Status Quo Über Alles

15 01 2013

Il seguente articolo, dedicato al problema euro, di cui la versione originale è a questo indirizzo, ben identifica – soprattutto all’inizio – come gli attuali poteri politici dell’occidente, per far sì che non frani tutto, siano obbligati a non muoversi di un passo, a seguire sempre gli stessi schemi, sempre gli stessi programmi, dentro una specie di regno dell’immobilismo ristagnante. Esattamente come un cliente del supermercato che, per non far rotolare la piramide di scatole per terra, non si azzarda a spostarne nemmeno una. Infatti, da anni e anni, all’interno delle istituzioni europee e americane, all’interno del “regime occidentale”, circolano sempre le stesse facce che fanno sempre le stesse cose.

La quiete, anzi il “quieto vivere”, che precede la tempesta?

La palude dentro cui cade dentro il meteorite?

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 «Governare per non cambiare nulla»: oggi, questa è la cifra di tutti i poteri politici nel mondo, secondo la geniale intuizione di Fedor Lukianov, eccezionale analista della Novosti.
«L’aspirazione al potere per non fare nulla è un fenomeno nuovo della politica internazionale», per giunta in un mondo che invece cambia freneticamente.
Il presidente Obama è un modello addirittura caricaturale di questo immobilismo: ha chiesto per la seconda volta i voti per governare, e dopo non aver fatto nulla la prima, non sta facendo nulla nella seconda.
L’indecisionismo, la timorosa incertezza di Francois Hollande in Francia è diventato oggetto di satire e vignette.
Ma per Lukianov, anche Putin «nelle sue azioni mette l’accento soprattutto sui molteplici rischi da cui occorre proteggersi. I suoi tentativi di assicurare la stabilità interna s’incagliano sull’instabilità estera; ma questa dipende da fattori innumerevoli su cui Mosca non può influire». Per cui il governo «cerca soltanto di minimizzare i rischi». Non è solo un limite di «capacità», ma «di comprensione»: eccesso di complessità globale, ormai indominabile intellettualmente.
E non parliamo delle oligarchie che hanno preso il potere senza voto in Europa. Un’Europa, dice Lukianov: «dove gli uomini politici non osano neppure parlare di cambiamenti strutturali in seno all’Unione Europea, preferendo tappare i buchi indefinitamente. LEuropa ha perduto la sua forza innovatrice e il desiderio di cambiamento» (Gouverner pour ne rien changer).
Ahimè, quanto la politica italiana entra perfettamente in questo modello. Il Paese ha bisogno di una riforma fondamentale dello Stato, della costituzione e dell’amministrazione pubblica, ma non c’è una voce che ne delinei almeno i contorni, e nessun politico che la vuole, né che sia capace intellettualmente di porre il tema. Berlusconi chiede per la sesta volta voti per non far nulla, nemmeno fà finta di avere un programma. Il Pd sta per andare al potere ma tutto quel Bersani sa dire delle sue intenzioni è: «Servono più equità, più lavoro» (d’accordo: ma come? In che modo, nella pratica? Non lo dice), e per il resto gli va bene «l’agenda Monti». Ma anche l’agenda Monti, come Monti stesso (e i suoi reggicoda del «centro») è non far nulla, oltre che il «tappare i buchi – del debito, e delle banche a livello europeo – ordinatoci dall’eurocrazia e da Berlino, cura che tutti sanno peggiorare il male, ma che nessuno fa nulla per cambiare.
Si può dire che la democrazia terminale, la lunga egemonia del «pensiero unico», i disegni sovrannazionali oligarchici tipo UE che hanno avuto l’effetto di de-responsabilizzare il politici nazionali, sia il potere su di essi del turbo-capitalismo letale (che i politici li compra e congiura alla stessa de-responsabilizzazione), hanno ottenuto questo risultato: «politici» che chiedono voti e mancano delle tre qualità elementari necessarie all’uomo di stato: audacia, visione e previsione, e decisione esecutiva. Gli aspiranti a governarci sono invece vigliacchi, e mancano di ogni forza intellettuale per concepire visioni alternative a quelle, rovinose, dello status quo imposto dai profittatori.
Questa deficienza intellettuale vien prima della loro disonestà e corruzione, e ne è la causa: non avendo una visione complessiva da proporre ed attuare, cedono a tutti gli interessi particolari che li premono, a tutte le lobby. Persino risibili, come la lobby dei gestori di spiagge in Italia; figurarsi se possono resistere alla lobby bancaria mondiale e locale e imporre, poniamo, la separazione fra l’attività commerciale e quella speculativa. Mancando di idee alternative, accontentano tutti i gruppi che hanno qualche interesse da difendere, che li pagano o in cui sperano di trovare un elettorato.