Direttamente dal 1984, ecco un eccezionale videoclip dei Frankie goes to Hollywood, una formazione synth-pop che furoreggiava nelle radio, nei juke box, e nei programmi Tv musicali, poco meno di trent’anni fa.
Formidabile l’inizio del videoclip, in cui si vede un montaggio di immagini e suoni di repertorio, campionati in un modo che anticipa quei brani di Paul Handcastle, come Nineteen, che uscirà l’anno successivo (condividendone anche un po’ lo spirito), o Pump up the volume di MARSS, che uscirà tre anni dopo, o Theme from S-Express, che uscirà addirittura quattro anni dopo!
“Two Tribes” mostra un tema di stretta attualità in quegli anni che a noi ora ci appaiono così distanti, anche se continuamente riproposti nelle radio nostalgiche: il tema della GUERRA FREDDA, della minaccia di guerra termonucleare tra due blocchi continentali e ideologici contrapposti, gli USA e gli URSS, la NATO e il Patto di Varsavia, il capitalismo e il comunismo. In quegli anni ottanta, infatti, era un tema tornato “di moda”, sia per gli strateghi militari del Pentagono e del Cremlino, sia per i mass media. Già allora si trattava di una specie di “revival”, di “remix” della molto più storica e classica guerra fredda degli anni cinquanta-sessanta. E, dopo la caduta del comunismo, ogni ritorno di “guerra fredda” sbandierato sui mass media è sempre apparso come un sempre più sbiadito e scolorito riferimento a cose già avvenute una volta per tutte. A precedenti storici irripetibili per davvero. Insomma, il postmoderno, in una delle sue caratteristiche più peculiari, ovvero la reiterazione-rielaborazione di un “moderno” non più davvero esistente, perchè superato dall’inflazione di immagini (come ben ci ha mostrato Andy Warhol) e di notizie.
Nel videoclip, dopo il suono delle classiche sirene che annunciano l’inizio della guerra termonucleare (come in questa scena di uno dei film di quegli anni sull’argomento, The Day After), sirene che sembrano stranamente “stiracchiate” e distorte, anzichè partire i missili e gli aerei per colpire il blocco contrapposto, vi sono il presidente USA e comandante in capo della NATO (dall’aria molto “occidentale”) e il segretario URSS del Soviet Supremo (dall’aria alquanto di tipo “orso russo”, diversa da quella di Gorbaciov) che si cimentano in una specie di incontro di wrestling in un ring strapieno di un materiale simile a farina – cenere radioattiva? – finendo per farsi male sporcandosi completamente, e a un certo punto profetizzando anche un momento di un bel po’ di anni dopo, quando Mike Tyson, durante un incontro di boxe, mangiucchiò un orecchio al suo sfidante.
Intorno al ring un ricco campionario di varia umanità, diversi popoli del mondo, dagli arabi agli ispanici, e certi tipi che sembrano scommettitori esaltati. Probabilmente gli “alleati” e gli “avversari” che fanno da spettatori senza intervenire nella mischia farinosa. In mezzo alla lotta, tra schermi televisivi e altra roba, il cantante dei FGH sembra divertirsi un mondo, lo stesso mondo che, alla fine esplode completamente, dopo una ripresa dall’edificio dove sembra avvenire il tutto (che sembra quello dell’ONU) verso l’alto – profetizzazione di uno zoom in stile Google maps?