Bene, dopo 25 anni sembra che siamo arrivati alla fine dei giochi. Sto parlando di quella che è probabilmente l’ultima permutazione di The X-Files e della conspiracy culture su Internet che si è sviluppata sulla sua falsariga.
Forse siamo arrivati anche alla fine di Internet come agorà pubblica dove persone di ogni ceto sociale e ogni tipo di punti di vista diversi si mescolano e discutono. Per qualche motivo le tre cose mi sembrano intimamente legate.
Ritorniamo un attimo indietro con le lancette dell’orologio
Gli X-Files sono tornati nel 2016 per una “serie evento” fortemente pubblicizzata. Chris Carter ha cercato di “riunire la band” come meglio poteva, utilizzando i suoi nerd preferiti quali Glen e Darin Morgan e James Wong, autori di alcuni degli episodi più amati della serie.
Ma altri pilastri – in particolare Howard Gordon ( 24, Homeland ), Frank Spotnitz ( Strike Back, The Man in the High Castle ) e Vince Gilligan ( Breaking Bad, Better Call Saul ) – erano troppo occupati con altri progetti da presentare e non si sono presi.
L’episodio principale andò in scena dopo il Super Bowl L ottenendo ascolti enormi. Le chiacchiere su questo X file spuntarono come gracidii di ranocchie attraverso tutti i social media. E, significativamente, la messa in onda dell’episodio sembrò illuminare come un albero di Natale il nesso teorie del complotto/para-politica/UFO.
Lo show non era ancora finito che gli innumerevoli video di YouTube del focoso dialogo tra Mulder e “Tad O’Malley” (un personaggio basato su Alex Jones, interpretato da Joel McHale e come tale, incommensurabilmente più attraente) stavano spuntando come funghi dopo una tempesta estiva.
Tutto ciò per dire che i critici – più che altro gli estremisti del globalismo neoliberista – odiarono come il veleno ogni secondo di quell’episodio.
Veleno moltiplicato per l’AIDS al quadrato, più la radice quadrata del cancro.
L’episodio della prima era tutt’altro che perfetto. La grossolanità complessiva da parte del triumvirato al potere dello show (Chris Carter, David Duchovny e Gillian Anderson) era fin troppo evidente. Duchovny sembrava stretto nella parte di Hank Moody (il personaggio di una lunga “sex comedy” intitolata Californication ) e Anderson era ancora chiaramente fissata su Stella Gibson, il suo personaggio irlandese della “crime story” The Fall, e per fortuna in X files non parlava con accento britannico!
A Chris Carter gli bollivano chiaramente tante idee in mente ma sembrava troppo incline ai finti dialoghi pretenziosi in stile Marvel Comics anno 1973 che spesso ricordavano gli episodi di Mytharc dei vecchi tempi. Allora poteva funzionare con tutti (tranne i nitpicker di USENET [?]) poiché quei dialoghi davano allo spettacolo una specie di aria portentosa, quasi biblica.
In questi tempi di Peak TV la cosa sembra un po’ tirata per i capelli.
Da lì il tono virò in maniera sempre più barcollante senza nemmeno più il minimo brandello di continuità o di umore tra l’uno e l’altro dei sei episodi.
La “Mutazione del Fondatore” di Wong [cos’é?] è stata più forte di tutto: una sintesi astuta di adattamento autonomo e Mytharc [ma chi o cosa è?] e ce n’è comunque voluta per unire insieme le due sfere ma il risultato è stato talmente frivolo da non suscitare nemmeno un “effetto nostalgia”.
Il Mulder and Scully Meet the Were-Monster di Darin Morgan s’è presto rivelato un noioso e pietoso party per quelli di mezza età, disfatto da una commedia così ampia e pungente che quasi ci si aspettava che Soupy Sales [?] saltasse improvvisamente fuori.
Il fratello Glen ha lavorato molto più duramente di chiunque per raggiungere quella classica atmosfera del 1994, ma il suo Home Again ha rilanciato un mostro riciclato (dalla sesta stagione, “Arcadia”) facendo un minestrone con il “melodramma in camera da letto” (dritto dagli anni novanta) ormai troppo consumato e condito con un soliloquio bizzarro di un punk rocker veterano (Tim Armstrong di Rancid).
E così Armstrong, dopo aver dimostrato al mondo molto tempo fa che non poteva cantare, con questa interpretazione incomprensibile si prese la responsabilità di dimostrare che non poteva nemmeno recitare.
Ovviamente, nessuna delle due abilità è davvero un handicap in un leggendario outfit street-punk come quello dei Rancid, ma forse in The X-Files lo è un pochino. (Se ti degnerai di guardarlo, usa i sottotitoli. Puoi ringraziarmi nei commenti).
Ma a questo punto, l’ondata iniziale di eccitazione e attesa si era raffreddata considerevolmente. Questo non era certo l’X-Files che tutti ricordavamo, quello dei bei vecchi tempi. E’ stato un po’ come se i Led Zeppelin si fossero riformati e avessero registrato un album dubstep.
Insomma, lo splendore catodico dei nostri anni verdi non era stato per nulla rievocato da questo ritorno di X files.
Tutto ciò sembrò indicare a Chris Carter che ora era il momento di abbandonare metaforicamente le sue medicine e preparare uno dei suoi brevettati “quarantacinque minuti”.
Questa volta lasciò cadere “Babilonia” sulla testa di ignari pecoroni, lasciò cadere una lussureggiante giraffa su tutti i tipi di nidi di calabrone (Islam, terrorismo, droghe, cultura redneck), cose che probabilmente sembravano davvero una grande idea all’epoca.
Supponendo, ovviamente, che questa roba Carter la stesse somministrando.
Sulla carta, “Babylon” è affascinante, un lungo riconoscimento della potente influenza degli allucinogeni e degli antichi culti misterici nello spettacolo.
Sullo schermo, tuttavia, si trattava di un qualcosa fatto alla bell’e meglio, pieno di dopplegangers di cartoni animati di Mulder e Scully (Einstein e Miller, che i fan odiarono all’istante), e altri cartoni animati tra i più stupidi: dai ballerini ai razzisti ai terroristi ecc…
Non contento di quell’enorme aiuto per il maltrattamento dei fan, Carter ha poi lavorato sbrigativamente a un finale della serie. Ci deve aver lavorato con una pistola alla testa, a giudicare dalla scrittura.
Tutto questo per dire che “My Struggle II” fa sembrare “Babylon” come “Duane Barry” in confronto. Il dialogo è stato tra i più perfettini, le motivazioni tra le più opache e una recitazione più di legno che mai nella storia dello show.
In vero stile carteriano, il tutto è culminato con l’inferno che si scatena nella forma di un contagio armato. Per poi concludersi con uno splendido set che ha visto un prostrato Mulder e una Scully dalla faccia impotente in attesa affrontare una morte certa – e un’apocalisse globale – nella forma di un UFO in bilico. E inoltre quel ragazzo, Miller…
I fan erano sconcertati, gli aficionados della ditta M&S erano apoplettici dalla rabbia e comunque gli stessi critici erano settimane che prevedevano tutto questo bel risultato.
Dunque così sembrava essere l’ignobile fine di una serie tv un tempo gloriosa.
Detto questo, la serie di eventi ha guadagnato abbastanza spazio per la rete FOX, che lotta per ottenere un altro risultato. Stavolta la stagione si svolgerà per dieci episodi, lasciando presumibilmente agli scrittori più spazio per confezionare il tutto e inviare Mulder e Scully al tramonto per vivere i loro giorni in pace.
Il fatto è che lo stesso Carter sembra credere di aver “completato tutto” nel 2001, con il finale della ottava stagione.
Quella trama fu originariamente progettata per ultimare la saga di Mulder-Scully e passare il testimone a nuovi agenti. Il piano prevedeva che lo show continuasse con nuove star e un nuovo showrunner (presumibilmente Spotnitz e/o Gilligan) mentre Carter, Duchovny e Anderson lanciavano nei cinema un nuovo progetto.
Il problema era che Gillian Anderson rimase per la nona stagione, quella che non le diede soddisfazione. La sua trama doveva ancora essere revisionata, cosa che sembrava essere fatta apposta per ostacolare qualsiasi investimento dei fan nel nuovo team di XF.
Peggio ancora, la cultura di Internet che è “cresciuta” con X-Files era ormai da tempo divenuta tossica, i forum online di XF (che una volta producevano gli articoli per conto proprio) ora si riducevano a spazzatura. (Glen Morgan in realtà ha scritto alt.tv.x-files nel mezzo della seconda stagione).
Poi, naturalmente, è successo l’11 settembre e all’improvviso nessuno era più interessato ad approfondire le cospirazioni governative.
Ovviamente, non è stato d’aiuto lo spin–off di X-Files The Lone Gunman (il cui episodio pilota era nella slot della domenica sera di TXF molto simile a un episodio tradizionale ospitato dalla serie principale) il cui argomento è la presenza una organizzazione criminale nascosta nel governo che cerca di controllare a distanza un aereo di linea nel World Trade Center.
La nona stagione è in realtà molto meglio di quanto si meriti . Cioè con l’ovvia eccezione del Mytarch, che per lo più gioca come una trama i cui scrittori sono stati costretti dalla rete televisiva a continuare a scalciare come un cavallo morto da tempo.
E il secondo film di XF è anche assai meglio di quanto l’opinione comune ti porterebbe a credere. È solo molto, molto oscuro e molto, molto cupo.
Ma sembra anche che sia stato progettato per “confezionare” la trama di Mulder-Scully. Il problema è che fu il film di cattivo gusto dell’estate 2008 e non aveva dischi volanti.
Così è emerso che per la stagione 11 gli sceneggiatori hanno abbandonato ogni pretesa che il revival di X-Files fosse tutt’altro che un esercizio di nostalgia per i GenXer ingrigiti.
Il che, naturalmente, è stato più che buono per me, essendo un GenXer ingrigito.
Tanto più che ha prodotto alcuni degli episodi più soddisfacenti da quando quell’epica corsa di Mytharc era avvenuta a metà dell’ottava stagione. Solo con quella insostituibile nebbia di Vancouver. Inoltre Mark Snow torna sulle onde sinusoidali e sulle batterie, e quindi è nel suo.
E tutto è iniziato con la tradizionale modalità X-Files, cioè con una fottuta apertura terribile della stagione.
Beh, non era uniformemente terribile. Sembrava uno dei consueti lavori “buona la prima” a cui ci ha abituato l’ultimo Carter. Con in più questa volta dei dialoghi interiori inspiegabili in prestito da Sin City.
E nemmeno il Sin City migliore: parliamo dei dialoghi interiori di Sin City: A Dame to Kill for.
Eppure, William B Davis sembrava essersi divertito molto a rosicchiare lo scenario e a scatenare dei dialoghi sulla Kree-Skrull War degni del Carter migliore visti come il vangelo. Ed è stato bello vedere Chris Owens come un Jeffrey Spender miracolosamente guarito (un ruolo scritto per Robert Patrick, che non era disponibile) e la Monica Reyes interpretata Annabeth Gish che si schierava per la Marita Covarrubias interpretata da Laurie Holden.
Inoltre, AC Peterson è stato eccezionale nella parte del signor Y, che si è presentato per alcuni secondi dell’ultimo episodio per incontrare il suo creatore. Ovviamente. I carters andranno a Carter, qualsiasi cosa significhi.
In linea con i tempi, le tematiche cospirative sono ora incentrate sulla breakaway civilization e il secret space program. Oltre che la singolarità e il transumanesimo.
E ci è stato anche detto che gli alieni non erano più interessati al nostro pianeta a causa di … uh, il riscaldamento globale. Eh certo, queste cavolate vengono scritte in California, come poteva essere altrimenti? Il riscaldamento globale è nulla di più nulla di meno che una religione calvinista di tipo californiano.
Ad ogni modo, la nave si raddrizzò una volta schiarito il fumo della bomba di “My Struggle”.
Ciò che è veramente notevole nella stesura di questa stagione è la sua quintessenza. Glen Morgan non ha solo scritto un raccoglitore di un Ep. 02 (“Questo”), ha scritto una sceneggiatura quintessenziale alla Glen Morgan.
Significa che inizia con un “set” molto appariscente, impostato su una canzone dei Ramones, che prende quasi le sue mosse da un precedente classico XF, Kill Switch, da cui prende anche il nome.
Inoltre ci sono un sacco di dialoghi piacevoli e una polposa azione da fumetto.
Caspita, ho persino tirato fuori la mia copia di Vitalogy per immergermi davvero nel 1994. Beh, non l’ho proprio fatto. Ma avrei dovuto pensarci.
Barbara Hershey, di cui Chris Carter non sembra avere il minimo indizio su cosa farne, appare ancora come il malvagio Erika Price, che sembra il figlio bastardo di Ray Kurzweil e Diana Fowley. Le mette in bocca tutto un discorso caricaturale su Mulder in uno scontro memorabile e sembra quasi convincente.
Nel complesso, “This” è un formidabile ritorno alle origini che segnala una parata in arrivo di altrettanto validi esercizi di ritorno alle origini. Grazie a Dio.
Quel suono sospirante che avete udito durante tutto l’inverno è stato il suono degli sfinteri in tutta la X-Files Nation che si sono rilassati quando hanno visto arrotolarsi il sipario dell’episodio 3 coi titoli di coda.
Ovviamente, stiamo parlando del loop-in “Plus One” di Chris Carter, un episodio della quinta stagione epico in tutto tranne che nella timeline. Certamente in spirito, aspetto e sensibilità.
In altre parole, la quintessenza di Chris Carter.
Ora, il tema in esecuzione per tutta la Season Eleven è la realtà alternativa. “My Struggle III” non è stato sicuramente un must ma è arrivato così vicino a convincermi che la visione di “My Struggle II” avrebbe dovuto avere da sempre un taglio profetico.
Successivamente, l’episodio “Questo” concretizza la realtà alternativa nel cyberspazio. E “Plus One” è pieno dei tradizionali doppelganger di Carter, molti dei quali si presentano come dei rapiti incoscienti e incazzati provenienti da un universo speculare al nostro.
Intendiamoci, “Plus One” non ha una sola particella di senso, ma è così vertiginoso e di alta qualità da non aver nemmeno il tempo di accorgersene. Mi ha ricordato molto certi episodi amati dai fans di Carter come “Post-Modern Prometheus” e “Improbable”, ma m’è risultato considerevolmente più tradizionalista per quanto riguarda l’attuale X-Files.
Tutto inizia con un trio punk che fa la cover di una canzone di David Duchovny (sul serio!) e da lì si ci trova a rotolarsi dentro una notte buia e oscura. La coraggiosa XF Karin Konoval (madre dell’ Inbreeding di “Home”) interpreta due fratelli gemelli maschio e femmina (lo scivolare nelle questioni gender è un altro topoi di lunga data di Carter) con un tale abbandono che vi viene quasi da voler stabilire un contatto con lei.
Quei poveri, dolci bambinetti estivi hanno a lungo disprezzato Chris Carter per la sua riluttanza a trasformare The X-Files in uno slash porn. Carter, che nel cuore è rimasto un ragazzo educato dalla religione battista, è un grande sostenitore della gratificazione ritardata (leggi: **** – prendere per i fondelli).
Beh, almeno sullo schermo.
Sapendo che questo era probabilmente il suo ultimo rodeo, Carter ha regalato agli ‘shipper’ (e probabilmente agli snoggers) quello per cui si stavano struggendo: un caxxo di Mulder-Scully. Bene, Carter l’ha fatto a modo suo.
Ma gli “shipper” hanno capito che in un contesto X-Files , “Plus One” non è altro che porno hardcore XXX. E il Mulder-Scully deve condividere un topoi da camera da letto che potrebbe non essere mai stato sollevato da migliaia di fans risalenti al 1993, ma sicuramente si sentiva come così fosse, almeno per loro.
La più iconica delle ambientazioni complottiste: il parcheggio sotterraneo.
Con Morgan e Carter che hanno preso a calci certi loro episodi per eccellenza traendone storielle autonome, Darin Morgan è tornato per cercare di battersi contro questa consuetudine.
Ed ecco dove la più ampia corrente sotterranea che ha nutrito il successo della serie di X-Files (e ora lo minaccia) è balzata in superficie: la cultura del complotto, che ora sta crollando.
Mi rendo conto che la maggior parte della gente ha amato (o meglio, ha finto di amare) “Mulder e Scully meet the were-monstre“, ma alcuni altri, incluso il sottoscritto, sicuramente non l’hanno fatto. Per me sembrava tutto così triste e da menopausa maschile il lamento di Morgan che non era mai stato in grado di proseguire il suo incredibile successo adolescenziale.
Ragazzi, dovremmo avere tutti quanti noi di questi problemi…
In ogni caso, si potrebbe sostenere che “The Lost Art of Forehead Sweat” proviene dallo stesso stampo (con Reggie Qualcosa, spettatore del successo esplosivo di X-Files , il quale rispecchia Morgan stesso dopo aver lasciato la serie), ma per i miei soldi è considerevolmente più spiritoso (piuttosto che amaro) e schivo (piuttosto che auto-disprezzante) rispetto al suo predecessore.
Anche “Sweat” è un episodio quintessenziale. In effetti, è la quintessenza di Darin Morgan e mi sono quasi sentito come se fossi stato teleportato nel 1996, che probabilmente tutti conoscono essere il mio più caro desiderio nella vita.
Molto più di un episodio di XF alla Darin, “Sweat” mi ricorda molto “La difesa di Doomsday di Jose Chung”, sequel nel telefilm Millennium del mio episodio preferito XF di Darin “Jose Chung’s From Outer Space“. Ha la stessa atmosfera di un numero della rivista MAD del 1972, la qualità di un lavandino, un senso di abbandono totale.
Inoltre, il pastiche alla Zelig nel mezzo è particolarmente inestimabile. E i miei complimenti a DM per aver scelto Bill Dow, di norma tragicamente sottoutilizzato, per un cammeo brillante.
Il fulcro della storia è comunque uno scontro tra Mulder e il Dr. They, interpretato con assoluta naturalezza dal veterano attore protagonista Stuart Margolin.
Ed è qui che Morgan legge l’epitaffio di The X-Files, così come la stessa cultura della cospirazione.
Un po ‘di storia, prima.
La cultura cospirativa che alimentava X-Files non era di tipo paleocon, alla Infowars per intenderci, o la varietà escatologica, entrambi così comunemente demonizzati oggi da coloro che sono cresciuti, si sono calmati e hanno iniziato a indossare completi blu o marrone.
Qui, piuttosto, ha agito l’influenza della trilogia degli Illuminati, Mae Brussel e l’ Apocalypse Culture . Era la cultura cospirativa di WBAI-FM, Dave Emory e RE/search. [mah!] Era un’esegesi apertamente libertaria, di sinistra e anti-autoritaria, prodotta dalle macchie di sangue lasciate dagli assassini di Kennedy, Kent State e dal Vietnam.
Di conseguenza, una sfilata di esponenti della cultura freak, calzati e vestiti, si è insinuata sullo schermo, iniziando molto presto ad assistere a X Files.
Dalla prima stagione avete avuto Brad Wilchek, la copia sfacciata di uno Steve Jobs della Apple in esilio, e Max Fennig, il rapito dagli alieni trasformato in vagabondo complottista. Max, a sua volta, ha ispirato i lone gunmen, che Morgan e Wong hanno basato su un trio di strambi teorici della cospirazione.
La seconda stagione gettò nelle canne Chuck Burks, da bravo pensatore di breve durata. Tutto ciò ha raggiunto il suo apogeo con l’episodio degno di uno scienziato pazzo di Vince Gilligan, “Insoliti sospetti”, che ha raccontato l’origine dei Gunmen.
Ma muoversi in parallelo con questi era una razza di dissidenti piuttosto seria, a cominciare dall’angelo vendicatore di Tony Todd in “Insonnia”. Immediatamente dopo di lui avevamo il rapito psicotico Duane Barry, interpretato da Steve Railsback che lo seguiva a sua volta in una sfilata di miliziani (inclusi agenti e doppiogiochisti) e leader apocalittici quali Richard Odin, Vernon Ephesian, Absalom e Josepho.
Si poteva tracciare una sorta di evoluzione nella storia della serie in cui sia il nerd che il teorico della cospirazione correvano in tandem prima che il nerd finisse in un angolo. E nelle ultime due stagioni abbiamo Tad O’Malley, che è un po ‘come Alex Jones, solo più affascinante e carismatico (puoi mai immaginare Joel McHale che interpreta un personaggio improbabile?)
Ma con l’elezione di Trump, l’Establishment non ha più alcuna pazienza per ogni tipo di cultura della cospirazione, eccetto la sua. L’asse Neolib-Neocon-FAANG-Wall Street che esercita una dominanza incontrastata e imperiosa su ogni singola istituzione di questo paese (a parte il ramo esecutivo e alcuni governi statali impotenti, almeno apparentemente) non tollera la minima deviazione o dissenso dal suo ordine del giorno, che venga da sinistra, da destra o dal centro.
Così ora, con l’aiuto dei signori ingegneri di SiliCylon Valley, Cylon Francisco e Cyleattle, qualsiasi parola scoraggiante può essere efficacemente messa a tacere con un algoritmo insonne. E stanno lavorando giorno e notte per cercare di fermare qualsiasi pensiero preoccupante alla fonte.
Significa dentro il tuo cranio.
Potrebbe esserci ancora un grumo di cultura della cospirazione – principalmente della varietà nichilista di Pizzagate – lasciata sui social media, ma se le cose continuano nel loro corso attuale quelle voci saranno messe a tacere prima di allora.
Ma l’altra forza che milita contro la cultura della cospirazione è il collasso del Centro, che dopotutto non regge. Non c’è una monolitica voce rappresentante l’autorità, che vi attira e cerca di portarvi nella sua direzione. Gli adulti effettivi in questo paese sono da tempo morti e sepolti.
E i nostri attuali mezzi di informazione mainstream fanno apparire i media statali sovietici di Andropov come un severo pilastro dell’oggettività.
Forse è sempre stato così, ma un tempo lo nascondevano meglio. E i budget sempre più ristretti hanno lasciato anche le più grandiose notizie nelle mani di incompetenti e millennials incapaci di pagare il debito, e si chiedono quando sono entrati in questo inferno e quando si sono evaporati i loro privilegi (suggerimento: dopo la laurea.)
Quindi puoi avere tutti i fatti in mano, tutti i documenti, tutte le prove che ti piacciono. Se nessuno vuole sentire, non sarà mai ascoltato. Garantito. Punto.
Mi piacerebbe dire che vedo cambiamento in futuro, ma a meno che le persone smettano di usare i loro computer per l’auto-conferma drogandosi con la loro stessa dopamina, non vedo come possa avvenire un qualsiasi cambiamento.
Quindi la ricerca romantica di un Mulder e Scully, fermi nella convinzione che la “V” della Verità vi libererà, non si registra meno che mai alla nostra età e ai nostri tempi. Se qualsiasi verità arriva ad oscurare la giornata, il vostro feed Twitter e/o Facebook spazzerà via quegli insetti molesti. A nessuno importa più la Verità oggettiva. Ricercare la Verità è comunque quasi certamente un reato di licenziamento in questi giorni. Quindi parlatene con il vostro responsabile delle risorse umane.
Ad ogni modo, lasciate il compito a Darin Morgan, per far provare a far cadere quel bocciolo di verità nel mezzo delle nostre vite.
Ciò detto, torniamo alla nostra trasmissione regolarmente programmata perché c’è molto più di questo da affrontare: transgenetica, controllo mentale, stregoneria, pedofilia e vampirismo di Hollywood.
Ditemi cosa, lo faremo nella seconda parte, perché sto diventando potentemente assonnato. O forse è una mia fatica dovuta alla depressione. Non posso sul serio stabilire la differenza.
CONTINUA
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