Una malattia passata dai cammelli agli umani giunse negli USA nel 2014. Il primo caso americano di MERS-CoV venne infatti riportato dal centro per il controllo e la prevenzione delle malattie dell’Indiana venerdì 2 maggio 2014.


La “Middle East respiratory syndrome (MERS)”, conosciuta anche come “influenza dei cammelli”, è un’infezione respiratoria virale causata dal “MERS-coronavirus (MERS-CoV).”
La fonte iniziale originale, pipistrelli, è una cosa familiare per gli studenti del COVID-19. Ma i cammelli potrebbero essere una sorpresa.
Il “MERS-CoV” è un “beta-coronavirus” derivato dai pipistrelli. I cammelli hanno mostrato di avere anticorpi contro il “MERS-CoV” ma l’origine esatta dell’infezione nei cammelli non è stata identificata. Si crede che i cammelli siano coinvolti nel contagio agli umani dell’agente patogeno ma non è chiaro in che modo. Il contagio tra gli umani richiede tipicamente contatti ravvicinati con una persona infetta.
Non c’è ancora un vaccino o una cura per la malattia; un certo numero di medicine antivirali sono allo studio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che quelli venuti a contatto con i cammelli devono frequentemente lavarsi le mani, non toccare i cammelli malati e che i cibi a base di carne di cammello devono essere cucinati appropriatamente. Cure che aiutano i sintomi possono essere dati agli infetti.
Il tasso di mortalità della malattia è del 36%. Fonte.
Un ceppo di MERS-CoV conosciuto come HCoV-EMC/2012 è stato trovato nel 2012 per la prima volta in una persona infetta a Londra ed è risultato avere il 100% di corrispondenza coi pipistrelli egiziani delle tombe. Un’epidemia accadde nella Corea del sud nel 2015. Nel gennaio 2016, fu riportata un’epidemia di MERS tra i cammelli del Kenya. Al 5 febbraio 2016 più di 500 cammelli erano morti per la malattia, che il 12 febbraio 2016 venne riportato essere MERS. Al 12 febbraio 2016 non c’erano contagi umani conosciuti. Inoltre, secondo uno studio, vennero trovati anticorpi in esseri umani in salute del Kenya.
Dal primo caso documentato nella primavera 2012, la MERS ha fatto ammalare almeno 339 persone in Arabia Saudita uccidendone un terzo, secondo il ministero della salute.
Un malaysiano di Johor che sviluppò complicazioni respiratorie dopo essere ritornato da La Mecca morì il 13 aprile 2014, diventò il primo asiatico a morire per il coronavirus della MERS.
Al 16 aprile 2014, l’OMS registrò, globalmente, 238 casi della malattia e 92 morti.
Il paziente fu un ventisettenne che ha vissuto a Riyadh, Arabia Saudita, per i precedenti quattro anni. Il paziente aveva avuto un contatto con un caso precedente confermato in laboratorio (suo zio) che morì il 19 aprile, e un altro caso confermato in laboratorio (un vicino di suo zio) ancora sotto terapia nell’ospedale arabo di Jedda. Il paziente si ammalò il 22 aprile, ritornò in Egitto il 25 aprile e fu confermato in ambulatorio come affetto da MERS-CoV il 26 aprile.
Il paziente dello stato USA dell’Indiana volò a Chicago da Ryhad, con scalo a Londra, prese un bus per il nord-ovest dell’Indiana. Cadde malato il 27 e fu ospedalizzato il giorno dopo. Attualmente le sue condizioni sono stabili.
Il 29 aprile, delle nuove ricerche scoprirono la fonte dell’epidemia che aveva ucciso più di 100 persone: cammelli arabi. Nuove evidenze mostrano che i cammelli erano probabilmente l’origine dell’epidemia di MERS.




Si pensa che il virus abbia avuto origine dai pipistrelli, ma si è anche diffuso nei cammelli. Mentre non si diffonde facilmente tra gli umani, ci sono state epidemie nelle famiglie e negli ospedali, dove i pazienti hanno contagiato il personale medico.
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Coloro in viaggio per il Medio oriente sono stati avvertiti di stare lontani dalle fattorie in cui si trovano animali, cammelli in particolare. I cammelli vengono allevati per la carne e il latte, per le corse e per trasportare merci. Esistono anche cammelli tenuti come animali domestici e alcuni di loro partecipano anche a concorsi di bellezza.
Gli esperti sospettano che il latte non vaccinato di questi animali e la loro carne trasmettano il virus.
Al 1°maggio 2014, il Mers-CoV (virus cugino di quello asiatico della SARS esploso nel 2003) ha ucciso 107 people tra i sauditi. Due nuovi casi del coronavirus Mers-CoV vennero rintracciati in Giordania: un saudita e un dottore giordano che lo stava curando. Ciò ha portato a sette il numero totale di persone in Giordania a cui è stato diagnosticato il virus dal 2012.
Alla fine di gennaio 2020, 2519 sono stati riportati in tutto il mondo, di cui 866 morti.

Dei coronavirus sono stati trovati in generale nei Rhinolophidae, una famiglia di pipistrelli comunemente nota come “ferro di cavallo”. Il COVID-19 è stato collegato ai “ferri di cavallo” e ai pangolini. E al mercato di Wuhan in Cina.

I pangolini, detti anche “formichieri squamosi”, sono mammiferi dell’ordine dei Pholidota (from Ancient Greek φολῐ́ς, “horny scale”). L’unica famiglia esistente, Manidae, ha tre generi: Manis, Phataginus e Smutsia e comprende le tre specie scoperte in Asia, mentre sia Phataginus che Smutsia includono tre specie viventi nell’Africa sub-sahariana.
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La teoria provvisoria dei ricercatori di Guangzhou, La Cina vede la SARS-CoV-2 come originata nei pipistrelli e, prima di infettare gli umani, circolava tra i pangolini. Il commercio illecito dei pangolini da utilizzare nella medicina tradizionale cinese è stato suggerito sia stato un vettore per la trasmissione umano a umano. Recentemente dei ricercatori hanno visto i pangolini come ospiti intermedii nella pandemia di coronavirus in corso con la scoperta di molteplici lignaggi del coronavirus dei pangolini. La loro somiglianza col SARS-CoV-2 suggerisce che i pangolini dovrebbero essere considerati come possibili ospiti del nuovo coronavirus. Tuttavia, ulteriori studi sono meno categorici nel vedere i pangolini come origine definitiva del SARS-CoV-2, essendo il ponte che il virus utilizza per passare dai pipistrelli agli umani, dopo che è emerso come il 99% non corrisponda all’intero genoma, ma solo a una parte specifica conosciuta come “receptor-binding domain” (RBD) [dominio vincolante dei recettori]. L’intera comparazione del genoma ha rivelato come il virus del pangolino e quello dell’umano condividono solo il 90.3% del loro RNA. Gli ecologisti sono preoccupati che le loro prime speculazioni sui pangolini potrebbero aver fatto rischiare mattanze di massa dei pangolini, temendo qualcosa di simile a ciò che è successo alle civette durante l’epidemia di SARS di inizio 2003. Fonte.
A partire dall’aprile 2020 il mercato di Wuhan riapre di nuovo.
Una lezione appresa spesso non viene ricordata.
Il pericolo ci può attendere in una possibile “seconda ondata.
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