Oh, gente, se non scrivo qualcosa non sono contento …Per me l’ inverno è una stagione psicologica, credo proprio di soffrire di Seasonal Affective Disorder ( SAD ) ( in forma grave, che diventa sempre meno sottovalutabile ) quella cosa che ti arriva addosso come un camion ogni f xxxxxo inverno, arriva a farti sentire come un bambino, impressionabile, emotivo, un fiume di lacrime, che alla mia età sono sempre più nascoste. Ormai ogni anno è un test di sopravvivenza. Pare quasi aumentare di intensità ogni volta …
E’ una lotta contro me stesso, un nascondersi dietro a un sorriso, o nel bagno di casa per evitare di farsi vedere con gli occhi rossi.
Mi sa che questo è l’ anno della Grande Impresa. Quella con me stesso, con le mie capacità. Siamo a quota 28. E’ arrivato Saturno ( il suo primo ritorno in astrologia giunge sempre fra i 28 e i 29 anni ) , e lo accolgo con impazienza perché sono certo che mi farà bene …Sarà come quel vecchio amico storico che mi cinge le spalle e mi dice di fare un passo alla volta. Di smettere di sentirsi bloccato, di smettere di vedere tutto come impossibile. E’ suonata la sveglia.
Che puntualità. Non mi sento più lo stesso. Ho fatto tanto per tornare ad avere una vita sociale soddisfacente e stabile. Ora voglio tornare alle origini attraverso un processo di trasformazione.
Ah, lacrime marzoline. Mai avute. La stagione delle piogge è sempre giunta fra fine gennaio e inizio febbraio o poco prima. Quest’ anno ci trasciniamo a marzo. Tanta gente non capisce. Non mi sono ancora spiegato come faccio i pomeriggi a uscire e apparire normale.
Ah, la sincerità. Come è sottovalutata. Ma io di notte sono sempre un libro aperto. In teoria non dovrei mai scrivere dopo il tramonto, qualcosa che mi riguarda. Al mattino ( tanto tempo fa quando vedevo il mattino hahaha ) mi sveglio sempre freddo, senza una emozione in corpo.
La gente non capisce la fragilità. Non si aspetta che una persona come me possa essere influenzata dalle cose …dalle notizie …non ho una identità molto forte io. E’ più un amalgamo di tante cose, una nuvola senza confini, quello che vivono gli altri lo faccio mio, e lo metabolizzo per conto mio. Io alla gente ci penso. Penso anche a quelli che non hanno modo di immaginare ciò. Forse perché spesso, meno tempo passo a pensare a me, meglio è.
Di inverno è così. Ho bisogno della squadra di supporto per tirarmi fuori le cose da dentro e per farmi reagire. Poi passa la stagione, e divento sfuggente, ma d’ inverno non dovrei mai essere solo. Poi passa, perché io sto bene per i fatti miei, generalmente.
Lavoro troppo poco. L’ unico modo per gestire me stesso è darmi da fare, indaffararmi, essere responsabile di qualcosa. Un po’ di volte sono stato anche vagamente responsabile di qualcuno …Certo, adesso devo prendermi il tempo per scrivere, ma diciamoci la verità, in casa non riesco a starci. La notte non mi serve a nulla. Il riposo è un fastidio obbligato. E’ una cosa che ti manda sui nervi perché prima ti tiene sveglio poi ti fa crollare. Ci sono giorni che ne farei a meno.
Per me è così egoistico come concetto l’ aver bisogno di qualcuno accanto. Mi chiedo come faccio a desiderare qualcuno accanto con tutte le faccende delle quali si devono occupare? Però, a periodi, diventa un problema vitale. E quindi partono i messaggi …che vergogna sentirsi umani, eh? Che invidia quelli che hanno qualcuno accanto, eh? E’ una invidia bonaria, un’ invidia contemplativa.
Tutte quelle persone che stanno bene. E io, che d’ inverno mi chiedo la sera se domani avrò un esaurimento nervoso, e svelerò l’ arcano folletto alieno nascosto in me. L’ umanissimo esserino. Ma mai mi permetterei di averne uno. Dimostrerebbe solo che – non sono in grado di gestire – tale cosa. Ma tante volte sento che scoppiare serve, come innescare un terremoto, e poi scaricare le energie. Ho usato ogni tanto questo espediente per far crollare il domino. ” Usato “, piuttosto ” subìto “. Un colpetto di una certa magnitudo e come per magia tutto comincia ad ingranare.
Che invidia tutte quelle persone calme, pratiche, razionali. Il loro cervello è una meraviglia per me. Come fanno? Come fanno a non farsi trasportare dalla marea? Perché io guardo le persone e li sento dentro anche se sono lontanissimi?
Quanto è difficile parlare di queste cose, ma quanto è necessario.
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