Giornata della lettura 4° appuntamento – PSYCHOSIS capitoli 7 e 8

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GLI APPUNTAMENTI PRECEDENTI:

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/03/02/inaugurazione-della-domenica-della-lettura-un-nuovo-progetto-del-blog-psychosis-cap-1-e-2/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/03/11/domenica-della-lettura-2-appuntamento-in-ritardo-psychosis-cap-3-e-4/

https://civiltascomparse.wordpress.com/2019/03/17/domenica-della-lettura-3-appuntamento-psychosis-capitoli-5-e-6/

Questi articoli saranno sempre scritti da me, Matteo, e usciranno quando possibile. Ho deciso di sfruttare la visibilità del blog per mostrare i miei scritti, a scopo di intrattenimento, e anche a scopo promozionale. Verranno postati due capitoli alla volta dei miei racconti e dei romanzi in via di svolgimento.

Mi raccomando, condividete gli articoli, ma rispettate l’ autore e non copiate questi scritti su nessun altro sito web, perché sono protetti da Copyright Tutti i Diritti Riservati.

Alcuni progetti sono completati, altri sono in fase di svolgimento. Per esempio, del romanzo che inizio a pubblicare oggi ho realizzato dodici capitoli sui ventinove dei quali sarà costituito, finora. Se conoscete qualche casa editrice o qualche persona ” inserita nel giro ” che vuole seguire questa, chiamiamola così, rubrica del blog, fate in modo che venga/ vengano a conoscenza di questo progetto. Io cercherò di impegnarmi a completare i miei scritti.

Oggi cominciamo con PSYCHOSIS, un romanzo che ho iniziato nel 2018, ambientato in una versione romanzata della mia città, e moderatamente ispirato a IT di Stephen King.

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Questo racconto è protetto dal Copyright Tutti i diritti riservati e non si acconsente alla copiatura del testo su altri siti web e nemmeno all’ utilizzo del testo per altri scopi. E’ quindi un testo di sola lettura. Il plagio è un reato.  

CAPITOLO 7 – Scambio di storie

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1

2018

Priamo si teneva un fazzoletto stretto al naso, per la prima volta da anni, alle prese con un episodio di emofilia. Si chiedeva come fosse possibile che un pensiero intenso potesse generare abbastanza energia da causare quell’ effetto psicosomatico. Sì, perchè ormai era guarito. Solo che il trauma dei turbolenti ricordi della giovinezza a Ferrofiume avevano generato un fantasma di quella sindrome. Il sangue che usciva a fiotti, però, quello era concreto.

Stava procedendo con una mano sola stretta al volante traballante della sua vecchia automobile che non aveva voluto cambiare, nonostante potesse farlo quando lo voleva, perchè vi era affezionato. Grandi esperienze d’ amore nei sedili posteriori. Tutto lì. Non c’ era altro da dire. Non poteva farla schiacciare da una pressa.

Era rallentato dal traffico di una città di medie dimensioni, alla disperata ricerca di un ospedale dove dare spettacolo con la sua maglia bianca tutta sporca di rosso.

Perchè la gente non prende i mezzi pubblici? Tanto lo sanno che va a finire così, perdono solo del tempo, e ostacolano la gente disperata come me, che sta per svenire e deve salvare gente che non sa nemmeno chi è, o giovani atleti che non sapranno mai quanto sono stati vicini all’ ammirato professionista che si era appena auto – pensionato.

Sentiva di dover liberare la mente. Il nervosismo e la fretta non lo aiutavano affatto. Sperava che il flusso si fermasse. Così come era cominciato. Ma come si fa a non pensare a nulla? E’ già tanto se ogni tanto il suo io interiore rimaneva in contemplazione, in silenzio. Correva incontro a una probabile morte, e non poteva fare a meno di costringere il suo sangue a farsi una passeggiata nel mondo esterno.

Secondo la mappa che si era portato dietro mancavano ancora una sessantina di chilometri per entrare fra i confini del Piemonte. Un brivido freddo gli attraversò il corpo. Ormai ogni cosa sembrava intrisa dai ricordi di quanto era successo venticinque anni prima.

Magari sto morendo, che ne so, un’ emorragia interna, e non potrò raggiungere i miei amici. Quanto sono fortunato. Se solo il pensiero di recarmi laggiù mi scatena l’ emofilia, figuriamoci cosa potrebbe succedere se varco la strada che porta a Ferrofiume. Mi scoppierà la testa!

Andava bene. Tutto alla grande. Il suo corpo aveva paura, e aveva pensato a un escamotage per fermarlo e costringerlo a ripensarci. Gli dispiaceva dovergli dire che non se ne faceva nulla. La sua mente aveva deciso. Ci sarebbe tornato. Certo, prima doveva risolvere quell’ antipatico inconveniente, ma era poi davvero così grave? Forse è un semplice caso di sangue dal naso. Adesso si fermerà e ti basterà sciacquarti la faccia.

La paura è positiva. Vuol dire che sono ancora abbastanza sano di mente. Buono a sapersi.

Una volta erano stati una cosa sola, una entità potente e si erano guardati dentro l’ uno con l’ altro. Ma come era accaduto? Non riusciva a ricordare. Però non era un’ esperienza umanamente possibile. Quello lo rammentava. Era un trucco, una piccola grande magia.

Un tizio che guidava sulla corsia affianco alla sua si sporse a scrutarlo mentre si stringeva il naso. Gli rivolse un’ occhiataccia, infastidito.

«Dico, che cosa c’è di tanto sconvolgente da guardare? Sta cambiando la temperatura, viaggio con il finestrino abbassato, e mi è uscito il sangue dal naso. Incredibile, vero? Scherzi a parte, sa dove posso trovare un’ ospedale? »

L’ uomo si riscosse dalla sua ipnosi e gli fornì le indicazioni necessarie. Priamo lo ringraziò e tirò su il finestrino.

Le città con tutto il loro caos ti offuscano la mente, ti fanno girare la testa, pensò.

Sforzati di stare bene. Inganna il tuo corpo. Ehilà, bella! Va tutto alla grande. Ti vuoi segnare il mio numero? Magari non funziona fra noi due, ma perlomeno avrai trovato un ottimo personal trainer! Perchè non mi provi?

Si mise a ridere per la sua battuta ridicola. Chi diamine parlava in quel modo?

Torniamo giovani, fratello interiore. Puoi chiamarmi Primm. Diventa mio amico di nuovo. Supportami nella mia folle avventura.

Per convincersi di essere tornato giovane come un tempo doveva mostrare al suo corpo un ricordo dell’ epoca. Nello zainetto sul sedile affianco conservava delle monete che nel presente non circolavano più: delle Lire, sette, per ognuno di loro, per i suoi amici, per rammentare anche a loro quale incredibile archivio di esperienze conservavano. Rovistò nel taschino, contandole.

Ma come? Ne ho portate solo cinque. Quando mi sono distratto? Solo cinque. E’ un segnale premonitore?

Ne afferrò una e se la portò davanti agli occhi. Come era bella. Avanti, fermati, sangue. Non c’è più paura, solo nostalgia. Fallo per me. Niente più pronto soccorso.

Avvertì una strana sensazione in fondo al naso. Sorrise. La storia si ripete. Non è così che dicono? Lo abbiamo già affrontato una volta, tutti assieme, e siamo cresciuti abbastanza da mandare la paura in vacanza con tutti i suoi traumi di accompagnamento. Possiamo farcela ancora. Adulti, siamo più forti. In fondo non si tratta che di un uomo. Non è così? Un semplice essere umano.

C’ era una gerarchia nel suo gruppo: Enea era il fratello maggiore, Stefano era una figura paterna, Priamo era lo zio simpatico, Perseo il piccoletto, Beatrice era come una nonna, però con le palle. Mafalda faceva la madrina, e il convertito era un cugino lontano in visita per un periodo determinato. In cuor suo Priamo sentiva che la gerarchia sarebbe cambiata. Sperava che il carattere dei suoi amici si fosse rafforzato, con l’ età. Ne avrebbero avuto bisogno. Perseo …cosa aveva fatto con la sua vita? Con noi stava bene, lo trattavamo come un ragazzo normale, non era il finocchio o l’ effeminato. Enea va ancora in motocicletta? Si sarà unito a un gruppo di centauri? Scoppiò a ridere, pensando a questo. Ridicolo, non era da lui.

Sono forte. Sono determinato. E ti conviene darmi ascolto, signor psicosomatico. Si fa come dico io. Sono un campione.

Ci avevano disfatto la baracca, i ragazzacci balordi. Benissimo. Ne abbiamo piazzata un’ altra. Sì, nei pressi della strada che portava alla diga di Ferrofiume.

Priamo si diede un’ occhiata al fazzoletto. Il sangue cominciava ad asciugarsi. Si era fermato. Poteva procedere. Il suo corpo si era sintonizzato.

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2

1993

 «Possiamo sistemarci qui, a metà strada fra la pista di atletica e la Diga. »

Stavano guardando un cumulo di casse di legno, incorniciato da quattro sedie a sdraio di medie dimensioni. Priamo si trovava assieme a Enea e Beatrice. Enea appariva deluso da quella prospettiva. Avevano portato delle tavolette di legno prese dal magazzino della cascina di Beatrice, e l’ idea era quella di fissarle al terreno e realizzare una staccionata. Non mancavano di martello e vanga.

« Un rifugio a cielo aperto? In teoria ci servirebbe un riparo dalla pioggia » disse Priamo, Primm per gli amici.

« Spartano, ma almeno non ci sono pareti da buttare giù. Mettiamo su la staccionata, poi vi dico che cosa ho in mente per evitare problemi » disse Beatrice, Trice per gli amici.

« Avanti, facciamo questo tentativo » disse Enea.

Enea li informò che più tardi sarebbero arrivati Stefano, Perseo e una nuova amica di Perseo.

Trice alzò lo sguardo:  « Urrà, non sarò più da sola! »

Primm commentò: « Magari non durerà molto. Alle ragazze, di solito, piace stare fra di loro. »

Enea disse: « Perseo dice che è una nuova iscritta, e si chiama Mafalda. Ha detto che abita nei pressi del salone La Tartufara. »

Priamo avvertiva una strana sensazione osservando Enea. Sembrava più chiuso, assorto nei suoi pensieri, comunicava con distacco, come se stesse spiegando l’ argomento del mese a una professoressa.

Enea fissò la prima tavoletta, si sfregò le mani, e si girò a guardare la strada, osservando un punto indefinito all’ orizzonte. Si mise le mani ai fianchi e sospirò. Sentiva di dover cominciare a parlare di una certa cosa importante.

« Sono contento che tu ti sia ristabilito, Primm » disse. L’ amico lo ringraziò ancora per avergli dato il passaggio.

« Ti hanno fatto domande su come è successo? » chiese Beatrice. Priamo spiegò che aveva spiegato che lui ed Enea giocavano alla lotta, e aveva finto di ammettere che vista la sua condizione, era stata un’ idea stupida. Enea sorrise, e gli lanciò un pugno leggero sulla spalla. Priamo rispose fingendo di schiaffeggiarlo. Enea sorrise per mascherare l’ angoscia che gli gorgogliava nello stomaco.

« Che ne dite se andiamo avanti? Non ho tutto il pomeriggio a disposizione, lo sapete » propose Beatrice.

Avevano scelto un sentiero isolato da tutto, con un panorama boschivo tutt’ attorno. In fondo alla strada ci abitava una famiglia, ma non passavano quasi mai macchine. Gli altri ragazzi non avevano motivo di avventurarsi da quelle parti : la piscina nei paraggi era chiusa, non era ancora stagione.

Beatrice non poteva fare a meno di sorridere, perchè la sua era una modalità di difesa deterrente.

Una decina di minuti dopo, Beatrice disse:  « Bene, ora vi espongo la mia idea. Toglietevi le scarpe e prendete le vostre calze. »

I due amici obbedirono perplessi, e Beatrice tirò fuori dal marsupio un paio di calze sudate di suo padre.

« L’ odore della fatica!  » ridacchiò.

« Avanti, immergete le vostre calze nel canale all’ inizio del sentiero! Nessuno riuscirà ad avvicinarsi al nostro rifugio! »

« Sei sicura di essere una ragazza? Sei terribile, Trice » commentò Priamo, con una smorfia divertita.

3

Era una giornata primaverile che sarebbe rimasta impressa nella mente dei tre giovani ragazzi. Si stava bene in mezzo al verde, senza il fastidio delle zanzare e dei moscerini. Il cielo era sereno e la temperatura era stabile.

Beatrice era una ragazza che non aveva paura di sporcarsi le mani di terriccio, e aveva preso le redini della situazione. Enea aveva abbandonato la sua titubanza e il suo rimuginare interiore e si era lasciato andare un po’ alla leggerezza.

Priamo aveva proposto di posizionare dei grossi sassi uno sopra l’ altro per creare mini piattaforme dove quelli che non trovavano posto sulle casse e sulle sedie a sdraio avrebbero potuto appoggiarvisi sopra.

Poi Beatrice ebbe un’ illuminazione:  « Ma certo! Perchè non ci ho pensato prima? Domani mettiamo un pezzo del telo della mia vecchia tenda da campeggio e ne ricaviamo una specie di tetto! »

Poi disse:  « E ora picnic! »

4

Testarono la stabilità delle sedie a sdraio mentre mangiavano i loro panini, parlando del più e del meno e godendosi la tranquillità idilliaca del paesaggio circostante.

Durò per poco, perchè qualche minuto dopo giunsero gli altri due amici Stefano e Perseo, con la nuova ragazza.

« Ma guarda, hanno messo su un accampamento per barboni lungo la strada » commentò Stefano.

Mafalda abbassò lo sguardo, curiosa ma intimidita allo stesso tempo. Quando Perseo le appoggiò una mano sulla spalla, arrossì.

Priamo si avvicinò a lei e disse:  « Ciao, io sono Priamo, gioco a basket nella squadra locale. Questa sarà la nostra nuova base. Visto che ti unisci a noi, che ne diresti di raccontarci qualcosa di te? »

Mafalda rispose:  « Per gli amici sono Mafy. Potete chiamarmi così. »

Dopo un po’ di tempo passato a contemplare la base e ad accomodarsi sulle sedie o sui sassi, Stefano commentò:  « Sapete che anche a Mafy piace leggere libri? Dovreste cominciare anche voi questa nuova esperienza! »

Gli altri lo guardarono divertiti, mentre Beatrice alzò la mano:  « Io leggo Jane Eyre. E’ proprio scritto bene. »

I membri del gruppo decisero di fare un giro per cercare altro materiale per arricchire il rifugio, mentre Beatrice rimase a sistemare alcune delle tavolette che non erano state fissate per bene. Gli altri trovarono un copertone, una bici arrugginita, e una scatola di cartone abbandonata.

Mafalda osservò le loro interazioni, e notò che Enea era come un leader sottinteso, Priamo era espansivo, e a volte anche un po’ dispettoso, ma in modo simpatico, Stefano era silenzioso, Beatrice era bassina ma sicura di sè, mentre Perseo era vivace e gentile. Mafalda aveva raccontato loro che abitava vicino alla pista di atletica con i genitori, e pareva che gli altri non avessero notato i suoi vestiti usati e un po’ all’ antica. Con loro poteva essere sè stessa. Mano a mano che passava il tempo si trovava sempre più attratta da Perseo, che con gli amici si scatenava, iperattivo e ingenuamente esuberante come un bambino. Nei momenti giusti, il suo nuovo caro amico, parlava sempre bene di lei.

Anche mentre si godeva le attenzioni di Perseo, Mafalda notò con un certo nervosismo che Enea stava cercando di dire qualcosa di importante. Apriva la bocca e li guardava con intensità e concentrazione e poi si tirava indietro, chiudeva la bocca di scatto e deglutiva.

Quando comprese che ci sarebbe stato un momento di silenzio, lo interruppe e cominciò col chiedere:   « Posso raccontarvi una cosa? »

Lo guardarono tutti.

« E’ una cosa incredibile, ma non voglio prendervi in giro. L’ ho scoperto per davvero. »

« Scoperto che cosa? » chiese Perseo.

Enea raccontò di aver sbirciato il quaderno dei disegni di suo fratello maggiore, che era mimetizzato accuratamente fra i quaderni di scuola, e di aver scoperto i disegni segreti, e cercò di descrivere quanto fossero macabri. E di come lo guardava suo fratello dopo cena, come se si sentisse pienamente a suo agio, tranquillo e sereno. Invece si era ritratto con la faccia della Morte e gli occhi rossi. Lo raccontò camminando in circolo, agitato, strusciandosi la mano sui capelli, mettendoli tutti in disordine. Stefano, Priamo e Beatrice avevano un’ espressione seria e preoccupata. Mafalda era perplessa, Perseo si era bloccato in un’ espressione di sorpresa, a bocca aperta, e occhi grossi. Stefano realizzò per primo che cosa sospettava Enea.

Ma non voleva sputare il rospo con la sua consueta brutalità. Non ancora.

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5

Un lunedì, Enea era uscito a fare un giro in motocicletta in solitaria, e si era fermato alla stazione a guardare i treni.

La domenica precedente era passato davanti alla scuola Leoni e aveva svoltato a destra, fermandosi a riflettere un pochettino alla Piazzetta, un quadrato verde con tre panchine e una fontana, e aveva udito le voci di tanti ragazzini e bambini provenire dal cortile dell’ oratorio dell’ Addolorata, che all’ epoca richiamava al suo interno i giovani di tutto il quartiere. Da una finestra si potevano sentire le lezioni di allenamento dei coristi della Messa. Enea non riusciva a capire l’ atmosfera di quell’ ambiente perchè il padre rifiutava ogni parte della società e riteneva che la religione fosse una cosa stupida e un’ influenza negativa. E le sue opinioni avevano effetto su quelle di Enea.

Gli piaceva vedere la gente che saliva e scendeva dai treni, per esempio c’ erano quelli che si recavano a Vercelli per seguire le lezioni universitarie. A scuola gli avevano insegnato che una volta per le strade di Ferrofiume passava un tram, che veniva chiamato tramvai. Gli sarebbe piaciuto farci un giro e ammirare la città da un’ altra prospettiva, ma ormai quei tempi appartenevano al passato.

Ad un certo punto, una donna lo riconobbe e gli disse che ammirava suo padre, che si dava tanto da fare per fornire un servizio unico alla comunità, e gli aveva chiesto se poteva informare suo padre che aveva finito il suo barattolino di pastiglie, quelle speciali, ma Enea trovò il modo di annuire e comprendere quell’ informazione che lo aveva sbalordito e reso alquanto perplesso. Non aveva idea di che cosa stesse blaterando quella signora. Con il padre non ne aveva parlato.

La signora qualche giorno dopo si era ripresentata, suonando al citofono dei Cercovici e suo padre era sceso per parlare in privato con lei, in cortile. Enea era riuscito a non farsi vedere, sbirciando dall’ angolo fra la portafinestra e il balconcino, ma non aveva carpito niente di comprensibile.

Quel lunedì si era messo a gironzolare nella piazzetta con la grande fontana al centro, dove c’ erano i parcheggi per gli autobus e una rotonda per il transito delle macchine, e ad un tratto un tizio si era fermato, aveva abbassato il finestrino e gli aveva chiesto se voleva salire a farsi un giro con lui. Per tutta risposta, Enea aveva alzato il dito medio e aveva tentato di sputargli addosso, ma quello aveva capito l’ antifona ed era partito a tutta birra, allontanandosi dalla zona. Avrebbe sentito parlare di lui da altri ragazzini della città, quando non sapevano che cos’ altro raccontarsi.

Un altro argomento che era sulla bocca di molti era la storia del palazzone abbandonato della zona di Quarto Autunno, da molti soprannominato la Casa dei Timori, dove si diceva potevano trovarsi barboni e malintenzionati vari. Enea ci passava davanti con la moto, e rimaneva affascinato dal mistero che emanava quel palazzo, e dalle finestre senza vetri.

Quel giorno non riuscì più a resistere oltre, e sentì il bisogno di fermarsi a fare una pausa e avvicinarsi all’ ingresso del palazzo.

I vagabondi si potevano rifugiare là dentro con più probabilità durante l’ inverno o in occasione dei rave party, che attiravano squinternati che poi non sapevano più come tornare a casa.

Qualcuno c’ era di certo: c’ erano bottigliette di birra vuote, pezzi di vetro, stracci e panni sporchi e un gatto morto riverso sul pavimento, circondato dalle mosche.

Una volta giunto all’ interno, in uno dei corridoi poteva trovare bottiglie di liquori, pagine di giornale, cartoni.

Enea se li immaginava, barboni e venditori ambulanti, prendere l’ autobus senza biglietto, camminare instancabilmente dal mattino alla sera, possibilmente malaticci.

Poi ad un tratto vide spuntare dal fondo del corridoio una figura inquietante. Quasi tutto il viso era nascosto da un fazzoletto, e portava un grande cappello strano, e un cappotto rosso che gli era molto famigliare, per qualche motivo. Gli occhi erano coperti da occhiali da sole.

Il tizio gli venne incontro a tutta velocità, ed Enea indietreggiò, intimorito. Il silenzio della figura tutta imbardata era ancora più sconfortante. Enea si lanciò verso il cortile interno, e venne accolto dalla luce del sole. Vide il tizio che lo osservava da una finestra.

Poi sembrava essere sparito. Enea si chiese se non fosse stata tutta un’ allucinazione. Un divertente aneddoto da raccontare al fratello maggiore, che in ogni caso avrebbe riso ma non lo avrebbe mai preso in giro e ridicolizzato per questo. Poi due grosse mani si aggrapparono alle sue spalle. Enea sussultò e impallidì.

La figura si mise un dito davanti alla bocca, intimandogli di fare silenzio, e poi lo spinse via. Enea non gli diede tempo per ripensarci, e si incamminò, intontito e perplesso, verso la sua moto. Nel tragitto verso casa, vedere i ragazzini che giocavano a pallone al parco lo fece tornare alla realtà, anche se sotto sotto gli sembrava di aver vissuto un’ esperienza reale e non una semplice illusione.

Quella notte, suo fratello doveva aver creduto che dormisse, mentre stava solo lì a rimuginare, a occhi chiusi, dando le spalle alla porta, quando Sabele gli passò una mano fra i capelli e si avvicinò alla sua faccia. Enea aveva finto di mugugnare nel sonno ed era riuscito a mandarlo via.

6

Enea aveva raccontato l’ intera vicenda agli amici, riuniti alla Strada alla Diga. Perseo, innervosito, aveva chiesto agli amici se qualcuno aveva da dargli qualcosa da mangiare, Stefano gli chiese se era  sicuro sicuro  che ogni passo della storia fosse accaduto proprio in quel modo.

Enea si coprì gli occhi con le mani, e rimase un po’ in quella posizione, poi si strusciò le dita bagnate di pianto sui pantaloni. Stefano si sollevò e gli circondò le spalle con un braccio. Beatrice lo invitò ad abbracciarlo, ed Enea si lasciò andare addosso a lei, stringendo con forza e strizzando gli occhi.

« Anche io ho visto un tizio simile a quello » mormorò Mafalda.

Perseo annuì, con gli occhi da cerbiatto, ed esclamò:   « Io l’ ho visto una sera al museo, mentre mio padre chiudeva tutto »

« E se era tutta una messinscena per una candid camera? » domandò Priamo

« Non credo proprio. Chi lo sapeva che Enea sarebbe andato al palazzone abbandonato e che Perseo sarebbe stato al museo? » ribattè Stefano.

Lo sconforto di Enea era troppo intenso per non credere alla sua storia. In cuor loro, i membri del gruppo erano nervosi, perchè se il loro leader sottinteso cedeva, se avesse perso la testa, allora come potevano evitare di seguirlo a ruota?

CAPITOLO 8 – Tutta una messinscena?

1

2018

Beatrice spegneva la radio che trasmetteva una canzone di quella che per lei era l’ imitazione della Regina degli anni ’80. La musica nel corso degli anni aveva perso il fascino di una volta. Aveva accostato qualche chilometro più indietro perchè aveva avuto noie al motore, ma niente che una tuttofare come lei non potesse sistemare con le sue mani, in completa autonomia.

In quel momento si trovava a osservare il cartello che si aspettava di avvistare a quel punto, e si sentiva tremare le dita che tamburellavano sul volante. Beatrice era tornata nella sua città natale dopo vent’ anni di assenza, un allontanamento che era diventato una costante dopo i venticinque anni.

Sentì lo stomaco che le gorgogliava nella pancia. Aveva mangiato male all’ autogrill dove aveva fatto sosta. Non era sua abitudine mangiare quelle schifezze, ma immersa nei pensieri, si era dimenticata di portare qualcosa da mangiare lungo il tragitto.

State entrando a Ferrofiume

Benvenuti e buon proseguimento 

Molto divertente come cartello, pensò Beatrice, con sarcasmo. Ai confini della città c’ era un fruttivendolo gestito da ( probabilmente ora c’era il figlio, pensò ) dei clienti fedeli dei suoi genitori, defunti da qualche anno. Presto sarebbe passata lungo la strada che dà su Viale Vistafiume e il corso d’ acqua del Po, e in lontananza avrebbe visto la zona di Alto Verde dove andava con i suoi vecchi amici.

Si rese conto che aveva guidato per tutto il giorno in uno stato ipnotico, con il cervello diviso fra i ricordi di una volta e la concentrazione sulla strada che aveva davanti a sè e le manovre delle altre automobili.

Ad un tratto sussultò, quando un gatto decise di attraversare la strada davanti a lei.

Poi le tornò in mente, come se le fosse caduto sulla testa, un ricordo del giorno della costruzione della base alla Strada alla Diga. Il ragazzino che era giunto fino a loro in bici e aveva detto loro che dovevano sloggiare.

Si chiese se sarebbe tornata a Ferrofiume Popolo con una bici a noleggio, per percorrere le strade della sua infanzia, tutta sola come aveva sempre fatto. La nostalgia per i genitori la colse all’ improvviso, facendola arrestare a singhiozzare sul volante per qualche minuto di puro sconforto.

Tornò a ricordare della giornata della base, e di come avevano osservato in silenzio il ragazzo estraneo, e di come lei si era alzata in piedi a braccia conserte e aveva affermato che aveva deciso lei che si sarebbero stabiliti lì e che ne avevano tutto il diritto. Tutti quanti l’ avevano supportata. Riteneva che fosse stato quello il momento in cui la nuova arrivata Mafalda aveva deciso che sarebbe stata una di loro in modo ufficiale.

2

 1993

 « Da qui non ci spostiamo! » aveva detto Beatrice al ragazzo, ed Enea l’ aveva affiancata a braccia conserte, riacquistando sicurezza, e ripetè la sua frase. Aveva anche aggiunto che la ragazzina dietro di lui si era unita a loro per la prima volta, ma anche lei voleva restare, e le chiese di confermare. Mafalda fece un passo in avanti, e si mise le mani ai fianchi, annuendo. Poi si fece avanti Perseo.

« Vi vengo a beccare sotto casa se non sloggiate! » esclamò il ragazzo. Stefano si fece avanti. Priamo lo seguì a ruota. Ad ogni modo, si massaggiò il naso per essere pronto ad ogni evenienza e proteggersi il punto debole. Mafalda sorrideva, compiacendosi dell’ effetto che faceva far parte di qualcosa. Il ragazzo era rimasto a guardare a bocca aperta, sbalordito. Poi assunse un modo di fare derisorio, e disse:

« Cosa pensate, che io non abbia amici? Mi daranno una mano a darvi un paio di batoste quando vi beccheremo ancora una volta da queste parti. Basta che glielo chieda e loro ci stanno all’ istante. »

«Che cosa aspetti, allora, a chiamarli? Credi che noi non sappiamo menar le mani o piazzare un bel calcio dove fa male da morire? » provocò Priamo « Vi vedremo caracollare verso casa con le mani a proteggervi lì sotto. »

« Vuoi che ti bersagli il naso, così poi scende giù la cascata e non si ferma più? Conosco quel che ti succede se prendi un colpo in faccia, Danteschi. »

« Accidenti a te, ma che fastidio diamo, seduti qua in mezzo al nulla? » sbottò Enea.

« Tutte quelle cose ammassate nella vostra base sono della mia famiglia. Persino i sassi vengono dalla nostra proprietà. »

« Questa è una scusa. Allora perchè le sedie c’ erano già ed era tutto sparso per l’ intera zona? » chiese Priamo.

« Non importa. Tutta la strada appartiene a noi. Siamo l’ unica famiglia che vive da queste parti. Tutto quello che vedete rappresenta la nostra proprietà. »

« Non siete la Famiglia Reale. Qui, a buona distanza da casa vostra, siamo liberi, e nel pieno diritto di installare una base.  » commentò Beatrice.

« Abbiamo provato a occupare una baracca nei pressi di Alto Verde, ma i bulli amici di Pellocarmine ci hanno disfatto tutto.  » disse Enea.

« Oh … » mormorò il ragazzo.

 « Qualche mese fa proprio i suoi compari mi hanno acciaccato tutto il corpo. Vabbè, non importa. Fate quello che volete, però non fatevi vedere seduti qui quando passa il monovolume di mio padre. Altrimenti penserà che avete invaso la sua proprietà. Spesso ripeto quello che dice mio padre, ma a dir la verità, non mi dà fastidio se frequentate questa zona. Io sono Mario Colla, se vi interessa. Ma …non avete paura che il killer vi becchi da soli per questi boschi tutt’ attorno? In teoria potrebbe essere dovunque. »

Mario Colla li osservò mentre si scambiavano occhiate serie e nervose.

« Non importa. Se volete che ogni tanto vi faccio compagnia, fatemelo sapere. Tu sei Enea Cercovici, vero? » gli puntò lo sguardo addosso: « Uno di questi giorni ci facciamo un giro sulla moto, vuoi? Anche io ne ho una. Pensaci su! »

Lo salutarono, domandandosi se si sarebbe unito a loro, nel corso delle settimane successive, ma non accadde mai perchè il giorno dopo il fratello maggiore lo convinse a fuggire via con lui.

3

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Più tardi Enea aveva caricato Priamo sulla moto. Stefano li aveva invitati a fermarsi a cena da lui e li avrebbe ospitati nella sua soffitta, ma loro due avevano declinato. Inoltre Mafalda non aveva il permesso e il coraggio di entrare in casa di uno appena conosciuto. Ci avrebbe messo del tempo. Enea si stava dirigendo verso casa sua. Sentiva Priamo dietro di sè, ma era come se non ci fosse.

« Quando siamo arrivati a casa mia, prendi il telefono e informa i tuoi che resti da me. » disse Enea.

« Quando saremo lì, se non vediamo tuo fratello in giro, vorresti mostrarmi quel quaderno? »

« No, dai non se ne parla. Sono sicuro che lo troviamo in casa » rispose lui, dopo qualche istante di esitazione: « magari non significa niente di terribile. Non li ho visti bene i disegni, tranne l’ ultimo del ritratto. »

« Tutti i nostri amici hanno avuto incontri fugaci con quel tizio, che forse è il killer e forse non lo è, e pensa se viene fuori che è tuo fratello. Non pensi che dovremmo confermare la situazione, almeno fra di noi? »

« Ma sono rimasti vivi per raccontarlo. Perchè allora tanta gente è stata uccisa? Quando è successo a me mi ha persino spinto via, intimandomi di fare silenzio su di lui. Non ha mai parlato ma lo ha fatto con un gesto. »

« Avrebbe anche potuto ucciderti. Nessuno sospetta di tuo fratello …e se non è il killer, allora è tuo fratello che va in giro a spaventare la gente nei posti isolati. Ma come fa a sapere che siamo diretti proprio in quei posti? Una casualità? »

Adesso mi sento sempre a disagio in casa, nelle vicinanze della sua stanza, in sua compagnia. Mi sono preso proprio bene con l’ angoscia. Stare a tavola e vederlo mangiare, quando afferra la forchetta mi fa venire in mente il killer che agita le lame. Prima o poi mi prenderà da parte per chiedermi che cosa mi affligge. Come un bravo fratello. E io invece sospetto cose orribili su di lui.

« C’è un’ altra serie di indizi. Nel laboratorio privato di mio padre c’è anche una camera oscura. Lui si sta assentando da casa sempre più spesso, e io l’ ho spiato e ho scoperto quali sono le chiavi per accedervi. Ho trovato una macchina fotografica in camera di mio fratello e ho sviluppato le foto nella notte, senza farmi beccare da nessuno. Anche tutte quelle cose macabre. »

Se lo beccano in flagrante, come si sentiranno i miei genitori, ad aver cresciuto un pericolo pubblico senza rendersene conto? Che figura ci farebbe mio padre? La sua reputazione ne uscirebbe macchiata, e non riuscirebbe più a cambiare il mondo e a farsi prendere sul serio dalla gente di scienza.

Adesso che so dei disegni nascosti, ho anche la responsabilità di allertare le autorità, vero? Solo perchè si tratta di mio fratello non posso fare finta di niente, non è così?

Nel frattempo che rifletteva erano arrivati sotto casa sua, e dopo aver aperto il portone di ingresso si accingevano a parcheggiare la moto al sicuro, nel suo solito posto.

Poi Enea fece segno a Priamo di sedersi su delle sedie da giardino, in un angolo nascosto.

Priamo vide il suo amico che si copriva la faccia, e con gentilezza, cercò di persuaderlo a mostrarsi in volto.

« Non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo punto. A sospettare che la città sia stata gettata nel panico da mio fratello. »

« Lo so, è tremendo. Ma non sono sicuro che sia una buona idea mettersi a piangere qui. Qualcuno potrebbe sentirti. »

« Se non facciamo qualcosa al più presto, morirà altra gente. »

« Allora lascia che io veda per bene questo quaderno. Dobbiamo avere una conferma sugli indizi. »

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E così Enea portò Priamo a casa sua. La madre li salutò, e chiese loro se volevano mangiare qualcosa. Enea chiese se il suo amico poteva restare per cena. Poi chiese se Sabele era in casa, e la madre rispose di sì, e i due ragazzi si scambiarono un’ occhiata preoccupata e delusa allo stesso tempo.

Rimasero a parlottare del più e del meno con la signora Cercovici, poi Sabele arrivò e mostrò una macchina fotografica ad Enea:

« E’ tua questa? Me la sono ritrovata nella mia stanza, ma non so che cosa farmene. Vorresti riprendertela? »

Non gli disse di non entrare nella sua stanza. Non era da lui. Non gli passava neanche per l’ anticamera del cervello che suo fratello minore potesse intuire qualcosa di oscuro su di lui.

« Non è mia, ma se vuoi che la tenga io, va bene … » mormorò Enea.

Sabele salutò distrattamente Priamo, e tornò nella sua stanza.

« Cosa ci fa una macchina fotografica in giro per casa? » chiese la signora Cercovici.

« Se non ti dispiace, vorremmo darci un’ occhiata, io e Priamo. »

La donna disse che andava bene, poi chiese a Priamo che cosa volesse mangiare a cena.

Priamo esitò per un istante, poi rispose alla donna. Però rimaneva perplesso per la storia della macchina fotografica. Se Sabele l’ aveva usata per fare le sue foto macabre perchè ad un tratto l’ aveva ceduta a suo fratello come se niente fosse?

Arriverebbe a dargli la colpa? Se venisse scoperto direbbe che Enea ha collaborato?

« Io e Priamo andiamo nella mia stanza. Bussa quando è ora di cenare. »

« Aspetta. Vorrei chiedere di poter usare il telefono per avvisare mia madre che resto qui. »

« Dopo, prima che faccia troppo tardi, lo porto a casa sulla moto. »

La signora Cercovici disse che andava bene, ma che doveva essere molto prudente con un passeggero.

Enea era così assorto nei suoi pensieri che non aveva nemmeno acceso la luce mentre percorrevano il corridoio, così Priamo si sentiva come se stesse seguendo il suo compare ladro in una casa vuota.

« Credi che Sabele abbia usato ancora questa macchina fotografica? » sussurrò Priamo.

« Ho nascosto le foto che ho fatto sviluppare. Se vuoi vedere degli indizi con i tuoi occhi, possiamo cominciare da quelli. »

« Non roviniamoci subito la serata. Perchè non mi fai vedere le tue pagelle, piuttosto? O i tuoi quaderni scolastici? »

« Perchè dovrei? Cosa ti interessa trovare nei miei quaderni? » Enea lo guardò perplesso.

« Be’, tu non parli mai di scuola. Voglio solo sapere se è perchè prendi troppi brutti voti oppure perchè dentro di te si nasconde un secchione. »

« Ma dai …pensiamo alle cose serie, piuttosto.  » Enea accennò una smorfia di divertito stupore, poi cambiò subito espressione, distogliendo lo sguardo e rivolgendolo da un’ altra parte.

Enea tirò fuori dall’ ultimo cassetto del soprammobile vicino alla scrivania una busta da lettere bianca piena di foto.

« Non so se dovrei fartele vedere adesso. Potresti non aver più voglia di mangiare alcunchè. »

« Cercherò di fare del mio meglio. Non mi va di andare a dormire senza aver mangiato abbastanza. Ora voglio vedere queste benedette foto. Basta che non ci siano cadaveri umani. Perchè altrimenti me la batto senza salutare nessuno. » Priamo fece per prendere la busta, poi ritrasse la mano. Aspettò che Enea rispondesse:   « Sono solo animali » poi prese la busta e diede un’ occhiata all’ interno.

« Sono tante foto. Ne conto almeno una quindicina. Sono tutte così orribili come temo? »

« Credo proprio di sì. Alcune non sono così splatter come immagini, ma il fatto che le abbia scattate proprio lui, che non è una persona aggressiva, che non ha mai avuto problemi con mamma e papà, le rende tutte inquietanti allo stesso modo. »

« Ma non avrebbe dovuto svilupparle lui stesso? Tu hai detto che hai trovato quella macchina fotografica, lui dice che non sa che cosa farsene, e non sa perchè si trova nella sua stanza, insomma che cosa sta succedendo? »

« Guarda quelle foto! »

« Ci viene qualcun altro a casa vostra? Magari un amico di Sabele? E se in realtà ci fossero due killer, uno che fa i disegni e l’ altro che fa le foto? Uno se la prende con le persone, uno con gli animali? E se ci fosse qualcosa di contorto dietro? Come fai a sapere che le ha scattate tuo fratello? »

« Non so cosa pensare. Di solito chi fa male alle persone tormenta anche gli animali, se gli capitano a tiro. Che cosa ne so, io. Può essere che nei giorni in cui non riesce a trovare vittime umane, va a cercare animaletti per sfogarsi. »

Priamo cominciò a dare una veloce scorsa alle foto, allontanando istintivamente quelle più truci. Poi le scrutò con più attenzione, in un processo inevitabile.

Dopo qualche istante commentò: « Mi sa che non troveremo più conigli per anni, nella Scorciatoia, dopo che è passato questo …cacciatore …è mostruoso il modo in cui ha conciato questi animaletti.»

Qualcuno bussò alla porta. Sabele chiese di poter entrare. Enea si slanciò verso Priamo e gli premette una mano sulla bocca. Poi afferrò le foto tutte assieme, e le gettò sotto il letto, assicurandosi che non spuntasse fuori nemmeno un angolino. Poi aprì la porta a suo fratello.

Sabele chiese ai due ragazzi se poteva mostrare loro un disegno.

Priamo cercò con tutte le sue forze di apparire neutrale, mentre Enea gli diede l’ okay guardando il foglio che Sabele stringeva fra le mani. Il fratello glielo porse fra le mani, e Priamo si avvicinò a guardare.

Erano caricature del loro gruppo. Mancava Mafalda all’ appello, perchè Sabele non poteva sapere che l’ avessero fatta partecipare a uno dei loro pomeriggi. Nessuno di loro due pensò che fosse necessario farglielo sapere.

Enea lo ringraziò con un accenno di nervosismo nella voce, e gli chiese se poteva tenerlo. Sabele annuì e commentò:

« Sono contento che tu abbia sempre tanti amici con cui passare il tempo. Io non sono portato per le compagnie. Quelli della mia età, al liceo artistico, non mi vanno a genio. Perlomeno ho un bravo fratello a casa mia. »

Poi si congedò, ed Enea rimase a guardare la porta, perplesso e nervoso, per qualche istante dopo che era stata chiusa.

« Ci ha presi di mira! » sussurrò Priamo  « Ci ha inseriti nella lista nera! Non puoi più fidarti di lui. Tu sei l’ obiettivo più facile, può soffocarti con un cuscino durante la notte quando vuole! »

Enea lo guardò con occhi gonfiati dalla paura. Scosse la testa, incredulo, e lasciò cadere il disegno sul letto.

« Se non sapessi che cosa significa in realtà chiederei alla segreteria della scuola di farmi fare una fotocopia. Siamo disegnati tutti così bene … » mormorò Priamo.

Enea tirò su da sotto il letto tre delle macabre fotografie, e le osservò con occhi pieni di rabbia. Per un attimo a Priamo parve che il suo amico fosse diventato più maturo, più determinato, più adulto.

 « Conserverò ognuna di queste foto. Non so a che gioco sta giocando, ma mi sento tradito, e non farò finta di niente. » sibilò Enea.

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A cena, la signora Cercovici a un certo punto notò che Enea guardava nella direzione di Sabele con un accenno troppo corrucciato di serietà, capì che rimuginava, ci vide quasi una scintilla di rabbia.

« Avete litigato tu e tuo fratello, Enea? C’è stata una discussione, per caso? »

Enea si rese conto di come lo stava guardando, e scoccò un’ occhiata allarmata alla madre, abbassò lo sguardo sul suo piatto e le disse di no, che non era successo niente.

Priamo osservò che Sabele stava guardando Enea con un accenno di apprensione.

In quel momento si pentì di aver dato più che una veloce scorsa a quelle orribili foto. Avrebbe fatto molta fatica a finire il cibo nel piatto.

Ad un certo punto Enea chiese di poter andare in bagno per un momento, e arrivato lì, si chiuse dentro a chiave per cinque minuti e meditò con la faccia appoggiata sulle braccia che circondavano le ginocchia. Gli venne un impeto di violenza, e arrivò quasi a sbattere un pugno contro il muro.

Vi racconto la mia vita – parte 3 – 20s, la mia seconda vita

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CHI ERO: Da “creatore di mondi” in questa fase della mia vita sono diventato scrittore occasionale, e la mia fantasia è ancora attiva. Ho imparato a passare molto tempo da solo, diventando uno di quelli che escono da soli senza programmi per il pomeriggio. Le mie letture si sono concentrate sui libri di testo scolastici. Il legame con mio fratello si affievolisce sempre di più in questa fase. La mia giornata comincia al mattino prestissimo.

COSA E’ CAMBIATO: praticamente ogni cosa di me ora è diversa. Anche il modo di parlare. Ho scritto racconti e libri, ma la mia costanza periodica e quasi del tutto inesistente non mi ha ancora permesso di ricavare qualcosa da questa mia passione. La grafomania si è intensificata. Non smetto mai di scrivere, e se non è su carta è al computer. Il tempo che passo da solo è diminuito negli anni sociali, ma ci sono stati ancora anni dove stavo sempre per i fatti miei. Leggo ancora tanto, e dal 2015 ho cominciato a seguire e collezionare Stephen King, che ha monopolizzato il mio mondo letterario. Il legame con mio fratello in questa fase è …sempre più scarso, anno dopo anno, passiamo le giornate a condividere una casa ma senza parlarci. I ritmi della mia vita di anno in anno si sono spostati dal mattino prestissimo al primo pomeriggio e ho cominciato a vivere la notte sveglio. Dalle curiosità sulle cose quotidiane ma enigmatiche dell’ infanzia, passando attraverso channeling ed evocazioni al modo di giochi mentali, in questa fase approfondisco la passione per l’ astrologia professionale divorando libri e siti web voracemente, e il mio nuovo metodo di esplorazione mistica è quello della sincronicità, per poi concentrarmi stabilmente nell’ ambito della ciclologia, metafisica e filosofia. Anche la mia dieta negli anni è cambiata, c’è stata una lunga pausa con il cioccolato, mentre le patatine sono difficilissime da lasciare, e di recente ho ripreso con il cioccolato in grandi quantità, ma mangio sempre pesce, carne, ogni tanto la pizza ( 2010, per esempio ), panini ( dal 2010 ) e ho introdotto i wurstel ( 2015 ) e il caffè ( 2019 ).

Spiritualmente, nei primi anni sono stato influenzato dalle lectures di Terence Mckenna, ho continuato a credere in Dio, ma a modo mio, in modo molto personale e individuale, e nel 2018 sono diventato anti – evoluzionista ( non esiste la macroevoluzione ) e ho abbracciato la filosofia – teoria dell’ Individualismo Aperto: esiste una sola coscienza, la coscienza è l’ unica cosa che esiste veramente, siamo tutti Uno, e reincarnazione. Non è necessaria la presenza di Dio per ammettere che l’ Individualismo Aperto è l’ unica cosa che certamente è vera.    

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Il 2010 fu l’ anno che cambiò ogni cosa nella mia vita, ma in seguito venne superato di netto dal 2014, e dal 2015 la mia personalità ha subito una scissione completa da quella di prima, almeno nel mondo esterno.

Frequentai l’ università fino a maggio, poi decisi di interrompere. L’ inizio dell’ anno fu tranquillo, a parte per quel gennaio quando tutti in famiglia venimmo coinvolti da un attacco di intossicazione alimentare e venni ricoverato in ospedale assieme a mio fratello.

Poi ad aprile un mio compagno di classe di elementari e medie MORI’ IN UN INCIDENTE D’ AUTO, un evento che rimase impresso a fuoco nella mia psiche perché lo incontrai lo stesso pomeriggio per strada.

Fu una occasione per riprendere i contatti con la mia amica delle elementari, fu lei a contattarmi per prima il 2 maggio. Conobbi anche la fidanzata di questo ragazzo e cercai di consolarla con testi di canzoni e poesie. Ritrovai anche i contatti con una compagna del primo anno delle superiori che cambiò poi scuola e città perché all’ epoca stava vivendo un anno difficile in classe per problemi privati. Si dimostrò molto maturata e cambiata.

In estate venni pagato per un lavoro per la prima volta, e partecipai come animatore ai centri estivi di una scuola elementare, e per le prime settimane mi venne affidato un bambino autistico, ma ebbi molta difficoltà a gestirlo. Così decisero di affidarmi altri bambini. In dicembre divenni stagista membro dello staff di segreteria di una scuola professionale.

In febbraio scrissi il remake del libro del 2007. Alla festa di carnevale dell’ oratorio, dove ero con il mio amico storico, conobbi anche un ragazzo di 6 anni più giovane che sarebbe entrato presto nella mia vita, e anche rientrato dopo, ma come cattiva influenza. 

Ad una cena di classe scoprii l’ inganno della mia amica del 2009, motivazione per interrompere i contatti con lei. Andai 2 volte a Torino con il mio migliore amico e la sua ragazza. Nel frattempo ero particolarmente amico di quel ragazzo del 1995/ 1996 che con l’ amico mi aveva seguito per giorni in bici, insistendo per conoscermi. Non discutevamo mai. Uscivamo spesso come un trio. Un giorno si scontrò con la bici contro quella di un bullo che lo perseguitò, cosa che lo scosse molto e danneggiò la nostra amicizia, perché lui si sentiva appunto perseguitato e allarmato. Mi ricordo che mi portava spesso alla stazione ad osservare i treni che lo appassionavano. Dopo la vicenda del bullo, ci perdemmo di vista. Avevamo avuto una prima discussione in estate perché non mi fidavo più tanto di lui, l’ altro amico mi diceva che mi mentiva su tante cose.

In estate non andammo al mare con la famiglia, ma trascorsi una settimana al sud con mio zio e la sua famiglia. Non facemmo altre vacanze.

Fu occasione per un AGOSTO DI FUOCO quando, poco dopo aver recuperato i contatti con il mio “pseudofratello”, conobbi un ragazzo del 1996 che lo conosceva, che entrò di impatto nella mia vita con una pallonata sulla mia testa, data per errore.

Dopo ferragosto, avevo avuto la pessima decisione di portarmi in giro i soldi rimasti dalle vacanze con lo zio, e capitò che mi vennero rubati. Tutti mi portavano ad un unico colpevole: quel ragazzo del 1996. Io tentai di affrontarlo da solo, ma i miei genitori scoprirono il furto ed eruttarono in uno SCONTRO ATOMICO con i genitori di questo ragazzo, che fra l’ altro mi aveva portato davanti a casa sua già in passato nelle settimane precedenti. Tranne in un’ altra occasione, io e il mio “pseudofratello” interrompemmo per ( quasi ) sempre i contatti. La vicenda del furto aveva causato un terremoto nella mia psiche.

Loro non lo seppero mai, ma in autunno io e il ragazzo del 1996 ritornammo in contatto per qualche settimana, in maniera pacata e tranquilla. Anche se sapevo che fidarmi di lui era rischioso … però non successero altri pasticci. In quell’ estate inoltre, il mio amico del 1995/6 un giorno mi presentò il mio futuro  “pseudocugino” del 1998 con cui si accompagnava in quell’ occasione. Dopo la “guerra del furto”  cominciammo a scriverci online e poi ci conoscemmo meglio, ma fu il suo migliore amico che entrò a far parte della mia vita, seppure all’ inizio in modo abbastanza superficiale, quell’ autunno.

A dicembre  quest’ ultimo mi invitò a conoscere sua madre a casa sua. Sarebbe diventato COME UN SECONDO FRATELLO PER ME, anche di più del mio reale fratello, e divenne il rapporto di amicizia e fratellanza più intenso della mia vita.

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In autunno i miei genitori per distrarmi decisero di provare a convincermi a trasferirmi in un collegio con il mio migliore amico a Torino, per riprovare con l’ università, ma io rinunciai perché non mi sentivo ancora pronto a lasciare casa per un collegio, poi, che non sapevo che gente c’ era … In estate ripresi i contatti con la mia amica “platonica” per un breve tempo, e lei era molto contenta di incontrarmi in quelle occasioni. Poco prima di Natale mia nonna paterna venne a vivere in soffitta da noi perché si era ammalata e mio padre la voleva far seguire dall’ ospedale locale.

Il 2011 è stato un anno più tranquillo, monopolizzato dal mio “secondo fratello” come assoluto protagonista di una nuova mini era nella mia vita. Dal mattino alla sera i miei pensieri giravano intorno a lui. Lui lo considero la persona in assoluto più influente sulla mia vita. L’ ombra della sua personalità è ancora presente dopo anni nella mia mentalità.   

Questo fu l’ anno in cui iniziai a tenere un diario rudimentale. Il mio amico storico mi aiutò a comprare online, usati, gli ultimi due libri della saga degli Animorphs, in inglese. In gennaio mi incontrai per l’ ultima volta con il mio “pseudofratello”.

Mi tenevo in costante contatto telefonico con la mia amica con cui avevo ripreso i contatti nel maggio 2010. Poco dopo Fukushima, cominciai a comprare la rivista Internazionale ( ho smesso nel 2018 ). Quel febbraio approfondii l’ amicizia con il mio “pseudocugino”, un omonimo sostituto simbolico del mio vero cugino paterno, e il suo migliore amico. In aprile quest’ ultimo mi chiese di aiutarlo con i compiti in biblioteca, e finii per aiutare lui e altri due ragazzini.

A partire da agosto cominciai ad andare sempre più spesso a casa sua, per aiutarlo con LEZIONI PRIVATE e conobbi quindi la sua famiglia, una casa che divenne virtualmente come LA MIA SECONDA CASA.

In settembre andai anche spesso in biblioteca con il mio “pseudocugino”, con il quale ebbi anche una discussione, occasione in cui lui mi insultò duramente. Tornò anche un mio amico del 2010 ( quello di futura cattiva influenza ), con il quale andavo spesso a giocare a pallone all’ oratorio l’ anno scorso e a casa sua in cortile in questi due anni.

Il mio secondo fratello era un ragazzino difficile all’ epoca, affezionato perché mi chiamava spesso al telefono per conversazioni serali, ma anche difficile da gestire e da capire. Abbiamo avuto tre discussioni intense durante il corso dell’ anno, ma invece di crollare il nostro rapporto di fratellanza si faceva sempre più stretto.

Divenni completamente inglobato nella sua vita, letteralmente mettendo da parte la mia. Ancora adesso mi domando come possa essere accaduto, ma era chiaramente destino.

Non nascondo che cominciavo a sentirmi come se fosse una anticipazione di un ipotetico figlio, una anticipazione karmica, un test preparatorio ad un futuro remoto. Il mio “pseudocugino” venne a vedere casa mia per la prima volta in estate.

Quell’ estate siamo tornati in Corsica, ancora una volta saltando il mare del sud. Cominciai anche a raccogliere particolari sul mio passato, stimolato dalla teoria della timewave. Per un periodo breve frequentai due volte a settimana uno stage poco significativo a Torino. Mio fratello nel frattempo prese la patente. Fino a giugno frequentai lo stage di segreteria nella scuola professionale. Tornai anche al centro estivo della scuola elementare del 2010. Il mio migliore amico diede una festa di compleanno a casa sua, occasione per una riunione di compagni di classe. Cominciai anche a leggere tutti i diari di mia madre per raccogliere i dati sul mio passato.

Il 2012 non è stato da me percepito come un cambiamento d’ anno come le altre volte, e si è svolto come una diretta continuazione del 2011, un anno di transizione.

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Tutto l’ anno venne dedicato al mio rapporto di fratellanza con il ragazzino, e alle lezioni private, e al rapporto fra me, lui e sua madre.

A febbraio ci fu una eccezionale nevicata. Ormai passavo ogni singolo giorno a casa del mio secondo fratello, e praticamente VIVEVO A CAVALLO FRA DUE FAMIGLIE. Scoprii una effimera passione per i disegni artistici. Tornai alla segreteria della scuola professionale. Il mio “pseudofratello”  mi contattò online e riallacciammo superficialmente i contatti, ma ormai il suo ruolo era stato definitivamente occupato. Avevo anche perso di vista il mio “pseudocugino” e praticamente avevo perso di vista chiunque altro. Il rapporto con il mio “secondo fratello” migliorò per un breve periodo.

Poi arrivò il giorno in cui mi venne un acufene all’ orecchio sinistro, che rimane ancora adesso nel 2019. Per un mese persi il controllo, scosso e preso dai timori per questa condizione. Poi me ne feci una ragione e divenne come il battito cardiaco, un suono normale del mio corpo. Erano tornati gli attacchi di panico. Non so se fu perché quel giorno il mio secondo fratello era tornato dalla gita, e quindi, in qualche modo psicologicamente preoccupato, consapevole di essere rimasto inglobato completamente nella sua vita, ciò ha avuto un effetto fisico sul mio corpo. Non so.

Ritrovai comunque i contatti con il mio amico storico. Il mio “secondo fratello” venne a vedere casa mia per la prima volta in estate e ci venne spesso, ma a me dava fastidio che se ne approfittasse per usare il mio computer. Lo lasciavo fare, ma non ero d’ accordo. In settembre lui e il suo migliore amico divennero acerbi l’ uno con l’ altro. Con l’ avanzare del rapporto di fratellanza con me, non riusciva più a tollerarlo.

In estate morì mia nonna paterna, e papà era sconvolto. Mia nonna ha avuto due funerali, uno al nord, e uno al sud. Ancora una volta saltammo il mare al sud. Quando morì ero al mio secondo giorno con mia madre in Veneto, così dovemmo tornare indietro. Ci tornammo poi in agosto.

In autunno riprovai a frequentare l’ università di lingue straniere, anche per cambiare abitudini e distaccarmi gradualmente dal mio secondo fratello, anzi, diciamo che era esclusivamente per quel motivo che decisi di riprovare. Volevo che si abituasse alla mia assenza e a lasciarmi i miei spazi, ma lui non mantenne la promessa, e questo incrinò il nostro rapporto di fratellanza per sempre.

All’ università mi ricordo una saggia professoressa che portava in parte il mio cognome, letteratura straniera, e la prof. di inglese, una simpatica Texana con l’ accento americano. Feci anche amicizia con un professore della scuola professionale che aveva deciso di iniziare l’ università, e parlavamo di attualità durante i passaggi in auto verso casa che mi dava. Aiutai il mio “secondo fratello” con le verifiche e venne promosso quest’ anno. In autunno mio fratello iniziò l’ università e si trasferì.

Il fenomeno 2012 si ridusse in un nulla di fatto, cosa che mi deluse molto, e mi fece perdere la fiducia per il futuro. Anche questo ebbe influenza su quello che avvenne nel 2013.

Il 2013 è stato l’ anno dove il mio io interiore ha avuto il monopolio, un anno di solitudine meditativa quasi assoluta, un viaggio nel tempo come ritorno ad un passato che credevo non avrei mai più percepito.

Il 2013 fu anche l’ anno in cui conobbi l’ autore principale di questo blog, che è diventato l’ “amico di penna” più durativo della mia vita ( quasi 6 anni ormai ) e una specie di “mentore a distanza” e “compagno di pensieri e riflessioni”.  

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Questo fu il mio anno sabbatico dal mondo. Il mio “secondo fratello” chiedeva sempre più tempo da me, prendeva e prendeva e in cambio dava ben poco. Fu un inverno spento e spossato per me. In febbraio mi misi in contatto con Peter Meyer e cominciai a fare una ricerca indipendente sulla teoria timewave e sulle alternative che Meyer proponeva. I problemi e le discussioni con il mio “secondo fratello” erano sempre più frequenti. Non gli dissi che avevo interrotto gli studi.

Andai una unica volta a cena a casa sua, ma i miei genitori erano ormai stufi di tutto questo tempo dedicato a lui e a sua madre, così in marzo, da un giorno all’ altro, crollò tutto come il muro dell’ 89. Fu un severo trauma per me distaccarmi da lui e riprendere possesso della mia vita. Lui portò rancore per tanto tempo e si comportò con freddezza e rabbia, incapace di capire che ero ormai esausto e mangiato dalla routine e dalla quantità di ore passate con loro ogni giorno. Un mese dopo mi seguì durante una mia passeggiata e allora lo mandai via con rabbia. Fu la fine.

Recuperai i contatti telefonici con la mia amica del 2010, ma non trovammo modo di incontrarci di persona per una serie di contrattempi, cosa che all’ epoca non comprendevo e che ha creato un breve fraintendimento fra di noi.

Nel frattempo mi ero chiuso in me stesso, recuperando il mio mondo interiore, incapace di fidarmi delle persone, nel timore che potessero inglobarmi nella loro rete.

Gli attacchi di panico ogni tanto tornavano. In aprile morì mio nonno materno. Tornai a leggere i diari di mia madre, e temevo che nella mia vita non ci fosse più nulla da dire, e il futuro era fosco. Ricominciai a scrivere racconti. Partecipavo molto di più online. Scrissi un intero libro di astrologia, recuperando la passione acquisita a 15 anni. Anche mio fratello cominciò a chiudersi in sé stesso e tornò a vivere a casa qui. Non venne in vacanza con noi e preferì rimanere a guardare la casa, mentre noi andammo al mare al sud.

Quell’ estate entrai in contatto su questo blog con il proprietario, che divenne gradualmente un amico e compagno di vita a distanza. Cominciai a fornirgli materiale per scrivere articoli.

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In autunno scoppiò un dibattito di gruppo su fb per i miei interessi mistici, cosa che incrinò il mio rapporto di amicizia con il mio migliore amico scettico. Acquistai la biografia di Terence Mckenna e compresi la sua vita. In primavera arrivò il numero 3000 di Topolino che acquistai anche stavolta due volte, e stimolò di nuovo il mio interesse per i fumetti. Conobbi anche il padre del mio “rivale” delle medie, e cominciammo a uscire spesso in autunno in bici, conversando di tante cose. In estate ci fu un ritorno al passato remoto e conobbi meglio, una sera, i miei vicini di casa del sud. Ritrovammo anche gli amici storici di mio padre.

Provai ad entrare in contatto con il ragazzo della mia storia onirica ricorrente, e i sogni ripresero all’ improvviso, ma non riuscii a raccontargli la verità sui sogni. In autunno, per solitudine, ripresi i contatti online con il ragazzo del furto, e chiarimmo tutta la situazione, decidendo di essere amici da quel momento. Lo aiutai in qualche modo come potevo a cercare una potenziale location per un suo stage lavorativo e parlammo del passato. Il mio amico del 2009 e 2010, il ciclista, tornò occasionalmente ma non riuscimmo a recuperare l’ amicizia e ci perdemmo di vista di nuovo per sempre. Quest’ anno inoltre cominciai ad appassionarmi ad una serie canadese sulla scuola superiore, Degrassi, che andava avanti dagli anni ’80 con una pausa fino al 2001, e mi guardai – tutti – gli episodi online.

Il 2014 è stato l’ anno fondante della mia seconda vita, diciamo la fase secondaria, e l’ anno con più “momenti memorabili” della mia vita. E’ stato anche il primo anno ” della compagnia”, un cambiamento di stile di vita per me, e il primo approccio con la “vita di gruppo” piuttosto che con le amicizie a due.

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L’ anno è iniziato con calma, anche se con qualche turbolenza famigliare. A gennaio sono caduto in bici e mi sono quasi spaccato un ginocchio. Il compleanno l’ ho trascorso a Torino con mio padre.

In marzo, ho cominciato a lavorare nel centro nuoto dove in passato avevo frequentato il corso di nuoto, anche se ha cambiato sede. E’ il luogo dove nel 2019 lavoro ancora adesso. Quindi tutto ha cominciato a cambiare.

Nel frattempo, ho finito di leggere la biografia di Mckenna, ho approfondito l’ amicizia online con il ragazzo del furto, e sono tornato amico del mio “pseudocugino” che è diventato un po’ il protagonista del mio anno.

Ho ritrovato anche i contatti con il mio amico delle superiori, è venuto per la prima volta a vedere casa mia, e ho assistito ad un suo “corso” di lezioni private. Ho provato a riallacciare i contatti anche con la mia migliore amica “platonica” ma tutto è andato male, e lei mi ha cacciato dalla sua vita, cosa che mi fece stare male. Infatti cancellai il suo numero e la bloccai su fb.

Anche giugno fu un mese turbolento in casa. In aprile trovai un nuovo amico online, un Peruviano che vive a Roma. In maggio ho conosciuto il nuovo migliore amico del mio “pseudocugino” e la fidanzata di questo. A fine maggio ho interrotto i contatti con il ragazzo del furto. Gradualmente, in maggio, e poi definitivamente da fine agosto, ho cominciato a frequentare la compagnia di amici del mio “pseudocugino”, in un tentativo di ritrovare e avere esperienza della mia adolescenza “non vissuta veramente” anni fa.

Inoltre in maggio ho riallacciato i contatti con un amico dell’ oratorio, e assieme a lui anche con la fidanzata del mio migliore amico delle superiori, che era una ragazza appassionata di misticismo come l’ altro, mentre il mio amico era scettico, ma all’ epoca cominciò ad essere più aperto di mente, temporaneamente. L’ amicizia con questa ragazza è stata molto interessante, anche se effimero il periodo in cui ci siamo frequentati, durato solo qualche settimana. Per quel breve periodo avevamo formato un trio. In seguito, ho aiutato il mio amico a riallacciare i contatti con lei e a tornare assieme a lei. Avevo conosciuto nel frattempo, alcune sue amiche.

Io e il mio amico in estate siamo andati in campagna, a dei concerti anche, e in biblioteca, girando con la sua auto. Inoltre, ho frequentato come membro dello staff il mio primo centro estivo organizzato dal centro nuoto.

Poi sono diventato, sempre in estate, co – autore del blog Civiltà Scomparse, sul quale nel 2019, scrivo ancora adesso.

Ho partecipato anche alla festa serale a casa del mio amico delle superiori, dove c’ era anche il mio trio. Inoltre ho avuto una “conversazione conclusiva” con il padre del mio secondo fratello. Assieme al mio trio per breve tempo ho frequentato i locali bar della mia città, cosa anomala per me. In settembre ho cambiato cellulare, dopo anni. Ho scoperto whatsapp. In ottobre ho provato a spiegare al ragazzo quella mia vicenda dei sogni ricorrenti, ma non ho ottenuto niente che risolvesse il mistero e questo mi scoraggiò. Almeno adesso lui ne era consapevole. In autunno mi sentivo in competizione per il mio “pseudocugino” con un altro amico che avevamo in comune, che lo invitava sempre nella sua grande casa fuori città.

In ottobre, ho ottenuto le chiavi della mia soffitta, dove lui è venuto a trovarmi spesso quell’ autunno.

Al sud, al mare, abbiamo conosciuto altre famiglie amiche, e ritrovato gli amici di mio padre. A ferragosto abbiamo fatto un torneo di calcetto, e una cena di gruppo in campagna.

In settembre si era formato un gruppo molto affiatato, e io ero il più grande. Loro erano fra il 1996 e il 1999. Lo possiamo chiamare IL GRUPPO CLASSICO: Io, il mio “pseudocugino”, il mio amico rumeno ( all’ epoca il suo migliore amico ), due cugini di primo grado ( fra di loro ) e un ragazzo del 1996, e occasionalmente c’ era anche una ragazza bionda ( “Britney” )  e un albanese che successivamente si è trasferito. Questo gruppo classico è durato fino alla fine del 2014, per poi espandersi.  

 Ogni tanto mi vedevo ancora con il mio amico storico.  In novembre, il mio “secondo fratello” ha discusso con me, mentre ero con gli amici, ma non ho reagito.  Ogni tanto io e il mio “pseudocugino” accompagnavamo a casa la sua migliore amica, la bionda. Vidi anche un film sulla vita di Terence Mckenna, online. In dicembre, ci sono state turbolenze, e in una occasione, una sera un nostro amico ( il tipo del 1996 ) si è sentito male in un locale bar e ci siamo spaventati molto, è andato all’ ospedale, ma poi si è ripreso. In quell’ occasione, ci sentivamo come una “grande famiglia di amici”. Inoltre, ho conosciuto anche la famiglia di uno dei miei nuovi amici. Il mio amico storico è venuto a trovarmi a casa mia, dopo Natale.

Quest’ anno mi sono concentrato molto sulla scrittura del mio diario personale. Entro la fine del 2015 queste “note” avrebbero raggiunto le centinaia di pagine. Questa fase è durata fino alla prima metà del 2016, quando ho interrotto.

Il 2015 è stato l’ anno più sociale della mia vita, una vera esplosione di nuove conoscenze, dove la protagonista assoluta è stata l’ espansione del gruppo compagnia. E’ stato anche l’ anno più trasformativo in assoluto per me.

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Quest’ anno, come fu anni fa, ho approfondito l’ amicizia con il migliore amico del mio “pseudocugino”, il ragazzo della Romania, e lui non era ( di nuovo ) più al centro della mia vita sociale, cosa che ( di nuovo ) ha provocato avversità nei miei confronti, per lui, a lungo andare. 

Nel frattempo, quest’ anno è stato ricchissimo nel campo sociale, ho conosciuto tantissime altre persone determinanti. E’ stato anche un anno di esperienze e comportamenti molto diversi dalle mie abitudini.

I nuovi arrivati nella compagnia sono stati: Rocco e i suoi amici, uno in particolare. Rocco e io ci prendevamo sempre in giro, amichevolmente, cosa che era fonte di continue discussioni, un vero e proprio tormentone, e spesso io non lo sopportavo, ma nel corso del tempo le cose sono migliorate ed è ancora adesso nel 2019 mio amico; i due “giganti”, ex giocatori di basket, fratelli, di origini miste fra Italia ed Europa, e con uno di questi in particolare nel 2015 ho legato. Un altro cugino dei due cugini del gruppo classico, un mio ex amico che si è inserito ma era una cattiva influenza, un ragazzo già conosciuto nel 2014, altri due fratelli anche loro di origini miste ( con la casa più bella che io abbia mai visto ), una ragazza loro amica, una ragazza con la passione del canto, un ragazzo che voleva fare il poliziotto ( si è poi trasferito nel corso dell’ anno ), un ragazzo che era stato estromesso dal gruppo originale prima che arrivassi io, e che tentava di ritornarci, un altro ragazzo in particolare, e altri in seguito.   

Ci sono state varie turbolenze abbastanza gravi quest’ anno, fra me e il “pseudocugino” in particolare. Il mio gatto Mino si è ammalato in autunno, ed è morto il 7 dicembre, e il giorno dopo lo abbiamo sepolto a casa di una amica di famiglia in montagna. Ho passato il compleanno del mio amico rumeno con lui a casa sua. Anche quest’ anno siamo tornati al sud, per l’ estate. Poi c’è stato un amico che è riuscito anche ad allacciare i contatti con mio fratello, è venuto a conoscere la mia famiglia, e ha passato a cena da me il mio onomastico, conversando anche con mia madre. Lui è uno dei due “giganti” della compagnia.

Inoltre quest’ anno è iniziata la mia passione per i libri di Stephen King, a cominciare da The Dome.

In quell’ epoca, eravamo soliti andare a casa della nonna di uno della compagnia, in gruppo, anche se lui spesso non tollerava il casino. E’ stato anche un anno abbastanza caotico, infatti. Anche con un altro amico ci sono stati momenti okay, e dibattiti molto accesi. Ho conosciuto anche una amica simpatica. Sono stato per l’ ultima volta a casa del mio amico storico, nella nostra città. Ho anche riallacciato per un po’ di tempo i contatti con l’ ex migliore amico del mio “pseudocugino “, cosa che ha creato dibattiti.

Ho anche contattato online la madre della mia compagna delle superiori del dibattito online e della lettera, in due occasioni, per parlare di come mi sentivo all’ epoca. Ho frequentato ancora il centro estivo qui nel mio posto di lavoro. Due amici si sono trasferiti. La compagnia si era allargata quasi a sproposito quest’ anno.

La mia soffitta era diventata un luogo di riferimento per la compagnia, in numerose occasioni. Ad un certo punto la compagnia ha rischiato di dividersi in due.

In estate ho fatto un tentativo di riallacciare i contatti con il mio “secondo fratello”, ma c’è stato un “sabotaggio” e siamo finiti di nuovo a discutere in modo acceso, e tutto è sfumato. Sono stato costretto ad allontanarmi di nuovo da lui, nonostante un amico che avevamo in comune avesse cercato di darci una mano. In autunno, la nostra compagnia ha assistito ad un “torneo di boxe” ai giardini, con una altra compagnia. Io ovviamente non ho partecipato, solo guardato. Sono passato brevemente per altre compagnie, nel frattempo, quest’ anno.

In autunno, ho frequentato molto il mio amico rumeno, una delle persone che più mi hanno cambiato nella mia vita. Nella mia vita futura, di tutto questo periodo, mi ricorderò principalmente di lui.

Quest’ anno, inoltre, ho ricominciato a scrivere racconti.

Il 2016 è stato un altro anno tormentato e complicato e fonte di numerosi brutti ricordi.

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In gennaio mio fratello ha fatto un piccolo incidente d’ auto. In generale è stato un brutto e turbolento anno.

La mia festa di compleanno in soffitta è stata complicata da un forte diluvio, ed è uscita fuori controllo, e i miei genitori si sono infuriati. In maggio è finita l’ era della soffitta, dopo che mio fratello ha fatto una sfuriata con due miei amici. ( Gli amici sono tornati a frequentare la mia soffitta a partire dal 2019 ).

Quest’ anno ho comprato altri libri di Stephen King. Sia l’ amicizia con il mio “pseudocugino” che con il suo migliore amico, ( dalla Romania ) dopo un periodo normale, con tanto di “after” in soffitta in una occasione, si è complicata ed è stata diverse volte sul punto di finire. Anche quest’ anno ho partecipato al centro estivo del centro nuoto.

Il mio amico storico ha fatto una passeggiata con me per annunciarmi che si sarebbe sposato a breve, e ho partecipato al suo matrimonio, sono andato lì con un passaggio da un amico in comune, quello del  trio del 2014. Ho avuto una lunga conversazione con la mia prof. delle medie, in occasione di un diluvio, per strada. Anche quest’ anno mi sono appassionato alla serie televisiva canadese Degrassi. Ho approfondito l’ amicizia con un amico disegnatore.  Ho ricominciato a scrivere racconti, anche quest’ anno. Un amico della compagnia ha fatto un brutto incidente in moto. E’ tornato un tizio ( un mio ex amico, la cui cattiva influenza ha causato problemi )  di tanti anni fa, già dall’ anno scorso, ma è cambiato molto, e non mi stava simpatico quasi per niente. Io e il mio amico storico ci siamo anche ritrovati in occasione del funerale di una nostra maestra delle elementari. In sostanza è stato un anno di continuazione del 2015, ma in peggio. Ho cominciato anche a diminuire la scrittura del mio diario personale, fino a perdere l’ abitudine verso giugno 2016.

In estate abbiamo ritrovato le famiglie dei miei amici del mare e degli amici di papà. Rocco e un altro ragazzo venivano spesso in soffitta, e anche il mio amico dalla Romania, in particolare in inverno almeno due volte a settimana. Da maggio l’ era della soffitta si è interrotta quando mio fratello se l’ è presa con una sfuriata contro Rocco e l’ altro ragazzo. Ho anche recuperato per un po’ l’ amicizia con il mio coetaneo amico delle superiori, fra giri in auto e serate spiritose. L’ amica appassionata di canto ha cantato per me, un giorno che ci siamo trovati. Il mio ex amico dalla cattiva influenza ha combinato il pasticcio definitivo. Poi quest’ anno ho frequentato anche un ragazzo con la passione del disegno, e uno con la passione del computer.

Intorno a inizio febbraio e terza settimana di giugno ci sono stati due momenti critici per la compagnia. La primavera è stata fitta di imprevisti ed eventi di forte impatto. In estate ho frequentato brevemente anche un’ altra compagnia. In estate, poi, sono tornati in voga i Pokemon fra gli amici, grazie alla app di Pokemon Go.

Ho conosciuto una persona che avrei ritrovato successivamente nel 2019, e con la quale inizialmente non andavo d’ accordo. Poi ho cominciato a seguire la serie di Stranger Things. Uno dei “giganti” si è trasferito per un periodo. In ottobre ho cominciato ad appassionarmi di nuovo agli amici di penna, e ne ho raccolti almeno uno per quasi tutti i paesi del mondo, grazie a Penpals.net.

Il 2017 è stato un “anno diverso”, di distacco dalla compagnia, sia classica che allargata, per frequentarne stabilmente una nuova, evento protagonista dell’ annata.

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Questo è stato l’ anno in cui io e il mio “pseudocugino” ci siamo allontanati così tanto da perdere l’ amicizia che c’ era. Era diventato un elemento negativo nella mia vita, e non lo tolleravo più. Di conseguenza, con l’ amico dalla Romania che avevamo in comune, ci siamo persi di vista.

Io mi sono distaccato e sono passato direttamente ad un’ altra compagnia, formata dagli amici di un altro della compagnia ( uno dei due cugini del gruppo classico ) che si era distaccato dalla nostra l’ anno prima. Questi sono: il “saggio”, “Gandalf”, i due Marco, una ragazza, la ragazza piombata da me in soffitta e le altre due sue amiche, e un ragazzo albanese.

La nuova compagnia è stata anche anticipata dall’ arrivo inaspettato in soffitta a casa mia, durante uno degli ultimi incontri di gruppo, di una ragazza. Quel giorno mia madre è intervenuta per la prima volta dicendo di non fare casino. Ormai non si fidavano più dei miei amici. Sono sopravvissuti in pochissimi alla fine della compagnia del 2014, uno in particolare era quell’ amico ( Rocco ) con il quale fra me e lui ci prendevamo in giro in continuazione in modo amichevole.

Quest’ anno, assieme ad un nuovo amico, in autunno ho frequentato per breve tempo un corso di giapponese, dove abbiamo anche trovato per poco tempo una nuova amica polacca, che poi si è trasferita.

Quest’ anno sono tornati in voga i videogiochi ( nella nuova compagnia di gamers ), con l’acquisto della Play 4, ma sorprendentemente Tekken 7 non è durato molto, e invece la storia ( videoludica ) dell’ anno è stata Life is Strange e Before the Storm. Con i nuovi amici per un po’ abbiamo preso l’ abitudine di comunicare attraverso la Play.

Inoltre in giugno sono andato con loro al Comiccon ( fumetti e videogiochi ), una fiera in città, dove ho conosciuto il mio “amico dell’ anno”, con il quale poi ho frequentato il corso di giapponese. Per un giorno e una notte abbiamo ospitato una gattina di pochi mesi. Anche quest’ anno ho partecipato al centro estivo del centro nuoto. Sono andato per la prima volta a casa del mio “amico dell’ anno” in dicembre, appena prima di Natale. In autunno, inoltre, mi sono appassionato alla storia del libro e al film di IT e al gruppo di attori. Sono andato a vedere il film due volte, prima con il mio amico, poi con la compagnia.

Il 2018 è stato un altro anno di ritiro della marea, l’ anno più scarso di cambiamenti della mia vita, che ha superato il vecchio 2013 per momenti di solitudine. Un anno di transizione.

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Anche quest’ anno siamo andati al mare al sud. Life is Strange ( 2 ) è tornato con una nuova serie videoludica, con due fratelli per metà latini come protagonisti. Io e il mio amico abbiamo interrotto il corso di giapponese. Abbiamo provato a studiare a casa sua, ma non ci siamo riusciti. Quest’ estate abbiamo fatto un pranzo nella casa di campagna del sud, con gli amici del mare, come ai vecchi tempi. Anche quest’ anno ho scritto racconti, e in primavera ho concluso un saggio, Le Leggi della Storia. A inizio settembre il mio amico storico ha avuto un figlio. Me lo ha annunciato appena prima del mio compleanno. Il mio amico del corso di giapponese è venuto almeno una volta in soffitta in occasione della seconda volta che siamo andati al Comiccon della nostra città con la compagnia. In settembre, siamo andati anche a quello di Alessandria. Mio fratello è tornato a frequentare con convinzione l’ università di medicina. Da quest’ anno la compagnia del 2017 non è più così unita come l’ anno scorso, e li incontro meno costantemente. Ogni tanto però ci ritroviamo anche con l’ altra parte della compagnia che si è allontanata, delle ragazze. Con noi è rimasta solo una ragazza, in particolare. Io e il mio amico dalla Romania della vecchia compagnia ci siamo chiariti sul passato ma non avevamo ancora veramente riallacciato i contatti. Un anno di transizione, non particolarmente significativo, e ristagnante, una continuazione dell’ anno scorso. A metà ottobre è avvenuto un ritorno dal passato, del mio “pseudocugino”, anche se non ha aiutato a cambiare le cose, a parte occasionali e molto rari incontri con membri della vecchia compagnia.

A Natale ho scritto un messaggio al mio “secondo fratello”, conosciuto nel 2010, e dal quale mi sono allontanato nel 2013, per chiedergli ufficialmente di tornare nella mia vita.

E’ stato un autunno molto sotto tono, con quasi nessun genere di cambiamento, dal 2013, questo è il secondo anno con cambiamenti più scarsi nella mia vita, e potrei persino dire che sia il mio anno più transizionista di sempre.

In autunno ho cominciato inoltre a guardarmi tutti gli episodi della serie di SKINS, le cui tematiche, curiosamente e sincronicisticamente, avrebbero anticipato alcuni aspetti della mia vita del 2019. Se la compagnia pre – 2017 aveva i toni degli episodi di Degrassi, si può dire che gli amici del 2019 mi rimandano ai personaggi di Skins.

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Il 2019, al momento in cui scrivo, che è il 27 maggio, appare essere un anno di forti e importanti cambiamenti, un ritorno ai tempi d’ oro del 2015, ma non privo di turbolenze occasionali.

Quest’ anno Marzo ha portato grandi cambiamenti: non solo ho iniziato scuola guida ufficialmente, ma, sempre all’ insegna dei ritorni ciclici, ho riscoperto due persone che hanno “assorbito” il ruolo dei due ragazzi che nei miei primi anni di vita, fra il 1993 e il 1995, giocavano con me quando ero piccolo. Loro erano Sardo – Torinesi, mentre questi due di oggi, uno è Torinese, mentre l’ altro è rumeno ( quello del 2015 ) ( la lingua presenta la particolarità delle parole che finiscono per u come nel sardo ).

Dopo una pausa sociale durata per quasi tutto il 2018, ho ripreso i contatti con diversa gente, e in particolare mi sono legato ad uno dei due giganti che nel 2016 si era trasferito e poi è tornato qui.

C’è stata un’ altra festicciola in soffitta, un evento che ha inaugurato una nuova compagnia formata da “vecchie leve” e nuovi arrivati: il Torinese e il mio amico della Romania, il gigante n. 2, e la mia migliore amica ( nuova ) del 2019. La mia migliore amica, in particolare, mi ha portato a conoscere e ritrovare altre persone, una sua amica che già conoscevo e una nuova, uno dei due fratelli con la casa bella conosciuto nel 2015, e un altro ragazzo del 1996, ma anche un altro dalla Romania, che già avevo conosciuto.

Di “contorno” per incontri occasionali ci sono anche “il saggio” della compagnia del 2017, l’ amico albanese della compagnia del 2017 e il suo amico che già conoscevo, Rocco e i suoi amici, un altro ragazzo albanese, una ragazza che ho conosciuto nel 2018, proveniente da un’ altra compagnia, l’ amica con la passione per il canto, almeno altri due della compagnia del 2017 ( una coppia ), e altri.       

Il “nuovo” amico ( in realtà conosciuto nel 2016 – e c’ era già anche prima, nel 2015 ) mi ricorda il mio amico delle superiori, inoltre mi ricorda anche il mio “pseudofratello” del 2007 – 2008 e il mio “secondo fratello” del 2011 – 2012

E’ stato un febbraio di malattia, fra tosse, influenza, e la colica, a fine febbraio una notte sono andato al pronto soccorso.

Quest’ anno ho provato a scrivere messaggi al mio “secondo fratello” per convincerlo a riprendere i contatti, ma non è andata bene, lui aveva accettato ma poi si è tirato indietro. Mi sono sentito di nuovo trascinato nel passato, e ho riversato la mia rabbia su di lui, che mi ha bloccato.

Anche con il mio “pseudocugino” tornato lo scorso autunno, le cose non sono andate bene, e c’è stata un’ altra discussione, fra l’ altro nel sesto anniversario del 2013 e di ciò che avvenne a marzo con l’ altro, e la nostra amicizia è finita di nuovo. Invece ho recuperato i contatti con il mio amico dalla Romania, è venuto a casa mia e mi ha fatto una sorpresa. Sono stato diverse volte a casa del torinese.

Fra il 16 e il 18 maggio sono caduto due volte dalla bici, la prima mi sono distratto un attimo e sono andato a cozzare contro un’ auto ferma, e per poco il manubrio non mi è entrato dentro, e ho un piccolo livido vicino all’ ombelico. La seconda volta, la strada era bagnata ( come nel 2014, e a pochi metri dallo stesso punto in cui son caduto allora ) e ho battuto il ginocchio, che si è gonfiato, ma non come nel 2014, e mi sono graffiato una mano.

Ho visto per la prima volta dal vivo il figlio del mio amico storico, e sono stato un po’ con lui e la moglie, e i nonni di lui al parco. Quest’ anno sto collezionando le copertine metalliche di Topolino, che saranno 30 ed usciranno fino a metà novembre. La nuova amica che ho conosciuto fra febbraio e aprile è un altro caso di persona piombata nella mia vita, e questa volta è diventata la mia migliore amica in un lampo, e lei rappresenta un misto di tutte le ragazze principali che ho conosciuto. Grazie a lei si è creata una sub-compagnia dove praticamente sono tutte persone che negli anni scorsi, principalmente nel 2015 e 2016, erano dal mio punto di vista nel background della mia vita, e invece ora vengono approfonditi. Nel frattempo, a metà maggio ho completato la revisione e l’ approfondimento del mio saggio “Le Leggi della Storia” scritto nella primavera del 2018, ma non ho ancora avuto il tempo di mandare le lettere alle case editrici. 

Con l’ amico torinese mi vedo un po’ meno spesso.  Grazie alla mia migliore amica ha cominciato a piacermi il caffè. La ricerca sulla timewave ha ripreso vigore quest’ anno. Però non ho avuto tempo nè di scrivere racconti, nè ( abbastanza poco ma cerco di andare avanti ) per le lezioni di scuola guida. Maggio è stato un mese finora particolarmente intenso, come non succedeva da anni a questa parte.

Rimane abbastanza costante l’ amicizia con il mio amico dalla Romania. Ci sono state due occasioni in cui mi sono visto sia con lui che con la mia migliore amica. Di questi anni probabilmente ricorderò principalmente loro due. A metà aprile sono stato invitato da lui alla grigliata del suo compleanno, ed è stata proprio una bella giornata. A Pasqua invece ho partecipato ad una grigliata con 5 persone, organizzata dalla mia migliore amica. 

Vi racconto la mia vita – parte 2 – L’ adolescenza

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CHI ERO: Un “creatore di mondi” fin dall’ inizio e un “escapista” immerso nella fantasia. Non potevo stare da solo nemmeno per un momento quando non ero con la mente nel mio mondo. Se non creavo storie, le leggevo, e i fumetti di Topolino e i libri di Animorphs e Piccoli Brividi erano la mia vita. Altre cose che leggevo erano le enciclopedie, comprese quelle di animali. Sono sempre stato un osservatore meditativo, alle prese con “fenomeni curiosi ed enigmatici” che in realtà facevano parte delle esperienze di vita di tutti i giorni, per gli altri. Ero molto legato a mio fratello, che coinvolgevo nella mia attività creativo – simulatoria, ma facevamo anche delle azzuffate memorabili. Ad un certo punto ho cominciato ad avere la necessità di tenere sempre qualcosa in mano da manipolare, come quel personaggio dei Peanuts con la sua copertina. Ho mangiato verdure solamente alla mensa scolastica, e in seguito non ne ho più mangiate, preferendo carne e pesce. La mia dieta è sempre stata ristretta e selettiva, e non ho mai avuto il gusto di mangiare, vivendo pranzi e cene come brevi momenti di transizione fra un’ avventura mentale e l’ altra.   

COSA E’ CAMBIATO: Da “creatore di mondi” in questa fase della mia vita sono diventato scrittore occasionale, e la mia fantasia è ancora attiva. Ho imparato a passare molto tempo da solo, diventando uno di quelli che escono da soli senza programmi per il pomeriggio. Le mie letture si sono concentrate sui libri di testo scolastici. Il legame con mio fratello si affievolisce sempre di più in questa fase. La mia giornata comincia al mattino prestissimo. Frequentando l’ oratorio e la parrocchia locale, continuo a credere in Dio.  

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Nel 2003  sono andato ancora in gita in montagna con la classe, potevamo fare sci di fondo e anche delle discese, ma io soffrivo davvero troppo il freddo, però un po’ di ricordi nell’ usare lo sci ce le ho ancora. In stanza in albergo sono stato messo ovviamente con il compagno di classe che mi sopportava poco, che ha reagito male, anche se io ero per lo più indifferente e non capivo tutto questo suo disagio. Una notte l’ ho passata anche nella stanza con l’ ex amico della sfuriata e non è successo niente. A quanto pare frequentavo ancora il corso di nuoto.  Per il compleanno ho organizzato una festicciola in soffitta, ho invitato il mio amico storico, una mia amica stretta e due sue amiche. Per l’ occasione mi sono dichiarato a lei ed è cominciata una storia più o meno platonica che sarebbe durata anni. Per qualche tempo ripetemmo questi incontri a casa mia, ma poi tutto sfumò.  Papà in giugno è stato a Barcellona. Guardavo ancora i Digimon alla televisione. Quell’ anno divenni amico con la figlia di un collega di mia madre, e sono anche venuti a trovarci al mare d’ estate. In aprile sono stato ancora in gita con l’ altra scuola. Per Pasqua siamo andati in Corsica, in una casa prestata per l’ occasione. Mio fratello ha fatto il saggio di pianoforte. Io ho fatto uno spettacolo di classe a teatro sulla storia di Ulisse, ma ho sbagliato una parte e i miei compagni hanno avuto da ridire. Quell’ anno ho fatto la cresima, e sono venuti amici di famiglia per l’ occasione. Fu un’ estate caldissima, ma non me la ricordo così. Ad agosto morì una zia che viveva assieme ai miei nonni materni, e ho assistito al mio primo funerale. L’ ho presa malissimo. In autunno, papà è andato a Berlino. A fine ottobre ho fatto la cresima, e ci sono stati ospiti, invitati da noi. A fine scuola, in palestra, il mio amico storico ha avuto un incidente. La faccenda era piuttosto complicata, e sarebbe finita solo l’ anno dopo.

Nel 2004, Anche se guardavo ancora i Digimon, in primavera ho cominciato ad appassionarmi di una serie tv americana su una famiglia ( 7th Heaven ) che mi ha appassionato per 4 anni.  Il mio compleanno venne rovinato dalla varicella, che mi colpì il giorno prima, e mi mise a letto per 15 giorni. In quell’ anno scambiavo continui messaggi con la mia amica platonica, ed eravamo vicini di banco. Ogni tanto ci scrivevamo sul banco mentre la prof. spiegava. Nell’ ultimo mese delle medie ho cominciato a fare più amicizia con il mio “rivale”. L’ ultimo giorno siamo andati ai giardini pubblici e abbiamo giocato al gioco della bottiglia, credo anche in classe. Io e il mio amico storico non saremmo più stati in classe assieme da ora in poi. In aprile sono stato ancora in gita con l’ altra scuola. Credo che siamo andati a Bruxelles e in Olanda. Abbiamo anche visitato una scuola lì. In autunno il mio amico storico ha concluso la sua vicenda di salute con una operazione chirurgica, e sono andato a trovarlo all’ ospedale.

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A settembre cambiò tutto. Ho conosciuto una nuova amica, che si è introdotta a me facendo finta di parlare inglese, lol. In autunno ero molto impressionato da lei, e lei era amica stretta della mia amica platonica, e a me piaceva anche lei. Ma lei mi disse di no perché stava con un altro. Conobbi anche fin dal primo giorno di Liceo Classico un altro amico importante, anche se ogni tanto discutevamo spesso. Per i primi mesi ero stato soprannominato “il silenzioso”. I cambiamenti non erano il mio forte. Con me in classe di persone conosciute c’ era solo una ragazza delle medie e una mia “amica” dei vecchi tempi delle elementari. Nell’ intervallo curiosamente andavo spesso a trovare due ragazzi dell’ ultimo anno, che erano vicini a noi di classe. Inoltre cominciai ad avere lezioni private a casa di Latino e Greco, l’ inizio di una Era di lezioni private di qualunque cosa. Fortunatamente la mia insegnante privata era come una grande sorella per me.

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Nel 2005  in primavera morì mia nonna materna, ma non partecipai al funerale, come anche mio fratello, per motivi scolastici (una scelta discutibile …). Avevo due migliori amiche, ma con l’ altra nuova c’ erano solo conversazioni al telefono e messaggi. Avevamo provato a uscire con le sue amiche, ma io non ero ancora pronto ad affrontare uscite con gli amici. Sono maturato tardi, e ancora adesso credo di essere abbastanza per i fatti miei dal punto di vista della “maturità”. La prima uscita con i compagni di classe venne inaugurata con un film horror (per la mia felicità …) da adolescente non avevo quasi mai tempo di uscire con gli amici, ero troppo impegnato con la scuola. Con la mia amica platonica, invece, questo fu l’ anno più intimo. Andavo spesso a passare i pomeriggi a casa sua. Giocavamo anche a scacchi, e flirtavamo, ma niente di serio. Siamo – sempre – stati soli a casa sua, ma io non ero un approfittatore, tutt’ altro, ero ancora ingenuo e intimidito, se fossi stato una persona diversa chissà cosa sarebbe potuto succedere. Di certo non avvenne quel che di solito avviene nelle serie tv. Credo che lei fosse terribilmente irritata dalle mie esitazioni. Un primo litigio avvenne in prossimità del suo compleanno. Ma facemmo pace giusto in tempo. Quel giorno ci dicemmo che ci amavamo per la prima volta. Ma a maggio abbiamo avuto un acceso litigio al telefono fisso, alla quale ha assistito indirettamente anche l’ altra mia e sua amica, via cellulare. Cose che succedevano nel 2005, suppongo. Ci siamo “lasciati”, ma poi facemmo ancora pace, ma ci volle molto tempo. In estate trovai una nuova amica di cellulare, che poi sarebbe entrata a far parte della mia classe. Parlavamo spesso, anche se delle volte tendeva a ignorarmi. In pochi si fidavano di lei. Nell’ intervallo andavo spesso a trovare i miei due amici grandi dell’ ultimo anno, e passavo poco tempo con i miei compagni. Osservavo spesso gli studenti più grandi della scuola, quando potevo. Conobbi anche due fratelli albanesi con i quali strinsi una amicizia per anni. In classe, in sala conferenze, ci hanno fatto vedere il funerale del Papa. Un’ altra mia amica di una altra classe si trasferì al sud in autunno. Avevo poi anche trovato una altra amica di cellulare. La mia amica dell’ anno scorso andava allo Scientifico come il mio amico storico. I due edifici erano collegati, ma ci incontrammo lì in rarissime occasioni. Inoltre, da quest’ anno, per una “casualità” durante i miei giri in libreria, comincio ad appassionarmi all’ astrologia, dapprima superficialmente, ma poi, una volta compresa la versione professionale, questa passione non mi ha mai più lasciato.

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Nel 2006 * in gennaio partecipai ad una festa doppia di compleanno fuori città, e il mio migliore amico mi raccomandava di non azzardarmi a bere alcolici, ma poteva stare tranquillo, perché ero letteralmente un puritano all’ epoca. Quella festa mi rimase molto impressa. Ci fu un compagno che si fece tutte le ragazze, e io osservavo con invidia. Io facevo da tappezzeria e lui era il più spigliato della classe. A gennaio inoltre, cominciai a scrivere una fan fiction degli Animorphs di 70 pagine a mano, che poi a marzo presentai in classe, all’ attenzione soprattutto della mia professoressa di Italiano, che volle leggerla a casa sua e darmi dei consigli. In autunno abbiamo partecipato al matrimonio della mia babysitter da bambino. L’ Italia vinse i mondiali a luglio. Andammo in strada a festeggiare. Demolimmo la Fiat Tipo in luglio, cosa che presi malissimo, ma era ormai alla fine dei suoi giorni. In aprile, il giorno prima del tredicesimo compleanno di mio fratello, per ironia ( se leggete 2003 capirete ), io e la mia amica “platonica” ci siamo lasciati definitivamente, e quando tentai di andare a parlarle, sua madre mi guardò male dalla finestra di casa. Non andai più a casa sua. Sinceramente, però, ricordo molto meglio il litigio del 2005. Ci tenemmo ancora in contatto per un po’, poi sfumò tutto. Conobbi una amica di penna sul forum dedicato alla serie tv americana. Curiosamente aprii all’ epoca un sito dedicato assieme ad una misteriosa amica di Malta, ( una di tre gemelle ) e durò per molto tempo. A giugno partecipai come animatore al mio primo grest dell’ oratorio. C’ erano anche i miei due amici albanesi, e un amico con cui sono in contatto ancora adesso. In autunno la mia amica di infanzia che era mia compagna di classe ebbe un incidente d’ auto. Per un periodo molto breve divenne più gentile con me, perché mio padre aveva aiutato lei e le sue amiche durante la terapia successiva all’ evento.

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*E’ stato a partire da quest’ anno, che durante i miei giri in bicicletta meditativi, da solo, ho cominciato a fare giochi mentali di “channeling” cercando di evocare un’ altra personalità da sovrapporre alla mia, senza alcuna influenza sulla realtà dei fatti. Ho sempre voluto essere una persona diversa da come sono veramente.

Del 2007 a dire il vero ricordo poco rispetto agli altri anni. I primi cinque mesi saranno stati così abitudinari che li ho dimenticati completamente. Quell’ anno al grest conobbi il mio primo “pseudofratello”  , un bambino di 10 anni che si era affezionato a me, e che sarebbe presto entrato nella storia della mia vita. In autunno divenni aiutante nella sua classe di catechismo, dove c’ era anche la sua migliore amica, e anche questa sarebbe diventata brevemente parte della mia vita. Dopo le lezioni lo accompagnavo a casa.

Quell’ anno scrissi un altro libro, abbastanza rudimentale. Ricordo pochissimo i primi mesi a scuola, invece in autunno mi ricordo che ebbi il primo dei miei ricorrenti attacchi di panico, e mi misero sdraiato in corridoio. Il mio migliore amico venne ad aiutarmi ai servizi della scuola, cosa straordinaria, perché io ero conosciuto per essere l’ unico della scuola a non usare i bagni, cosa che provocava qualche sussurro in classe. Quindi , quando chiesi per la prima volta in assoluto di andare ai servizi, e non scherzo, era la prima volta che ci entravo, il mio amico mi seguì a breve.

Presentai anche il mio nuovo “libro” in classe, ma il più spigliato della classe mi disse che l’ inizio del racconto non aveva senso. A dicembre, io, mio fratello, mia madre e la sua migliore amica, siamo andati in comitiva in viaggio a New York. Fu una esperienza memorabile, siamo stati dentro all’ Empire St. Building, ad una partita di basket, e abbiamo visto l’ albero di natale gigante e la pista di pattinaggio.

Mia madre ha tentato di farmi mettere l’ apparecchio, ma io soffrivo , non lo tolleravo, e quindi me lo feci togliere. Io respiro con la bocca e quell’ affare mi faceva respirare male. Questo fu anche l’ anno in cui cominciai ad interessarmi all’ onirica, ai sogni, quello più memorabile fu quello dove sognai una bambina bionda, Giulia, che nasceva in estate, un sogno dove eravamo al mare al sud, e c’ erano stranamente anche i miei nonni materni.

In autunno, inoltre, partecipai ad un ritiro spirituale assieme allo staff dell’ oratorio e al mio amico storico, con la quale condivisi la stanza di albergo. In classe ero un tipo abbastanza strano e silenzioso, la classe nei primi anni era ossessionata con il mio criptico diario, dove scrivevo frasi italiane in caratteri russi, perché in questi anni ero appassionato di lingue straniere e me le studiavo da solo. Per esempio quest’ anno imparai l’ olandese. Loro credevano che io scrivessi in russo, ma erano tutte frasi italiane, solo scritte con caratteri diversi. Era il mio codice segreto. Credo di non aver mai smesso veramente di scrivere. Quest’ anno catalizzai l’ attenzione di un forum online con le mie biografie ( decine ) di personaggi di Tekken.

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Il 2008 fu un anno molto complicato e tortuoso per me. In gennaio rimasi molto impressionato dalla morte di Brad Renfro, un attore di 25 anni, e all’ epoca usavo il computer fisso in camera da letto, che usavo per giocare ai Sims, e vidi il film più commovente di sempre, The Cure, che mi distrusse. Nel film c’ era anche l’ attore morto.

Quest’ anno incominciai lezioni private di matematica per prendere la sufficienza, da tre insegnanti diversi. Uno di questi aveva praticamente un business con la sala d’ attesa in casa. All’ epoca c’ era ancora il carnevale in città, e andai in giro con il mio amico storico e un nostro amico in comune. A marzo divenni maggiorenne, ma fui l’ unico della classe a non fare la patente.

Quella primavera ero alle prese con una serie di attacchi di panico accompagnati da intensa fotofobia. La fotofobia mi rimane ancora adesso, ma meno intensa, mentre all’ epoca avevo attacchi di panico in continuazione, dal dentista ebbi una sorta di attacco epilettico cosciente, poi dal barbiere, e anche a casa da solo dove venni soccorso dai vicini di casa per tachicardia, poi venne a soccorrermi anche mio padre. Parte di questi attacchi era connessa alle difficoltà scolastiche. In autunno mia madre e io cominciammo ad andare una volta al mese da uno psicologo.

Provai ancora a mettere l’ apparecchio, ma anche questa volta non funzionò. A marzo, quando incontrai ai giardini pubblici il mio “pseudofratello”, conobbi anche un ragazzino che l’ anno dopo sarebbe entrato a far parte di una mia mistica misteriosa saga onirica mai spiegata. Ritrovai lo stesso ragazzino in compagnia dei miei due amici albanesi.

Cominciai poi ad appassionarmi di cinema, in particolare dei film di River Phoenix. All’ epoca ero in contatto con due ragazze che erano parte di una famiglia di 6 gemelli in Indiana. I gemelli mi ossessionavano a quei tempi, e loro erano unici, più o meno. Usavamo messenger, ragazzi, messenger hahaha, che tempi. Entrai nel social network facebook verso la fine dell’ anno. Continuavano i miei sogni sulle persone più impensabili.

Il mio “pseudofratello” con gli altri diceva che ero veramente suo fratello. Io lo accompagnavo a casa dopo la lezione di oratorio e giocavo con lui a pallone, e gli regalai anche il mio gameboy con i giochi dei Pokemon, e un videogioco della play. Siamo anche andati ad un parco acquatico con l’ oratorio.

Quella primavera, inoltre, terminai le mie terapie per la schiena, mensili, a Vigevano. Per la prima volta dovetti fare i recuperi estivi. Ma ai centri estivi ebbi una discussione con una delle animatrici, e quel giorno me ne andai dall’ oratorio sbattendo il cancello e interrompendo il mio lavoro, poi venni chiamato per parlare con il parroco. Io e il mio “pseudofratello” usavamo la webcam per comunicare, e mi ricordo anche che una volta io, lui e la sua amica giocammo a palle di neve davanti all’ oratorio, e vennero anche una volta a vedere casa mia, in quella occasione. In autunno i miei compagni di classe ebbero la bizzarra idea di candidarmi e farmi vincere il posto di rappresentante di classe ( io mi ero pure dimenticato del giorno della votazione, fate voi), ma non funzionò “per svegliarmi”. La ragazza mia collega era più brava. Le mie compagne di classe erano molto contrariate dalla mia vittoria.

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Nel 2009, a maggio la mia classe e io partecipammo ad una festicciola a casa di una professoressa. Fu l’ anno dei miei esami di maturità. Iniziarono il giorno che morì Michael Jackson, in quella che divenne l’ estate del soundtrack Jackson.

E’ anche l’ estate della Timewave e di Terence Mckenna. Mi ricordo qualcosa di remoto a proposito di quella teoria di come i miei compagni avevano scoperto questa mia passione, durante gli ultimi giorni, e mi prendevano in giro.

Conobbi altri amici di penna stranieri, una delle quali l’ avevo sognata esattamente come era in foto l’ anno prima, e finì una amicizia al femminile, quando lei mi diede buca al cinema. Smettemmo di tenerci in contatto da allora.

In gennaio scrissi un copione in inglese, ispirato a The Cure, e provai a partecipare ad un “concorso” indetto da un tizio su fb, ma non penso che fosse reale … non importa, il testo era pieno di errori. Gliel’ ho mandato nel 2009, e credo non se ne sia fatto niente.

Festeggiai il carnevale all’ oratorio assieme al mio amico storico e altre persone. All’ oratorio spesso passavo il tempo di “intervallo” nella sala giochi con l’ amica del mio “pseudofratello” . Una volta accompagnai anche lei e la sua amica allo skatepark, e mi fecero provare lo skateboard, ma lo feci volare contro un palazzo… Quell’ anno approfondii l’ amicizia con i fratelli albanesi e conobbi meglio i loro genitori e la nonna. Una volta, per un compleanno, mi invitarono anche a cena, e in autunno diedi loro lezioni private per aiutarli con la scuola.

Fu una primavera tempestosa, perché io e la mia amica delle elementari che fu gentile e carina con me 3 anni prima ( per un progetto di classe andai anche a casa sua, e per un poco siamo stati soli … a me piaceva moltissimo ma non successe niente ) ci siamo incastrati in un conflitto di interessi legato in parte al mio “stato di privilegiato” in classe, punto di vista che non condividevo. Lei finì per bloccarmi, e oh, mi tiene bloccato ancora adesso nel 2018. Lei in classe mi stuzzicava spesso, e siamo diventati i protagonisti dell’ high school drama show della classe. Io mi ero innamorato follemente di lei. Per la fine della scuola e dell’ ultimo anno delle superiori, le scrissi una lettera e gliela inserii nella buca della posta a casa sua. Il giorno dopo mi salutò all’ ingresso e mi sorrise durante una verifica, voltandosi verso di me. Poi l’ ultimo giorno non si presentò. Entrai che i miei compagni si stavano passando quella lettera e molti si sono complimentati con me per quanto era bello quello che avevo scritto. Durante le nostre famose discussioni dell’ intervallo i maschi mi dicevano di reagire, e la prendevano in giro. Le ragazze mi dicevano di diffidare di lei. Io ne rimasi molto imbarazzato e scosso. Ancora una volta un ultimo giorno di scuola rovinato. Passai spesso nei pressi di casa sua per tentare di parlare con lei nelle settimane successive, ma lei mi guardò con uno sguardo minaccioso all’ ingresso di casa sua e non ebbi il coraggio di parlarle.

Inoltre una altra mia “migliore” amica finse di essere malata e mandò messaggi ai compagni, fra cui me, fingendo un tumore, per assentarsi a scuola… ma io scoprii l’ inganno solo l’ anno dopo.

Per il mio compleanno mi feci lasciare una sala libera all’ oratorio, e invitai il mio amico storico, un altro nostro amico, i fratelli albanesi, il mio ” pseudofratello ” e la sua amica e ci divertimmo assai. Fu il migliore compleanno della mia vita. Passai il Natale con entrambi i nonni, la paterna e il materno.

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In autunno, a ottobre, avvenne un cambio di Era nella mia vita. Cominciai l’ università di lingue straniere in un’ altra città, e lo stesso giorno, nella mia città, conobbi due nuovi amici che volevano conoscermi, mentre giravo da solo in bici. Anche loro erano sulla bici, ma siccome avevano diversi anni in meno di me ( 5 o 6 se non sbaglio ) all’ inizio mi rifiutai di associarmi a loro e gli diedi persino un numero di telefono falso. Ma loro insistettero e trovando ridicolo nascondermi in casa per farli andare via, decisi di arrendermi e fare amicizia con loro. All’ università feci amicizia con due amiche albanesi, e un ragazzo di colore alto 2 metri , dalla Costa d’ Avorio. Inoltre in autunno cominciò la mia saga onirica misteriosa che catalizzò la mia attenzione per anni.

E questo è stato l’ ultimo anno di quella che ormai considero come “la mia prima vita”, completamente separata da tutto quello che riguarda la seconda.

Vi racconto la mia vita – parte 1 – i primi 12 anni

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CHI ERO: Un “creatore di mondi” fin dall’ inizio e un “escapista” immerso nella fantasia. Non potevo stare da solo nemmeno per un momento quando non ero con la mente nel mio mondo. Se non creavo storie, le leggevo, e i fumetti di Topolino e i libri di Animorphs e Piccoli Brividi erano la mia vita. Altre cose che leggevo erano le enciclopedie, comprese quelle di animali. Sono sempre stato un osservatore meditativo, alle prese con “fenomeni curiosi ed enigmatici” che in realtà facevano parte delle esperienze di vita di tutti i giorni, per gli altri. Ero molto legato a mio fratello, che coinvolgevo nella mia attività creativo – simulatoria, ma facevamo anche delle azzuffate memorabili. Ad un certo punto ho cominciato ad avere la necessità di tenere sempre qualcosa in mano da manipolare, come quel personaggio dei Peanuts con la sua copertina. Ho mangiato verdure solamente alla mensa scolastica, e in seguito non ne ho più mangiate, preferendo carne e pesce. La mia dieta è sempre stata ristretta e selettiva, e non ho mai avuto il gusto di mangiare, vivendo pranzi e cene come brevi momenti di transizione fra un’ avventura mentale e l’ altra.    

Sono il co – autore di questo blog . Sono stato concepito nel 1989, e in origine dovevo essere un gemello, ma l’ altro embrione non si è sviluppato abbastanza. Ho scoperto questo particolare a 23 anni su uno dei diari di mia madre. Non dovrei pensare a qualcuno che non ha avuto una chance di esistere nel “mondo reale”, ma per anni pensavo fosse una cosa che spiegava molti aspetti del mio carattere.

Mia madre era una insegnante e mio padre studiava medicina. Si sono incontrati 10 anni prima ad una festa alla quale non volevano partecipare. Quell’ anno mio zio si sposò, e il fratello di mio padre aveva 13 anni e viveva al sud con mia nonna. Un evento sconvolgente cambiò tutto, quando la sera del 19 dicembre, mio nonno paterno, 59 anni, a bordo di un camioncino Ape, andò fuori strada e rimase gravemente ferito. Per i miei genitori è stato il periodo più difficile e tormentato, mio padre faceva le notti di veglia e mia madre rimaneva sola ed era preoccupata per il futuro. Qui non posso entrare nei dettagli, ma ho letto tutti i diari di mia madre, e so che quello è stato un periodo di sei mesi cruciale e tortuoso. L’ atmosfera natalizia venne quindi distrutta da questo tragico avvenimento.

Il 1990 non venne celebrato dalla mia famiglia, a causa della situazione critica di mio nonno. Le giornate di mio padre erano infinite e sconfortanti, e mia madre stava spesso da sola, tranne in rare occasioni. Mia nonna e mio zio di 13 anni sono stati per un periodo ospiti dei miei genitori, mentre vivevamo al quarto piano di una casa di periferia. Io sono nato il 1 marzo, e presi il nome di mio nonno paterno, che morì in giugno. Mio padre rischiò grosso in un incidente d’ auto il giorno dopo la sua morte. Quell’ anno comprarono una Fiat Tipo. C’e’ una “legge astrologica” che spiega che ogni giorno successivo alla nascita nei primi mesi corrisponde ad un anno. Dunque secondo questo sistema e’  previsto che vivrò 105 anni, perché mio nonno mio omonimo è scomparso 105 giorni dopo la mia nascita.

Nel 1991 andavamo spesso in montagna con amici di famiglia, pranzavamo in un albergo. Mia madre divenne preside, e mio padre cominciò a lavorare nella città dove ci saremmo trasferiti più avanti. Sono stato battezzato in gennaio. Nell’ estate del 1992, mio zio paterno aveva 16 anni e mio padre lo ha invitato in vacanza al mare con noi. Nelle foto sembra quasi come un fratello maggiore per me. E’ venuto anche in campagna, nel paese dei genitori di mia madre. Ho festeggiato il mio compleanno in un albergo di montagna. All’ epoca c’ era anche una ” zia ” che si sarebbe trasferita in Calabria più avanti, e che non rividi più, non essendo mai andato più in giù della Puglia nella mia vita. Mio padre ha finito la specializzazione universitaria. Nella notte delle stelle cadenti, mia madre ha concepito mio fratello e a inizio settembre ha scoperto di essere incinta.

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Nel 1993 Il protagonista dell’ anno fu mio fratello minore, che nacque in aprile. Nel frattempo che mia madre era ricoverata per la nascita, io sono stato qualche giorno a casa dalla “zia”. La sera in inverno, io ero impossibile da gestire, secondo mia madre. Abbiamo festeggiato il compleanno di papà a Beaulard, con un suo migliore amico. La nonna materna ha fatto poi una visita a sorpresa a casa nostra. Io ero felice dei tanti ospiti che ci facevano compagnia.  Passavo molto tempo assieme ad una “zia” che era una amica stretta di mia madre, una insegnante, e suo marito, e i suoi due figli adolescenti. Ogni tanto visitavamo la città dove vivo ora. Festeggiai il mio compleanno nell’ albergo di montagna dove andavamo spesso. In maggio parlavo spesso nel sonno. Mio fratello venne battezzato in giugno. In estate siamo stati in Veneto, e papà ha fatto continuamente su e giù da lì a Torino. Io ho fatto un breve corso di nuoto con istruttore, a quanto pare. Siamo anche stati due volte alla tombola. Passammo il capodanno a casa dell’ altro migliore amico di mio padre, che aveva già due figli grandicelli. Imparai a leggere con Topolino, e non ho MAI smesso di comprarlo e di leggerlo, ne possiedo quindi almeno un migliaio, non ho mai mancato un numero finora. Abbiamo passato il capodanno con amici di famiglia, a casa di un migliore amico di mio padre.

Nel 1994 Quell’ anno fu un bell’ affollato compleanno a casa nostra. Andavamo ancora in montagna, andavamo in campagna in Veneto, in primavera, a vedere fra le altre cose, le galline di mia nonna, una stalla grande, con le mucche, il fiume da una strada che si poteva percorrere in bici e dove raramente passavano auto. Ora quel fiume non si vede più da quel punto di vista. La notte dell’ Epifania l’ abbiamo passata a Rodano. Comprai il numero 2000 di Topolino in due copie, mentre tornavamo a casa dal Veneto, o subito dopo. Mio fratello festeggiò il primo compleanno. Si fece anche male ben 3 volte nel corso dell’ anno, e almeno una volta dovettero mettergli i punti. Ricordo che un giorno arrivò a casa con il sangue che colava lungo tutto il suo corpo, dal labbro. Ricordo che avevo una amichetta, si chiamava Valentina. E’ il primo ricordo che ho della mia vita. Passammo un lungo mese al mare. Ad un certo punto, papà è tornato al nord e ci ha lasciati al sud per qualche giorno, e abbiamo festeggiato anche il 18esimo compleanno di mio zio. A settembre, il 13, l’ auto di papà venne danneggiata dalla famigerata gang dei cavalcavia, con un sasso, ma rimase illeso. Due giorni dopo  partì per l’ Australia, per due settimane, portando un sacco di souvenirs e musica aborigena che avremmo spesso ascoltato, e che noi bambini accoglievamo con entusiasmo. Si fermò anche ad Hong Kong, portando a casa un documentario. A ottobre andammo a raccogliere castagne in Val Carbonieri. Scrissi la mia prima poesia, a quanto pare. In autunno, i miei genitori cominciarono a progettare un trasferimento, e trovarono una casa dove vivo ora. Il Piemonte vide una grave alluvione, quell’ autunno, inoltre, e mi ricordo di averla vista alla tv. Uno dei migliori amici di mio padre ha fatto Babbo Natale per me e mio fratello.

Nel 1995 i miei genitori comprarono la casa nuova, e ci trasferimmo in ottobre. Io e mio fratello venimmo divisi, la notte del trasferimento, e lui andò a casa della giovane babysitter, mentre io sono stato da mia ” zia ” e la sua famiglia. Fu l’ ultimo giorno che ho trascorso nella località dove sono vissuto da piccolo, e non ci tornai più. Con il tempo mi sono reso conto che i due fratelli, ragazzi grandi, con i quali trascorrevo il tempo a casa della zia, nei miei pensieri e remoti ricordi, erano diventate ” figure mitologiche “, in qualche modo non potevo arrivarci, non potevo percepirlo, ma mi mancavano e il distacco fu percepito intensamente, attraverso il tempo. Per molto tempo ho cercato e attirato l’ attenzione di figure di riferimento che in qualche modo inconscio mi rimandavano a loro, senza saperlo. Quella primavera, mio padre andò a visitare, sempre da solo, ai congressi, gli Stati Uniti, il Gran Canyon e Las Vegas. Ho partecipato alla mia prima gita scolastica, e in novembre conobbi la babysitter che sarebbe diventata come una sorella maggiore per noi. Le visite della zia e di suo marito erano frequenti. In autunno cominciai a conoscere qualcuno/ a dei miei futuri compagni di classe.

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Il 1996 è stato l’ anno del compleanno alle materne, con le barrette kinder da distribuire e mangiare … ero già un mangiatore di cioccolato, con denti da latte perfetti che si sarebbero trasformati in una polveriera fra qualche anno, dopo che caddero questi. Abbiamo una foto dove una mia amichetta mi bacia sulla guancia. Quest’ anno presi anche il morbillo. In primavera siamo andati in Veneto. In estate siamo stati un mese al sud.  Io conobbi il mio primo amico fisso, che viveva a poca distanza da casa mia. Mio padre ha provato a farmi fare un corso di calcio, visto che lui era un giocatore per hobby, ma me ne sono andato via alla prima pallonata sulla testa. Ho anche provato a fare karatè, ma non ha funzionato. Frequentavo un corso di musica, prevalentemente di flauto, papà avanzava di carriera, cominciai poi le elementari e trovai una nuova amica, con la quale sono ancora amico adesso, dopo una lunga pausa dove ci eravamo persi di vista. Mi ricordo il primo giorno di scuola, e una foto che abbiamo di lei. Cominciai a frequentare il corso di nuoto al centro dove lavoro ora, e il mio futuro capo mi gettò nell’ acqua per farmi ambientare. Presto sarei diventato un ottimo nuotatore. L’ acqua era il mio ambiente favorito.

Del 1997 mi ricordo le fantasiose storie del mio amico, che avrebbero probabilmente ispirato le mie. Ho festeggiato il compleanno con lui e mia zia e suo marito. Gli amici del mare sono venuti a casa nostra ( una famiglia fra le tante ) per pasqua. In primavera, siamo andati in Veneto. In estate, il mio primo viaggio all’ estero, a Parigi. Mi ricordo che comprammo degli animaletti da giocare, e che mi venne il bernoccolo quando ne lanciai uno in aria, e le corna del bufalo mi finirono sulla fronte. Pioveva spesso, e abbiamo visto la luce del sole fino a mezzanotte. Mio papà filmava spesso con la videocamera in questo periodo. Mio padre fece un viaggio a Monaco. Abbiamo trascorso il Ferragosto a Conzano, dove a fine mese abbiamo anche festeggiato in anticipo il compleanno del mio amico.  I miei cugini sono venuti con la famiglia a trovarci in Puglia. Cominciarono a cadermi i denti da latte. La famiglia del mio amico aveva una casa in montagna, e mi ricordo la estate che trascorrevamo ogni tanto lì, e la tenda da campeggio dove io e mio fratello giocavamo con lui, ascoltando le sue mirabolanti storie. Aveva un anno in meno di me, se mi ricordo bene. Almeno una volta sono andato a casa della mia amica, che aveva due sorelle grandi. Mi ricordo qualcosina. Mi ricordo che mi regalò una scatoletta di chewing gum, che hahaha conservo ancora adesso intatta in un cassetto! La nonna paterna è venuta a trovarci per le vacanze di Natale.

Nel 1998 Io e mio fratello ricevemmo una nuova camera , e da allora l’ abbiamo condivisa per dormire. Il salotto dove c’è la mia stanza ora era la nostra sala giochi, ed era completamente diverso. Mio fratello trovò due nuovi amici, due fratelli, e io li ho condivisi con loro. Mi ricordo che i genitori erano severi e un po’ freddini, e noi abituati ad alzarci da tavola quando più ci pareva, rimanevamo un po’ stupiti dal loro obbligo di chiedere il permesso, e le facce severe dei loro genitori. Mio fratello trovò anche una persona che è ancora adesso il suo migliore amico. Una mia compagna di classe in marzo invitava tutti i compagni nella sua casa con giardino, per il compleanno, e mi stupisco di ricordare ancora un po’ di cose di quelle giornate. Almeno in una occasione è venuta a casa nostra, abbiamo un filmino. In Veneto andavamo anche al mare. Al sud, i nostri amici del mare ci invitarono a dei pranzi nella loro casa di campagna. Eravamo quattro famiglie molto unite. Ormai nuotavo bene, e al sud aveva aperto una piscina, e andavamo spesso anche lì, oltre che al mare, con la mia amica, e abbiamo partecipato assieme ad una gara, che io vinsi. Spesso facevamo anche picnic nella foresta. In novembre dovetti mettere gli occhiali. Ricordo il momento in cui li tolsi e mi resi conto che non avrei visto bene senza.

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Intorno al 1999 abbiamo ospitato diversi animaletti, io ero appassionato di lucertole, e le analizzavo spesso, lasciandomi mordere le dita e purtroppo avevamo l’ usanza di gettare secchiate di acqua sulle formiche in terrazzo. abbiamo avuto tartarughe d’ acqua che ricordo molto bene, pesci rossi che morivano continuamente, e un merlo che volevo mostrare alla babysitter, ma purtroppo proprio quel giorno morì in terrazzo, e mi ricordo che ero disperato … dopo una gita in montagna, avevamo portato delle chiocciole da tenere in casa e davanti al portone inciampai su una di esse e piansi perché l’ avevo schiacciata. Cominciammo ad andare spesso a prendere il vino che producevano i contadini. A sorpresa, (mia madre fa sempre di testa sua 🙂 ) a settembre arrivò a casa nostra un gatto, cosa che non fece piacere a mio padre, ma Mino rimase con noi per 16 anni e 4 mesi. Era un gatto arancione e bianco, d’ angora. Aveva 2 mesi quando arrivò. Papà quest’ anno andò a Stoccolma. Poi visitammo per l’ unica volta che io ricordo Genova, a vedere l’ acquario. Fu anche l’ anno che scoprimmo i videogiochi, la playstation 1 , vigilante 8 e tekken 2 fra i primissimi. Comprammo una auto nuova, che funziona ancora adesso. Ogni tanto avevamo una nuova babysitter, una signora che a me stava un poco antipatica, era più severa, e ci portava sempre in giro per mercati e commissioni sulla sua Opel Corsa. Mio padre visitò anche la California, San Diego, dove si trovò nel mezzo di una scossa su un grattacielo.

Intorno al 2000, cominciai a raccontare storie dei miei amici immaginari, condividendole con mio fratello*. Giocavamo sempre al medico, facendo finta che la donna fosse un peluche gigante di orso polare, e la aiutavamo a far nascere sempre la stessa figlia, che chiamavo Giulia, come un rituale. Le mie storie erano molto dettagliate, e vivevano in una città dettagliata. Mio zio paterno si sposò quest’ anno, e nacque mio cugino, il giorno prima del mio decimo compleanno, alla mia stessa ora. E si chiama come me. Mino rischiò grosso a febbraio, e io cercai informazioni sulla sua malattia, che a quanto pare diedero una mano a capire che cosa aveva e a farlo recuperare, scampato alla morte 🙂 . Festeggiai il mio primo compleanno in soffitta con i compagni di classe e con un animatore di feste. Il compleanno è stato filmato. A pasqua siamo andati ad Ischia. Mio padre visitò Madrid. Al mare siamo andati di nuovo alla casa in campagna dei nostri amici estivi e ad agosto siamo stati un giorno con gli zii paterni prima di partire. Ero appassionato di Pokemon e Digimon, che guardavo sempre in tv. Collezionavo le carte da gioco e giocavo al gameboy. Mi ricordo che registravamo le puntate dei Digimon perché coincidevano con il corso di nuoto. Poi tornavo a casa e guardavo gli episodi. Questo fu l’ anno dove ho fatto amicizia con il mio vicino di casa, e con il mio amico storico, con il quale sono amico e in contatto costante ancora adesso. Andavo a casa sua, era figlio unico, e condividevamo la passione per i Pokemon e per i libri. Lui era un Potteriano, ma io avevo altri orizzonti. I Piccoli Brividi, per esempio. Quintali di enciclopedie di animali. Fumetti a volontà. Sempre Topolino, ovviamente. In estate c’ era anche il Braccio di Ferro e Geppo il diavoletto. Ma la mia vita erano gli Animorphs, all’ epoca. Ho collezionato fino al 2002 ben 52 libri della serie. Letture sofisticate per la mia età, storie mature, di guerra e conflitti interiori. La base di tutte le mie future storie, personaggi vivi che erano come migliori amici. Ho alcuni ricordi di come il mio migliore amico mi faceva affrontare le paure, a casa sua andavamo in un sotterraneo, corridoi stretti, e io ero claustrofobico, e lo seguivo comunque. Con lui mi sono sempre sentito al sicuro. Osservavamo i pesci che teneva in bagno, parlavamo di tante cose, spesso libri. Eravamo i preferiti degli insegnanti, i “migliori della classe”. Il maestro mi rimproverava perché “mangiavo” la colla. Abbastanza costantemente … Nel frattempo cominciavo ad avvertire i primi stimoli del corpo, di sotto, e inizialmente pensavo che ci fosse qualcosa che non andava, una malattia o chissà che, poi, ascoltando gli altri miei compagni parlarne in palestra, cominciai a capire…

*C’ era una storia che avevo ” immaginato ” nell’ infanzia, dove per anni ho descritto come ” amici immaginari ” e ” racconti creativi ” un uomo e una donna, potenzialmente di origine Italiana / Spagnola, chiamati Mario e Rita, ai quali si affiancava spesso una donna ricca chiamata ( Lu Sosa – non il nome esatto ma un nome vero che si avvicina più evidentemente a quello che le avevo attribuito ), con due figli maschi ( e nel “gioco dei dottori” il rituale era la nascita della terza, Giulia, come già avevo menzionato ). Davo sempre la stessa descrizione della donna chiamata Rita, e nei racconti creativi mi concentravo sempre sull’ età di 28 anni per qualche motivo a me ignoto. Questa donna aveva la stessa età del marito, e il marito svolgeva un lavoro impiegatizio, ( mentre forse la donna faceva la farmacista o qualcosa di simile, ma potrei aver preso questa ” ispirazione ” per via del lavoro simile (non uguale) di mio padre ) … che non saprei descriverlo meglio, e forse il marito non era molto fedele, o c’ era un triangolo amoroso non molto serio, quasi un flirt, fra l’ uomo e la signora ( Lu Sosa ), della quale la moglie era al corrente. Vivevano in una città non meglio definita chiamata Panda ( che in teoria potrebbe essere una traduzione a voce di Punda ) che aveva la peculiarità di essere divisa in due sezioni. L’ altra sezione aveva un nome simile, ma più lungo. Davo sempre la stessa descrizione della donna ( Rita ) con la quale quest’ uomo viveva. Capelli ricci, biondi o rossi, ma più sull’ arancione, quindi comunque chiari. ( pare quasi la descrizione della amica di mia madre …ma non sono affatto sicuro che lo fossero all’ epoca in cui ho cominciato a raccontare questo …e in ogni caso sono sicuro che non pensavo a lei, anzi sinceramente non ricordo quasi per niente la sua presenza nella mia vita , mentre invece c’è in anni recenti  )

SOLUZIONE? Qualche anno fa avevo scoperto che la ” città ” di Punda esiste veramente, anche se in realtà è più un distretto, incluso nella città dal nome ufficiale di Willemstad, nei Caraibi, a Curacao, città che è effettivamente divisa in due distretti affini, Punda e Otrobanda. Nel gennaio 2018 ( avevo quasi 28 anni, ricordate la menzione dei 28 di prima? ) ho scoperto che nella città c’è un locale ristorante chiamato   “da Mario” …ho finto di cercare informazioni su una certa coppia di persone e ho scoperto che esistono due persone chiamate Mario e Rita, che sono fratello e sorella, e possiedono un negozio di souvenir nel distretto di Punda di Willemstad. In più per qualche oscuro motivo ( a Willemstad si parla / scrive perlopiù – come seconda lingua ufficiale l’ olandese ) a diciassette anni, se ricordo bene che età avevo, ho cominciato per un breve periodo , improvvisamente a studiare da solo l’ olandese e volevo impararlo bene. Sono stupito dal fatto che Lu Sosa sia un nome reale. Nei miei racconti creativi, Lu Sosa era una donna ricca, bella, forse un po’ vanitosa, e forse aveva capelli corti e rossi …Mi piace pensare di essere stato in contatto telepatico con loro due per almeno due anni … 

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Nel 2001 ero sempre attaccato al gameboy, ai Pokemon, anche se non li ho mai visti, o almeno molto raramente, in televisione. (Però ne ho visto il film al cinema all’ Epifania) Quella era per i Digimon, per i cartoni della Disney che mio padre registrava sempre, facendo sempre storie quando anni dopo ci avrei registrato costantemente sopra. Mio fratello iniziò lezioni di pianoforte, e quindi ne comprammo uno a febbraio. Andammo a Venezia a febbraio, ma io ho fatto troppe storie e mio padre si arrabbiò al ritorno. Festeggiai ancora una volta in classe, in soffitta.

Il mio amico provò a dare una festicciola in casa sua, ma avvenne un episodio, dove l’ altro nostro amico era diventato super invidioso e super arrabbiato, perché io avevo portato un libro di indovinelli e lui credo non riusciva a indovinare, e tirò giù una sfuriata memorabile, che rimase impressa nella mia psiche, ma forse non era quell’ evento drammatico che io ricordavo con memorie distorte. Forse era solo una sfuriata da bambino, ma particolarmente intensa, e ci furono discussioni fra famiglie, e questo me lo ricordo. Il mio amico ebbe il compleanno rovinato e non fece più nessuna festa in futuro, a casa sua. Io avevo perso un amico.

A scuola ero spesso preso di mira, perché mia madre era la preside, e i bambini erano invidiosi, perché io nell’ intervallo andavo a trovare mia madre e le sue colleghe, e mangiavo tanto cioccolato, e finivo sempre dal dentista, che non usava abbastanza anestesia, ed erano dolori. I miei compagni erano molto più “maturi” di me, io ero un bambino vero e fantasioso. Loro usavano già parole da adulti che io non mi azzardavo a usare, mai.

A Natale ricevetti il mio primo cellulare. In aprile forse io e mio fratello abbiamo ottenuto una cameretta condivisa. Ero ancora un lettore horror, ed ero immerso nel mondo degli Animorphs, e nel mondo dei miei amici immaginari … a maggio siamo andati in Sardegna.

A giugno ci fu la festa della fine delle elementari, una cena con tutte le famiglie e gli insegnanti. Mi ricordo che l’ ultimo giorno di scuola un tizio della classe accanto rovinò il mio diario dove avevo raccolto le firme dei miei compagni, e mi misi a piangere disperato. Quell’ estate mio padre scoprì che avevo la scoliosi e mi fece fare un sacco di esami. A luglio venni anche ricoverato per cinque giorni. Fare la risonanza è stata una esperienza impressionante per un bambino claustrofobico. Dopo però siamo stati in vacanza da inizio luglio a dopo ferragosto. Quella fu anche l’ estate del parco giochi, e delle partitelle di calcio (a 6 anni, visto che mio padre gioca a calcio, i miei genitori hanno provato a iscrivermi ad un corso di calcio, ma me ne andai alla prima pallonata sulla testa … ) … il mio interesse per il calcio è sempre stato sotto zero. Però giocare a pallone era divertente, ai giardini.

In estate, inoltre, nella casa di nonna in Puglia, ero inevitabilmente incuriosito dai fumetti di mio zio, e sfogliavo i suoi Dylan Dog, che mi impressionavano, scene che mi rimanevano impresse. 

Poi l’ 11 SETTEMBRE arrivò come un ciclone, forse era il mio secondo giorno di scuola media, guardavamo la melevisione, io e mio fratello, mio padre sistemava il terrazzo, mia madre era al lavoro. Io chiamai mio padre fuori, avvisandolo della notizia del primo aereo, e lui era stupito, ma mi ricordo che gli chiesi perché era sconvolto, che era già successo in precedenza … rimanemmo a guardare la tv tutto il giorno. Mia madre lasciò una pagina vuota sul suo diario di quell’ anno, per la prima volta da quando aveva cominciato a scriverli. Io e mio padre in serata andammo a trovare il nostro amico ciclista , e loro parlavano di questo in macchina. Mi ricordo una conversazione, lunga anche, che ebbi con il mio migliore amico, al telefono, sull’ 11 settembre. La scuola media non era un bell’ ambiente, la scuola era malandata, il quartiere era losco, e io ricevetti la mia unica nota in classe per aver quasi cominciato uno scontro con il mio ex amico della sfuriata. C’ erano spesso risse in classe, me ne ricordo una in particolare, un mio compagno che aveva sbattuto al muro un altro. Il mio migliore amico, per fortuna, rimaneva in classe con me. Guardavamo da distanza i cambiamenti dei nostri compagni, dopo la scuola, o nell’ intervallo …

Un altro “evento mediatico” che segnò la mia infanzia, il primo precedente all’ 11 settembre, quando cominciavo ad avere coscienza di ciò che accadeva fuori dalla mia città è stato l’ omicidio compiuto da Erika e Omar nei confronti della madre e del fratello di lei, un bambino che aveva più o meno la mia età. Il 2001 è stato il primo di una serie di anni “psicologicamente complessi” nella mia vita.

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Nel 2002 ero alle prese con il mio primo cellulare, i primi messaggi. All’ epoca usavo ancora poco il computer, che a casa mia è arrivato tardi. Però probabilmente giocavo già ai Sims. Sono andato in gita con la classe a Gressoney, e poi con la scuola di mia madre che all’ epoca lavorava in una scuola media fuori città, sono andato in gita in giro per l’ Europa, per esempio a Salisburgo. Guardavo ancora i Digimon alla televisione, e ho comprato gli ultimi due Animorphs usciti in Italia. Per completare la serie avrei dovuto aspettare anni, e li presi in Inglese quei due ultimi più avanti. Ancora per anni avrei sognato l’ emozione di vedere in vetrina in libreria le nuove uscite degli Animorphs, che uscivano sempre due alla volta. Al mio compleanno sono andato dal dentista! In estate siamo andati anche in Veneto, e abbiamo frequentato una piscina all’ aperto. In agosto cominciai a fare un ” corso ” di esercizi fisici per la schiena a casa con una specialista. In marzo ho cominciato lezioni private di chitarra, a quanto pare, ma non ricordo molto. In luglio siamo stati in vacanza a Roma. In autunno papà venne operato di ernia del disco, un evento che cambiò molte sue abitudini. In aprile siamo andati in vacanza a Napoli, Pompei, Procida e Ischia. In quell’ anno mi sentivo in competizione per “l’ attenzione”  del mio migliore amico, con un compagno di classe che avevamo in comune, che mi sopportava a malapena. Le medie sono state una classe complicata in un ambiente non ideale.

 

 

 

Lo scisma interiore fra il vuoto cosmico e il disegno del destino

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Recentemente sono tornato a occuparmi della raccolta di racconti che spero di pubblicare il prossimo anno. Sono storie brevi appena sotto le 50 pagine di genere thriller – horror che parlano di giovani e della morte. Sono storie violente e grintose.

Ho dedicato il Natale ad arricchire la mia collezione di libri di Stephen King e a leggere la biografia dell’ autore, nel quale in certi aspetti mi sono ritrovato, mentre sotto altri aspetti abbiamo vissuto in atmosfere completamente diverse.

” mi sono reso conto che sono arrivato al punto in cui era arrivato lui, giusto prima di debuttare, quando il tempo scarseggiava, la scrittura era faticosa, l’ energia era poca, e il futuro inquietante. Chissà, forse non è un caso. “

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Scrivo perché mi fa bene, perché sento che mi appartiene, mentre cerco di tenere a bada le mie paure dormienti, che negli scorsi anni sono usciti a farmi sgradite sorprese, e che potrebbero ancora farlo in qualsiasi momento.

Il destino in sé non mi spaventa. Ho bisogno di interpretare la vita come un disegno strutturato e coerente. Mentre nell’ adolescenza cercavo di essere il più puritano possibile e una volta cantavo nel coro della chiesa, adesso da anni mi sono svuotato completamente della religione, e non sono sicuro che sia un bene. Credo ancora in una sorta di Dio, ma lo sento sempre più distante, e sempre più umano piuttosto che intangibile e divino.

Le mie paure più grandi sono la morte, il caso, e l’ eventualità dell’ assenza di qualcosa dopo la morte. Pur avendo fatto abbastanza ricerche affini agli argomenti trattati in questo blog, che archiviano il caso come un’ eventualità impossibile e inesistente, è ancora insita in me la grande paura che in un qualsiasi giorno tutto possa cambiare, e forse è per questo che ogni volta che penso alla scrittura mi dico ” accidenti alla possibilità di un eschaton di Mckenna nei mesi a venire! Potrebbe intralciare la mia ancora ipotetica carriera! “.

Credo che la morte a 59 anni di mio nonno mio omonimo quando avevo 3 mesi in un incidente d’ auto mi pesi in un angolino della mente più di quanto vorrei ammettere. Con tutta questa storia delle connessioni fra i destini, mi sono reso conto di considerare le auto delle macchine di morte, motivo per il quale a 27 anni non ho mai preso la patente, e non so ancora se mai la prenderò.

Alcune volte questo tipo di paure nascoste e dormienti si trasformano in rabbia, e ormai penso che dovrei evitare di leggere ogni storia relativa a crimini di ogni genere, perché poi mi viene da pensare cose maligne, e ogni qualche settimana vi sono vicende che mi fanno ribollire il sangue e desiderare pene infernali per chiunque le abbia commesse. Una volta credevo che in tutti ci fosse qualcosa di buono, ora credo invece che in tutti ci sia uno spiritello maligno che ogni tanto decide di combinare qualcosa. Il mio ideale di giustizia assomiglia sempre di più a quello dell’ epoca medievale.

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Non so se il mio destino comprende anche diventare un buon scrittore. Però so che la scrittura e la lettura sono presenti da sempre nella mia vita. Stephen King è stato segnato dal ritrovamento dei racconti e delle riviste di suo padre, scrittore di racconti mai pubblicati, all’ età di 10 anni, più o meno alla stessa età di quando io scoprii una collezione di Dylan Dog appartenente a mio zio nella casa di mia nonna paterna, una collezione che mi attirava e mi respingeva allo stesso tempo.

Del resto la cruda violenza la potevo leggere anche nella saga degli Animorphs che ha nutrito la mia infanzia con 64 libri di una saga per me indimenticabile con i personaggi più realistici e vivi che abbia mai trovato. Per non parlare della mia passione per i Goosebumps o Piccoli Brividi che amavo collezionare da bambino.

Stephen King ha visto l’ amichetto di 4 anni venire investito da un treno, e io sono passato affianco a un mio compagno di classe per 8 anni che conoscevo appena poche ore prima che morisse in un incidente d’ auto.

Ho vissuto vicende che forse un giorno mi aiuteranno a scrivere libri, se solo fossi capace di farle riemergere dall’ oblio autoimposto in cui le ho ficcate. Per qualche strano motivo ho scritto centinaia di pagine di diario degli anni più contorti e controversi della mia vita per poi smettere giusto in tempo per uscire dal tunnel ed entrare in una più confortevole metropolitana. Forse un giorno brucerò quei diari, o li lascerò a marcire in soffitta o in garage. Non riesco più ad aprirli. Non ci sono storie chissà che, ma hanno lasciato qualcosa dentro di me, che mi condizionano ancora adesso.

Ho paura che in tutto quello in cui ho riposto le mie speranze e le mie teorie personali non ci sia nulla di vero e che sia tutto un voler vedere qualcosa di assente. Cicli storici, cicli nella vita individuale, ritorni di passato, destini, il futuro che influenza il presente e si addentra persino nel passato. Volevo vedere qualcosa di mio nella storia di vita di Mckenna e voglio vedere qualcosa di mio nella storia di vita di Stephen King, anche solo il piccolissimo fatto in qualche modo significativo per me che lui è nato nel giorno in cui festeggio l’ onomastico, che io vivo come un – mezzo compleanno – perché sta a sei mesi dal mio compleanno. Poi scopro che King supporta il femminismo, mentre io vedo il femminismo come affine a una pseudo – setta arrogante, ( forse per via di certe ragazze con cui ho avuto a che fare, forse ancora reduce dalla farsa che è la vita di classe alle superiori, quando le ragazze mi parlavano come se fossi un idiota bambinone ) che King leggeva la Bibbia ai figli adolescenti mentre io la ritengo una storia di fiabe. Poi scopro le peripezie mediche di King con orecchie, tonsille, di quando è stato investito e massacrato da un’ auto e ripenso ai miei appuntamenti settimanali con il dentista( ne so abbastanza per poter fare il dentista e togliervi tutti i denti credetemi ) , alla ginnastica fatta a dodici anni per la scoliosi e alla mia quotidiana lotta con le paure nel 2008.  

Spero di non produrre storie che diano vita a film dell’ orrore che non riuscirei a guardare. Mi piacciono i libri dell’ orrore ma NON i film. Ironico detto da uno che ha invitato l’ amichetto a guardare un film fantascienza –  horror – splatter, niente di meno che Starship Troopers, in età elementare per poi farlo vomitare! Non so con quale stomaco guardavo certi film all’ età di 10 anni.  Dico io, come si fa a far vedere a un amichetto una storia di alieni simili a ragni con una bocca per testa con braccia e gambe che volano e una mucca sbriciolata viva dietro un cartello con su scritto censura? 😉  

In un angolo della mia mente trovo molti eventi simbolici nella mia vita che stanno determinando il mio presente. Sono diviso in due. Da una parte sono un essere brancolante nel buio del vuoto dell’ ateismo e del nulla eterno postmortem, dall’ altra parte mi trovo in una immensa libreria di dati, collegamenti, connessioni, segreti e trucchi con le date che sanno di magia, con la certezza che qualcosa di più c’è, anche se completamente diverso dalle aspettative di un religioso. Spero che un giorno questo scisma mentale troverà un accordo diplomatico.

Matteo