The Secret Sun su Ricky Gervais ai Golden Globes

#RickyGervais dopo aver lasciato i Golden Globes

Se avete vissuto nei boschi — o soltanto saggiamente evitato i “social media” — probabilmente non avete sentito ancora parlare del monologo di Ricky Gervais ai Golden Globes di domenica scorsa. 




Gervais si è del tutto sottratto al fenomeno degli iper-privilegiati milionari di Hollywood– la cui combinazione di ricchezza, lusso e leggerezza combinati insieme non ha precedenti in tutta la storia umana ricordata — i quali tra l’altro si arrogano il diritto di dare un giudizio morale sulle decine di milioni di americani che lottano per tirare a campare.

Inchinati, servo.

La cosa è poi diventata più tardi doppiamente deliziosa quando una tardona sexy degli anni 90, Patricia Arquette, s’è alzata dal suo posto iniziando a far vagare in modo incoerente i suoi matronali golden globes pendenti dal suo abito firmato il quale probabilmente costa più denaro di quello che la maggior parte della popolazione vede in un mese.

La contusione di Joey King dopo essere stata colpita dal Golden Globe di Patricia Arquette

A sua volta la cosa è divenuta triplamente deliziosa quando la Arquette — generalmente non considerata uno degli intelletti guida dello “show system” — ha colpito con il trofeo la sua giovane co-protagonista, lasciandole una specie di  bernoccolo sulla fronte.

I manager di Gervais non avrebbero mai potuto sperare in una pubblicità migliore.

L’unico riferimento in italiano che sono riuscito a trovare sull’accaduto: https://movieplayer.it/news/patricia-arquette-colpito-joey-king-alla-testa-foto_74712/

S’è trattato di una cosa bellissima. Ma con il senno di poi non posso fare a meno di pensare a Gervais semplicemente come a una specie di sicario, il quale ha svolto il suo lavoro seguendo direttive le quali assai probabilmente giungevano da molto più in alto.

In precedenza abbiamo parlato del fenomeno “Woke” cioè la finta sinistra da boutique destinata ai ricchi e ai loro figli, la quale sta velocemente diventando un culto alla “Heaven’s Gate” del XXI secolo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Heaven%27s_Gate_(setta)

“Woke” è un po’ un cancro o virus memetico, o un “re Mida” al contrario, in quanto inevitabilmente porta alla distruzione tutto ciò che gli riesce di catturare. Il problema è che è molto difficile resistergli, ed è quasi impossibile da espellere una volta che s’è metastasizzato. Inoltre inevitabilmente crea tale cattiva volontà e risentimenti da avvelenare le acque da cui beve. 

In questo momento, non posso pensare a nulla che sia sopravvissuto alla infezione di “Woke”, e questa febbre sta ancora imperversando.

Woke ha quasi distrutto i programmi umanistici, ha interamente devastato i “colleges di arti liberali” da cui si è diffusa, sta incenerendo i media mainstream (questa è una buona cosa), e ha persino messo in ginocchio la Gillette, dandole grattacapi poiché a causa di uno spot pubblcitario in stile “Woke” (quindi anti-suprematista bianco/patriarcale) ha buttato nel cesso la cifra di otto miliardi di dollari , essendo poi costretta anche alla vendita della proprietà di lunga data di un suo campus a Boston, punto di riferimento tradizionale per le persone della zona.

Senza falsa modestia, l’allegoria di “Heaven’s gate” per questa roba “Woke” è piuttosto geniale, in quanto era il nome di un culto suicida (un po’ come quello di Jonestown) oltre che uno dei peggiori disastri al botteghino della storia del cinema (in Italia, “I cancelli del cielo” diretto da Michael Cimino) di cui si ha memoria, con una produzione costata 44,5 milioni di dollari e un ricavo di 3,5 milioni.

Cosa che ci riporta a Ricky Gervais.

Al botteghino, “Guerre stellari, l’ascesa di Skywalker” soffre di una massiccia flessione dell’81%.

Per ragioni non interamente chiare a nessuno su questo pianeta, da qualche anno Hollywood ha abbracciato completamente il “woke” e a questa divinità ha deciso di offrire in olocausto tutte le oche d’oro a sua disposizione.

Nel corso di pochi mesi precipita l’interesse verso la serie “Star Trek: Discovery”

Non so bene cosa sia successo per davvero ma la mia ipotesi attuale è che i geni di Tinseltown (il quartiere di Hollywood) non hanno ricevuto ragguagli sul fatto che i sondaggi e gli “indici d’ascolto”, anche quelli su internet, erano in pratica, si può dire, costruiti di sana pianta. 

E così sono stati raggirati da delle specie di truffatori, di conseguenza hanno sovrastimato l’interesse, l’ “audience” del pubblico verso le tematiche “Woke”.

I risultati sono stati uniformemente terribili. Specialmente nel settore del merchandising, da cui Hollywood ha dipeso sempre più nel corso degli ultimi decenni. Basta dare un’occhiata alla multinazionale “Toys ‘R’ Us”.

Che ha cessato l’attività a causa di troppi debiti.

Episodi interrotti.

La stregoneria alchemica della contabilità di Hollywood sta nascondendo il danno — ed enormi sussidi dal MIC aiutano a fermare le emorragie — ma l’ondata “Woke” sta massacrando tutto, franchising dopo franchising: Terminator e Charlie’s Angels le vittime più recenti.

Questo è specialmente folle, dati gli indici di natalità in caduta libera, i quali si traducono in un sempre più ristretto pool di clienti giovani negli anni a venire.

Nemmeno “Star Wars” riesce a salvare il 2019 al botteghino — Nel 2019, Hollywood ha fatto uscire 58 film in franchise incluso “L’ascesa di Skywalker”. La vendita dei biglietti va giù.

Come fermare questo marciume che ha ingannato le industrie dei media facendo sì di radicare il “Woke” più che mai?

Nonostante i “Woke” dei social siano presumibilmente un gruppo non maggioritario, comunque i media affamati di clickbait sono troppo felici d sfruttare le loro crociate “liberal” che influenzano i “normies” distratti, in particolare le madri dell’alta borghesia le quali fanno economia domestica controllando il budget per l’intrattenimento per tutta la famiglia, vivendo nel terrore mortale di violare i sempre mutevoli dettami di “Woke”.

Quindi, se siete il responsabile di uno studio o un gestore di hedge fund che osserva sanguinare i suoi assets migliori, cosa dovete fare?

Facile: dovete mettere su in tutta fretta una campagna “anti-Woke”.

Con dei portavoce dalle credenziali “liberal” generalmente solide. Bill Maher ha iniziato a immergere le dita dei piedi nell’acqua, ma il suo fascino e il suo pubblico sono limitati. JK Rowling, la scrittrice di Harry Potter, ha giocato con l'”anti-Woke”, ma dev’essere stata una sua prerogativa personale, vista anche la situazione del Regno Unito negli ultimi tempi.

Ricky Gervais sembra una buona scelta. È inglese, quindi non verrà tacciato di essere un “trumpista” anche se fosse un “tory” conservatore, cosa che non credo lo sia. È la mente dietro a The Office, una delle cose che ha prodotto più denaro nella storia della tv.

E’ soprattutto un ateo sferzante perciò non verrà manco tacciato di essere la reincarnazione di Fred Phelps.

Ora, non sono affatto scarse le probabilità che Gervais sia riuscito a fare il suo monologo perché protetto da gente molto in alto coinvolta in uno dei più importanti show di premiazione. Esistono tempi tv, illuminazioni, telecamere e coreografie ben precise per monologhi come quello, quindi di sicuro ogni sua battuta è passata preventivamente attraverso un comitato.

Gervais ha anche affrontato coloro che stanno sicuramente rendendo i dirigenti di Hollywood molto nervosi con i loro servizi di streaming, dipingendo una realtà di milionari che vivono fuori dal mondo come quelli della reggia di Versailles prima del 1789.

Sicuramente Gervais non sarà il portabandiera della “contro-insurrezione anti-Woke”, ma è una scelta ragionevolmente buona per dare il via.

Se c’è davvero qualcosa all’opera dietro le quinte potrebbe essere simile a quel  #metoo che ha potato molti “rami secchi” pagati in eccesso.

Le “star del cinema” non significano più nulla. Una “stella” non può più “rendere migliore” un film mediocre, per non dire di merda. Il vostro tabellone è pieno di film di cui non avete mai sentito parlare riempiti di “grandi star” di cui siete stufi da morire.

Gli stipendi gonfiati che i cosiddetti “A-listers” ancora richiedono sono una reliquia, una traccia di una Hollywood morta da tempo.

Avere una “sagoma” molto intelligente come Gervais che fa sembrare stupide tutte queste “celebrities” pagate in eccesso, è un modo eccellente per dare il via ai prossimi tagli di budget. Si è vista su Twitter qualche richiesta di quattrini (del tutto andata a vuoto), ma per quanto ne so sta solo peggiorando le cose per quelli che si occupano dei pagamenti delle “celebrities”.

Hollywood non può più permettersi il pesante prezzo dei “radical chic”. Non so se riuscirà veramente a riprendersi dal coma indotto dai “Woke” e dubito che gli anni post-’77 torneranno mai – ma deve fare qualcosa.

E non posso fare a meno di chiedermi se quel “qualcosa” sia esattamente ciò che abbiamo visto domenica sera.

https://secretsun.blogspot.com/2020/01/the-insanity-assassin.html

“Woke” è una Jonestown al rallentatore

Un velenoso razzismo molto nascosto è la quintessenza di “Woke”, come voi saprete.

Christopher Knowles

Per la sorpresa di assolutamente nessuna anima esistente sulla Terra, l’ultimo remake di Charlie’s Angels è un clownesco disastro senza limiti. 
 
Peggio ancora, è seguito all’ancora più notevole cancellazione di Terminator: Dark Fate, l’ultima di una serie di catastrofi al botteghino per l’ Hollywood post-#MeToo
Il casting di questo film– persino nel contesto della Hollywood del 2019– è assolutamente inspiegabile. 
 
Le “Angels” originali erano bellezze idealizzate della vecchia scuola del varietà e la loro versione filmica era paragonabile a una “hipster” della 
generazione x da ragazza, ma queste nuove foto dei promo appaiono meno da film d’azione e più come un’insegnante di ginnastica del liceo che posta inavvertitamente sul web una fuga non autorizzata nel deserto assieme alle sue allieve di pallavolo preferite.
 
Voi tutti conoscete la mia esasperazione verso Hollywood e il suo spacciare vecchie baldracche come eroine d’azione, però qui si raggiungono veramente nuovi limiti.

Spero solo di non essere mai testimone di un combattimento reale di una di queste silfidi. Anche il più mediocre dei boxeur visti finora sul grande schermo distruggerebbe con un solo pugno le loro facce da folletti, se non fare cadere le loro teste dal collo.

I film dei super-eroi sono una cosa, ma questa roba rasenta l’incitamento al caos.
 
 
 
E’ TUTTO A PEZZI

Il problema più importante è che Hollywood è in un pasticcio molto molto serio, qualunque voce possiate voi sentire che dica il contrario. 

Le stars non funzionano più, i vecchi successi non funzionano più, i giganteschi investimenti sugli effetti speciali in computer grafica non funzionano più. Se a qualcuno gli spunta un’idea originale nel cervello ha il terrore di farlo sapere a qualcuno.

Sempre più film stanno perdendo sempre più denaro e nessuno ha il più vago indizio di come cambiare marcia. A rendere le cose peggiori, il diluvio di certi studi culturali  delle majors che ha invaso la città ha portato con sè tensioni particolarmente virulente incentrate su “WOKE”.

Il regista di “Terminator destino oscuro” dice che il film farà paura ai “troll misogini”.

E così avete assistito alle piacevolezze sulla razza, sul “gender”, sul femminismo come una tattica bizzarra consistente nello scagliarsi contro i “troll” e gli omini di paglia su internet utilizzando le seghe mentali politicamente corrette riciclando il lavoro creativo di qualche vecchia gloria del passato che magari non può più lamentarsene.

“Terminator destino oscuro” è sulla buona strada per perdere 120 milioni di dollari mettendo a repentaglio la sua casa di produzione.

Perlopiù questa tattica ha portato a cataclismi finanziari senza freni. Il che significa che sarà utilizzato per sempre.

Il fallimento finanziario non è mai punito a Hollywood. Se perdete centinaia di milioni di dollari per le giuste ragioni, verrete anzi in qualche modo ricompensati.

Elisabeth Banks: “Il mio film è pieno di subdole idee femministe” — Attrice, scrittrice e regista, Elisabeth Banks è una rarità a Hollywood: una donna che fa sentire forte e chiara la sua voce. Aprofittando dell’uscita del suo remake di “Charlie’s Angels” in uscita nei cinema, parla del fatto che le donne di cinema devono essere pagate come gli uomini, e che cosa ha imparato da Julia Roberts.
Kristen Stewart contro la cultura patriarcale“.
E così la retorica pseudo-femminista proveniente da Hollywood si è scatenata in modo burrascoso quanto bizzarro con queste stars iper-privilegiate, vestite costosissimamente, a parlare di diritti delle minoranze nelle loro lussuose stanze davanti a reggi-microfono annuenti pronti a catturare ogni singola sillaba.
 
Questa è la quintessenza della prerogativa del capitalismo pre collasso imperiale. Le contraddizioni non sono eccezioni, sono dettami nascosti imposti da punizioni che potrebbero schiacciare una carriera.
La Kristen Stewart di “Pirati dei Caraibi” avrebbe potuto essere una delle “Charlie’s Angels”, veniva preannunciato. E infatti…
Ma essere un “produttore d’azzardo” a Hollywood significa che non dovrai mai e poi mai doverti prendere un singolo brandello di responsabilità per aver perso centinaia di milioni di soldi di qualcun altro.
 
Prendete Kristen Stewart, la star di Charlie’s Angel , per esempio. Ha perduto un incalcolabile cifra dalla fine della serie Twilight e probabilmente perderà altri $ 50 milioni con questa bomba.
 
Importa a qualcuno? Ovviamente no. Gli studi cadranno l’uno sull’altro per sacrificare ai loro altari un mucchio di altri milioni non dichiarati.
Kristen Stewart, la star di Charlie’s Angels, parla di come affrontare la misoginia — L’attrice Kristen Stewart dice che i misogini potrebbero non essere furbi abbastanza da arrabbiarsi per il nuovo film di Charlie’s Angels.
La serie ininterrotta di fallimenti disastrosi della Stewart dall’ultimo film di Twilight non ha minimamente fatto abbassare la cresta all’attrice e dunque non ha domato queste sue compulsioni che alienano i potenziali spettatori del film.
 
E perché mai sarebbe dovuto avvenire il contrario?
Si, va be’…
Kristen Stewart è delirantemente ricca, tanto che potrebbe permettersi di non lavorare più un solo giorno delle sue prossime cinquanta vite e lo sa che ci sarà sempre una processione di produttori a portata di mano, la quale non vede l’ora di gettare nel cesso i milioni dei loro investitori.

E poi comunque a chi davvero importa? Gran parte del settore attende che i cinesi acquistino la maggior parte degli studios, un processo già ben avviato. Perché dunque non godersi la festa prima di una brusca frenata?

Ciò mi ha fatto pensare. Cosa che, visto il mal-funzionamento del mio cervello, è sempre pericolosa.
 
Nel web esistono molti dibattiti e discussioni su “Woke” da parte di gente assai più intelligente di me.
 
E se discutessero delle cose sbagliate?
 
[cos’ è “Woke”? In America si definisce così un tipo di comunicazione sociale mediatica basata sul mostrare (o meglio sull’ostentare) di stare al fianco di gruppi umani visti come “minoranze oppresse” vuoi per l’etnia, la religione, l’orientamento sessuale. Questo premere così forte sul sottolineare l’importanza dei diritti delle minoranze rischia spesso di sfociare in partigianerie e bigottismi di segno opposto a quelli dei conservatori, ai nazionalisti, ai cultori della purezza etnico-sessuale-culturale, ma altrettanto perniciosi.
Spesso sono i ricchi considerati “di sinistra” a mostrarsi “Woke” e secondo i critici tale loro atteggiamento serve anche e soprattutto a lavarsi la coscienza e sviare l’attenzione sulle loro responsabilità nel provocare impoverimento ed esclusione sociale a causa di politiche economico-finanziarie predatorie generatrici di crisi pagate dai più poveri, magari non considerati dai “Woke” proprio perché non facenti parte di gruppi minoritari considerati come “oppressi”.]
 
CONSIDERATE QUESTO …
 
E se “Woke” NON fosse un’eruzione spontanea di fervore rivoluzionario, o persino un piano insidioso da parte di George Soros e i sorosiani, per far scoppiare una “rivoluzione colorata” in America?
 
E se “Woke” fosse un tipo di virus artificiale, scatenato da forze sconosciute che desiderano far crollare tutte le istituzioni che formano l’opinione pubblica in America?
 
Considerate che mentre alcuni americani potrebbero vedere queste istituzioni come bastioni del liberalismo, molte altre persone in tutto il mondo le vedono come nient’altro che armi di propaganda per le brutali macchine statunitensi di guerra e debito.
 
E se “Woke” fosse stato davvero progettato per distruggere Hollywood, i media, le università e la Silicon Valley dall’interno?
 
Suona pazzo, vero?
 
Bene, sembra folle solo finché non vi accorgete del monte Everest di cadaveri che “Woke” ha lasciato sulla sua scia.
 
 
LO CONOSCERETE (“WOKE”) DALLA SCIA DEI SUOI ​​MORTI
 
Cominciamo con il “brodo primordiale” di “Woke” ossia i college e i programmi scolastici di “arti liberali”, dei “liberals”. Fu qui che alle istanze più sfrenate originate dagli anni sessanta gli fu permesso di trovare un santuario dopo che COINTELPRO decimò il movimento.
 
Ed è stato letteralmente in queste stesse scuole “liberals” che le basi per l’inter-sezionalismo, il post-modernismo e tutti gli altri contagi “proto-‘Woke’ ” sono apparsi per la prima volta. Le cose sono andate alla grande per un po ‘, ma il pifferaio viene sempre a raccogliere i suoi debiti.
 
Prima di proseguire distogliete gli occhi se siete tipi schizzinosi.
Colleges di arti liberali in crisi — Chiudono le porte dopo tanti anni.
Entro il 2030 più del cinquanta per cento dei colleges sarà sparito.
I piccoli colleges di arti liberali sopravviveranno al prossimo decennio?
Meno di uno su venti di ogni diploma scolastico sono di discipline umanistiche associate alle arti liberali secondo l’accademia americana delle arti e delle scienze. Prima della caduta erano uno su cinque nel 1967. Il numero dei baccalaureati in storia è piombato del 25 per cento solo dal 2007, del 22 per cento in linguistica, letteratura e composizione, del 15 per cento filosofia e religione; questo secondo i calcoli della Burning Glass Technologies.

Diamo un’occhiata alle zone più infiammate dal movimento “Woke” come Oberlin, Antioch, Evergreen e Mizzou …

Oberlin è costretta a controllare il suo “privilegio ‘Woke’ “.
Una giuria dell’Ohio ha identificato una varietà completamente nuova, il “privilegio ‘Woke’ ” e ha deciso di trattenere le persone che credono di essere protette da essa — La giuria ha impugnato uno stupefacente verdetto da 11 milioni di dollari contro Oberlin per una campagna contro il business locale e ha preso altri 33 milioni punendo il target dei negozi pop e per mamme così come fornai e alimentari.
Il bollettino di Oberlin ci dice che l’Edmonia Lewis Center per donne e transgender chiude i battenti.
Calo catastrofico delle iscrizioni dopo il crollo della giustizia sociale.
Il crollo delle iscrizioni di Mizzou continua: un numero di più di tre dormitori sparirà l’anno prossimo.
Dopo le proteste gli studenti schivano l’università del Missouri.
Crollo d’iscrizioni e finanziamenti.
Potrebbero essere enormi gli effetti politici dovuti allo svuotamento delle chiese “mainline”.
Le cosiddette “Chiese ‘Mainline’ ” furono le prime ad “adottare” “Woke” e i risultati furono uniformemente infernali.
 
Quasi tutti loro bussano alla porta del Cielo, dopo aver perso decine di milioni di parrocchiani. Buona fortuna, gente.
 
 
LO SPARGIMENTO FINALE DI SANGUE STA ARRIVANDO, È SOLO DIETRO L’ANGOLO
 
Successivamente, diamo un’occhiata a quello che è stato il principale vettore infettivo per il virus “Woke” negli ultimi anni: i siti di media on line.

Il sangue scorrerà come un fiume per questi “Wokelords” e “Wokeladies”.

I tagli di duemila posti di lavoro nei providers di news sul web: il libero mercato uccide il giornalismo digitale — più i commercials girano sui social network più i posti di lavoro vengono tagliati.
I tagli di posti di lavoro nel giornalismo non sono mai stati così accentuati dai tempi della Recessione — i giornalisti licenziati sono ora costretti a improvvisarsi baristi.
Secondo quanto riferito, “The HuffPost” è bloccato all’asta.
Il crollo di Splinter.
Il “Bustle Digital Group” colpito da una nuova ondata di licenziamenti.
Vi ho mostrato solo un piccolo campione. E le cose potranno solo peggiorare man mano che si prosciuga il denaro.
 
Che dire di Tumblr, il più “Wokest Woke” che abbia mai svegliato? Il paziente zero della pandemia “Woke”.
Tumblr ,una volta venduto per un bilione di dollari, il proprietario di WordPress lo ha comprato per una frazione di quella cifra.
Anche nel mondo dei fumetti collassa l’editoria “Woke”, la DC comics sta buttando già la Vertigo, che presenterà solo fumetti adatti a determinate età.
Perdite, perdite, perdite…

E che dire del flagello degli “awards”, degli spettacoli di premiazione, dove ora è richiesto che i multimilionari “mind-controlled” salgano sul palco per molestare i comuni americani che sperano di riuscire a pagare l’affitto il prossimo mese?

Gli “awards” raggiungono un nuovo basso livello di popolarità.
Gli Emmy vanno a fondo, appena sei milioni di spettatori.
I “grammys” raggiungono uno storico basso livello di popolarità.
I “video music awards” di MTV raggiungono uno storico basso livello di seguito popolare.
Gli spettacoli politicamente corretti in spirale declinante verso il fondo.
Anche il “The wall street journal” è costretto ad ammettere che gli “academy awards” (ovvero “gli oscar”) vanno giù a picco.

[…]

Le cose non vanno meglio per i programmi tv che spingono “Woke” al pubblico televisivo. “Batwoman potrebbe essere cancellato a causa dei bassi ascolti”.
Questo Chris Rock che ‘twitta’ a proposito dell’insopportabile “wokeness” è accusato di “insufficiente wokeness”.
Da Bill Maher al regista del Joker, gli intrattenitori dicono che il “wokeness” ha ucciso la commedia.

Nemmeno i critici televisivi mostrano apprezzamento verso le cose “Woke” che vanno in tv e le cose non girano poi bene alle multinazionali quali “Procter & Gamble”, per esempio, quando i loro “executivers” s’ingollano manciate di pasticche blu di “Wokeodin”

Procter & Gamble: forti vendite ma svalutazioni borsistiche di 8 bilioni di dollari.
Il “super Woke” Canada, col suo premier Justin Trudeau che non si ricorda il numero delle volte in cui s’è dipinto la faccia di nero. Le cose a livello sociale vanno così bene nel paese di cui è premier da permettere attualmente ai movimenti secessionisti e separatisti di emergere come non mai.
“Paint him black”…
Esempi di come stanno andando le cose nel “Wokestan” conosciuto precedentemente come “Svezia”.
Questi sono solo piccoli campioni del potere suicida di quella Jonestown al rallentatore nota come “Woke”. Odio dirlo, ma nonostante il gioco al massacro del carattere auto-fagico del “Wokeness”, non vedo la sua fine in vista.
 
Le pandemie bruciano i loro percorsi. Ahimé, le élite cognitive americane hanno ben dimostrato di non avere né l’astuzia né i mezzi per opporsi efficacemente al “Wokeness”. Ironia della sorte, poiché sono stati loro in primis a scatenare questo virus, illudendosi che avrebbe decimato i loro nemici lasciando però in piedi le loro stesse cittadelle.
 
E se non riescono nemmeno a resistere a una manciata relativamente piccola di chiusure su Twitter, pensate davvero che possano resistere agli uomini di ferro i quali attualmente gestiscono la Cina?
 
Immagino che la morale di questa storia sia iniziare a studiare il mandarino, ragazzi.