Devo dire che ultimamente non sono stato troppo presente sul blog, sebbene diversi articoli mi frullino in mente – già da tempo – ma un conto è avere le idee in testa, un conto è trasformarle in testo e immagini comprensibili agli altri, cosa che per me confesso non è facile.
Ma presto penso ritornerò, approfittando di quella certa atmosfera mentale collettiva delle festività e di fine-inizio anno, che mi spinge a un raccoglimento attivo, almeno un articolo lo posterò sul blog.
In occasione della fine del 2014 e dell’inizio del 2015, ecco la mia scelta per quest’anno, il dialogo delle “Operette morali”, del conte Giacomo Leopardi da Recanati, più gettonato nelle antologie per le scuole.
Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi? Passeggere: Almanacchi per l’anno nuovo? Venditore: Si, signore. Passeggere: Credete che sarà felice quest’anno nuovo? Venditore: Oh illustrissimo si, certo. Passeggere: Come quest’anno passato? Venditore: Più più assai.
L’ALMANACCO.
Passeggere: Come quello di là? Venditore: Più più, illustrissimo. Passeggere: Ma come quell’altro? Non vi piacerebbe che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? Venditore: Signor no, non mi piacerebbe. Passeggere: Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi? Venditore: Saranno trent’anni, illustrissimo. Passeggere: A quale di questi cotesti trent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Un PASSEGGERE.
Venditore: Io? Non saprei. Passeggere: Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice? Venditore: No in verità, illustrissimo. Passeggere: E pure la vita è una cosa bella. Non è vero? Venditore: Cotesto si sa. Passeggere: Non tornereste voi a vivere cotesti trent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste? Venditore: Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Gli anni passati e futuri, e futuri passati e passati futuri.
Passeggere: Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta, nè più nè meno, con tutti i piaceri e dispiaceri che avete passati? Venditore: Cotesto non vorrei. Passeggere: Oh che altra vita vorreste rifare? La vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro? Venditore: Lo credo cotesto. Passeggere: Nè anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo? Venditore: Signor no davvero, non tornerei. Passeggere: Oh che vita vorreste voi dunque?
Passeggere: Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore: Appunto.
Passeggere: Così vorrei anch’io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita, ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Il venditore di almanacchi: San Silvestro.
Venditore: Speriamo. Passeggere: Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete. Venditore: Ecco, illustrissimo. Cotesto vale venti soldi. Passeggere: Ecco venti soldi. Venditore: Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
L’autore del dialogo: il conte Giacomo Leopardi da Recanati.