Il dio nascosto cornuto e le donne senza utero

26 09 2020
Il dio nascosto e cornuto

E’ un errore comune pensare, come troppi fanno, che l’élite del “governo ombra planetario” (the global power élite) sia adoratrice di Satana. Niente affatto. Saranno pure dei gran depravati sessuali quelli là ma, se non conoscete la storia, è facile confonderli con banali satanisti. Non sono comunque certo così stupidi da perdere tempo con Satana. Perché infatti adorare un perdente in una storia altrui, sebbene sia in una delle maggiori narrazioni (Bibbia) della nostra civiltà, oltretutto conoscendo bene su cos’è basata la figura di quel perdente ?

Poiché, infatti, ciò su cui sono basati i culti del “governo ombra”  è qualcosa di molto più pauroso.

L’aborto come rituale religioso!
 
Ad ogni modo, i bambini sacrificati sono il cibo preferito di Baal Ammone, l’incarnazione cananea-cartaginese del cosiddetto “dio nascosto e cornuto.”
 
A quei tempi vi furono due BAAL (“Signori”), Hammon (Ammone) e Adad, rappresentanti rispettivamente Saturno e Giove. Erano una specie di “Giano Bifronte” fino a che gli antichi romani non ci misero mano, stabilendo “uno dei loro” sul trono.
 
I cartaginesi furono i loro arci-nemici per un certo tempo, perciò potete capire perché gli antichi romani non riconoscessero Ammone alias Saturno alias Crono. Non andavano d’accordo nemmeno con i sacrifici rituali di bambini. I romani li buttavano direttamente nel Tevere se non gli andavano bene, senza bisogno di rituali.
 
La Bibbia riporta Baal Ammone come sinonimo di Molech o Moloch, e c’è gente che ancora pensa si tratti di un gufo poiché venti anni fa Alex Jones lo presentò come tale [vedere il frammento video girato da Alex Jones sul cosiddetto “rituale del ‘Bohemian Grove’ “] Il Molech o Moloch poteva anche identificarsi in Baal Adad, che dal lignaggio Zeus-Giove poteva anche essere visto come un toro. C’è la possibilità ci fossero diversi Moloch, imparentati coi giganti o anche entrambe le cose poiché le religioni antiche sono un puzzle confuso ed è vano ricercarci continuità e coerenza.
 
Ad ogni modo, perché diamine il Vaticano a fine 2019 avrebbe messo una statua di Moloch davanti al Colosseo? Chissà…

Vi fu un Ammone anche in versione egizia, a cui più tardi fu aggiunto “Ra” facendolo diventare “Ammon Ra”.

Ci fu anche l’ancora più vetusto dio Pan, una vestigia degli antichi selvaggi tempi degli indo-europei. Il culto di Pan fu perlopiù rurale ma il culto rituale di avere a disposizione catamiti rimase tra gli antichi greci più sofisticati. Notare che la pratica della “donna senza utero” era già presente allora dal momento che l’amante fanciullo di Pan in questa scultura, Dafne (“Garlands” praticamente) mostra un’acconciatura comune tra le mogli della Grecia antica. 


Rivedremo questo ritornello nella Chiesa, con gli angeli, i quali venivano di solito raffigurati come “donne senza utero”, ovverosia fanciulli somiglianti a donne.
Le raffigurazioni di Satana mascherato da dio Pan sono apparentemente piuttosto recenti (dall’età vittoriana in avanti, più che altro), dal momento che di solito i medievali lo raffiguravano come un mostro e spesso come un uomo pipistrello.


Cioè Batman, in inglese.
Anche i celti ebbero la loro versione del dio nascosto e cornuto, vale a dire Cernunnos. Il cui nome sta pressappoco per Kronos, Crono.. Nessuno conosce alcunché di questo dio perché i celti non sono mai stati dei grandi letterati.
Comunque sia, qualcuno in Libia prese alcune caratteristiche di Baal Hammon Ammone e altre da Amun, le mise in comune con quelle di Giove (letteralmente, “Dio il Padre”) e uscì fuori Giove Ammone, che personaggi storici come Alessandro Magno e Annibale adoravano in segreto.
 
Usufruendo di un’azzardata teoria, potremmo supporre che Giove Ammone venisse in realtà identificato con Saturno, da qui le distintive corna caprine. E forse, dal momento che Saturno, Ammone e tante altre divinità erano nella lista nera degli antichi romani, poteva essere il caso che Ammone venisse adorato come Saturno in segreto. 
 
Quindi,  Saturno fu il “ribelle” contro il Cielo, allora chiamato Olimpo. Perciò, l’ Avversario — o per meglio dire il Rivale di Giove — nella corte dei Cieli. [altre fonti però vedono in Saturno tutt’altro che un “ribelle contro l’establishment-status quo”, anzi lo si considera il dio della conservazione del passato che sacrifica il nuovo del futuro…]
Un altro culto segreto connesso in un modo o l’altro con quello di Ammone fu il mitraismo. Mitra venne infatti anche identificato con Saturno e, per coincidenza, aveva fama di odiare gli individui dotati di utero. In più, era abbigliato come un individuo privo di utero (per avere una sua buona raffigurazione pensate alla cosiddetta “statua della libertà”. )
 
Ho sentito dire che in quei tempi lontani avvenivano grandi lotte tra sacerdoti per quanto riguarda l’età astrologica in cui ci si stava trovando, se fosse quella del toro o dell’ariete. Sono sicuro di poter dire che i mitraisti si trovavano dalla parte dell’età dell’ariete, vedendo come la loro icona più importante fosse un fanciullo mentre uccideva un toro.
 
I mitraisti mostrarono che i saturniani ebbero fortuna quando furono buttati fuori a calci da Costantino, che a quei tempi adorava SOL (essenzialmente una versione rinnovata di Giove). In seguito, Costantino prese le parti di Gesù il quale sosteneva che non ci si trovava più nell’età del toro, bensì nell’età Pisces, dei pesci. 
Dal momento che è ovvio come i moderni saturniani non siano così incazzati verso gli individui senza utero, e sembrano, anzi, volersi aggiornare dotandosi di un nuovo e migliorato modello (nascite extra-uterine in grado di poterle fare anche i maschi, per dire), non so che dire ma mi domando se tutti questi discorsi a proposito di “distruggere il patriarcato” non sia una specie di gioco a base di meme virali da infiltrare dentro la cultura.
 
O forse hanno piuttosto intenzione di voler distruggere, più che la cultura patriarcale, quella piter-arcale, intendendo il culto di Jupiter, Giove, qualunque forma esso possa assumere attualmente. Forse ce l’hanno un’idea in proposito tutti coloro delle élite super-privilegiate che agiscono per voler smantellare le ultime vestigia del cattolicesimo vecchio stile, identificando questo culto di massa millenario, ufficialmente ancora attivo e in funzione, come l’adorazione di Giove.
 
Spingendo simultaneamente, e in maniera sempre più aggressiva, il meme delle donne-senza-utero, che è una pratica religiosa risalente ai sumeri (almeno.)
 
E guai a qualsiasi J.K. Rowling che potrebbe ostacolarli!
 
Ricapitolando: catamiti, sacrificio rituale di bambini e donne-senza-utero viste come regine/ consorti/ sacerdotesse di questo culto ritualistico cripto-religioso basato su Saturno/ Crono/Baal/ Ammone i cui adoratori e seguaci, stando a un buon numero di “soffiate”, risulterebbero tuttora attivi e anche parecchio influenti.
 
 
Altro non si può dire, dal momento che non si fa parte di quelle cerchie ne’ si conosce alcuno che ne faccia parte. Stranamente però il logo del programma “Artemis” della NASA assomiglia un sacco a Tanit, la dea cartaginese consorte di Baal Ammone

Qualunque cosa stia succedendo qui, sembrerebbe abbia preso slancio dalla morte nella primavera 2017 dell’ex cantante dei Soundgarden Chris Cornell, altrimenti detto “il Cristo cornuto.”

tratto da https://secretsun.blogspot.com/2020/09/pledge-week-for-horny-beast.html





Sync to the Top: L.A. Coincidental

17 08 2019
Ciao ciao. Mi fa piacere che abbiate scelto di prendervi una sosta qui, vedendo quanto le cose siano state placide da queste parti durante l’estate. Ho avuto da fare e non posso essere aiutato da nessuno nel blog ma ora siamo tutti qui e questa è la cosa che conta.
 
Così, prendetevi una sedia a sdraio da spiaggia, versatevi una bella bibita fresca e mettetevi ad assistere a questa mia ultima fucilata di nonsense e castronerie.
 
[…]
 
Il modo in cui andranno le cose in questo paese vedrà alcune centinaia di milioni di persone diventare così tremendamente cospirazioniste da far apparire Alex Jones e Louise Mensch come le voci della ragione e della moderazione. Twitter è già così, a tal punto che passo il mio tempo a ri-twittare solo immagini di gattini, cagnolini e cose simili.

Vedete, immagino che ormai abbiamo troppi tipi che sparano nei centri commerciali degli USA oggi così come sono. Forse video virali di salvataggi commoventi di cuccioli e di piccoli elefanti renderanno l’atmosfera meno rovente, facendo rientrare la gente in sè.

[…]

Qualche settimana fa mi trovavo a Los Angeles ed è stato per me uno spasso vedere l’ultima opera di Quentin Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood, anche se, a dire il vero, l’opera avrebbe potuto essere dimagrito di un’ora buona senza che il pubblico ne soffrisse.
 
Nel caso abbiate vissuto dentro un bosco quest’estate — o abbiate saggiamente evitato internet — “Once” è incentrato su una star tv sul viale del tramonto e la sua controfigura stuntman, i quali provano a sopravvivere al cambiamento di paesaggio culturale.
 
Voci di corridoio dicono che il personaggio di Leonardo Di Caprio è vagamente (o non così vagamente) basato su Burt Reynolds e il personaggio di Brad Pitt è basato su Hal Needham, per anni sua controfigura stuntman
 
La Manson Family gioca un ruolo importante nella storia, così come probabilmente sapete. Una manciata di attrici ben conosciute si fondono abbastanza bene nei loro ruoli alla Charlie’s angels (o Charlie’s Nine Angles),  così come fa il tipo che impersona Tex Watson. Non ne sono così altrettanto sicuro sul tipo che interpreta Manson ma nessun problema; Margot Robbie non sarebbe stata certo la mia prima scelta per Sharon Tate, ma se la cava comunque piuttosto bene.
 
Il film non vuole essere un biopic o una lezione di storia, è un’elegia per un’ America assassinata e un epitaffio per il maschio alfa. Non tanto il personaggio di Di Caprio– un po’ emo a dire il vero– ma il personaggio di Pitt, eroe di guerra il quale vorrebbe farla finita con la sua arpia di moglie, e si limita a pigliare tutto ciò che gli arriva nel suo laconico, buon passo falcato. Direi che il suo genus particolare sia oggi in via di estinzione, in special modo nel sud della California.
 
Ma orde di Millennials in manbuns, jeans da ragazza barbe da ZZ top sono ancora in giro.

Come ci si potrebbe aspettare da un’opera tarantiniana, Once è affollato fino alle travi del soffitto con ogni tipo di micro-riferimento vintage, culturalità effimere, tributi, inside joke e uova di Pasqua con sopresa. C’è una scena interessante in cui Bruce Lee parla della lotta con Cassius Clay (aka Muhammad Ali) la quale ha spinto a domandarmi se Quentin non abbia per caso visto lo stesso”kung fail” tipo di video di You Tube da me visti recentemente.

E anche se potrebbe facilmente essere tagliato di un’ora buona, è decisamente il mio film preferito di Quentin dai tempi di Jackie Brown (il quale resta il mio preferito, vedendo quanto sia un grande fan di Elmore Leonard che da bambino amava i film di Blaxpoitation).

Il problema è che ormai odio andare al cinema. Odio il prezzo dei biglietti, odio gli sguardi imbambolati così come i popcorn stantii e più che decisamente odio gli orridi trailers a cui siamo sottoposti, che fanno vomitare gli occhi. L’intera esperienza è solo una seccatura, e non sembra proprio più un viaggio verso un ultraterreno tempio dei sogni così com’era un tempo.

E dal momento che questa qui oggi è l’America del 2019, qualche stronzo ha azionato l’allarme anti-incendio facendo fuggire tutti nel parcheggio, a domandarsi se qualche cazzone armato di AR15 avesse aperto il fuoco durante la proiezione di Toy Story 4 o similari.

Ma se avete bisogno di domandarmi esattamente quando qualche pirla ha premuto l’allarme, poiché i tempi erano piuttosto… non fatemi dire di più.

Gli allarmi iniziano a suonare quando il personaggio di Leonardo DeCaprio incontra questo giovanissimo prodigio attoriale, chiamato Trudy. Immagino che dovesse essere un’impersonificazione di Jodie Foster, data la timeline del film. 
 
E’ una scena tenera, in cui la piccola Trudy conforta l’attore più anziano mentre egli affonda nella triste realtà del suo status. […]
 
Sono sicuro che avete già indovinato…
….è la Fraser! il personaggio [del personaggio] di Trudy è infatti Maribel, il diminutivo di Mary Elizabeth.
 
E quindi, certo. “Elizabeth Fraser,” in sostanza.
 
Gli allarmi hanno iniziato a partire quando incontriamo Elizabeth Fraser.
 
E il personaggio [del personaggio] di Di Caprio è DeCoteau. Scommetterei soldi, non quelli del Monopoli, che è il cognome da dove “Cocteau” è originariamente derivato.
 
Quindi “Elizabeth Fraser” e “Cocteau.” 
 
Ho parlato degli allarmi che suonano, vero? IRL? 
 
OK.

E Brad Pitt (la controfigura) interpreta il doppio di DeCoteau. O, se preferite, il suo gemello.

Oltretutto, così come abbiamo saputo un anno fa, il primo ruolo importante da protagonista di Burt Reynolds  fu in Riverboat (“Avventure lungo il fiume”, e interpretava…Ben Frazer. 

E oltretutto Reynolds morì lo stesso giorno della leggendaria attrice britannica Liz Fraser. 

E “Trudy Fraser” è apparentemente basata su Jody Foster, la quale…voi sapete.

Ebbene si. 

Ve l’ho detto. Non andate ora in giro dicendo che non ve l’ho detto, perché l’ho fatto.

LO SCINTILLIO VENUTO DALLO SPAZIO

Sulla falsariga di Annihilation dell’anno passato, è in arrivo un adattamento de Il colore venuto dallo spazio, e non vedo l’ora di vederlo. C’è Nicholas Cage ed è diretto dalla leggenda cult Richard Stanley, il quale sono pronto a scommettere abbia qualche 4AD album nella sua collezione. Non so ancora se vi comparirà Asenath Waite.

Forse lo farà Elspeth Wade.

Ad ogni modo, ricordate quando qualche tempo fa vi ho detto che Annihilation è in sostanza basato su un virus alieno che piomba sulla Terra trasformando il mondo in un video dei Cocteau Twins?

E avete scosso le teste dicendo, “Peccato, Knowles era così interessante prima che non riuscisse più a togliersi quel chiodo fisso dalla testa!”

Puro vangelo che ciò è vero. Ma c’è anche questo…

La parte del film girata in quel posto umido somiglia alle paludi della Lousiana o Mississipi, è in realtà girata vicino Londra, nel Windsor Great Park.
 
…quando entrano i cinque folletti armati, gli esterni non sono stati realmente girati nei luoghi melmosi della Florida…
….ma nella STESSA ESATTA FOTTUTA AMBIENTAZIONE degli esterni per “Pearly Dewdrops’ Drop” videoclip filmato 33 anni prima, nello stesso Windsor Great Park.
 
Cioè…andiamo. 
Basta ciò per dire che il loro incontro con lo scintillio alieno intelligente assomiglia molto, moltissimo a un video dei Cocteau Twins. C’è anche coinvolto un gemello.
Così, in altre parole, quando feci la incosciente, senza basi, dissennata osservazione che Annihilation è in realtà su un virus dello spazio che trasforma il mondo in un video dei Cocteau Twins, AVEVO LETTERALMENTE RAGIONE. Ciò è in sostanza ciò che vedrete.
 
Guardate, uno di questi giorni mi dedicherò proprio a questa storia qui, sapete? E vi dispiacerà assai.
Sapevate che le supernove possono aver guidato l’evoluzione della vita sulla Terra? — Un legame tra perle e anime.
Così, adesso cosa ne pensate a proposito della mia incosciente, senza basi, speculazione da pirla che “Pearly Dewdrops’ Drop” riguarda realmente i raggi cosmici e/o particelle da una supernova che cambia il DNA umano seppur in modo meno drammatico rispetto a come vediamo in Annihilation?
 
Prima di rispondere, ricordate ancora a chi molto spesso l’aggettivo “luccicante” molto spesso si riferiva. Cercate se non lo ricordate.
 
Inoltre, sapete, gli occhi.
 
Inoltre, Alex Garland.
 
Inoltre, Bentwaters.

Ricordate: “The Secret Sun” ha sempre ragione. Soprattutto quando ha torto.

ALLA LUCE DEL LAGO D’ARGENTO

Un film che m’è piaciuto anche più di Once Upon a Time in Hollywood è Under the Silver Lake, con Andrew Garfield. In qualche modo posso dire che si tratta di un compagno del film di Tarantino, in un modo molto strano. Lo scrittore-regista il cui nome sono troppo stanco al momento per cercarlo, stava definitivamente viaggiando sulla frequenza dei noir di Hollywood degli anni sessanta, e lo fa col piglio assolutamente brillante di…qualcuno il cui nome non riesco a rintracciarlo nella scheda di IMDB. 

Ogni modo, ha una soundtrack grandiosa e m’ha fatto sentire così come se stessi guardando una produzione di Quinn Martin, quando ognuno era vestito alla grande con elegantissimi tagli di capelli guidando automobili sfolgoranti. Come in The Invaders. 

Prima che gli anni settanta arrivassero e tutti cominciassero invece a somigliare a squallidi stronzi sempre diretti verso qualche party fondamentale.

Under the Silver Lake non è un film da poter esattamente descrivere, ma è un film che penso adatto a tutti quelli che seguono questo blog. Più di una volta mi ha ricordato qualcosa che David Lynch potrebbe fare se fosse più giovane, arrapato ed esperto di pop. Ha almeno una caratteristica di cui i lynchies saranno contenti ed è pieno fino all’orlo di cifre, sigilli e simboli, per non menzionare alcune starlette scarsamente vestite che faranno la gioia degli occhi.

Inoltre, acqua, nuotate e linguaggi segreti. 

Non so se qualcuno ha visto Die, Mommy Die!, ma in un certo senso m’ha ricordato anche questo. E inoltre, Ritual of Evil. Non chiedetemi perché.

Vorrei entrare di più nella simbologia, ma non voglio spoilerare nulla. Oltretutto, simboli e codici, società segrete e tutto il resto non sono più romanzi e cose misteriose, sono ovunque questi giorni. Sono la nuova normalità. 

A questo punto, vostra nonna è probabilmente un’esperta nell’individuare sigilli. Magari meglio di me.

https://secretsun.blogspot.com/2019/08/sync-to-top-la-coincidental.html





The X files-X it e la morte della cultura del complotto, parte prima

1 08 2018

Bene, dopo 25 anni sembra che siamo arrivati ​​alla fine dei giochi. Sto parlando di quella che è probabilmente l’ultima permutazione di The X-Files e della conspiracy culture su Internet che si è sviluppata sulla sua falsariga.

Forse siamo arrivati anche alla fine di Internet come agorà pubblica dove persone di ogni ceto sociale e ogni tipo di punti di vista diversi si mescolano e discutono. Per qualche motivo le tre cose mi sembrano intimamente legate.

 

Ritorniamo un attimo indietro con le lancette dell’orologio

Gli X-Files sono tornati nel 2016 per una “serie evento” fortemente pubblicizzata. Chris Carter ha cercato di “riunire la band” come meglio poteva, utilizzando i suoi nerd preferiti quali Glen e Darin Morgan e James Wong, autori di alcuni degli episodi più amati della serie.

Ma altri pilastri – in particolare Howard Gordon ( 24, Homeland ), Frank Spotnitz ( Strike Back, The Man in the High Castle ) e Vince Gilligan ( Breaking Bad, Better Call Saul ) – erano troppo occupati con altri progetti da presentare e non si sono presi.

L’episodio principale andò in scena dopo il Super Bowl L ottenendo ascolti enormi. Le chiacchiere su questo X file spuntarono come gracidii di ranocchie attraverso tutti i social media. E, significativamente, la messa in onda dell’episodio sembrò illuminare come un albero di Natale il nesso teorie del complotto/para-politica/UFO.

Lo show non era ancora finito che gli innumerevoli video di YouTube del focoso dialogo tra Mulder e “Tad O’Malley” (un personaggio basato su Alex Jones, interpretato da Joel McHale e come tale, incommensurabilmente più attraente) stavano spuntando come funghi dopo una tempesta estiva.

Tutto ciò per dire che i critici – più che altro gli estremisti del globalismo neoliberista – odiarono come il veleno ogni secondo di quell’episodio.

Veleno moltiplicato per l’AIDS al quadrato, più la radice quadrata del cancro.

L’episodio della prima era tutt’altro che perfetto. La grossolanità complessiva da parte del triumvirato al potere dello show (Chris Carter, David Duchovny e Gillian Anderson) era fin troppo evidente. Duchovny sembrava stretto nella parte di Hank Moody (il personaggio di una lunga “sex comedy” intitolata Californication ) e Anderson era ancora chiaramente fissata su Stella Gibson, il suo personaggio irlandese della “crime story” The Fall, e per fortuna in X files non parlava con accento britannico!

A Chris Carter gli bollivano chiaramente tante idee in mente ma sembrava troppo incline ai finti dialoghi pretenziosi in stile Marvel Comics anno 1973 che spesso ricordavano gli episodi di Mytharc dei vecchi tempi. Allora poteva funzionare con tutti (tranne i nitpicker di USENET [?]) poiché quei dialoghi davano allo spettacolo una specie di aria portentosa, quasi biblica.

In questi tempi di Peak TV la cosa sembra un po’ tirata per i capelli.

Da lì il tono virò in maniera sempre più barcollante senza nemmeno più il minimo brandello di continuità o di umore tra l’uno e l’altro dei sei episodi.

La “Mutazione del Fondatore” di Wong [cos’é?] è stata più forte di tutto: una sintesi astuta di adattamento autonomo e Mytharc [ma chi o cosa è?] e ce n’è comunque voluta per unire insieme le due sfere ma il risultato è stato talmente frivolo da non suscitare nemmeno un “effetto nostalgia”.

Il Mulder and Scully Meet the Were-Monster di Darin Morgan s’è presto rivelato un noioso e pietoso party per quelli di mezza età, disfatto da una commedia così ampia e pungente che quasi ci si aspettava che Soupy Sales [?] saltasse improvvisamente fuori.

Il fratello Glen ha lavorato molto più duramente di chiunque per raggiungere quella classica atmosfera del 1994, ma il suo Home Again ha rilanciato un mostro riciclato (dalla sesta stagione, “Arcadia”) facendo un minestrone con il “melodramma in camera da letto” (dritto dagli anni novanta) ormai troppo consumato e condito con un soliloquio bizzarro di un punk rocker veterano (Tim Armstrong di Rancid).

E così Armstrong, dopo aver dimostrato al mondo molto tempo fa che non poteva cantare, con questa interpretazione incomprensibile si prese la responsabilità di dimostrare che non poteva nemmeno recitare.

Ovviamente, nessuna delle due abilità è davvero un handicap in un leggendario outfit street-punk come quello dei Rancid, ma forse in The X-Files lo è un pochino. (Se ti degnerai di guardarlo, usa i sottotitoli. Puoi ringraziarmi nei commenti).

Ma a questo punto, l’ondata iniziale di eccitazione e attesa si era raffreddata considerevolmente. Questo non era certo l’X-Files che tutti ricordavamo, quello dei bei vecchi tempi. E’ stato un po’ come se i Led Zeppelin si fossero riformati e avessero registrato un album dubstep.

Insomma, lo splendore catodico dei nostri anni verdi non era stato per nulla rievocato da questo ritorno di X files.

Tutto ciò sembrò indicare a Chris Carter che ora era il momento di abbandonare metaforicamente le sue medicine e preparare uno dei suoi brevettati “quarantacinque minuti”.

Questa volta lasciò cadere “Babilonia” sulla testa di ignari pecoroni, lasciò cadere una lussureggiante giraffa su tutti i tipi di nidi di calabrone (Islam, terrorismo, droghe, cultura redneck), cose che probabilmente sembravano davvero una grande idea all’epoca.

Supponendo, ovviamente, che questa roba Carter la stesse somministrando.

Sulla carta, “Babylon” è affascinante, un lungo riconoscimento della potente influenza degli allucinogeni e degli antichi culti misterici nello spettacolo.

Sullo schermo, tuttavia, si trattava di un qualcosa fatto alla bell’e meglio, pieno di dopplegangers di cartoni animati di Mulder e Scully (Einstein e Miller, che i fan odiarono all’istante), e altri cartoni animati tra i più stupidi: dai ballerini ai razzisti ai terroristi ecc…

Non contento di quell’enorme aiuto per il maltrattamento dei fan, Carter ha poi lavorato sbrigativamente a un finale della serie. Ci deve aver lavorato con una pistola alla testa, a giudicare dalla scrittura.

Tutto questo per dire che “My Struggle II” fa sembrare “Babylon” come “Duane Barry” in confronto. Il dialogo è stato tra i più perfettini, le motivazioni tra le più opache e una recitazione più di legno che mai nella storia dello show.

In vero stile carteriano, il tutto è culminato con l’inferno che si scatena nella forma di un contagio armato. Per poi concludersi con uno splendido set che ha visto un prostrato Mulder e una Scully dalla faccia impotente in attesa affrontare una morte certa – e un’apocalisse globale – nella forma di un UFO in bilico. E inoltre quel ragazzo, Miller…

I fan erano sconcertati, gli aficionados della ditta M&S erano apoplettici dalla rabbia e comunque gli stessi critici erano settimane che prevedevano tutto questo bel risultato.

Dunque così sembrava essere l’ignobile fine di una serie tv un tempo gloriosa.

Detto questo, la serie di eventi ha guadagnato abbastanza spazio per la rete FOX, che lotta per ottenere un altro risultato. Stavolta la stagione si svolgerà per dieci episodi, lasciando presumibilmente agli scrittori più spazio per confezionare il tutto e inviare Mulder e Scully al tramonto per vivere i loro giorni in pace.

Il fatto è che lo stesso Carter sembra credere di aver “completato tutto” nel 2001, con il finale della ottava stagione.

Quella trama fu originariamente progettata per ultimare la saga di Mulder-Scully e passare il testimone a nuovi agenti. Il piano prevedeva che lo show continuasse con nuove star e un nuovo showrunner (presumibilmente Spotnitz e/o Gilligan) mentre Carter, Duchovny e Anderson lanciavano nei cinema un nuovo progetto.

Il problema era che Gillian Anderson rimase per la nona stagione, quella che non le diede soddisfazione. La sua trama doveva ancora essere revisionata, cosa che sembrava essere fatta apposta per ostacolare qualsiasi investimento dei fan nel nuovo team di XF.

Peggio ancora, la cultura di Internet che è “cresciuta” con X-Files era ormai da tempo divenuta tossica, i forum online di XF (che una volta producevano gli articoli per conto proprio) ora si riducevano a spazzatura. (Glen Morgan in realtà ha scritto alt.tv.x-files nel mezzo della seconda stagione).

Poi, naturalmente, è successo l’11 settembre e all’improvviso nessuno era più interessato ad approfondire le cospirazioni governative.

Ovviamente, non è stato d’aiuto lo spinoff di X-Files The Lone Gunman (il cui episodio pilota era nella slot della domenica sera di TXF molto simile a un episodio tradizionale ospitato dalla serie principale)  il cui argomento è la presenza una organizzazione criminale nascosta nel governo che cerca di controllare a distanza un aereo di linea nel World Trade Center.

La nona stagione è in realtà molto meglio di quanto si meriti . Cioè con l’ovvia eccezione del Mytarch, che per lo più gioca come una trama i cui scrittori sono stati costretti dalla rete televisiva a continuare a scalciare come un cavallo morto da tempo.

E il secondo film di XF è anche assai meglio di quanto l’opinione comune ti porterebbe a credere. È solo molto, molto oscuro e molto, molto cupo.

Ma sembra anche che sia stato progettato per “confezionare” la trama di Mulder-Scully. Il problema è che fu il film di cattivo gusto dell’estate 2008 e non aveva dischi volanti.

Così è emerso che per la stagione 11 gli sceneggiatori hanno abbandonato ogni pretesa che il revival di X-Files fosse tutt’altro che un esercizio di nostalgia per i GenXer ingrigiti.

Il che, naturalmente, è stato più che buono per me, essendo un GenXer ingrigito.

Tanto più che ha prodotto alcuni degli episodi più soddisfacenti da quando quell’epica corsa di Mytharc era avvenuta a metà dell’ottava stagione. Solo con quella insostituibile nebbia di Vancouver. Inoltre Mark Snow torna sulle onde sinusoidali e sulle batterie, e quindi è nel suo.

E tutto è iniziato con la tradizionale modalità X-Files, cioè con una fottuta apertura terribile della stagione.

Beh, non era uniformemente terribile. Sembrava uno dei consueti lavori “buona la prima” a cui ci ha abituato l’ultimo Carter. Con in più questa volta dei dialoghi interiori inspiegabili in prestito da Sin City.

E nemmeno il Sin City migliore: parliamo dei dialoghi interiori di Sin City: A Dame to Kill for.

Eppure, William B Davis sembrava essersi divertito molto a rosicchiare lo scenario e a scatenare dei dialoghi sulla Kree-Skrull War degni del Carter migliore visti come il vangelo. Ed è stato bello vedere Chris Owens come un Jeffrey Spender miracolosamente guarito (un ruolo scritto per Robert Patrick, che non era disponibile) e la Monica Reyes interpretata Annabeth Gish che si schierava per la Marita Covarrubias interpretata da Laurie Holden.

Inoltre, AC Peterson è stato eccezionale nella parte del signor Y, che si è presentato per alcuni secondi dell’ultimo episodio per incontrare il suo creatore. Ovviamente. I carters andranno a Carter, qualsiasi cosa significhi.

In linea con i tempi, le tematiche cospirative sono ora incentrate sulla breakaway civilization e il secret space program. Oltre che la singolarità e il transumanesimo.

E ci è stato anche detto che gli alieni non erano più interessati al nostro pianeta a causa di … uh, il riscaldamento globale. Eh certo, queste cavolate vengono scritte in California, come poteva essere altrimenti? Il riscaldamento globale è nulla di più nulla di meno che una religione calvinista di tipo californiano.

Ad ogni modo, la nave si raddrizzò una volta schiarito il fumo della bomba di “My Struggle”.

Ciò che è veramente notevole nella stesura di questa stagione è la sua quintessenza. Glen Morgan non ha solo scritto un raccoglitore di un Ep. 02 (“Questo”), ha scritto una sceneggiatura quintessenziale alla Glen Morgan.

Significa che inizia con un “set” molto appariscente, impostato su una canzone dei Ramones, che prende quasi le sue mosse da un precedente classico XF, Kill Switch, da cui prende anche il nome.

Inoltre ci sono un sacco di dialoghi piacevoli e una polposa azione da fumetto.

Caspita, ho persino tirato fuori la mia copia di Vitalogy per immergermi davvero nel 1994. Beh, non l’ho proprio fatto. Ma avrei dovuto pensarci.

Barbara Hershey, di cui Chris Carter non sembra avere il minimo indizio su cosa farne, appare ancora come il malvagio Erika Price, che sembra il figlio bastardo di Ray Kurzweil e Diana Fowley. Le mette in bocca tutto un discorso caricaturale su Mulder in uno scontro memorabile e sembra quasi convincente.

Nel complesso,  “This” è un formidabile ritorno alle origini che segnala una parata in arrivo di altrettanto validi esercizi di ritorno alle origini. Grazie a Dio.

Quel suono sospirante che avete udito durante tutto l’inverno è stato il suono degli sfinteri in tutta la X-Files Nation che si sono rilassati quando hanno visto arrotolarsi il sipario dell’episodio 3 coi titoli di coda.

Ovviamente, stiamo parlando del loop-in “Plus One” di Chris Carter, un episodio della quinta stagione epico in tutto tranne che nella timeline. Certamente in spirito, aspetto e sensibilità.  

In altre parole, la quintessenza di Chris Carter.

Ora, il tema in esecuzione per tutta la Season Eleven è la realtà alternativa. “My Struggle III” non è stato sicuramente un must  ma è arrivato così vicino a convincermi che la visione di “My Struggle II” avrebbe dovuto avere da sempre un taglio profetico.

Successivamente, l’episodio “Questo” concretizza la realtà alternativa nel cyberspazio. E “Plus One” è pieno dei tradizionali doppelganger di Carter, molti dei quali si presentano come dei rapiti incoscienti e incazzati provenienti da un universo speculare al nostro.

Intendiamoci, “Plus One” non ha una sola particella di senso, ma è così vertiginoso e di alta qualità da non aver nemmeno il tempo di accorgersene. Mi ha ricordato molto certi episodi amati dai fans di Carter come “Post-Modern Prometheus” e “Improbable”, ma m’è risultato considerevolmente più tradizionalista per quanto riguarda l’attuale X-Files.

Tutto inizia con un trio punk che fa la cover di una canzone di David Duchovny (sul serio!) e da lì si ci trova a rotolarsi dentro una notte buia e oscura. La coraggiosa XF Karin Konoval (madre dell’ Inbreeding di “Home”) interpreta due  fratelli gemelli maschio e femmina (lo scivolare nelle questioni gender è un altro topoi di lunga data di Carter) con un tale abbandono che vi viene quasi da voler stabilire un contatto con lei.

Quei poveri, dolci bambinetti estivi hanno a lungo disprezzato Chris Carter per la sua riluttanza a trasformare The X-Files in uno slash porn. Carter, che nel cuore è rimasto un ragazzo educato dalla religione battista, è un grande sostenitore della gratificazione ritardata (leggi: **** – prendere per i fondelli).

Beh, almeno sullo schermo.

Sapendo che questo era probabilmente il suo ultimo rodeo, Carter ha regalato agli ‘shipper’ (e probabilmente agli snoggers) quello per cui si stavano struggendo: un caxxo di Mulder-Scully. Bene, Carter l’ha fatto a modo suo.

Ma gli “shipper” hanno capito che in un contesto X-Files , “Plus One” non è altro che porno hardcore XXX. E il Mulder-Scully deve condividere un topoi da camera da letto che potrebbe non essere mai stato sollevato da migliaia di fans risalenti al 1993, ma sicuramente si sentiva come così fosse, almeno per loro.

La più iconica delle ambientazioni complottiste: il parcheggio sotterraneo.

 

Con Morgan e Carter che hanno preso a calci certi loro episodi per eccellenza traendone storielle autonome, Darin Morgan è tornato per cercare di battersi contro questa consuetudine.

Ed ecco dove la più ampia corrente sotterranea che ha nutrito il successo della serie di X-Files (e ora lo minaccia) è balzata in superficie: la cultura del complotto, che ora sta crollando.

Mi rendo conto che la maggior parte della gente ha amato (o meglio, ha finto di amare) “Mulder e Scully meet the were-monstre“, ma alcuni altri, incluso il sottoscritto, sicuramente non l’hanno fatto. Per me sembrava tutto così triste e da menopausa maschile il lamento di Morgan che non era mai stato in grado di proseguire il suo incredibile successo adolescenziale.

Ragazzi, dovremmo avere tutti quanti noi di questi problemi…

In ogni caso, si potrebbe sostenere che “The Lost Art of Forehead Sweat” proviene dallo stesso stampo (con Reggie Qualcosa, spettatore del successo esplosivo di X-Files , il quale rispecchia Morgan stesso dopo aver lasciato la serie), ma per i miei soldi è considerevolmente più spiritoso (piuttosto che amaro) e schivo (piuttosto che auto-disprezzante) rispetto al suo predecessore.

Anche “Sweat” è un episodio quintessenziale. In effetti, è la quintessenza di Darin Morgan e mi sono quasi sentito come se fossi stato teleportato nel 1996, che probabilmente tutti conoscono essere il mio più caro desiderio nella vita.

Molto più di un episodio di XF alla Darin, “Sweat” mi ricorda molto “La difesa di Doomsday di Jose Chung”,  sequel nel telefilm Millennium del mio episodio preferito XF di Darin “Jose Chung’s From Outer Space“. Ha la stessa atmosfera di un numero della rivista MAD del 1972, la qualità di un lavandino, un senso di abbandono totale.

Inoltre, il pastiche alla Zelig nel mezzo è particolarmente inestimabile. E i miei complimenti a DM per aver scelto Bill Dow, di norma tragicamente sottoutilizzato, per un cammeo brillante.

Il fulcro della storia è comunque uno scontro tra Mulder e il Dr. They, interpretato con assoluta naturalezza dal veterano attore protagonista Stuart Margolin.

Ed è qui che Morgan legge l’epitaffio di The X-Files, così come la stessa cultura della cospirazione.

Un po ‘di storia, prima.

La cultura cospirativa che alimentava X-Files non era di tipo paleocon, alla Infowars per intenderci, o la varietà escatologica, entrambi così comunemente demonizzati oggi da coloro che sono cresciuti, si sono calmati e hanno iniziato a indossare completi blu o marrone.

Qui, piuttosto, ha agito l’influenza della trilogia degli Illuminati, Mae Brussel e l’ Apocalypse Culture . Era la cultura cospirativa di WBAI-FM, Dave Emory e RE/search. [mah!] Era un’esegesi apertamente libertaria, di sinistra e anti-autoritaria, prodotta dalle macchie di sangue lasciate dagli assassini di Kennedy, Kent State e dal Vietnam.

Di conseguenza, una sfilata di esponenti della cultura freak, calzati e vestiti, si è insinuata sullo schermo, iniziando molto presto ad assistere a X Files.

Dalla prima stagione avete avuto Brad Wilchek, la copia sfacciata di uno Steve Jobs della Apple in esilio, e Max Fennig, il rapito dagli alieni trasformato in vagabondo complottista. Max, a sua volta, ha ispirato i lone gunmen, che Morgan e Wong hanno basato su un trio di strambi teorici della cospirazione.

La seconda stagione gettò nelle canne Chuck Burks, da bravo pensatore di breve durata. Tutto ciò ha raggiunto il suo apogeo con l’episodio degno di uno scienziato pazzo di Vince Gilligan, “Insoliti sospetti”, che ha raccontato l’origine dei Gunmen.

Ma muoversi in parallelo con questi era una razza di dissidenti piuttosto seria, a cominciare dall’angelo vendicatore di Tony Todd in “Insonnia”. Immediatamente dopo di lui avevamo il rapito psicotico Duane Barry, interpretato da Steve Railsback che lo seguiva a sua volta in una sfilata di miliziani (inclusi agenti e doppiogiochisti) e leader apocalittici quali Richard Odin, Vernon Ephesian, Absalom e Josepho.

Si poteva tracciare una sorta di evoluzione nella storia della serie in cui sia il nerd che il teorico della cospirazione correvano in tandem prima che il nerd finisse in un angolo. E nelle ultime due stagioni abbiamo Tad O’Malley, che è un po ‘come Alex Jones, solo più affascinante e carismatico (puoi mai immaginare Joel McHale che interpreta un personaggio improbabile?)

Ma con l’elezione di Trump, l’Establishment non ha più alcuna pazienza per ogni tipo di cultura della cospirazione, eccetto la sua. L’asse Neolib-Neocon-FAANG-Wall Street che esercita una dominanza incontrastata e imperiosa su ogni singola istituzione di questo paese (a parte il ramo esecutivo e alcuni governi statali impotenti, almeno apparentemente) non tollera la minima deviazione o dissenso dal suo ordine del giorno, che venga da sinistra, da destra o dal centro.

Così ora, con l’aiuto dei signori ingegneri di SiliCylon Valley, Cylon Francisco e Cyleattle, qualsiasi parola scoraggiante può essere efficacemente messa a tacere con un algoritmo insonne. E stanno lavorando giorno e notte per cercare di fermare qualsiasi pensiero preoccupante alla fonte.

Significa dentro il tuo cranio.

Potrebbe esserci ancora un grumo di cultura della cospirazione – principalmente della varietà nichilista di Pizzagate – lasciata sui social media, ma se le cose continuano nel loro corso attuale quelle voci saranno messe a tacere prima di allora.

Ma l’altra forza che milita contro la cultura della cospirazione è il collasso del Centro, che dopotutto non regge. Non c’è una monolitica voce rappresentante l’autorità, che vi attira e cerca di portarvi nella sua direzione. Gli adulti effettivi in ​​questo paese sono da tempo morti e sepolti.

E i nostri attuali mezzi di informazione mainstream fanno apparire i media statali sovietici di Andropov come un severo pilastro dell’oggettività.

Forse è sempre stato così, ma un tempo lo nascondevano meglio. E i budget sempre più ristretti hanno lasciato anche le più grandiose notizie nelle mani di incompetenti e millennials incapaci di pagare il debito, e si chiedono quando sono entrati in questo inferno e quando si sono evaporati i loro privilegi  (suggerimento:  dopo la laurea.)

Quindi puoi avere tutti i fatti in mano, tutti i documenti, tutte le prove che ti piacciono. Se nessuno vuole sentire, non sarà mai ascoltato. Garantito. Punto.

Mi piacerebbe dire che vedo cambiamento in futuro, ma a meno che le persone smettano di usare i loro computer per l’auto-conferma drogandosi con la loro stessa dopamina, non vedo come possa avvenire un qualsiasi cambiamento.

Quindi la ricerca romantica di un Mulder e Scully, fermi nella convinzione che la “V” della Verità vi libererà, non si registra meno che mai alla nostra età e ai nostri tempi. Se qualsiasi verità arriva ad oscurare la giornata, il vostro feed Twitter e/o Facebook spazzerà via quegli insetti molesti. A nessuno importa più la Verità oggettiva. Ricercare la Verità è comunque quasi certamente un reato di licenziamento in questi giorni. Quindi parlatene con il vostro responsabile delle risorse umane.

Ad ogni modo, lasciate il compito a Darin Morgan, per far provare a far cadere quel bocciolo di verità nel mezzo delle nostre vite.

Ciò detto, torniamo alla nostra trasmissione regolarmente programmata perché c’è molto più di questo da affrontare: transgenetica, controllo mentale, stregoneria, pedofilia e vampirismo di Hollywood.

Ditemi cosa, lo faremo nella seconda parte, perché sto diventando potentemente assonnato. O forse è una mia fatica dovuta alla depressione. Non posso sul serio stabilire la differenza.

CONTINUA

https://secretsun.blogspot.com/2018/07/the-x-files-x-it-death-of-conspiracy.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





Considerazioni, fantasie, coincidenze su Donald Trump & co

20 11 2016

Dal momento che a scrivere un’analisi seria c’ha già pensato il mio complice Mediter, pubblicando un articolo che vi invito a leggere, io qui mi limiterò ad aggiungere un po’ di frizzi e lazzi, di quisquilie e pinzillacchere, come avrebbe detto il principe della risata Antonio De Curtis in arte Totò.

Di che stiamo parlando? Ma delle elezioni presidenziali USA del 2016 naturalmente, quelle combattute forsennatamente tra Hillary Rodham Clinton e Donald John Trump nel corso dell’anno in corso, un 2016 ormai in dirittura d’arrivo.

Mi ricordo che si era cominciato a parlare della ri-candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca già nel 2013, a inizio secondo mandato Obama, dopo che quest’ultimo l’aveva defenestrata dal posto di segretario di stato che aveva tenuto per tutto il primo mandato, quel mandato che, sfidando Obama alle primarie democratiche USA del 2008, avrebbe dovuto farlo proprio lei ma poi le cose erano andate diversamente e le primarie si erano risolte a favore dell’afroamericano.

Nel 2013, i giornali già parlavano di come le elezioni di tre anni dopo sarebbero state dominate dalla sfida tra la femminista ex first lady che aveva mantenuto il nome del marito ex presidente perchè “le facilitava la vita” e Jeb Bush, fratello dell’ex presidente George W. Bush. Insomma, corsi e ricorsi, la dinastia Clinton e la dinastia Bush per l’ennesima volta.

Le cose, come ormai sappiamo fin troppo bene, non sono andate così come si prevedeva nel 2013-2014. Nel giugno del 2015, il magnate immobiliarista Donald Trump detto “The Donald” – proprietario di un grattacielo a forma di torre a New York, di un casinò, di chissà quante auto e abitazioni e beni e di aerei boeing personali – annunciò di candidarsi come presidente degli Stati Uniti.

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Trump me lo ricordo negli anni novanta, che era famoso di luce riflessa perchè, in Italia, era più famosa di lui colei che lo aveva sposato, una certa Ivana Trump: mi viene in mente che su tutti i rotocalchi come Novella 2000, Eva Tremila, Grand Hotel, Stop ecc si parlava a profusione di questa Ivana Trump, di come fosse riuscita a impalmare questo super-riccone americano, di come da quasi povera fosse diventata stra-ricca, e io mi ricordo che, dalle mille immagini su queste pubblicazioni da sala di aspetto, questa Ivana mi sembrava una con l’hobby della chirurgia estetica, e non la vedevo nemmeno come una troppo intelligente. Spesso, su queste foto, la si vedeva accompagnata al suo consorte, Donald Trump, un allora quarantenne che me lo ricordo quasi sempre fotografato in smoking e farfallino, dal viso largo e guanciottoso, con lo sguardo solitamente un po’ corrucciato.

L’annuncio di Trump, durante la conferenza stampa nel giugno del 2015 di partecipare alla corsa per la Casa Bianca come venne accolto? Con applausi? No, con risate!

Infatti il PERSONAGGIO TRUMP, negli Stati Uniti, nonostante la sua fama decennale di super-benestante, era, fino a quel giugno, conosciuto per essere più che altro una star televisiva o poco più, uno che presentava reality show come “The apprentice” dove si sfidavano aspiranti imprenditori ed era lui, Trump, a suo insindacabile giudizio, a farli proseguire con le successive puntate del programma oppure a farli uscire, a fargli interrompere la gara.

Certo, poteva capitare che “The Donald” intervenisse negli affari politici statunitensi  attraverso i mass media ma, più che altro, era per avvallare teorie del complotto come quella che il presidente Obama non fosse nato sul territorio USA e quindi non poteva fare il presidente. Trump era considerato un COMPLOTTISTA, amico di complottisti, uno che, dicevano, aveva come sua specialità solo quella di dare aria alla bocca.

Eppure questo assoluto outsider della politica washingtoniana  – che tutti i mass media principali attendevano da un momento all’altro dicesse “va beh gente, ho scherzato, ora posso tornare ai miei affari” – riesce a sbaragliare uno dopo l’altro i candidati dell’establishment repubblicano durante le primarie: il predestinato Jeb Bush della dinastia Bush (figlio e fratello di due ex presidenti), che aveva ricevuto una cifra record per la sua campagna elettorale, e la coppia di ispano-americani Ted Cruz (un superconservatore religioso) e il giovane Marco Rubio (nient’altro che una specie di robot il quale ripeteva a pappagallo la politica neocon antisociale e guerrafondaia.)

Com’è come non è, alla fine Donald Trump si aggiudica le primarie repubblicane (nonostante a un certo punto si pensò persino di bloccarlo con una candidatura indipendente di un uomo totalmente del sistema come Michael Bloomberg) e, a inizio estate, è ufficializzato come candidato repubblicano per la corsa alla Casa Bianca.

E dall’altra parte cosa succedeva, dalla parte delle primarie del partito democratico? Per la prima volta dopo chissà quanto tempo in America, aveva buone opportunità di vittoria (e quindi di diventare lo sfidante dei repubblicani) un uomo proveniente dal mondo dei sindacalisti (cosa che non succedeva dai primi anni ottanta), che si dichiarava pubblicamente SOCIALISTA ed era una super-colomba per quanto riguarda la politica estera: Bernie Sanders, solo BERNIE per gli amici.

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Una giovane Hillary e un giovane Bill, negli anni settanta, tifano Bernie 2016

In molti stati Sanders è riuscito a sorpassare la Clinton, il socialista minacciava di vincere le primarie e allora gli si sono messi i bastoni tra le ruote, tant’è che poi sono usciti documenti che hanno dimostrato come l’organizzazione del partito democratico abbia avvantaggiato la candidata del sistema Clinton a spese dell’anti-sistema Bernie: questa documentazione si è spinta a tal punto di certezza da far sì che la presidente delle primarie democratiche fosse costretta a dimettersi.

A metà anno si è capito che queste non erano elezioni normali.

I repubblicani avevano mal digerito la vittoria di Trump, soffrivano di mal di pancia, gli facevano le pulci, tentavano di far sì che la sua corsa non proseguisse, non sapevano come ma ipotizzavano di sostituirlo in qualche modo.

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I democratici sopportavano la Clinton, la maneggiona, la lady Macbeth del 2000, la strega dell’ovest e dell’east (coast), ciononostante era lei la beniamina dei mass media, era lei la spalleggiata da centinaia di giornali, quella che era destino fosse la prima presidentessa della storia degli USA, non era certo destino che L’ALTRO diventasse presidente USA, inquilino della Casa Bianca, il populista demagogo, quello spalleggiato da nemmeno dieci giornali e da un pugno di complottisti su internet, quello che incassava le simpatie del Ku Klux Klan, quello che aveva scimmiottato un giornalista disabile che l’aveva irritato.

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Trump fa il verso a un disabile.

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Gente del Ku Klux Klan, per la supremazia della razza bianca, simpatizza per Trump.

Non poteva certo diventare presidente degli United States colui che era considerato alla meglio un clown e alla peggio un Mussolini-Hitler redivivo, uno che somigliava a gente come l’italiano Borghezio e il russo Zhirinovskij, uno che diceva di volere regolare l’immigrazione di islamici e messicani con delle leggi peggio della nostrana Bossi-Fini e volendo addirittura costruire un muro tra Stati Uniti e Messico.

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Borghezio, il Trump italiano, o padano.

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Zhirinovskij, il Trump russo.

I mass media generalisti e mainstream (CNN, ABC, NSB, BBC…) minimizzavano le scoperte di Wikileaks sulla corruzione di Hillary (da alcuni detta simpaticamente “Killary”), gli scandali della Fondazione Clinton, le marchette alla grande stampa, le inchieste sui giri pedofili che lambivano il marito Bill, i capi di staff come John Podestà – già famoso per parlare di UFO e alieni – alle prese con il satanismo e l’arte sanguinaria, intanto si aprivano e chiudevano inchieste dell’FBI sulle e-mail illegali di quando era segretario di stato, con uomini del Federal bureau che si veniva a sapere chiamavano letteralmente Hillary “L’anticristo”, Julian Assange che diceva come “Killary” fosse dietro alle guerre di Obama quando era suo ministro degli esteri e che i Poteri Forti avrebbero fatto carte false per non far vincere Trump e far vincere LEI. Prendendo direttamente le consegne delle agenzie internazionali di notizie come la Reuters, per il Corriere della sera, La Repubblica, La Stampa ecc, la moglie di Bill e  mamma di Chelsea era la santa del politicamente corretto contro il riccastro demagogo che scimmiottava gli handicappati, lo xenofobo, ovviamente POPULISTA, misogino (come ben mostrava un video del 2005 ben pubblicizzato su tutti i canali mainstream, dove Trump offendeva tutte le donne dicendo l’orrenda cosa che per un riccone è molto più facile molestare una donna rispetto a un poveraccio) e poi voleva buttare a calci nel sedere messicani e islamici fuori dai confini degli States se fosse stato eletto mentre Hillary stava dalla parte di tutti, soprattutto delle minoranze perseguitate. D’altra parte, non era “Stronger together”, “Più forti insieme”, il motto della sua campagna?, che ben campeggiava quando Hillary era fotografata col suo candidato vice, uno squalo di Wall Street che era sembrato un pazzo pieno di tic durante il confronto tv col candidato vice di Trump, l’unico confronto tv dei candidati vice.

No, queste non erano elezioni normali, con Trump che su Twitter mandava un tweet dopo l’altro svillaneggiando la Clinton e dicendogliene di tutti i colori e quest’ultima, dopo che su internet erano uscite molte voci sulla sua salute malferma le quali dai mass media venivano rimandate al mittente come complottismo, si afflosciava poi improvvisamente come un soufflè mal cotto durante la commemorazione delle torri colpite dagli aerei e da allora si intensificarono le dicerie su Hillary che aveva un doppio, un clone che la sostituiva; con il vicepresidente Joe Biden che minacciava i russi di contromisure hacker, di guerra informatica perchè circolavano ipotesi sul coinvolgimento russo nell’influenzare il voto delle presidenziali e “The Donald” si sapeva bene quanto fosse stimato da Putin e qualcuno l’aveva anche soprannominato “The siberian candidate”, il candidato del Cremlino nientemeno, facendo il verso al titolo del film “The manchurian candidate”, quello che parlava di un candidato presidente USA psico-programmato per diventarlo fin dall’adolescenza.

Non erano elezioni normali, erano le elezioni USA più PUFFONESCHE che si fossero mai viste (per usare un aggettivo che il giornalista italiano free lance Piero Ricca utilizzò per le elezioni politiche italiane del 2006.)

Michael Moore, l’ex fustigatore di Bush e delle sue guerre, che continuava a tifare democratico anche dopo la debacle di Bernie Sanders e quindi stava per la Clinton, diceva che avrebbero votato per Trump anche moltissimi democratici delusi e che moltissimi elettori bianchi avrebbero votato per Trump – anche se non condividevano per nulla le sue idee e magari lo disprezzavano – perchè l’avrebbero utilizzato come UNA BOMBA MOLOTOV UMANA da scagliare contro il sistema di Washington, avrebbero utilizzato così il candidato che diceva agli Stati Uniti di non lasciarsi incantare più dalle false promesse della globalizzazione. E Moore, comunque, nonostante qualche amico lo tentasse di fare altrettanto – di usare Trump come bomba molotov contro il sistema – avrebbe detto no, avrebbe continuato a stare per Hillary, la quale, secondo lui, avrebbe stupito il mondo una volta eletta, sarebbe stata rivoluzionaria come papa Francesco.

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Micheal Moore in un sit in di protesta davanti all’ingresso della Trump tower.

Trump sarebbe stata la rivincita degli americani degli stati dell’America Profonda, quelli lontani dalle  east coast e west coast liberal e radical chic, quelli lontani da Silicon Walley e Wall Street, quelli col cappello da texano e con la macchina con le corna di bisonte e la Bibbia nel cruscotto assieme alla pistola, gli americani rozzi degli stati rossi anticomunisti nelle cartine alla tv che stupiscono i mass media nelle elezioni dai risultati a sorpresa: dopo il “negro” Obama una donna come e peggio di lui sarebbe stata troppo, ci voleva una reazione. Il mondo di Trump è quello del complottista sbraitante Alex Jones, delle armi libere e per tutti, dei giacconi di pelle nera e delle cose che esplodono fiammeggianti su sfondo nero, dei combattimenti di wrestling dove si urla e poi si rade a zero la testa di chi ha perduto la scommessa sul vincitore, è il mondo dell’hard rock e dell’ex attore e wrestler complottista Jesse Ventura, ex governatore del Minnesota e amicone di Trump; per non parlare poi dello yuppies serial killer Patrick Bateman, protagonista del romanzo “American psycho” di Easton Ellis, che ha come idolo proprio il Donald Trump degli anni ottanta.

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Alex Jones.

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Jesse Ventura.

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Christian Bale, che interpreta Patrick Bateman nel film “American psycho” tratto dall’omonimo romanzo, posa per una foto assieme a Donald Trump, di cui è fan lo yuppies serial killer assassino protagonista di romanzo e film.

Quando proverbialmente si dice che “La realtà supera la fantasia”, non si vuole intendere che nella realtà possono avvenire cose da film di fantascienza o fantasy ma che possono avvenire cose a cui non si avrebbe mai e poi mai pensato nelle proprie fantasie: non mi sarei mai immaginato, infatti, lo scenario qui descritto dove, dopo la vittoria di “The Donald”, gli adolescenti e i giovani americani sensibili, facili all’emotività e a essere feriti nei sentimenti (i cosiddetti snowflakes, fiocchi di neve, che mi ricordano gli EMO), erano bambini quando Obama divenne presidente e son sempre stati abituati alla sua dolcezza, adesso, ormai teenager, sono traumatizzati da Trump e dai suoi modi duri, spicci e venati di brutalità, e allora vengono organizzati per loro dei sostegni psicologici nelle scuole e nei college dove studiano  in modo da aiutarli dopo questo trauma derivato dal vedere il soft Obama sostituito da un Borghezio/Zhirinovskij americano, decisamente hard. Allo stesso tempo, vi sono le continue manifestazioni di piazza contro Trump, con arresti e violenze, dove menano le mani e lanciano roba i neri dei gruppi di protesta di Black Live Matters, quelli probabilmente finanziati dal filantropo George Soros, e a queste manifestazioni si intrufolano non si sa come anche gli snowflakes e dunque i sensibili e traumatizzati emo snowflakes e i picchiatori neri sono uniti nella lotta contro Trump, da non credere.

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Tra lo star system, tra le stelle di Hollywood dei rotocalchi glamour e patinati, solo pochi personaggi da “America profonda” (Clint Eastwood, Chuck Norris) si azzardavano ad ammettere e consigliare di votare Trump, tutte le altre star, in massa, erano pronte a votare e far votare Hillary Rodham Clinton. E anche qui la campagna elettorale è stata non normale, con un’artista pop come Madonna che prometteva una fellatio a chiunque avrebbe votato per la Clinton (e un elettore di Hillary ha pensato bene di andare a casa di Madonna a New York per sperare di ottenere il premio col risultato di farsi allontanare dal portiere), con l’erede (?!) della stessa Madonna, la musicista pop (?!) Lady Gaga, che s’è presentata a un comizio della sua beniamina facendo il gesto V di vittoria, vestita con uno strano abito nero e rosso che ricordava vagamente una divisa militare postmoderna.

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Selfie di Kim Kardashian con Hillary Clinton.

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Lady Gaga al comizio di Hillary Clinton.

E poi Jon Bon Jovi, Bono Vox, Bruce Springsteen, Jennifer Lopez, Meryl Streep, Katy Perry, Beyoncè, George Clooney, Kim Kardashian, Miley Cyrus, Natalie Portman, Britney Spears, le Spice Girls (ah no, quelle tifavano Tony Blair, vent’anni fa)…tutto il sistema delle star americane al gran completo, e degno di menzione speciale il grande interprete Robert De Niro che, in un video circolato su You Tube si rivolge direttamente a Donald Trump dicendo che lo prenderebbe volentieri a pugni in faccia.

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Ehi, dico a te, ce l’ho proprio con te, ti prenderei volentieri a pugni in faccia!

Naturalmente, il 9 novembre, è stato l’apice di tutto questo: ma come? Un candidato come Hillary, la regina del politicamente corretto, la paladina dei diritti civili e delle minoranze, pompata da tutti i media che contano, pompata dallo star system;  la sera prima delle elezioni i corrispondenti italiani nei comitati USA in Italia non riuscivano a trovare uno che fosse uno che ammettesse di stare per Trump, il populista demagogo xenofobo e misogino sembrava spacciato, il New York Times dava la Clinton all’ 85% di probabilità di vittoria, alcuni giornali e tv anche oltre il 90%… e poi il mattino dopo la surprise.

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C’è da dire che la visione di un Trump presidente USA, assieme a una presidente donna tipo la Clinton, sembrava aleggiare nell’aria da anni: sincronicità, coincidenze, premonizioni, visioni deformate del futuro. Prendiamo per esempio la bufala secondo cui i cartoni animati dei Simpson nel 2000 predissero Trump presidente: approfondendo scopriamo che in realtà si tratta di una MEZZA bufala.)

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Effettivamente, nell’episodio dei Simpson “Bart to the future”, andato in onda nel marzo 2000, Lisa è un presidente donna somigliante a Hillary Clinton che ha ereditato una situazione problematica dalla precedente presidenza di Donald Trump.

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L’effettiva BUFALA in cui viene spacciato che nel 2000 i Simpson predissero Trump presidente quando invece l’episodio da cui sono tratte le immagini risale al 2015, anno in cui era già ben nota la candidatura di Trump come presidente.

Nel febbraio scorso, quando il magnate era in testa alle primarie repubblicane, avevamo già dato un’ “allerta sincromisticismo”, pensando a un’apparizione di Trump nella parte di se stesso (una delle sue tante nei film di Hollywood) in “Home alone 2” (“Mamma ho perso l’aereo 2”) del 1993 e agli indizi sincromistici che sembrano alludere a una commistione tra l’allora candidato, la città di New York, il disastro dell’11 settembre, la statua della libertà e un possibile futuro – per adesso ignoto – in cui tutto questo in qualche modo si intreccerà e riemergerà a galla in modi ancora non prevedibili, un possibile futuro che si manifesta e si è già manifestato in passato con indizi, per adesso enigmatici ma che comunque alludono a qualcosa che avverrà o potrebbe avvenire. E si saprà che in passato gli indizi alludevano a una certa cosa quando questa cosa si sarà effettivamente manifestata.

Prendiamo il secondo film della serie Back to the future, Ritorno al futuro, tra l’altro  film ambientato in parte nel 2015, l’anno in cui Trump ha avanzato in pubblico la sua candidatura per la Casa Bianca. Come abbiamo detto, “The Donald” è stato l’ideatore di un reality show di successo chiamato “The apprentice” (L’apprendista) in cui si sfidavano aspiranti imprenditori sotto il suo insindacabile giudizio, e uno dei tormentoni di quel programma tv durato anni era “You are fired!”, “Tu sei licenziato!” annunciato da Trump a colui che era escluso dalla gara e doveva quindi uscire fuori dal reality show. Ebbene, una delle scene centrali di Ritorno al futuro II è proprio quando uno dei personaggi (il McFly padre del futuro, del 2015) viene licenziato per via telematica, e si vede “You are fired!” uscire da tutte le parti nella stanza di casa collegata telematicamente con l’ufficio.

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Per altri dettagli interessanti sulle sincro in “Ritorno al futuro” relative al momento presente, vedere il seguente link (in inglese):

http://subliminalsynchrosphere.blogspot.it/search?updated-max=2016-11-15T18:52:00Z&max-results=7

 

Ma decisamente il botto lo fa personaggio di Biff Tannen – centrale in Ritorno al Futuro II – in cui lo svolgersi degli eventi passa freneticamente dal 1955 al 1985 al 2015. Biff Tannen è il bullo persecutore dei McFly (padre e figlio) e, andando clandestinamente indietro nel tempo dal 2015 al 1955 intrufolandosi non visto nella macchina del tempo del dr. Brown, Tannen riesce a parlare al lui stesso più giovane di sessant’anni, donandogli un almanacco sportivo coi risultati dal 1950 al 2000. Il giovane Biff Tannen del 1955 riceve dunque dal vecchio Biff Tannen del 2015 quell’almanacco del futuro e, nel corso degli anni, diventa stra-ricco per via di tutte le scommesse sportive vinte grazie all’almanacco, creando una linea temporale alternativa, un 1985 alternativo in cui finisce il malcapitato Marty McFly che scopre come il Biff Tannen del 1955 sia diventato una specie di Donald Trump del 1985 (e, noi sappiamo, ciò è avvenuto grazie al viaggio nel tempo dell’ottantenne Tannen tra il 2015 e il 1955 con in mano l’almanacco dei risultati dal 1950 al 2000), un Tannen che spadroneggia impunito in città facendo il bello e il cattivo tempo, con tanto di casinò modello Trump plaza chiamato nel film Pleasure paradise.

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Il Biff Tannen bullo del 1955 alle prese con Marty McFly.

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Il Biff Tannen magnate stra-ricco del 1985 alternativo.

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Il Biff Tannen ottantenne del 2015.

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L’almanacco.

ALMANACCARE: http://www.treccani.it/vocabolario/almanaccare/

Fantasticare; stillarsi il cervello per trovare un espediente o per indovinare qualche cosa: seguitando a almanaccar tra sé che cosa mai potesse essere tutto quel rigirìo (Manzoni); non chiudeva occhio almanaccando dove egli potesse trovar denaro (Verga). ◆ Part. pass. almanaccato, anche come agg., complicato, lambiccato: sofisticherie almanaccate (Tommaseo).

https://civiltascomparse.wordpress.com/2014/12/31/dialogo-di-un-venditore-di-almanacchi-a-un-passeggere-con-tante-scuse-al-conte-giacomo-leopardi-da-recanati/

Se digitate su Google image “Biff Tannen” e “Back to the future” “Donald Trump” (e anche in italiano, “Ritorno al futuro” “Donald Trump”, “Trump plaza” “Pleasure paradise”) vedrete come questo meme sincromistico si sia già parecchio diffuso fino a uscire fuori soltanto digitando il nome di Biff Tannen e fino a sfiorare il mainstream. Persino su un giornale on line di sinistra come Carmilla gli effetti si sono fatti sentire.

biff





Un’ automobile a tutta velocità contro un muro

3 11 2011

Ho già scritto precedentemente che gli ultimi decenni del xx secolo – così ricordabili e fatti ricordare – possono essere riconducibili a una specie di traguardo (ma questa parola non mi piace) situato nel FUTURO. In quello che per le genti dei decenni del novecento – secolo strapieno di violenza e di speranza, così mitizzato – era il futuro.civiltà scomparse_rossano segalerba

All’epoca, ricordo benissimo e l’ho già detto, questo traguardo veniva identificato come “il duemila”. Trascorsa quella data mostrata come fatidica per così tanto tempo nei decenni precedenti, il 1°gennaio 2000, complice la presunta fine del cosiddetto “lungo computo del calendario Maya”, si trasformò nel 21 dicembre 2012.

Ora, io non credo per principio a nessuna profezia codificata, sono dell’idea che “credere o non credere” sia soltanto avere o meno dei pregiudizi, la realtà va sperimentata.

Io osservo. Il mio inconscio incamera e fornisce delle visioni, di tipo quasi “sciamanico”, nel pieno dell’occidente ipertecnologico e devoto alle elaborazioni dell’emisfero sinistro del cervello. Fatico molto a riportare le visioni su carta o su questo blog, dal momento che il mio livello culturale (legato allo stato cosciente di veglia, e quindi alla condizione ipnotica dovuta al linguaggio) non è per niente adeguato, non è sufficiente a riportare in un modo soddisfacente le esplosioni simboliche, archetipe, visionarie, profetiche che bussano al di là della porta socchiusa che fa da tramite tra l’inconscio e il conscio.

Il mio livello culturale è inadeguato!

Il materiale psicotico elaborato dall’emisfero destro del cervello mi stimola l’interiorità con visioni istantanee, velocissime, quasi “telepatiche”, ed è una fatica da dannato riportare queste visioni utilizzando il lentissimo mezzo della scrittura, elaborata dalla logica e dalla razionalità comunicativa proprie dell’emisfero sinistro.

E’ come un bradipo che cerca di imitare i movimenti di uno scoiattolo. A causa di ciò, non sono mai praticamente soddisfatto di ciò che scrivo.

Qualche anno fa, quasi scherzando, avevo detto a un amico, mentre avevamo tutt’e due i cellulari in mano: “Eh, di questo passo, la miniaturizzazione progressiva della tecnologia dell’informazione-comunicazione, ci porterà a cosa? Alla telepatia?!” Lui si era mostrato scherzosamente d’accordo con me, e aveva aggiunto una constatazione che ora non ricordo.

Un cambiamento di paradigma scientifico potrebbe avvenire, non in termini di decenni o secoli, ma in termini di ore, anzi di secondi. La percezione di un campo di coscienza strutturatrice di forme attraverso schemi frattali basati su ciò che viene chiamato “geometria sacra”. Un tipo di visione della realtà – dove ogni elemento di essa è strettamente legato a ogni altro elemento, come le cellule di un organismo – che sarebbe fondata su un tipo di energia ILLIMITATA e SENZA COSTI, attinta dallo stesso tessuto dello spaziotempo.

Il cambiamento di percezione sarebbe del tutto radicale, paragonabile a quello di un essere umano appena uscito urlante dal grembo materno. Si tratterebbe del frutto ultimo di ricerche sperimentali sviluppate tra il XIX e il XX secolo, e poi interrotte, insabbiate, dagli anni 10 del novecento.

E’ opinione comune da non so quanto tempo (sicuramente da ben prima delle torri gemelle), un tipico discorso da autobus, che “tutto va sempre di male in peggio e chissà dove andremo a finire”. Molti si immaginano futuri decenni, secoli di decadenza, un nuovo buio medioevo, una nuova buia età oscura. “Chissà quando li riusciremo a sconfiggere i potenti senza scrupoli che distruggono il mondo, ma comunque è inutile lottare, non li sconfiggeremo mai!”. E un altro magari dice: “No, bisogna lottare, un giorno li sconfiggeremo, un giorno regnerà la pace sulla terra e tutti saranno fratelli, ma chissà quando succederà, ci vorranno secoli, magari accadrà nel 3000! Intanto però dobbiamo LOTTARE, anche se si tratta di cose che noi non vedremo mai ma le vedranno i nostri più lontani pronipoti.”

Le cose “vanno di male in peggio”: anche solo gli anni ottanta e gli anni novanta, in paragone con gli ultimi tempi, erano “latte e miele”; trent’anni fa, sui mass media, c’era un’ingenuità, un equilibrio e una freschezza – e soprattutto delle professionalità originali, spontanee e ben misurate – che ora possiamo solo sognarcele! Pensiamo alle sigle dei cartoni animati o di varietà RAI dell’epoca. Nonostante la minaccia di guerra termonucleare tra le due superpotenze – costantemente portata all’attenzione dai giornali dell’epoca, mettiamo nel 1981 – si viveva un mondo delle fiabe rispetto agli ultimi anni, dove soltanto la fredda, glaciale, ironia pubblicitaria manipolatrice delle coscienze domina ovunque, trasformando tutto quanto in un oceano di massificazione e omologazione senza alcun limite. L’impero del risaputo e della mancanza di candore. Della perdita della capacità di meravigliarsi. Della pornografia mc-donaldizzata disponibile in rete in labirinti interminabili di depravazioni e perversioni mostrati con lo stesso tono patinato delle riviste come “Cosmopolitan” o di un manifesto di Dolce&Gabbana. Stanche ripetizioni di modelli che hanno perduto ogni spinta verso il nuovo. Coi loghi delle multinazionali i quali sembrano ripeterci “che non cambieranno mai più e saranno sempre gli stessi per l’eternità”, la Disney, per esempio. Oppure, anche i loghi delle nuove corporation hanno comunque lo spirito global e finto-umano di quelle che verranno sostituite.

Tutto ciò, personalmente, mi fa paura, quasi come la violenza e le guerre. E può essere perchè si tratta di un tipo di guerra e violenza più sottile e subdola, contro la nostra anima, contro la nostra stessa capacità di sorprenderci e amare autenticamente la vita. Un ambiente umano paragonabile a un televisore acceso sempre costantemente sugli stessi programmi senza vitalità autentica, o a un videogame giocato meccanicamente come l’automobile quando si guida nel traffico. Un ambiente anestetizzato e ipnotico che permea le nostre vite in tutto e per tutto. Tutta l’attuale spinta disumanizzatrice, robotizzatrice, propria del cosiddetto “capitalismo avanzato (detto anche terminale)” supportato dalla finanza borsistica telematizzata basata sulla moneta sganciata dalla chiara rappresentazione di beni tangibili, e il marketing spettacolarizzato azzera-culture e omologatore dei comportamenti e dei linguaggi – figlio diretto degli studi di Edward Bernayssulla propaganda mediatica – possono essere parte di un processo che – tenendo presente ciò che scrisse il filosofo tedesco Nietzsche – porta al cosiddetto ULTIMO UOMO, la cui edificazione-distruzione (soprattutto attraverso l’inflazionamento-svilimento culturale ad opera dei mass media) porta poi all’avvento del SUPER-UOMO.Civiltà scomparseCiviltà scomparse_Rossano Segalerba

Quindi vi è la necessità di far andare le cose “di male in peggio” sempre più velocemente ma, nello stesso tempo, sarà sempre più rapida anche l’emersione di quel NUOVO ASSOLUTO, INFINITO, di cui dicevo. L’attuale rovesciamento della situazione internazionale in cui viviamo, il procedere verso la cosiddetta UTOPIA REALE (fine del sistema di scambi corrente,pace definitiva nel mondo,  comunismo autentico, energia illimitata, possibile contatto extraterrestre) non può che avvenire in un tempo assai breve, una volta che il movimento verso questo esito avrà acquistato sempre maggiore velocità. In qualsiasi momento ciò partirà, non avrà bisogno di secoli o millenni, ma di una giornata o anche meno. Esattamente come lo sterminio di miliardi di persone in una guerra mondiale termonucleare. Sarà qualcosa paragonabile a un uomo a cui non gli è quasi successo mai nulla nella sua vita, e che gli succede di tutto e di più l’ultimo giorno che ha da vivere.
Vi sarà una polarizzazione crescente della situazione, immediatamente prima di questo rovesciamento. Come dice il mio amico Luigi Alloisio, non si potrà più mediare tra le spinte evolutive e quelle involutive, tra le spinte dell’ego e quelle del sè, si arriverà a un punto in cui bisognerà prendere una decisione netta: o di qua o di là. Intanto sembrerà di trovarsi dentro un frullatore alla massimo dei giri!
Civiltà scomparse_Rossano Segalerba

Premettendo che si tratta di un’IMMAGINE POSITIVA, è come se fossimo su un’automobile che va a tutta velocità contro un muro (diamo un’occhiata a queste statistiche sul sito del futurologo Peter Russell…), e il momento dello scontro sarà il punto esatto in cui la nuova umanità verrà alla luce dal grembo della terra, dopo una gravidanza durata secoli, millenni. Si potrebbe pensare a una SUPER-CONVERGENZA di tutte le attuali apparecchiature/mezzi per la comunicazione/informazione – televisione, radio, internet, telefono, cinema, libri – attraverso le nanotecnologie, oppure il campo di coscienza unificata esposto da nuovi ricercatori come Nassim Haramein, o anche entrambe le cose. Da quel momento lì in poi non vi sarà più alcuna distinzione tra realtà virtuale e realtà reale, in un trascendimento completo di entrambe. Nel rendersi conto che avevamo scambiato una realtà virtuale per una realtà reale, e che per realtà virtuale si intende ogni punto di vista di una coscienza centrale che si percepisce:

1) Separata dal mondo;

2) Circondata da coscienze altre che avverte come diverse, estranee a essa e appartenenti a quel mondo separato;

3) L’interazione con queste coscienze esterne da estraneo a estraneo.

Si tratterà di un momento SINCRONICO totale di estrema rilevanza. Pensiamo allo scambio di battute alla fine del film “The Truman Show” tra Truman e il regista della sua vita: “Allora non c’era niente di vero…” “TU eri vero!”Civiltà scomparse

Peccato che, per quanto mi riguarda, ciò che ho scritto è del tutto insoddisfacente. Ciò che ho appena esposto è solo un’idea banale, che non riesce per nulla a evocare ciò che avverrà nel bel mezzo del “punto di biforcazione.” Totalmente inimmaginabile. Si tratterrà di qualcosa somigliante all’emersione di un ricordo lontanissimo, quasi come se, nel nostro profondo, avessimo sempre saputo che la storia del mondo sarebbe andata a finire così. Come le immagini CLASSICHE di un avvenimento storico conosciutissimo, come le immagini dei comizi di Hitler, delle folle durante la crisi del 1929 e le barricate giovanili in strada a Parigi nel 1968, o… E non è nemmeno corretto chiamarlo “punto finale” della storia del mondo, dal momento che in realtà sarà un “punto iniziale.” O, meglio, una specie di CONVERGENZA tra la fine e l’inizio della storia. Un “punto di biforcazione”, appunto. Conto di ritornarci sopra, più dettagliatamente, in un prossimo articolo sul fatto che in realtà è come se percepissimo la direzione del tempo in maniera rovesciata. Intanto, voglio ricordare questa frasedel surrealista Andrè Breton, il cui spirito è affine a ciò che ho appena scritto.

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Mi piace parlare di “magnitudine” in relazione alla potenza e all’influenza di certi avvenimenti storici, utilizzando il gergo con cui si misura l’intensità delle scosse sismiche. Alla FINE di tutto, in qualunque punto dell’attuale direzione temporale questa fine si trovi, vi sarà un avvenimento paragonabile alla caduta dell’Impero Romano, alla rivoluzione americana, alla rivoluzione francese, alla rivoluzione russa ecc…ma di magnitudine estremamente più elevata, tale da riguardare l’intero pianeta e non solo. Già soltanto la fine del dominio millenario dei mercanti-prestatori di danaro a interesse – e del controllo dei “sacerdoti del tempio” – potrebbe scatenare un effetto domino dagli esiti imprevedibili.

Stiamo parlando di “un’automobile che va a tutta velocità contro un muro”, e fu proprio l’industria dell’automobile a motore a scoppio basato sull’utilizzo degli idrocarburi, che prevalse dall’inizio del secolo scorso in poi, quel monopolio sulle energie inquinanti e non rinnovabili, il quale ebbe così parte nell’implementazione del sistema finanziario federale americano, esteso in seguito a tutto il mondo dopo due sanguinose guerre mondiali.
E’ accaduto QUALCOSA nel primo decennio del novecento.
Sono state bloccate ricerche scientifiche le quali andavano nella direzioni contraria ai grandi monopoli finanziari basati sulla gestione della scarsità e sulla distribuzione di energia ad alto costo di estrazione. Mantenendo e portando avanti negli anni una struttura di potere tuttora esistente. E’ stato negli anni dieci del XX secolo che questa struttura di potere (figlia diretta – nel corso dei secoli – di “Babilonia la grande” e dell’Impero Romano), ha cominciato a pensare all’obiettivo di estendersi, dominando sull’intero pianeta, a partire dall’ “estremo occidente.”
In una rivista di estrema destra non complottista, ho visto nominare questa estensione della N.A.T.O. sull’intero pianeta terra, come “Impero del Demiurgo”, una pseudodivinità che, secondo lo gnosticismo, reggerebbe tutte le cose del mondo volendosi far scambiare dagli uomini per il vero Dio.
Persino una questione che avrebbe creato tanti problemi in futuro, ovvero quella del sionismo, e dello stato confessionale ebraico in territorio palestinese, è iniziata a concretizzarsi davvero in quel decennio di cento anni fa, con la cosiddetta DICHIARAZIONE BARFOUR del 1917, dove l’impero britannico (per tramite dei Rothschild) dichiarava il suo nulla osta per uno stato sionista in Medio Oriente, da costruire sulle spoglie dell’Impero Ottomano il quale si stava sbriciolando nella Grande Guerra.

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E’ con grande interesse che vedo questi ultimi cento anni (1910-2010) come inizio e conclusione di una determinato percorso planetario, probabilmente l’ultima parte di quei 25.920 anni della precessione equinoziale. Periodo di tempo in cui si sono sviluppate delle potenze “demiurgiche” (aprofittando del Kali Yuga, l’ “età oscura”), alla fine estese dovunque, le quali si vogliono sostituire al Divino dell’Universo, avendo come obiettivo ultimo di dominare l’intero pianeta in ogni sua particella, spazzando via gli oppositori con la forza delle armi, della propaganda e delle tecnologie più raffinate e subdole, regalando una schiavitù totale e perenne ai malcapitati sotto il loro giogo, i quali non riescono nemmeno più a riconoscere la loro condizione. Ecco forse dove potrebbe portare tutta questa idolatria verso la scienza e la tecnologia edificate soltanto sulla base delle elaborazioni dell’emisfero sinistro del cervello attraverso una manipolazione dell’emisfero destro per via della propaganda bernaysiana. Schiavitù totale e perenne, spacciata per progresso e per benessere (materiale) esponenziale. Schiavitù mantenuta e difesa dalla popolazione manipolata in modo da percepire questo servaggio come quanto di meglio si possa immaginare dalla vita. Certo, mi dà un po’ noia scrivere di queste cose, poichè sono esposte in molteplici salse da un sacco di informazione alternativa, controinformazione e notizie dai truthseeker (detti anche “complottisti paranoici”), anche quelli più mainstream come Alex Jones.

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Però potrei pensare alla situazione anche in modo differente, diametralmente opposto, vedendo lo schema reticolante, imprigionante, della scienza e della tecnologia frutto della logica e del positivismo occidentali, come una specie di IMPALCATURA, di armatura per la costruzione – non so quanto intenzionale – di un Nuovo Ordine Dei Secoli che alla fine spunterà come un palazzo luccicante, un tempio da “Mille e una notte”, come Xanadu, come Shangri-La, una volta smantellate le impalcature e le armature che lo nascondevano alla vista delle genti. Impalcature e armature percepite come “scienza e storia ufficiali”, senza sospettare la presenza del palazzo in preparazione nascosto dietro. Una costruzione che potrebbe consistere nella reintegrazione dell’umanità con la natura e i ritmi cosmici, a un livello di maggiore magnitudine e…precisione scientifica rispetto a millenni fa nel neolitico, un livello più scientifico diciamo, e meno primitivo e ingenuo. Un qualcosa di sicuramente mai visto nella storia dell’umanità attuale, ma che forse si era già presentato ai tempi degli abitanti di civiltà dimenticate risalenti a oltre diecimila anni fa.

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C’è inoltre da considerare come la linea temporale che abbiamo considerato (1910-2010) abbia il suo punto mediano nel 1960. Anno centrale di un periodo piuttosto importante, dove il sistema anglo-USA dei prestatori di denaro mostrava a piene mani il suo luccicante splendore, dal momento che vi era un crescente benessere economico nei paesi occidentali, e anche un fervore culturale degno di considerazione. Era l’anno in cui il 2000 era più che mai a portata di mano nell’immaginario, dove l’avanzare della tecnologia e i viaggi spaziali sembravano annunciare traguardi fantascientifici, ma dove la polarizzazione politico-economico-militare tra le due superpotenze contrapposte stava raggiungendo il suo apice storico. Era l’anno in cui sarebbe entrato in scena uno dei più singolari presidenti degli Stati Uniti mai apparsi, ovvero quel John Fritzgerald Kennedy, pesantemente in anticipo sui tempi di cinquant’anni, il quale aveva intenzione, con l’ordine esecutivo 11110, di cominciare a togliere alla Federal Reserve il monopolio sull’emissione di moneta prestata allo stato a certi tassi di interesse; voleva ridimensionare il ruolo della Central Intelligence Agency, il cui abuso di potere stava diventando sempre più influente nelle decisioni al di fuori del controllo dello stato; e uno dei suoi obiettivi sarebbe stato anche presentare in futuro una serie di dichiarazioni pubbliche, associate a un rilascio di documenti in merito alla questione extraterrestre e agli oggetti volanti non identificati, esponendo gradualmente ciò di cui era a conoscenza il sistema istituzionale americano sulla questione. In particolare il cosiddetto “complesso militare-industriale” di cui aveva parlato proprio in quel 1960 Dwight Eisenhower, il presidente USA uscente, esponendo le sue preoccupazioni, utilizzando quella famosa espressione e alludendo al fatto che si trattava di una specie di entità autonoma pericolosa fuori dal controllo delle istituzioni. Preoccupazioni condivise dal suo successore Kennedy il quale, in un discorso, cercò di allarmare l’opinione pubblica circa l’esistenza di una cospirazione “che utilizza la sovversione invece che la democrazia, e ogni errore che fa, e ogni spreco di denaro di cui abusa, non viene mai esposto alla luce del sole”.

Civiltà scomparseCiviltà scomparse
In quel punto centrale del percorso 1910-2010 (anni 10 del XX e del XXI secolo), il quale va grosso modo dal 1956 al 1966, assieme all’avanzata di un nuovo tipo di musica basato sulla chitarra elettrica e sull’accelerazione del ritmo – seguendo i dettami musicali di un certo Aleister Crowley – assieme al consolidamento della televisione, dell’industria dei dischi 45 giri e della fotografia e del cinema a colori, alla riorganizzazione modernista della Chiesa Cattolica col Concilio Vaticano II, alla prima miniaturizzazione informatica, assieme alla crescita esponenziale dell’uso dell’automobile in tutto il mondo, assieme a tutto questo, vi fu l’apparizione nelle librerie di volumi, sottoforma di saggi, che speculavano sull’esistenza di antiche civiltà preistoriche dalla tecnologia avanzatissima, basata su conoscenze segrete dell’uomo e della natura, poi soppresse e dimenticate. Libri che sconfessavano completamente gli assunti teorici che ci vengono fatti studiare, su cui si basava (e si basa) la storia scritta sulle enciclopedie e sui testi scolastici. Uno dei più noti tra questi libri – il quale aprì un vero e proprio filone di cui in Italia fu maestro il grande Peter Kolosimo – è “Le matin des magiciens (Il mattino dei maghi)”, uscito proprio nel 1960, scritto dall’occultista Louis Pauwels e dallo scienziato di frontiera Jacques Bergier.

In questo lungo saggio vengono esposte per la prima volta a un pubblico non di nicchia, le radici esoteriche dei nazismo, la fisiologia occulta dell’essere umano e le sue potenzialità sconosciute, i segreti alchemici dimenticati, gli enigmi strampalati dell’universo, della materia e della psiche, e le scoperte archeologiche misteriose che ci fanno pensare ad antichissime città, perdute sotto l’oceano, in grado di compiere viaggi spaziali. In una lunga interessante prefazione, Louis Pauwels tenta di fornire una spiegazione del titolo, “Il mattino dei maghi”, raccontando di come, da ragazzo, subito dopo la seconda guerra mondiale, vedeva la società industriale-tecnologica, figlia dell’approccio razionalista-scientifico occidentale, come una deviazione dalla retta via, qualcosa che allontanava dai principi spirituali dell’essere umano, che portava alla perdizione e, nel futuro, alla catastrofe, resa ancor più mortale dall’utilizzo massiccio della bomba nucleare in una guerra tra mondo comunista e mondo capitalista, che a quei tempi sembrava prossima. Un suo parente che faceva il sarto, una sorta di “maestro di vita”, con cui Bergier viveva, non era di questo avviso, e vedeva le applicazioni dell’energia atomica come un fenomeno in grado di preannunciare la “spiritualizzazione della materia.” Successivamente, Bergier, in seguito all’incontro con scienziati di frontiera, e allo studio esoterico di certi aspetti della storia recente, si convinse che una NUOVA ERA si stesse approssimando, in cui gli uomini sarebbero tornati a essere dei MAGHI (da cui il titolo del libro), usufruendo di ricerche scientifiche e tecnologie avanzatissime le quali avrebbero portato a un rinnovato potere spirituale, frutto di un’intima unione coi processi di vita nel cosmo e coi ritmi primigenii della natura, e all’utilizzo di strumenti, per noi ora visti come miracolosi, nella vita quotidiana, come ai tempi di Atlantide e Mu, più di diecimila anni fa.

Civiltà scomparse
Ritornando all’immagine dell’automobile a tutta velocità, mi viene da pensare anche alla DeLorean, modificata per viaggiare nel tempo dal dott. Emmett Brown, con l’aria da scienziato pazzo, interpretato dal grande Christopher Lloyd nella serie di film “Back to the future (Ritorno al futuro)”, dove uno sbarbatello di nome Marty McFly, messo in scena da un giovane Micheal J. Fox, riusciva a conoscere i genitori quando erano suoi coetanei nel 1955, a visitare la fantascientifica casa del suo doppio di mezza età nel 2015, e a viaggiare per sessant’anni nello spazio di un secondo, sempre avendo come base il “presente”, ovvero l’anno 1985, reaganiano e pop quanto mai.
Mi piacerebbe tornare un giorno sulla serie di “Ritorno al futuro”, in particolare sul secondo film della serie, a mio parere il più significativo della trilogia, magari dedicandogli un intero approfondito articolo. Per adesso, voglio vedere l’accelerazione progressiva della DeLorean come uno dei simboli di quella “spirale del tempo” di cui abbiamo già tanto parlato in questo blog, il cui percorso diventa quella forma (anche se noi lo percepiamo normalmente come LINEARE, così come la terra la percepiamo piatta), che accelera sempre di più, il motore aumenta i giri fino ad arrivare al PUNTO ZERO, l’origine della spirale, il grande momento dello SCHIANTO, della sparizione della macchina, del grande avvenimento di magnitudine elevatissima, forse infinita.