Intervallo narrativo: 32 anni – la mia storia romanzata

11 11 2021

“32 ANNI” Ispirato al libro “4321” di Paul Auster

“A tiene ‘na cosa da raccuntà? SI! E dimmèl!!!” quotazione dal film “E’ STATA LA MANO DI DIO” di Sorrentino, il 15 dicembre 2021 su Netflix

Logline: Una semi – autobiografia dell’ autore, che mescola eventi reali ed eventi fittizi, e romanzati, una narrazione che si estende dal 1989 al 2022

La storia che vi accingete a leggere è una storia romanzata basata in gran parte sulle circostanze della mia vita, a partire dal background degli anni precedenti il 1990 fino a immaginare il 2022 che verrà. E’ una raccolta di esperienze ed eventi per la maggior parte reali, ma per arricchire e movimentare la trama ho deciso di inserire qui e là alcuni eventi fittizi oppure modificati e riadattati e la maggior parte dei nomi dei personaggi che ricalcano persone reali sono stati cambiati e sostituiti in modo creativo. La narrazione sarà in terza persona e verranno approfondite le dinamiche della vita in famiglia, i mondi interiori dei protagonisti cercando di portarvi alla realizzazione che le nostre vite individuali non sono solo eventi caotici e sconnessi fra loro, ma che invece si intravede dietro le quinte un filone narrativo, una trama ben definita, con anticipazioni costanti di quel che si intravede all’orizzonte.

Si comincerà con la narrazione della prima infanzia con tutte le sue ingenue e mirabolanti impressioni sul mondo circostante, si parlerà del distacco dal proprio ambiente natale e dell’ inserimento in un nuovo ambiente, si arriverà a descrivere le dinamiche del rapporto fra coetanei da bambini sia in un contesto scolastico che in un altro genere di contesto, si potrà viaggiare nel mondo interiore di un bambino ricco di fantasia e immaginazione, dove la mente trasforma quello che vede e richiama quello che apparentemente non c’è. Si analizzeranno i piccoli traumi e impatti con situazioni imprevedibili e spiacevoli e si prenderà coscienza delle graduali ma inesorabili trasformazioni nella fase di transizione dall’ infanzia all’ adolescenza e tutto ciò che comporta per lo sviluppo della personalità e nel carattere in tutte le sue contraddizioni. Si parlerà della gestione di rapporti sentimentali e di tutte quelle turbolenze emotive e la confusione generatasi nella adolescenza, della ricerca di persone di fiducia, della curiosità verso il mondo esterno e nei confronti delle persone più grandi e più giovani, si parlerà del difficile e sempre complicato confronto con l’ altra metà dell’ umanità, il genere femminile, si cercheranno verità nascoste e motivazioni per ciò che succede, si esploreranno le passioni, gli hobbies, gli interessi di carattere intellettuale, si farà menzione di tutta una serie di titoli, fra libri, fumetti e videogiochi, ma anche articoli di blog. Si troveranno narrazioni analitiche delle dinamiche di gruppo in una classe delle superiori ma anche nelle compagnie di amici “delle strade”, si sonderanno alcune delle parti più nascoste dell’ inconscio individuale, e il lettore si troverà a riflettere assieme al protagonista sui ragionamenti e considerazioni di una mente affamata di sapere e pronta ad aprire la porta o anche solo uno spiraglio verso cose e concetti fra i più incredibili, improbabili e assai controversi per quel genere di persone monolitiche e dal modo di essere convenzionale. Si sonderà l’atmosfera di mistero e anticipazione mistica che generano i sogni notturni del protagonista, si verrà sorpresi da coincidenze e sincronicità, si verrà allietati da incontri e congiunzioni fra due persone che cercano di comunicare il loro modo di intendere l’esterno oltre la mente, le loro soggettive interpretazioni della realtà. Si faranno riflessioni sulla mortalità, si troveranno casi di “deus ex machina” e alcuni easter eggs tutti da decifrare, sparsi qui e là. Si ragionerà fino in fondo sullo svilupparsi di relazioni intense, drammatiche, turbolente, che lasciano segni e arrancano come fantasmi interiori negli anni a venire. Si troveranno analisi di come si modifica la interpretazione della situazione geopolitica nel corso del tempo, si scoprirà in sostanza a cosa il protagonista sente di appartenere, verso dove prende direzione il pensiero, lo stile di vita. Ci si tufferà a ripescare quelle che una volta erano vaghe percezioni e idealizzazioni del passato, anche remoto. La narrazione verrà strutturata in modo da far intravedere il curioso fenomeno da me indagato meticolosamente da otto anni a questa parte, quello dei “cicli vitali”, una dimensione alternativa a quella dei “cicli storici collettivi”, quindi per esempio si passerà dal 1989 al 1992 al 1995, in tre sequenze a catena distinte. Sarete voi a intuire le vostre preferenze, se leggere gli anni in ordine oppure seguire il corso delle vicende saltando da un anno all’ altro, alla ricerca di analogie.

9 marzo 1979. Questa è la data in cui l’esistenza di Martino Pacelli venne catturata da un entanglement quantistico e il suo destino venne direzionato verso la realizzazione nella realtà concreta. Questo avvenne quando Nazareno Pacelli, un ventiduenne, si incontrò per la prima volta faccia a faccia con Rosanna Gianelli, una venticinquenne, ad una festa di studenti universitari alla quale entrambi inizialmente esitarono a partecipare. Fu in quel momento che l’intricata sequenza di azioni successive uscì dalla sospensione della potenzialità quantistica e cominciò a concretizzarsi, e le vicende delle loro vite erano già scritte, anche se avrebbero dovuto aspettare dieci anni e tre mesi prima di confrontarsi con il fatto che avrebbero vissuto una vita a tre, interrompendo per sempre quel periodo di una durata anomala in cui furono semplicemente una coppia convivente senza figli e poi marito e moglie divisi fra lavoro e studio, con pochissimo tempo da dedicare a se stessi. E mentre il ragazzo della Puglia e la ragazza del Veneto, trapiantata in Piemonte dal 1961, si parlavano, gli architetti di una dimensione superiore e inaccessibile al pensiero umano cominciavano a tessere le trame di un futuro ancora lontano, decidendo lo svolgersi dei fatti del 1989, la gravidanza gemellare e l’incidente che avrebbe fatto calare un sipario oscuro sugli ultimi giorni dell’anno.

Martino Pacelli giaceva quindi, sospeso nella dimensione della potenzialità quantistica, incorporeo e incosciente, e nel frattempo un esercito di invisibili entità dalle capacità essenzialmente divine cominciavano ad accumulare informazioni sul futuro, decidendo tutto quel che sarebbe stato, costruendo pezzo per pezzo l’identità di Martino, come un essere umano avrebbe fatto con un Sims al computer.

Nazareno Pacelli era uno studente di medicina, uscito da tre anni dal liceo classico, motivo di orgoglio per lui, elemento di spicco di una famiglia di contadini, un ragazzo immerso nella creatività del nuovo e nella continua trasformazione degli stili di vita, ma con la mente ancora ben radicata nelle tradizioni del sud, sempre ben pettinato, un po’ spartano, modesto e pronto a mettersi in gioco, dai modi gentili alle volte, spicci le altre, viveva a Torino in un appartamento per studenti assieme all’ amico storico Michele Balanzone, dedito allo studio ma non in modo così ossessivo come avrebbe fatto credere ai figli in futuro, lui che tentava sempre di sfuggire alle feste dei coetanei e dei ragazzi del circondario, che lo mettevano in imbarazzo e lo forzavano a indossare temporaneamente una maschera di carattere che non si sentiva appartenergli, si era lasciato convincere a partecipare a quella festa perché era evidente che qualcuno aveva intercettato una informazione dal futuro e aveva inspiegabilmente intuito che se Nazareno avesse incontrato una certa Rosanna Gianelli, si sarebbe potuto creare un legame duraturo e forse definitivo fra di loro. Nel frattempo anche la suddetta ragazza, che davvero aveva la testa da tutt’ altra parte, immersa in tutte le riflessioni che si addicono ad una giovane insegnante di matematica alle elementari, veniva circondata dalle amiche, presa per mano senza tante spiegazioni e trascinata ad una festa che in circostanze normali non avrebbe nemmeno preso in considerazione, perché ormai era ora, era arrivato il tempo di conoscere il ragazzo con i baffi, fare un salto nell’ ignoto e vedere se succedeva qualcosa di intrigante.

Nazareno era il secondogenito di Martino Pacelli e Maria Secchio, dai quali si era separato nell’ infanzia degli anni delle elementari, mentre i suoi genitori andavano a vivere in Germania per lavorare in fabbrica, e in quel periodo lui visse con i nonni, Celeste e Riccardo, in una casa isolata nella campagna brulla del Gargano, in condizioni di profonda povertà, senza elettricità e privi di qualsiasi genere di comfort, tanto che anche un ragazzino così comprensivo della necessità di fare qualche sacrificio per continuare a campare e lavorare duro era stato spinto al limite della sopportazione, e così, un giorno, appena trovata l’ occasione, generando suo malgrado tanto dispiacere ai nonni, mise in moto la Vespa azzurra della famiglia e si lanciò sulla strada, fuggendo dal podere di famiglia, convinto di vivere un’ esistenza ingrata e disagiata, con le lacrime agli occhi, diretto verso la città di Sannicandro Garganico, dove avrebbe chiesto ospitalità ad altri parenti, che ce n’ erano in quantità. Le lacrime e il desiderio di riscattarsi, la mancanza dei genitori che lo avevano lasciato al suo destino, o almeno così formulava i suoi pensieri da infante, mentre invece Martino e Maria si davano da fare per permettergli un futuro di agi modesti e di studio intenso. Quando i due coniugi tornarono in Italia, la cerchia di famiglia aveva compreso la fame di sapere e la determinazione a confrontarsi con il mondo di Nazareno e avevano deciso di proporgli gli studi classici. Era il figlio della speranza, lui, si chiamava come il fratello maggiore, scomparso a due anni perché affetto da poliomielite, e lo spirito dei tempi che erano richiedeva lo sviluppo graduale di un enorme salto di qualità intellettivo fra una generazione e l’altra. Rosanna era la primogenita di Giovanni Gianelli e Fernanda Duò, un operaio che era stato in guerra e una casalinga e contadina dedita alla fattoria di famiglia. In origine aveva vissuto in Veneto, nella piccolissima località di Corbola, anni di giri in bicicletta a guardare il fiume Po che scorreva imperterrito e sempre uguale a se stesso, di abitudini rurali, dando da mangiare alle galline e ai gatti nella fattoria di famiglia, gestita dalla donna decisa e operosa che era Fernanda, mentre il mite, introverso e riservato Giovanni si recava a lavoro e faceva il suo dovere in silenzio. A sei anni le venne affidato il compito di contribuire a prendersi cura del nuovo nascituro, il fratellino Antonio, e a otto anni, il 13 ottobre del 1961, la famiglia Gianelli, che aveva messo in vendita la fattoria, cercò miglior fortuna in Piemonte, e si trasferì a Pinerolo. Rosanna era una ragazzina sensibile e una perspicace osservatrice, sempre dedita a carpire intenzioni, espressioni e pensieri interiori di chi le stava attorno, cercando di analizzare l’ atmosfera che tirava ed era ben consapevole di ciò che accadeva e di cosa esso rappresentasse, anche se il filone dei suoi vorticosi pensieri era influenzato da una sfumatura considerevole di vittimismo e rassegnazione, che però la spinsero sempre a dare il meglio di sé per emergere e dimostrare di che pasta era fatta. La sua era una famiglia a gestione materna, poiché la Fernanda era una personalità moderatamente dominatrice, mentre il Giovanni preferiva lasciare a lei le redini, e così l’ adolescenza di Rosanna venne plasmata da quella presenza pressante, quella madre con cui si metteva spesso in competizione e dalla quale avrebbe preso le potenzialità genetiche per diventare una donna in carriera, sebbene insicura e in difficoltà nei primi anni, una volta diventata una donna di quarant’ anni sarebbe diventata anche lei una donna forte che non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno, ma in quegli anni di adolescenza, questo futuro le era inaccessibile, e dunque ecco che lottava per farsi riconoscere per le sue capacità. Pensava al futuro, lei, anche mentre annotava il flusso dei suoi pensieri sui suoi quaderni che doveva strappare di mano al ribelle fratellino, che non aveva alcun permesso di sbirciare nella sua vita di parole, frasi che rappresentavano uno sfogo, espressione di una chiusura in se stessa, perché lei percepiva l’ importanza di costruirsi una rete sociale e di vivere libera negli anni più spensierati, ma la realtà che le premeva addosso era che le sue uscite di casa erano ridotte al lumicino da una famiglia che, lei riteneva, in nessun modo poteva arrivare a comprenderla fino in fondo, e così, mentre la madre diventava sempre più imponente e a tratti minacciosa, inarrestabile nella sua tenacia, e il padre diventava sempre più piccolo e inerme, almeno nella sua soggettiva e incompleta visione delle cose, perché l’ incomprensione della vastità interiore era reciproca e mai espressa a gran voce, lei si trovava a gestire lunghi periodi di solitudine, leggendo, studiando, preparandosi ad un futuro migliore, e fantasticando nei suoi racconti una vita come quella in televisione, e crescendo diventava sempre più sensibile, ma nel contempo sempre più ordinata e meticolosa, determinata a diventare una donna vera, ancora inconsapevole di quanto corredo caratteriale avrebbe trasmesso geneticamente al primogenito. E così decise di iscriversi alle magistrali e studiare da insegnante per bambini. Nazareno Pacelli, inconsapevolmente diretto verso questa giovane donna, studiava al liceo classico in Puglia, si faceva tanti amici, fra i quali i due più importanti erano Michele Balanzone ed Elio Pifferaio, dimostrando un carattere abbastanza estroverso, anche se sarebbe rimasto eternamente ignaro di alcune delle sue caratteristiche eccentriche, era ben inserito nel contesto dei giovani pischelletti del Gargano. Aveva trovato la sua passione nel calcio, e una grande ispirazione nel piacere di acculturarsi e di essere lui quello che insegnava ai genitori i fatti del mondo, antico e moderno. Aveva un innato senso del dovere e non si faceva problemi a rendersi disponibile per aiutare il padre a raccogliere i pomodori e fare altri lavori manuali e pratici, anche perché aveva ben presente l’atmosfera in cui viveva, ed era ben disciplinato. Aveva rispetto e comprensibile timore del padre, che era un brav’ uomo, ma non si faceva scrupoli nel lanciare qualche scappellotto al figlio per fargli capire come comportarsi. Nazareno aveva sviluppato un certo grado di superiorità nei confronti della gentaglia dei quartieri della sua città, quei ragazzi ribelli e perditempo che si lasciavano attrarre dalla piccola criminalità e dai vizi, e si organizzavano in bande, e lui, che aveva il pallino della giustizia ed una vena innata di moralismo, si scaldava per poco, e diventava un leone quando assisteva ad episodi di bullismo oppure veniva coinvolto dalla smania di far casino dei turbolenti, rumorosi e faciloni ragazzi del sud, e così faceva mettere le mani nei capelli alla madre con le sue frequenti azzuffate e accese discussioni. Visse così, figlio unico e personaggio locale, fino a quando sua madre lo sorprese con un fratellino a diciannove anni. E mentre lui partiva per il nord, i suoi genitori iniziavano un nuovo capitolo in famiglia.   

1989

L’ anno dell’incubazione

1

Erano passati dieci anni dall’ incontro fra il ventiduenne con i baffi castani e dal fisico atletico e la venticinquenne dai lunghi capelli neri che sembrava uscita da un film in bianco e nero, e dopo lunghi anni di costante contatto, conoscenza delle rispettive famiglie, viaggi e convivenza, i due si erano sposati il 6 giugno del 1987, ed erano andati in Grecia per il viaggio di nozze. Rosanna Gianelli era un’insegnante di matematica alle elementari e Nazareno Pacelli si dedicava ai duri turni da guardia medica. Avevano deciso di stabilirsi a Torino, in un appartamento al quarto piano di un condominio grigio scuro, dalle tapparelle verdi, nella frazione di Nichelino. Il bambino che aveva sorpreso la famiglia Pacelli si avviava a diventare un tredicenne in agosto, ed era un bel ragazzino, con i capelli castani a caschetto e la corporatura esile, e viveva con il padre e la madre di Nazareno, che erano riusciti ad avviare il percorso universitario più rinomato, quello per gli studi di medicina, il figlio calciatore propenso alle azzuffate con i ragazzacci di strada, e avevano avuto in dono dall’ ironia del destino una terza chance, dopo che il loro primo figlio gli era stato strappato via dalla malattia, e così ora crescevano il giovanotto Enzo Pacelli. I genitori di Rosanna erano tornati nelle campagne del Veneto, nella minuscola località di Corbola, comprando una casa nei pressi della chiesa, con un cortile e un grande giardino sul retro, che era un po’ come una giungla, dove avevano sistemato il pollaio, dove crescevano le galline alle quali di tanto in tanto la nonna Fernanda torceva il collo schiacciandole con un manico di scopa, e possedevano anche un paio di gatti, assieme ai quali spesso si aggiravano per casa dei randagi venuti a banchettare. Il fratello di Rosanna, Antonio, ventinovenne, aveva trovato da diverso tempo una fidanzata e si preparava a sposarla in quel maggio.

Per l’Epifania, Rosanna aveva assistito alla vecchia tradizione del rogo della Vecia, dove si appiccava il fuoco al fantoccio raffigurante una vecchia dal mantello nero con la scopa, che tutte le feste si portava via, e i due giovani coniugi erano andati al cinema a vedere Chi ha incastrato Roger Rabbit.

Nazareno veniva addestrato al duro lavoro preparatorio al mestiere di medico ufficializzato, e passava diversi giorni e diverse notti lontano da casa. Avrebbe compiuto trentadue anni il giorno di San Valentino. Certi fine settimana li passavano a pranzo o a cena dagli amici di famiglia o dai colleghi di lavoro, oppure si recavano in montagna per mangiare al ristorante abituale del Gran Truc.

Nazareno guidava una fiat 127 rosso mattone che si rompeva ormai sempre più spesso, gettandolo nella frustrazione, mentre Rosanna possedeva invece una fiat 126 che quell’ anno venne ammaccata da una giovane donna alle prime armi con la patente.

Rosanna era ancora molto legata alle sue radici e alla famiglia, e visitava di frequente il sonnolento paesino popolato da anziani, Corbola, mentre il fratello aveva optato per tagliare il cordone con i suoi e dedicarsi pienamente alla vita di marito, ed era diventato un autista di autobus di linea.

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L’ anno della resilienza di Nazareno e Rosanna

Rosanna aveva trentacinque anni e il chiodo fisso della sua vita in quel periodo nebuloso era la sensazione di essere in balia di circostanze incontrollabili. Aveva passato una adolescenza percependo il tempo come un lento flusso di meditazioni e osservazioni e poi a ventun’ anni aveva deciso di iniziare a lavorare, e nel frattempo studiava, si arrovellava sui suoi libri e sui suoi appunti frenetici.   

Nonostante tutta la sua dedizione al mondo del lavoro e all’ insegnamento, dentro di sé percepiva la mancanza di qualcosa, un vuoto da riempire.

Dentro di lei, intangibili agli occhi esterni, vagavano i fantasmi del passato. La voce della madre che chiamava ancora di frequente, talvolta anche due volte nello stesso giorno.

I timori della solitudine e dell’inadeguatezza adolescenziale, flussi di pensiero che sfociavano inevitabilmente nel vittimismo, le sue condizioni di vita attuale che le suscitavano queste malinconie a livello inconscio. Se qualcuno avesse sbirciato nella sua mente, con quegli ingranaggi neuronali che continuavano a girare in tondo avrebbero saputo riconoscere la sua inconsapevolezza nel sentirsi sola contro tutti e tutto. Forse era per via della vita abbastanza “ritirata” che conduceva, come se credesse che il suo ruolo nel mondo era dietro le quinte invece che sul palcoscenico della ribalta, che a lungo andare influenzava la sua personalità e la spingeva a lamentarsi silenziosamente di tutto. Sembrava arrivata ad un punto morto, non trovava più la soddisfazione dei tempi d’ oro, le mancavano le energie, tutto appariva come una montagna da scalare e anche quando le amiche e gli amici del marito la invitavano a pranzi, eventi e passeggiate, qualche volta lei vi rinunciava. Non erano le persone in se il problema, ma il fatto che nella sua interiorità faticava ad ammettere di aver perso le tracce del senso di ciò che faceva e di ciò di cui faceva esperienza.

Lo staff della scuola dove insegnava la metteva sotto pressione e lei si ripeteva che bisognava andare avanti nonostante tutto, dimostrarsi capaci e superiori, e si creava tutta una serie di discorsi interiori che erano praticamente delle strategie di autoconvincimento e scavava nel suo comportamento, cercando sempre un modo per migliorarsi, che però in sostanza era tutto basato sulla percezione di dover apparire in un modo più deciso di come si sentiva quando era sincera con se stessa, quando sapeva di non avere gli occhi addosso e si poteva lasciar andare alle sue riflessioni, automagnificate e pregne di emotività.

I suoi bisogni e le sue esigenze erano forti, insistenti, divoranti a tratti. Spazi vuoti da riempire con la presenza altrui, la percezione di sentirsi distaccata dal marito, che non era mai a casa con lei, che dedicava il suo tempo agli altri e non a lei, il desiderio impellente di vedersi in un qualche vago altrove, di emergere dall’ apparente squallido stile di vita che conduceva, ma lei era incapace di percepire i meccanismi del Grande Sistema Universale e non poteva sbirciare fra le pieghe del tempo e andare a far visita al suo io del futuro e anticipare i successi del futuro e le costanti trasformazioni alla quale sarebbe andata incontro. Lei era lì che si aggrappava alla trottola del Tempo, e anche se i giorni scorrevano, a lei sembrava di vivere in un presente senza confini. E così trasferiva le sue scottanti frustrazioni sullo stato della sua vita sul marito, accusandolo di essere improduttivo e intrappolato nell’ immobilismo quando invece le giornate del marito erano piene fino all’ orlo di costante attività, e lei alternava sensazioni di delusione e disillusione con picchi di gratitudine e amore incondizionato verso Nazareno, che era ormai una parte di sé, una dimensione congiunta della sua mente, una figura talmente familiare da trascendere ogni cosa, e allora quell’ uomo distratto, distante, poco emotivo oppure troppo apprensivo, diventava improvvisamente l’ uomo più meritevole dei beni del mondo, una persona amica da rispettare senza riserve, perché a Nazareno piaceva stupire e quando era su di giri faceva apparire tutto speciale, particolare, giocoso, divertente, i suoi discorsi intrisi di magnificenza e carisma. Erano piccole effimere incostanti gemme che andavano assaporate, bisognava prendere la palla al balzo perché c’ erano sempre in agguato le piccole cafonerie fastidiose, le parole avvolte in confezioni di rabbia e rimandate al destinatario, la fatica del quotidiano e la tenera magia di questi momenti poteva dissolversi come neve al sole. E fu così che in un giorno di giugno 1989, Rosanna decise di accendere la luce nel suo mondo di nebbia e grigiore, e chiese a Nazareno di fare l’amore. Ci avevano provato per anni a generare un figlio e dare una svolta alle proprie vite, ma avevano incontrato notevoli difficoltà, e quando decidevano di farlo, il percorso zigzagato a mò di flipper delle loro conversazioni centrava spesso l’argomento figlio e riproduzione. Ma quel giorno Rosanna e Nazareno concordavano sulla stessa linea: vada come vada e non prendiamoci troppo sul serio. E fu così che richiamarono senza rendersi conto i legislatori extradimensionali della teoria del dimentica e ottieni: quando si abbassano le aspettative e si smette temporaneamente di focalizzare le energie mentali su qualcosa, ecco che tutto si incastra alla perfezione e magicamente si aprono le porte più impensabili. Da qualche parte nelle smagliature del Tempo e dello Spazio una certa entità si trasformò da una condizione di sospensione incorporea in un embrione fisico e concreto. Una nuova vita che si accompagnava ad un’altra. Nell’ utero di Rosanna prendevano forma due gemelli. La madre in divenire non ebbe molto tempo per razionalizzare quell’ immediata sensazione che qualcosa era cambiato, perché il suo corpo venne assalito in modo repentino da tutte le sintomatiche di una gravidanza in corso, e la sua vita prese un ritmo più affrettato, alle prese con quella che si preannunciava come una gestazione difficile.

I primi malesseri cominciarono fra il 14 e il 15 giugno, e quando Rosanna avvisò Nazareno, stressato dalla pesantezza della routine, lui reagì come di consueto: con una rabbia velata da paura. Fu così che, pensando a cosa stava succedendo con sua moglie, si distrasse alla guida ed ebbe una colluttazione con un motociclista. Superata la fase di rabbia reattiva, Nazareno decise che Rosanna andava ricoverata, e così Rosanna passò i giorni fra il 18 e il 20 giugno caracollando fra il divano e il letto, e Nazareno rinunciò alla guardia medica per starle vicino. Rosanna venne ricoverata di nuovo fra il 23 e il 24 giugno, e passava ore e ore con la nausea, che spariva solo verso sera. Il 26 giugno, in una giornata che percepiva come pessima, con un malessere da incubo, venne confermato il suo stato di gravidanza. Il giorno successivo venne messa sotto flebo e paracentesi. Il 28 giugno le venne tolto il drenaggio ma per il 3 luglio rientrava in ospedale per il quinto ricovero di quelle settimane. Fortunatamente, a farle compagnia in quella circostanza c’ era la madre, venuta a trovarla, che restò fino alla prima ecografia del 9 luglio, mentre invece il 4 luglio Nazareno partiva per Roma per partecipare al Mediterranean Congress of Urology, un congresso dedicato alla specializzazione che lui aveva scelto. Il 7 luglio Rosanna credeva di poter tornare a casa, ma invece venne tenuta dentro. Il 10 luglio era esasperata dalle condizioni stressanti del ricovero. Il 12 luglio con una nuova ecografia arrivò la conferma: si trattava di due gemelli. Una delle camere era un po’ più bassa del previsto, e probabilmente questo fatto avrebbe comportato alcuni problemi che si sarebbero dovuti risolvere. Il 14 luglio, ancora presa dalla nausea, Rosanna faceva ancora difficoltà a capacitarsi che tutto fosse vero, e per qualche minuto cercava di autoconvincersi che no, non c’era nessuna gravidanza, ma che la nausea invece fosse dovuta a problemi di ansia psicosomatica. Ma nel frattempo, la realtà delle cose riemergeva sempre dall’ apnea, e Rosanna venne fatta tornare a casa. Le venne spiegato che quel che si era verificato era una ascite al fegato dovuta alle cure contro la sterilità.

Il 19 luglio diede la grande notizia all’ amica Antonella Egitto, originaria della Calabria, e il 28 luglio scoprì che il termine della gravidanza era fissato per l’ 8 febbraio del 1990. Il 1 agosto constatò da una nuova ecografia che andava tutto bene, e il 4 agosto ricominciò a studiare tutti i giorni, decisione che però la fece ritirare di nuovo nel suo vortice dei pensieri alimentati dalla routine casalinga. L’ 8 agosto venne ricoverata di nuovo per il cerchiaggio, che le provocò dolori, mentre il 9 agosto Enzo Pacelli, giovane fratello di Nazareno, compiva tredici anni. Il 19 agosto Rosanna credeva che le sue giornate da incinta sarebbero cominciate a diventare piuttosto discrete, ma dovette ritirare le sue parole il giorno successivo quando i malesseri ricominciarono. Era di nuovo sprofondata in una sensazione di vuoto interiore, ed entro la fine del mese si sentiva stufa e annoiata. Era sempre sola, costretta a riflettere sulla sua condizione di vita, e troppo spesso Nazareno trascorreva le notti in guardia medica.

Il 17 ottobre, tramite una nuova visita, Rosanna e Nazareno scoprirono di aspettare due maschietti. Avevano già cominciato a tirare fuori una lista di nomi potenziali. Era più che probabile che sarebbero stati chiamati Martino e Giovanni. Entro il 6 novembre, come ad anticipare psicologicamente il grande strappo nella Storia che rappresentava la notte stupefacente del 9 novembre 1989, la caduta del Muro di Berlino e la folla che si accalcava chiedendo di superare il confine fra le due parti della Germania, Rosanna cominciò ad avere serie difficoltà di respiro, che si scoprì successivamente che erano dovute ad un edema. Per il 18 e 19 novembre Rosanna ricominciò a sentirsi male, così tanto che, intimorita dalla tachicardia e dall’ annebbiamento della vista, svenne, battendo la faccia sul pavimento e spaccandosi un dente.

Nei giorni successivi Rosanna ricominciò a proiettare le sue frustrazioni interiori sul marito, accusandolo di nuovo di arrancare nell’ improduttività, di essere troppo pigro, lui era sempre stanco ma non poteva nemmeno cominciare a capire la sua stanchezza, la sua condizione, era semplicemente fuori dalla sua portata. La loro vita sembrava affondare in una palude di immobilismo, e Rosanna si sentiva bloccata in ogni sua iniziativa, perché la vita con Nazareno comportava sempre dei limiti, delle restrizioni, e lei si sentiva frustrata dal suo atteggiamento dogmatico.

Il 26 novembre le giunse all’ orecchio la notizia in anteprima che i genitori e i nonni paterni di Nazareno avevano intenzione di far loro visita per una riunione di famiglia nelle vacanze di Natale, e per lei ricominciarono i timori relativi alla sua sensazione di inadeguatezza nei loro confronti, si sentiva fuori posto in quella famiglia, lei desiderava solo stare con il suo Nazareno e pensare al loro futuro da genitori.

3

Il 19 dicembre 1989 e la discesa nell’ abisso

L’ agitazione interiore di Rosanna era in una fase di crescendo ogni giorno che passava, la preoccupazione le gorgogliava nello stomaco, continuava a immaginarsi lo scenario natalizio, con i genitori e i nonni di Nazareno che arrivavano con il ragazzino tredicenne, e si sentiva frustrata dall’ impossibilità di scegliere una alternativa, la più piacevole delle quali era rimanere finalmente sola con suo marito, a festeggiare a modo loro, invece che essere costretta a sedersi di fronte a delle facce, a conversare degli affari suoi, a sentire la tensione che fremeva appena sotto pelle. Nazareno aveva addirittura fatto un acquisto abbastanza eccentrico il 7 dicembre, un albero di Natale che a Rosanna parve così grande e ingombrante che si chiedeva perché, che cosa voleva dire con quell’ affare, credeva davvero che a lei interessasse passare un intero pomeriggio a inserire le palline sull’ albero, le stelle filanti, e districarsi fra i fili delle lucine? Eppure eccolo lì, che si ergeva a padrone del salotto, quell’ albero così alto, che le ricordava costantemente l’arrivo del Natale e dei temuti pranzi e cene in famiglia. Ormai si sentiva consegnata al suo destino, di nuovo sola contro il mondo, e così si rassegnò, e aiutò suo marito ad addobbare, ricordandogli comunque che lei preferiva un bel Presepe e che dovevano cominciare a tirare fuori le statuine, e soprattutto doveva accompagnarla a Messa senza tante scuse.

Proprio quando il dado sembrava ormai tratto, in una giornata che venne trascorsa in modo normale, alle dieci e mezza della sera arrivò una telefonata drammatica da Sannicandro Garganico. Era il martedì 19 dicembre 1989, una data che sarebbe rimasta impressa nella memoria collettiva della famiglia.

Nazareno e Rosanna erano sgomenti. Era accaduto qualcosa di impossibile, un fulmine a ciel sereno. Gli scenari ripetutamente immaginati riferiti alle vacanze di Natale si dissolsero e uscirono repentinamente di scena, come se fosse esplosa una bomba.

Martino Pacelli, il padre di Nazareno, era solito recarsi al podere alla guida del suo Ape a tre ruote, e poco dopo il tramonto era stato colto da un colpo di sonno, lui che di solito era un uomo operoso e instancabile, che si faceva venire la pelle scura sotto il sole, e si era andato a schiantare.

La prognosi era fin troppo drammatica: Martino era in coma e le sue gambe erano seriamente danneggiate, e probabilmente non avrebbe più camminato.

Nazareno non aveva alcuna intenzione di lasciare la madre Maria e il fratellino Enzo ad affrontare questa impensabile situazione da soli, e così chiamò immediatamente il suo migliore amico, Michele Balanzone, e il giorno dopo i due si recarono all’ aeroporto, diretti a Bari. Michele era un uomo onesto e generoso e si era reso disponibile senza esitare.

Rosanna lo vide partire e fu come se fosse stato inghiottito in un’altra dimensione. Furono giorni di silenziosa contemplazione, una discesa negli abissi dell’inconscio, e tutto sommato adesso Rosanna avrebbe di gran lunga preferito la paziente sopportazione di un pranzo e una cena con voci un po’ più rumorose del consueto piuttosto che assistere a quella che per lei sembrava la frantumazione di quel nucleo famigliare.

Di nuovo il futuro si presentava come ignoto e temibile, un salto nel buio. Se un evento del genere poteva accadere e trascinare tutti quanti nella disperazione, che cos’ altro poteva aspettarsi?

Di nuovo si sentiva come se tutto fosse sbagliato, come se fosse intrappolata in un incubo accidentale dal quale non riusciva a svegliarsi. All’ improvviso si sentì come una donna con il velo da sposa che era stata abbandonata all’ altare, con il futuro marito che non si era presentato all’ appuntamento con il Signore. La verità era che lei si percepiva come una donna sola, isolata, alienata dall’ ambiente circostante, mentre Nazareno era membro di una famiglia numerosa e non poteva fare finta di niente di fronte a tutto questo, come poteva lei anche solo pensare di poterlo tenere stretto a sé mentre la sua famiglia attraversava quella tempesta, lui apparteneva anche a loro e non era una sua esclusiva. Furono le vacanze più anomale e insignificanti della sua vita. Nazareno non si fece vivo con una chiamata né alla Vigilia né il giorno di Natale, il 26 dicembre chiamò ben due volte, ma la sua voce non era più la stessa. Sapevano che era l’inizio di un incubo. A Martino venne amputata una gamba e anche l’altra era assai malmessa. Il coma continuava.

1992

Le stelle cadenti portano una nuova vita e il giovane Enzo trascorre l’estate con il fratello e la sua famiglia

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Enzo Pacelli era un giovane di quindici anni, dal fisico atletico e i capelli neri, che viveva con la madre a Sannicandro Garganico, nelle immediate vicinanze della scuola gestita dalle suore e della strada più trafficata della zona, che portava verso il mare, al lido di Torre Mileto. In città aveva un sacco di amici ed era un bravo ragazzo, disinvolto e sportivo. Abitava in una casa a tre piani, con la caratteristica tipica della regione della serranda che veniva chiusa la notte di fronte all’ ingresso, la cucina al piano terra, tre bagni, due microscopici e uno grande vicino alla sua stanza, che era accanto al salotto e al piccolo terrazzino, una camera di dimensioni modeste, con un quadretto raffigurante un angioletto sulla parete sopra al suo letto, due rampe di scale per arrivarci, e due cuori rossi con su scritto “mamma” e “papà” sulla parete in cima alla prima scala. Il padre Martino era morto due anni prima a causa di un incidente stradale, quando aveva solo 59 anni. Nella sua camera c’ era una libreria, dove manteneva la sua collezione di fumetti di Dylan Dog, una passione che forse celava una dimensione ombrosa nella sua personalità, un certo gusto per il macabro e il fascino del mistero e del paranormale. Suo fratello maggiore, Nazareno, aveva diciannove anni quando era nato lui e due mesi dopo già partiva per studiare medicina a Torino, perciò Enzo era stato cresciuto come un figlio unico a tutti gli effetti. Il fratello in quell’ anno si stava specializzando in urologia e pur risiedendo a Torino, nella frazione di Nichelino, lavorava a Casale Monferrato. Enzo era radicalmente diverso da lui e dopo le difficoltà della scuola media aveva deciso di lasciare gli studi a sedici anni, che avrebbe compiuto il 9 agosto. Enzo vivacizzava notevolmente la vita della madre, che come da tradizione doveva vestirsi sempre di nero fino alla fine dei suoi giorni, che lo cresceva da solo ed era una donna semplice e affettuosa. Enzo da bambino era stato influenzato dallo stile di vita spartano e dinamico del padre, un uomo che già a cinquanta anni mostrava i segni dell’età, le profonde rughe sulla faccia, un fisico magrolino e i capelli grigi. Maria era una donna che portava gli occhiali, i capelli scuri ed era rotondetta, occhi sereni, e si occupava di tutte le faccende di casa. Mano a mano che cresceva, assumeva un atteggiamento ironico e amichevole con la madre, che nulla avrebbe potuto farci se il figlio fosse cresciuto come uno dei delinquentelli della zona, ma non era questo il caso perché Enzo non aveva vissuto la necessità di spiccare del fratello, di interrompere il ciclo di una generazione di contadini e operai, ma si capiva subito che era comunque un ragazzo onesto e rispettoso.

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Rosanna e Nazareno, di trentotto e trentacinque anni, vivevano con il figlioletto Martino, che aveva due anni. Nazareno continuava a fare turni di lavoro in luoghi distanti da casa, e la coppia trascorreva le giornate importanti e i weekend con vari amici di famiglia, come per esempio Antonella Cairo, oppure Ornella e Paolo, una insegnante delle elementari collega di Rosanna e un impiegato delle poste, che avevano due figli adolescenti e vivevano anche loro a Nichelino, i coniugi Balanzone, Michele e Lara, e la famiglia dell’ altro amico storico di Nazareno, Elio Pifferaio, che era sposato con la donna affascinante che era Maria, che aveva una certa somiglianza con Rosanna, con la quale aveva due figli, un maschio e una femmina nati negli anni ottanta. Michele si stava specializzando in dermatologia, Lara era una segretaria, mentre Elio lavorava in una azienda e Maria era una casalinga. In questo gruppo di cari amici era consuetudine aggregarsi per un pranzo in un certo albergo – ristorante di montagna che si chiamava “Il Gran Truc”. A Nazareno piaceva l’ atmosfera calma della montagna e l’ immersione nella natura, così si organizzavano con frequenza per delle gite di gruppo, per poi rilassarsi con un picnic collettivo e scattare delle foto da accumulare e inserire in dei quadernetti della Fonsati o della Marvin, perché quelli erano ancora tempi in cui possedere delle fotografie era ritenuto importante e necessario, era un mondo quasi del tutto privo di cellulari, ben lontano dalle mirabolanti tecnologie degli anni a venire, che avrebbero cancellato la cultura delle fotografie conservate per decenni.

Per le vacanze di Pasqua e i ponti primaverili erano soliti andare a trovare i genitori di Rosanna, a Corbola, nelle campagne idilliache del Veneto, dove viveva anche Antonio, il fratello di Rosanna, in una villetta, che aspettava assieme alla moglie il primo figlio, Alessio, che sarebbe nato nel luglio di quell’ anno.

In estate erano soliti trascorrere settimane lontano da casa, facendosi dalle otto alle dieci ore di macchina per raggiungere la Puglia e andare in spiaggia, dove Nazareno si dilettava a fare il sub e Rosanna prendeva il sole e si distaccava dalla smania del lavoro, e al ritorno si soffermavano per almeno due settimane ancora in Veneto. Quell’ anno a Corbola sarebbe stato diverso perché Fernanda e Giovanni avevano deciso in maggio di dare ospitalità, in una sorta di “adozione”, alla sorella di lei, una donnina minuta, diabetica e incapace di badare a sé stessa autonomamente, a causa di una disabilità mentale. E così, ora in cucina, seduta sulla poltrona, c’ era la zia Agnese, silenziosa, che sfogliava una rivista partendo dall’ ultima pagina, e ogni tanto faceva qualche commento sconnesso ai discorsi che sentiva attorno a sé, oppure chiedeva se c’ era la guerra oppure una bambolina con cui giocare, perché dentro di sé, pur essendo abbastanza anziana, era ancora una bambina. Ogni sera, Fernanda e Giovanni si organizzavano per farle la puntura per il diabete.

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Rosanna era diventata una preside nel settembre del 1991, e in quest’ anno di narrazione lavorava a San Giorgio e cercava di ottenere il trasferimento, ma non le venne offerto. In febbraio aveva ricevuto uno dei rarissimi regali da parte di Nazareno, forse addirittura il primo, non si ricordava bene, degli orecchini che lei apprezzò moltissimo. Avevano trascorso il trentacinquesimo compleanno di lui con i Balanzone, Michele e Lara. Per il secondo compleanno di Martino avevano organizzato una giornata con gli amici di famiglia al ristorante di montagna, il Gran Truc. Ogni tanto Rosanna faceva visita, assieme a suo figlio, alla biondissima amica Antonella Cairo, che tanto apprezzava la presenza di quel bambino, e ascoltare dei suoi progressi nella crescita. In maggio, Rosanna cominciò a credere per diversi giorni di essere incinta a causa di alcune piccole sintomatiche che percepiva nel suo corpo, ma in realtà non era così, o almeno non ancora. Forse queste percezioni improvvise erano una sorta di inconscio flashforward per quello che sarebbe successo in agosto. Rosanna a metà giugno aveva discusso al telefono con Maria, la suocera, delle difficoltà scolastiche di Enzo e di come affrontarle, e lei e suo marito Nazareno erano rimasti un po’ contrariati e dispiaciuti, in seguito, quando avevano appreso che Enzo voleva lasciare la scuola, ma non potevano fare altro che farsene una ragione e vedere cosa sarebbe successo. In luglio, Martino si prese la bronchite. Quando si fu ripreso completamente, nella serata del 25 luglio Rosanna e Nazareno, assieme a lui, partirono per Sannicandro Garganico, arrivando a destinazione poco prima delle sei di mattina del giorno dopo. Rimasero assieme a Maria ed Enzo e a fare le giornate alla spiaggia o agli scogli e le serate nell’ animato centro cittadino fino all’ 8 agosto, e poi, nonostante fosse il suo sedicesimo compleanno, Enzo decise di accompagnare il fratello e la moglie, con il figlioletto, nella seconda tappa del consueto viaggio estivo, le campagne del Veneto. Partirono di notte e arrivarono a Corbola alle 9:30 del mattino del suo compleanno, dove venne accolto da Fernanda e Giovanni, e i genitori di Martino pensarono spesso che era come avere un altro figlio, e così, nella notte delle stelle cadenti, fra il 10 e l’ 11 agosto, scoprirono di aver concepito un altro bambino. Rosanna era esterrefatta e aveva dedicato una nota a mò di striscione a caratteri enormi su quelle due pagine della sua agenda, chiedendosi quando era successo. Fecero ritorno a Torino in tre per il 25 di agosto, mentre Enzo prese il treno per tornare in Puglia. In quel periodo avevano fatto delle gite anche al mare Adriatico della zona, nella località di Rosolina, dove però il mare era più sporco e ricco di alghe, la sabbia era ben diversa, e l’ atmosfera totalmente differente. In quella zona si poteva fare un percorso naturalistico lungo il quale quell’ estate si misero in cammino. Il lido di Torre Mileto era molto diverso, c’ era una spiaggia ben curata, con un bar – pizzeria, frequentata solo dalla gente locale, dove ci si conosceva tutti e ci si aggiornava con quelli che vivevano lontano sui fatti dell’ anno trascorso. Intorno a quel lido c’ era una spiaggia libera, costellata di ombrelloni che la gente portava da casa, sempre tremendamente affollata, e più in là c’ erano gli scogli, che erano spesso occupati da gente che parcheggiava i camper abusivamente e si fermava a cucinare grigliate.

Ancora più in là c’ era la nota Torre di Mileto, una costruzione biancastra, con una scala che portava ad una porticina, ma solo in rare occasioni era visitabile. Ad ogni modo, attorno alla costruzione si poteva ammirare la bellezza del mare profondo. Appena dietro il lido c’ era un albergo, un bar con l’ edicola e una zona dove si poteva campeggiare. Rosanna e Nazareno pensavano che non c’ era nessun paragone possibile con altre zone di Italia, e quindi tornavano sempre con piacere.

Il 3 settembre venne data la conferma a Rosanna di essere incinta. Mancava qualche settimana al suo trentanovesimo compleanno. In quei giorni, Fernanda e Giovanni si erano concessi uno dei loro rarissimi viaggi, decidendo di andare in Puglia a trovare Maria ed Enzo e a visitare la zona di San Giovanni Rotondo. In settembre, Rosanna ricordò i terribili giorni del 1989, quando le tornarono i temuti malesseri della gravidanza, una sensazione di nausea infinita. La madre aveva riservato per la figlia dei dubbi su questa nuova gravidanza, come avrebbe fatto con il lavoro, come avrebbe mantenuto due figli, quanto tempo avrebbe lei e l’ anziano marito di più di settant’ anni potuto veder crescere questo bambino, e quindi Rosanna era rimasta un po’ delusa dalla conversazione con la madre. Aveva scelto il giorno del suo compleanno, consapevole che lei avrebbe chiamato, per annunciare alla suocera Maria del fatto che aspettava un altro bambino, e lei aveva reagito con stupore e un po’ più di contentezza per la buona novella.

Ad un certo punto, ad ottobre, Rosanna continuava a chiamare in Veneto, e aveva cominciato a sospettare che fosse successo qualcosa di strano, quando notava che rispondeva sempre il padre, e dopo un po’ fu lui a riferirle che la madre aveva subito una operazione al seno che era andata a buon fine, e che lei voleva mantenere il silenzio, ma lui pensava che lei dovesse comunque saperlo. Proprio quel giorno, Martino fece un brutto ruzzolone, e Rosanna lo portò di corsa al pronto soccorso, temendo che si fosse rotto qualcosa, ma il bambino aveva le ossa di ferro e non si era procurato nulla di grave.

Il 4 novembre prese parte al funerale della moglie di Giuseppe, fratello della madre Fernanda. A novembre frequentava spesso la località di Pinerolo e andava al Gran Truc. L’ 11 novembre Martino festeggiò il suo onomastico assieme alle “zie”, le migliori amiche della madre, Antonella Cairo e Ornella Racugno Diana.

Il 18 novembre Rosanna accompagnò il marito Nazareno a presentare la sua tesi con la quale riuscì a completare la sua specializzazione in urologia. Rosanna aveva trovato quell’ autunno una babysitter per Martino, che era una giovane e vivace ragazza che si chiamava Giovanna.

Il 10 dicembre ricevette i risultati della amniocentesi e le venne dato conferma che il secondo figlio sarebbe stato un altro maschio, e che era sano, fugando i piccoli timori di essere ingravidata così tardi con l’ età. Lei e il marito decisero che si sarebbe chiamato Riccardo Pacelli.

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Per Nazareno, uno degli eventi più memorabili dell’ anno era accaduto nella domenica del 19 gennaio, che lui, la moglie e il bambino avevano trascorso al ristorante Gran Truc con gli amici di famiglia, e quando fecero visita ad Antonella Cairo, l’ altra migliore amica della moglie, Ornella Racugno Diana, chiamò al telefono spaventata perché era stata avvertita che i due figli adolescenti, Massimo e Daniel, erano stati coinvolti in un incidente automobilistico. Nazareno si lanciò subito in missione, e dentro di lui venivano rievocati a livello inconscio immagini e rapidissime scene di ciò che aveva visto una volta giunto in Puglia dopo l’ incidente gravissimo subito da suo padre. Quando Nazareno si presentò sul luogo dell’ accaduto, constatò che la situazione non era così devastante come era accaduto al padre, ma fece comunque tutto quello che poteva fare per dare una mano. I due erano messi maluccio, si erano rotti un arto ciascuno, Massimo un braccio e Daniel una gamba, e c’ erano altre lievi ferite qui e là. I due fratelli vennero raggiunti al pronto soccorso anche dai genitori, e ovviamente Nazareno era lì, non poteva tirarsi indietro, e aveva deciso che sarebbe rimasto a monitorare la situazione fino alla mezzanotte.

1995

L’ anno del trasferimento a Casale Monferrato

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Nel 1995 Rosanna e Nazareno avevano un particolare obiettivo per il futuro: cambiare casa e città e trasferirsi a Casale Monferrato, a poco più di un’ ora di distanza da Nichelino, Torino. Dopo qualche mese di riflessioni avevano optato per rifiutare l’ opzione di trasferirsi in una casa di campagna nei pressi di Morsingo e Solonghello e avevano visitato il 13 ottobre del 1994 una casa nei pressi della stazione di Casale che li aveva soddisfatti, e così decisero di acquistarla ufficialmente il 28 gennaio 1995. Il trasferimento sarebbe avvenuto più avanti, in autunno. Nel frattempo Rosanna, preside scolastica, venne trasferita da San Giorgio a Ozzano Monferrato, e Antonio, suo fratello, che aveva un figlio di tre anni, Alessio, si preparava alla nascita del secondo, una femmina, che si sarebbe chiamata Anna, e sarebbe nata il 15 giugno, quinto anniversario della morte di Martino Pacelli, padre di Nazareno.  Anna sarebbe diventata una bella bambina bionda e solare, mentre Alessio avrebbe avuto una vaga somiglianza con Martino e avrebbe portato gli occhiali. Per il padre del bambino di quattro anni che era Martino, questo fu l’ anno del suo viaggio in America, per un congresso internazionale di medicina, dove visitò il Grand Canyon in Arizona, e il Nevada, principalmente nella località di Las Vegas, una avventura esplorativa che venne inaugurata a pochi giorni dal terribile attacco terroristico da parte di un lupo solitario, che era avvenuto a Oklahoma City il 19 aprile 1995.

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Martino aveva ora un fratello minore, Riccardo, che aveva due anni, un bimbo dai lunghi capelli castani che i genitori gli avevano lasciato crescere, e una forte espressività facciale. Martino frequentava la scuola materna di Nichelino, e avrebbe partecipato alla sua prima gita di gruppo in quel maggio, lui che non voleva mai allontanarsi troppo da casa e dai suoi genitori. Era un bambino un poco alto per la sua età, aveva i capelli scuri e tenuti sempre abbastanza corti, occhi seri e contemplativi. A causa delle loro abitudini lavorative, si trovava a passare molto tempo con la “zia” Ornella Racugno Diana e i suoi due figli adolescenti, che essendo figure maschili un po’ anomale nella vita di Martino, ed essendo più grandi, lo affascinavano. Massimo aveva una certa vaga somiglianza nel viso con il padre, mentre Daniel aveva una espressione da duro, i capelli chiari e folti, sul biondo – arancio, ed era alto e ben slanciato. Martino in particolare, nel corso degli anni, avrebbe ricordato i loro giubbotti di pelle, quello di Massimo, spesso e con le scritte dietro, e quello di Daniel, più lungo, un po’ come quello del film Matrix che sarebbe uscito più avanti, e questi ricordi sarebbero rimasti talmente impressi che Martino negli anni successivi, anche dopo il trasferimento, quando non avrebbe più rivisto questi due ragazzi, avrebbe espresso il desiderio di possedere un giubbotto di pelle, ma avrebbe dovuto aspettare di avere diciassette anni per cominciare a indossarli. Inoltre queste figure che erano come un duo di finti fratelli maggiori si sarebbero replicati in altre vesti, seguendo tempistiche cicliche, nel corso degli anni futuri. Martino non poteva immaginarlo nel breve termine, ma successivamente al trasferimento, quando queste figure sarebbero rimaste a galleggiare nella memoria così vaga e frammentata come è quella di un bambino piccolo, avrebbe continuato a tentare di evocarle, a cercarle negli altri, per esempio in un gruppo di giovani incontrati in spiaggia in altri anni, in particolare quel ragazzo di cui avrebbe comunque mantenuto memorie vaghissime, Lucio, con cui avrebbe avuto momenti di interazione durante le sue vacanze in Puglia, oppure più avanti, persino nei primi due anni di scuola superiore. Zia Ornella era una brava donna, di fede devota e una figura attenta e gentile, dal carattere pacato, senza rigidità, che accoglieva Martino e alle volte anche Riccardo, in casa sua, gli preparava il pranzo o la cena e quando era davvero tanto piccolo lo imboccava, inventando filastrocche e dicendo che stava arrivando il trenino. Poi Martino era libero di giocare con le macchinine e altri giocattoli, sparsi sul tappeto, sul pavimento e sul divano.

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Il trasferimento da Nichelino a Casale Monferrato avvenne il 24 ottobre 1995 e il processo di spostamento del mobilio e del resto dell’ arredamento durò almeno un intero giorno e una intera notte, e Nazareno e Rosanna accumularono una quantità abbondante di scatoloni, alcuni dei quali sarebbero finiti nella mansarda, altri nel garage, questi ultimi, per la maggior parte destinati a non essere quasi mai riaperti, e ancora nei decenni a venire alcuni oggetti sarebbero rimasti lì dentro.

Martino venne lasciato in affido per il tempo necessario per sistemare tutto, a casa di zia Ornella mentre Riccardo venne accolto dalla babysitter Stefania.

La famiglia Pacelli lasciava quindi l’ appartamento al quarto piano di quel grigio condominio con le tapparelle verdi, situato in un quartiere che, Rosanna temeva, stava diventando troppo malfamato, malfrequentato per i loro gusti, e si sarebbero spostati in una casa dalle tonalità rosa – rosse, un appartamento a due piani, se si comprendeva la mansarda, che era una vera e propria succursale della casa, con il suo tetto in legno, un ripostiglio, dove sarebbero state riposte le cose da vestire del calcio di Nazareno e alcuni giocattoli, più gli attrezzi da riparazione vari ed eventuali, e una buona quantità di scatoloni vennero sistemati nella zona camera da letto della mansarda, in cui venne preparato anche un bagno e una sorta di salotto.

La casa era situata nei pressi di una casa di riposo, in una zona molto vicina alla stazione dei treni e abbastanza vicina al centro, che si poteva raggiungere in cinque minuti, ma aveva il difetto di essere proprio accanto ad una delle strade più trafficate della città. Molto vicino ad essa, inoltre, c’ erano i giardini della stazione, una ampia area di verde. La casa era molto più ampia dell’appartamento precedente, includeva un grande salotto, che all’ epoca avrebbe funzionato anche da area giochi per i due bambini, la possibilità di installare grandi librerie che ricoprivano l’intera parete. Una di esse aveva le ante rivestite in vetro. Poi c’ era una camera condivisa per i bambini, che dava sul balcone, una camera da letto sempre condivisa per i bambini, la camera da letto dei due coniugi, due bagni, uno molto piccolo e privo di finestre, dove venne installata la doccia, e uno più grande che dava sul terrazzo, una cucina abbastanza ampia che dava sul terrazzo, che era un quadrato di tre o quattro metri dove si potevano far crescere una quantità di piante da vaso, e sul fondo del quale c’ era una specie di casetta adibita a lavanderia, una succursale del bagno, in sostanza.

Iniziava così una nuova fase della vita di questa famiglia. Martino cominciò a frequentare la scuola materna locale e a conoscere i suoi futuri compagni di classe elementare, e il grembiule ufficiale della sua classe era rosso e c’ erano tre insegnanti che controllavano lui e i suoi piccoli compagni.

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Nella prima settimana di novembre, Martino e Riccardo conobbero la loro futura babysitter ufficiale che avrebbe accompagnato e gestito le loro giornate nel corso degli anni: Miranda Zannicelli, una ragazza un po’ paffuta, con i capelli scuri e ricci, un bel sorriso e un carattere un pochino riservato, ma gentile, a tratti giocosa, ma anche rigida quando era necessario. Miranda li portava ai giardinetti a raccogliere le castagne e fare una passeggiata, oppure si inventava delle attività da svolgere in casa, oppure guardavano assieme degli sceneggiati in tv, oppure si raccontavano fiabe e storie creative.

La voce di Miranda, in particolare, avrebbe influenzato le abitudini espressive di Riccardo, che spesso rievocava la sua voce in modo giocoso quando parlava, una caratteristica che avrebbe contrastato duramente con il suo atteggiamento futuro nel corso degli anni, quando la sua voce si fece più profonda e il suo comportamento meno vivace e un po’ più cupo, chiuso in sè stesso, duro e impassibile.

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Nazareno cercava i suoi spazi di libertà e individualità e spesso si faceva coinvolgere dalle occasioni di viaggio date dai congressi di medicina e decideva di darsi all’ avventura da solo. Nel 1995 esplorò il Grand Canyon e visitò “La Città dei Vizi” che era Las Vegas, in Nevada, un luogo che non lo impressionò, troppo casino, uno stile di vita che contrastava fortemente con il suo, e i suoi dogmatici principi, e quindi in quelle circostanze preferì concentrarsi sul congresso in corso e sulle opportunità proposte dall’ albergo. Ad ogni modo, portò a casa un grande quadro raffigurante il Canyon, e per i bambini, due pistole finte da cowboy del Far West. Non si era lasciato impressionare dall’ allerta terrorismo annunciata dopo il terribile attacco di Oklahoma City pochi giorni prima della sua partenza per gli States. 





Vi racconto la mia vita – parte 3 – 20s, la mia seconda vita

27 05 2019

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CHI ERO: Da “creatore di mondi” in questa fase della mia vita sono diventato scrittore occasionale, e la mia fantasia è ancora attiva. Ho imparato a passare molto tempo da solo, diventando uno di quelli che escono da soli senza programmi per il pomeriggio. Le mie letture si sono concentrate sui libri di testo scolastici. Il legame con mio fratello si affievolisce sempre di più in questa fase. La mia giornata comincia al mattino prestissimo.

COSA E’ CAMBIATO: praticamente ogni cosa di me ora è diversa. Anche il modo di parlare. Ho scritto racconti e libri, ma la mia costanza periodica e quasi del tutto inesistente non mi ha ancora permesso di ricavare qualcosa da questa mia passione. La grafomania si è intensificata. Non smetto mai di scrivere, e se non è su carta è al computer. Il tempo che passo da solo è diminuito negli anni sociali, ma ci sono stati ancora anni dove stavo sempre per i fatti miei. Leggo ancora tanto, e dal 2015 ho cominciato a seguire e collezionare Stephen King, che ha monopolizzato il mio mondo letterario. Il legame con mio fratello in questa fase è …sempre più scarso, anno dopo anno, passiamo le giornate a condividere una casa ma senza parlarci. I ritmi della mia vita di anno in anno si sono spostati dal mattino prestissimo al primo pomeriggio e ho cominciato a vivere la notte sveglio. Dalle curiosità sulle cose quotidiane ma enigmatiche dell’ infanzia, passando attraverso channeling ed evocazioni al modo di giochi mentali, in questa fase approfondisco la passione per l’ astrologia professionale divorando libri e siti web voracemente, e il mio nuovo metodo di esplorazione mistica è quello della sincronicità, per poi concentrarmi stabilmente nell’ ambito della ciclologia, metafisica e filosofia. Anche la mia dieta negli anni è cambiata, c’è stata una lunga pausa con il cioccolato, mentre le patatine sono difficilissime da lasciare, e di recente ho ripreso con il cioccolato in grandi quantità, ma mangio sempre pesce, carne, ogni tanto la pizza ( 2010, per esempio ), panini ( dal 2010 ) e ho introdotto i wurstel ( 2015 ) e il caffè ( 2019 ).

Spiritualmente, nei primi anni sono stato influenzato dalle lectures di Terence Mckenna, ho continuato a credere in Dio, ma a modo mio, in modo molto personale e individuale, e nel 2018 sono diventato anti – evoluzionista ( non esiste la macroevoluzione ) e ho abbracciato la filosofia – teoria dell’ Individualismo Aperto: esiste una sola coscienza, la coscienza è l’ unica cosa che esiste veramente, siamo tutti Uno, e reincarnazione. Non è necessaria la presenza di Dio per ammettere che l’ Individualismo Aperto è l’ unica cosa che certamente è vera.    

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Il 2010 fu l’ anno che cambiò ogni cosa nella mia vita, ma in seguito venne superato di netto dal 2014, e dal 2015 la mia personalità ha subito una scissione completa da quella di prima, almeno nel mondo esterno.

Frequentai l’ università fino a maggio, poi decisi di interrompere. L’ inizio dell’ anno fu tranquillo, a parte per quel gennaio quando tutti in famiglia venimmo coinvolti da un attacco di intossicazione alimentare e venni ricoverato in ospedale assieme a mio fratello.

Poi ad aprile un mio compagno di classe di elementari e medie MORI’ IN UN INCIDENTE D’ AUTO, un evento che rimase impresso a fuoco nella mia psiche perché lo incontrai lo stesso pomeriggio per strada.

Fu una occasione per riprendere i contatti con la mia amica delle elementari, fu lei a contattarmi per prima il 2 maggio. Conobbi anche la fidanzata di questo ragazzo e cercai di consolarla con testi di canzoni e poesie. Ritrovai anche i contatti con una compagna del primo anno delle superiori che cambiò poi scuola e città perché all’ epoca stava vivendo un anno difficile in classe per problemi privati. Si dimostrò molto maturata e cambiata.

In estate venni pagato per un lavoro per la prima volta, e partecipai come animatore ai centri estivi di una scuola elementare, e per le prime settimane mi venne affidato un bambino autistico, ma ebbi molta difficoltà a gestirlo. Così decisero di affidarmi altri bambini. In dicembre divenni stagista membro dello staff di segreteria di una scuola professionale.

In febbraio scrissi il remake del libro del 2007. Alla festa di carnevale dell’ oratorio, dove ero con il mio amico storico, conobbi anche un ragazzo di 6 anni più giovane che sarebbe entrato presto nella mia vita, e anche rientrato dopo, ma come cattiva influenza. 

Ad una cena di classe scoprii l’ inganno della mia amica del 2009, motivazione per interrompere i contatti con lei. Andai 2 volte a Torino con il mio migliore amico e la sua ragazza. Nel frattempo ero particolarmente amico di quel ragazzo del 1995/ 1996 che con l’ amico mi aveva seguito per giorni in bici, insistendo per conoscermi. Non discutevamo mai. Uscivamo spesso come un trio. Un giorno si scontrò con la bici contro quella di un bullo che lo perseguitò, cosa che lo scosse molto e danneggiò la nostra amicizia, perché lui si sentiva appunto perseguitato e allarmato. Mi ricordo che mi portava spesso alla stazione ad osservare i treni che lo appassionavano. Dopo la vicenda del bullo, ci perdemmo di vista. Avevamo avuto una prima discussione in estate perché non mi fidavo più tanto di lui, l’ altro amico mi diceva che mi mentiva su tante cose.

In estate non andammo al mare con la famiglia, ma trascorsi una settimana al sud con mio zio e la sua famiglia. Non facemmo altre vacanze.

Fu occasione per un AGOSTO DI FUOCO quando, poco dopo aver recuperato i contatti con il mio “pseudofratello”, conobbi un ragazzo del 1996 che lo conosceva, che entrò di impatto nella mia vita con una pallonata sulla mia testa, data per errore.

Dopo ferragosto, avevo avuto la pessima decisione di portarmi in giro i soldi rimasti dalle vacanze con lo zio, e capitò che mi vennero rubati. Tutti mi portavano ad un unico colpevole: quel ragazzo del 1996. Io tentai di affrontarlo da solo, ma i miei genitori scoprirono il furto ed eruttarono in uno SCONTRO ATOMICO con i genitori di questo ragazzo, che fra l’ altro mi aveva portato davanti a casa sua già in passato nelle settimane precedenti. Tranne in un’ altra occasione, io e il mio “pseudofratello” interrompemmo per ( quasi ) sempre i contatti. La vicenda del furto aveva causato un terremoto nella mia psiche.

Loro non lo seppero mai, ma in autunno io e il ragazzo del 1996 ritornammo in contatto per qualche settimana, in maniera pacata e tranquilla. Anche se sapevo che fidarmi di lui era rischioso … però non successero altri pasticci. In quell’ estate inoltre, il mio amico del 1995/6 un giorno mi presentò il mio futuro  “pseudocugino” del 1998 con cui si accompagnava in quell’ occasione. Dopo la “guerra del furto”  cominciammo a scriverci online e poi ci conoscemmo meglio, ma fu il suo migliore amico che entrò a far parte della mia vita, seppure all’ inizio in modo abbastanza superficiale, quell’ autunno.

A dicembre  quest’ ultimo mi invitò a conoscere sua madre a casa sua. Sarebbe diventato COME UN SECONDO FRATELLO PER ME, anche di più del mio reale fratello, e divenne il rapporto di amicizia e fratellanza più intenso della mia vita.

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In autunno i miei genitori per distrarmi decisero di provare a convincermi a trasferirmi in un collegio con il mio migliore amico a Torino, per riprovare con l’ università, ma io rinunciai perché non mi sentivo ancora pronto a lasciare casa per un collegio, poi, che non sapevo che gente c’ era … In estate ripresi i contatti con la mia amica “platonica” per un breve tempo, e lei era molto contenta di incontrarmi in quelle occasioni. Poco prima di Natale mia nonna paterna venne a vivere in soffitta da noi perché si era ammalata e mio padre la voleva far seguire dall’ ospedale locale.

Il 2011 è stato un anno più tranquillo, monopolizzato dal mio “secondo fratello” come assoluto protagonista di una nuova mini era nella mia vita. Dal mattino alla sera i miei pensieri giravano intorno a lui. Lui lo considero la persona in assoluto più influente sulla mia vita. L’ ombra della sua personalità è ancora presente dopo anni nella mia mentalità.   

Questo fu l’ anno in cui iniziai a tenere un diario rudimentale. Il mio amico storico mi aiutò a comprare online, usati, gli ultimi due libri della saga degli Animorphs, in inglese. In gennaio mi incontrai per l’ ultima volta con il mio “pseudofratello”.

Mi tenevo in costante contatto telefonico con la mia amica con cui avevo ripreso i contatti nel maggio 2010. Poco dopo Fukushima, cominciai a comprare la rivista Internazionale ( ho smesso nel 2018 ). Quel febbraio approfondii l’ amicizia con il mio “pseudocugino”, un omonimo sostituto simbolico del mio vero cugino paterno, e il suo migliore amico. In aprile quest’ ultimo mi chiese di aiutarlo con i compiti in biblioteca, e finii per aiutare lui e altri due ragazzini.

A partire da agosto cominciai ad andare sempre più spesso a casa sua, per aiutarlo con LEZIONI PRIVATE e conobbi quindi la sua famiglia, una casa che divenne virtualmente come LA MIA SECONDA CASA.

In settembre andai anche spesso in biblioteca con il mio “pseudocugino”, con il quale ebbi anche una discussione, occasione in cui lui mi insultò duramente. Tornò anche un mio amico del 2010 ( quello di futura cattiva influenza ), con il quale andavo spesso a giocare a pallone all’ oratorio l’ anno scorso e a casa sua in cortile in questi due anni.

Il mio secondo fratello era un ragazzino difficile all’ epoca, affezionato perché mi chiamava spesso al telefono per conversazioni serali, ma anche difficile da gestire e da capire. Abbiamo avuto tre discussioni intense durante il corso dell’ anno, ma invece di crollare il nostro rapporto di fratellanza si faceva sempre più stretto.

Divenni completamente inglobato nella sua vita, letteralmente mettendo da parte la mia. Ancora adesso mi domando come possa essere accaduto, ma era chiaramente destino.

Non nascondo che cominciavo a sentirmi come se fosse una anticipazione di un ipotetico figlio, una anticipazione karmica, un test preparatorio ad un futuro remoto. Il mio “pseudocugino” venne a vedere casa mia per la prima volta in estate.

Quell’ estate siamo tornati in Corsica, ancora una volta saltando il mare del sud. Cominciai anche a raccogliere particolari sul mio passato, stimolato dalla teoria della timewave. Per un periodo breve frequentai due volte a settimana uno stage poco significativo a Torino. Mio fratello nel frattempo prese la patente. Fino a giugno frequentai lo stage di segreteria nella scuola professionale. Tornai anche al centro estivo della scuola elementare del 2010. Il mio migliore amico diede una festa di compleanno a casa sua, occasione per una riunione di compagni di classe. Cominciai anche a leggere tutti i diari di mia madre per raccogliere i dati sul mio passato.

Il 2012 non è stato da me percepito come un cambiamento d’ anno come le altre volte, e si è svolto come una diretta continuazione del 2011, un anno di transizione.

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Tutto l’ anno venne dedicato al mio rapporto di fratellanza con il ragazzino, e alle lezioni private, e al rapporto fra me, lui e sua madre.

A febbraio ci fu una eccezionale nevicata. Ormai passavo ogni singolo giorno a casa del mio secondo fratello, e praticamente VIVEVO A CAVALLO FRA DUE FAMIGLIE. Scoprii una effimera passione per i disegni artistici. Tornai alla segreteria della scuola professionale. Il mio “pseudofratello”  mi contattò online e riallacciammo superficialmente i contatti, ma ormai il suo ruolo era stato definitivamente occupato. Avevo anche perso di vista il mio “pseudocugino” e praticamente avevo perso di vista chiunque altro. Il rapporto con il mio “secondo fratello” migliorò per un breve periodo.

Poi arrivò il giorno in cui mi venne un acufene all’ orecchio sinistro, che rimane ancora adesso nel 2019. Per un mese persi il controllo, scosso e preso dai timori per questa condizione. Poi me ne feci una ragione e divenne come il battito cardiaco, un suono normale del mio corpo. Erano tornati gli attacchi di panico. Non so se fu perché quel giorno il mio secondo fratello era tornato dalla gita, e quindi, in qualche modo psicologicamente preoccupato, consapevole di essere rimasto inglobato completamente nella sua vita, ciò ha avuto un effetto fisico sul mio corpo. Non so.

Ritrovai comunque i contatti con il mio amico storico. Il mio “secondo fratello” venne a vedere casa mia per la prima volta in estate e ci venne spesso, ma a me dava fastidio che se ne approfittasse per usare il mio computer. Lo lasciavo fare, ma non ero d’ accordo. In settembre lui e il suo migliore amico divennero acerbi l’ uno con l’ altro. Con l’ avanzare del rapporto di fratellanza con me, non riusciva più a tollerarlo.

In estate morì mia nonna paterna, e papà era sconvolto. Mia nonna ha avuto due funerali, uno al nord, e uno al sud. Ancora una volta saltammo il mare al sud. Quando morì ero al mio secondo giorno con mia madre in Veneto, così dovemmo tornare indietro. Ci tornammo poi in agosto.

In autunno riprovai a frequentare l’ università di lingue straniere, anche per cambiare abitudini e distaccarmi gradualmente dal mio secondo fratello, anzi, diciamo che era esclusivamente per quel motivo che decisi di riprovare. Volevo che si abituasse alla mia assenza e a lasciarmi i miei spazi, ma lui non mantenne la promessa, e questo incrinò il nostro rapporto di fratellanza per sempre.

All’ università mi ricordo una saggia professoressa che portava in parte il mio cognome, letteratura straniera, e la prof. di inglese, una simpatica Texana con l’ accento americano. Feci anche amicizia con un professore della scuola professionale che aveva deciso di iniziare l’ università, e parlavamo di attualità durante i passaggi in auto verso casa che mi dava. Aiutai il mio “secondo fratello” con le verifiche e venne promosso quest’ anno. In autunno mio fratello iniziò l’ università e si trasferì.

Il fenomeno 2012 si ridusse in un nulla di fatto, cosa che mi deluse molto, e mi fece perdere la fiducia per il futuro. Anche questo ebbe influenza su quello che avvenne nel 2013.

Il 2013 è stato l’ anno dove il mio io interiore ha avuto il monopolio, un anno di solitudine meditativa quasi assoluta, un viaggio nel tempo come ritorno ad un passato che credevo non avrei mai più percepito.

Il 2013 fu anche l’ anno in cui conobbi l’ autore principale di questo blog, che è diventato l’ “amico di penna” più durativo della mia vita ( quasi 6 anni ormai ) e una specie di “mentore a distanza” e “compagno di pensieri e riflessioni”.  

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Questo fu il mio anno sabbatico dal mondo. Il mio “secondo fratello” chiedeva sempre più tempo da me, prendeva e prendeva e in cambio dava ben poco. Fu un inverno spento e spossato per me. In febbraio mi misi in contatto con Peter Meyer e cominciai a fare una ricerca indipendente sulla teoria timewave e sulle alternative che Meyer proponeva. I problemi e le discussioni con il mio “secondo fratello” erano sempre più frequenti. Non gli dissi che avevo interrotto gli studi.

Andai una unica volta a cena a casa sua, ma i miei genitori erano ormai stufi di tutto questo tempo dedicato a lui e a sua madre, così in marzo, da un giorno all’ altro, crollò tutto come il muro dell’ 89. Fu un severo trauma per me distaccarmi da lui e riprendere possesso della mia vita. Lui portò rancore per tanto tempo e si comportò con freddezza e rabbia, incapace di capire che ero ormai esausto e mangiato dalla routine e dalla quantità di ore passate con loro ogni giorno. Un mese dopo mi seguì durante una mia passeggiata e allora lo mandai via con rabbia. Fu la fine.

Recuperai i contatti telefonici con la mia amica del 2010, ma non trovammo modo di incontrarci di persona per una serie di contrattempi, cosa che all’ epoca non comprendevo e che ha creato un breve fraintendimento fra di noi.

Nel frattempo mi ero chiuso in me stesso, recuperando il mio mondo interiore, incapace di fidarmi delle persone, nel timore che potessero inglobarmi nella loro rete.

Gli attacchi di panico ogni tanto tornavano. In aprile morì mio nonno materno. Tornai a leggere i diari di mia madre, e temevo che nella mia vita non ci fosse più nulla da dire, e il futuro era fosco. Ricominciai a scrivere racconti. Partecipavo molto di più online. Scrissi un intero libro di astrologia, recuperando la passione acquisita a 15 anni. Anche mio fratello cominciò a chiudersi in sé stesso e tornò a vivere a casa qui. Non venne in vacanza con noi e preferì rimanere a guardare la casa, mentre noi andammo al mare al sud.

Quell’ estate entrai in contatto su questo blog con il proprietario, che divenne gradualmente un amico e compagno di vita a distanza. Cominciai a fornirgli materiale per scrivere articoli.

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In autunno scoppiò un dibattito di gruppo su fb per i miei interessi mistici, cosa che incrinò il mio rapporto di amicizia con il mio migliore amico scettico. Acquistai la biografia di Terence Mckenna e compresi la sua vita. In primavera arrivò il numero 3000 di Topolino che acquistai anche stavolta due volte, e stimolò di nuovo il mio interesse per i fumetti. Conobbi anche il padre del mio “rivale” delle medie, e cominciammo a uscire spesso in autunno in bici, conversando di tante cose. In estate ci fu un ritorno al passato remoto e conobbi meglio, una sera, i miei vicini di casa del sud. Ritrovammo anche gli amici storici di mio padre.

Provai ad entrare in contatto con il ragazzo della mia storia onirica ricorrente, e i sogni ripresero all’ improvviso, ma non riuscii a raccontargli la verità sui sogni. In autunno, per solitudine, ripresi i contatti online con il ragazzo del furto, e chiarimmo tutta la situazione, decidendo di essere amici da quel momento. Lo aiutai in qualche modo come potevo a cercare una potenziale location per un suo stage lavorativo e parlammo del passato. Il mio amico del 2009 e 2010, il ciclista, tornò occasionalmente ma non riuscimmo a recuperare l’ amicizia e ci perdemmo di vista di nuovo per sempre. Quest’ anno inoltre cominciai ad appassionarmi ad una serie canadese sulla scuola superiore, Degrassi, che andava avanti dagli anni ’80 con una pausa fino al 2001, e mi guardai – tutti – gli episodi online.

Il 2014 è stato l’ anno fondante della mia seconda vita, diciamo la fase secondaria, e l’ anno con più “momenti memorabili” della mia vita. E’ stato anche il primo anno ” della compagnia”, un cambiamento di stile di vita per me, e il primo approccio con la “vita di gruppo” piuttosto che con le amicizie a due.

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L’ anno è iniziato con calma, anche se con qualche turbolenza famigliare. A gennaio sono caduto in bici e mi sono quasi spaccato un ginocchio. Il compleanno l’ ho trascorso a Torino con mio padre.

In marzo, ho cominciato a lavorare nel centro nuoto dove in passato avevo frequentato il corso di nuoto, anche se ha cambiato sede. E’ il luogo dove nel 2019 lavoro ancora adesso. Quindi tutto ha cominciato a cambiare.

Nel frattempo, ho finito di leggere la biografia di Mckenna, ho approfondito l’ amicizia online con il ragazzo del furto, e sono tornato amico del mio “pseudocugino” che è diventato un po’ il protagonista del mio anno.

Ho ritrovato anche i contatti con il mio amico delle superiori, è venuto per la prima volta a vedere casa mia, e ho assistito ad un suo “corso” di lezioni private. Ho provato a riallacciare i contatti anche con la mia migliore amica “platonica” ma tutto è andato male, e lei mi ha cacciato dalla sua vita, cosa che mi fece stare male. Infatti cancellai il suo numero e la bloccai su fb.

Anche giugno fu un mese turbolento in casa. In aprile trovai un nuovo amico online, un Peruviano che vive a Roma. In maggio ho conosciuto il nuovo migliore amico del mio “pseudocugino” e la fidanzata di questo. A fine maggio ho interrotto i contatti con il ragazzo del furto. Gradualmente, in maggio, e poi definitivamente da fine agosto, ho cominciato a frequentare la compagnia di amici del mio “pseudocugino”, in un tentativo di ritrovare e avere esperienza della mia adolescenza “non vissuta veramente” anni fa.

Inoltre in maggio ho riallacciato i contatti con un amico dell’ oratorio, e assieme a lui anche con la fidanzata del mio migliore amico delle superiori, che era una ragazza appassionata di misticismo come l’ altro, mentre il mio amico era scettico, ma all’ epoca cominciò ad essere più aperto di mente, temporaneamente. L’ amicizia con questa ragazza è stata molto interessante, anche se effimero il periodo in cui ci siamo frequentati, durato solo qualche settimana. Per quel breve periodo avevamo formato un trio. In seguito, ho aiutato il mio amico a riallacciare i contatti con lei e a tornare assieme a lei. Avevo conosciuto nel frattempo, alcune sue amiche.

Io e il mio amico in estate siamo andati in campagna, a dei concerti anche, e in biblioteca, girando con la sua auto. Inoltre, ho frequentato come membro dello staff il mio primo centro estivo organizzato dal centro nuoto.

Poi sono diventato, sempre in estate, co – autore del blog Civiltà Scomparse, sul quale nel 2019, scrivo ancora adesso.

Ho partecipato anche alla festa serale a casa del mio amico delle superiori, dove c’ era anche il mio trio. Inoltre ho avuto una “conversazione conclusiva” con il padre del mio secondo fratello. Assieme al mio trio per breve tempo ho frequentato i locali bar della mia città, cosa anomala per me. In settembre ho cambiato cellulare, dopo anni. Ho scoperto whatsapp. In ottobre ho provato a spiegare al ragazzo quella mia vicenda dei sogni ricorrenti, ma non ho ottenuto niente che risolvesse il mistero e questo mi scoraggiò. Almeno adesso lui ne era consapevole. In autunno mi sentivo in competizione per il mio “pseudocugino” con un altro amico che avevamo in comune, che lo invitava sempre nella sua grande casa fuori città.

In ottobre, ho ottenuto le chiavi della mia soffitta, dove lui è venuto a trovarmi spesso quell’ autunno.

Al sud, al mare, abbiamo conosciuto altre famiglie amiche, e ritrovato gli amici di mio padre. A ferragosto abbiamo fatto un torneo di calcetto, e una cena di gruppo in campagna.

In settembre si era formato un gruppo molto affiatato, e io ero il più grande. Loro erano fra il 1996 e il 1999. Lo possiamo chiamare IL GRUPPO CLASSICO: Io, il mio “pseudocugino”, il mio amico rumeno ( all’ epoca il suo migliore amico ), due cugini di primo grado ( fra di loro ) e un ragazzo del 1996, e occasionalmente c’ era anche una ragazza bionda ( “Britney” )  e un albanese che successivamente si è trasferito. Questo gruppo classico è durato fino alla fine del 2014, per poi espandersi.  

 Ogni tanto mi vedevo ancora con il mio amico storico.  In novembre, il mio “secondo fratello” ha discusso con me, mentre ero con gli amici, ma non ho reagito.  Ogni tanto io e il mio “pseudocugino” accompagnavamo a casa la sua migliore amica, la bionda. Vidi anche un film sulla vita di Terence Mckenna, online. In dicembre, ci sono state turbolenze, e in una occasione, una sera un nostro amico ( il tipo del 1996 ) si è sentito male in un locale bar e ci siamo spaventati molto, è andato all’ ospedale, ma poi si è ripreso. In quell’ occasione, ci sentivamo come una “grande famiglia di amici”. Inoltre, ho conosciuto anche la famiglia di uno dei miei nuovi amici. Il mio amico storico è venuto a trovarmi a casa mia, dopo Natale.

Quest’ anno mi sono concentrato molto sulla scrittura del mio diario personale. Entro la fine del 2015 queste “note” avrebbero raggiunto le centinaia di pagine. Questa fase è durata fino alla prima metà del 2016, quando ho interrotto.

Il 2015 è stato l’ anno più sociale della mia vita, una vera esplosione di nuove conoscenze, dove la protagonista assoluta è stata l’ espansione del gruppo compagnia. E’ stato anche l’ anno più trasformativo in assoluto per me.

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Quest’ anno, come fu anni fa, ho approfondito l’ amicizia con il migliore amico del mio “pseudocugino”, il ragazzo della Romania, e lui non era ( di nuovo ) più al centro della mia vita sociale, cosa che ( di nuovo ) ha provocato avversità nei miei confronti, per lui, a lungo andare. 

Nel frattempo, quest’ anno è stato ricchissimo nel campo sociale, ho conosciuto tantissime altre persone determinanti. E’ stato anche un anno di esperienze e comportamenti molto diversi dalle mie abitudini.

I nuovi arrivati nella compagnia sono stati: Rocco e i suoi amici, uno in particolare. Rocco e io ci prendevamo sempre in giro, amichevolmente, cosa che era fonte di continue discussioni, un vero e proprio tormentone, e spesso io non lo sopportavo, ma nel corso del tempo le cose sono migliorate ed è ancora adesso nel 2019 mio amico; i due “giganti”, ex giocatori di basket, fratelli, di origini miste fra Italia ed Europa, e con uno di questi in particolare nel 2015 ho legato. Un altro cugino dei due cugini del gruppo classico, un mio ex amico che si è inserito ma era una cattiva influenza, un ragazzo già conosciuto nel 2014, altri due fratelli anche loro di origini miste ( con la casa più bella che io abbia mai visto ), una ragazza loro amica, una ragazza con la passione del canto, un ragazzo che voleva fare il poliziotto ( si è poi trasferito nel corso dell’ anno ), un ragazzo che era stato estromesso dal gruppo originale prima che arrivassi io, e che tentava di ritornarci, un altro ragazzo in particolare, e altri in seguito.   

Ci sono state varie turbolenze abbastanza gravi quest’ anno, fra me e il “pseudocugino” in particolare. Il mio gatto Mino si è ammalato in autunno, ed è morto il 7 dicembre, e il giorno dopo lo abbiamo sepolto a casa di una amica di famiglia in montagna. Ho passato il compleanno del mio amico rumeno con lui a casa sua. Anche quest’ anno siamo tornati al sud, per l’ estate. Poi c’è stato un amico che è riuscito anche ad allacciare i contatti con mio fratello, è venuto a conoscere la mia famiglia, e ha passato a cena da me il mio onomastico, conversando anche con mia madre. Lui è uno dei due “giganti” della compagnia.

Inoltre quest’ anno è iniziata la mia passione per i libri di Stephen King, a cominciare da The Dome.

In quell’ epoca, eravamo soliti andare a casa della nonna di uno della compagnia, in gruppo, anche se lui spesso non tollerava il casino. E’ stato anche un anno abbastanza caotico, infatti. Anche con un altro amico ci sono stati momenti okay, e dibattiti molto accesi. Ho conosciuto anche una amica simpatica. Sono stato per l’ ultima volta a casa del mio amico storico, nella nostra città. Ho anche riallacciato per un po’ di tempo i contatti con l’ ex migliore amico del mio “pseudocugino “, cosa che ha creato dibattiti.

Ho anche contattato online la madre della mia compagna delle superiori del dibattito online e della lettera, in due occasioni, per parlare di come mi sentivo all’ epoca. Ho frequentato ancora il centro estivo qui nel mio posto di lavoro. Due amici si sono trasferiti. La compagnia si era allargata quasi a sproposito quest’ anno.

La mia soffitta era diventata un luogo di riferimento per la compagnia, in numerose occasioni. Ad un certo punto la compagnia ha rischiato di dividersi in due.

In estate ho fatto un tentativo di riallacciare i contatti con il mio “secondo fratello”, ma c’è stato un “sabotaggio” e siamo finiti di nuovo a discutere in modo acceso, e tutto è sfumato. Sono stato costretto ad allontanarmi di nuovo da lui, nonostante un amico che avevamo in comune avesse cercato di darci una mano. In autunno, la nostra compagnia ha assistito ad un “torneo di boxe” ai giardini, con una altra compagnia. Io ovviamente non ho partecipato, solo guardato. Sono passato brevemente per altre compagnie, nel frattempo, quest’ anno.

In autunno, ho frequentato molto il mio amico rumeno, una delle persone che più mi hanno cambiato nella mia vita. Nella mia vita futura, di tutto questo periodo, mi ricorderò principalmente di lui.

Quest’ anno, inoltre, ho ricominciato a scrivere racconti.

Il 2016 è stato un altro anno tormentato e complicato e fonte di numerosi brutti ricordi.

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In gennaio mio fratello ha fatto un piccolo incidente d’ auto. In generale è stato un brutto e turbolento anno.

La mia festa di compleanno in soffitta è stata complicata da un forte diluvio, ed è uscita fuori controllo, e i miei genitori si sono infuriati. In maggio è finita l’ era della soffitta, dopo che mio fratello ha fatto una sfuriata con due miei amici. ( Gli amici sono tornati a frequentare la mia soffitta a partire dal 2019 ).

Quest’ anno ho comprato altri libri di Stephen King. Sia l’ amicizia con il mio “pseudocugino” che con il suo migliore amico, ( dalla Romania ) dopo un periodo normale, con tanto di “after” in soffitta in una occasione, si è complicata ed è stata diverse volte sul punto di finire. Anche quest’ anno ho partecipato al centro estivo del centro nuoto.

Il mio amico storico ha fatto una passeggiata con me per annunciarmi che si sarebbe sposato a breve, e ho partecipato al suo matrimonio, sono andato lì con un passaggio da un amico in comune, quello del  trio del 2014. Ho avuto una lunga conversazione con la mia prof. delle medie, in occasione di un diluvio, per strada. Anche quest’ anno mi sono appassionato alla serie televisiva canadese Degrassi. Ho approfondito l’ amicizia con un amico disegnatore.  Ho ricominciato a scrivere racconti, anche quest’ anno. Un amico della compagnia ha fatto un brutto incidente in moto. E’ tornato un tizio ( un mio ex amico, la cui cattiva influenza ha causato problemi )  di tanti anni fa, già dall’ anno scorso, ma è cambiato molto, e non mi stava simpatico quasi per niente. Io e il mio amico storico ci siamo anche ritrovati in occasione del funerale di una nostra maestra delle elementari. In sostanza è stato un anno di continuazione del 2015, ma in peggio. Ho cominciato anche a diminuire la scrittura del mio diario personale, fino a perdere l’ abitudine verso giugno 2016.

In estate abbiamo ritrovato le famiglie dei miei amici del mare e degli amici di papà. Rocco e un altro ragazzo venivano spesso in soffitta, e anche il mio amico dalla Romania, in particolare in inverno almeno due volte a settimana. Da maggio l’ era della soffitta si è interrotta quando mio fratello se l’ è presa con una sfuriata contro Rocco e l’ altro ragazzo. Ho anche recuperato per un po’ l’ amicizia con il mio coetaneo amico delle superiori, fra giri in auto e serate spiritose. L’ amica appassionata di canto ha cantato per me, un giorno che ci siamo trovati. Il mio ex amico dalla cattiva influenza ha combinato il pasticcio definitivo. Poi quest’ anno ho frequentato anche un ragazzo con la passione del disegno, e uno con la passione del computer.

Intorno a inizio febbraio e terza settimana di giugno ci sono stati due momenti critici per la compagnia. La primavera è stata fitta di imprevisti ed eventi di forte impatto. In estate ho frequentato brevemente anche un’ altra compagnia. In estate, poi, sono tornati in voga i Pokemon fra gli amici, grazie alla app di Pokemon Go.

Ho conosciuto una persona che avrei ritrovato successivamente nel 2019, e con la quale inizialmente non andavo d’ accordo. Poi ho cominciato a seguire la serie di Stranger Things. Uno dei “giganti” si è trasferito per un periodo. In ottobre ho cominciato ad appassionarmi di nuovo agli amici di penna, e ne ho raccolti almeno uno per quasi tutti i paesi del mondo, grazie a Penpals.net.

Il 2017 è stato un “anno diverso”, di distacco dalla compagnia, sia classica che allargata, per frequentarne stabilmente una nuova, evento protagonista dell’ annata.

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Questo è stato l’ anno in cui io e il mio “pseudocugino” ci siamo allontanati così tanto da perdere l’ amicizia che c’ era. Era diventato un elemento negativo nella mia vita, e non lo tolleravo più. Di conseguenza, con l’ amico dalla Romania che avevamo in comune, ci siamo persi di vista.

Io mi sono distaccato e sono passato direttamente ad un’ altra compagnia, formata dagli amici di un altro della compagnia ( uno dei due cugini del gruppo classico ) che si era distaccato dalla nostra l’ anno prima. Questi sono: il “saggio”, “Gandalf”, i due Marco, una ragazza, la ragazza piombata da me in soffitta e le altre due sue amiche, e un ragazzo albanese.

La nuova compagnia è stata anche anticipata dall’ arrivo inaspettato in soffitta a casa mia, durante uno degli ultimi incontri di gruppo, di una ragazza. Quel giorno mia madre è intervenuta per la prima volta dicendo di non fare casino. Ormai non si fidavano più dei miei amici. Sono sopravvissuti in pochissimi alla fine della compagnia del 2014, uno in particolare era quell’ amico ( Rocco ) con il quale fra me e lui ci prendevamo in giro in continuazione in modo amichevole.

Quest’ anno, assieme ad un nuovo amico, in autunno ho frequentato per breve tempo un corso di giapponese, dove abbiamo anche trovato per poco tempo una nuova amica polacca, che poi si è trasferita.

Quest’ anno sono tornati in voga i videogiochi ( nella nuova compagnia di gamers ), con l’acquisto della Play 4, ma sorprendentemente Tekken 7 non è durato molto, e invece la storia ( videoludica ) dell’ anno è stata Life is Strange e Before the Storm. Con i nuovi amici per un po’ abbiamo preso l’ abitudine di comunicare attraverso la Play.

Inoltre in giugno sono andato con loro al Comiccon ( fumetti e videogiochi ), una fiera in città, dove ho conosciuto il mio “amico dell’ anno”, con il quale poi ho frequentato il corso di giapponese. Per un giorno e una notte abbiamo ospitato una gattina di pochi mesi. Anche quest’ anno ho partecipato al centro estivo del centro nuoto. Sono andato per la prima volta a casa del mio “amico dell’ anno” in dicembre, appena prima di Natale. In autunno, inoltre, mi sono appassionato alla storia del libro e al film di IT e al gruppo di attori. Sono andato a vedere il film due volte, prima con il mio amico, poi con la compagnia.

Il 2018 è stato un altro anno di ritiro della marea, l’ anno più scarso di cambiamenti della mia vita, che ha superato il vecchio 2013 per momenti di solitudine. Un anno di transizione.

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Anche quest’ anno siamo andati al mare al sud. Life is Strange ( 2 ) è tornato con una nuova serie videoludica, con due fratelli per metà latini come protagonisti. Io e il mio amico abbiamo interrotto il corso di giapponese. Abbiamo provato a studiare a casa sua, ma non ci siamo riusciti. Quest’ estate abbiamo fatto un pranzo nella casa di campagna del sud, con gli amici del mare, come ai vecchi tempi. Anche quest’ anno ho scritto racconti, e in primavera ho concluso un saggio, Le Leggi della Storia. A inizio settembre il mio amico storico ha avuto un figlio. Me lo ha annunciato appena prima del mio compleanno. Il mio amico del corso di giapponese è venuto almeno una volta in soffitta in occasione della seconda volta che siamo andati al Comiccon della nostra città con la compagnia. In settembre, siamo andati anche a quello di Alessandria. Mio fratello è tornato a frequentare con convinzione l’ università di medicina. Da quest’ anno la compagnia del 2017 non è più così unita come l’ anno scorso, e li incontro meno costantemente. Ogni tanto però ci ritroviamo anche con l’ altra parte della compagnia che si è allontanata, delle ragazze. Con noi è rimasta solo una ragazza, in particolare. Io e il mio amico dalla Romania della vecchia compagnia ci siamo chiariti sul passato ma non avevamo ancora veramente riallacciato i contatti. Un anno di transizione, non particolarmente significativo, e ristagnante, una continuazione dell’ anno scorso. A metà ottobre è avvenuto un ritorno dal passato, del mio “pseudocugino”, anche se non ha aiutato a cambiare le cose, a parte occasionali e molto rari incontri con membri della vecchia compagnia.

A Natale ho scritto un messaggio al mio “secondo fratello”, conosciuto nel 2010, e dal quale mi sono allontanato nel 2013, per chiedergli ufficialmente di tornare nella mia vita.

E’ stato un autunno molto sotto tono, con quasi nessun genere di cambiamento, dal 2013, questo è il secondo anno con cambiamenti più scarsi nella mia vita, e potrei persino dire che sia il mio anno più transizionista di sempre.

In autunno ho cominciato inoltre a guardarmi tutti gli episodi della serie di SKINS, le cui tematiche, curiosamente e sincronicisticamente, avrebbero anticipato alcuni aspetti della mia vita del 2019. Se la compagnia pre – 2017 aveva i toni degli episodi di Degrassi, si può dire che gli amici del 2019 mi rimandano ai personaggi di Skins.

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Il 2019, al momento in cui scrivo, che è il 27 maggio, appare essere un anno di forti e importanti cambiamenti, un ritorno ai tempi d’ oro del 2015, ma non privo di turbolenze occasionali.

Quest’ anno Marzo ha portato grandi cambiamenti: non solo ho iniziato scuola guida ufficialmente, ma, sempre all’ insegna dei ritorni ciclici, ho riscoperto due persone che hanno “assorbito” il ruolo dei due ragazzi che nei miei primi anni di vita, fra il 1993 e il 1995, giocavano con me quando ero piccolo. Loro erano Sardo – Torinesi, mentre questi due di oggi, uno è Torinese, mentre l’ altro è rumeno ( quello del 2015 ) ( la lingua presenta la particolarità delle parole che finiscono per u come nel sardo ).

Dopo una pausa sociale durata per quasi tutto il 2018, ho ripreso i contatti con diversa gente, e in particolare mi sono legato ad uno dei due giganti che nel 2016 si era trasferito e poi è tornato qui.

C’è stata un’ altra festicciola in soffitta, un evento che ha inaugurato una nuova compagnia formata da “vecchie leve” e nuovi arrivati: il Torinese e il mio amico della Romania, il gigante n. 2, e la mia migliore amica ( nuova ) del 2019. La mia migliore amica, in particolare, mi ha portato a conoscere e ritrovare altre persone, una sua amica che già conoscevo e una nuova, uno dei due fratelli con la casa bella conosciuto nel 2015, e un altro ragazzo del 1996, ma anche un altro dalla Romania, che già avevo conosciuto.

Di “contorno” per incontri occasionali ci sono anche “il saggio” della compagnia del 2017, l’ amico albanese della compagnia del 2017 e il suo amico che già conoscevo, Rocco e i suoi amici, un altro ragazzo albanese, una ragazza che ho conosciuto nel 2018, proveniente da un’ altra compagnia, l’ amica con la passione per il canto, almeno altri due della compagnia del 2017 ( una coppia ), e altri.       

Il “nuovo” amico ( in realtà conosciuto nel 2016 – e c’ era già anche prima, nel 2015 ) mi ricorda il mio amico delle superiori, inoltre mi ricorda anche il mio “pseudofratello” del 2007 – 2008 e il mio “secondo fratello” del 2011 – 2012

E’ stato un febbraio di malattia, fra tosse, influenza, e la colica, a fine febbraio una notte sono andato al pronto soccorso.

Quest’ anno ho provato a scrivere messaggi al mio “secondo fratello” per convincerlo a riprendere i contatti, ma non è andata bene, lui aveva accettato ma poi si è tirato indietro. Mi sono sentito di nuovo trascinato nel passato, e ho riversato la mia rabbia su di lui, che mi ha bloccato.

Anche con il mio “pseudocugino” tornato lo scorso autunno, le cose non sono andate bene, e c’è stata un’ altra discussione, fra l’ altro nel sesto anniversario del 2013 e di ciò che avvenne a marzo con l’ altro, e la nostra amicizia è finita di nuovo. Invece ho recuperato i contatti con il mio amico dalla Romania, è venuto a casa mia e mi ha fatto una sorpresa. Sono stato diverse volte a casa del torinese.

Fra il 16 e il 18 maggio sono caduto due volte dalla bici, la prima mi sono distratto un attimo e sono andato a cozzare contro un’ auto ferma, e per poco il manubrio non mi è entrato dentro, e ho un piccolo livido vicino all’ ombelico. La seconda volta, la strada era bagnata ( come nel 2014, e a pochi metri dallo stesso punto in cui son caduto allora ) e ho battuto il ginocchio, che si è gonfiato, ma non come nel 2014, e mi sono graffiato una mano.

Ho visto per la prima volta dal vivo il figlio del mio amico storico, e sono stato un po’ con lui e la moglie, e i nonni di lui al parco. Quest’ anno sto collezionando le copertine metalliche di Topolino, che saranno 30 ed usciranno fino a metà novembre. La nuova amica che ho conosciuto fra febbraio e aprile è un altro caso di persona piombata nella mia vita, e questa volta è diventata la mia migliore amica in un lampo, e lei rappresenta un misto di tutte le ragazze principali che ho conosciuto. Grazie a lei si è creata una sub-compagnia dove praticamente sono tutte persone che negli anni scorsi, principalmente nel 2015 e 2016, erano dal mio punto di vista nel background della mia vita, e invece ora vengono approfonditi. Nel frattempo, a metà maggio ho completato la revisione e l’ approfondimento del mio saggio “Le Leggi della Storia” scritto nella primavera del 2018, ma non ho ancora avuto il tempo di mandare le lettere alle case editrici. 

Con l’ amico torinese mi vedo un po’ meno spesso.  Grazie alla mia migliore amica ha cominciato a piacermi il caffè. La ricerca sulla timewave ha ripreso vigore quest’ anno. Però non ho avuto tempo nè di scrivere racconti, nè ( abbastanza poco ma cerco di andare avanti ) per le lezioni di scuola guida. Maggio è stato un mese finora particolarmente intenso, come non succedeva da anni a questa parte.

Rimane abbastanza costante l’ amicizia con il mio amico dalla Romania. Ci sono state due occasioni in cui mi sono visto sia con lui che con la mia migliore amica. Di questi anni probabilmente ricorderò principalmente loro due. A metà aprile sono stato invitato da lui alla grigliata del suo compleanno, ed è stata proprio una bella giornata. A Pasqua invece ho partecipato ad una grigliata con 5 persone, organizzata dalla mia migliore amica.