di vista di quei lontani anni ottanta in cui vivevo – si sarebbe concretizzato, passando a ripetizione sui telegiornali.

La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.

La copertina del quaderno usato come ricettario da mia mamma, che da piccolo attirava stranamente la mia attenzione.

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Tengo a precisare che gli “annunci” sui massmedia degli eventi prima che avvengano (sia quello incentrato sulle torri gemelle sia quello incentrato sul Big Ben) non sono per nulla intenzionali, come amano pensare certi dietrologi che vedono complotti ovunque, ma sono sincronici.

Non c’è nessun essere umano che mette apposta questi messaggi, ma a metterli è un – per adesso ancora misterioso – “campo intelligente”, il quale permea la realtà e forse la genera, legato al fatto che passato, presente e futuro avvengono contemporaneamente, dal punto di vista di una dimensione differente rispetto a quella in cui siamo stati abituati a percepire il mondo.

Ciò si collega anche alla costituzione frattale dell’Universo, dove ogni punto è connesso a ogni altro, senza soluzione di continuità o, per meglio dire, ogni punto è lo stesso punto visto da un’angolazione spaziotemporale differente: l’immagine dell’intero disegno (in questo caso l’intero Universo) è contenuta intera in ogni singolo punto, come nel caso delle immagini olografiche.

Tornando alla profezia di un immaginario “avvenimento d’impatto internazionale” il cui perno sarebbe stato il Big Ben, Londra era il punto centrale della profezia fallita di quest’estate. Ebbene sì, il CROLLO della Torre di Westminster, oltre tutto il polverone e i morti che avrebbe trascinato con sè, avrebbe suscitato l’idea archetipa del Crollo Del Tempo nelle menti di chi vedeva le immagini di distruzione dell’orologio diffuse per ogni dove attraverso i massmedia. A dir la verità, non pensavo proprio a un completo collasso del Big Ben (e magari di parte del Parlamento, culla della democrazia occidentale elettiva moderna), in una specie di attacco isolato, immaginavo una distruzione, anche parziale, della torre, da parte dell’onda d’urto generata dal previsto attentato terroristico nucleare alla chiusura dei giochi olimpici nella zona in cui si svolgevano. L’immagine del Big Bang offeso dall’impatto dell’esplosione, sarebbe stata analoga a quella dello scheletro dell’unico palazzo superstite, quello con la cupola scoperchiata, dopo la distruzione di Hiroshima. Ugualmente simbolica.

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Il Gembaku Dome di Hiroshima

Un avvenimento di questo tipo, di una tale sismicità, avrebbe avuto il potere di “fermare il tempo”, con tutte le conseguenze del caso; il mondo globalizzato si sarebbe spento come si spegne una radio che manda la musica a palla. Quindi il tempo si sarebbe fermato anche concretamente, materialmente, con una torre dell’orologio gravemente ammaccata, inutilizzabile. E questo a pochissima distanza da dove passa il Meridiano O, quello detto di Greenwich, la cosiddetta “ora internazionale”, punto di riferimento dei fusi orari. In effetti, nonostante non sia successo nulla di ciò che avevo immaginato durante il periodo in questione, pochissimo tempo dopo vi era stato un avvenimento di una certa importanza internazionale il quale aveva avuto come perno la città di Londra, ovvero la crisi diplomatica tra il governo britannico e quello dell’Ecuador, riguardante il caso Wikileaks, il cui portavoce Julian Assange, alle prese coi problemi giudiziari riguardanti la sua estradizione, si trovava in pratica assediato dentro l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, perno di questo braccio di ferro internazionale, una crisi avente come pretesto il portare Assange davanti alla giustizia per crimini sessuali, ma che, in realtà, riguarda il tentativo, da parte dei poteri occidentali, di impedire che continuino a essere portati alla luce dei segreti di stato attraverso Wikileaks.

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Julian Assange alla finestra dell’ambasciata ecuadoriana a Londra.

Poi, due mesi dopo, altre novità di rilievo giungevano sempre dalla zona d’origine del Meridiano di Greenwich. I tabloid britannici iniziavano a occuparsi delle testimonianze di molte persone, donne che affermano di essere state “assaltate sessualmente” quando erano ancora bambine, da Jimmy Savile, un volto notissimo della Tv inglese, morto da poco, nell’ottobre 2011, tra i primi deejay, conduttore di trasmissioni come Top of the pops, la superclassifica dei brani più ascoltati, e di un programma in cui esaudiva i sogni dei telespettatori, o qualcosa di simile. Nonostante le voci sul fatto che fosse un pedofilo si rincorressero da anni, Jimmy Savile era comunque sempre stato considerato positivamente, non solo per la sua fama di personaggio televisivo eccentrico e divertente, ma anche perchè investiva parte dei suoi soldi nell’assistenza ai bambini malati, e aveva persino contribuito alla fondazione di un ospedale per l’infanzia. Era solito, però, essere sempre circondato da bambine e ragazzine, e anche nello stesso ospedale, come si è giunto in seguito a sapere, avvenivano fatti torbidi, non solo inerenti la pedofilia ma anche rituali satanici. Ciò non dovrebbe stupire se si pensa che Savile pare avesse anche gusti necrofiliaci. Al momento, secondo le testimonianze raccolte fin d’ora, il numero di bambine e ragazzine che hanno avuto negativamente a che fare col personaggio in questione, va dai duecento ai trecento casi. Le origini della fortuna di questo Jimmy Savile sono oscure, com’è oscuro il fatto che, per anni ed anni, il suo giro di frequenti amicizie è stato, a dir poco, altolocato: oltre che i più alti livelli della BBC, la principale tv inglese di cui Savile è stato per anni tra i personaggi più noti, parliamo di membri dell’aristocrazia reale britannica, deputati del parlamento (proprio quello di Westminster di cui si parlava prima), e anche primi ministri britannici, come Gordon Brown, Tony Blair ed Edward Heath. In un’occasione, o forse più di una, Savile aveva affermato di essere “un’eminenza grigia, una figura d’ombra sullo sfondo.”

Jimmy+Savile

Jimmy Savile

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Jimmy Savile e il suo enorme sigaro, forse simbolico.

Dove voglio arrivare? Forse qualcuno di voi ricorda il caso di Marc Doutroux, il serial killer pedofilo arrestato nel 1996, il quale sconvolse il Belgio e non solo. Le indagini arrivarono a scoprire che Doutroux, tra le tante sue malefatte (tra cui quella di rapire e rinchiudere bambini per violentarli, torturarli e ucciderli), era implicato in giri pedofili che coinvolgevano anche ambienti politici belgi (da cui sembra avesse ricevuto protezione), insomma, questo Doutroux rapiva bambini per fornirli a una rete internazionale di pedofilia e probabilmente di satanismo. Naturalmente, l’inchiesta, una volta giunta a un certo livello, venne bloccata e insabbiata, andando contro a uno dei più classici “muri di gomma” istituzionali. Ebbene, a un caso come questo può essere paragonato quello di Jimmy Savile, con le dovute differenze (egli era sì pedofilo violentatore e forse necrofilo, ma non un killer di bassa manovalanza come Dutroux), per la possibilità che l’inchiesta questa volta riesca ad allargarsi, cioè che l’azione della polizia internazionale non sia bloccata a lungo da “ordini superiori” – dal momento che il sistema non è più stabile come nel 1996 – e che, quindi, una volta uniti tutti i punti, una visione d’insieme inimmaginabile si spalanchi agli occhi dell’opinione pubblica. I punti da unire sono le migliaia di persone, di bambini, che spariscono nel nulla ogni anno in tutto l’occidente, le protezioni delle “alte sfere” nei confronti dei pedofili e delle loro reti, le cerimonie sataniche, in cui era coinvolto lo stesso Savile assieme ai suoi amici potenti, come Edward Heath, primo ministro UK dal 1970 al 1974 il quale, secondo certe fonti dell’M15, il servizio segreto britannico, era solito “prendere e uccidere i bambini.”

Per adesso siamo ancora nel regno dell’immaginazione, ma la realtà in cui abbiamo creduto di vivere potrebbe celare retroscena sconvolgenti. Gli psicopatici sono (purtroppo) nell’ordine dei milioni, e, dal momento che non provano empatia con il prossimo, non provano emozioni e sentimenti umani, hanno un grande sangue freddo come i rettili, una gran capacità di dissimulazione, una tendenza alla sessualità perversa e promiscua e una propensione alla menzogna e all’arrivismo giungendo ad alte posizioni di potere (oppure essendoci addirittura nati dentro certi ambienti iperaristocratici), è logico pensare a una loro folta presenza tra i ranghi delle élite che hanno DA SEMPRE comandato l’occidente a livello finanziario, militare e, soprattutto, a livello di manipolazione simbolica di massa.

Il potere corrompe, e il potere assoluto corrompe totalmente. In certi ambienti, nei scintillanti palazzi del potere occidentale lussuosi e cerimoniali, dev’essere una specie di ordinaria amministrazione percepirsi come una specie di “divinità a cui tutto e permesso”, della serie “facciamo un po’ quel che ci pare”, secondo gli insegnamenti del Marchese De Sade e di Aleister Crowley; attività oscene e ripugnanti per noi “comuni mortali”, per noi “uomini della strada”, vengono praticate come fossero delle partite a golf da certi personaggi. Non è (purtroppo) del tutto peregrino il sospetto che questi personaggi (magari non proprio tutti, ma qualcuno di loro) siano degli allucinanti Mister Hyde, ben diversi dai rassicuranti Dottor Jekyll che abbiamo sempre visto scorrere sui giornali e in televisione. Un “dietro le quinte” che, tra l’altro, diversi registi hanno provato a tratteggiare, per esempio Stanley Kubrick con “Eyes Wide Shut”, Brian Yuzna con “Society, the horror”, Roman Polansky con “Rosemary’s baby.”

Con un po’ d’immaginazione, si potrebbe immaginare un “caso Doutroux” moltiplicato esponenzialmente per diecimila, che travolgerà tutto, una volta che vi sarà il disvelamento, l’exposure, di tutto questo marciume inconscio, una volta che l’opinione pubblica, le milioni di persone dell’occidente e non solo, scopriranno di essere state totalmente governate per secoli (se non millenni), da una cricca ereditaria di potere transnazionale, in gran parte dedita a pratiche immorali innominabili, in grado di controllare la finanza mondiale e le armi strategiche termonucleari e che – tra l’altro, come afferma un sacco di documentazione in proposito – progetta(va), in mille modi, lo sterminio del 90% dell’umanità (perchè da tempo “siamo in troppi” per loro), una volta che tutto ciò riuscirà a essere diffuso in maniera mainstream, questa specie di “secondo crollo dell’impero d’occidente” sarà una specie di shock post traumatico per milioni, se non miliardi, di persone, le quali scopriranno di aver vissuto all’interno di un inganno perpetrato per secoli. Vi sarà una visione RETROSPETTIVA allucinante di tutta la storia precedente, tale forse da ANNULLARLA. George Orwell una volta disse: “Chi controlla il passato, controlla il futuro”, e, una volta che il passato sarà collassato (perchè ne saranno collassati i controllori), collasserà anche il futuro. Per la prima volta – dopo presumibilmente migliaia di anni – ci aggireremo, smarriti come profughi tra le macerie della Storia, come alla fine di una Guerra Mondiale invisibile, sarà davvero come se una televisione dal volume a palla si fosse spenta dopo secoli. Una volta che tutto ciò che noi credevamo fosse la “realtà delle cose” si sarà sciolto come neve al sole, una volta che tutto ciò che, soprattutto noi occidentali, pensavamo avesse un valore, non ne avrà più alcuno (come una moneta fuori corso legale), vi sarà una sensazione assurda, mai prima sperimentata, di PRESENTE INFINITO, con gli orologi e i calendari che si sciolgono come in un quadro surrealista. Un possibile assaggio di come potrebbe apparire tutto ciò di cui ho appena favoleggiato, lo potete vedere in un filmato realizzato dall’artista Jervè, risalente all’anno che s’è appena concluso.

Nel caso in questione appena illustrato, la visione confusa del futuro, la “profezia” – percepita malamente la scorsa estate – della caduta della torre dell’orologio del parlamento di Westminster – uno dei simboli dell’impero occidentale – avrebbe più o meno lo stesso significato profetico ma una diversa manifestazione nella realtà, più dunque il risultato di indagini, da cui si è riusciti finalmente a rimuovere gli ostacoli, e alla diffusione di documentazione top secret – modello Wikileaks – che a una caduta contemporaneamente simbolica e fisica (come nell’11/09/2001.)

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Se tutto questo scenario, se mai dovesse prendere davvero corpo e non fossero solo immaginazioni assurdo-fantapolitiche, potrebbe partire da questa inchiesta su un vecchio deejay pedofilo e amico dei potenti chiamato Jimmy Savile, un eccentrico personaggio che sembrava vestito sempre – anche negli ultimi anni prima che morisse – come un dandy, in un trionfo della moda Swinging London anni sessanta/settanta, sarebbe anche qualcosa di incentrato, in un certo senso, sulla musica pop di grande consumo. Anche dal momento che Savile è stato, per anni, il conduttore di una trasmissione radio – e poi Tv – originaria del Regno Unito, la quale poi si sarebbe diffusa, come un format (si sarebbe detto in seguito), in tutto l’occidente e oltre, ovvero Top of the pops: la filosofia spettacolare-musicale che sarebbe stata alla base di Mtv, la classifica degli ascolti e delle vendite della musica pop (in Italia, per esempio, un programma simile fu Superclassifica Show), la musica di grande consumo, la quale (come abbiamo scritto diverse volte su Civiltà Scomparse) ha avuto origine a partire dagli anni cinquanta, in contemporanea con l’epoca della nascita dell’universo televisivo, dell’UFOmania, della NATO, del consumismo, insomma di tutto quell’universo semantico di simboli e di significati in cui viviamo ancora adesso. Tra l’altro, almeno due amiconi potenti di Savile si sono cimentati in gioventù col mondo, allora emergente, della musica pop: il principe di Galles Charles Windsor, che suonava il violoncello in una band e l’ex primo ministro Tony Blair (negli USA abbiamo Bill Clinton a cimentarsi come sassofonista, ma forse non è la stessa cosa.)

Quegli anni cinquanta, i quali hanno dato origine al Big Bang della musica di grande diffusione Rock-Pop proveniente dal mondo anglosassone (UK-USA), la quale – si tende a non rendercesene pienamente conto – ha sagomato il mondo del dopoguerra anglosassone-centrico in cui tuttora viviamo nonostanti siano trascorsi sei decenni, sono stati inaugurati dall’ascesa al trono del Regno Unito – e non solo del Regno Unito – di Elisabeth II della casata Windsor. Ora, io voglio puntualizzare bene che non voglio fare del complottismo da quattro soldi, in questo blog non si vuole dare alcuna “informazione alternativa” in tal senso o, meglio, il materiale preso dall’ “universo cospirazionista” circolante soprattutto su internet, voglio impormi di prenderlo assolutamente con le molle, come ho già detto a più riprese. Ciò non toglie che da questo materiale informativo (in cui realtà e immaginazione sono impastate), posso pigliare ciò che m’è utile per dare un corpo a certe sensazioni, a certe connessioni impalpabili, subliminali, subconsce, che vedo snodarsi nel corso della Storia recente, e non solo.

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Coincidenze, combinazioni, sincronicità, più che altro, più che banali idee di “complotti.” Il regno di Elisabetta II lo vedo come l’EVENTO INAUGURATIVO di come noi occidentali siamo stati abituati a leggere il mondo – filtrato da Tv, giornali, radio e internet – dagli anni cinquanta in avanti, e la musica pop ha avuto un grande ruolo in questo, un ruolo che non ha mai avuto prima del 1952, anno in cui Elisabetta è diventata regina. Col suo viso effigiato sulle monete, le banconote, i pound (da noi detta “sterlina”), esattamente come il “soldo” degli antichi romani su cui era effigiato il volto dell’imperatore, da cui ha origine il termine “soldato”: potere, finanza e guerra da secoli intrinsecamente collegate.

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Esattamente cento anni fa, negli anni 10 del secolo scorso – il Novecento tanto celebrato – crollarono casate reali e imperiali ed europee che duravano da secoli, nasceva la grande finanza internazionale con più centri di potere, nasceva il primo impero socialista-progressista, aveva origine il cinema spettacolare hollywodiano, lo star system, primo germe della cultura pop.

Esattamente cinquant’anni dopo, negli anni sessanta, l’occidente sembrò sul punto di rinnovarsi completamente, perchè tutto ciò che ebbe origine negli anni 10 giunse a maturazione: l’impero finanziario con più centri di potere guidava alla grande un’economia che subiva i benefici influssi keynesiani dell’impero socialista-progressista, lo star system e la pop culture erano al loro apice, tanto che Elisabetta II faceva baronetti i più celebri protagonisti di quella pop culture (i quali subito dopo si misero a cambiare quasi del tutto tipo di musica, ispirandosi anche ad Aleister Crowley, colui che si definiva “la bestia 666”, inventore del motto “Do what you want”, Fa ciò che vuoi), e in quegli anni accadevano anche fatti come l’uccisione di un altro volto fortemente simbolico di quei tempi, ovvero John Fritzgerald Kennedy.

L’estremo di benessere materiale generalizzato in occidente a cui la Storia era giunta, fece sì che la prima generazione a sperimentare quel culmine di benessere materiale e “liberazione sessuale” mai sperimentato dalle generazioni precedenti, si mise in testa di voler “far finire la Storia”, naturalmente essendo inconsapevole di questo suo intento nascosto, ed essendo, inoltre, inconsapevole di essere in anticipo di cinquant’anni sulla tabella di marcia. Guarda caso, dagli anni sessanta, questo strano periodo della storia occidentale, uscì fuori proprio quel Jimmy Savile di cui si parlava – il quale, tra l’altro, fu fatto pari d’Inghilterra da quegli stessi poteri aristocratici di cui era grande amicone – il cui look rimase sempre, fino alla fine, quello di quel periodo. Per lui, la “liberazione sessuale” si spinse eccessivamente in avanti, tanto da fargli scoprire quanto diversi membri di quell’élite che lo stava coccolando fosserò già “liberi sessualmente”, e ben molto più di lui. Ed eccoci ora agli anni 10, non più del Novecento, ma del XXI secolo, dopo il 2000 e il 2012. Era ancora troppo presto per finire la Storia, cinquant’anni fa, anche se, nei fatti, era comunque già finita, anche se nessuno se ne rendeva davvero conto, in nuce (qualcuno direbbe “in astrale”, nei “registri akashici”) era già finita, mancava solo la sua manifestazione nella realtà, nel mondo 3D.

Nei decenni successivi si è voluto intenzionalmente bloccare questa “fine della Storia” – come ha ben descritto Paolo Barnard, un giornalista non certo avvezzo alla narrativa fantastica – anche se già una ventina di anni dopo (periodo 1989-1991) i sintomi stavano nuovamente facendosi avvertire…ma oserei dire che già negli anni 10, cent’anni fa, la Storia era in dirittura d’arrivo, ne fa fede, per esempio, la nascita dei movimenti dadaisti, surrealisti tra le due guerre, movimenti culturali che – già all’epoca – avevano intenzione di minare alla base ciò che l’occidente era stato, era e continua a essere: il Dominio (della percezione), la fabbrica del conscio e la repressione dell’inconscio.

Comunque, entro la fine di questo decennio (ne è d’accordo anche il buon Leo Lyon Zagami, guardate qui) finirà un (sotto)ciclo, la fine del “contenitore mediatico anglosassone” in cui siamo immersi dagli anni cinquanta (fase preparatoria dei sessanta), il quale, nella sua implosione, si trascinerà dietro altri cicli più grandi, non solo quello iniziato negli anni 10, non solo quello iniziato con l’Impero Romano, ma addirittura cicli risalenti a prima dell’origine della cultura greco-romana, alla costituzione della prima civiltà del Dominio, nella “Mezzaluna fertile” di millenni prima di Cristo, l’attuale Medioriente.

Con la fine del regno di Elisabetta II (probabilmente anche di altre casate reali europee, travolte da scandali, e non solo) terminerà “L’era del Pop-Rock” (anche se ora ci sembra impossibile immaginarlo), l’era della società dello spettacolo e dei consumi, della radio e della televisione (tanto per dire, del Top of the pops di Jimmy Savile), probabilmente emergeranno verità inerenti a morti eccellenti come quella della principessa Diana Spencer Mountbatten-Windsor – un personaggio chiave, fondamentale per certi progetti esoterici di dominio, il cui destino può essere forse paragonato a quello del personaggio di Mia Farrow in “Rosemary’s baby.” Ma non solo, potrebbero emergere verità su altre morti, da quella di JFK, a quella di papa Giovanni Paolo I, a quella di John Lennon.

Terminando altri cicli millenari – legati al movimento precessionale degli equinozi della durata di 25.960 anni – potrebbe avere anche fine “l’era del soldo e del soldato”, ma per ora non voglio spingermi troppo oltre con la fantasia.